Crac Padova, Grassani: “Ci sono probabilità concrete che già il 10 ottobre possa essere dichiarato fallito”

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Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel

«Il Padova, coltivando e portando alle estreme conseguenze la mia iniziativa, potrebbe seriamente essere dichiarato fallito, con tutto ciò che ne deriverebbe: responsabilità personali, indagini del curatore e della Guardia di Finanza ed eventuali conseguenze penali per i legali rappresentanti della Spa». A parlare così è l’avvocato Mattia Grassani, grande esperto di diritto sportivo, intervenuto al seminario internazionale «Le nuove frontiere della Giustizia Sportiva», andato in scena ieri al Centro culturale San Gaetano, in via Altinate, e magistralmente organizzato dall’avvocato Jacopo Tognon. C’è molto di più, dunque, rispetto alle indiscrezioni e alle notizie trapelate nei giorni scorsi a proposito dell’azione intrapresa dal legale bolognese nei confronti dell’Acp 1910, ancora affiliata alla Figc ma inattiva in quanto non iscritta ad alcun campionato, nè professionistico nè tantomeno dilettantistico, e con una montagna di debiti (si vocifera di quasi 14 milioni di euro) accumulati nei confronti di un centinaio di creditori, primo fra tutti lo Stato. E in questo botta e risposta Grassani fa chiarezza sino in fondo su modalità, percorso e probabile esito della propria istanza presentata al Tribunale padovano.

Lei avanza circa 70 mila euro per aver difeso il club nella vicenda Italiano legata al calcioscommesse. Non avendo ricevuto quanto le spettava, ha chiesto di pignorare presso la sede alcuni trofei, quattro per l’esattezza. Ma è vero che è andato oltre, sollecitando addirittura il fallimento del vecchio Padova? «Sì, è corretto. A dire il vero, ho fatto tre pignoramenti, due presso altrettante banche e uno direttamente all’Euganeo, che hanno portato a risultati non totalmente soddisfacenti in quanto non coprono la cifra indicata. Non essendoci altri strumenti sui quali rivalersi per soddisfare il decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, riconosciutomi per l’attività svolta a difesa del Padova in merito alla vicenda Italiano e alla partita con il Grosseto del 23 marzo 2010, è stata avanzata istanza di fallimento, che verrà discussa venerdì 10 ottobre davanti al Tribunale fallimentare locale. Ma c’è dell’altro…». Prego. «Nell’azione di pignoramento presso la sede, l’ufficiale giudiziario ha rilevato che, tra il momento del pignoramento stesso (metà luglio, ndr) e il momento della valutazione dei beni (26 settembre, venerdì scorso) è stata asportata una fotocopiatrice, con tutte le conseguenze penali anche di comportamento a carico del responsabile, perché, una volta pignorati, i beni non potevano più essere toccati. La mancanza di una fotopiatrice in un contesto di magliette, palloni, coppe e trofei, poteva avere un’incidenza di un certo tipo».

La proprietà che c’era prima si starebbe muovendo in direzione di un concordato preventivo con i creditori. Lei è il primo che punta dritto alla peggiore delle ipotesi. «Da parte mia non c’è alcun tipo di accanimento, non esiste una volontà assoluta di portare il vecchio Padova al fallimento. Certo è, però, che il Tribunale, nel convocare le parti fra una decina di giorni, ha dato precise indicazioni alla società affinchè produca tutta una serie di documenti (bilanci, elenco debiti, situazione patrimoniale), da cui si evince comunque che c’è un’attenzione degli stessi giudici rispetto a questa situazione, che è sospesa. Io auguro al Calcio Padova di non fallire, la mia azione è stata un estremo tentativo di far valere i propri diritti, riconosciutimi ripetutamente da Cestaro, perché con la proprietà Penocchio non ho avuto rapporti, in quanto questo è un debito ereditato da chi è subentrato al cavaliere. Alle tante promesse fattemi non è seguito purtroppo nulla di concreto, tant’è vero che ho dovuto promuovere un decreto ingiuntivo, a cui è stata presentata opposizione, e che sono stati fatti dei pignoramenti, che hanno prodotto risultati parziali. Restano delle somme importanti ancora da riscuotere, per cui la fisiologia delle cose vuole che, se Cestaro o Penocchio o la società non saneranno quella che è la morosità ancora sussistente, le probabilità concrete di un fallimento si possano materializzare in quella udienza».




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