Live 24! Belluno-Padova, il giorno dopo: colpaccio esterno, sesta vittoria consecutiva e vantaggio inalterato sull’AltoVicentino

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Ore 22.20 – (La Nuova Venezia) Michele Serena ha riportato subito al Taliercio i suoi giocatori dopo il blitz di Monza. Non c’è infatti tempo per rifiatare visto che le squadre del girone A torneranno in campo già mercoledì per l’anticipo della 12ª giornata fissata inizialmente per il 25 marzo. Il Venezia affronterà al Penzo (inizio ore 14.30) l’Arezzo che sabato è stato sconfitta a Pordenone (0-1, decisivo l’ex arancioneroverde Maracchi) pur giocando per l’intera partita con un uomo di più (espulso dopo appena 60” di gioco). Se Serena sperava di avere un uomo in più in difesa si sbagliava: torna a disposizione Simone Sales dopo avere scontato tre giornate di squalifica, ma non ci sarà Francesco Cernuto, espulso a Monza. Il tecnico potrebbe optare per il turn-over in attacco dando fiducia contro l’Arezzo al tandem Raimondi-Greco anche in vista della successiva trasferta a Novara. Potrebbe essere la settimana del deferimento del Venezia per il mancato pagamento dei contributi nel bimestre settembre e ottobre visto che sono già arrivati quelli di Barletta, Savoia, Reggina e Monza, relativi allo stesso periodo. Ma i tempi della giustizia sportiva sono lenti e senza una precisa calendarizzazione delle sentenze. Il campionato. Intanto la 27ª giornata va in archivio alla svelta, incalzata dal turno infrasettimanale. Il terzetto al comando resta compatto, vittoriose tutte e tre le battistrada, mente si sta staccando il Bassano, sconfitto in casa dal Novra e ora staccato di sette punti. In questo modo i giallorossi rischiano di compromettere il loro ingresso ai playoff, dove, va ricordato, andranno solo le due migliori quarte tra le tre dei tre gironi. L’importanza della vittoria del Venezia si vede anche dal fatto che sul fondo le squadre si stanno muovendo: il Lumezzane è in ripresa, lo stesso Pordenone avendo superato la Pro Patria si sta guadagnando una chance salvezza attraverso i playout. In questo quadro anche le penalizzazioni possono diventare decisive.

Ore 22.00 – (La Nuova Venezia) Era già accaduto contro il Novara, ultima partita di Dal Canto in panchina: due cartellini gialli e conseguente espulsione. In quell’occasione il secondo giallo nei minuti di recupero. A Monza invece alla fine del primo tempo. E’ cambiato però il risultato, e allora Francesco Cernuto può tirare un sospiro di sollievo. «Sì, è una vittoria che ci consente di respirare e di ritemprarci a livello morale anche perché tra poche ore si ritornerà di nuovo in campo». I suoi compagni sicuramente, lui no, sarà costretto ad accomodarsi in tribuna, con un’altra squalifica. «Le mie due ammonizioni di sabato scorso a Monza hanno genesi diverse e sicuramente la prima è stata troppo punitiva» spiega il centrale arancioneroverde, «è vero che ho saltato con le braccia aperte, ma nei contrasti aerei lo fanno tutti e non avevo alcuna intenzione di colpire il giocatore che controllavo. L’unica volta che non l’ho fatto quest’anno mi hanno rotto il setto nasale…». Dalla successiva punizione è scaturito il gol di Uliano che ha mandato sotto il Venezia. «La seconda ammonizione invece ci può anche stare, ho cercato l’anticipo a centrocampo per evitare la ripartenza del Monza, rigirandomi e ripartendo sono entrato in contatto con l’avversario. Non voglio giudicare l’operato dell’arbitro, ma mi son sembrate decisioni eccessive». E il Venezia ha giocato per l’intero secondo tempo intero in inferiorità numerica. «La squadra ha reagito alla grande. Ho seguito i primi dieci minuti della ripresa da un’inferriata dietro la nostra panchina, quando uno steward mi ha detto che non potevo stare lì, sono salito in tribuna. Espinal è stato eccezionale al centro della difesa, non abbiamo mai sofferto nonostante fossimo con un uomo in meno, andando anche in vantaggio, e minuto dopo minuto Pea ha mandato in campo tutti i suoi attaccanti». Mercoledì il Venezia ritorna nuovamente in campo. «Cerchiamo di dare continuità alla vittoria di Monza, dobbiamo assolutamente battere l’Arezzo, altri tre punti ci metterebbero di guardare in avanti senza timore di essere ripresi da chi ci insegue».

Ore 21.40 – (Giornale di Vicenza) Ed è di nuovo era Marcolini. Ieri pomeriggio il Real Vicenza è tornato ad allenarsi. Prima di iniziare, il presidente Lino Diquigiovanni ha parlato ai calciatori. Dopo la breve parentesi di poco più di un mese in cui la squadra era stata affidata a mister Favaretto, è tornato dunque sulla panchina biancorossa Marcolini. E si è tornati subito al lavoro, con il pensiero rivolto a mercoledì, visto l´imminente impegno contro l´Albinoleffe. Infatti avrà poco tempo Marcolini per preparare il suo ritorno in panchina: mercoledì 4 marzo tornerà in campo il Real Vicenza al Menti per il turno infrasettimanale contro gli orobici. Oltre che con il poco tempo a disposizione Marcolini dovrà fare i conti anche con gli infortuni di Quintavalla e Bardelloni. Per Francesco Quintavalla si parla di probabile frattura a una costola, rimediata venerdì nella partita contro il Lumezzane. Il centrocampista ha abbandonato il campo in barella e ha trascorso poi la serata al pronto soccorso, ma nella giornata di oggi sono previsti per lui i controlli per determinare l´effettiva entità del suo infortunio. Dopo il suo arrivo a Vicenza dal Savona a gennaio Quintavalla era sempre stato schierato sia da Marcolini che da Favaretto che hanno sfruttato la sua versatilità: terzino destro naturale, è stato schierato più volte da Favaretto anche a sinistra nel centrocampo a cinque del Real. Torna invece l´incubo ginocchia per Emanuele Bardelloni che nella partita contro il Lumezzane ha preso una tacchettata sul ginocchio sinistro e anche per lui oggi sarà giornata di accertamenti. La seconda punta del Real Vicenza si è comunque allenato ieri, per lui non dovrebbero esserci problemi. «Solo una botta forte» – ha commentato. Marcolini dovrà scegliere quindi chi affiancare al solito Sasà Bruno tra Bardelloni, Margiotta e Gomes. L´imperativo mercoledì è vincere per rimanere attaccati al treno dei playoff, ancora fermo a più quattro. Vincere significherebbe anche non lasciar andare il Como che con la vittoria di ieri è portato a più tre sul Real Vicenza. Vincere significherebbe ancora avere l´opportunità di recuperare già qualche punto sulle dirette avversarie visti gli scontri diretti tra Alto Adige e FeralpiSalò e tra Como e Novara. Marcolini che si trova quindi subito di fronte ad una sfida importante. Il tecnico biancorosso dovrà trasformare il suo entusiasmo e la sua gioia per il ritorno ad allenare “i suoi ragazzi” in una prestazione convincente e soprattutto concreta, alla caccia dei tre punti senza se e senza ma.

Ore 21.20 – (Giornale di Vicenza) La domenica dilata il divario: vincono il Pavia e l´Alessandria e agganciano il Novara in vetta a +7 sul Bassano. Una distanza che pare una polizza tanto sul primato che sul podio buono per i playoff. Restano spiccioli di speranza più aritmetici che reali per poter salire sul treno che conta. Per sovrammercato il Como è passato a Busto Arsizio ed è salito a -2 dai giallorossi chiamati ora a sudare per conservare la quinta piazza che se per qualcuno potrà odorare da medaglia di legno (agli spareggi vanno seconda e terza più la migliore quarta dei tre gironi) qui rappresenterebbe il miglior risultato non parziale nella storia del club. Anche se una situazione da minimi termini per risorse emotive e defezioni in serie tiene in ansia il Soccer Team alle prese inoltre con un calendario feroce che gli mette di fronte tre viaggi ravvicinati di fila e non promette nulla di buono. Nolè è out come Maistrello e Bizzotto, Furlan verrà appiedato dal giudice sportivo per un´ammonizione inesistente (simulazione smentita drasticamente dalle immagini tv) e mercoledì sera tappa a Mantova in diretta Rai alle 20.45. Con due ko amari e frustranti sul groppone, serve provare a rialzare la testa per non finire inghiottiti nel tunnel. «Dite quello che volete ma noi andremo avanti per la nostra strada – chiarisce Asta – tiriamo dritto divertendoci e credendoci sempre, puntando ai 3 punti anche a Mantova nonostante i tanti che mancheranno». Senza Furlan e Nolè, dimezzata la quota di fantasia e creatività offensiva, Bassano potrebbe mutare nella sistema di gioco poggiando su un più cautelativo 4-3-3, inserendo Davì nella cerniera centrale, dando maggiore libertà di impostazione a Proietti in regia e lanciando il tridente con Ioco e Cattaneo a fianco di Pietribiasi, l´atteso ex. O ridisegnando l´assetto su un più congeniale 4-3-1-2 con Iocolano trequartista dietro le due punte Pietribiasi e Cattaneo. «Certo che se perdiamo giocando bene, quando ci capiterà di toppare partita, cosa accade? Ci massacrano? – si interroga amaro Simone Iocolano – io non vedo nessuna crisi, non capitalizziamo quello che costruiamo, ora è il nostro limite, abbiamo una gran voglia di voltare pagina e tornare a vincere già mercoledì. Mi hanno colpito enormemente i cori e gli applausi scroscianti della gente alla fine. Hanno capito che stiamo dando l´anima, che ci mettiamo il cuore, nessuno si risparmia, noi e i supporter siamo dalla stessa parte».

Ore 21.00 – (Giornale di Vicenza) Venerdì sera Joey Saputo, il facoltoso imprenditore italo-canadese che ha salvato il Bologna acquistando la società e rilevandone anche gli ingenti debiti, si è accomodato sulla più comoda delle poltroncine dello stadio Dall´Ara, convinto di potersi gustare il “gioiellino” che si era comprato. E invece ha assistito al trionfo del Vicenza: chissà se Saputo avrà pensato magari di aver acquistato la società… sbagliata. E chissà se la straordinaria e irresistibile ascesa del Vicenza potrà convincere a concludere positivamente la trattativa gli investitori, sempre stranieri, che da tempo hanno intavolato colloqui con il presidente Tiziano Cunico e con l´advisor Ippolito Gallovich attraverso un importante studio milanese di consulenza finanziaria. Trattativa che si intreccia con il campionato, peraltro senza minimamente distogliere l´attenzione di allenatore e giocatori, come dimostrano i grandi risultati ottenuti da quando abbiamo pubblicato le prime notizie. I potenziali acquirenti, di cui molto poco si è riusciti a sapere perché le parti sono legate da un reciproco patto di riservatezza, avrebbero dovuto arrivare in Italia nei giorni immediatamente precedenti alla partita di Bologna, ma, come avevamo riferito, i loro impegni di lavoro all´estero hanno reso necessario un rinvio dell´appuntamento, considerato decisivo. Qual è la situazione in questo momento? Difficile capirlo attraverso le strette maglie del riserbo ma un paio di cose sembrano abbastanza sicure. La prima: la trattativa c´è, resta in piedi e gli interlocutori, tra i quali un investitore del Qatar e uno che opera in Germania, hanno la solidità patrimoniale necessaria. La seconda: i potenziali acquirenti non sembrano avere fretta, perché può essere che nelle loro strategie d´investimento, molto diversificate su vari mercati, la trattativa per il Vicenza non sia una priorità. E questa potrebbe essere la spiegazione del motivo per cui i contatti proseguono, ma l´appuntamento decisivo sarebbe stato spostato più in là nel calendario e cioè entro metà marzo più o meno. Chiaro che i tempi restano invece una variabile importante per la società di via Schio. Nel senso che, com´è noto, ad ogni bimestre bisogna far fronte alle scadenze imposte dalla Lega per evitare penalizzazioni, che sono una iattura da scongiurare in ogni modo: sarebbe delittuoso incapparci, visto come sta correndo la squadra. Ma le date sono cerchiate in rosso sul calendario di via Schio, ogni due mesi occorre trovare i soldi per pagare stipendi, ritenute e contributi ai tesserati e superare senza danni i controlli della Lega. Ora, non è un mistero che, per la situazione complessiva della società biancorossa, si tratta ogni volta di una corsa a ostacoli faticosa per mettere insieme i soldi che servono e così si corre un po´ sul filo del rasoio. Ed ecco perché in via Schio non possono permettersi di attendere troppo a lungo la decisione degli investitori stranieri che stanno trattando l´acquisto del club. Ma allo stesso tempo la società deve fare la sua parte nella stagione in cui per la prima volta dopo tanti anni la squadra è all´altezza delle migliori e il pubblico riempie lo stadio. E allora? Allora in via Schio è rispuntata e sta prendendo consistenza, al punto che presto ci si potrebbe mettere attorno ad un tavolo, l´idea di affidarsi alla buona volontà e alla disponibilità dell´imprenditoria locale. Insomma, per dirla in breve, il Vicenza a questo punto ha messo in campo un´opzione-2: oltre alla trattativa con gli stranieri cerca il sostegno di un gruppo più o meno allargato di soci vicentini, imprenditori che possano dare una mano. Senza sborsare grandi cifre magari e senza che l´obiettivo debba essere l´acquisto del Vicenza Calcio. E questo potrebbe fare la differenza rispetto al passato, quando analoghi tentativi di coinvolgimento si erano arenati sugli scogli di una trattativa sempre troppo complicata (e onerosa) quando si parla di acquisto della proprietà del club. Ma un supporto economico, diciamo da “soci sostenitori”, forse con un minimo passaggio di quote, sarebbe un altro discorso, probabilmente con qualche maggiore possibilità di riuscita. A guardar bene sarebbe anche bello (e sarebbe anche ora) che fossero proprio i vicentini, quelli che ne hanno le potenzialità, a compiere uno sforzo e a dare una mano ora che una città intera è tornata a innamorarsi della sua squadra, che sul campo ha dimostrato di meritare tutto l´appoggio possibile. Quello dei tifosi c´è già, servirebbe anche quello delle forze economiche vicentine: in via Schio ci provano, che sia la volta buona in un anno che già ha riservato mille sorprese dal ripescaggio fino ad oggi?

Ore 20.50 – (Giornale di Vicenza) Un allenatore siciliano lo aveva chiamato Pieraldo Dalle Carbonare all´inizio della stagione 1990-91, serie C come si chiamava allora. Giuseppe Caramanno, palermitano di Piana degli Albanesi, restò al timone per 22 giornate, disseminate di scogli fin dall´inizio, poi il divorzio. Pasquale Marino è tutta un´altra storia. E non solo perché è un siciliano di mare, trapanese di Marsala, ma perché lui è l´allenatore “pescato” a 1.547 chilometri da Castelfranco Veneto per riaprire il cassetto dei sogni, rimasto chiuso dalla fine del quadriennio d´oro di Francesco Guidolin, estate 1998. Vero, c´è stato anche Reja con il suo ascensore tra B e A, c´è stato Mandorlini con le sue 7 vittorie di fila nel torneo 2002-03, ma qui si parla d´altro. Non solo di risultati da apprezzare, ma di una squadra da amare. E perché succeda deve scattare qualcosa di diverso da un filotto di successi. Beh con la squadra di Marino è scattato, basta ascoltare e guardare in giro. Una passione dilagante. E lui, il tecnico siciliano, c´entra parecchio, anzi molto. Zemaniano per filosofia calcistica, Marino aveva perso il posto nella città forse più zemaniana dopo Foggia (dove pure ha allenato) e cioè Pescara. Occhio alle date: tra fine dicembre 2013 e fine febbraio del 2014 le 6 sconfitte di fila e l´addio. Un anno dopo il copione è simmetrico, ma in positivo: 6 vittorie di fila dall´inizio del 2015 e il Vicenza proiettato a ridosso della promozione diretta, al terzo posto. L´ha preso che era terzultimo, insieme ad altre tre squadre. Nel curioso gioco a specchio delle due serie c´è anche una rivincita personale: il calcio a chi ama il gioco come Marino alla fine restituisce sempre, è galantuomo. Epperò chissà come l´avranno guardato la moglie Katia e le adorate figlie Martina e Giorgia quando alle sue donne ha detto di aver accettato la scommessa-Vicenza. Di nuovo un tuffo nel profondo Nord, dopo il triennio a Udine che gli è rimasto nel cuore, anche se per non sentire troppo la nostalgia si faceva portare dagli amici in transito il pane di Marsala e la caponata congelata. «Capricci da siciliano» disse una volta ridendo. Ma il Nord, almeno in bianconero gli aveva già portato fortuna. Nella stagione 2008-09 la sua Udinese in Coppa Uefa vinse a Dortmund col Borussia e a Mosca con lo Spartak, fece fuori il Tottenham e quando si arrese ai quarti al Werder Brema (poi finalista) fu l´italiana che quell´anno andò più avanti di tutte in Europa. Era una squadra che schierava Sanchez, Di Natale e Pepe in attacco o, a piacere, anche Quagliarella e Floro Flores. Ma il tridente è tridente anche con Laverone, Cocco e Giacomelli se è un marchio di fabbrica come nel caso di Marino, insieme al 4-3-3 e al gusto per quel centrocampista, D´Agostino a Udine o Di Gennaro a Vicenza, che lui non era riuscito ad essere. E non a caso c´è chi lo aveva soprannominato il… “tridente delle Egadi”, cioè Favignana, Levanzo e Marettimo, il tris di perle delle isole che vede dalla sua Marsala. Marino ha saputo plasmare così questo Vicenza forse anche perché ha imparato a “maneggiare” bene uomini e situazioni, in situazioni pure molto difficili. C´era lui sulla panchina del Catania nel febbraio (di nuovo) del 2007 quando negli scontri originati dal derby al Massimino con il Palermo morì l´ispettore di polizia Filippo Raciti. Nel girone d´andata aveva guidato la squadra in zona Champions in classifica, ma dopo la tragedia il Catania dovette giocare in campo neutro e a porte chiuse tutte le restanti partite interne (meno le ultime due) e inevitabilmente la squadra rotolò all´indietro. Fino allo spareggio-salvezza, vinto però a Bologna contro il Chievo. Così salvò quel Catania, che aveva riportato in serie A dopo 22 anni… Dice qualcosa ora che ha sdoganato i sogni nel cassetto a Vicenza?

Ore 20.30 – (Gazzettino) C’è sempre un grande via vai la domenica mattina al Tombolato. C’è chi approfitta del giorno di festa per farsi qualche giro sulla pista di atletica, ma è il richiamo del settore giovanile a calamitare l’attenzione più grande. Il palcoscenico è tutto per le squadre minori del Cittadella, pazienza se per una volta c’è il “disturbo” della prima squadra che si allena al mattino: domani sera, infatti, la serie B torna in campo nel turno infrasettimanale. Gli Esordienti stanno giocando sul sintetico, i genitori in gradinata incitano i propri figli, nello spazio adiacente si stanno preparando i Giovanissimi sperimentali, attesi dal derby con il Vicenza. Inevitabile che i giocatori del Cittadella prima di andarsi a preparare per l’allenamento vadano a dare una sbirciatina a quanto succede in campo. Filippo Scaglia ammette candidamente che «ci andrei anch’io a fare due corsette con loro…». Fa capolino dagli spogliatoi Claudio Coralli (ieri il suo compleanno, auguri), arrivato con largo anticipo rispetto all’orario fissato, alla spicciolata tutti gli altri. Tra i primi c’è Alessandro Sgrigna, tornato al gol a Lanciano dopo due mesi di astinenza, autore dell’1-0 su rigore. Ma quanta pressione c’è nell’andare sul dischetto dopo appena un minuto di gioco? «Ero tranquillo, sapevo dove calciare. Non mi ha infastidito nemmeno Mammarella che si è allacciato le scarpe nei pressi del pallone quando ormai tutto era pronto per l’esecuzione del penalty. Fa parte del gioco». E fanno otto gol. L’ultima sua rete era coincisa con una vittoria del Cittadella, 3-2 sul Catania la vigilia di Natale, questa volta è arrivato un punto. «Ci può stare su un campo difficile come Lanciano, alla vigilia sarebbe stato bene accetto. La dovevamo chiudere, abbiamo avuto le occasioni per farlo nel primo tempo, nella ripresa invece abbiamo sofferto». Colpa anche dell’influenza che ha colpito mezza rosa del Cittadella, con giocatori ancora debilitati, non al meglio della forma: «Anch’io sono reduce dalla febbre e alla lunga ho pagato, sono dovuto uscire per i crampi. Non mi era mai successo». A Lanciano ha indossato la fascia da capitano nonostante Pierobon in campo: Un segno di investitura, di responsabilità che le ha dato l’allenatore? «Dobbiamo essere tutti capitani del Cittadella, sentirci parte di un progetto che ci deve traghettare alla salvezza. Personalmente ne sono orgoglioso, spero di dare il massimo alla causa granata». Ottima l’intesa con Stanco, altro marcatore del week-end. «Francesco è un giocatore davvero importante, ci sta dando una grossa mano anche con i suoi gol». Nell’immediato futuro gli scontri diretti con Varese (che ieri ha esonerato Bettinelli dopo il ko interno con il Bari, il nuovo allenatore è Dionigi), Entella, poi Crotone. «Prima il Varese, concentriamoci solo su questa partita, dal peso specifico davvero significativo. Ci sta sotto, vediamo di lasciarla là. Un successo varrebbe oro in termini di classifica e di morale». Foscarini punta sul 4-4-2, è il modulo giusto anche per le sue caratteristiche? «È quello più idoeo per il Cittadella, la squadra gioca bene e fa risultato. Avanti così».

Ore 20.10 – (Mattino di Padova) Quando si dice: «un giocatore che cambia il volto a una squadra». C’è più che mai impresso a fuoco il marchio di Francesco Stanco nella risalita del Cittadella, riemerso dalla sabbie mobili della zona playout in questa prima parte del girone di ritorno. Sono i numeri a chiarirlo: l’attaccante di Pavullo nel Frignano, giunto alla corte di Foscarini nel corso del mercato di riparazione tra fondati scetticismi dopo 14 gare disputate senza segnare una rete nel Pisa, in Lega Pro, ha già centrato il bersaglio grosso in quattro occasioni, con una media realizzativa di un gol ogni 141 minuti. E, quando non ha scritto il suo nome a referto, comunque è come se l’avesse fatto. Già al suo esordio, contro il Modena, sua ex squadra, fece subito capire di essere una punta atipica per uno con la sua stazza (è alto un metro e 91), generoso come pochi. Ma è dalla successiva partita, in trasferta ad Avellino, che ha preso in mano il Citta andando in gol con un pregevole colpo di testa in tuffo, su cross di Barreca: l’1-2 finale regalò a Pellizzer e compagni la prima affermazione esterna stagionale. Da lì è stato un crescendo: sempre Stanco si è procurato il rigore poi capitalizzato da Coralli nel successivo incontro casalingo col Trapani; col Pescara (gara terminata 1-1) nuovo centro, di sinistro; a Vercelli altra magia, con un bel diagonale mancino a giro; col Bologna ci è andato vicino spedendo alto di poco l’ennesimo assist allettante di Barreca ma si è rifatto l’altro ieri a Lanciano con una capocciata da attaccante vero, sfruttando l’ennesimo cross del terzino sinistro. In totale, Stanco ha regalato al Citta 11 dei 12 punti raccolti nel girone di ritorno: e pazienza se al Tombolato non si è ancora sbloccato, visto che tutte le sue reti le ha firmate fuori casa. Magari lo farà domani, nel cruciale scontro diretto col Varese, di scena alle 20.30.

Ore 19.50 – (Giornale di Vicenza) Settimana intensissima per il campionato cadetto: già domani sera tutte le squadre torneranno in campo alle 20.30 per il 29° turno. Il Modena non avrà più in panchina Walter Novellino, esonerato dopo la terza sconfitta di fila (0-1 in casa con il Bari). Al posto di “Monzon” ci sarà la coppia formata da Mauro Melotti, 62 anni, con il patentino e Simone Pavan, 40 anni, il “vero” allenatore, ma sprovvisto del tesserino necessario, entrambi ex giocatori del club emiliano: debutteranno a Brescia. Cioè in un autentico scontro diretto in zona playout, avversaria la squadra che con il nuovo tecnico Calori ha colto il suo primo successo (2-1) nel derby-salvezza di Varese. Una sconfitta che ha relegato invece i varesini all´ultimo posto (con Crotone e Catania) e ha causato un altro cambio di panchina: esonerato Bettinelli, al suo posto ecco l´ex biancorosso Davide Dionigi. Sul fondo il Crotone domani cercherà di arginare un Pescara che a Chiavari è stato straripante, vincendo per 5-2 contro l´Entella con tripletta del freschissimo ex Sansovini. Buio pesto al contrario a Catania: Marcolin è incappato in un nuovo ko in casa contro il Frosinone (1-2) e ora la trasferta di Bari sembra quanto mai complicata, anche perché i pugliesi hanno raccolto due vittorie di fila. Il Varese dal canto suo giocherà l´ennesima a sfida-salvezza a Cittadella. In zona playoff il Perugia, che ha battuto e agganciato lo Spezia (2-1) centrando il terzo successo di fila, sosterrà un difficile esame a Frosinone. Al vertice della classifica la capolista Carpi, rallentata da quattro pareggi in serie, attende al Cabassi l´Avellino, terzo assieme al Vicenza dopo il pari con la coriacea Ternana. Il riscatto del Bologna, affondato dalle due bombe di Moretti, passerà invece dalla nuova partita casalinga contro un Latina in decisa risalita (1-0 sul Trapani nell´ultima giornata, terza vittoria consecutiva), mentre il Livorno cercherà di rialzarsi dal ceffone di Avellino approfittando proprio delle difficoltà del Trapani, ancora senza successi nel 2015. Completano il quadro della giornata Spezia-Pro Vercelli e Ternana-Entella.

Ore 19.30 – (Trentino) «Una squadra esperta chiude la gara, una giovane non la chiude e subisce il gol del pareggio nel finale», dice a fine gara il tecnico del Mezzocorona Luca Lomi con un po’ di amarezza. «Sono contento per come abbiamo giocato e per l’atteggiamento della squadra. Abbiamo fatto vedere anche un discreto gioco. L’infortunio di Misimi ci ha complicato un po’ la vita. Ho comunque visto i ragazzi con la voglia di non mollare mai, e potevamo anche legittimare la vittoria nell’arco degli ottanta minuti. Poi alla fine abbiamo subito”. La strada del “Mezzo” verso la salvezza è in salita. «Abbiamo perso due punti fondamentali – dice Lomi – vincere avrebbe acceso una piccola fiammella di speranza, nulla più. L’importate è giocare e chiudere con dignità. Il rigore per me non c’era, ma non mi lamento di queste cose. Alla fine si dice che le cose si compensano». Il centrale difensivo del Mezzocorona Riccardo Fochesato, uno dei migliori in campo nel derby contro il Dro, ha causato nel finale il calcio di rigore che ha portato alla rete del pareggio: «Non voglio giustificarmi, ma secondo me il penalty non c’era. Il loro giocatore è stato bravo a saltare due uomini, ma quando sono arrivato io era già in volo. Mi assumo in ogni caso le mie responsabilità, anche se il tocco non c’è stato. L’arbitro ha fatto una buona gara, ma ha visto questo contatto e purtroppo ha assegnato il rigore». Fochesato conclude: «Abbiamo fatto una buona gara e credo meritassimo i tre punti. Siamo una formazione molto giovane e non siamo riusciti ad essere cinici. Di occasioni ne abbiamo avute molteplici, ma purtroppo è andata così». Il portiere e pilastro del Mezzocorona Davide Zomer analizza la gara: “a prescindere da tutto credo che questa vittoria sarebbe stata meritata, e molto utile anche per i ragazzi. Abbiamo sbagliato davanti e abbiamo subito un gol su un rigore davvero dubbio. Secondo me il penalty non c’era, ma ormai l’ha dato e quindi pazienza». Zomer conclude sulle speranze di salvezza dei rotaliani: «Con questi quattro punti in meno dall’inizio dell’anno è realmente difficile, indipendentemente da tutto. Con quei punti in più magari si poteva giocare con maggiore tranquillità, peccato. Cercheremo di fare tutto quello che è nelle nostre possibilità fino alla fine».

Ore 19.20 – (Trentino) Con il tecnico del Dro Stefano Manfioletti squalificato, il vice Roberto Andreatta è andato in panchina a dirigere la squadra nel derby contro il Mezzocorona. Andreatta analizza la gara dei suoi, i quali hanno sofferto in mezzo al campo l’assenza iniziale di Colpo: «Il Mezzocorona è stato molto bravo nel metterci in difficoltà. Il loro atteggiamento, in special modo a centrocampo, ci ha messo in difficoltà, ma alla fine credo che il pareggio sia meritato. Abbiamo avuto delle occasioni, magari non troppo nitide, ma le abbiamo avute. Sappiamo le qualità di Colpo, un giocatore d’ordine e di qualità molto importante. Il suo ingresso ci ha permesso di avere un diverso tipo di giro palla, ma chi l’ha sostituito non ha fatto affatto male». Il classe 1996 Daniele Proch ha giocato una buona gara e ha trovato il rigore che ha permesso a Cicuttini di pareggiare. «I giovani sicuramente sono una delle armi migliori che abbiamo – ammette Andreatta – Proch è stato bravo a incunearsi in area e trovare un meritato rigore che ci ha permesso di pareggiare». Per il Dro sesta gara consecutiva senza vittorie. «I tre punti sono la migliore medicina – conclude Andreatta – da un po’ non riusciamo a vincere, ma ci riproveremo già dalla prossima gara. Questo punto è molto importante, soprattutto per la reazione della squadra. Abbiamo una distanza importante dalle formazioni che stanno sotto noi, ma l’obiettivo è sicuramente tornare alla vittoria al più presto».

Ore 19.10 – (Trentino) Il Dro aggancia nel finale il Mezzocorona e raccoglie un importantissimo punto in chiave playout. I ragazzi di mister Luca Lomi, avanti con Caridi, sciupano in un paio di occasioni il raddoppio e nel finale Cicuttini su rigore pareggia i conti. Non passa nemmeno un giro di lancetta e Misimi si infortuna, con Gironimi che prende il suo posto. Non succede nulla fino al 16′, quando Alouani pennella un bel traversone per Rota che gira bene di testa, ma il pallone finisce sul fondo. I ragazzi di Manfioletti, sostituito in panchina dal vice Roberto Andreatta perché squalificato, ci provano con un calcio piazzato dal vertice alto dell’area di rigore di Ajdarovski, ma la difesa ribatte con ordine. Al 22′ il “Mezzo” passa in vantaggio con Caridi che lavora un buon pallone sui venticinque metri e spara dalla distanza un bel mancino che si infila alle spalle di Bonomi, non esente da colpe. Il Dro fatica a costruire azioni d’attacco e al 28′ Melchiori ci prova su calcio di punizione dalla distanza, ma il portiere blocca. Seconda frazione di gara che vede il Dro spingere in avanti alla ricerca del pareggio. Al 2′ Proch, dagli sviluppi di un calcio di punizione, conclude da ottima posizione, ma Alouani lo mura. I ragazzi Luca Lomi non restano a guardare e due minuti dopo Bentivoglio impegna dalla distanza Bonomi con un bel destro. I rotaliani in azione di rimessa hanno l’opportunità per chiudere il match, come al 65′, quando Bentivoglio lavora un pallone interessante per Caridi che, sempre dalla distanza, conclude con il mancino, ma la sfera finisce alta di poco. Il finale di gara è entusiasmante, con le due formazioni alla ricerca del gol. All’82’ Grossi perde un brutto pallone in fase difensiva, Bentivoglio spara addosso a Bonomi in uscita e Caridi sulla ribattuta non riesce a depositare in rete. All’84’ il Dro pareggia: Proch sguscia tra tre avversari e Fochesato lo atterra, per il direttore di gara è calcio di rigore. Dal dischetto Cicuttini è glaciale e insacca spiazzando Zomer. All’89’ ultima chance per i padroni di casa di vincere il match con Caridi, ma Bonomi si supera.

Ore 19.00 – (L’Arena) Negli spogliatoi Orecchia dichiara: «Una vittoria importante anche con un po’ di fortuna sulla via della salvezza. Adriano? Gli ho dato fiducia perché si impegna in allenamento e non si risparmia». E Adriano spiega: «Sono contento per i miei gol, ma soprattutto per la vittoria che dà coraggio alla squadra». Così il direttore generale Mario Preto: «Nel primo tempo ha meritato il Fontanafredda, nella ripresa buona reazione del Legnago che non ha mollato. Ma adesso bisogna pensare alla gara contro il Mori». Legnago bestia nera del Fontanafredda? «Sì», dichiara mister De Pieri. «Avevo detto ai miei difensori di stare attenti ad Adriano, un giocatore che in area non perdona, se perdi la marcatura».

Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) Farsi rimontare due gol è da ingenui, ancor più se ci si fa riacciuffare in soli sette minuti e ci si fa anche sorpassare. Al Fontanafredda però “l’impresa” riesce: i rossoneri gettano al vento una vittoria che sembrava in tasca con sette minuti di totale sbandamento a metà ripresa, un momento in cui il Legnago segna tre gol, rimonta lo svantaggio e si porta a casa i tre punti in palio. E dire che gli uomini di De Pieri fin lì avevano pienamente meritato. Ben messi in campo non avevano mai dato l’impressione di poter cedere così, di schianto. Sembravano avere il pallino del gioco in mano. La prima occasione arriva dopo 10’, Florean mette in porta Alcantara ma Cybulko si salva sul destro ravvicinato dell’esterno. Il classe ’96 si fa perdonare poco dopo, trovando il vantaggio con un preciso colpo di testa su corner, il sesto gol stagionale per la giovane ala. E ad inizio ripresa è arrivato anche quello che sembrava il colpo del ko, vista la reazione impalpabile del Legnago: cross di Florean, Ortolan da solo incorna e fa 2-0. Il Fontanafredda fa però l’errore di ritenere chiusa la partita, limitandosi a controllare. Così facendo i veneti crescono fino a schiacciare i rossoneri e trovare la clamorosa rimonta a metà ripresa. Tre gol in 7 minuti: al 27’ Adriano accorcia con un mancino al volo su corner, al 28’ la punta brasiliana raddoppia di testa svettando sopra Zorzetto, infine al 34’ Gona porta in vantaggio i suoi con una zuccata in piena area. Più che tre gol, tre pugni forti in faccia, tanto che il Fontanafredda ci mette un po’ per risvegliarsi e ci riesce solo nel recupero, quando una girata del neoentrato Grotto si spegne ad un soffio dal palo. La migliore occasione però arriva a una manciata di secondi dal termine, Roveredo tenta la conclusione dalla distanza, il suo mancino però sbatte in pieno sulla traversa, rimbalza sulla riga e torna in campo. E sulla riga finiscono le ultime speranze del Fontanafredda, finisce con gli ospiti in mezzo al campo a festeggiare un’insperata rimonta e qualche applauso ironico di tifosi di casa per mister De Pieri. Un solo punto nelle ultime quattro giornate, questo il recente ruolino di marcia dei rossoneri: la zona playout, il cui ultimo posto è occupato proprio dal Legnago, ora dista solo 5 lunghezze, da domenica con il Dro Malerba e compagni non potranno più sbagliare.

Ore 18.40 – (Messaggero Veneto) Luca Saccon, chiamato a sostituire De Agostini nella ripresa, è sconsolato. Al vicetecnico del Tamai si chiede del fuorigioco del gol-vittoria, lui guarda oltre e spiega: «Non possiamo appellarci a quello: se dobbiamo salvarci non possiamo disputare un secondo tempo così, “mollo” a livello mentale. Se avessimo avuto un altro atteggiamento – continua – non avremmo perso». La causa del ko, secondo lui, è chiara: questione di testa. Così è arrivata la sconfitta, l’ennesima gara senza vincere (è la settima consecutiva). Proprio perché la squadra, a suo parere, ha mollato dal punto di vista psicologico, è naturale chiedersi se sotto questo aspetto ha contato l’assenza di De Agostini in panchina nel secondo tempo. «Secondo me no – afferma – i ragazzi sono con il mister, vogliono aiutarlo in questo periodo. Non so cosa sia, certo è che la gara, durante la settimana, è preparata bene. La domenica ci manca però qualcosa, che speriamo di trovare presto: il campionato è ancora lungo, ma bisogna fare punti il prima possibile per arrivare a quota 40 e salvarsi». Già, il passo è da invertire, i play-out sono vicini. Chi ha il ritmo per vedere la luce è il Kras, che a Tamai ottiene la seconda vittoria di fila del suo magico 2015 (solo un ko in 7 gare). «È un buon momento – afferma il tecnico, Anton Zlogar –: la vittoria è meritata. Abbiamo costruito di più, colpendo un palo e una traversa nel primo tempo e sbagliando un rigore nel finale. Un po’ di sofferenza negli ultimi minuti? Sì, se avessimo trasformato il penalty saremmo stati più tranquilli – continua –, ma va bene lo stesso. Abbiamo vinto e quindi guardo i lati positivi». La strada per la salvezza sembra quella giusta: «Ci credo – chiude Zlogar –, ma continuiamo a lavorare perché non abbiamo fatto ancora niente di decisivo».

Ore 18.30 – (Messaggero Veneto) Il gol decisivo pare sia stato segnato in fuorigioco. «Dettagli», dirà dopo il 90’ la voce della società. Come dire: il Tamai avrebbe perso comunque. Sensazione percepita anche dalla tribuna. Passa anche il Kras sulle “furie rosse” sempre più in crisi. I mobilieri cadono, rimangono a secco di vittorie nel girone di ritorno, scivolano a 5 punti dei play-out e, in particolare, perdono un’altra volta mister De Agostini. Il tecnico non chiude la partita, vittima di un malore accusato a fine primo tempo. Crisi di gioco e di risultati, i problemi di salute del trainer: è un momento difficile per il Tamai. A fine gara, per dire, circolavano voci di dimissioni da parte del “Dea”, smentite, però, categoricamente dal club. Chi vola, invece, è il Kras. Un solo ko nel 2015, uscita dai play-out ora a 4 lunghezze: Zlogar, aiutato anche dal mercato, sta facendo un lavoro straordinario. Che per il Tamai fosse difficile come match lo si intuiva dall’inizio. Oltre a Zambon, squalificato, De Agostini deve rinunciare a Davide Furlan, Peresson e Faloppa, infortunati. Squadra così con sei fuoriquota: il modulo è sempre il 4-3-3, lo stesso usato dal Kras. Che sta bene e aspetta: non ha fretta di fare risultato. Così, tra la paura dei locali e la tranquillità degli ospiti, nei primi 30’ non succede nulla. Poi la scossa: palo e traversa del Kras al 34’ e al 35’. A colpirli rispettivamente Maio e Knezeivc. Il Tamai allora si sveglia e risponde, ma il colpo di testa di Federico Furlan – su cross di Dal Bianco – termina alto. Si rientra in campo, ma non c’è De Agostini. Rimane in panchina il suo vice, Saccon. Le “furie rosse” cominciano bene. Al 10’, infatti, vanno in gol, ma l’arbitro annulla per un fuorigioco di Furlan. Col passare dei minuti, però, prende campo e coraggio il Kras. Che al 20’ passa: Bozzetto causa una punizione sulla sinistra. Batte Corvaglia, al centro – tutto solo – svetta Rondinelli che incorna: 0-1. Gol meritato. Neanche 1’ dopo, il pari del Tamai: Bolzon raccoglie un rimpallo sfavorevole del Kras in area e batte Mosetti. Partita di nuovo in equilibrio. Tuttavia, i locali sono deboli, molli. Zlogar intuisce e mette una punta, Rabbeni: vuole vincere. Passa al 4-2-3-1 e la mossa gli dà ragione. È il 36’: Knezevic serve Rabbeni in pallonetto, l’esterno scodella la sfera a centro area dove, tutto solo, c’è Corvaglia. Inzuccata e gol. È il vantaggio. Non è finita: il Tamai ci prova, ma Petris trova un super-Mosetti a deviargli un siluro in angolo. Al 39’ il contropiede del Kras: Bozzetto stende ingenuamente Knezevic, per l’arbitro è rigore. Va sul dischetto lo stesso capitano, Francescutti respinge, ma sulla ribattuta Rabbeni manda fuori. Gli ultimi minuti si trasformano in sofferenza per gli ospiti: il Tamai preme, ma al 47’ Mosetti fa il miracolo, respingendo un tiro al volo da due passi di Colombera. Finisce così, festa Kras e per le “furie rosse” si apre un periodo di profonde riflessioni.

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Mister Antonio Paganin prende la sconfitta con molta tranquillità: «La Triestina è una buonissima squadra, che non poteva restare nei bassifondi ed aveva appena vinto in casa dell’Altovicentino. Abbiamo sentito inizialmente un pò gli effetti del giocare allo stadio Rocco, anche se poi ce la siamo giocata. Purtroppo ci siamo fatti da soli il terzo e il quarto gol. Complessivamente stiamo bene, ma non tutti sono abituati a essere cinici quando capitano le occasioni per chiudere positivamente certe giocate. È una cosa, che ci può stare e che fa parte del processo di crescita di un giocatore». Il tecnico aggiunge: «Se c’è una crescita da parte di chi sta sotto, tendenzialmente i livelli si appiattiscono tra andata e ritorno. Ora abbiamo Belluno e Clodiense in casa; siamo vivi e combatteremo».

Ore 18.10 – (Il Piccolo) Una doppietta allo stadio Rocco, segnata per giunta nello spazio di pochi istanti, non è un fatto che si scorda facilmente. Non se la dimenticherà certo Pasquale Manzo, appena rientrato da un infortunio muscolare e subito decisivo con l’uno-due che ha dato il la al successo sul Giorgione. «Evidentemente devo stare un po’ fermo per poi segnare – dice Manzo – a parte gli scherzi, non è che in queste settimane mi sono riposato. Con il Kras ho riportato uno stiramento all’adduttore, sono rimasto 9 giorni completamente fermo, poi ho ripreso a correre, ma non ho fatto nessuna partita e nella ripresa stavo effettivamente faticando un po’ con le gambe e sono uscito. Comunque sono soddisfatto per me e per i miei compagni di squadra: ce la stiamo mettendo davvero tutta per guadagnare la salvezza. Abbiamo ottenuto una vittoria importantissima per avvicinare il Giorgione, ma ovviamente dobbiamo continuare così». In entrambi i gol di Manzo, c’è stato lo zampino decisivo dello scatenato Daniele Rocco, da cui sono nate le azioni da rete. E il brillante giocatore campano lo ammette in maniera simpatica: «Ringraziare Daniele? Non è che lo ringrazio, io mi diverto a vederlo mentre fa a sportellate con tutti gli avversari, poi io sono subito dietro per sfruttare la situazione. Il mio primo gol? In effetti sono scivolato sul piede di appoggio e l’ho presa un po’ sporca, ma è andata bene». L’estroso giocatore dell’Unione sottolinea poi il gran momento della squadra alabardata: «In effetti è un po’ di tempo che le cose girano: in questo 2015 siamo imbattuti, con tre vittorie e quattro pareggi stiamo facendo un grande girone di ritorno e siamo più che soddisfatti, ma anche consci che dobbiamo continuare di questo passo. La classifica? Altre squadra vicino a noi come Kras e Legnago hanno vinto, ma ci siamo avvicinate a parecchie di quelle più sopra».

Ore 18.00 – (Il Piccolo) A pochi istanti dalla fine, Giuseppe Ferazzoli si è finalmente sciolto, girandosi verso gli spalti e incitando il pubblico a gioire: «Avevamo sempre sofferto fino alla fine, stavolta eravamo più tranquilli e c’era il tempo per chiamare la gente che ha risposto benissimo: oltre che per i ragazzi sono molto contento anche per i tifosi. Questa settimana abbiamo toccato con mano cosa vuol dire l’entusiasmo della gente di Trieste ed eravamo vogliosi di dare loro una gioia e dimostrare attaccamento alla maglia». Dopo i tifosi, Ferazzoli passa a lodare anche la squadra: «Oltre che per il risultato, devo fare i complimenti ai ragazzi per la prestazione. Hanno fatto quello che avevamo preparato: io voglio che la mia squadra sappia giocare a pallone e sappia anche soffrire, come è avvenuto nei primi 20 minuti. Perché fino a quando l’abbiamo sbloccata, non abbiamo giocato benissimo. Poi abbiamo fatto vedere un bel calcio. Credo che questo assetto permetta ora ai ragazzi di esprimersi meglio, siamo più squadra: anche atleticamente stiamo bene perché mentalmente stiamo passando un ottimo periodo e questo aiuta ad allenarsi meglio». Il tecnico elogia anche la gestione della partita sul doppio vantaggio: «Credo che stavolta sia stata una gestione da squadra consapevole, che sa stare in campo: c’è stata qualche situazione pericolosa, ma ci sono anche le abilità degli altri». Il tecnico spiega poi la scelta di Giannetti al posto di Celli: «Qualche settimana fa ero andato a vedere il Giorgione e mi aveva impressionato il potenziale offensivo: in questo momento Giannetti mi garantisce una fase difensiva più attenta e concentrata. In fase di spinta abbiamo perso qualcosa, però alla fine abbiamo fatto 4 gol quindi bene così. Ovviamente ho spiegato a Celli i motivi della scelta, e qui tutti accettano serenamente le scelte perché hanno capito che il nostro è un obiettivo comune». Ferazzoli analizza infine la classifica: «Sotto si marcia a ritmi importanti, ma la Triestina si è abituata e tiene il passo. Abbiamo accorciato le distanze sul primo raggio di luce che si vede da là sotto: certo, con questi risultati sarebbe bello già vedere un po’ di luce in più, ma se qualcun’altra di quelle sopra viene avvicinata, meglio: hanno ancora margini importanti, ma dobbiamo ancora giocare con loro. L’importante è continuare così e non esaltarsi».

Ore 17.50 – (Il Piccolo) Ferazzoli che incita il pubblico, i giocatori che si abbracciano, la standing ovation. La cartolina del Rocco nel giorno della vittoria sul Giorgione è chiara: quella della Triestina è stata una partita speciale. Sembra strano perché battere una diretta avversaria per la salvezza in serie D dovrebbe essere normale. E invece il Rocco in passato ha vissuto psicodrammi proprio nella partite chiave. L’Unione questa volta ha vinto e ha vinto bene (a parte qualche timidezza nella ripresa). Non solo per il punteggio altisonante ma perché gli alabardati hanno dimostrato pazienza ed equilibrio. E hanno avuto anche un pizzico di fortuna peraltro strameritata. Il Giorgione ha giocato bene, l’arbitro in occasione dei due rigori gli ha dato una mano, ma è stato poco preciso in avanti. La linea difensiva ha sofferto troppo la velocità e i dribbling di un Rocco sempre più incontenibile, la fantasia di Manzo e l’estro di un Milicevic che si sta facendo più concreto. Troppo almeno ieri per la banda di giovanissimi orchestrata in panchina da Paganin. Ferazzoli a sorpresa sceglie di sistemare in difesa Giannetti nella zona sinistra al posto di Celli (entrerà poi nel finale). A centrocampo l’Unione è più coperta con l’inserimento di Arvia al posto dello squalificato Bedin, mentre Spadari prende in mano la bacchetta sin dai primi minuti. Il Giorgione gioca palla a terra, l’Unione cerca di scuotersi da una comprensibile tensione lanciando in verticale per l’indomabile Rocco. Solo alcuni inserimenti di Proia sembrano essere in grado di fare breccia nella difesa di lungagnoni in casacca rossa. E proprio al 14’ nasce il primo spunto, grazie proprio a Proia che offre un ottimo assist a Rocco: questa volta il sinistro viene intercettato in uscita da Bevilacqua. Pian piano la squadra di Ferazzoli cerca qualche fraseggio e comunque controlla la situazione davanti a Di Piero (costretto a esibirsi solo in un’uscita di testa). E così arriva l’uno-due che di fatto determina l’inerzia dell’incontro. La preparazione del primo gol è da applausi. Proia e Rocco triangolano a sinistra, l’attaccante la mette al centro e Manzo, anche se con una conclusione non impeccabile, riesce a metterla nell’angolino (27’). Passano due minuti e arriva il raddoppio. È ancora Rocco a far fuori due avversari al limite, il bomber cade (colpito) ma la palla arriva all’accorrente Manzo che sigla la doppietta con una strana parabola che scavalca Bevilacqua. Il Rocco (lo stadio ovviamente) può scaricare la tensione. Episcopo e Baggio però non vogliono darsi per vinti e nel finale approfittano di un comprensibile arretramento dell’asse di gioco alabardato. Di Piero devia in tuffo un’insidiosa conclusione dalla distanza di Vigo ma è l’unica occasione degli ospiti. L’epilogo della prima frazione si prolunga a inizio ripresa. L’Unione è più addormentata che stanca e subisce troppo l’azione veneta sulle corsie laterali. Giordano entra per Manzo. Il Giorgione non ha cattiveria, l’Unione invece sfrutta al meglio l’occasione per triplicare. Punizione da destra di Proia, Bevilacqua esce male e dal’occasione a Rocco di incornare il pallone che supera la linea di porta nonostante la respinta di un difensore. La partita dovrebbe essere chiusa (anche se il Giorgione colpisce un palo clamoroso con Episcopo)e invece resta ancora viva grazie a un dubbio rigore fischiato da Palermo per un intervento di Piscopo. Vigo realizza al 27’ ma due minuti dopo il suo compagno Vio confeziona un regalo per MIlicevic che ringrazia fulminando Bevilacqua. Manca poco più di un quarto d’ora alla fine ma la non finisce la giostra del gol. Ci pensa ancora l’arbitro a decretare in modo approssimativo un altro penalty. Di Piero intuisce la conclusione di Mattioli ma nulla può sul tap-in dello stesso giocatore. Ferazzoli cerca di stemperare la pressione con l’ingresso prima di Celli e poi di Aquiliani e l’Unione si riassesta. Resta ancora il tempo per uno show di Rocco che fa fuori tutta la difesa ma il suo invito raccolto da Giordano finisce sul palo. Il 4-2 sul Giorgione, dopo la vittoria di Valdagno, è il miglior viatico per continuare il sogno di evitare i play-out. La zona salvezza è a cinque punti. Sono ancora tanti ma dopo il pari con Kras e Arzignano sembrava un obiettivo impossibile. La squadra cresce e ci crede. E i tifosi anche.

Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Treviso) A fine partita Daniele Pasa accetta il verdetto del campo. «Non è stata una bella partita, però di fronte avevamo un’Union Ripa che si è espressa con aggressività impedendoci di giocare – è l’opinione del tecnico del Monte – il terreno non ha favorito di sicuro né noi né loro, la palla saltava troppo e non era facile nemmeno per questo motivo». Soddisfatto più del punto ottenuto o della prestazione? «A noi il pareggio va bene, e per quanto riguarda la gara dei ragazzi non ho nulla da dire sotto il profilo della corsa e dell’impegno. Anche nel finale di partita ho visto i miei messi meglio dal punto di vista fisico. E poi dobbiamo considerare anche le tre assenze di Severgnini, Fabbian e Masiero, che hanno senza dubbio avuto il loro peso». Davanti avete prodotto davvero poco. «Loro si sono chiusi bene senza concederci spazi. De March è uno dei centrali più forti del campionato, De Checchi gioca in serie D da anni, non dobbiamo dimenticarcelo». Nel finale ha esordito Bonso. «L’ho messo in campo perché De Vido era molto stanco, aveva corso tantissimo e quindi ho dato una chance anche a lui». Domenica vi attende lo scontro con l’Altovicentino. «Anche se è distante dal primo posto e dal punto di vista mentale può aver mollato, rimane una squadra di elevata qualità. Noi recupereremo gli squalificati e come di consueto scenderemo in campo per fare la nostra partita».

Ore 17.30 – (Corriere delle Alpi) Nonostante uno sforzo lunghissimo durato per buona parte della gara, questa Union, non è andata a rete. Halil Gjoshi, che non si è risparmiato per nulla finendo la gara quasi con i crampi, prova a spiegare questo momento no: «Volevamo assolutamente vincere, ma non ci siamo riusciti e dobbiamo accontentarci del pareggio. Alla fine eravamo distrutti, perché abbiamo fatto novanta minuti di corsa dando tutto quello che avevamo in corpo. Alla fine, quindi, il pareggio ci va bene, ma non premia sicuramente lo sforzo che abbiamo messo in campo». Ma cosa è mancato più di tutto: la cattiveria o l’opportunità giusta? «Penso che prima di tutto abbiamo fatto una bellissima partita. Purtroppo ci manca il gol, ma se continuiamo così, anche le reti arriveranno». Anche perché la forma fisica c’è sicuramente e lo avete dimostrato ancora una volta. «In effetti fisicamente stiamo veramente bene, visto che abbiamo corso per tutta la gara senza particolari problemi e questo è molto importante a questo punto della stagione, quando bisogna dare sempre il massimo». Dopo aver scalato le posizioni in campo durante il campionato, in questa occasione sei arrivato a giocare in attacco sul finire di gara: come ti trovi? «Dopo aver tolto Solagna, il mister mi ha posizionato in attacco: io cerco sempre di dare il meglio e mi adatto a tutto quello che mi chiede di fare il tecnico», chiosa Gjoshi, che dimostra una certa duttilità nel ricoprire diversi ruoli.

Ore 17.20 – (Corriere delle Alpi) «Per il momento che stiamo attraversando il punto va bene», spiega con una punta di soddisfazione Sebastiano Solagna, uno di quelli che ha corso di più in giornata, «anche perché ci dà un po’ di morale e di fiducia dopo la gara col Kras, dove meritavamo almeno il pareggio. È vero che non muoviamo tanto la classifica, ma alla fine ci accontentiamo. Ci abbiamo messo tanto impegno, perché vogliamo venire fuori prima possibile dalla zona pericolosa e staccare quelli dietro. Vogliamo anche fare in fretta i punti che ci servono per fare un campionato tranquillo da qui alla fine. È logico, quindi, che ci prendiamo tutto quello che arriva: in questa occasione è un punto trovato con tanta grinta, volontà e un buon gioco, che alla fine poteva portare anche qualche punto in più. Qualche volta non siamo stati lucidi sottoporta; magari potevamo creare qualche occasione un po’ più nitida, ma alla fine va bene così e siamo contenti del pareggio». Fino a metà ripresa la partita è stata a senso unico: non sale la frustrazione per non essere riusciti a metterla dentro? «Purtroppo sappiamo che Brotto, che è il nostro punto di riferimento davanti, non ci sarà per due partite e quindi sapevamo che avremmo potuto incontrare qualche difficoltà in attacco. Ma non ci siamo arresi, perché quelli che stanno dietro di noi, stanno peggio: dobbiamo rimanere tranquilli, andare avanti, pensare a migliorare e con un po’ di fortuna la storia girerà a nostro favore». Domenica prossima si torna in casa con la Triestina: non è una gara scontata. «I giuliani stanno facendo una porzione di campionato importante, con tanti risultati utili: dovremo stare attenti e sfruttare per quanto possibile il fattore campo e il calore dei nostri tifosi».

Ore 17.10 – (Corriere delle Alpi) Una difesa blindata quella feltrina, con i laterali Malacarne e Frangu e i centrali De March e Mattia De Checchi. «Siamo partiti bene questa volta», dice De Checchi, «così come una settimana fa contro il Kras. Ma se allora non avevamo portato a casa niente, almeno questa volta un punto ce lo siamo conquistati. Dispiace non aver fatto i tre punti, perché la prestazione c’è stata e la squadra ha dimostrato di esserci ancora una volta. Purtroppo il momento è particolare e quindi non ci rimane che fare tesoro del pareggio. Ci siamo proposti molte volte nella loro zona difensiva, imponendo il nostro gioco». Avete concesso poco ai trevigiani, anche perché come centrali vi siete espressi al meglio, dando anche una mano ai due esterni. «Con De March ci si trova bene, perché ha una grossa esperienza ed è molto bravo. Credo di poter dire che dietro si sia giocato molto bene e questo è importante», specifica De Checchi, «perché questa è la prima mossa per evitare di prendere gol: sono molto contento di come sono andate le cose con il Montebelluna». Passato questo ostacolo, vi tocca una Triestina che sembra in gran spolvero, cosa ne pensi? «Sarà un altro impegno importante, ma noi dovremo continuare su questa lunghezza d’onda, cercando però di fare quei tre punti che ci mancano da molto».

Ore 17.00 – (Corriere delle Alpi) «Il calcio ha delle dinamiche bastarde che portano a decisioni brutte per chi le prende e per chi le subisce». Con queste schiette parole il presidente del Ripa Fenadora, Nicola Giusti, commenta la decisione della società neroverde di esonerare Massimiliano Parteli dalla guida dell’Union, affidando la prima squadra a Renato Lauria. «È stata una decisione sofferta, presa dalla dirigenza che segue prettamente la prima squadra al termine della gara pareggiata con il Montebelluna nel tentativo di dare la sterzata definitiva a una stagione mediocre, di cui comunque Parteli non è assolutamente il primo imputato. Ci siamo resi conto», spiega ancora Giusti, «che all’interno della squadra si stavano creando delle situazione preoccupanti di logoramento dei rapporti e prima che le cose degenerassero del tutto abbiamo preferito prendere questa sofferta decisione. Abbiamo reputato che Parteli non potesse più dare quel qualcosa in più che ci sta mancando in questo periodo. Inoltre, non volevamo che la presenza del tecnico potesse diventare un alibi per i giocatori e che andassero così a giustificare risultati che non arrivavano. Come detto, quindi, è stata una scelta preventiva prima che tutto diventi più difficile». «Dobbiamo fare quanto prima quei 9/10 punti che ci permettano di salvarci direttamente», prosegue Giusti, «e poi ci metteremo attorno a un tavolo per pianificare la prossima stagione: visti i risultati delle squadre che stanno dietro di noi (Legnago, Kras e Triestina ndr) già domenica prossima dobbiamo assolutamente fare i tre punti per uscire quanto prima dal baratro dei playout». Con questa decisione si interrompe comunque una grande storia di collaborazione: «Sono stati sei anni di storia neroverde e Max è stato il protagonistra: se oggi siamo dove siamo, una gran parte del merito è sua. Dal punto di vista umano e di amicizia non posso che fare un ringraziamento a Max per quello che ha fatto in questi anni, purtroppo, come ho detto prima, nel calcio ci sono delle dinamiche bastarde che vanno a discapito di chi le subisce. Affidiamo la squadra a Renato Lauria, e questa è di fatto l’unica novità per la prima squadra, perché non ci saranno ulteriori cambiamenti: questo deve essere un punto di ripartenza definitivo: se dovessimo scendere in zona playout, non so come andrebbe a finire, perché questa squadra non è stata pensata per affrontare un post stagione del genere».

Ore 16.50 – (Corriere delle Alpi) Un punto in più e un allenatore in meno. Con una decisione clamorosa, presa un paio di ore dopo il termine di Montebelluna-Union, il Ripa Fenadora ha deciso di esonerare il mister Massimiliano Parteli, affidando la panchina della prima squadra al tecnico della Juniores, Renato Lauria. «Una decisione sofferta, dovuta a dinamiche bastarde del calcio», come commenta qui a parte il presidente Nicola Giusti, e che la società ha reso pubblica tramite uno stringato comunicato stampa di poche righe. Si interrompe così una lunga storia di collaborazione tra Massimiliano Parteli e la società neroverde che ha visto il mister feltrino importante protagonista della cavalcata che ha condotto l’Union in serie D. Nessun segnale particolare, fuori dagli spogliatoi di Montebelluna dopo la gara finita in parità e a reti inviolate, faceva presagire quanto sarebbe stato deciso di lì a poco e il fatto che mister Parteli non avesse rilasciato interviste sembrava rientrare in un normale turn over ai taccuini. Anche perché, aldilà della divisione della posta, con un punto che stava più stretto ai feltrini che ai trevigiani, l’Union aveva messo in mostra una buona prestazione, specie nel primo tempo, costringendo per buona parte dei novanta minuti di gioco il Montebelluna nella propria metà campo. C’è quasi solo Ripa Fenadora nel primo tempo e si parte subito al secondo minuto con Solagna che prova il tiro a girare ma leggermente alto. Poco dopo una punizione centrale, ma un po’ distante, di Antoniol viene indirizzata all’incrocio dei pali, ma debole e così Rigo para senza problemi. Al settimo è invece Solagna a confezionare una bella azione, ma il portiere para un attimo prima che Mastellotto arrivi a deviare in rete. Dalla parte opposta ci pensa l’estremo difensore De Carli a creare i primi problemi alla sua porta, uscendo molto male con i pugni. Al quarto d’ora Dassiè cerca il calcio di rigore, ma viene premiato solo con una punizione dal lato corto: batte Malacarne un diagonale che passa alto sopra tutti senza che nessuno lo raccolga. La pressione dell’Union è molto buona tant’è che il Montebelluna non riesce nemmeno a passare la metà campo: ma tanta spinta non si traduce in gol, perché la squadra dell’ormai ex tecnico Parteli è poco incisiva davanti. Ci prova anche da calcio d’angolo battuto bene da Antoniol, ma la deviazione aerea di De Checchi è alta. Non è finita, perché un buon Solagna entra in area e impegna Rigo che risponde bene di pugno, salvando il pareggio. Quasi alla mezz’ora i trevigiani si fanno vedere con la prima vera azione d’attacco, bloccata però da posizione di off side di Giglio. A seguire arriva una doppia esecuzione dalla bandierina ad opera di Garbujo: sulla prima De March spazza l’area mentre la seconda finisce direttamente fuori. Ancora il Montebelluna prova a sfruttare un momento positivo questa volta dalla distanza con Giglio ma il tiro è lento e De Carli blocca a terra senza problemi. Si rivede l’Union dalle parti di Rigo e per due volte Tibolla ha un buon pallone sul piede che prima è troppo leggero e poi anche poco calibrato sprecando due ottime occasione. E come non bastasse la scarsa cinicità dei neroverdi sottoporta, arriva anche la sfortuna a negare una rete meritatissima, quando Solagna mette in mostra una bella azione a cui segue un flipper con il pallone che schizza tra tante gambe prima di spegnersi tra le mani di Rigo. Nella ripresa la gara e la cronaca si spengono lentamente dopo il ventesimo di gioco.

Ore 16.40 – (La Nuova Venezia) Grande festa negli spogliatoi della Clodiense dopo il successo per 3-1 ai danni dell’ArzignanoChiampo. Un successo fondamentale per la formazione allenata da Andrea Pagan, il quale alla fine del match rilascia davvero poche dichiarazioni, preferendo lasciare la passerella ai propri calciatori: «Sono molto soddisfatto e contento per la squadra, godiamoci questa vittoria, loro (i calciatori, ndr) sono stati i veri artefici di questo successo». Questo il pensiero del mister della Clodiense, che ha soltanto fatto da prologo alla felicità della squadra, rappresentata nelle parole dell’attaccante Riccardo Santi: «Una partita che ha dimostrato la forza e la compattezza della nostra squadra. Non abbiamo rischiato nulla e abbiamo sfruttato tutte le occasioni create. Secondo il mio parere il risultato è giusto, abbiamo giocato meglio degli avversari. Non è stato facile per me giocare dopo un mese di assenza dai campi. Sono tuttavia contento di aver dato il mio contributo per questa vittoria. Abbiamo raggiunto il primo obiettivo stagionale, cioè la salvezza, e puntiamo a conquistare quello più importante: i play off».

Ore 16.30 – (Giornale di Vicenza) Amareggiato, ma non arrabbiato. Ma Paolo Beggio chiarisce subito un concetto: «Una squadra che deve salvarsi deve mantenere alta la soglia di attenzione. Se così fosse, al 43´ non dovrebbe mai succedere niente. Invece oggi abbiamo preso gol». Messaggio recepito. E, infatti, il tecnico poi spiega: «Gol come quello del 3-0 possono essere messi in preventivo, ma c´è rammarico perché in altri frangenti serve più attenzione: una palla che scorre in area non può passare così»

Ore 16.20 – (Giornale di Vicenza) Ha retto 84 giorni l´imbattibilità dell´Arzignanochiampo. E ci voleva una Clodiense in forma strepitosa per azzerare quella striscia positiva della Banda Beggio lunga dieci giornate. Qualcuno dirà: prima o poi doveva succedere. Certo, però non ci si abitua mai lo stesso I ragazzi di Pagan hanno vendicato la gara d´andata ricopiando con la carta carbone il risultato: 1-3. E fa rumore il tabellino soprattutto perché tre gol non si beccavano dal 30 novembre scorso (ospiti dell´Union Ripa), e in casa addirittura dal 12 ottobre, nell´altro e unico precedente con il Belluno. E c´è da scommetterci che Beggio, scaramantico com´è, d´ora in poi in vacanza andrà per mare anziché per Boscolo. Sì, perché il trittico di gol subiti da Dall´Amico porta la firma della “dinastia” Boscolo: doppietta per Berto e autografo finale di Davide. La classifica gode comunque di una certa serenità, va detto. Ma il calendario bussa sulla spalla ricordando che domenica si salirà in pullman verso Padova per una grande partita. BUON INIZIO. L´Arzichiampo c´è e si vede nell´inzuccata di Trinchieri su imbeccata di Battistelli: alta di poco (15´). I lagunari però non stanno a guardare, solo che Mastroianni spreca il buon invito di Mazzetto (22´), mentre al 27´ è Dall´Amico a salvare la situazione, deviando in angolo la conclusione a botta sicura di Santi. La beffa arriva puntuale nell´orario peggiore, poco prima del tè: sugli sviluppi di un calcio piazzato, Santi assiste di tacco capitan Boscolo che spunta dalla mischia e segna lo 0-1. TROPPO TARDI. Gli altri due colpi del k.o. per l´Arzignanochiampo arrivano nel giro di un quarto d´ora… accademico. La lezione introduttiva la tiene Siega, che spalle alla porta si gira e conclude deviato da Vanzo. Ma non è proprio giornata per i calci piazzati, e il raddoppio della Clodiense è molto simile al gol precedente e proprio uguale nel marcatore: Berto Boscolo al 10´. Neanche il tempo di respirare che un altro Boscolo, Daniele, dai 25 metri piazza un siluro all´incrocio segnando un impietoso 0-3 sul tabellino. Ed è quest´ultimo a vestire i panni di protagonista nel gol della bandiera dell´Arzichiampo. Daniele Boscolo si becca infatti il secondo giallo uscendo anzitempo dalla barriera, Carlotto quindi ribatte e stavolta fa centro (24´). Suona la sveglia, e si sente. Due minuti più tardi Carlotto calcia bene un´altra punizione: la palla sfila sul secondo palo dove Simonato manca l´aggancio per una questione di centimetri. Al 28´, infine, Trinchieri prova a metterci la testa, ma non è proprio giornata e la palla finisce alta sopra la traversa. Alla fine Beggio ha riconosciuto anche i meriti avversari: «La Clodiense è una signora squadra, dove a fare paura ieri non era tanto il Santi di turno, quanto i giovani». E sulla prestazione dei suoi, ha spiegato: «Non siamo stati all´altezza del solito Arzignanochiampo. E adesso – ha proseguito il timoniere – ci aspetta il Padova, ma forse arriva nel momento giusto: abbiamo bisogno di compiere una bella impresa e se la prepariamo bene potrebbe venirne fuori qualcosa di buono».

Ore 16.10 – (Messaggero Veneto) «È una vittoria che dà serenità ed entusiasmo a tutto il gruppo». Non è stata una settimana facile per Carlo Marchetto, promosso praticamente all’improvviso dalla juniores per sostituire Mauro Zironelli, dimessosi dopo la sconfitta interna col Montebelluna. Ma ora il nuovo tecnico biancorosso può tirare un sospiro di sollievo. «Era importante vincere per evitare di stare lì a rimuginare troppo su quanto successo. E ci siamo riusciti. La squadra è stata positiva, ha sempre cercato di fare la partita. Esattamente come ci ha insegnato Mauro (Zironelli, ndr) in questi mesi. Era fondamentale sbloccare la partita nel primo tempo e anche in questo siamo stati bravi. Mboup ci può dare un grossa mano anche sotto rete». Come Baggio si è rivelato prezioso anche in mezzo al campo. Schierarlo lì è stata la mossa a sorpresa del match: «Riccardo conosce quel ruolo – chiude il tecnico – e ha le qualità per ricoprirlo. Ha fatto bene».

Ore 16.00 – (Trentino) Fatalistica serenità in casa moriana dove mister Davide Zoller dice: «La Sacilese ha meritato la vittoria, anche se noi nel corso del primo quarto d’ora della ripresa abbiamo avuto un paio di possibilità di ristabilire una provvisoria parità. Sapevamo della forza dei friuliani e avevamo preparato la gara cercando di tamponare le loro iniziative lungo le fasce laterali. Tuttavia così facendo abbiamo concesso campo nelle zone centrali del rettangolo ed alla lunga ciò è stato penalizzante. Pazienza, l’obiettivo è far maturare i nostri giovani fra i quali parecchi sono veramente promettenti». Sull’altro fronte Carlo Marchetto, che in settimana ha sostituito il dimissionario Zironelli, un passato fra le file aquilotte, è felice per questo suo esordio e ammette: «Ero un pochino emozionato; ma dopo pochi minuti la concentrazione ha preso il sopravvento su tutto. Ho modificato qualche pedina anche per l’indisposizione di alcuni titolari fra i quali il bomber Spagnolli».

Ore 15.50 – (Trentino) Questa è la diciassettesima sconfitta stagionale per il Mori Santo Stefano quando il campionato varca i due terzi del suo cammino, ma per la compagine lagarina l’ennesimo episodio negativo può essere archiviato senza drammi perché comincia a maturare ed a prendere forma quel nucleo della futura squadra che aprirà e sarà chiamata ad iniziare un nuovo ciclo. La Sacilese, che nel corso della settimana, ha avvicendato il dimissionario Zironelli affidando la panchina al trainer della juniores, l’ex aquilotto Carlo Marchetto, è arrivata in terra lagarina forte di una classifica molto soddisfacente, ma anche per invertire la striscia negativa che da un paio di settimane aveva tarpato le ali a Baggio e compagni. Missione compiuta anche perché il Mori è stato costretto a mettere in campo, e non è la prima volta, una formazione imbottita di giovani, alcuni dei quali al debutto assoluto nella categoria. Il canovaccio tattico della gara si delinea ben presto col Mori rinserrato nella sua trequarti campo e la Sacilese che prende il mano il pallino del gioco tentando di sfondare il dispositivo avversario lungo le fasce laterali. Dopo i primi tentativi per arrivare a distanza utile, i friulani al 12’pt arrivano al limite della lunetta e la sassata di Sottovia sbatte sul palo, attraversa tutto lo specchio della porta e viene allontanata da un difensore moriano. Al 15’pt Baggio, sempre all’altezza dei sedici metri scocca un tiro deviato in angolo da un difensore. Continua l’assalto ospite mentre il Mori fatica e subisce l’iniziativa avversaria senza trovare le opportune contromisure. La rete biancorossa parte da una punizione calciata dalla trequarti campo da Boscolo verso l’area locale, è calamitata di testa da Sottovia; il portiere ribatte corto e sulla palla s’avventa il colored ospite Mboup che buca il sacco. Nella ripresa al 5’st Beccia coglie un secondo legno, ma seppur timidamente il Mori ha una reazione e nel primo quarto d’ora si presenta un paio di volte, anche pericolosamente, dalle parti di Favaro. Al 12’st Tisi vince un duello in area ospite e la sfera arriva sui piedi del giovane Igor Dossi ma il suo dritto è neutralizzato d’istinto da Favaro. In seguito anche Tisi, ben smarcato da Calliari spara a lato. La Sacilese fiuta il pericolo e riprende le redine del gioco. Verso la mezz’ora Sottovia, ben imbeccato da Craviani, penetra e sguscia in area dove viene atterrato da Rossatti. Il conseguente penalty è trasformato dallo specialista Baggio. Il seguito della gara è solo accademia.

Ore 15.40 – (Tribuna di Treviso) C’è poca voglia di parlare dopo una sconfitta così. Il mister trevigiano si fa forza ed esce dagli spogliatoi. È un Francesco Feltrin deluso: «Perdere a 5 secondi dalla fine fa male, tanto male. Abbiamo concesso troppo spazio nel secondo tempo e quando si hanno giocatori come Peluso che in un attimo possono risolvere le partite non puoi concederti un secondo di distrazione. Partite perse così fanno più male che perderle con un sonante 6 a 0 anche perché ci eravamo fatti la bocca al punto». Nessuna scusante per l’allenatore e nessun rimprovero ai suoi. «Noi abbiamo spinto molto nel primo tempo e non abbiamo rubato nulla, ma abbiamo speso parecchio e siamo calati nel secondo tempo subendo il loro ritorno. Certo l’assenza di Andrea Nobile ha pesato, ma questa non è e non deve essere una giustificazione». Feltrin ha le idee chiare su quale sarebbe dovuto essere il finale: «Sarebbe stato giusto un pari. La partita di oggi dimostra ulteriormente che, anche se dovremo stare molto attenti da qui alla fine e fare tesoro della sconfitta, siamo certamente degni della serie. Stavamo rifiatando dopo la bella rincorsa delle ultime giornate e non abbiamo tenuto anche nel recupero. Dobbiamo subito pensare a domenica prossima e lasciarci alle spalle questa beffa».

Ore 15.30 – (Giornale di Vicenza) È euforico Zanin a fine gara. «Siamo entrati nella ripresa come la squadra che voleva uscire da una brutta situazione – racconta il mister – e non c´è stata storia, abbiamo giocato solo noi». E sul marcatore: «Peluso va gestito con il contagocce a causa del persistere della pubalgia, ma ha trovato il colpo decisivo quando serviva; eravamo in credito con la fortuna. Avevamo di fronte una squadra difficile da affrontare. Per noi è una grande iniezione di fiducia. Non molleremo.

Ore 15.20 – (Giornale di Vicenza) Si tiene il passo del Padova, quando tutto sembrava perduto, e questo è quello che serviva in questo momento. L´Altovicentino ottiene i tre punti in casa dell´Union Pro a cinque secondi dalla fine, sfruttando un errore difensivo dei padroni di casa quando ormai lo 0-0 (giusto) sembrava scontato, Peluso trova il jolly dal cilindro. Il vicentino si porta la palla dal sinistro al destro, tiro secco deviato da Busetto: la palla s´impenna e si insacca dietro un incolpevole Noè. Tre punti preziosissimi per sperare ancora. Per il resto, l´Union mette in difficoltà l´Altovicentino per quasi tutti i primi 45´ guadagnando metri con la difesa ospite alle corde e prendendo in mano il centrocampo. Da segnalare una splendida azione corale che porta Casarotto al cross teso; Di Filippo e Ricci non si capiscono e lasciano sfilare la palla in mezzo che si spegne sul secondo palo rischiando di subire il più banale dei gol. La squadra di Feltrin cambia spesso gioco e non offre riferimenti all´avversario. Gli uomini di Zanin vanno in confusione e si fanno sorprendere da una bella girata del capitano trevigiano al 26´ che, da fuori area, lambisce il palo a portiere immobile. Il capitano si ripete poco dopo ben servito da Visinoni che gioca spesso spalle alla porta e costringe Di Filippo alla respinta in tuffo di pugno. Il primo brivido per la porta di Noè arriva al 43´ con una bella discesa di Roveretto che mette un cross teso verso il secondo palo, ma non trova la deviazione vincente di nessun compagno e così l´azione sfuma. Se il primo tempo si era chiuso a favore dei padroni di casa, la seconda frazione vede gli ospiti giocare ad una sola porta e crescere molto. Roveretto e compagni prima vanno vicini al gol con una bella girata di Pozza di sinistro tutto solo davanti alla porta che calcia fuori. Cozzolino, pochi minuti dopo, si trova smarcato da un passaggio in profondità di Pozza ma viene fermato all´ultimo da un bel recupero di Zanette. La squadra di casa cala e sente la fatica del match e sugli sviluppi di un angolo Cozzolino va vicino al vantaggio sfiorando di testa l´incrocio dei pali. L´Union Pro tira un sospiro di sollievo e rimane a galla. Comin prova a risvegliare i suoi con una bella discesa fermata in angolo solo grazie all´intervento di tre difensori, ma il capitano trevigiano rimane troppo isolato. Se nelle file trevigiane l´unico a uscire dalla mediocrità è Comin, sul fronte opposto è Pozza a risultare il migliore rendendosi pericoloso al 35´. Il trequartista della formazione ospite riesce a farsi spazio sul lato di sinistra e costringere in angolo la difesa di casa. Allo scadere, una punizione di Peluso si infrange sulla barriera e la partita sembra finita, destinata a terminare 0-0. Ma ecco la zampata vincente. È lo stesso Peluso a decidere il match con una giocata che per gli ospiti sa quasi di beffa dopo un buon primo tempo.

Ore 15.00 – (Mattino di Padova) «Prima della partita avrei firmato per un pareggio ma alla resa dei conti abbiamo perso due punti importanti. Siamo stati un po’ ingenui, eravamo in vantaggio e in undici contro dieci e abbiamo pure fallito alcune occasioni per segnare il terzo gol. Un vero peccato, però la squadra c’è». Il direttore sportivo della Thermal Abano, Carlo Contarin, analizza così il beffardo 2-2 sul campo del Mezzolara. Un pareggio che sa tanto di occasione persa soprattutto in chiave salvezza. «Guardando il bicchiere mezzo pieno, siamo riusciti a dare continuità alla vittoria sulla Virtus Castelfranco. Non era facile venire a giocarsela così sul campo di una signora squadra. I ragazzi hanno dato segnali che fanno ben sperare per il futuro».

Ore 14.50 – (Mattino di Padova) Una beffa tremenda. Al termine di una partita gagliarda e giocata con il coltello tra i denti dall’inizio alla fine, la Thermal di Mario Vittadello deve accontentarsi di un 2-2 nella difficile trasferta bolognese di Budrio contro il Mezzolara. Un pareggio che definire stretto è un eufemismo per la truppa padovana, in vantaggio sino a una manciata di minuti dal termine e acciuffata sul pareggio proprio in pieno recupero nonostante un’ultima parte di gara giocata in superiorità numerica per il rosso diretto sventolato al 73’ al neoentrato Ponce. Una vera beffa per la Thermal, che si conferma comunque in netta crescita rispetto alla squadra abulica e priva di idee di una ventina di giorni fa. La cronaca. Al primo affondo gli ospiti vanno subito a bersaglio: cross con il contagiri di Franciosi, capocciata a colpo sicuro di Ragusa a esaltare i riflessi di Conti e tap in vincente da due passi di Cacurio (14’). La partita sembra subito in discesa, ma non è così. Lo svantaggio, infatti, scuote il Mezzolara, che risponde con una doppia conclusione di Iarrusso (ex Este) su cui Merlano è costretto agli straordinari, tuttavia senza affanno. La Thermal non si scompone ed è un’altra accelerazione dello scatenato Cacurio ad armare il destro di Ragusa, su cui però Conti fa buona guardia (29’). Il match si infiamma dopo l’intervallo e il Mezzolara agguanta il pareggio al 58’ con un calcio di rigore concesso per fallo di Marzocchi e trasformato da Evangelisti. I padovani non ci stanno e rimettono la freccia poco prima della mezzora con il secondo penalty di giornata: è ancora Cacurio a prendere per mano i suoi e spingere l’ago della bilancia dalla parte della Thermal. I padroni di casa restano pure in dieci per la già citata espulsione di Ponce ma non mollano di un centimetro. Gli ospiti sprecano un paio di ghiotte occasioni per il 3-1 e mettere quindi in ghiaccio il risultato, quando in pieno recupero ecco arrivare la beffa: a stroncare gli aponensi è l’indemoniato Iarrusso, che con un colpo di testa imprendibile toglie le ragnatele dall’angolino.

Ore 14.40 – (Mattino di Padova) Orgoglio e schiena dritta per Vito Antonelli: «I ragazzi sono abbattuti, ma ho detto loro che sono orgoglioso per come hanno condotto la gara. Hanno giocato bene e lo scoramento arriva dal fatto che nonostante l’ottima prestazione non abbiamo portato a casa neanche il pareggio. Dobbiamo avere fiducia per il futuro perché la mia è una squadra composta da tanti giovani che hanno davanti un futuro brillante e nonostante le difficoltà della società non devono smettere di continuare a lottare». Campedelli gode doppio, e rimanda alla memoria una vecchia lezione del barone Nils Liedhom: «Abbiamo giocato meglio in dieci che in undici. Abbiamo sofferto il giusto, dopo l’espulsione di Prati, siamo però stati capaci di respingere l’assalto dell’Atletico».

Ore 14.30 – (Mattino di Padova) L’Atletico San Paolo è ormai come una di quelle “vecchie” zitelle di una volta, nel fiore degli anni eppure, visto che nessuno se la piglia, rimane ancora tristemente sola con se stessa, senza prospettive di accasarsi. La squadra di Antonelli può ballare per una notte, ma manca sempre il principe che le porti indietro la scarpetta e la salvi dall’abbandono. Basta così un marrano, un (una) Ribelle, che passa all’Euganeo per violare le virtù di una povera squadra messa in ambasce dalle vicende societarie. I romagnoli vincono 1-0 lo scontro salvezza e fanno capolino nella zona sicura della classifica, condannando l’Atletico ad indossare la maglia nera del girone. A vedere il bicchiere mezzo pieno, i padovani hanno disputato una gara più che egregia nonostante lo svantaggio di fine primo tempo. Una traversa e un pugno di occasioni mancate di poco; tutti i giocatori si sono battuti con ardore, dimostrando attaccamento alla maglia e, soprattutto al loro mister Vito Antonelli. La classifica corta e rabberciata permetterebbe anche di sperare in un miracolo, ma a stringere il cappio attorno a un già fragile collo ci pensa una situazione societaria davvero poco fiabesca. I calciatori da mesi non percepiscono lo stipendio e del cavaliere olandese che avrebbe dovuto assumersi la cura finanziaria della squadra, snon si sa più nulla. Sulla gara di ieri c’è ben poco da raccontare, almeno nel primo tempo dove si rammenta soltanto il gol partita: al 41’, Nocciolini scova un buco nella retroguardia patavina e serve il solitario Moretti, Savi compie soltanto mezzo prodigio poiché la sua respinta ricapita tra i piedi del numero 9 che non sbaglia. La seconda frazione è la cronaca furiosa di una dama tradita: Mascolo spreca, quindi Antonelli passa al 4-2-4, incoraggiato anche dalla sciocca espulsione di Prati per doppio giallo. A metà ripresa, il neoentrato Marcolin sfascia la traversa col suo sinistro e il destro volante di Lombardo esalta Di Leo. Per un Atletico che non meritava la sconfitta, si registra dunque la doppia gioia della Ribelle. Alla zitella sventurata, non resta che un cambio di look, magari una “messa in mora” alla testa.

Ore 14.20 – (Mattino di Padova) «Non abbiamo fatto male, è stata una partita fotocopia di quella dell’andata. Siamo andati meritatamente in vantaggio, poi il Formigine ha reagito e trovato il pareggio. Peccato, perché una vittoria ci avrebbe consentito di fare un altro bel passo in avanti in classifica. Sul piano dell’impegno i ragazzi hanno dato tutto». Il presidente dell’Abano, Gildo Rizzato, commenta così l’1-1 casalingo con i modenesi del Formigine. Per i neroverdi aponensi un risultato che comunque allunga la serie positiva iniziata con le due vittorie consecutive contro Thermal e Correggese. «Era una gara alla nostra portata – prosegue il patron aponense – Il Formigine però ha lottato su ogni pallone con grande grinta e determinazione, senza mai demordere. Diciamo che ci è mancato lo spunto decisivo».

Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Un’occasione persa. Domenica avara di emozioni per l’Abano di Massimiliano De Mozzi, che allo Stadio delle Terme di Monteortone non va oltre un misero 1-1 con il Formigine fanalino di coda. Un pareggio che lascia parecchio amaro in bocca ai neroverdi, sia perché ottenuto tra le mura amiche contro l’ultima della classe sia perché arrivato a una sola settimana di distanza dalla folgorante impresa sul campo della Correggese. Onore al merito comunque alla compagine modenese, che pur senza strafare porta a casa un punto prezioso nella corsa alla salvezza. La cronaca. Il match inizia su ritmi bassi, con le due squadre che badano soprattutto a non scoprirsi troppo in attesa di trovare il bandolo vincente della matassa. La trama è quasi a senso unico, con i padroni di casa a cercare di costruire gioco e gli ospiti chiusi a riccio puntando tutto sulla classica formula «palla luna e pedalare». Per annotare il primo brivido bisogna così aspettare addirittura il 29’, quando una sventagliata da destra a sinistra spalanca un bel varco al centravanti neroverde Fabio Barichello, il cui collo pieno a incrociare sibila di un soffio a una spanna dal palo. La risposta del Formigine è immediata e porta la firma di Luca Puglisi, che dal cuore dell’area calcia a botta sicura sul palo lontano trovando però la provvidenziale opposizione a corpo morto di Paolo Antonioli. Il terminale offensivo del Formigine è una spina nel fianco della retroguardia locale, priva per squalifica del centrale Michele Ianneo, e al 36’ riscalda i guantoni del giovane Maicol Murano con un’altra ottima volata lungo l’out di destra conclusa con un violento tiro a mezza altezza. Il risultato, tuttavia, resta inchiodato sulla parità. Nella ripresa il copione non cambia ma alla prima vera occasione è l’Abano a fare centro: calcio d’angolo dalla destra di Paolo Zanardo, capocciata a centro area di Enrico Bortolotto e palla nel sacco (54’). La reazione dei modenesi è rabbiosa e porta ben presto al gol del pareggio: la firma è dell’ariete Alessio De Vecchis, che sfrutta uno splendido assist di Marco Casini per incenerire Murano con una legnata sul primo palo (63’). L’1-1 stordisce i padroni di casa, che faticano molto a riorganizzare le idee per tornare a farsi vedere in avanti. Il forcing finale si rivela generoso ma sterile e il risultato non cambia più.

Ore 14.00 – (Mattino di Padova) Una boccata d’ossigeno, una vittoria che fa tornare il sorriso a mister Zattarin. «Siamo stati bravi a rischiare poco, potevamo chiuderla prima con le occasioni che ha avuto Beghetto. Gli episodi, in questo momento, non sono a nostro favore, ma abbiamo meritato di vincere. Sono contento della prestazione di Bonazzoli, che ritengo esser stato il migliore in campo. Ha un’esperienza incredibile, ha tenuto da solo il peso dell’attacco». Vittoria che permette all’Este di rimanere al secondo posto, ma il tecnico preferisce non guardare la classifica. «Dobbiamo pensare a giocare con questa intensità e determinazione». Il tecnico ha avuto l’occasione di provare dal primo minuto Fyda, l’ex Primavera del Padova. Oggi, però, non ha fatto bene. Probabilmente era emozionato, ma ho voluto premiarlo perché è un giocatore in cui io credo molto».

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Vittoria meritata, ma quanta sofferenza. Perché l’Imolese ha dimostrato di essere un osso duro, sebbene la superiorità dell’Este sia stata netta. Tre punti che mancavano da quattro giornate (derby contro la Thermal), una vera e propria boccata d’ossigeno per i giallorossi, che rimangono in lotta per il secondo posto insieme alla Correggese (vittoriosa con il Fidenza). I ragazzi di Zattarin sono riusciti a fermare il trend positivo dell’Imolese, che in questa stagione non aveva mai perso contro le padovane. È bastato un guizzo di Bonazzoli per mettere subito in discesa la partita. Dopo un primo tentativo di testa al 7’ minuto, l’attaccante mantovano ha trovato la sua seconda rete stagionale al 12’ grazie a un cross dalla destra di Rondon: (complice un pasticcio della difesa ospite, Bonazzoli insacca da due passi). L’Imolese, però, dimostra di potersi giocare a viso aperto la partita e, al 19’, si rende pericolosa con Selleri che, servito da un cross dalla destra di Tattini, non riesce ad impattare il pallone da buona posizione. L’Este punta a tenere il pallino del gioco, confermando i progressi visti nelle scorse partite. L’unico giocatore da tenere sott’occhio per la difesa di casa è Buonaventura che, al 29’, prova la conclusione da fuori area, ma è attento Lorello che para in due tempi. Nel momento migliore dell’Imolese arriva il gol del raddoppio. Al 36’ Lelj serve Beghetto che, da dentro l’area, buca la porta con un bolide mancino. Il centrocampista con il vizio del gol si rende pericoloso in altre due occasioni allo scadere della prima frazione. Al 42’ il suo mancino dal limite costringe l’estremo difensore avversario al miracolo; al 44’, approfittando di una respinta corta della difesa, calcia con il destro ma il tiro termina alto. Nella ripresa la partita si fa meno bella, molto spezzettata e a tratti nervosa. Lo dimostra il fallo di Bagatini (al 52’) su Tattini dentro l’area, con il direttore di gara che concede il calcio di rigore all’Imolese con conseguente espulsione del difensore. Si incarica della battuta Selleri che, con il mancino, spiazza Lorello e riapre la partita. Il gol degli ospiti sembra presagire l’ennesima occasione persa per l’Este, viste le ultime due partite decise proprio nei minuti finali a causa di errori individuali. Gli ospiti, in superiorità numerica, decidono di buttarsi in avanti tentando il tutto per tutto, ma i padroni di casa si chiudono bene in difesa, cercando di non sbilanciarsi e limitare le ripartenze avversarie. L’Este, quindi, dimostra di saper soffrire, portando a casa una vittoria che vale molto per il morale della squadra.

Ore 13.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) È stato tra i pochi a reggere l’urto di un centrocampo super fisico e all’occorrenza tecnico e qualitativo come quello della capolista. Mike Miniati è uno che non trema di fronte alle big: «Abbiamo tenuto testa al Padova, il pari ci poteva stare. Soprattutto se avessimo sfruttato una delle occasioni che ci sono capitate davanti alla porta: bastava soffiare e la palla sarebbe entrata. L’azione dello 0-1? Potevamo fare meglio». Nonostante la sconfitta e l’aggancio della Sacilese sul gradino più basso del podio, Miniati non intende porre limiti alla provvidenza: «Speriamo di andare a prendere l’Altovicentino al secondo posto». E sulla sua duttilità, Mike sorride: «Se è vero che mi manca solo di essere schierato in porta? No, il ruolo di portiere lo lascio volentieri a mio fratello».

Ore 13.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) In fondo, Belluno-Padova era anche una sfida tra grandi attaccanti. Bomber di razza. Gente con il gol nel sangue: Simone Corbanese da una parte, Salvatore Amirante dall’altra. Per la serie D, un duello tra giganti. Il tabellino premia la trentenne punta biancoscudata, protagonista con la doppietta decisiva. Ma il Cobra, pur non segnando, ha fatto capire anche ieri che certe platee sarebbero il suo habitat naturale: «Abbiamo dato tutto, anche se avremmo voluto fare qualcosina in più. Accontentarsi non è proprio nelle nostre corde». OPPORTUNITÀ – Nell’analisi del match, impossibile non partire dalla madre di tutte le occasioni, in avvio di partita. Ispirata proprio dal Cobra, con un assist che sembrava perfetto nel cuore dell’area di rigore: «Mosca non è arrivato sulla palla – rivela il capocannoniere del campionato – ma mi ha detto che un difensore gliel’ha toccata. Peccato solo che sul ribaltamento di fronte abbiano segnato loro. Sì, siamo dispiaciuti: non ci piace perdere. Il Padova ha dimostrato di essere solido e concreto: con due opportunità ha fatto due gol». Magari capitan Corbanese avrebbe preferito ricevere qualche pallone giocabile in più: «Si sapeva che avremmo trovato del duro. Non è facile creare occasioni contro la squadra più forte del campionato. Tuttavia, ci sono stati parecchi cross: dovevamo sfruttarli meglio». Infine, un ringraziamento particolare: «È bello giocare davanti a così tanto pubblico. Ringrazio tutti i bellunesi che sono venuti a vederci: questa partecipazione ci fa piacere». SCONFITTA CHE BRUCIA – Sulla cornice di pubblico interviene anche Marco Duravia: «Dispiace non aver regalato una vittoria a tanta gente che oggi si è riscoperta tifosa. Da parecchi anni il Belluno non era terzo in classifica: speriamo di aver risvegliato qualcosa nell’ambiente». Il tuttocampista gialloblù non nasconde la sua amarezza per l’epilogo della super sfida: «Dovevamo fare di più ed essere maggiormente attenti in occasione dei gol presi. In particolare nel primo. Il Padova è quadrato, forte in tutti i reparti, ma non siamo stati messi sotto, anzi. Potevamo andare noi in vantaggio: poi è chiaro che la rete subìta ti condiziona. Sì, questa sconfitta brucia. Anche per come è maturata: non ho visto una netta differenza tra noi e i nostri avversari».

Ore 13.00 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Un atteggiamento da grande squadra”) Diciannovesima vittoria su ventiquattro partite. È un Padova dal passo irresistibile quello che sta stroncando domenica dopo domenica tutti gli avversari che trova sulla sua strada. E i dieci punti di vantaggio sull’Altovicentino quando mancano dieci giornate al termine del campionato garantiscono sonni sempre tranquilli. Tanto più che per sei volte i biancoscudati saranno impegnati all’Euganeo, un fortino sin qui inespugnabile. Anche il Belluno, terza forza del campionato, è stato costretto ad arrendersi allo straordinario vigore della truppa di Parlato. E dire che le tante assenze della vigilia avevano creato un po’ di apprensione. Tutto cancellato con un atteggiamento da grande squadra, capace di soffrire quando il momento lo richiede e chirurgica nel colpire quando si crea l’occasione per andare in gol. Ci piace citare due giocatori su tutti. Thomassen, il vero leader dello spogliatoio, schierato al posto dello squalificato Sentinelli, ha puntellato con la sua esperienza l’ottima tenuta del reparto difensivo, che per la seconda volta di fila ha chiuso la gara senza subire gol, tra l’altro proprio di fronte alla squadra che può vantare il capocannoniere del campionato. E un monumento va fatto anche ad Amirante, sbarcato a gennaio alla corte di Parlato per un’intuizione del diesse De Poli e diventato da subito un’arma micidiale per l’attacco biancoscudato: terza doppietta in campionato, otto reti complessive (più le sei realizzate nella prima parte di stagione con la Lavagnese) e una voglia smisurata di arrivare in alto.

Ore 12.50 – Le pagelle biancoscudate (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 6.5; Bortot 6, Thomassen 7, Niccolini 6.5, Salvadori 6; Segato 6.5, Mazzocco 6 (st 46′ Fenati sv); Ilari 6, Cunico 7 (st 35′ Aperi sv), Petrilli 6 (st 18′ Dionisi sv); Amirante 8.

Ore 12.40 – (Gazzettino) Pur senza mai impegnare Petkovic, il Belluno tiene comunque sulla corda il Padova, costringendo a un grande lavoro di sacrificio Petrilli e Ilari – provvidenziale un suo ripiego in difesa – e impedendo le sovrapposizioni in avanti di Bortot e Salvadori, ma la squadra regge l’urto con intelligenza e personalità, soffrendo solo su qualche isolata percussione degli esterni, con i centrali difensivi all’altezza della situazione. Fino all’intervallo, l’unico vero intervento è infatti a opera di Solagna che mette in angolo una punizione potente e rasoterra di Segato da venticinque metri. Nel finale di tempo, su cross dalla destra di Pescosta, ci prova Corbanese ma il suo colpo di testa finisce nettamente alto. La ripresa scorre via senza particolari emozioni, con la manovra del Belluno prevedibile e poco incisiva e i biancoscudati che gradualmente prendono campo e avanzano il proprio baricentro. Non cambia l’inerzia della gara il cambio voluto dal tecnico di casa Vecchiato, che inserisce un attaccante, Radrezza, per un difensore a cui Parlato replica dando spazio a Dionisi al posto di Petrilli, con spostamento a sinistra di Ilari. A cambiare la gara al 27′ è invece un’altra rete sull’asse Cunico-Amirante: azione personale del capitano che cade a terra, ma riesce a servire sulla sinistra l’attaccante scuola Sampdoria che non perdona per la sua terza doppietta stagionale. Solo a gara virtualmente chiusa il Belluno riesce a rendersi pericoloso con un tiro di Corbanese di poco a lato e con una bella parata di Petkovic su conclusione dal limite. Nel finale esordio del centrocampista Fenati e, al triplice fischio, la meritata passerella dei giocatori sotto la curva che ospitava i quasi mille tifosi biancoscudati. Ma non mancano gli applausi anche dello sportivo pubblico di casa.

Ore 12,30 – (Gazzettino) Un nuovo esame superato a pieni voti per il Padova. Di fronte alla terza forza del campionato la squadra ottiene il sesto successo consecutivo al termine di una prova in cui concentrazione, umiltà e personalità viaggiano a pari passo con le qualità dei singoli. Niente cali di tensione contro il Belluno, sempre il giusto atteggiamento in campo, il tutto esaltato dalla doppietta di Amirante, giunto a quota otto, e dagli assist di Cunico. La vittoria in extremis dell’Altovicentino a Mogliano lascia invariato il vantaggio di dieci punti e un po’ di amaro in bocca, ma non va dimenticato che questa era una delle giornate in cui si temeva un avvicinamento della diretta concorrente. Lunga la lista degli assenti eccellenti in casa biancoscudata. Oltre agli attaccanti Ferretti e Zubin, mancano il centrocampista Nichele, al suo posto Segato, e il centrale difensivo Sentinelli, squalificato e sostituito da Thomassen. Tra i pali si registra il forfait di Lanzotti per una distorsione alla caviglia. Seppure non ancora al top, Parlato rigetta nella mischia Petkovic, mai in campo nel 2014 a causa di un problema muscolare, scelta che permette al tecnico di non stravolgere, nel nome della regola degli under, modulo (il consueto 4-2-3-1) e protagonisti. Nel Belluno, schierato con il 4-3-3, Mosca vince il ballottaggio con l’ex biancoscudato Radrezza. E che la partita presenti maggiori difficoltà rispetto ai precedenti impegni lo si capisce dopo pochi minuti (6’): Miniati pesca in area sulla destra Corbanese la cui conclusione attraversa tutto lo specchio della porta senza che nessun giocatore di casa riesca a trovare l’impatto con la palla. Dal brivido alla gioia è questione di un attimo, con le qualità dei biancoscudati a fare la differenza. Cunico spostato sulla sinistra a ridosso della linea di centrocampo lancia magistralmente sul vertice destro dell’area Amirante che fa rimbalzare la palla e fa secco Solagna sul secondo palo (8′).

Ore 12.20 – (Gazzettino) IL BOMBER. Un’altra doppietta e Salvatore Amirante sale a quota 8. Qualcuno dice che ha più gol che presenze. L’attaccante ci ride su, ma condivide la gioia con i compagni: «L’importante è vincere. Ringrazio Marco (Cunico, ndr) perché quando decide di lanciarti, mette la palla dove vuole lui». Il riferimento è al primo gol: lancio di 30 metri di Cunico, controllo e gol di Amirante. Due giocatori sprecati per la serie D. «Direi che questo gruppo e l’unità della squadra sono sprecati per la serie D – afferma Amirante – Dopo tre anni d’inferno, finalmente sono felicissimo». L’ASSIST-MAN. Trentasette anni giovedì e la voglia di correre e giocare come un ragazzino: Marco Cunico sa come far volare il Padova. Con due assist poi, il decollo è assicurato. «Dobbiamo continuare la nostra strada – commenta – Siamo in alto, ma se cadiamo ci facciamo molto male. La vittoria con il Belluno sarà fondamentale. Ma attenzione a non mollare: adesso sotto con l’Arzignano». E Cunico, a 37 anni, non molla? «Mi sento bene, come ne avessi 27. Se sono ancora qui, qualcosa di buono nella gestione personale l’ho fatto. E non ho nessuna intenzione di fermarmi adesso».

Ore 12.10 – (Gazzettino) Belluno espugnata: vittoria, tre punti e tanti saluti. Neanche la notizia della vittoria dell’Altovicentino all’ultimissimo secondo può sminuire i sorrisi del Padova. Perché le dieci lunghezze di vantaggio sulla seconda della classe restano intatte. E con un partita in meno sul calendario. In più, risultato rotondo e niente gol subiti: Carmine Parlato può essere soddisfatto. «Siamo contenti – ammette con un sorriso il tecnico – In questa partita dovevamo dimostrare tanto e ci siamo riusciti. È una bella soddisfazione vincere qui a Belluno». Da fuori, dalla tribuna, è sembrato tutto facile: un gol in avvio per fare capire al Belluno di che pasta è fatto questo Padova; un controllo più che tranquillo delle sfuriate dei gialloblù, ovviamente alla ricerca del pari; il raddoppio a metà ripresa, per ribadire il concetto e prenotare il successo. Eppure, tutto facile non è stato. «Una gara ben più complicata di quanto possa sembrare – spiega Parlato -. Abbiamo fatto un passo importante. Abbiamo giocato una partita umile e combattiva, contro una squadra che è terza e merita di esserlo. Un grande applauso ai ragazzi, che hanno resistito alla sfuriata iniziale del Belluno e poi sono stati cinici a chiudere i conti». Il Padova ha giocato la sua partita, imponendo il ritmo alla gara. E alla fine la strategia ha pagato. «Era inutile pressare alto l’avversario – continua Parlato – Il Belluno ha un attacco forte e veloce. Abbiamo cercato di giocare solo su un lato, perché sapevamo che su quella corsia il Belluno era più debole. Abbiamo aspettato l’avversario ed è andata bene così». Petkovic in porta nonostante l’assenza di condizione fisica è stata una scelta obbligata. Il portiere, però, si è dimostrato all’altezza. «Abbiamo deciso di rischiarlo – commenta l’allenatore – Questa è la seconda domenica senza gol e ce la godiamo: cresciamo e questo ci fa ben sperare per il futuro». Futuro roseo? Parlato fa lo scaramantico. Ma sa che il destino è tutto nelle mani della sua squadra. «Non possiamo vivere sugli allori. Dobbiamo avere sempre la voglia di non mollare mai».

Ore 11.40 – (Corriere delle Alpi) Posti riservati sul castello. Mettete il tendone contro i portoghesi? Niente panico: ci organizziamo, anche occupando la giostra con lo scivolo del giardini, dietro al Polisportivo. Così ci vediamo lo spettacolo, evitando di pagare il biglietto maggiorato a 15 euro e i bambini della domenica pomeriggio vadano pure a giocare da un’altra parte. Oltre ai 1.600 spettatori della partitissima della ventiquattresima giornata, anche un discreto numero di quelli che si definiscono portoghesi, ma parlano in dialetto bellunese e non c’entrano con i lusitani di nascita. Irriducibili e, a modo loro, anche fantasiosi, al di là del prezzo del tagliando, che dalla prossima partita in casa tornerà al costo iniziale di 10 euro, dopo che la società di piazzale della Resistenza ha spiegato l’aumento per una volta con l’ esigenza di pareggiare bilancio. Peraltro capita in tanti altri posti che gli incontri di cartello abbiano un costo superiore e l’occasione del Padova era di quelli imperdibili, con tutti i sostenitori che sono arrivati dalla città del Santo e dai dintorni, a bordo dei pullman o delle macchine fatte parcheggiare negli stalli del grande magazzino Super W, a poche decine di metri dall’ingresso dedicato di via Ceccati. Nessun problema lungo la stradina, che costeggia la gradinata Est, al di là delle bottiglie di birra disseminate ai bordi della carreggiata. Anche all’interno dello stadio, una distesa di bicchieri di plastica e poco interesse per i sacchetti della spazzatura, ma niente di così insopportabile: «I padovani si sono comportati benissimo», sottolinea il barista Claudio Sovilla, «non hanno creato alcun disagio e se ne sono andati soddisfatti».

Ore 11.30 – (Corriere delle Alpi) Ottocento cuori biancoscudati, in piedi sul cemento della gradinata Est. Ancora prima di cominciare, la sciarpata dei suoi tifosi, sulla melodia anglosassone di God save the Queen, ha confermato per la ventiquattresima volta che casa o fuori non fa differenza, quando gioca il Padova. E alla fine più di qualche giocatore ha lanciato con gratitudine i pantaloncini, uscendo in mutande. Tanta gente da far ballare la mazurka al cassiere del Polisportivo (1.300 i paganti) e ai baristi dei due chioschi, senza creare preoccupazioni alle forze di polizia. È arrivata in montagna, ha goduto per la doppietta di Amirante, rosicato un po’ quando ha saputo della vittoria all’ultimo momento dell’Altovicentino a Mogliano e se n’è andata contenta e sazia. Anche per la quarantina di panini imbottiti di pastin avuti in omaggio. Nessuna volgarità o coro contro il Belluno. L’unico bersaglio di un canto macabro è stato Diego Penocchio, il presidente della mancata iscrizione al campionato di Lega Pro, dopo la retrocessione dalla serie B. Sistemati sul terrapieno del centro commerciale gli Ultras Vecchia Guardia gialloblù. In evidente inferiorità numerica, hanno cantato quello che hanno potuto, offrendo anche qualche giro: «Non era facile farsi sentire», ammette Mirco Barp, uno dei tifosi gialloblù di più lungo corso, fin dai tempi dei derby veneti di pallavolo con il Petrarca, «i padovani sono sempre tantissimi e confermo che si sono comportati bene. Uno o due di loro hanno avuto qualcosa da ridire per la sciarpa gialloblù di un barista e una piccola bandierina appesa dietro la panchina di Roberto Vecchiato, ma per il resto non è successo niente. È andato tutto bene ed è proprio quello che volevamo. Polizia e carabinieri hanno dovuto soltanto sorvegliare che tutto si svolgesse con la massima serenità». Applausi per il pubblico, per il Belluno all’uscita dal campo e anche per Daniel Tamburlin, un 22enne universitario a Udine, che ha introdotto la partita con un’esibizione di calcio freestyle a centrocampo. Numeri con un pallone che sembrava attaccato ai piedi. Ci fosse scappato un passaggio a Corbanese…

Ore 11.20 – (Corriere delle Alpi) Belluno e Padova se la sono giocata alla pari. Nonostante la sconfitta Ivan Merli Sala non ha dubbi, i gialloblù come all’andata sono rimasti in partita fino alla fine e rimane il rammarico di non aver fatto qualcosa in più. «Queste sono le classiche partite che vengono decise dagli episodi», spiega l’esperto centrale difensivo gialloblù. «Dispiace sia andata così perché i nostri avversari hanno fatto due tiri e hanno segnato due gol. Nonostante il risultato ce la siamo giocata alla pari, il Padova ha vinto perché ha sbagliato meno. Se non segni appena ne hai l’occasione, come è capitato a noi a inizio primo tempo, dopo fai più fatica e al primo errore un avversario come il Padova ti punisce. I biancoscudati hanno dimostrato di essere una squadra rocciosa, ma credo sia meno forte del Pordenone dello scorso anno che ha conquistato la promozione in Lega Pro, anche se ha una spinta in più:quella di un pubblico fantastico. Sono primi in classifica con un vantaggio importante sull’Altovicentino, sono i candidati numero uno per la vittoria finale. Il Polisportivo? È stato bellissimo vedere tutte quelle persone allo stadio e dispiace ancora di più non essere riusciti a regalare un risultato positivo ai nostri tifosi». Il primo gol ha tagliato le gambe al Belluno, cosa è successo? «Amirante si è allargato alle spalle di Sommacal, mi ha detto che ha provato a fare il fuorigioco che non ha funzionato, dopo è stato bravo l’attaccante, ma sicuramente paghiamo un errore in fase difensiva. In quei casi o i centrali non si fanno scavalcare oppure i terzini fanno la diagonale. Purtroppo è andata così. Il secondo gol? Amirante si è portato avanti la palla con la mano, ma non ci attacchiamo agli episodi». Nel girone di ritorno avete vinto solo una partita, con il Fontanafredda, raccogliendo quattro pareggi e due sconfitte: preoccupato? «Bisogna lavorare con umiltà e tornare a fare punti subito contro il Giorgione. In classifica siamo stati agganciati dalla Sacilese, ma non credo sia un problema perché ci sono ancora tante partite prima della fine».

Ore 11.10 – (Corriere delle Alpi) Il sogno di Salvadori. Un contrattino in Lega Pro, giusto il tempo di finire il campionato di serie D. Il terzino sbarcato al Padova dal Ripa Fenadora, durante il mercato di riparazione sta giocando sempre, in una squadra che ha i segni particolari di chi solitamente vince i campionati. Fisica, tecnica e cinica ai limiti della brutalità: «Ci tenevamo a fornire una prova di forza e ce l’abbiamo fatta contro un’ottima formazione, come il Belluno. Siamo stati molto bravi a concretizzare le occasioni che ci sono capitate, rischiando in definitiva abbastanza poco. Non abbiamo concesso chissà cosa e il nostro portiere non ha dovuto fare delle parate difficili». Salvadori è diventato presto titolare e promette di non lasciare più la maglietta di esterno sinistro basso: «Questa è la mia settima partita di seguito, oltre che la seconda, nella quale non prendiamo gol. Devo ammettere che mi ha aiutato un po’ l’infortunio di Degrassi, nel senso che gli sono subentrato e, da allora, non sono più uscito. Chissà di continuare a giocare, adesso che ci stiamo avvicinando alla promozione. Se abbiamo già parlato di Lega Pro? Non ancora, però mi auguro di affrontare presto l’argomento, anche se l’Alto Vicentino ha vinto a Mogliano». Le due bellunesi della serie D? «Il Belluno è una buona formazione, che merita di giocare i play off. Non è terza per caso, questo è sicuro. Il Ripa Fenadora puntava allo stesso obiettivo, quando c’ero io e mi dispiace di vederlo in difficoltà. Mi auguro che si risollevi e possa vivere più tranquilla di così».

Ore 10.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Altro che euforia, questo gruppo macina gli avversari senza pietà”) Se poi, com’è successo ieri, il varco utile viene trovato dopo pochi minuti dal “pronti, via”, ecco che si creano le condizioni tattiche ideali per gestire al meglio il vantaggio e consolidarlo: di rimessa, con le classiche ripartenze, il trio di trequartisti e il centravanti avanzato diventano micidiali. Con gli spazi di cui godono, è come andare a nozze per i vari Ilari, Petrilli, Cunico e Amirante, specie se da dietro i lanci lunghi, tesi a saltare il centrocampo, si rivelano precisi e indovinati. Che poi la qualità dei singoli esalti ancor più tali schemi, beh, questo rientra nella sagacia e nell’acume delle scelte compiute nell’estate scorsa, e poi al “mercato” invernale , da De Poli e avvalorate dalla società. Un campionato si vince con una rosa larga, certo, ma soprattutto con l’unità d’intenti nello spogliatoio, la famosa, e tante volte decantata, “forza del gruppo”, dove non esistono invidie o musi lunghi, ma si rema tutti insieme dalla stessa parte, sia chi gioca titolare sia chi va in panchina o finisce in tribuna. Anche in questa occasione ne abbiamo avuto conferma: un Thomassen che non sbaglia nulla a livello difensivo, pur reduce da una settimana travagliata per l’influenza, un Segato che torna a prendere in mano il centrocampo come un veterano, un Dionisi che, quando viene chiamato in causa, innesta il turbo e non si ferma mai. Tre esempi, ma ne potrammo citare altri, senza contare il ritorno positivo di Petkovic fra i pali. Avanti, dunque, Biancoscudati, concentrati e decisi come lo siete stati sin qui. Oltre alla forza che vi ritrovate, ci state facendo divertire. Il che, anche se si tratta di serie D, non è poco.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Altro che euforia, questo gruppo macina gli avversari senza pietà”) L’abbiamo già scritto, e lo ribadiamo: dopo Mogliano, e dopo quel sorpasso dell’Altovicentino al vertice della classifica che poteva costare molto caro, il Padova ha impresso la svolta alla sua stagione, ipotecando, a suon di vittorie, la promozione in Lega Pro. Da allora 6 vittorie su 6, 18 punti su 18, contro i 7 dei rivali, aggrappattisi a bomber Peluso anche a Mogliano per frenare l’emorragia, dopo le sconfitte con Kras Repen, Sacilese e Triestina e il pareggio con Ripa La Fenadora. Parlato frena gli entusiasmi, non vuole più sentir parlare di calcoli legati al largo vantaggio accumulato nei confronti dei rivali, tuttavia, se questo è l’incedere della prima della classe, trippa per gli altri non ce n’è proprio più. Perché la prova di forza e la personalità esibite ieri, al cospetto di un Belluno vivo solo all’inizio del match e poi apparso impotente nel suo generoso, ma confuso modo di proporre calcio per il resto della contesa, sono apparse decisamente di categoria superiore. I Biancoscudati sono più che mai concentrati sull’obiettivo da raggiungere (si spera prima del 10 maggio, quando avranno lo scontro diretto con i concorrenti diretti all’Euganeo), eppure la compattezza di squadra dimostrata anche in questo (giustamente) temuto banco di prova testimonia di una solidità e di una maturità irrobustitesi in brevissimo tempo, proprio grazie ai risultati in serie favorevoli dei primi due mesi del 2015. L’impressione che scaturisce dal vedere come si muovono Cunico & C. è che prima o poi la chiave per far saltare il lucchetto alle porte avversarie girerà nel verso giusto, abbattendo l’ostacolo.

Ore 10.30 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 6.5; Bortot 6.5, Thomassen 7, Niccolini 7, Salvadori 6; Segato 6.5, Mazzocco 6.5 (Fenati sv); Ilari 6, Cunico 7.5 (Aperi sv), Petrilli 6 (Dionisi 6); Amirante 7.5.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Di questo passo l’unico tiro verso la porta di Petkovic arriva allo scadere con il colpo di testa di Corbanese, sugli sviluppi di una punizione, che sfiora la traversa. La ripresa segue bene o male un copione simile. Il Padova torna a mettere nel mirino la porta avversaria all’11’ con un destro di Amirante dal limite che esce sul fondo. La capolista, tuttavia, fatica a gestire il pallone e ad imporre la classica manovra avvolgente, con i terzini bloccati e poco coinvolti in fase offensiva. Vecchiato tenta di aumentare il forcing e al 18′ inserisce la terza punta, il padovano Radrezza. Al 25′ Posocco non arriva per un soffio in area su cross di Mosca e, proprio quando sembra che il Belluno possa cambiare marcia per l’assalto finale, il Padova piazza il colpo del ko ancora sull’asse Cunico-Amirante. Il numero 10, dopo essere stato stato chiuso al limite dell’area, è lestissimo a giocare da terra un pallone che infila la difesa e trova il centravanti libero di poter colpire ancora indisturbato e segnare il raddoppio. La mazzata demoralizza un Belluno che continua la sua gestione del pallone, ma non trova mai la zampata vincente e alla fine non riesce nemmeno a segnare il punto della bandiera, pur uscendo tra gli applausi dei propri tifosi.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Scampato il pericolo, il Padova passa, due minuti dopo, al primo affondo: Niccolini recupera palla a centrocampo (fallosamente secondo i tifosi di casa) e serve Cunico. Ancor prima che gli arrivi il pallone, il capitano sa cosa fare: lanciare subito Amirante verso la porta. Ne viene fuori una deliziosa pennellata di 30 metri, con il bomber che ruba il tempo a Sommacal, s’invola verso la porta e trafigge di destro in diagonale Solagna. Un inizio del genere farebbe presagire un primo tempo scoppiettante e invece la partita si blocca. I ritmi non calano più di tanto, la gara resta comunque piacevole e giocata su buoni livelli agonistici, ma di occasioni da gol se ne conteranno ben poche. L’ultima volta in cui il Padova si affaccia dalle parti di Solagna è al 19′ con la punizione radente di Segato che costringe il portiere a rifugiarsi in angolo. Da quel momento in poi è uno sterile monologo della formazione di casa. Il Belluno tiene in mano il gioco e il Padova non riesce quasi mai a ripartire in contropiede, limitandosi ad amministrare le folate di Mosca e compagni. Il muro biancoscudato regge bene anche quando la formazione di Vecchiato prova a sfondare sulle fasce, ma non va al di là di qualche improperio nei confronti dell’assistente Polo-Grillo di Pordenone, reo di aver sbandierato un paio di fuorigioco dubbi.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Con una prova da squadra cinica e matura il Padova si sbarazza 2-0 anche del Belluno, terza forza del campionato, e continua la sua marcia in vetta alla classifica. E poco importa che il gol di Peluso al 95′ regali all’Altovicentino la vittoria nei confronti dell’Union Pro, tenendo invariato il distacco di 10 punti. I Biancoscudati raccolgono il sesto successo consecutivo, trascinati da una doppietta del solito Amirante, arrivato alla sbalorditiva media di otto gol segnati in sette partite giocate. Sono tanti i segnali positivi che arrivano dal Polisportivo, campo espugnato per la prima volta nella storia biancoscudata: da una difesa che per la seconda volta consecutiva non incassa gol alla leadership di Cunico, autore dei due sontuosi assist di giornata. Bomber Savio. Lanzotti, com’era nelle previsioni della vigilia, non ce la fa, e si accomoda, con tanto di stampelle, in tribuna. Per fortuna di Parlato, che in caso contrario avrebbe dovuto stravolgere la formazione per la regola degli “under”, Petkovic è abile e arruolabile e riprende il suo posto in porta, a distanza di più di due mesi dall’infortunio patito nell’ultima gara del 2014 contro il Ripa La Fenadora. La partita inizia a ritmi molto alti e la prima occasione capita sui piedi del bomber di casa Corbanese, capocannoniere del girone, che al 6′ si mostra anche fin troppo altruista e tutto solo in area di rigore, defilato sulla destra, invece di puntare la porta, prova a servire Posocco in mezzo, ma il compagno non ci arriva per un soffio insieme a Mosca.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) È arrivata la terza doppietta di Amirante, ma grandi sono stati i due assist di Cunico… «Poche settimane fa Marco aveva detto che si meravigliava di essere il capocannoniere della squadra: lui si sente più un rifinitore, e qui ha fatto ciò che gli piace. Complimenti a lui, non è facile, alla sua età e con la sua grande esperienza, calarsi in questo campionato e giocare con quella cattiveria e con la voglia di un ragazzino». Seconda gara consecutiva senza prendere gol. Soddisfatto? «È uno degli obiettivi che ci siamo posti per valutare i nostri miglioramenti. Ai ragazzi dico sempre che, se non riusciamo a fare gol, la partita deve finire 0-0, non dobbiamo calare di attenzione. Abbiamo fatto bene anche sotto questo punto di vista, vincere qui è stata una bellissima soddisfazione». Sei centri di fila: ha intenzione di battere il suo stesso record? «Lo prendiamo come un obiettivo, cominceremo a pensare anche a questo. Ma non viviamo sugli allori, affrontiamo ogni domenica con il massimo impegno, poi starà a me valutare chi ha la voglia di non mollare mai».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Quanto è stato decisivo sbloccarla dopo soli 8 minuti? «È stato importante, ma ancor più importante è stato che, a differenza di altre volte, la squadra si sia dimostrata più matura: dopo il vantaggio, mentre in un’altra occasione (a Mogliano, con l’Union Pro, ndr) c’era stato un calo mentale, abbiamo dimostrato di essere cresciuti, e questo fa ben sperare per il futuro». Tatticamente dove l’avete vinta? «I ragazzi sono stati veramente forti all’inizio della gara dal punto di vista mentale, leggendola bene e resistendo a qualche sfuriata del Belluno, e poi bravi e cinici alla prima occasione utile. Da lì in avanti abbiamo sofferto il giusto, e l’abbiamo chiusa nel secondo tempo». Le è piaciuta la grande personalità della squadra nel concedere pochissimo e ripartire? «Era quello che avevamo preparato: sarebbe stato inutile attaccarli con la difesa molto alta, perché tecnicamente loro sono bravi e hanno punte veloci. Innanzitutto abbiamo cercato di farli giocare solo da un lato, quello nel quale potevano avere qualche difettuccio, poi siamo sempre ripartiti con gli esterni e con Amirante».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) A furia di pensare (ed esaltarsi) ai 10 punti di vantaggio sull’Altovicentino, si rischiava di non accorgersi che forse, sotto traccia, il Padova sta inseguendo un altro record. Le otto vittorie consecutive, che ad inizio campionato avevano permesso a Parlato di timbrare il miglior avvio di sempre della storia biancoscudata, ora iniziano a vacillare: perché con il successo di ieri a Belluno, il sesto consecutivo, i Biancoscudati hanno messo nel mirino il loro stesso primato. Parlato se l’è posto come obiettivo, ma intanto può godersi i tre punti strappati su un campo per nulla agevole: «Forse vedendola da fuori la gara è sembrata abbastanza semplice», le parole del tecnico della capolista. «La realtà è che non è stato affatto così. Eravamo consapevoli che non lo sarebbe stato, e con questi tre punti abbiamo fatto un passo importante: la squadra ha dimostrato di potersi presentare in casa della terza forza del campionato e di poter disputare una partita umile e combattiva».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) A non far abbassare la guardia ci penseranno Parlato e il capitano Cunico: «Già la settimana scorsa c’era stata tanta euforia, ma siamo stati bravi ad isolarci», spiega il numero 10. «Dobbiamo continuare a restare con i piedi per terra e pedalare. È lunga e siamo in alto, ma se dovessimo cadere da lì, ci faremmo molto male. Ora pensiamo all’Arzignano, che all’andata ci ha messo in grande difficoltà». Questo Padova, però, sembra più forte di tutto. «Siamo contenti perché abbiamo vinto con autorità e siamo stati cinici». I due assist, poi, sono state due gemme. «Nel primo gol ho visto con la coda dell’occhio che Amirante stava facendo il movimento alle spalle dei difensori, nel momento in cui ho controllato la palla ho fatto un’esecuzione veloce per cambiare gioco e lui è stato molto bravo a segnare. Nel secondo sono caduto ,ma sono riuscito lo stesso con la punta del piede a servire Savio».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Una coppia d’oro e da categoria superiore. Il doppio “gancio” che ha spedito al tappeto il Belluno porta le firme di Cunico e Amirante. Il primo la mente dei due sontuosi assist, il secondo il braccio infallibile sotto porta. «Il capitano mi ha regalato due cioccolatini e io dovevo solo buttarla dentro», sorride il centravanti ligure. «Ma il merito non è mica solo mio e di Cunico. Tutta la squadra ha girato benissimo e ci ha permesso di segnare». Otto gol in sette partite: è il periodo più bello della sua carriera? «Dopo tre anni infernali non vedevo l’ora di tornare a giocare, segnare e divertirmi. Andare ad esultare sotto una curva piena di tifosi è un’emozione fantastica. Sono venuto a Padova per questo». Arrivare in doppia cifra, in termini di gol, sembra ormai una formalità. «Intanto penso solo a vincere il campionato, mancano dieci battaglie e non possiamo assolutamente abbassare la guardia. Se poi dovessero giungere tanti altri gol, sarò ancora più contento. Intanto questa doppietta la dedico a mia mamma Anna».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Roberto Bonetto applaude il comportamento degli 800 tifosi biancoscudati arrivati a Belluno: «Dopo la brutta esperienza della squalifica del campo, credo che i nostri sostenitori abbiano capito le sciocchezze fatte e abbiano dimostrato la loro forza. Sono il nostro uomo in più e sono loro che danno gli stimoli a me e a Bergamin di voler portare in alto il nome del Padova». Grandi sorrisi e abbracci tra i due soci, che si sono complimentati con Parlato e i suoi per «l’ottima prova di maturità», spiega il presidente. «Abbiamo giocato in maniera intelligente senza scoprirci e con grande attenzione tecnico-tattica. Mi hanno impressionato la mentalità e la voglia di vincere raggiunte da questa squadra».

Ore 08.40 – Serie D girone C, il prossimo turno (venticinquesima giornata, domenica 8 marzo ore 14.30): AltoVicentino-Montebelluna, Clodiense-Mezzocorona, Dro-Fontanafredda, Giorgione-Belluno, Kras Repen-Union Pro, Legnago-Mori Santo Stefano, Padova-ArziChiampo, Sacilese-Tamai, Union Ripa La Fenadora-Triestina

Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 59, AltoVicentino 49, Belluno e Sacilese 43, Clodiense 41, ArziChiampo 37, Montebelluna 36, Union Pro 33, Fontanafredda, Tamai e Union Ripa La Fenadora 31, Giorgione 29, Legnago 26, Kras Repen 25, Triestina 24, Dro 22, Mezzocorona 12, Mori Santo Stefano 11.

Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della ventiquattresima giornata: Arzichiampo-Clodiense 1-3, Belluno-Padova 0-2, Fontanafredda-Legnago 2-3, Mezzocorona-Dro 1-1, Montebelluna-Union Ripa La Fenadora 0-0, Mori S. Stefano-Sacilese 0-2, Tamai-Kras Repen 1-2, Triestina-Giorgione 4-2, Union Pro-AltoVicentino 0-1

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Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 1 marzo: il Padova espugna Belluno grazie ad una doppietta di Amirante e mantiene il vantaggio di dieci punti sull’AltoVicentino, che vince in extremis contro l’Union Pro.




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