Live 24! Padova-SudTirol, il giorno dopo: sconfitta che brucia, ma da domani si pensa al Cittadella

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Ore 20.50 – Intervenuto pochi minuti fa su Rai Radio 1 nel corso del programma “Domenica Sport”, Carmine Parlato è tornato a parlare brevemente della sconfitta di ieri col SudTirol e del girone A di Lega Pro. Queste le sue dichiarazioni: “La battuta d’arresto col SudTirol? Anche noi abbiamo assaggiato la prima sconfitta in campionato, loro hanno disputato un’ottima gara mentre noi ci siamo “incontrati” lo stesso giorno nel fare una prestazione negativa, come ho detto ai ragazzi. Ma non bisogna farne un dramma, anzi ricarichiamo le pile in vista del derby di sabato col Cittadella! Bassano e FeralpiSalò a sorpresa davanti? Abbiamo giocato sabato scorso con la squadra bresciana, è ben allenata da Michele Serena e ha elementi importanti per la categoria, mi ha fatto un’ottima impressione e sta facendo in modo di far parlare il campo”.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) «Posso sbagliare ma di certo non sbaglio con la testa degli altri. Magari non sembra che abbia una grande personalità, ma vado per la mia strada e se devo fare una scelta la faccio. Sempre con la mia testa». Pochi minuti dopo il triplice fischio finale Alberto Colombo, forte di una bella vittoria, si esprime con la pacatezza di sempre, ma al tempo stesso ribadisce in modo orgoglioso il suo ruolo e cerca di mettere fine alle polemiche. Mister l’abbraccio della squadra è sicuramente un segnale preciso. «Un significato particolare, certo». Soddisfatto della prova dei suoi questa sera? «Abbiamo fatto una gara non bellissima, ma di grande sostanza. Non è facile venire a Mantova e vincere due a zero, praticamente senza mai rischiare nulla. Solo dopo il 2-0 abbiamo concesso qualcosa. Prima no». Il cambio del modulo ha dato dunque i suoi frutti. «Sì. Questa è la fortuna dell’allenatore. Quando si azzecca si diventa un eroe, quando invece sbagli…». Di certo non possiamo dire che ci siano giocatori che giocano contro l’allenatore. «Lo spirito di questo gruppo è da esaltare. Probabilmente abbiamo visto una Reggiana più di sostanza, con meno qualità nel fraseggio, ma che se gioca così può darci grandi soddisfazioni». Quanto ha inciso il nuovo schema, con 5 centrocampisti? «Sicuramente abbiamo avuto più copertura. Ma ho visto soprattutto una crescita personale ed usciamo da qui con qualcosa di più che dobbiamo portarci dietro». Quanto le fa piacere a livello personale questa vittoria? «Questi momenti fanno godere. Ogni tanto queste soddisfazioni fanno bene all’ego di un allenatore». Che Regia ci dobbiamo aspettare adesso? «Forse i tifosi hanno negli occhi la squadra dello scorso anno, che faceva un calcio più propositivo. In questo momento abbiamo più difficoltà, ci sono elementi nuovi, dobbiamo trovare le giuste distanze in campo e conoscerci. Ma oggi tutti hanno dimostrato concretezza, quella che le grandi squadre devono avere anche nei momenti difficili. Abbiamo dimostrato anche cuore e determinazione».

Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana torna dalla difficile trasferta di Mantova con tre punti meritati che riportano tanta serenità in tutto l’ambiente. Dopo una settimana passata tra qualche mugugno dei tifosi per i risultati che stentavano ad arrivare e frecciate, anche pesanti, tra il dg Raffaele Ferrara ed il tecnico Alberto Colombo la miglior risposta che il gruppo poteva dare è arrivata ieri sera al Martelli di Mantova dove i granata si sono imposti per 2-0 davanti ad oltre 600 supporters arrivati con pullman ed auto da Reggio. Una vittoria non scontata alla vigilia perché i lombardi avevano in organico giocatori esperti come Caridi, Dalla Bona o l’ex Ruopolo ma soprattutto perché la Reggiana è partita dal primo minuto col nuovo schema tattico, provato finora solo poche volte in allenamento, che prevede una difesa a tre composta da Spanò, Parola e Sabotic, un centrocampo a cinque con Mogos, Bruccini, Maltese, Bartolomei e Frascatore per finire con Siega dietro all’unica punta Arma. I meccanismi sono ovviamente da oliare ma l’esperimento è riuscito anche se Colombo, più del gioco, chiedeva una squadra viva, undici giocatori che in campo dessero l’anima indipendentemente dal risultato e che comunque stavolta è arrivato. Difficile trovare un giocatore che abbia steccato: qualche incertezza in più solo per Frascatore ma non era in perfette condizioni fisiche, uscendo nella ripresa claudicante. Ma la grande sorpresa è stata senza ombra di dubbio Paolo Bartolomei, alla prima con la maglia da titolare e col gravoso compito di sostituire un certo Angiulli: si muove dappertutto, ogni pallone passa da lui, attacca, verticalizza ed è suo anche il pallone per Arma che sblocca la partita. Segnali positivi anche per Mogos che sulla destra, ma in posizione più avanzata, riesce a rendersi maggiormente pericoloso. E’ vero, per Bruccini e compagni la gara si è incanalata da subito sulla buona strada perché alla prima occasione Arma ha fatto centro inserendosi perfettamente in area, come detto, su un pregevole lancio di Bartolomei dalla tre quarti: ed eravamo solo al 6′. Ma era quello che ci voleva, quello che forse è mancato nelle ultime gare, quel gol che tornava a dare fiducia alla squadra e che allentava la pressione degli ultimi giorni. Una rete iniziale che invece ha tagliato le gambe ai padroni di casa che per tutto il primo tempo non sono riusciti ad imbastire un’azione pericolosa dalle parti di Perilli. Nella ripresa Maspero, il tecnico del Mantova, prova a dare maggiore offensività alla sua squadra con l’ingresso di Caridi e Momentè ma la difesa granata si fa sempre trovare pronta, anche grazie alla buona prestazione di Parola non solo in fase di regia. Questo assetto li espone alle ripartenze granata che già al primo giro di lancette potrebbe chiudere la gara ma Siega, imbeccato dal solito Bartolomei, non riesce a girare verso la porta. Il possesso palla è dei locali ma alla tre quarti le idee si spengono e Perilli è chiamato in causa solo un paio di volte dalla distanza, facendosi trovare sempre pronto. Nei minuti finali però è la Reggiana a tornare a farsi pericolosa in avanti grazie all’ingresso in campo di Giannone che ha messo un po’ di scompiglio. Proprio lui, al minuto 88, si guadagna una punizione da posizione molto favorevole che trasforme in rete grazie alla deviazione di Gavazzi. Questo è stato il momento più importante del match perché alla seconda segnatura tutta la panchina ha abbracciato il mister, tutta la squadra si è stretta attorno al suo allenatore, questo era quello che il tecnico di Lecco probabilmente avrebbe sognato prima di partire per Mantova. Un tributo che anche i tifosi, al fischio finale, gli hanno dato. 9 punti, uno in più dell’anno scorso, oltre a fare morale danno alla squadra la consapevolezza di poter giocare per il vertice del torneo, avendo trovato anche un altro sistema di gioco da utilizzare in base all’avversario di turno.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Lo sguardo perso nel vuoto, parole che escono dalle labbra a fatica e si ripetono come si trattasse di una terapia di autoconvincimento. Faticano a mascherare la delusione i due biancorossi intervenuti in sala stampa a commentare la sconfitta. Anzi, non ce la fanno proprio. «E’ difficile descrivere una gara così – attacca Gaetano Caridi -, il calcio a volte ti mette di fronte a prove in cui cerchi di trovare soluzioni a una situazione negativa. Ma soluzioni vere e proprie non ce ne sono, perché la soluzione la danno solo i risultati. Credo non esista un problema di rendimento dei singoli, se la squadra non gira la responsabilità è di tutti. Di questo siamo consapevoli. Dobbiamo e possiamo fare qualcosa di più e lo otterremo attraverso il lavoro». Gli viene chiesto del confronto coi ragazzi della Te, sotto il loro settore, a fine gara: «Hanno ribadito che sono al nostro fianco. Ma ovviamente, come tutti, vogliono da noi qualcosa di più. Non è un bel momento, inutile nasconderlo». Edoardo Scrosta si rammarica per l’errore che ha spezzato l’equilibrio nel risultato, dopo soli 6’: «Vorrei rivedere il video dell’azione ma credo di essermi lasciato sorprendere nella marcatura dalla velocità dell’attaccante granata. Avrei dovuto stargli più vicino. Abbiamo fatto fatica sotto tanti aspetti e dobbiamo lavorare ancora parecchio per raggiungere standard di gioco accettabili. Ci sono tanti giocatori nuovi e, presi singolarmente, sono anche forti ma in questo momento gli automatismi non sono perfetti e l’affidabilità generale non è al top, soprattutto quella difensiva. Dobbiamo migliorare tutti insieme e non può servire come consolazione il fatto che la Reggiana non si sia quasi mai resa pericolosa in zona gol. Quasi senza rendercene conto abbiamo incassato due reti. Così non va bene, urge risollevare la testa andando a vincere a Cuneo».

Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) Nei corridoi del Martelli non si respira ancora l’atmosfera pesante che lascia intendere l’apertura ufficiale di una crisi, tuttavia è chiaro che i sorrisi un po’ forzati, la compattezza dei dirigenti nel chiedere tempo e la stessa disamina di mister Riccardo Maspero sono eloquenti di una situazione quantomeno delicata in casa biancorossa. «Credo che sia giunto il momento – esordisce il tecnico – nel quale dobbiamo tutti guardarci in faccia, fare un bell’esame di coscienza per capire quello che stiamo facendo ed in che modo. Perché sapevamo tutti che affrontavamo un campionato difficile, per vari motivi, però questa situazione non va bene né alla società, né a me e neppure ai nostri fantastici tifosi. Dunque bisogna trovare il modo di uscirne quanto prima e tutti insieme». Maspero affonda il coltello nella piaga: «Credo che la partita con la Reggiana sia sintomatica del momento che stiamo attraversando. Una gara persa 2-0 con un errore nostro nei primi minuti ed una sfortunata autorete nel finale su una palla che sarebbe finita fuori. In mezzo ci sono stati novanta minuti nel complesso equilibrati dove abbiamo concesso poco o nulla ai nostri avversari, pur se è vero che a nostra volta raramente siamo stati pericolosi. In definitiva spesso partite così potrebbero finire 0-0. Mi sembra che la squadra abbia messo cuore e tanta determinazione, ma nel complesso è mancata la qualità: senza la quale i nostri sforzi vanno a sbattere contro una montagna invalicabile. La realtà, fuori dai denti – prosegue Maspero – , è che al momento attuale qualche singolo sta rendendo meno di quanto ci aspettassimo: i moduli li abbiamo provati più o meno tutti e l’impegno non è mai venuto meno ma la volontà da sola non basta. Dunque guardiamoci dentro e se siamo convinti di dare già il 100% dobbiamo dare il 200% e tirare fuori le palle. Il mio compito è quello di analizzare quello che sta succedendo ed evitare di sbagliare nelle scelte dei giocatori, perché così non va». In chiusura l’allenatore torna sui moduli e sulle sostituzioni: «Il 3-5-2 di partenza voleva creare superiorità sia numerica che tecnica in mezzo al campo ma è evidente che abbiamo trovato delle difficoltà nella zona nevralgica. Nella ripresa ho dovuto sostituire forzatamente Ruopolo e poi ho provato anche il 4-2-4 per tentare di aggirare la Reggiana sugli esterni. Il cammino è ancora lungo per fortuna ma abbiamo necessità di ritrovarci tutti al meglio per creare il nostro gruppo forte e vincente».

Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova incassa una bruciante sconfitta nel derby casalingo con la Reggiana al termine di una gara subito in salita (granata in vantaggio al 6’ con Arma) e nella quale i biancorossi cambiano tre moduli tattici senza venire a capo della confusione che regna sovrana in mezzo al campo. Così il 2-0 di Giannone a pochi minuti dal termine sembra il giusto epilogo, per un match in cui il Mantova tira appena due volte in porta e non riesce neppure a sopperire con la grinta (nessun ammonito) alla mancanza di idee. Scivolando in classifica in zona playout. Si comincia con entrambe le squadre che rinunciano al loro modulo tattico classico per l’evidente timore di correre rischi. Così Maspero manda in panchina capitan Caridi (la fascia va a Ruopolo) e vara un 3-5-2 come aveva fatto nell’infausto primo tempo di Cremona. Il suo collega Colombo accantona invece il 4-3-3 e propone un 3-5-1-1, con Siega alle spalle dell’unica punta Arma. Neanche il tempo di sistemarsi in tribuna ed ecco che i peggiori incubi biancorossi si materializzano: su lancio lungo di Maltese la difesa s’addormenta e Arma si presenta tutto solo davanti a Bonato, infilzandolo proprio sotto la curva Te. Così tutti i piani di Maspero vanno a farsi benedire: il Mantova ora deve infatti attaccare alla ricerca del pari, mentre la Reggiana può chiudersi sulla trequarti e ripartire negli spazi. Come al 22’, quando Bonato blocca a terra un destro del solito Arma. Sull’altro fronte Perilli non si sporca invece neppure i guanti. Il tecnico biancorosso prova a cambiare qualcosa: prima (25’) sposta Di Santantonio nel ruolo di trequartista, tornando al classico 3-4-1-2; poi (38’), visto che non basta, tira fuori dalla naftalina Caridi e lo butta dentro al posto di Foglio. La squadra è rivoluzionata: Scrosta va a fare il difensore di destra, Carini passa dall’altra parte, Di Santantonio diventa inedito esterno destro e Sereni passa sull’altra fascia. Risultato? Il Mantova spinge un pochino di più, ma non combina niente di particolare. Tant’è che l’unico tiro in porta arriva nel recupero, con una punizione di Dalla Bona che Perilli respinge in tuffo. Totale all’intervallo: gioco zero, tante pallonate alte, Dalla Bona spento in regia e attaccanti mai in condizione di avere palloni giocabili. Ah, dimenticavamo, difesa a forte rischio su ogni ripartenza granata. Maspero lascia negli spogliatoi Ruopolo e all’inizio della ripresa presenta in prima linea Momentè al fianco di Anastasi. Ma è ancora la Reggiana a mancare un gol clamoroso con Siega (1’) e un’ottima occasione con Arma (9’). Gli ospiti manovrano agevolmente negli spazi, il Mantova invece non trova il bandolo della matassa. E al 18’ allora Maspero spende anche il terzo cambio: fuori Dalla Bona, dentro Ungaro. Altra rivoluzione tattica: ora i biancorossi giocano 4-2-4, con Ungaro e Caridi esterni d’attacco. L’Acm prova inutilmente a bucare il “muro” granata, gli ospiti difendono con ordine, ripartendo talvolta pericolosamente. Mister Colombo inserisce Giannone e Angiulli per Frascatore e Bartolomei, senza variare assetto tattico. E proprio il neoentrato Giannone, dopo l’unico sussulto biancorosso firmato Momentè, chiude il match (43’) su punizione, aiutato da una deviazione di Gavazzi. Purtroppo, non fa una grinza.

Ore 18.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Difficile mantenere la calma dopo un 4-1 in trasferta che significa anche quinto risultato utile consecutivo (2 vittorie e 3 pareggi) e “zona Champions”. Ce la fa Tedino, maestro evidentemente di training autogeno. «Dove può arrivare questo Pordenone? Vi risponderò – esordisce – all’inizio del girone di ritorno. Siamo partiti con l’obiettivo della salvezza. È ancora troppo presto per alzare l’asticella delle nostre ambizioni. Certo – ammettere – se continueremo a fare risultati con continuità potremo puntare un po’ più in alto». I cronisti dello Speroni gli chiedono come sia possibile che Cattaneo giochi solo in terza serie. «Luca – annuisce Tedino – è un giocatore formidabile. Non solo per quello che fa in campo, ma anche per la serietà che mette negli allenamenti e nella vita di ogni giorno. Siamo fortunati ad averlo con noi. Bravi anche – aggiunge – a metterlo nelle condizioni ideali per esprimersi al meglio». Poi il tecnico allarga il raggio. «Luca non è l’unico grande giocatore e grande uomo che ho a disposizione. Ce ne sono altri che stanno affrontando questa avventura con grande serietà». In sala stampa arriva anche Michele De Agostini, tornato al gol dopo un anno intero. «Sì – annuisce – il figlio d’arte – finalmente. Era da tanto che volevo dedicare un gol a mia figlia nata otto mesi fa. Ce l’ho fatta». Subito dopo aver visto la palla in rete, De Agostini si è proiettato verso la panca ad abbracciare Andrea Toffolo, collaboratore tecnico di Tedino. «Col mister – sorride Michele – è nato un rapporto di amicizia oltre che di lavoro. Gli avevo promesso che in caso di gol sarebbe stato il primo che avrei abbracciato. Così è stato». Sabato arriverà al Bottecchia la Cremonese che ora non fa più paura. «È una delle grandi – premette De Agostini – ma se manterremo la stessa determinazione dei primi cinque turni potremo giocarcela alla pari anche con i grigiorossi».

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Sì, è vero. L’Aurora ne aveva già presi quattro dal Pavia. Cinque addirittura dal Feralpi. Ma nell’ultima (1-2) con l’Albinoleffe aveva dimostrato di essere in crescita. Non abbastanza, evidentemente per arginare un Pordenone straripante, deciso, sicuro e anche bello da vedere. Diretto da un ottimo Pederzoli e illuminato da un Cattaneo immenso. Se questo è il vero livello qualitativo del team di Tedino, il popolo neroverde vivrà una stagione ricca di soddisfazioni. Come annunciato alla vigilia si ritorna al 4-3-3. Dietro il tecnico conferma Marchi a fianco di Stefani; rientra De Agostini e va a occupare la fascia sinistra. In mezzo tutti piedi buoni: Mandorlini, Pederzoli e Pasa. Punta avanzata è De Cenco con Cattaneo e Finocchio esterni. Oliva manda in campo uno solo dei nuovi, Coppola, che si piazza al centro della linea a tre alle spalle di Montini; due gli interditori davanti alla difesa a quattro. Per 20′ non succede nulla. L’unica nota è la sostituzione di Pisani (infortunato) rilevato da Marchiori. Poi Pederzoli accende la luce neroverde e i ramarri si esibiscono, favoriti dalla distanza fra i reparti bustocchi. In tanto spazio vanno a nozze i tre giocolieri neroverdi. De Cenco davanti fa da specchietto per le allodole che si raggruppano tutte intorno al brasiliano lasciando spazi invitanti per i ramarri che arrivano da dietro o macinano le fasce. Il primo tentativo vero (20′) è di De Cenco (testa su piazzato di Pederzoli). Palla oltre la traversa. Due minuti dopo è Mandorlini a spedire a centro per la testa De Cenco. Demaljia alza in angolo. I tempi sono maturi e al 25′ il Pordenone passa. Cross di Finocchio per la stoccata di Cattaneo. Demaljia respinge, ma lo stesso “Veleno” ribadisce in rete. Insistono i neroverdi e al 35′ raddoppiano sul quinto angolo. Batte Pederzoli, stacca e insacca di testa De Agostini. I ramarri vanno al riposo accompagnati dagli applausi. L’Aurora prova a reagire al rientro con Zaro (51′). Tomei sventa. Poi i neroverdi decidono di ravvivare il match. Non si capiscono Stefani e Tomei e regalano il pallone a Taino che ringrazia e dimezza le distanze (52′). Niente paura, il ramarro oggi è dirompente. Al 56′ cross di De Agostini, botta sul palo di Cattaneo e ribattuta sprecata da De Cenco. Al 61′ “Veleno” si beve l’avversario e spedisce in mezzo; Demaljia respinge di piede, arriva Pasa e insacca il 3-1. C’è gloria anche per De Cenco che 3′ dopo sigla il 4-1 sull’ennesimo assist di un Cattaneo inarrestabile. Gara finita, anche se nell’ultima mezzora il Pordenone (Demaljia al 77′ nega la doppietta a De Cenco) potrebbe addirittura incrementare il bottino. Sabato (17.30) al Bottecchia arriverà la Cremonese, tanta serie B e in A sino a 20 anni fa. Il ramarro non ha paura.

Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) Gli allenatori raggiungono la massima felicità quando si sposano due aspetti: qualità del gioco e risultato pieno. Bruno Tedino esce dunque al top dallo “Speroni” perché il Pordenone supera la Pro Patria con grande merito. «Il successo è arrivato offrendo un’ottima prestazione – afferma –: non ci sono serviti mezzucci e non abbiamo vinto in seguito a un episodio». Così, poi, sul futuro della squadra, ormai salita a 9 punti. «La partenza è stata buona, ma continuiamo a pensare che la salvezza è il nostro obiettivo». Tedino è soddisfatto per la prestazione dei suoi. «Avevo chiesto grande rispetto nei confronti della Pro Patria e umiltà: ho ottenuto entrambe le cose – attacca l’allenatore –. Anche noi, per certi versi come l’avversario, abbiamo iniziato tardi la preparazione. Oggi (ieri, ndr) abbiamo disputato una buonissima gara, trovando due gol nel primo tempo e altrettanti nella ripresa. Abbiamo sviluppato un certo tipo di gioco. Ci sono segnali che testimoniano che i tre punti sono giusti. Continuiamo così». Il tecnico, oltre a chi ha giocato, ringrazia chi non è stato della gara. «Se riusciamo a esprimerci in questo modo – spiega – è anche merito dei ragazzi che non sono scesi in campo. E’ il successo del gruppo. E questa vittoria testimonia la grande maturità raggiunta da parte di tutti». Dopo un inizio così, da imbattuto, dopo una vittoria che così larga non arrivava da quasi due anni, è normale chiedersi a cosa il team può puntare. Tedino risponde così: «E’ chiaro che, se chiudiamo il girone d’andata a 30 punti, qualcosa bisogna rivedere negli obiettivi – afferma il tecnico –. Per ora tuttavia ricordiamoci da dove siamo venuti e, quindi, che la salvezza rimane sempre il nostro traguardo primario. Il campionato è solo all’inizio, possono succedere tante cose». Chiusura con un pensiero ai singoli: su Cattaneo («ragazzo calcisticamente da sposare») e su Baruzzini, classe ’97 del vivaio, che ha debuttato in campionato. «Ci sta regalando soddisfazioni – spiega Tedino –: contiamo di lanciare altri giovani come lui».

Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Un Pordenone da lustrarsi gli occhi. Anticipiamo le obiezioni: la Pro Patria è una squadra ancora in cantiere, modesta, non a caso ancora ferma a zero in classifica. E in effetti diciamo subito che sarebbe folle montarsi la testa. Ma è altrettanto giusto riconoscere l’importanza della prima vittoria esterna di questo Pordenone, che, sciorinando un gioco fluido e brioso, passeggia letteralmente allo “Speroni” di Busto Arsizio, aggiudicandosi facilmente i tre punti in un match nel quale aveva tutto da perdere, dribblando il classico trabocchetto. Un successo netto e strameritato, largo come non ne otteneva da tempo, esattamente dal 1º dicembre 2013, quando sbancò il Rocco di Trieste con lo stesso risultato. Affermazione che vale il terzo posto nella classifica di Lega Pro. Il riento di Pedrezoli in mezzo al campo e il conseguente ritorno al collaudato 4-3-3 danno immediatamente vigore alla spinta dei neroverdi, che partono forte e crescono con il passare dei minuti, sino a infiammarsi nella fase centrale del primo tempo: al 21’ scende sulla destra Mandorlini e crossa teso: De Cenco con una splendidatorsione colpisce di testa e costringe il portiere avversario un vero miracolo per deviare oltre la traversa. È il preludio al gol, che arriva 25’: Finocchio abbandona la timidezza, si libera bene sulla fascia sinistra e crossa lungo dalla parte opposta, dove arriva in corsa Cattaneo. Tuffo per l’incornata ravvicinata e Demalija respinge, ma la palla resta lì, s’impenna e lo stesso cattaneo, non certo uno spilungone, è lesto a prendere il tempo allo stesso estremo difensore e a insaccare, ancora di testa, anticipandone l’uscita. Non si placa la fame dei ramarri. Al 27’ punizione lato corto sinistro dell’area dei padroni di casa. Pederzoli cerca lo specchio della porta con una conclusione liftata rasoterra, Demalija respinge proprio in mezzo alla mischia creatasi in area, ma un difensore locale anticipa in extremis l’intervento di Finocchio. Il Pordenone è totalmente padrone del campo: al 33’ altra conclusione di Cattaneo deviata dal portiere in angolo. Sul corner susseguente Pederzoli dalla bandierina pesca sul primo palo il liberissimo De Agostini, che indisturbato mette dentro di testa il meritatissimo 2-0. Nella ripresa non cambia la musica e gli ospiti continuano a dettare legge, mandando in visibilio i pochi, encomiabili tifosi al seguito. Eppure, per colpa di un malinteso tra capitan Stefani e il portiere Tomei, che sbaglia l’uscita su una palla in profondità di Degeri, la Pro Patria al 7’ accorcia inaspettatamente le distanze: Taino approfitta del pasticcio difensivo e insacca a porta sguarnita la rete dell’1-2. La gara sembra riaperta, ma è solo un’illusione perché la truppa di Tedino non si lascia intimorire e continua a “triturare” gli avversari con un gioco efficace a due tocchi che sfonda per vie centrali e ancora più spesso sulle fasce. Al 10’ De Agostini all’altezza del vertice sinistro dell’area locale alza la testa e vede dalla parte opposta Cattaneo. Cross preciso e sinistro al volo di controbalzo dell’esterno neroverde, che si stampa sul palo. La sfera giunge al liberissimo De Cenco che da due passi e a porta vuota, incredibilmente di testa porge di fatto la palla al portiere, ancora fuori dai pali. Al 16’, proprio nel momento forse migliore della Pro Patria, il Pordenone trova il colpo del ko grazie a un’accelerazione del solito Cattaneo che vola sulla fascia destra, rientra sul piede mancino e mette in mezzo, dove De Cenco e Finocchio sono anticipati dall’uscita di piede del portiere Demalija, palla che arriva a Pasa, preciso rasoterra e gol del 3-1. Due minuti più tardi ancora l’incontenibile Cattaneo si produce in un’azione fotocopia: guadagna quasi il fondo sulla fascia destra, rientra, crossa col piede mancino e stavolta l’assist è al bacio per l’incornata in tuffo del brasiliano De Cenco, che così riscatta il clamoroso errore precedente. E finisce in gloria.

Ore 17.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Servivano conferme, come aveva chiesto mister Sottili alla vigilia. E il Bassano ha risposto «presente» al tecnico, centrando la quarta vittoria di fila con il Cuneo. Cinque gare sin qui giocate sono ancora poche per abbozzare un giudizio definitivo su Iocolano e compagni, ma la vetta della Lega Pro adesso è salda. Se il buongiorno si vede dal mattino, la Virtus si candida al ruolo da protagonista per cui è stata costruita. L’avversario di turno al Mercante è ancora a secco di vittorie e per il testa-coda sogna di fare lo sgambetto alla capolista. La partita invece si sblocca subito, il preludio al gol lo firma Barison la cui inzuccata viene salvata da Bonomo, sulla respinta corta il Bassano passa. Falzerano al volo dal limite si inventa un capolavoro con l’esterno, la palla prende una traiettoria a palombella veloce e si infila sotto l’incrocio. Il centrocampista è il sesto giocatore a rete per i giallorossi, segno tangibile che la squadra ha un potenziale offensivo in ogni reparto. Dopo il vantaggio la frazione segue il più classico degli schemi: i padroni di casa pazientemente cercano il raddoppio, gli ospiti provano a sfruttare i pochi spazi concessi. Gli unici acuti piemontesi sono tra il 26’ e 27’ quando prima Franchino, poi Banegas provano (senza per altro riuscirci) a impensierire Rossi. La nota negativa della gara è l’infortunio muscolare a Candido. Il regista deve lasciare il posto a Misuraca a dieci minuti dall’intervallo. Un cambio che non modifica gli assetti della squadra di Sottili. Le leggi del pallone si confermano anche sul raddoppio. Rete sbagliata e rete subita: Gorzegno sfiora il pari, sul rovesciamento di fronte il Bassano raddoppia con Misuraca che infila Tunno con un rasoterra su assist di Pietribiasi. A inizio ripresa il Cuneo prova a smuovere la partita e il neo-entrato Garin impegna un Rossi sempre attento. Al Bassano manca un pizzico di cinismo e gli ospiti hanno anche sfortuna quando una punizione di Cavalli si stampa sulla traversa. Termina coi giallorossi che amministrano palla e risultato, prima di prendersi l’applauso dei tifosi.

Ore 17.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Un Vicenza inarrestabile si sbarazza dell’Avellino e torna al successo in campionato che mancava dal primo turno, con il blitz a Modena. Un 4-1 mai in discussione e i Lupi crollano sotto i colpi dei biancorossi, cinici più che mai e soprattutto perfetti per quasi tutti i 90 minuti di gara. Le tante assenze per la squadra di Marino non hanno minimamente modificato l’assetto del Vicenza: solito 4-3-3 che è stato rivisto praticamente negli interpreti. Marino lancia dal primo minuto i giovani Pinato e Modic, D’Elia scala centrale e Galano va a fare la mezz’ala destra nei tre di centrocampo. Laverone, Vita, Urso e Vigorito gli elementi «novità» di squadra rispetto alla gara interna pareggiata 2-2 contro il Pescara. Il portiere biancorosso è costretto ad arrendersi per un problema fisico riscontrato nell’intervallo ma Marcone lo sostituisce con ottimi risultati, facendo tutto quel che può e deve sulle avanzate dell’Avellino. L’avvio di gara lascia pensare a tutt’altro genere di partita rispetto a quella che poi si vedrà in campo. I ritmi sono altissimi, le squadre non si risparmiano e l’Avellino si fa preferire nel primo quarto d’ora dove però non riesce a gonfiare la rete: Zito fa quel che vuole sulla fascia di competenza ma gli ormai noti problemi in fase di realizzazione dei Lupi, vengono tutti messi in mostra nei primi quindici minuti di gara. Tavano non riesce ancora a sbloccarsi, sfiora il palo con un colpo di testa dopo soli sessanta secondi ed evita una partenza ad handicap al Vicenza. Che si salva anche sul colpo di testa di Insigne — cercato e trovato ancora da un preciso Zito — centrale e privo di forza nonostante l’ottima posizione. Il Vicenza inizia a venire fuori solo dopo il doppio campanello d’allarme: Giacomelli sale in cattedra e dai venticinque metri lascia partire un bolide che si stampa sula traversa (17’), tre minuti più tardi Giron atterra Gatto in area di rigore. L’attaccante biancorosso non si tira indietro e, come una settimana fa, realizza il calcio di rigore che vale il momentaneo vantaggio. L’Avellino torna a martellare, a cercare di far prevalere il fattore campo e risale in cattedra. Il gol del Vicenza (gli irpini non subivano gol in casa dalla semifinale playoff d’andata contro il Bologna) scuote i ragazzi di Tesser ed in particolar modo Trotta, che inizia a fare la voce grossa: il suo colpo di testa (su assist del solito Zito) fa la barba al palo (24’); quando però gli arriva palla sui piedi all’altezza del dischetto l’attaccante — richiesto in estate anche dal Palermo — non sbaglia. Pinato fa quel che può ma la diagonale difensiva del giovane terzino non basta ad evitare la voglia di reazione di Trotta che, con la sua girata, insacca e pareggia i conti. La gara dei padroni di casa finisce però praticamente qui: l’Avellino scompare ed il Vicenza torna a dominare e guadagnare metri. Un pizzico di fortuna aiuta i biancorossi perché il tiro di Galano indirizzato verso lo specchio della porta è deviato da Ligi che involontariamente torna a servire l’ex Bari che davanti a Frattali non sbaglia (33’). C’è tempo per un altro errore – clamoroso – di Tavano prima dell’imbarazzante autogol di Biraschi, disturbato sì da Raicevic ma fin troppo ingenuo nell’accompagnare palla in rete e consegnare all’Avellino altri 45 minuti di completa agonia. Giacomelli in avvio di ripresa con una magia su calcio di punizione fa 1-4 e chiude virtualmente i conti. L’Avellino prova a cambiare le carte in tavola, il Vicenza si limita ad aspettare che il tempo passi affidandosi alle belle parate di un Marcone che rimpiazzare Vigorito nel modo migliore. Tre punti d’oro per il Vicenza di Marino, ancora imbattuto e che si issa nelle zone nobili della classifica, subito alle spalle delle squadre che comandano la cadetteria.

Ore 16.50 – (La Provincia Pavese) Mister Marcolini non può nascondere che qualcosa contro il Cittadella non è andato per il verso giusto. «Non sono andate un sacco di cose, non mi piace raccontare favole – esordisce il tecnico azzurro – è stata una prestazione negativa. Per quelli che devono essere i nostri standard abbiamo perso molti uno contro uno, sbagliato molti passaggi, troppe poche volte ci siamo proposti e quindi la prova è stata sicuramente sotto tono. Dispiace soprattutto averla persa nel momento in cui non dovevamo più perderla, perché comunque la squadra in una giornata negativa ha dimostrato per volontà e carattere di esserci. Eravamo riusciti a rimetterla in piedi pareggiando. Poi abbiamo preso un gol strano senza quasi ci fosse un tiro in porta in un momento in cui la partita aveva preso una piega per noi e una squadra come la nostra non deve più perderla». L’emergenza offensiva ha condizionato la formazione iniziale con un Ferretti non ancora pronto per i 90’. «Andrea sta molto meglio e lo si è visto quando è entrato in campo – ricorda Marcolini – essendosi allenato solo una settimana al pari del gruppo era rischioso schierarlo dal primo minuto e nel caso in cui lo avessimo dovuto poi cambiare in corsa le soluzioni sarebbero state ancora più risicate. Ma a prescindere dalle scelte, che hanno avuto un peso sulla partita, abbiamo sbagliato troppo». Pavan a sorpresa titolare: «Siamo partiti con due mediani davanti alla difesa per cercare di costruire gioco e aiutare Cesarini che si è adattato a prima punta con due uomini un po’ più offensivi, Cristini trequartista e Bellazzini che partiva più largo».

Ore 16.30 – (La Provincia Pavese) Con l’attacco decimato dalle assenze si fa dura contro una squadra quadrata, organizzata e fisica come il Cittadella. E la sconfitta di ieri, la prima del Pavia al Fortunati, ha confermato i timori della vigilia. Fa rabbia però che il ko sia maturato nel finale e su un cross beffardo toccato da Biasi dopo che gli azzurri, opachi per almeno metà gara, erano riusciti con caparbietà a raggiungere il pari (dopo l’ingresso in campo di Ferretti) e avevano fatto anche un pensierino, con un forcing generoso, alla possibilità di ribaltare la gara. Sarebbe stato troppo, probabilmente (già a Cuneo gli azzurri erano riusciti a strappare una vittoria insperata in extremis), ma se non altro la parte finale del match fa sperare in un pronto riscatto del Pavia. A inzio gara, dunque, non c’è Ferretti né Anastasia a fianco a Cesarini. Marcolini deve arrangiarsi ed è costretto a cambiare modulo e anche uomini, cercando di dare più fisicità di fronte a un avversario che di fisicità ne ha da vendere. Dietro al «Mago», chiamato a fungere per l’occasione da boa, piazza una coppia di trequartisti: Bellazzini e Marco Cristini. La difficoltà di arrivare in zona gol per gli azzurri è però evidente. La gara è comunque spezzettata, mentre sugli spalti la curva del Pavia omaggia quella ospite (dieci presenti). Così al 30’ l’azione che porta il Cittadella a un passo dal vantaggio è come un lampo nel cielo plumbeo sul Fortunati: Chiaretti sfonda a sinistra e pennella per la testa di Litteri che trova un doppio miracoloso intervento di Facchin, con aiuto della traversa (la seconda sul tentativo di tap-in) a chiudergli la strada per il gol, con palla che danza pericolosamente sul legno e viene allontanata non si sa nemmeno come dalla difesa azzurra. Il Pavia azzecca la prima combinazione offensiva al 37’, sull’asse La Camera-Martin che porta al colpo di testa di Pavan, con parata comoda di Alfonso, e con il tiro di Abbate da trenta metri che pare velleitario e invece si rivela insidioso. Il primo tempo pare avviato allo 0-0 quando i due baby fenomeni Jallow e Bobb (rispettivamente classe ’95 e ’96) confezionano un gran gol: discesa a sinistra e cross sul secondo palo che Bobb conclude con uno splendido sinistro al volo. Si va al riposo con la consapevolezza che bisogna fare ben di più: è il momento di Ferretti, che prende il posto di La Camera con conseguente ritorno al 3-5-2. Il Pavia sembra guadagnarci subito, Cesarini scarica a rete ma il tiro è centrale, mentre il sinistraccio di Ferretti è smorzato da un difensore. Ma il Cittadella resta pericoloso con il suo trio d’attacco, prima con Chiaretti che impegna Facchin al 10’, quindi con Jallow di testa sul contropiede di Litteri e poi al 15’ con slalom in area e servizio per il liberissimo Chiaretti sul quale si getta alla disperata Facchin: la palla rotolerebbe in rete se non ci fosse l’incredibile salvataggio sulla linea di Abbate. Il Pavia sembra prendere coraggio dallo scampato colpo del ko e si avvicina all’1-1 con la rovesciata a chiudere il cross di Ghiringhelli e poi con la punizione di Bellazzini a fil di traversa. Il pari arriva su una palla che sembra persa e Ferretti riesce a rimettere in mezzo, dove Martin che potrebbe impossessarsene viene abbattuto. E’ rigore e forse anche espulsione (chiara occasione da gol): Ferretti tocca morbido e pareggia. Due minuti dopo mezza rissa con l’arbitro caccia Bellazzini e Jallow, ma il Pavia sembra potere spendere le ultime energie per far propria la gara. Invece al 42’ arriva la beffa: il cross da destra viene solo sfiorato da Biasi, inganna Facchin che si vede sfilare la palla in rete.

Ore 16.10 – (Gazzettino) È Roberto Venturato a fare luce sul marcatore del secondo gol del Cittadella, quello che ha regalato i tre punti ai granata. Sul cross di Salvi sembrava che Biasi, nel tentativo (riuscito) di strattonare Coralli avesse infilato nella propria porta, invece l’allenatore precisa: «C’è stata la deviazione di Coralli, il gol partita è suo». Fugato ogni dubbio, Venturato analizza la partita di Pavia: «Credo che il Cittadella abbia pienamente meritato la vittoria. Una squadra che va in trasferta e crea cinque nitide occasioni da gol, recrimina su un possibile rigore e soprattutto non si vede assegnare un gol con il pallone di Litteri oltre la linea di porta di almeno cinquanta centimetri, penso si sia guadagnata in pieno i tre punti». Il tecnico ovviamente è soddisfatto della prestazione dei suoi, prima ancora del risultato finale: «Siamo andati a Pavia cercando di giocare per tutti i novanta minuti, puntando sempre alla vittoria. Di fronte c’era un avversario forte, che ha valori importanti, che lotterà per la vittoria finale, quindi la prova della mia squadra è ancora più rilevante». Un successo che proietta il Cittadella a 8 punti in classifica (due vittorie e altrettanti pareggi in quattro incontri), e fa guardare con ottimismo ai prossimi due incontri ravvicinati: sabato il derby serale con il Padova, il mercoledì successivo il recupero del secondo turno a Busto Arsizio con la Pro Patria. «La vittoria di Pavia ci restituisce un Cittadella più convinto, possiamo acquisire maggiore consapevolezza nei nostri mezzi. Detto questo, la squadra deve restare umile al punto giusto e mantenere i piedi per terra. Ogni partita va conquistata sul campo, come abbiamo fatto con il Pavia, dove abbiamo racconto una vittoria, lo ripeto, assolutamente meritata per le occasioni create». Venturato non si sofferma più di tanto sulle possibili sbavature del suo Cittadella: «Qualche cross, qualche errore commesso in area. Va bene così, nel computo finale abbiamo costruito certamente di più dell’avversario». Alla vigilia della trasferta lombarda il tecnico aveva chiesto ai suoi più carattere in campo: «Abbiamo ampi margini di crescita sotto questo punto di vista. Il Cittadella deve saper gestire determinati momenti della partita e soprattutto essere cinico davanti alla porta avversaria. Abbiamo fatto passi in avanti sotto il piano caratteriale, della determinazione, ma si può migliorare ancora».

Ore 15.50 – (Gazzettino) Al cardiopalma, ma il Cittadella torna da Pavia con una vittoria che ha un peso specifico enorme in ottica-campionato. Dopo due pareggi consecutivi, i granata – pur sprecando ancora tante occasioni – riescono a portare a casa tre punti contro un avversario che lotterà sino alla fine per i piani alti del girone: il modo migliore per proiettarsi alla settimana del derby con il Padova. Quattro novità nel Cittadella rispetto all’ultimo turno: in difesa Salvi e Donazzan sugli esterni, in mezzo al campo Bobb prende il posto di Schenetti, in avanti c’è Chiaretti (panchina per Bizzotto). Un 4-4-2 a rombo, con Chiaretti che in pratica agisce alle spalle di Litteri e Jallow. Il Pavia lascia l’iniziativa al Cittadella che mantiene quasi costantemente il possesso palla, ma fatica ad arrivare dalle parti del portiere. Nei primi venti minuti soltanto un colpo di testa di Chiaretti, debole e centrale, che non impensierisce Facchin. La gara si infiamma alla mezz’ora, con Chiaretti che scende sulla sinistra – il Cittadella trova sempre via libera da quelle parti – e pennella un cross perfetto per la testa di Litteri, il portiere ci arriva con la punta delle dita mandando il pallone sul palo, sulla ribattuta ancora Litteri, contrastato da Bellomo, colpisce la traversa, e prima che il pallone varchi la linea di porta il difensore del Pavia allontana. Incredibile. La squadra di Marcolini nel primo tempo è tutta nel tiro di Abbate (un difensore), bloccato a terra in due tempi da Alfonso. Il Cittadella passa al 43′: Jallow salta il marcatore e crossa sul secondo palo dove arriva Bobb, girata al volo di sinistro e pallone in rete. I granata tornano negli spogliatoi in vantaggio, meritatamente per le occasioni avute. Il Pavia torna in campo con un altro piglio rispetto ai primi 45 minuti, con il neo entrato Ferretti che prova la conclusione un paio di volte senza preoccupare Alfonso. Ben più pericolose le discese del Cittadella, con Jallow immarcabile: due assist al bacio, prima per Chiaretti (sinistro poco convinto, centrale) e poi per Litteri, salva sulla linea (o forse anche oltre) Abbate. Ci sono infatti le proteste dei giocatori di Venturato che invocano il gol, non è dello stesso avviso l’arbitro. Il Cittadella, comunque sia, non capitalizzato le due colossali occasioni per mettere la parola fine all’incontro. Esce Chiaretti, stremato, entra Lora, non cambia la disposizione in campo. Come spesso capita nel calcio, quando non chiudi i conti rischi la beffa, e il Pavia al 35′ arriva al pareggio: cross di Ferretti sul palo più lontano, Martin entra in contatto con Salvi, rigore. Dal dischetto Ferretti calciando malissimo riesce comunque a superare Alfonso. Jallow e Bellazzini si mettono le mani addosso, il modestissimo arbitro Pagliardini li allontana dal campo, e quando sembrava che il Cittadella avesse perso un’altra occasione, si materializza il gol della vittoria: cross di Salvi, sulla traiettoria del pallone ci sono Biasi e Coralli (strattonato), il centravanti granata probabilmente tocca con la punta del piede e infila Facchin. Giusto così: per quanto si è visto in campo, il Cittadella meritava di vincere.

Ore 15.30 – (Mattino di Padova) A fine partita, nella sala stampa dello stadio “Fortunati”, per prima cosa Roberto Venturato tiene a togliere i dubbi sulla paternità della rete che ha chiuso il confronto, per più di qualcuno un autogol di Biasi. «No, Coralli ha toccato la palla», chiarisce il tecnico del Citta, prendendosi così indirettamente i meriti per una sostituzione rivelatasi azzeccata. Poi c’è spazio per la doverosa disamina della partita. «Una squadra che fuori casa crea cinque occasioni da gol, e se ne vede negare uno regolare – perché mi dicono che la palla calciata da Litteri fosse dentro di una cinquantina di centimetri – beh, non si può dire che non meriti la vittoria. L’abbiamo ottenuta contro una rivale forte e dai grandi valori come questo Pavia, e questo le dà ancora più significato. Allo stesso tempo credo che dovremo mantenere i piedi per terra e l’umiltà vista in questa gara». Se una pecca si può trovare, ancora una volta è nella poca freddezza avuta sotto porta dai suoi uomini. «Dobbiamo essere più cinici, sì: abbiamo avuto due o tre occasioni per arrivare subito al 2-0 e chiudere la partita. Sotto il piano della determinazione, però, posso dire che un passo avanti c’è stato». Diverso, ovviamente, l’umore dell’ex biancoscudato Michele Marcolini, tecnico del Pavia. «Abbiamo sbagliato molto e non ci siamo proposti come dovevamo. Dispiace anche perché abbiamo perso questa partita nel momento in cui non doveva succedere». Nessuno dei due ex granata in campo, Bellazzini e La Camera, i ha convinto. «Ho sostituito La Camera per alzare il nostro baricentro», la spiegazione del tecnico.

Ore 15.10 – (Mattino di Padova) Pazzo, bello e vincente. Pazzo, perché ha rischiato di compromettere una partita che stava controllando con cinque minuti di autentica follia. Bello, perché dopo la prestazione balbettante dello scorso turno contro la Pro Piacenza, e contro un avversario molto più quotato come questo Pavia, il Cittadella è tornato a macinare gioco e a creare occasioni. Vincente, perché ha piazzato una scorribanda esterna che fa classifica e, ancor di più, morale: proprio quando sembrava necessario fare i conti con l’ennesima giornata sfortunata, la zampata di Coralli, nel finale, ha rimesso le cose a posto, regalando il 2-1 agli uomini di Venturato. Per quanto visto in campo è un successo meritatissimo, che vale come uno squillo all’intero campionato. Non sarà facile per nessuno al “Fortunati”. QUALITÀ E SOSTANZA. Contro il centrocampo folto degli uomini di Marcolini, il tecnico granata ha pensato bene di irrobustire la linea mediana, inserendo Bobb accanto a Iori e Paolucci, oltre a rispolverare Salvi e Donazzan in difesa e il brasiliano Chiaretti sulla trequarti, libero di svariare dietro a Litteri e Jallow. Si è capito subito che sarebbe stato un incontro nervoso, anche perché l’incerto arbitro del match, Pagliardini di Arezzo, ha lasciato correre molto, usando un metro tutto suo nell’estrarre i cartellini. Citta migliore da subito, comunque, anche se nei primi 45’ le occasioni non sono state numerose. La prima, capitata sulla testa di Litteri, dopo un cross di Chiaretti dalla sinistra, è stata, però, a dir poco clamorosa, col centravanti che ha chiamato Facchin alla deviazione sul palo, per poi andare a colpire la traversa sul successivo tap-in, contrastato dai difensori avversari. È stato il preludio al gol, tutto made in Gambia: discesa sulla corsia mancina dello straripante Jallow e palla in mezzo per l’ottimo Bobb, che, di sinistro, al volo, ha trafitto il portiere lombardo, andando poi a inscenare la riedizione del balletto visto alla prima giornata, contro il Cuneo, quando a trovare la rete era stato proprio Jallow. GOL NON GOL. Nella ripresa, Marcolini ha provato a regalare centimetri al suo attacco inserendo Ferretti ma, allo stesso tempo, sono aumentati pure gli spazi a disposizione di Iori e compagni, vicinissimi al raddoppio almeno due volte e sempre con lo stesso copione: discesa dell’inarrestabile Jallow e palla al centro: sulla prima arriva fiacco Chiaretti, sulla seconda la terna arbitrale ci mette del suo, perché la palla toccata da Litteri viene spazzata via da Abbate quando pare aver già superato di un bel po’ la linea di porta. Poi arrivano i 5’ di sbandamento che rischiano di vanificare tutto: a 35’ Salvi, ingenuo, travolge Martin, causando il rigore trasformato da Ferretti. Due minuti più tardi Jallow e Bellazzini si spintonano a gioco fermo e vengono cacciati fuori. Passano altri quattro giri di lancette e lo stesso Salvi si riscatta scodellando un pallone sul quale si avventano Biasi e Coralli, subentrato allo stremato Litteri: il Cobra la tocca quel tanto che basta per superare Facchin. 2-1. Il Citta c’è. E sabato, il derby.

Ore 14.50 – (Corriere del Veneto) Ci sono volute cinque giornate, ma finalmente esce dal guscio il vero Cittadella. Sontuoso 2-1 a Pavia, ottavo punto messo in cassaforte con una partita da recuperare e tante note positive in arrivo dal Fortunati. Un successo, quello del Fortunati, che vale molto. Sia perché ottenuto contro una diretta concorrente alla promozione, sia perché frutto di una prestazione davvero positiva, fatta di tanta corsa e di giocate di primissimo livello tecnico. In apertura di pomeriggio, alla lettura delle formazioni, Venturato sorprende tutti: fuori Schenetti, che non aveva demeritato contro il Pro Piacenza, dentro Bobb accanto a Iori con Paolucci spostato lungo la corsia esterna. Davanti Chiaretti la spunta su Bizzotto e affianca Litteri, mentre in difesa Donazzan si fa preferire a Benedetti. Si parte a buon ritmo e la migliore occasione è per il Cittadella e arriva al 30’: Litteri colpisce per due volte il palo, poi un miracolo sulla linea di porta di Facchin evita lo svantaggio al Pavia. Ma il Cittadella insiste ed è particolarmente ispirato. Il vantaggio arriva nel finale ed è firmato da Bobb al 43’ del primo tempo: discesa di Jallow che arriva sul fondo e disegna un cross per Bobb, bravissimo con un bel tiro al volo a non dare scampo a Facchin. Il pari arriva al 35’ su rigore di Ferretti ma non è finita, perché al 42’ un’autorete di Blasi scolpisce il definitivo 2-1. Finale nervoso con due espulsi, Jallow e Bellazzini per reciproche scorrettezze. L’arbitro fatica molto a tenere il controllo del match. Raggiante nel dopo gara Roberto Venturato: «Sono veramente felice della prestazione della squadra — dice l’allenatore granata — credo che una squadra che fuori casa crea 5 occasioni da goal, un rigore netto ed un gol negato, abbia meritato questa vittoria contro questa squadra forte. E ciò ci porta consapevolezza in ciò che possiamo fare, ricordandoci che ogni partita va conquistata. La vittoria è giusta per le occasioni create, che di sicuro sono state tante e costruite con grande determinazione. Dobbiamo migliorare il nostro atteggiamento, ma stiamo facendo passi in avanti».

Ore 14.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Venezia a Montebelluna per il sesto acuto di un avvio di campionato fin qui trionfale. Reduci da un percorso netto di 5 successi in 5 partite gli arancioneroverdi – unico team tra i 171 di serie D a riuscirci – scendono in campo questo pomeriggio allo stadio San Vigilio (ore 15), nell’ultima gara prima dell’annunciato insediamento al vertice della società di Joe Tacopina. L’ex presidente del Bologna di serie A nei prossimi giorni diventerà operativo in società e uscirà ufficialmente allo scoperto, «debuttando» tra una settimana in tribuna al Penzo per i 90′ con la Liventina. Finora sotto i gol di Serafini e compagni sono caduti Dro, Sacilese, Monfalcone, Virtus Vecomp e Luparense. «Siamo il Venezia ed è chiaro che vogliamo fare di tutto per vincere sempre, quindi anche a Montebelluna – assicura il tecnico Paolo Favaretto -. Va da sè che sappiamo bene come per riuscirci, oggi e ogni domenica, il Venezia debba sempre e comunque giocare da Venezia». L’allenatore arancioneroverde temeva molto il primo mese di campionato, avendo avviato la preparazione in ritardo rispetto alle altre squadre. «Il nostro lavoro non è certo finito, a settembre c’erano molte incognite vere perché il nostro lavoro si è sviluppato cammin facendo cercando di inserire passo dopo passo dei giocatori che sul piano fisico venivano tutti da situazioni differenti. È evidente che essere primi con 15 punti su 15 fa piacere, ma come ho sempre detto serviranno almeno 10 giornate per poter fare valutazioni più attendibili di questo campionato». Per Favaretto il fatto che ad allenare il Montebelluna sia il suo amico Fonti suona come un campanello d’allarme. «Le antenne sono ben dritte, Gianfranco l’ho sempre considerato un maestro, è un ottimo tecnico che sa leggere le partite, studiare gli avversari, preparare «scherzetti» e contromosse che anch’io mi aspetto. Loro proveranno a sorprenderci, noi dovremo essere più bravi». Finora il Venezia non ha avuto grossi problemi a segnare (15 reti all’attivo) migliorando anche sul piano del cinismo più volte raccomandato dal ds Giorgio Perinetti. «Vero, io però guardo un altro dato: il Montebelluna come noi ha subito due soli gol, quindi per strappare altri tre punti dovremo esprimerci al meglio e con la nostra consueta fame».

Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Attenzione a questo Montebelluna. I numeri parlano chiaro: sarà una partita insidiosa per noi». Il Venezia scende in campo questo pomeriggio al San Vigilio e mister Paolo Favaretto mette a fuoco gli ostacoli che i suoi potranno incontrare oggi.
«Il Montebelluna ha la migliore difesa del campionato, avendo subito appena due gol proprio come noi. Ha vinto tre partite e ne ha perse due, entrambe per 1-0. Il loro bomber, Zecchinato, è il secondo capocannoniere del girone, con quattro gol. Ed è una squadra che gioca sempre per vincere». Fin qui le insidie. «Però – aggiunge il tecnico arancioneroverde – siamo fortunati perché gli mancherà per squalifica l’uomo più importante». Non si tratta dello squalificato Nchama, precisa Favaretto, bensì dell’allenatore, mister Gianfranco Fonti. Nei confronti del tecnico mestrino, tornato al Montebelluna dopo le ultime stagioni al San Paolo e al Giorgione, mister Favaretto nutre grandissima stima e ammirazione: «Lo considero il mio maestro. Non mi ha mai allenato, ma all’inizio della mia carriera di allenatore mi ha insegnato tanto, dandomi suggerimenti preziosi. Come allenatore, Fonti è uno che sa leggere molto bene le partite e dalla panchina sa guidare la squadra, trasmettendo molto ai suoi giocatori. Per questo dico che la sua assenza rappresenta un vantaggio per noi». Con 9 punti conquistati nelle prime cinque gare, la squadra trevigiana viaggia in zona play off. «Con questo – precisa Favaretto – non voglio mettere le mani avanti, noi siamo il Venezia e andiamo in campo per vincere. Sappiamo però che non tutte le partite saranno delle passeggiate». Dopo un mese di settembre a tamburo battente, il tecnico veneziano non intende abbassare la guardia. «Avevo detto che dovevamo stare attenti a questo mese, essendo in ritardo di condizione e adesso dico che dobbiamo stare attenti anche a ottobre. E’ presto per avere un quadro chiaro del campionato, ho sempre pensato che solo dopo le prime dieci partite avremmo avuto un’idea delle reali forze in campo». Il Venezia, però, già prenota la fuga avendo 4 punti di vantaggio sulle seconde (Calvi Noale e Campodarsego). «Fino ad oggi abbiamo fatto un percorso buono, dobbiamo continuare così».
Il buon momento è dato anche dalla situazione dell’infermeria dove non ci sono situazioni allarmanti. L’unico neo è lo stop di tre settimane di Barreto, mentre oggi mancheranno anche Cangemi e Cantini. Un’ampia scelta a disposizione, anche se in linea di massima Favaretto confermerà gli undici scesi in campo contro la Luparense. Quella di oggi sarà l’ultima partita del Venezia senza la presenza concreta degli americani. In settimana, infatti, sbarcherà in laguna Joe Tacopina che entro venerdì si presenterà alla città – probabilmente insieme ad alcuni soci della cordata – e domenica prossima sarà sugli spalti del Penzo per la partita contro la Liventina. Tacopina presenterà dunque il progetto e chiarirà i ruoli della proprietà, anche se è assai probabile che proprio l’avvocato newyorkese possa rivestire la carica di presidente al posto di James Daniels, come del resto aveva fatto a Bologna.

Ore 13.40 – (La Nuova Venezia) Iniziata la fuga, il Venezia vuole allungare ulteriormente. Anche se a Montebelluna ci sarà da soffrire. Squadra giovane, ma ben impostata, solo due reti al passivo come il Venezia, quadrata in ogni reparto, che proverà a ingolfare i meccanismi di Calzi e compagni. Venezia a caccia della sesta vittoria consecutiva in campionato, la settima in partite ufficiali dopo il trionfo di Villafranca Veronese con la volontà di presentarsi in pompa magna alla passerella della nuova dirigenza, attesa in settimana in laguna. Il Venezia ha già scavato un solco di 4 punti tra sè e le più immediate inseguitrici, Calvi Noale e Campodarsego, le due squadre con cui gli arancioneroverdi chiuderanno il mese di ottobre. «Siamo fortunati. Al Montebelluna mancherà l’elemento migliore. Nchama? No, Gianfranco Fonti». Favaretto ha grandissima stima del tecnico del Montebelluna, costretto alla tribuna dopo l’espulsione di Belluno e la conseguente squalifica. «Siamo molto amici, ma questa settimana divieto assoluto di sentirci. È uno tecnici più preparati della categoria, ma soprattutto sa caricare a mille i suoi giocatori dalla panchina. Fonti è un grandissimo professionista, il Montebelluna perderà qualcosina non avendolo in panchina». Venezia senza l’infortunato Barreto. Un paio di ballottaggi: Beccaro-Modolo al centro della difesa, Carbonaro-Innocenti in attacco al fianco di Serafini. «Solo dopo dieci partite si potrà avere un quadro attendibile della forza delle squadre» aggiunge Favaretto, «quindi siamo solo a metà percorso. Siamo riusciti a passare indenni il mese di settembre, che temevo per la partenza ritardata rispetto alle altre, a Montebelluna iniziamo un altro ciclo di cinque partite, poi tireremo un primo bilancio». Oltre a Fonti, i biancocelesti dovranno fare a meno del centrocampista Valeriano Nchama, squalificato, Zecchinato (4 reti realizzate sulle 5 complessive del Monte) riparte titolare con Cusinato e Pittarello a giocarsi la seconda maglia e Visinoni trequartista. Bressan ha smaltito il risentimento all’adduttore, mentre De Checchi dovrebbe partire ancora dalla panchina. Montebelluna poco avvezzo ai pari (tre vinte, due perse), in casa ha già regolato il Monfalcone (1-0) e ceduto (0-1) alla Virtus Verona. Probabili formazioni. Montebelluna: Rigo; N. De Vido, Fabbian, Frassetto, Semenzin; Bressan, Perosin, Fasan; Visinoni; Zecchinato, Cusinato. A disposizione: Scatembulo, De Checchi, Maronilli, Dal Maso, Sartori, Nardi, Cavallin, Samb Pape, Pittarello. Venezia: Vicario; Ferrante, Beccaro, Cernuto, Galli; Acquadro, Calzi, Gualdi; Fabiano; Serafini, Carbonaro. A disposizione: D’Alessandro, Di Maio, Luciani, Modolo, Soligo, Callegaro, Malagò, Maccan, Innocenti. Arbitro: Somma di Castellamare.

Ore 13.20 – (Gazzettino) Tre su quattro in casa, oggi alle 15, le formazioni padovane nella sesta giornata del campionato di serie D. ABANO. Debutto stagionale a Monteortone con i veronesi della Virtus Vecomp, tre lunghezze più avanti in classifica. Aponensi reduci da due stop di fila e desiderosi di riprendere il loro cammino. Squalificato il tecnico Massimiliano De Mozzi che seguirà i suoi dalla tribuna: «Dobbiamo continuare a giocare come stiamo facendo dato che se ripetiamo la prestazione di domenica scorsa non può andare sempre male, e anche il pareggio ci andava strettissimo. Dobbiamo venire fuori da questa situazione credendoci e continuando a fare bene come stiamo facendo, fermo restando che ci aspetta una partita difficile con una delle favorite che negli ultimi cinque anni è stata sempre tra le prime tre-quattro squadre disputando anche una stagione in Lega Pro». Ancora fuori servizio l’ex biancoscudato Segato, c’è da sciogliere il dubbio del portiere dato che Ruzzarin non è al meglio. CAMPODARSEGO. Punta a ottenere il primo acuto da tre punti al Gabbiano, dove finora ha raccolto due pareggi. Davanti c’è la Sacilese che in settimana ha esonerato Vinicio Bisioli (ex Thermal) e promosso Pietro Siletti dalla squadra juniores. Ecco Antonio Andreucci: «Abbiamo voglia di fare una grande prestazione nel nostro campo per puntare al risultato pieno, senza dimenticare però che la Sacilese è una squadra giovane, ma con ottime qualità, e quindi bisogna stare molto attenti. Che partita mi aspetto? Dobbiamo essere bravi a trovarci gli spazi per sfruttare le nostre potenzialità, e soprattutto voglio vedere grande determinazione e carica agonistica». Rispetto all’undici schierato mercoledì nel passaggio del turno preliminare in Coppa Italia, ci sarà ancora turnover. «Non è mai facile giocare a distanza di pochi giorni, ma ho un gruppo preparato». ESTE. La vittoria con il Mestre ha nobilitato anche i quattro pareggi precedenti e Andrea Pagan chiede continuità alla sua squadra nella trasferta con il Fontanafredda. «Sappiamo che questa è una partita che può fare la differenza e vogliamo andare a giocarcela per puntare al bottino pieno, anche se non sarà facile. Il Fontanafredda viene da tre risultati importanti e le formazioni di De Pieri sanno sempre lottare, ma ci siamo preparati al meglio e i ragazzi sanno quanto è importante questa gara». Ancora ai box Niselli e Destro. LUPARENSE SAN PAOLO. Nichele e compagni, che hanno raccolto un punto nelle ultime quattro gare, vanno a caccia della prima vittoria a domicilio e della nuova gestione Enrico Cunico ospitando il Monfalcone. Mercoledì, nonostante l’eliminazione in Coppa ai rigori, sono arrivati segnali incoraggianti. «Mi aspetto un’ulteriore crescita della squadra – sottolinea Cunico – I ragazzi stanno andando a mille sul piano dell’impegno e della concentrazione, e sono convinto delle loro qualità. C’è solo da ritrovare un po’ di fiducia e in tale ottica è importante ottenere un risultato pieno, darebbe maggiore autostima». Mercoledì in Coppa rossoblù con il 3-5-2, sarà proposto anche oggi? «Più del modulo conta l’atteggiamento e l’essere propositivi, anche se per assimilare certi meccanismi ci vuole un po’ di tempo». Costretto al forfait Paganelli al quale sono stati applicati tre punti di sutura al piede sinistro per un colpo ricevuto in Coppa.

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Il Campodarsego non ha intenzione di fermarsi. Tanto meno tra le mura amiche, contro una Sacilese (calcio d’inizio alle 15, arbitro Fabio Pirrotta di Barcellona Pozzo di Gotto) che ha appena cambiato allenatore, passando da Vinicio Bisioli a Pietro Siletti, promosso dalla Juniores. I biancorossi di mister Antonio Andreucci, secondi in classifica a quota 11 punti e freschi di passaggio del turno in Coppa Italia, proveranno a non perdere di vista il Venezia (a +4). «In questo inizio di campionato sono già saltate quattro panchine e mi sembra veramente un’esagerazione per la categoria», afferma Andreucci, «Noi, però, non dobbiamo pensare a cosa è successo in casa degli altri o all’incognita rappresentata dal nuovo tecnico. Il nostro compito è confermarci di partita in partita, cercando di imporre il nostro gioco anche alla Sacilese, che ha già dimostrato di essere una squadra piuttosto rognosa». Formazione (4-3-1-2): Merlano; Buson, Ruopolo, Gal, Arthur; Pelizzer, Bedin, Tanasa; Piaggio; Aliù, Cacurio. All. Andreucci. Sarà un esordio vero e proprio per l’Abano allo Stadio delle Terme, dove ospiterà la Virtus Vecomp (inizio alle 15, arbitro Federico Di Giovanni di Brescia), terza squadra di Verona dopo Hellas e Chievo. Il manto erboso di Monteortone, è stato tirato a lucido per una sfida che non vedrà tra i protagonisti il tecnico Massimiliano De Mozzi, squalificato per due giornate a causa di alcune intemperanze nel corso dell’ultima partita persa al Monfalcone. A dire il vero, le sconfitte consecutive degli aponensi sono due: non il massimo per una squadra che dieci giorni fa insidiava il primato. «Gli ultimi risultati, tra l’altro immeritati, stanno pesando molto», conferma il direttore sportivo Andrea Maniero (che oggi sarà in panchina al posto di De Mozzi), «Affrontare una squadra tosta non sarà per niente facile. I ragazzi però vogliono rimettersi in carreggiata con il bel gioco, che non è mai mancato». Formazione (4-1-4-1): Ruzzarin; Tescaro, Meneghello, Thomassen, Zattarin; Ballarin; Bortolotto, De Cesare, Maistrello, Creati; Munarini. All. Maniero. La vera identità dell’Este non si conosce ancora, ma il sesto turno di campionato cade a fagiolo per capirne qualcosa in più. I giallorossi sono reduci da quattro pareggi e una vittoria, che significano almeno quattro punti di domanda e un bicchiere mezzo pieno. Oggi al “Tognon” di Fontanafredda (inizio alle 15, arbitro Manuel Berti di Varese) Lorello e compagni affronteranno una formazione che intende aumentare il “passo salvezza”. «Una partita complicata», avverte mistere Andrea Pagan, «Il Fontanafredda è una squadra che conosce perfettamente il suo ruolo in questo campionato. Noi, invece, siamo ancora alla ricerca della nostra dimensione. In settimana ho visto i ragazzi belli carichi :sono molto fiducioso». Formazione (4-3-3): Lorello; Tiozzo, Montin, Guagnetti, Scotton; Marcolini, Maldonado, Arvia; Marcandella, Coraini, Mastroianni. All. Pagan. Dopo un solo punto raccolto nelle ultime quattro gare di campionato, la Luparense San Paolo cerca il riscatto definitivo a San Martino: arriva il Monfalcone di Denis Godeas, e per il nuovo allenatore Enrico Cunico, dopo la prova incoraggiante offerta mercoledì in Coppa nonostante l’eliminazione ai rigori col Campodarsego, è il momento di incamerare i primi punti visto che l’esordio a Venezia non lasciava molto spazio all’ottimismo. Non c’è l’acciaccato Riccardo Paganelli, che mercoledì è rimasto vittima di un taglio al piede che ha richiesto tre punti di sutura; per il resto i Lupi saranno tutti a disposizione. «Penso che sarà una partita che farà vedere ulteriori passi avanti da parte della mia squadra», la speranza di Cunico, «Mi aspetto una crescita della personalità». Formazione (3-5-2): Murano; De March, Severgnini, Donè; Faggin, Abubakar, Nichele, Giglio, Praticò; Beccaro, Brotto. Arbitra Andrea Calì di Caltanissetta, inzio alle 15.

Ore 12.30 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Favaro 6; Dionisi 6, Diniz 5.5, Fabiano 5, Anastasio 5 (Niccolini 6); Bucolo 5.5 (Giandonato 5), Corti 5.5; Ilari 5, Cunico 5.5 (Aperi sv), Petrilli 6; Altinier 5.

Ore 12.20 – (Gazzettino) Per nulla sazi, gli ospiti hanno continuato a macinare il loro gioco. E più volte attaccando sulla destra hanno trovato lo spazio e i tempi per minacciare la porta avversaria. Bravo capitan Fink a dare spesso man forte alle avanzate di Tait, sul quale l’esordiente Anastasio ha sofferto le pene dell’inferno. Proprio il numero 2 del Sudtirol ha costruito l’azione in area che ha portato al raddoppio (24’). Fabiano ha sbagliato i tempi dell’intervento e l’arbitro ha punito la sua sbracciata con il rigore. Perfetta la trasformazione dal dischetto ancora di Maritato, la cui esultanza alla Ronaldo è stata mal digerita dagli ultras biancoscudati. Non pervenuto o quasi il Padova: impalpabile Ilari, confusionario Petrilli, evanescente Altinier, impreciso Cunico. Parlato ha provato a correre ai ripari e poco dopo la mezz’ora si è affidato a Giandonato (fuori Bucolo), passando al 3-4-1-2. Qualcosa è leggermente migliorato sul piano dell’atteggiamento, soprattutto quando nella ripresa il Sudtirol ha cominciato ad accusare un po’ di stanchezza. La prima conclusione del Padova nello specchio della porta è arrivata all’11’ del secondo tempo (girata aerea del nuovo entrato Niccolini deviata in angolo dal portiere). La squadra di casa ha cercato un po’ confusamente di riaprire la gara, affidandosi soprattutto alle accelerazioni di Petrilli. Quando però l’arbitro ha annullato il gol di Fabiano (34’) per una presunta spinta a Tait si è capito che la sorte del Padova era segnata.

Ore 12.10 – (Gazzettino) Si interrompe dopo tredici mesi l’imbattibilità casalinga in campionato del Padova targato Parlato. Merito di un Sudtirol quasi perfetto nei primi 45 minuti. Un’autentica lezione di calcio quella che gli uomini di Stroppa hanno inferto ai biancoscudati grazie a un calcio più moderno che mai, dove tutti i giocatori partecipano attivamente all’azione sia in fase di possesso e sia quando ad avere il pallone sono gli avversari. Il 3-5-2 del Sudtirol ha avuto immediatamente il sopravvento di fronte a un Padova spaesato e incapace di trovare le contromisure a tanta aggressività. Prova ne sia che nel giro di otto minuti gli ospiti hanno avuto addirittura tre occasioni per passare in vantaggio: nella prima circostanza il tocco ravvicinato di Fink è stato neutralizzato da Favaro, nelle altre due situazioni sono stati provvidenziali le chiusure di Bucolo e Dionisi. Ad impressionare è stata soprattutto la capacità del Sudtirol di pressare nella metacampo del Padova e andare subito alla riconquista della sfera. Troppo lento l’avvio del gioco da parte dei biancoscudati per sottrarsi a questi continui raddoppi. E quando, per evitare guai peggiori, i giocatori di casa si sono affidati ai lanci lunghi è venuta fuori la grande capacità degli ospiti di tenere anche la linea difensiva sempre alta. A farne le spese è stato soprattutto Altinier, isolato in avanti e pescato più volte in fuorigioco. Inevitabile al 19’ il vantaggio del Sudtirol: cross dalla sinistra di Crovetto e incornata vincente di Maritato, colpevolmente lasciato libero di colpire dai difensori del Padova.

Ore 12.00 – (Gazzettino) Davanti si è sentita l’assenza di Neto Pereira. «Non mi piace mai parlare degli assenti, però di sicuro ci mancava la sua fisicità. Altinier è bravo negli spazi, ma non è un giocatore fisico. Ho cercato di fare rendere al meglio davanti i ragazzi, non ci sono riuscito e mi prendo le responsabilità». Pensa di recuperare Neto Pereira per il derby con il Cittadella? «Non lo so, bisogna parlare con lo staff medico». Ha detto qualcosa ai giocatori in spogliatoio nel dopo gara? «No, in certi casi il silenzio è la cosa più giusta». Cosa è mancato in particolare in campo? «Un po’ tutto. Non solo i tempi nella pressione, ma anche nelle scalate e quant’altro. È come volere accendere una macchina che non si mette in moto, e quando parte va a singhiozzo. Comunque questa sconfitta non cancella la stima che ho nel gruppo: si può perdere, dobbiamo fare tesoro di questo stop e guardiamo avanti». Anche sul primo gol qualcosa non ha funzionato. «È stata fatta male una scalata, ma complimenti al Sudtirol che ha dimostrato di essere una buona squadra». Potendo tornare indietro rifarebbe le stesse scelte iniziali? «Rifarei tutto, ho un gruppo di ragazzi che dà l’anima. E ho ritenuto che Anastasio e Ilari fossero pronti per partire dall’inizio».

Ore 11.50 – (Gazzettino) «La sconfitta è arrivata e rode sempre perdere. Ma bisogna mandarla giù, non ne facciamo un dramma». Esordisce così in sala stampa Carmine Parlato. «I primi 45 minuti sono stati poca roba da parte nostra, nelle prossime ore rifletterò per capire dove ho sbagliato e dove potevo fare meglio per correggere gli errori. La squadra ha pagato l’aspetto tattico nel quale non riuscivamo ad avere il giusto punto di riferimento, poi ho provato a cambiare qualcosina, ma non come volevo. Dico sempre che bisogna giocare in undici, figuriamoci come diventa difficile se regaliamo un po’ tutti come oggi. Ma bisogna dare anche merito all’avversario». La squadra si è trovata in difficoltà sin dall’inizio: non era il caso di cambiare subito modulo come ha poi fatto? «Per esperienza posso dire che dalla panchina non è mai facile comunicare ai ragazzi un cambio di modulo a gara in corso, avrei avuto bisogno che il gioco si fermasse per qualche motivo almeno per un minuto e mezzo». Intorno alla mezz’ora ha tolto Bucolo e inserito Giandonato. «Stimo Bucolo, è stata esclusivamente una scelta tecnica dato che volevo puntare sul passaggio più lungo e su una maggiore fisicità. Con il 3-4-1-2 la squadra era messa meglio, ma non aveva l’idea giusta in campo».

Ore 11.40 – (Gazzettino) Proprio Fabiano è stato al centro dei due episodi. «Non so se era rigore, ho appena toccato l’avversario che si è messo davanti e lui si è buttato. Era un normale contatto di gioco». Il gol che le è stato annullato? «L’arbitro ha detto che ho fatto fallo, ma ho colpito regolarmente la palla di testa». Lì mancavano ancora un po’ di minuti e si poteva assistere a un arrembaggio finale. «Sì, nella ripresa abbiamo dimostrato più carattere, mentre dobbiamo dimenticare il primo tempo». È una sconfitta che vi fa tornare con i piedi per terra dopo gli ottimi risultati nelle prime quattro gare. «Abbiamo sempre avuto i piedi per terra e dimostrato sempre di avere carattere. È stato un incidente di percorso, capita di perdere e succederà ancora. Guardiamo avanti e correggiamo gli errori». Ora nel mirino c’è la sfida con il Cittadella. «Il derby è sempre particolare, ci prepareremo al meglio per arrivare pronti». È il turno di Daniele Corti: «Una brutta giornata sotto tutti gli aspetti, il Sudtirol ha meritato. In campo la prima mezz’ora è stata proprio da incubo, adesso dobbiamo capire gli errori commessi e cercare di non ripeterli». Gli avversari sono venuti subito a prendervi alti. «Abbiamo affrontato anche altre squadre aggressive come il Sudtirol, c’è stato in campo un black out su quello che quello che dovevamo fare. L’impegno non è mancato dato che abbiamo corso fino all’ultimo minuto, ma l’abbiamo fatto male. Per rispetto nei nostri confronti e dei tifosi non abbiamo mollato come sempre fino alla fine». Siete arrabbiati? «È una parola grossa, dobbiamo stare tranquilli e capire dove abbiamo sbagliato per preparare la prossima gara».

Ore 11.30 – (Gazzettino) «Nei primi venti minuti la squadra era imbambolata, il secondo tempo è stato nettamente migliore». Il commento tecnico d’eccezione è del sindaco Massimo Bitonci, che ha seguito in tribuna la partita: «Bisogna anche rendere onore al Sudtirol che era messo bene in campo. Quanto al Padova, anche l’anno scorso all’inizio ha avuto bisogno di qualche partita e poi ha fatto molto bene». Sabato sera sarà anche al Tombolato per il derby. «Al di là del risultato sul campo, auspico che vengano tanti tifosi per divertirsi in quella che sarà una festa dello sport». Lucido il commento del presidente Giuseppe Bergamin: «Abbiamo perso in maniera meritata con una squadra che ha dimostrato di avere un valore importante. Ma non sono preoccupato perché i nostri giocatori sono quelli di domenica scorsa. Non è cambiato niente, abbiamo incontrato delle difficoltà, e dobbiamo trarre beneficio da questa sconfitta per imparare un po’ di cose e riprendere il nostro cammino dalla prossima partita. Ci sta di perdere nel calcio, fa parte del gioco. Le sconfitte vanno accettate, non sono demoralizzato». Sabato il derby. «È una partita sentita, dobbiamo comportarci nello stesso modo di sempre. Questa sconfitta non pregiudica niente». Un flash anche del diesse Fabrizio De Poli che ha seguito la gara dalla panchina: «Abbiamo concesso il primo tempo e loro sono stati bravi ad approfittarne. Abbiamo sbagliato l’approccio alla gara e per mezz’ora non siamo stati in partita». Sul penalty concesso al Sudtirol. «L’arbitro poteva anche non darlo. Il gol annullato a Fabiano? Poteva anche lasciarlo».

Ore 11.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Niente drammi, ma non si comprende perché siano mancati pressing e idee”) È il senno di poi, chiaro, ma i giocatori più carismatici – dai due difensori centrali a Corti e Bucolo, da Cunico agli esterni sulla trequarti – avrebbero dovuto e potuto accorciare le distanze e stringere i denti, in attesa che passasse il peggio. Probabilmente con un 3-5-2 o il 3-4-1-2, a cui il tecnico è ricorso dopo la mezz’ora, contrapposto subito all’undici di Stroppa, i danni si sarebbero potuti limitare, magari ad un solo gol. Così, invece, il Padova è andato fuori giri da solo, mancando nel pressing e in quella spinta sulle fasce che è una delle sue prerogative migliori. Succede, si dirà, e se trovi chi è più bravo di te, devi prenderne atto e incassare. Certo, e difatti nessuno – speriamo – farà drammi per una sconfitta, netta comunque, giunta dopo due vittorie e due pareggi. Stavolta, oltre al fatto che sono andati male quasi tutti, il Padova ha tuttavia pagato troppo le assenze di due titolari che, in questa disposizione tattica, hanno un peso particolare: Favalli, terzino sinistro in grande crescita e che sa interpretare meglio la fase difensiva di quella offensiva, e specialmente Neto Pereira, attaccante che per la sua esperienza e la sua fisicità è in grado di far salire i compagni come pochi. Quando certi ingranaggi, in un meccanismo così oliato, saltano, i contraccolpi sono inevitabili, se i ricambi (con tutto il rispetto per Anastasio e Altinier, che è un’ottima seconda punta, ma non uno sfondatore) non sono paragonabili agli… originali. Il trittico “terribile” (Feralpi, Sudtirol e Cittadella) registra sin qui un pareggio e una sconfitta. Al Tombolato serve una prova di riscatto, ma anche di maturità: quella che è mancata ieri. Siamo curiosi di capire se l’alta classifica può essere una prerogativa di Cunico & C. già quest’anno. Vorrebbe dire molto in prospettiva.

Ore 11.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Niente drammi, ma non si comprende perché siano mancati pressing e idee”) E così il Cittadella ha raggiunto il Padova, a quota 8, sebbene i granata di Venturato abbiano ancora una partita da giocare, quella di mercoledì 14 a Busto Arsizio con la Pro Patria. Il derby partirà alla pari, come posizioni in classifica, e la sfida promette di essere tirata e combattuta. Ma ci sarà un’intera settimana per dibatterne, tanto più che gli stati d’animo dei due ambienti sono contrapposti: i granata sono su di giri per l’impresa di Pavia, i biancoscudati hanno l’amaro in bocca per l’inatteso stop con il Sudtirol. E di questo bisogna parlare. Ci sono, a nostro avviso, un paio di spunti significativi che emergono dai 97’ (recupero compreso) di ieri. Il primo riguarda l’assetto tattico della squadra. Sin dall’avvio della partita – sono bastati pochissimi minuti – si è capito che il Padova non era in giornata, soprattutto pagava dazio sul piano del ritmo, dell’aggressività e dell’organizzazione stessa del gioco. In sostanza, gli altoatesini sapevano benissimo cosa fare e dove andare, Cunico & C. in teoria lo sapevano pure loro, ma in pratica rifuggivano da qualsiasi interpretazione decente del modulo. Come se si fossero dimenticati movimenti, raddoppi e posizioni previsti dal 4-2-3-1 tanto caro a Parlato. Una squadra con la “S” maiuscola avrebbe dovuto rendersi conto, di fronte alle difficoltà immediate patite al cospetto di una formazione che arrivava sempre prima sul pallone e dialogava efficacemente nello stretto, che ci sarebbe stato bisogno di una svolta “radicale”, adattarsi in fretta all’avversario.

Ore 10.50 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia): Favaro 6; Dionisi 5.5, Diniz 5.5, Fabiano 5, Anastasio 4.5 (Niccolini 6); Bucolo 5 (Giandonato 5), Corti 5.5; Ilari 5, Cunico 5 (Aperi 5.5), Petrilli 5; Altinier 5.5.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Il Padova? Inesistente, surclassato in mezzo dal 3-5-2 del Sudtirol, ma soprattutto incapace di proporre uno straccio di manovra decente. Prova ne sia che Miori è intervenuto due sole volte nei primi 45’, entrambe in uscita, e che l’unica opportunità è arrivata da un cross di Anastasio per Altinier, che di testa ha messo sul fondo (36’). Il passaggio al 3-4-1-2. Parlato ha provato ad inventarsi qualcosa, togliendo già dopo la mezz’ora il nervoso Bucolo (graziato dall’arbitro per un calcio ad un avversario a terra) e inserendo Giandonato. Ma pur mischiando le carte, non ne ha ricavato granchè. Il Padova ha giocato meglio – ma ci voleva poco – e il Sudtirol, che aveva destato una grande impressione sino all’intervallo, è sceso di intensità e qualità. Il portiere è stato chiamato all’opera da Niccolini, sugli sviluppi di una punizione di Cunico (11’), poi è stato battuto da un altro colpo di testa, stavolta di Fabiano, saltato più in alto di Tait sul pallone scodellato in area da Petrilli, ma secondo il signor Paolini aiutatosi con le mani nell’appoggiarsi sulle spalle dell’avversario (34’). Decisione molto discutibile, il gol è sembrato regolare. A proposito, non si giustificano – altra nota negativa della giornata – quelle offese pesanti all’assistente Ylenia D’Alia, di Trapani, che operava sotto la Tribuna est e la Tribuna Fattori. La quale avrà sbagliato 3-4 valutazioni sui fuorigioco, ma non andava… crocifissa in quel modo.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Come se di colpo, dopo un rendimento più che positivo nelle precedenti quattro giornate, si fosse ingrippato tutto, con qualche sobbalzo in avanti (vedasi la ripresa, di altro spessore sicuramente, ma sempre insufficiente), eppure con la sensazione palese di impotenza collettiva. Sin dai primi minuti, infatti, il Padova è stato messo sotto dal più pimpante avversario, che sino all’8’ gli ha impedito addirittura di superare la linea centrale del terreno di gioco. Il Sudtirol ha avuto una marcia in più, sfondando a ripetizione sulla sua destra, là dove, sul fronte opposto, giostrava Anastasio, sostituto dell’infortunato Favalli, che ha pagto le accelerazioni continue di un indemoniato Tait, supportato al meglio da Fink. Due pericoli grossi sotto la porta di Favaro (3’, angolo di Crovetto, inzuccata di Maritato e Fink calciava da due passi addosso al’estremo difensore; 8’, Tait andava via ad Anastasio e metteva in mezzo, dove la difesa si salvava con parecchio affanno) hanno fatto da prologo al vantaggio ospite: cross del solito Crovetto e girata di testa di Maritato, su cui Anastasio non ha chiuso in tempo, con palla nell’angolino. Raddoppio su penalty fischiato contro Fabiano, colpevole di un intervento scoordinato lontano dall’area, che ha dato il “la” all’affondo di Tait, spinto da dietro dallo stesso difensore brasiliano una volta entro i 16 metri (fallo ingenuo, ma che probabilmente c’era): Maritato ha raddoppiato, con un tiro forte e preciso sotto l’incrocio.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) A lezione di calcio. In cattedra non sale, però, il Padova, ma il Sudtirol di Giovannino Stroppa, un passato di centrocampista nel Milan, poi cresciuto, come tecnico, nelle giovanili rossonere prima di iniziare il suo giro per l’Italia, e ora di nuovo alla guida degli altoatesini. Partita chiusa in meno di mezz’ora, per l’esattezza 25’, con doppietta di Maritato (primo gol di testa dopo 13’, secondo al 25’, appunto, su rigore), e con meriti indiscutibili. I biancoscudati si leccano la ferita, la prima dolorosa ferita in Lega Pro, e restano fermi a quota 8, in attesa del derby di sabato prossimo a Cittadella. Il Sudtirol, che pure veniva da due sconfitte (a Pavia e sul proprio campo con il Bassano capolista), si riscatta a pieno titolo ed effettua il sorpasso. Per chi ama le statistiche, gli uomini di Parlato non perdevano all’Euganeo dal 30 agosto scorso (0-1 contro il Pordenone), ma era Coppa Italia. In campionato, invece, l’ultima battuta d’arresto risaliva ad un anno e 5 mesi fa, sfida con il Cesena del 9 maggio 2014, in Serie B (0-1, rigore di Cascione al 90′). Inguardabili. Giornata storta, allora ? Sì, è lecito pensarlo, visto che alla fine si sono salvati solo in 2 dei 14 messi in campo dall’allenatore (il portiere Favaro, incolpevole sulle due reti, e Niccolini, per il buon impatto sul match avuto quando è subentrato ad Anastasio), ma il modo in cui il Padova è finito al tappeto lascia perplessi.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) La decisione di inserire Giandonato è stata dettata dal nervosismo di Bucolo? «È stato un avvicendamento semplicemente tecnico, per cercare maggiore profondità e fisicità in mezzo al campo, perché il Sudtirol ci stava sovrastando da quel punto di vista. Forse dopo la prima mezz’ora avrei dovuto cambiarli tutti e undici, e inoltre la comunicazione dalla panchina per variare il modulo non è mai semplice, specie se gli avversari ti stanno mettendo sotto. Da quel momento ci siamo messi meglio in campo, ma non abbiamo avuto le idee per avanzare». C’è qualche scelta che, potendo tornare indietro, non rifarebbe? «No, assolutamente. Ho un gruppo di 25 ragazzi che danno l’anima, e ho ritenuto pronti sia Ilari che Anastasio». Quanto si è sentita l’assenza di uno come Neto Pereira? «Sicuramente mancava la fisicità lì davanti, Altinier è molto bravo negli spazi ma il fisico non è la sua migliore qualità. Questo è il materiale che avevo a disposizione, ho cercato di farlo rendere al meglio e mi assumo io le responsabilità per non esserci riuscito». Cosa ha detto alla squadra a fine gara? «Nello spogliatoio, in certi momenti, il silenzio è la parola più giusta». È un bene che dopo una gara del genere arrivi il derby, o c’è il rischio di una pressione troppo alta? «Non lo so ancora, lo vedremo nei prossimi giorni. La sconfitta non cancella comunque la mia stima verso il gruppo: si può anche perdere, è un peccato ma bisogna guardare avanti».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Difficile riassumere in una sola parola una partita come quella di ieri. «Nel primo tempo proprio non ci siamo stati», taglia corto in sala-stampa il tecnico Carmine Parlato dopoil primo ko casalingo (in campionato) da quando siede sulla panchina biancoscudata. «È arrivato, perdere rode molto, ma dobbiamo mandarlo giù. Non facciamo nessun dramma, bisogna essere, però, onesti e ammettere che nei primi 45’ siamo stati davvero poca roba. Abbiamo pagato un’impostazione tattica che ci ha penalizzato, e per questo mi prendo la colpa e queste ore per riflettere e capire dove ho sbagliato. Ho provato a cambiare modulo e qualcosa è migliorato, ma non come volevo io». Siete incappati nella classica “giornata-no” oppure secondo lei c’è dell’altro? «Dico sempre alla squadra di cercare di non incappare tutti insieme nella partita sbagliata, ma purtroppo oggi (ieri, ndr) è successo. Abbiamo regalato il primo tempo, un po’ tutti non erano in giornata. Non siamo riusciti a fare ciò che sappiamo, ma con questo non voglio oscurare i meriti di un Sudtirol in palla, che ha avuto la cattiveria che a noi è mancata». Siete stati presi alla sprovvista dalla loro partenza veloce? «In un certo senso sì. Quando ci sono queste situazioni bisognerebbe reagire e allontanare la palla più velocemente dalla nostra porta, per poi attaccare alti. Invece non c’eravamo proprio, non avevamo i tempi nel pressing, non avevamo le scalate, e tantissime altre cose che dovrò studiare. È come provare ad accendere la macchina quando questa non vuole saperne di mettersi in moto: non siamo riusciti a limitare i danni».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Di alibi, come detto, ce ne sono ben pochi, anche se due episodi-chiave in favore degli altoatesini avrebbero potuto sorridere al Padova. Prima il rigore che ha decretato il raddoppio, quindi il gol annullato nella ripresa nel momento di maggior pressione degli uomini di Parlato. In entrambe le occasioni il protagonista è stato Fabiano: «Ed ho molti dubbi su tutt’e due le azioni», mastica amaro il difensore brasiliano. «Il rigore è stato un contatto come ce ne sono in tantissime occasioni. Ero dietro all’avversario (Tait, ndr), mi sono appoggiato ma non l’ho spinto, e lui è caduto improvvisamente. Per quanto riguarda il mio gol, proprio non capisco. Mi ero già girato per correre velocemente verso il centrocampo, quando l’arbitro ha fischiato un mio presunto fallo al momento dello stacco di testa. A me, invece, sembra solo di essere saltato più in alto». In ogni caso, Fabiano spegne ogni polemica sul nascere: «Non mi appello a questi episodi, come capita a noi di sbagliare succede anche ai direttori di gara. Dobbiamo guardare avanti e ripartire, anche perché nel primo tempo non abbiamo proprio giocato bene. Diamo merito al Sudtirol, sperando che questa sconfitta ci carichi ancora di più in vista del derby».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Molto schietta anche l’analisi di Daniele Corti, che non cerca alibi alla luce di un primo tempo molto negativo: «Possiamo tranquillamente dire che abbiamo passato una prima mezz’ora da incubo», il commento dell’ex centrocampista del Varese. «Sapevamo che loro sarebbero stati aggressivi, ma è come se avessimo accusato un black out sulle contromisure da prendere. È stata una brutta giornata, loro hanno meritato e a noi non resta che capire subito gli errori per evitare di ripeterli in futuro». Tra le poche cose da salvare, c’è l’atteggiamento mostrato dai giocatori nella ripresa, dove hanno serrato le fila e provato quantomeno a reagire. «L’impegno non è mai mancato perché abbiamo corso sino alla fine, anche se forse l’abbiamo fatto male. Di sicuro non abbiamo mai mollato, per rispetto nostro e del pubblico. Lo spirito di gruppo c’è, adesso occorre solo stare tranquilli. In settimana analizzeremo quello che è mancato per preparare al meglio il derby contro il Cittadella».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Male, errori, incubo. Il Padova non vuole drammatizzare più di tanto la prima sconfitta in campionato, anche se i termini usati dai protagonisti per commentare il capitombolo con il Sudtirol sono piuttosto forti. D’altronde, negli occhi di chi ha visto e vissuto la partita c’è ancora un primo tempo in cui la formazione di Parlato è sembrata sempre in balìa degli avversari, subendo due gol e non dando mai l’impressione di poter essere pericolosa. «Abbiamo perso in maniera meritata contro una squadra che ha dimostrato di avere dei valori importanti», riconosce il presidente Giuseppe Bergamin. «Detto questo, non sono preoccupato, visto che i nostri giocatori sono gli stessi che si sono comportati bene nelle scorse apparizioni. È stata una giornata difficile, dalla quale cercheremo di trarre benefici per imparare qualcosa e riprendere il nostro cammino». Il numero uno di viale Rocco non perde l’aplomb e cerca di mantenere la tranquillità anche in vista della settimana che porterà al derby contro il Cittadella: «Non sono demoralizzato né amareggiato, nel calcio ci stanno queste giornate. Purtroppo il Sudtirol ci ha messo in difficoltà da subito e la nostra reazione è stata blanda. Adesso cercheremo di essere ancora più determinati in vista della prossima gara al Tombolato».

Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Favaro 5.5; Dionisi 5.5, Diniz 5.5, Fabiano 5, Anastasio 5 (Niccolini 6); Bucolo 5 (Giandonato 5), Corti 5; Ilari 5, Cunico 5 (Aperi 5), Petrilli 5; Altinier 5.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Poco dopo la mezzora Parlato decide di togliere Bucolo e inserisce Giandonato, ma di occasioni gol neppure l’ombra. Il primo tempo finisce con tre minuti di recupero e il malcontento dell’Euganeo. Nella ripresa Parlato prova a cambiare il senso di un pomeriggio disgraziato inserendo prima Niccolini e spostando Dionisi in fascia, oltre a passare alla difesa a tre e poi Aperi. Il 3-4-1-2, però, non sposta più di tanto gli equilibri e le fiammate che tenta il reparto offensivo biancoscudato sembrano estemporanee, più che frutto di azioni corali. E di occasioni vere proprio non se ne vedono, se si eccettua un colpo di testa di Niccolini all’11’ smanacciato da Miori in angolo. La manovra è troppo lenta e compassata e buon per Parlato che il SudTirol per due volte fallisce il 3-0, soprattutto durante il recupero con Gliozzi. Al Padova viene annullato un gol (colpo di testa di Fabiano al 34’ ma fallo del brasiliano su Tait che le immagini non chiariscono), poi più nulla. Primo ko stagionale per Parlato e un’involuzione improvvisa quanto, per certi versi, inspiegabile. Potrebbe trattarsi solo di un passaggio a vuoto, le impressioni fanno pensare a qualcosa di più complesso. Abbastanza per non sottovalutare il campanello d’allarme proprio nella settimana che precede il derby col Cittadella. Chi ha orecchie per intendere…

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Novanta minuti di nulla. Pieni di errori, di lentezza e mediocrità. Con idee talmente annebbiate che non si concretizzano mai in un guizzo capace di invertire il senso di un pomeriggio da incubo. Il Padova cade male, cede di schianto all’Euganeo con il SudTirol e fa due passi indietro rispetto alle prime quattro uscite stagionali. Stavolta il piano studiato da Carmine Parlato proprio non va. Il suo omologo Giovanni Stroppa lo mette sotto scacco sin dai primi minuti, impostando una partita intelligente e bloccando tutte le fonti di gioco biancoscudate (Bucolo e Corti su tutti). Il sunto del confronto è un 2-0 per i bolzanini che inchioda il Padova al primo ko stagionale, meritato per quanto visto sul campo. In novanta minuti il Padova crea un solo pericolo alla porta avversaria, su calcio da fermo, per il resto è il nulla più totale. Già nel primo tempo si capisce quale sarà l’andazzo del match. Sulla destra Tait schianta Anastasio e all’8’ innesca Maritato, bloccato in extremis con un intervento alla disperata da Dionisi. Ma per il vantaggio del SudTirol è questione di poco, cinque minuti al massimo: cross di Crovetto dalla trequarti e colpo di testa in avvitamento di Maritato che infila Favaro sull’angolo più lontano. Al 24’ arriva il raddoppio: Fabiano, messo in difficoltà da un disimpegno errato, sbaglia completamente lo stop e Tait lo beffa, finendo per essere steso in area. Rigore solare e Maritato dal dischetto non sbaglia.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Difficile trovare qualcosa di buono. Non ha funzionato nulla, nel Padova che cede al SudTirol. Nulla di tragico, tuttavia la retromarcia è di quelle che lasciano di stucco. Carmine Parlato non si nasconde e ammette il pomeriggio molto negativo: «Doveva arrivare questa sconfitta prima o poi — ammette l’allenatore campano — ma rode molto perché il primo tempo è stato davvero poca roba, non abbiamo fatto quello che sappiamo. Dovrò analizzare questa partita per capire dove e cosa ho sbagliato. E’ stata una giornata negativa per tutti, ma dobbiamo anche dare i meriti agli avversari perché loro hanno messo in campo tutto il possibile per batterci. Avremmo dovuto reagire dopo che nei primi minuti loro erano partiti all’arrembaggio ma i ragazzi non ci sono riusciti». Parlato riconosce che la sua squadra praticamente non sia scesa in campo nel primo tempo, tanto che il cambio di Bucolo dopo poco più di mezzora ha solo connotazioni tecniche: «E’ evidente che sia stato sbagliato l’approccio — evidenzia — nel primo tempo la mia squadra non c’era, i primi 45 minuti non sono stati all’altezza del Padova. La sostituzione di Bucolo è stata una semplice scelta tecnica, ma dopo mezz’ora li avrei dovuti cambiare tutti». Fabiano è stato protagonista in occasione del rigore procurato e del gol annullato: «Non so perché l’arbitro abbia annullato il mio gol, mi ero girato per andare già a metà campo: ho saltato più in alto, ma l’arbitro ha detto che era fallo ma non so di cosa si tratti, mi è stato detto che ho spinto. Nel primo tempo in generale non abbiamo fatto bene, loro ne hanno approfittato e hanno pressato alti: noi non siamo riusciti a fare ciò che sappiamo, ci sta e adesso dobbiamo pensare alla prossima. Ci sarà ancora più voglia di lavorare sugli errori, il derby poi carica ancora di più».

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (sesta giornata, sabato 10 ottobre). Ore 14.00: Lumezzane-Pro Patria. Ore 15.00: Cuneo-Mantova, SudTirol-FeralpiSalò. Ore 17.30: AlbinoLeffe-Pavia, Giana Erminio-Bassano, Pordenone-Cremonese, Pro Piacenza-Alessandria. Ore 20.30: Cittadella-Padova, Reggiana-Renate.

Ore 08.28 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Bassano 13, FeralpiSalò 10, Pavia, Reggiana e SudTirol 9, Cittadella, Giana Erminio, Padova e Pordenone 8, Alessandria 7, Cremonese, Lumezzane e Pro Piacenza 6, Mantova 4, AlbinoLeffe e Renate 3, Cuneo e Pro Patria 0.

Ore 08.26 – Lega Pro girone A, risultati e marcatori della quinta giornata: Bassano-Cuneo 2-0 (Falzerano (Ba) al 6′ pt, Misuraca (Ba) al 43′ pt), Padova-SudTirol 0-2 (Maritato (St) al 13′ pt e su rigore al 24′ pt), Pro Patria-Pordenone 1-4 (Cattaneo (Pn) al 25′ pt, De Agostini (Pn) al 34′ pt, Taino (Pp) al 7′ st, Pasa (Pn) al 16′ st, De Cenco (Pn) al 19′ st), Alessandria-Albinoleffe 2-1 (Sosa (Al) al 45′ pt, Soncin (Ab) su rigore al 29′ st, Mezavilla (Al) al 44′ st), Pavia-Cittadella 1-2 (Bobb (Ci) al 44′ pt, Ferretti (Pv) su rigore al 36′ st, autorete di Biasi (Ci) al 42′ st), Renate-Lumezzane 0-2 (Barbuti (Lu) al 3′ pt, Russini (Lu) al 35′ st), Cremonese-FeralpiSalò 0-1 (Pinardi (Fs) su rigore al 45′ st), Giana Erminio-Pro Piacenza 1-2 (Rantier (Pp) al 7′ st, Bruno (Ge) al 45′ st, Ruffini (Pp) al 47′ st), Mantova-Reggiana 0-2 (Arma (Re) al 6′ pt, autorete di Gavazzi (Re) al 43′ st).

Ore 08.24 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.22 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 3 ottobre: prima sconfitta in campionato per i Biancoscudati, battuti 2-0 in casa dal SudTirol.




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