Live 24! Padova, giorno di riposo dopo i primi “verdetti” del girone

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Ore 22.10 – (Il Piccolo) Alla fine la sfida infinita dal dischetto di ieri sera l’ha decisa lui, con quel rigore finito fuori che ha decretato l’eliminazione della Coppa Italia della Triestina. Ma al di là della simpatia e della sua autoironia, Beppe Aquaro ha sfoderato un’altra prova attenta in difesa: «Beh, è stato un rigore veramente imbarazzante, diciamo la verità – ammette il difensore – ma al di là di questo, è stata una buona partita per noi. Nonostante un po’ di difficoltà all’inizio a livello di gioco, poi abbiamo fatto bene e nella ripresa abbiamo creato 4-5 palle gol, ma gli attaccanti non sono stati fortunati. Comunque si chiude un precampionato positivo, nel quale abbiamo lavorato molto e bene per preparare la stagione». Contro il Cordenons aveva fatto coppia con Marchiori, ieri sera contro il Tamai invece al suo fianco c’era capitan Leonarduzzi. Poco cambia per Aquaro, che comunque afferma che il fatto di avere tre difensori centrali in competizione tra loro può essere solamente un vantaggio per la Triestina: «C’è una sana concorrenza che può fare solo che bene: durante la settimana ognuno di noi si allena al cento per cento, poi sta al mister decidere chi mettere in campo. Di certo noi daremo sempre il massimo con la nostra esperienza. Intanto devo fare i complimenti a tutti i terzini under che finora hanno giocato, perché stanno dando il massimo e dimostrando grande impegno». La solidità del reparto difensivo, comunque, sembra davvero buona. Qualche lacuna ancora sulle palle alte, visto che il Cordenons aveva segnato con un colpo di testa e ieri sera il palo del Tamai è arrivato con un’altra azione di questo tipo: «Sì, – dice Aquaro – ma credo che ci sia stato solo quel palo su palla inattiva, e insomma qualcosa ci sta di concedere. Cercheremo di mettere a posto alcune cose durante la settimana. Dal punto di vista fisico stiamo abbastanza bene, anche se ovviamente per stare davvero al massimo bisogna aspettare almeno 3-4 partite di campionato. Anche perché ci sono giocatori importanti che sono appena rientrati dopo qualche acciacco.

Ore 22.00 – (Il Piccolo) Antonio Andreucci, nonostante l’eliminazione dal Tamai arrivata ai penalty, è comunque molto soddisfatto della prova di ieri della Triestina. Anche perché, al di là dell’esito dei tiri dal dischetto, quella di ieri è stata un’Unione più continua e compatta di quella vista la scorsa settimana con il Cordenons. Soprattutto considerando il maggior spessore dell’avversario. «È stata una partita vera – dice Andreucci – che ci prepara bene al campionato, molto utile al di là risultato finale. Potevamo farla nostra, abbiamo avuto varie occasioni per far gol, ma siamo stati un po’ sfortunati. Comunque va bene così, la squadra mi ha soddisfatto, ho visto una maggior compattezza rispetto a domenica scorsa e sicuramente abbiamo giocato con maggior continuità. Nel primo tempo quando ripartivamo potevamo essere un attimo più veloci nella costruzione del gioco, ma va detto che il Tamai ha fatto un’ottima partita, si sono chiusi e raccolti puntando molto sul contropiede. E soprattutto hanno marcato a uomo il nostro trequartista: questa sarà una situazione su cui dovremo studiare perchè potrà ricapitare anche in campionato». Secondo il tecnico alabardato, positiva anche la prova delle due novità della serata, il baby Celestri a centrocampo e Corteggiano schierato da terzino sinistro: «Celestri era tra l’altro la prima partita che giocava dopo esser stato fermo dieci giorni per un infortunio, ha fatto una buona gara, sempre dentro il gioco. Da lui si può pretendere quello che è giusto fare da un 1998, ma ha fatto il suo dovere. Quanto a Corteggiano, ha spinto molto sulla fascia, ha fatto tanti cross, può essere una spina nel fianco degli avversari quando parte in velocità». Come contro il Cordenons, anche nella sfida con il Tamai la Triestina ha costruito molte palle gol nella ripresa. Una cosa quasi fisiologica, secondo Andreucci: «Fa tutto parte di quello che troveremo durante la stagione. Gli avversari verranno al Rocco soprattutto a chiudersi, a correre molto. Però qui le misure del campo sono più grandi ed è inevitabile che anche loro vadano poi in difficoltà e concedano più spazi. Credo che nel secondo tempo a noi è mancato solo il gol. Certo ci sono da rivedere alcune cose e migliorare in velocità di gioco e ricerca di soluzioni, ma credo che abbiamo concesso davvero poco, solo quel palo su un loro colpo di testa».

Ore 21.50 – (Il Piccolo) Una sconfitta è sempre un dispiacere. Ma perdere all’ottavo calcio di rigore, in una partita di Coppa Italia di serie D e evitando un ingombrante turno il 28 settembre fa meno male. L’hanno capito i tifosi del Rocco che alla fine hanno applaudito gli alabardati usciti dal torneo per mano del Tamai. Anche per ché il penalty calciato fuori dal lungagnone Aquaro non cancella una buona prestazione della Triestina che, specie nel secondo tempo, avrebbe meritato di sbloccare il nulla di fatto. Una traversa interna (forse gol nella prima frazione), un’occasionissima nella ripresa di Bradaschia e un’altra traversa di Serafini nel finale dicono che una certa superiorità c’è stata anche se il Tamai ha colpito un legno con Colombera. Nonostante la sconfitta ieri sera si è vista una Triestina che deve ancora lavorare ma comunque più avanti rispetto al 3-1 rifilato sette giorni fa al Cordenons. Anche perché sul campo si è visto il solito Tamai: squadra veterana della D che di solito con l’ordine e la disciplina costruisce campionati da 50 punti. Non c’è da fare salti di gioia anche perché stavolta l’attacco (un colpo di testa di França) non è stato precisissimo. Ma soprattutto nella ripresa le occasioni ci sono state quando Andreucci ha messo a destra Turea (per Carraro) e ha inserito a sinistra il funambolo Bradaschia al posto un Dos Santos un po’ appesantito. Frulla ha dimostrato a centrocampo più dinamismo rispetto a sette giorni or sono mentre a sinistra si è fatta sentire la spinta di Corteggiano. Buone indicazioni in occasione dell’inzio del campionato insomma. I friulani partono meglio e al 20’ con Brignuscolo fanno venire i brividi a Consol (Voltolini stavolta resta in panchina). Celestri è il giovanissimo che deve far giostrare il centrocampo. Buona qualità del ragazzo ma la reponsabilità è alta. França si muove bene ma soprattutto dimostra di essere pericoloso anche fuori dall’area. Il suo sinitro fulmineo da venti metri mette in ambasce un incerto Buiatti. Gol o non-gol. In serie D nessuno lo saprà mai. Ma poco importa. Nei secondi 45’ Andreucci gioca la carta della vivacità. Con Bradaschia prima e con Turea poi la Triestina crea molte più difficoltà all’undici di De Agostini che comunque mai si disunisce. Serafini mostra uno dei suoi colpi da biliardo prima servendo un assist a Bradaschia che dentro l’area spara sul portiere in uscita e poi colpendo dal limite la traversa con un destro calibrato e potente. Nel mezzo è il bomber França che deve mordersi le mani. Al29’ il brasiliano stacca alla perfezione su un angolo dalla destra, la zuccata è potente ma la palla finisce un metro sopra la traversa. Peccato. Ma la Triestina può ancora vincerla. Sull’iconrnata di Bajic in pieno recupero Cramaro sarva sulla linea di porta a portiere battuto. Niente supplementari come da regolamento ma ci vogliono otto rigori (con gli errori di França e l’ultimo di Acquaro) per determinare la squadra vincente. Ora l’Unione può dedicarsi al campionato. Domenica arriva la Pievigina. Serviranno davvero i tre punti.

Ore 21.30 – (Il Centro) E’ un Lamberto Zauli spento, quello che prova a spiegare il perché di una sconfitta così cocente. Il Teramo ha perso male, al di là del punteggio. E il tecnico romano, che un pivellino non è, lo rimarca fedelmente: «Sono deluso. Non certo dal 2-0, perché in campo può succedere di prendere uno, due, anche tre gol, ma sono deluso dalla mancanza di reazione. Non abbiamo reagito, siamo rimasti passivi a guardare il Lumezzane che andava via». Come un ciclista che non ne può più quando scattano i fuggitivi, come una squadra che si scioglie come neve al sole al primo vero caldo della stagione. «Un’altra spiegazione», formula l’idea Zauli, «potrebbe essere la mancanza di partite vere in questo periodo, il cosiddetto clima agonistico. Ma sono solo ipotesi. Perché qui devo sottolineare la mancanza di reazione, non abbiamo avuto la forza di crederci. La nostra squadra non è parsa in grado di reagire, non ha reagito». Ripensa al match. «Nel primo tempo abbiamo preso le misure, creato un paio di buone occasioni. Nella ripresa abbiamo fatto tanta confusione, ma non solo questo. Non abbiamo reagito per niente ai gol subiti e questo, consentitemi, è stato un male». Facile la disamina. Il Lumezzane, con il passare dei minuti, è parso sempre più convinto dei suoi mezzi, ha finito in crescendo mentre il Teramo era sulle gambe. «Servirà trovare una spiegazione a questo ko», continua Zauli, «in quanto ho visto una squadra senza anima né spirito, una squadra che avrebbe potuto fare di più e che, invece, non è stata in grado di farlo». Poi ripensa al Lumezzane. «E’ stata una squadra più pimpante, che ha una storia alle spalle, che ha interpretato bene una partita difficile. Perché era difficile sia per noi che per loro». Una gara anche equilibrata come spiega il primo tempo. «Sì, vero. Loro sono una squadra che non molla mai, una compagine di categoria che sa il fatto suo. Noi? Non siamo riusciti a controbattere, ma, quel che mi fa più male, è che non siamo riusciti a reagire ai due gol presi». Poco da aggiungere se non che «serve cambiare subito registro. Abbiamo il tempo e la possibilità per farlo». Mirko Petrella rincara la dose. Concetti espressi dal suo tecnico amplificate da chi era in campo. «L’uno-due subito ad inizio ripresa», confessa, «ci ha tagliato le gambe e non siamo riusciti più a reagire. Questa sconfitta deve indurci a profonde riflessioni. Per noi il 2-0 è stato un colpo micidiale che ci ha fatto barcollare». Ma c’era tutto il tempo per reagire e risalire la corrente. Cosa che non è stata fatta. Petrella annuisce. «Dobbiamo fare tutti un esame di coscienza perché siamo una buona squadra e non è possibile andare incontro a queste disfatte. Al di là del risultato, infatti, è mancata totalmente la voglia di reagire, di recuperare il risultato». E in campo si è visto. Il Teramo, infatti, ha barcollato con il primo gol subito, è finito al tappeto con il secondo e non si è più ripreso, quasi a dimostrare di non aver le armi per reagire. Non era, ovviamente, così. «Nel primo tempo», ricorda Petrella, «avevamo preso in mano il match e, anzi, siamo riusciti anche a produrre un paio di cose interessanti. Nella ripresa, invece, l’uno-due subito ci ha messo al tappeto».

Ore 21.20 – (Il Centro) Un micidiale uno-due all’inizio del secondo tempo rovina l’esordio del Teramo. A Lumezzane comincia male il campionato della squadra di Zauli, che cade sotto i colpi di Bacio Terracino e Barbuti compromettendo la gara in tre minuti, dopo un primo tempo equilibrato. Due gol che mandano al tappeto Sansovini e compagni, incapaci di reagire nonostante una serie infinita di calci d’angolo collezionati (8-0 lo score finale): dopo un paio di conclusioni nella prima frazione, nella ripresa il Teramo non tira quasi mai in porta e si consegna ad un avversario che approfitta di due disattenzioni difensive. Una prova non proprio convincente per una squadra largamente rinnovata nel corso dell’estate. Nonostante tanti uomini della vecchia guardia, Lamberto Zauli ha ancora tanto da lavorare sul 4-3-1-2 di partenza, orfano del difensore Orlando e dell’attaccante Croce. Davanti al portiere Rossi ci sono Caidi e Speranza al centro della difesa, con Scipioni a destra e D’Orazio a sinistra. In mediana c’è Petermann supportato da Di Paolantonio e Ilari, mentre tocca a Carraro piazzarsi alle spalle di Marco Sansovini e Mirko Petrella. L’avvio del Teramo è contratto, e nel primo quarto d’ora è il Lumezzane ad impensierire due volte Rossi dalla distanza. Il Teramo sembra essere un diesel, infatti viene fuori nella seconda parte del primo tempo tirando per la prima volta in porta con Di Paolantonio (22’) e impegnando seriamente Furlan alla mezz’ora, quando sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto Speranza fa da torre per D’Orazio che si gira e calcia costringendo il portiere a rifugiarsi in angolo. Il finale di tempo fa sperare: dopo un tiro-cross di Scipioni che scheggia la traversa, Sansovini prova a sfruttare la prima vera palla gol, ma il suo colpo di testa finisce a lato. A inizio ripresa, al 1’ Furlan blocca a Peterman l’ultima conclusione teramana. L’uno-due del Lumezzane è fulmineo. Al 5’ Bacio Terracino sfrutta un’indecisione difensiva e si porta avanti il pallone con il petto, battendo Rossi dopo essersi infilato in un corridoio centrale, mentre al 7’ un’altra azione sul lato debole del Teramo (la fascia destra) consente a Barbuti di ricevere da Varas e, con un taglio, di fulminare per la seconda volta Rossi. Il 2-0 è un autentico shock per la squadra di Lamberto Zauli, il cui centrocampo non riesce a fare filtro. Per conseguenza, il Lumezzane di Antonio Filippini riesce ad amministrare senza problemi il doppio vantaggio, complice anche il gran caldo. L’allenatore prova a dare la scossa cambiando tutti gli uomini a centrocampo ed aumentando il peso specifico, così in poco più di dieci minuti inserisce Forte, Bulevardi e Fratangelo che prendono il posto di Petermann, Ilari e Di Paolantonio. Gli esiti positivi non si vedono neanche con calciatori più freschi, nonostante un fisiologico possesso di marca teramana che tuttavia non crea alcun imbarazzo dalle parti di Furlan, il quale non dovrà più sporcarsi i guantoni. Per il Teramo una falsa partenza e diversi aspetti da correggere. Appuntamento a sabato pomeriggio (ore 16,30), al Bonolis, contro il Bassano Virtus per un pronto riscatto.

Ore 21.00 – (Gazzetta di Mantova) Il gol di Falou restituisce un mezzo sorriso a Brini. Il tecnico dorico le ha provate tutte, una volta in svantaggio ha messo in campo la poca artiglieria a sua disposizione e il colpo di testa dell’ultimo arrivato gli ha dato ragione. «Un mio collega illustre diceva che sino a che l’arbitro non fischia il risultato può cambiare. La posta in palio ha pesato sui miei giocatori, erano troppo tesi. Abbiamo avuto un po’ di timore ma avevamo anche dei giocatori fuori ruolo». Il pareggio con il Mantova per Brini è un risultato positivo : «Non era facile esordire in casa nelle nostre condizioni. Bravi i mei giocatori a crederci sino alla fine». L’ingresso di Falou ha cambiato l’inerzia del match : «Ha svolto un solo allenamento con noi e quindi non potevo mandarlo in campo prima. Dobbiamo lavorare molto. Casiraghi ? E’ stato via per una settimana non potevo utilizzarlo. Vedremo quale sarà il suo futuro».

Ore 20.50 – (Gazzetta di Mantova) «Non ci voleva, abbiamo fatto tutto per vincere, fuori casa, su un campo difficile come quello di Ancona. Peccato per il pareggio all’ultimo minuto, è comunque un punto importante». È questo il pensiero del vice presidente del Mantova, Marco Claudio De Sanctis, ieri sera in tribuna al “Del Conero” insieme all’amministratore delegato Enrico Folgori, al presidente Sandro Musso e all’ex patron Serafino Di Loreto. Soci romani e bresciani insieme per la prima volta durante una partita dell’Acm. «È comunque un punto importante – ha spiegato De Sanctis a fine gara – Il mercato? Per Regoli siamo in chiusura. Stiamo trattando Marchionni e un altro grande nome». Soddisfatto della partita Musso: «Certo, il gol del nostro ex Falou è una beffa, ma il calcio è così. Nel primo tempo entrambe le squadre erano contratte, poi nella ripresa direi che abbiamo fatto meglio noi. Il risultato è buono, anche se all’esordio è sempre difficile capire le vere forze in campo. Era importante dimostrare che la squadra vista nella sconfitta con la Virtus Vecomp (2-6 al Martelli, ndr) non era il vero Mantova. Mi è piaciuto molto Tripoli». Di Loreto parla di «rimpianti» visto il finale rocambolesco di partita ma dice di aver visto un Mantova discreto: «È un punto prezioso, dopo l’esperienza dell’anno scorso sappiamo quanto può valere un punto in più alla fine del campionato – analizza l’ex patron biancorosso – La squadra è in fase di completamento ma siamo comunque soddisfatti». Poi c’è spazio per l’analisi dei singoli: «Nel primo tempo – spiega Di Loreto – ho visto tanti errori da parte di Raggio Garibaldi e Di Santantonio, ma nella ripresa sono migliorati. Ha fatto molto bene Tripoli, potrebbe essere un nostro grande “riacquisto”». L’ultima battuta è per il capitano: «Caridi è stato grande, ha fornito davvero una bella prestazione».

Ore 20.40 – (Gazzetta di Mantova) Il suo gol non è bastato al Mantova per piegare l’Ancona. Mattia Marchi è contento a metà: «Quando ho segnato sembrava fatta, purtroppo il calcio è così. L’Ancona ha battuto due calci d’angolo e sul secondo ha segnato. Noi avremmo potuto raddoppiare, anche io ne ho avuta la possibilità. Invece siamo stati puniti proprio all’ultimo minuto». Il bomber di giornata esalta il gruppo: «Sono contento della mia prestazione ma la delusione per la mancata vittoria mi lascia l’amaro in bocca. Abbiamo un ottimo gruppo e avremmo meritato di vincere. Pensiamo alla prossima con il Venezia». Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Zammarini: «Abbiamo disputato un’ottima partita, nel secondo tempo siamo entrati convinti di poter vincere. Dopo il gol del vantaggio ci è mancata la cattiveria sotto porta per chiudere, spiace che sia andata così». Decisivo Falou, sino a maggio calciatore del Mantova. Il senegalese, emozionatissimo, incassa i complimenti di Prina e dedica il gol dell’1-1 alla madre: «Mia mamma mi aveva predetto prima della partita che avrei segnato. Sono felice per questo gol ma per me è solo l’inizio. Sono giovane e devo migliorare. Ringrazio Prina che è stato molto gentile con me». Deluso Filippo Carini: «C’è tanto rammarico per non aver vinto dopo una grossa prestazione e tante occasioni sprecate. Penso che avremmo meritato di vincere, brava l’Ancona a crederci sino alla fine». Fari puntati sull’azione da calcio d’angolo che ha portato alla rete dell’1-1 quando mancavano 40 secondi alla fine: «È stato bravo Falou ad anticipare in elevazione il nostro portiere, forse però noi siamo stati un po’ disattenti in quella circostanza. Rivedremo l’azione per capire dove abbiamo sbagliato».

Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Il volto di Luca Prina quando entra nella sala stampa del Del Conero non è certo il ritratto della felicità. Il tecnico del Mantova ha accarezzato sino ai secondi finali del match la speranza di portar via il bottino pieno. Invece la rete di Falou, suo calciatore nello scorso campionato, gli ha rovinato la festa. In sede di commento il tecnico preferisce valorizzare quanto di buono ha visto dai suoi sul campo : «Abbiamo fatto un’ottima partita, siamo stati propositivi ed equilibrati per l’intera gara. Non dimentichiamo che avevamo in campo otto undicesimi della squadra che si è salvata ai playout lo scorso campionato. È logico che dobbiamo ancora scrollarci di dosso le scorie del recente passato». Sul risultato però il tecnico del Mantova non ha alcun dubbio: «Penso che avremmo meritato ampiamente di vincere. In campo si è vista una squadra convinta e decisa a puntare al risultato pieno. Siamo riusciti a tradurre in partita tutto quanto abbiamo preparato negli allenamenti. Questo aumenta il mio rammarico per il gol subito nei secondi finali». La rete incassata nell’ultimo dei quattro minuti di recupero è stata un’autentica doccia fredda per il Mantova. Prina non ci sta: «Subire il gol del pareggio a quaranta secondi dalla fine lascia l’amaro in bocca». Ancora di più se lo realizza un ex, ma Prina ha solo parole dolci per il suo ex allievo Falou Ndiaye: «L’ho incontrato e salutato molto volentieri prima della partita. È un bravo ragazzo e con lui ho avuto un buon rapporto. Il suo gol ci ha rovinato la festa ma fa parte del gioco. Anzi, devo fargli i complimenti per aver realizzato una rete importante». Tornando al suo Mantova, il tecnico evidenzia gli aspetti positivi della prestazione esibita al Del Conero: «In campo siamo stati superiori all’Ancona. La differenza l’ha fatta la nostra idea di gioco».

Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova debutta bene in campionato giocando un buon match ad Ancona, ma butta all’aria la vittoria nei minuti di recupero e deve accontentarsi di un pari che lascia l’amaro in bocca dopo una partita gestita dall’inizio alla fine con autorità, anche se con pochi acuti offensivi. Beffa bella beffa, al gol di Marchi segnato a metà ripresa risponde l’ex di turno Falou, arrivato ad Ancona due giorni fa e buttato subito nella mischia da mister Brini, a corto di attaccanti. Il primo tempo vola via quasi senza emozioni. Forse le più intense si vivono durante il minuto di silenzio, quando tutto lo stadio (in entrambe le curve ci sono striscioni in merito) e le squadre in campo rendono omaggio alle vittime del terremoto del 24 agosto. Gli ultrà di casa ci aggiungono altri dieci minuti senza cori, mentre i circa cinquanta tifosi biancorossi al seguito ne approfittano per intonare l’ormai noto «società, società, società del c… Mantova Calcio società del c…». Per quanto riguarda il match, l’Ancona scende in campo con l’annunciato 4-2-3-1, che risulta molto flessibile e spesso si trasforma in 4-4-2 o 4-2-4. Il Mantova risponde con il 3-4-3 e Prina, rispetto alla formazione annunciata, propone Boniperti punta esterna a destra al posto di Tripoli. I biancorossi (per l’occasione in maglia azzurra) partono meglio dei padroni di casa, che per tutto il primo tempo appaiono incapaci di costruire trame convincenti. Per contro, Caridi e compagni manovrano bene, ma poi arrivati sulla trequarti non trovano mai la giocata giusta. Il Mantova rischia qualcosa soltanto al 19’, quando un lungo lancio pesca alle spalle di Di Santantonio l’esterno Bariti, che controlla bene ma poi si allunga la sfera e non riesca a concludere. I biancorossi invece si rendono pericolosi (23’) con un destro dal limite di Zammarini alto sulla traversa e poi creano l’unica, vera palla gol dei primi 45 minuti. Al 33’ Boniperti calcia in area una punizione dalla sinistra e nel groviglio (c’erano anche Siniscalchi e Marchi) è forse Cristini a sfiorare la sfera, trovando il portiere Rossini pronto alla respinta a terra. Per il resto il Mantova controlla il gioco, spinge (soprattutto a sinistra con Bandini e Caridi), colleziona 6 calci d’angolo (a zero) ma non punge. Anche nella ripresa i biancorossi sentono subito di avere la gara in pugno, ma un paio di eccessi di confidenza costano di costare cari in avvio. Al 7’ Raggio Garibaldi perde palla sulla trequarti e l’Ancona arriva al tiro con Battaglia, sul quale Bonato blocca a terra. Due minuti dopo, invece, Cristini dimentica in area Bariti, che per fortuna non riesce ad agganciare a due passi dalla porta il cross di Forgacs. Ma i dorici continuano a subire e mister Brini decide di buttar dentro (14’) l’ex di turno Falou al posto di Bariti. Prina risponde subito (16’) con Tripoli per Boniperti. E il cambio risulta decisamente azzeccato, perché Tripoli prima innesca Caridi (tiro al volo alto) e poi serve (27’) a Marchi un cross perfetto, che il centravanti inzucca in rete. L’Ancona subisce il colpo e non riesce a reagire, anche se Brini butta dentro (33’) Montagnoli per Forgacs e poi (38’) Velocci per De Silvestro. Prina inserisce invece (32’) Skolnik per Di Santantonio, con Zammarini che va a fare l’esterno. I biancorossi gestiscono e sfiorano anche il raddoppio (36’) con Marchi, il cui sinistro dal limite è ribattuto da Rossini. Ma non chiudono il match. E così il veleno è nella coda, quando (nonostante l’ingresso del difensore Romeo per Bandini) nel recupero l’Ancona prima sfiora il pari con Montagnoli e sul successivo corner (48’) lo trova con un colpo di testa di Falou. Boccone amaro, ma i tifosi al seguito applaudono lo stesso Caridi e compagni. Giusto così.

Ore 20.00 – (Alto Adige) Volti distesi e sorridenti in sala stampa. L’Alto Adige ha centrato l’obiettivo prefissato alla vigilia, quello indicato nella tabella di marcia da mister Viali. “Tutta la squadra e tutto l’ambiente spingeva per raggiungere questo obiettivo all’esordio. – ha dichiarato il tecnico milanese – C’era grande attesa…vuoi perchè c’è un allenatore nuovo, vuoi anche per il nuovo volto di una compagine che è cambiata molto. E’ chiaro che la medicina migliore sono i risultati positivi. Oggi abbiamo centrato il traguardo grazie ad una logica di gioco, sicuramente discreta. Sono molto contento perché i ragazzi hanno provato e riprovato quello che gli avevo chiesto, e questa è per me la cosa più importante. Quando una squadra trova sfogo nel lavoro fatto, vuol dire che crede in quello che fa. Scacchiere definito? Sono arrivato a questa partita con le convinzioni di oggi, cosa sarà domani non è possibile dirlo. Ho una rosa di ventitrè giocatori, per cui di settimana in settimana valuterò le singole situazioni, anche rispetto al tipo di avversario che andremo ad affrontare. Basta dire che questo è un grande gruppo e le soluzioni non mancano”! Tra i protagonisti c’è anche il nome dell’attaccante emiliano Curria, vera spina nel fianco della difesa marchigiana. “E’ stato un grande esordio, sono molto contento soprattutto per la grande prestazione di squadra. Era importante partire bene e adesso bisognerà migliorare il tutto con il lavoro costante. Stiamo seguendo i consigli ed il punto di vista di mister Viali che ci sta allenando alla grande, questo ci fa sentire tutti uniti. Tutto quello che si è visto oggi lo proviamo costantemente in allenamento per cui siamo sulla buona strada. Caldo? C’eravamo con la testa e con l’atteggiamento, e quando ci sono queste due compone enti, il caldo non o avverti neanche” Il bomber non si è smentito. Ettore Gliozzi ha fatto esultare la platea con un gol di buona fattura degno del suo miglior repertorio. “Nella prima partita bisogna avere pazienza, perché non si ha immediatamente le gambe per fare quello che si vuole. Comunque anche oggi alla prima occasione mi sono fatto trovare al punto giusto…ed è andata bene. Sbloccata la gara l’abbiamo gestita nel migliore dei modi. La sintonia con Ciurria? Lo conoscevo già perchè ci avevo già giocato in nazionale under 18 e 19 e quindi sapevo che era un giocatore importante”. Il ds Piazzi ascolta attento le parole dei protagonisti, quei suoi ragazzi cercati e voluti per costruire un Alto Adige dalla mentalità vincente. “Contento? Certo che lo sono! Era la prima partita del campionato, giocata in casa e con un caldo asfissiante – spiega il ds biancorosso – E’ stata una partita piena di insidie…l’abbiamo interpretata bene, tenendo in mano le redini del gioco e senza rischiare nulla. E’ stata una vittoria meritata e frutto di un’ottima prestazione. E’ questo l’Alto Adige che desideravo soprattutto a livello di testa. E’ chiaro che possiamo e dobbiamo migliorare…ripeto come prima partita sono contento perchè oggi riuscire a tenere alti i ritmi con questo caldo non era facile”. Il pensiero finale è quello espresso da capitan Fink.: “siamo contenti…il mister ha idee e sa preparare bene le partite. Oggi siamo riusciti a realizzare tante cose che lui ci ha chiesto, abbiamo sbagliato qualcosina ma questo è normale. La cosa per me importante è lo spirito di squadra, aspetto che è risaltato pienamente”.

Ore 19.40 – (Gazzetta di Modena) Balint Bajner è già sbarcato a Modena e da domani, quando i canarini riprenderanno gli allenamenti, sarà a disposizione di mister Pavan. L’attaccante ungherese classe 1990 deve trovare la miglior condizione, essendosi allenato a singhiozzo durante l’estate, e per questo passerà i primi giorni della sua nuova avventura gialloblù sotto l’occhio attento dei preparatori Pantaleoni e Dotto. La lingua sarà un ostacolo facilmente superabile, perché nel suo girovagare in tutta Europa Balint Bajner ha anche imparato l’italiano, avendo militato per una stagione nel Sulmona, in Eccellenza, cinque anni fa. Un altro acquisto è pronto: si tratta di Simon Laner, centrocampista classe 1984 che rescinderà con il Verona prima di firmare. Partirà Willy Osuji? Il nigeriano ieri non era in distinta, a detta di Pavan, per un risentimento muscolare, ma alcune voci parlano di un’imminente cessione.

Ore 19.30 – (Gazzetta di Modena) Sulla panchina del Parma ieri sera era seduto Nicola Campedelli, uno degli ex giocatori canarini più amati dal pubblico gialloblù. Il secondo allenatore dei crociati ha preso il posto di Gigi Apolloni, che doveva scontare una squalifica rimediata la scorsa stagione. Campedelli a fine partita, nel momento della sua uscita dal campo, è stato letteralmente inondato dal calore del Braglia, con un migliaio di tifosi che si sono fermati all’interno dello stadio per salutarlo e che lo hanno applaudito per più di un minuto. Un amore nato nel 2002, quando Campedelli approdò a Modena come il giocatore più pagato della storia della società canarina. Cinque stagione intense, cinque stagioni che lo hanno visto capitano e diventare uno dei beniamini di un’intera città. «Il saluto che mi ha riservato il Braglia è stato estremamente emozionante. Io quando vivo la partita non mi rendo conto di quello che mi succede intorno, ma all’uscita ho notato che tantissimi modenesi mi stavano aspettando. Ringrazio tutta la gente di Modena, io in questa città ho vissuto cinque anni meravigliosi. Per Modena io ho dato tutto, Modena mi ha dato ancor di più». Il vice allenatore del Parma è passato poi ad analizzare la gara. «Complessivamente in questa gara volevamo fare meglio, ma sapevamo che la struttura di squadra di Modena ci avrebbe messo in difficoltà. I canarini l’hanno messa sulla corsa e sulla freschezza atletica, ci hanno impedito di essere più corti e gestire meglio il possesso palla. Però in partite così è importante prendere un punto, perché non era facile e potevamo anche perdere. Il Modena è una squadra che fa giocare male e darà fastidio a tante squadre. Voglio fare i complimenti a Pavan perché i suoi ragazzi hanno fatto una partita coraggiosa e molto ordinata».

Ore 19.20 – (Gazzetta di Modena) Un attacco ancora tutto da definire quello del Modena e che l’assenza di Tulissi e l’infortunio di Diakite avevano reso ancora più ridotto a livello di organico. Alla fine però, Ravasi, Loi e Schiavi hanno fatto in pieno il loro dovere. «Ci siamo messi al servizio della squadra come ci aveva chiesto il mister e come è giusto che sia – ha spiegato proprio Schiavi – sapevamo della difficoltà della partita ma ci siamo dimostrati all’altezza di questo debutto. Con Loi e Ravasi avevo avuto davvero poche occasione per giocare; siamo però molto legati fuori dal campo e questo ci ha consentito di superare le difficoltà. Questo gruppo ha una forza d’animo davvero meravigliosa. E’ una squadra unita, che ha voglia di fare bene ed è pronta a raddoppiare gli sforzi quando è necessario. In Argentina mi seguono da vicino in questa mia esperienza a Modena. Qui sto bene e ritengo si stiano creando tutte le condizioni ideali per fare bene. Il pari in questo derby è un segnale anche per i nostri tifosi: sono stati splendidi».

Ore 19.10 – (Gazzetta di Modena) Un bel debutto, al quale è mancata solo la vittoria. C’erano anche dei timori per questo difficile esordio del Modena al suo ritorno in Lega Pro, ma la prestazione sempre più sicura e spavalda dei gialli li ha cancellati. E se davanti fossero stati più pungenti, allora questo pareggio sarebbe stata una vittoria. Simone Pavan è perfettamente consapevole di tutto ciò e quando arriva in sala stampa si dimostra giustamente soddisfatto: «Sono davvero orgoglioso della partita che il Modena ha giocato». Il mister riceve gli elogi in sala stampa da parte di tutti e subito li gira alla squadra: «Sono complimenti che fanno piacere, anche perché sento che sono sinceri, ma li giro subito ai ragazzi. Li meritano tutti, perché la partita è stata preparata con cura per tutta la settimana, ma i giocatori sono stati bravissimi a interpretarla con lo spirito giusto e a fare in campo proprio quello che avevamo studiato in allenamento». Tutto ciò nonostante tutte le difficoltà che hanno caratterizzato gli ultimi tempi dopo la retrocessione: «Fin dall’inizio di questa avventura avevo chiesto di dimenticare quello che è successo nella passata stagione e i ragazzi infatti mi hanno seguito con grandissimo impegno e applicazione. Poi, soddisfazione ulteriore, si è visto che anche i presunti non titolari, almeno secondo le vostre valutazioni, hanno giocato alla grande e comunque con il massimo impegno». I colleghi di Parma gli chiedono poi un giudizio sulla gara dei ducali, ma anche questa valutazione fa emergere un ulteriore aspetto della prestazione del Modena: “Il Parma è gestito a tutti i livelli da persone molto competenti, quindi sapevano benissimo che non sarebbe stata facile. Comunque, credete che se il Modena non avesse giocato con mentalità da provinciale alla fine il Parma avrebbe vinto». A vincere invece poteva essere il Modena che ha avuto almeno tre occasioni da gol, pur avendo una formazione un po’ leggera in attacco: «Sì, eravamo un poco leggeri, ma chi ha giocato ha comunque fatto la sua parte. In ogni caso le palle gol le abbiamo avuto, anche nitide. L’importante però è tutti abbiano dato il massimo». E la gente infatti ha apprezzato: «Conosco i modenesi, so che amano la loro squadra, come la amiamo noi, e alla fine ho mandato i giocatori sotto la curva per ricevere il meritato applauso. Il mercato? Gli innesti arriveranno sicuramente e inserirli non sarà un problema».

Ore 19.00 – (Gazzetta di Modena) Doveva essere Davide contro Golia, ma anche se la prima di campionato va presa con le molle, bisogna rivedere un attimo le proporzioni dei due protagonisti del derby riducendo un po’ la gigantesca figura del Parma e aumentando quella del Modena. Che affronta il ritorno in Lega Pro dopo 15 anni a muso duro, con una prestazione intensa, brillante e sottolineata dagli applausi della curva quasi al completo. Pavan il Modena lo vuole così, semmai con qualcosa in più in attacco che dovrà portargli Pavarese, ma la prima è stata buona, il pareggio contro il Parma un risultato da accogliere col sorriso anche perché ai punti avrebbero meritato Giorico e compagni per le tre grandi occasioni create con Olivera, Salifu e ancora l’uruguaiano contro una gran rovesciata di Evacuo subito seguita da un destro insidioso di Nocciolini. Pavan affronta l’esordio con il solito 4-3-1-2 in cui Schiavi, almeno inizialmente opera da finto centravanti opposto a Giorico nel rombo di centrocampo. I due interni sono Salifu e Olivera: Osuji non c’è e saluta. L’attacco canarino è scontato: assente Tulissi per squalifica, con Diakite in panchina ma non al meglio e la carenza di uomini nel settore, il mister gialloblù deve optare per Loi e Ravasi. Dietro, per lo stesso problema di Tulissi, manca Cossentino (salterà anche la Feralpi Salò); al suo posto Marino al fianco di Aldrovandi con Calapai e Popescu esterni bassi. Tra i pali Manfredini. Nick Campedelli, che sostituisce Apolloni, appiedato dal giudice, si sistema sulla panchina del Parma a pochi metri di distanza da quella fascia che onorò per cinque anni con la maglia gialloblù raccogliendo l’eredità del grande Paolo Ponzo. I ducali sono in campo con Zommers in porta protetto da una linea a tre di tutto rispetto composta da Benassi, Coly e Lucarelli. Maietta è il vertice basso del 3-5-2 ospite, Baraye e Scavone si oppongono a Olivera e Salifu mentre Garufo e Nunzella si piazzano sulle fasce. Davanti un armadio che risponde al nome di Evacuo che fa coppia con Nocciolini. La star Calaiò comincia in panchina. Momento di grande intensità emotiva prima del fischio di inizio quando l’arbitro Guccini fa osservare un minuto di raccoglimento in onore delle tante vittime del terremoto che ha colpito l’Italia centrale. La curva del Modena espone il suo striscione di sostegno, idem la gradinata. Si fermano le schermaglie tra le due tifoserie che da 7 anni aspettavano di incontrarsi nel derby. Derby che il Modena interpreta bene. Nonostante la forza e i nomi della formazione di Apolloni, i gialli si presentano a muso duro. Il Parma prova a mostrare i muscoli, il Modena stenta un attimo a trovarsi poi Giorico prende in mano la situazione e il pallone inizia a viaggiare. Match equilibrato, Schiavi tenta qualche numero davanti, ma Loi e soprattutto Ravasi sembrano troppo leggeri per poter scalfire il trio difensivo di Apolloni. Al 12′ c’è un rischio per i gialli quando Aldrovandi perde Evacuo su un angolo di Scavone: girata di poco sopra la traversa. Risposta canarina con Schiavi che mette un pallone d’oro sulla testa di Olivera che da due passi manca il bersaglio. Scavone si infortuna, dentro Corapi; Pavan allarga Schiavi a destra e mette Ravasi al centro dell’attacco. Il Modena, tonico, reattivo e anche apprezzabile nella manovra, prende campo, la curva, finalmente piena, spinge e dopo un tentativo di Nunzella, ancora Schiavi innesca il sinistro di Olivera che è fuori di un soffio sul primo palo. La ripresa si apre con due grandi occasioni per il Modena: cross di Olivera, Zommers sbaglia l’uscita e regala il pallone a Salifu che spara un destro sgonfio intercettato quasi sulla linea da Lucarelli. Sugli sviluppi dell’azione Zommers si riscatta con un miracolo su Olivera. Il Parma prova ad aumentare la pressione e il Modena arretra di qualche metro il proprio baricentro. Campedelli inserisce Calaiò per provare a vincere, ma Aldrovandi e Marino regalano pochissimo. Salifu, molto stanco, perde due brutti palloni e lascia il posto a Besea. Il match si riequilibria, Pavan tenta anche la carta Diakite e proprio un attimo prima del 90′ Besea si inventa una percussione sulla destra, entra in area, ma l’assist per Olivera non è perfetto e il Parma si salva. 0-0, giusto così e Modena che a sorpresa si trova anche i meritati applausi della Curva e del Braglia.

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Sappiamo che avremmo avuto ancora da lavorare, perché siamo all’inizio. Di certo non dobbiamo essere superficiali, perché poi i punti persi in questa fase non si recuperano più per strada». Parla il capitano, riprende i concetti espressi da mister Tedino e si guarda nuovamente al bicchiere mezzo pieno. «Abbiamo giocato una partita con il caldo – esordisce Mirko Stefani – e, se la rivediamo, di sicuro è una gara che va vinta. Se la si analizza, per come è stata giocata e difesa, resta un buon segnale. Personalmente mi auguro di ripeterla una prestazione così con tutta la squadra, perché così sicuramente arriveranno i risultati». Nel dettaglio? «Abbiamo prodotto una mole di gioco importante, mettendo in pratica con costanza quello che avevamo preparato in settimana. Di sicuro non basta essere belli, ma dobbiamo diventare anche efficaci. Abbiamo visto come basti poco per trovarsi sotto e dover recuperare. In qualche circostanza non ne siamo usciti puliti e ci siamo complicati la vita da soli. Come il gol preso, su una palla persa in uscita, in cui tutti ci abbiamo messo il nostro mattoncino. Con più cinismo e cattiveria, già nel primo tempo avremmo messo via la sfida». Il gol loro viziato da fallo di mani? «Forse sì, ma su quelle situazioni bisogna stare tutti più attenti e basta». 1-1 con Arma rigorista, suo sostituto? «È lui l’incaricato, non ci sono problemi. L’ho guardato prima che prendesse la palla in mano, non c’è stata discussione, tutto come pattuito. Il suo gol è stato un premio per l’impegno di tutti, siamo sulla strada giusta». «Il Pordenone ha interpretato bene la partita – è il commento di Giuseppe Magi, l’allenatore del Gubbio – cominciando forti e aggressivi. Fino all’intervallo sono stati padroni del campo. Solo nella ripresa noi siamo riusciti a prendere forza e coraggio». Siete neo promossi, partiti bene? «Torniamo a casa da Pordenone con molte risposte positive e per questo sono particolarmente soddisfatto». Con un portiere, come Giacomo Volpe (’96) il quale già in serie D era stato il migliore. In Lega Pro potrebbe essere solo di passaggio.

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) L’indice di pericolosità neroverde registra uno dei suoi massimi storici, ma con frutti minimi. Sufficienti a rimediare la situazione e recuperare un punto casalingo contro il Gubbio. Il Pordenone non stecca la prima, nemmeno la santifica. Ha molto da lavorare, come riconosce ampiamente Bruno Tedino. «Non mi accontento mai – esordisce il tecnico neroverde – e mi consola aver visto il Pordenone segnare al 92′ su rigore e prendere subito la palla in mano per ripartire velocemente. È lo spirito giusto». Gubbio neo promossa, tanto da non essere una sorpresa comunque? «Sapevamo che loro erano temibili, in particolare sul contropiede. Sono molto contento per certi aspetti, così come sappiamo che dobbiamo lavorare sugli errori. È giusto menzionare la volontà di riprendere il risultato. Sapevamo le difficoltà che ci attendevano, anche perché in questo momento non può esserci la situazione ideale. Il Gubbio è stato premiato fin quasi a fine partita». Due tempi, due facce? «Abbiamo tenuto molto bene il campo nel primo tempo, nel secondo di meno. Era già importante la frazione iniziale, in cui avevamo creato molto. Penso che in totale saranno almeno una decina le conclusioni in porta, contro un paio di loro. Il succo del discorso rimane che dobbiamo lavorare per migliorare, comunque c’è un gruppo disposto al sacrificio e correggiamo gli errori commessi sia come giocatori che come staff. Alla fine, se si lavora bene e hai giocatori buoni, riesci a suonare una buona musica. Dobbiamo migliorare tutti, non solo gli attaccanti». Riassumendo? «Sono contento a metà. Mi soddisfa aver tirato in porta tante volte e, in questo periodo, non me lo sarei aspettato». Il campo non si presentava bene, ha influito? «Il terreno conta per tutte e due le squadre. Il campo era brutto, ma non ha influito sulla prestazione. Chiaro che la squadra di casa deve fraseggiare di più, non l’avremmo fatto di più, comunque, nemmeno se il terreno fosse stato bello». Sull’argomento, un’accesa discussione pre partita, ha visto confrontarsi da una parte presidente e dg Mauro Lovisa e Giancarlo Migliorini, dall’altra vertice e responsabile manutenzione dell’Associazione Bottecchia, Loris Zancai e Bruno Sartore. Diatriba portata avanti pure coinvolgendo l’assessore allo sport del Comune, Valter De Bortoli. A dicembre potrebbe cambiare il gestore.

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Non buona la prima. E poteva anche andar peggio. Il ramarro riagguanta il pareggio al 2′ minuto del recupero e su calcio di rigore piuttosto dubbio, frutto probabilmente di un rigurgito di coscienza del signor Meraviglia, che ha visto nella confusione dell’ultimo assalto neroverde un fallo di mani di Zanchi. Sul dischetto è andato Arma che con massima tranquillità ha capitalizzato la preziosa occasione. In verità anche il vantaggio del Gubbio di 11 minuti prima era stato viziato da un fallo di mano di Valagussa, che aveva domato la sfera con un braccio prima di lanciare Ferretti, abile a lasciar sul posto il diretto controllore per poi trafiggere L’incolpevole Tomei. Alla fine pareggio giusto quanto deludente per chi, sulle ali dell’entusiasmo lievitato la passata stagione, si aspettava un esordio scoppiettante del Pordenone, reduce da un secondo posto e da una semifinale playoff contro la matricola Gubbio. Squadra ancora impacciata quella di Tedino, come è comprensibile che sia in questo momento della stagione. A tratti lenta e priva di idee. A sprazzi incisiva e determinata. Il Gubbio ha denunciato un handicap tecnico rispetto ai neroverdi, ma come aveva promesso alla vigilia mister Magi non ha fatto barricate e ha giocato la palla ogni qualvolta ha avuto la possibilità di farlo. Ne è uscita una gara non ricchissima di contenuti tecnici, anzi ricca di errori, ma sempre viva. Tedino comincia con il 4-3-3 con la solita difesa, Misuraca, Burrai e Buratto a centrocampo, Cattaneo, Arma e martignago in prima linea. È 4-3-3 anche per il Gubbio con l’ottimo Volpe (classe ’96) fra i pali, Croce playmaker e davanti gli intraprendenti Ferretti e Ferri Marini esterni. Dopo una decina di minuti di studio la gradinata neroverde si scalda quando Martignago (13′), servito da Cattaneo mette la palla alle spalle di Volpe. L’attaccante è in netto fuorigioco e il direttore di gara annulla. Basta questo a mettere in apprensione gli umbri che rischiano il harakiri 3′ dopo, quando Burzigotti tocca indietro avventatamente. Volpe resta inizialmente sorpreso. Poi rincorre e in tuffo smanaccia la sfera prima che varchi la linea. Insistono i ramarri e Arma (17′) su torre di Semenzato, di testa, centra la traversa. Dalla parte opposta Ferretti al volo sfiora il legno alla destra di Tomei. Comandano però i ramarri. Volpe salva su un colpo di testa di Arma (28′) e sul sinistro di Martignago (32′) il cui sinistro viene ribattuto dall’estremo umbro. «Marti» prova di nuovo la conclusione (40′). Il finale della prima frazione è di marca umbra. Ferri Marini (diagonale al 43′) e Valagussa (44′ testa sopra la traversa) mettono i brividi al popolo neroverde. Buon Gubbio in avvio di ripresa, ma Candello spreca solo davanti a Tomei. La gara potrebbe cambiare al 54′ quando Marini si becca il secondo giallo e va a fare la doccia. La superiorità numerica del Pordenone dura appena 10′. Si fa cacciare anche Burrai. Tedino prova a cambiarla da solo inserendo Pietribiasi e Suciu. Va invece in vantaggio il Gubbio, come detto, con Ferretti. Non può finire così. Semenzato, Suciu e Arma esaltano i riflessi di Volpe. Quando tutto sembra compromesso, nell’ultimo assalto la dea dà una mano ai ramarri. Arma rimette tutto a posto dal dichetto. A Tedino e al suo staff il compito di raddrizzare in fretta la rotta della barca neroverde, prima del prossimo approdo, sabato a Forlì.

Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) È andata di lusso. Stava per concretizzarsi una sonante stecca per la “prima” al Bottecchia del Pordenone e sarebbe stato davvero un peccato. Sarebbe stata una sconfitta ingenerosa al di là della prestazione tutt’altro che esaltante dei ramarri. Onestamente le aspettative erano altre, al netto dei trenta gradi e del calendario estivo con le connesse attenuanti del caso, note nel mondo del calcio in questa fase d’avvio della stagione. Cerchiamo dunque di guardare al bicchiere mezzo pieno, un pareggio acciuffato in pieno recupero, una prima linea sufficiente con un Rachid Arma capace d’intercettare ogni palla in area avversaria e sempre pronto ad aiutare i compagni e una difesa che, complessivamente, ha confermato le garanzie della scorsa stagione. Sicuramente da rivedere invece un centrocampo ancora in rodaggio. Le meravigliose geometrie con cui il Pordenone ci aveva viziato lo scorso anno sono per il momento un ricordo. Poca fantasia e personalità in mezzo al campo con Salvatore Burrai che, senza considerare l’espulsione, non ha dimostrato di avere le chiavi della zona del campo dove la luce si accende. A mister Tedino, assoluta espressione della cultura del lavoro, il compito di capitalizzare le buone cose mostrate dai suoi ragazzi da un lato e premere per migliorare sugli errori commessi dall’altro. Grande serenità dunque per il popolo neroverde, che potrà ciecamente fidarsi di un tecnico che la scorsa stagione li ha fatti sognare. Tifosi che hanno risposto bene in un sabato d’agosto più propenso al mare. Del resto, le oltre mille persone che hanno applaudito i ramarri sotto le stelle, alla presentazione della squadra martedì scorso, avevano fatto capire che l’onda lunga dell’esaltante stagione appena trascorsa continua. Sulle ali di questo entusiasmo, il progetto del Pordenone deve continuare a volare, sostenuto da un pubblico sempre più innamorato del neroverde.

Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) In tre parole: «Contento a metà». Bruno Tedino riassume in maniera efficace il suo stato d’animo dopo Pordenone-Gubbio, gara da cui i neroverdi hanno ricavato un punto tra luci e ombre. «Sono soddisfatto per il primo tempo – attacca il tecnico –. Abbiamo creato molte palle-gol, l’indice di pericolosità è stato alto. Purtroppo è mancata solo la rete, che avrebbe determinato magari una gara diversa. Ci sono anche diversi aspetti che non mi sono piaciuti e sui quali dobbiamo migliorare. Per certi versi è normale, essendo fine agosto, ma bisogna crescere e quindi rimetterci al lavoro consapevoli però di quanto è stato fatto». Tedino continua la sua analisi: «Sapevamo che il Gubbio era una squadra temibile in contropiede e infatti ci ha punito – afferma –. Per quanto ci riguarda è stata premiata la volontà di raggiungere un obiettivo e non perdere. Non solo: al gol su rigore i miei hanno ripreso subito la palla perché volevano vincere il match. Ripeto: c’è da lavorare perché non siamo ancora una squadra. Ho visto buone cose e altre meno. Ma se la squadra, e tutto lo staff, è disponibile al sacrificio più ripeteremo certe cose e più miglioreremo». Così poi su alcuni episodi, parsi molto dubbi: «Sul gol del Gubbio, dalla panchina è sembrato che Valagussa abbia preso il pallone con la mano – spiega Tedino –. L’espulsione di Burrai? Il fallo da cui è scaturito il secondo giallo è stato commesso da Misuraca. E’ andata così, andiamo avanti». Per il capitano Mirko Stefani quello di ieri è stato un buon punto. «Soprattutto per come si era messa la partita – attacca il difensore –. Lo ritengo un buon segnale. Poi il Pordenone ha dimostrato di essere superiore, vista la mole di gioco creata; però è anche vero che a volte non basta essere belli ma serve essere anche efficaci: nel primo tempo la partita la potevamo chiudere e nella ripresa potevamo evitare certi errori. A ogni modo credo che siamo sulla buona strada». Chiusura con l’allenatore del Gubbio, Giuseppe Magi. «Sono molto soddisfatto – afferma – per quanto ci siamo rammarico per aver subìto il pareggio allo scadere. Credo che il Pordenone abbia interpretato meglio la gara, sia partito più forte di noi. Poi nella ripresa la nostra squadra è cresciuta e ha trovato il gol. Siamo una neopromossa, ritengo questo debutto positivo».

Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Partita ripresa per i capelli, grazie a un (generoso) rigore in pieno recupero. Quindi va bene così, e alla luce di quanto accaduto è sicuramente un punto guadagnato. Ma il Pordenone sorride a denti stretti. Sì, perché i neroverdi non sono più la sprovveduta matricola che nella scorsa stagione stupì la Lega Pro: oggi la squadra di Tedino è una realtà consolidata della terza serie e ogni avversaria darà l’anima per poterla battere. Un po’ come ha fatto ieri il neopromosso Gubbio, tutto catenaccio e ripartenze, che per un soffio non s’è preso il bottino grosso, anche se, va detto, il gol del vantaggio ospite – trovato a 9’ dalla fine – era viziato da un fallo di mano non sanzionato. Compensazione. Il penalty del pareggio, mani probabilmente di un attaccante del Pordenone su assist di Azzi, per l’arbitro commesso da un difensore rossoblù, è stato insomma una sorta di compensazione: un errore per ciascuno e tutti a casa, con i ramarri che escono dal campo comunque tra gli incoraggianti applausi del loro sempre caloroso pubblico. Lavoro. Per Tedino c’è senz’altro da lavorare. Soprattutto a centrocampo, reparto che non ha convinto, con un Burrai a corto di idee e Misuraca ancora avulso dagli schemi offensivi. E anche i terzini devono s crescere, in fase di spinta e pure in quella di contenimento, viste le troppe fughe da brividi concesse agli esterni avversari. Comunque i margini di miglioramento sono notevoli e il Pordenone saprà esprimersi meglio contro squadre che giocheranno più aperte, non pensando soltanto a non prenderle. Atteggiamento, questo del Gubbio, che ha innervosito non poco i neroverdi, incapaci di trovare il bandolo della matassa. Occasioni. Già all’11’ Stefani deve mettere una pezza su un insidioso cross basso di Ferri Marini. Poco dopo però il Pordenone vive il suo momento migliore: al 16’ Burzigotti di testa prolunga un traversone di Cattaneo mettendo quasi fuori causa il proprio portiere, che si salva in extremis con una smanacciata sulla linea bianca. Sull’azione susseguente assist di Burrai per Semenzato che dalla parte opposta “cicca” la sfera e Arma, di testa, colpisce in pieno la traversa. Il Gubbio non demorde e continua a peraticaÈre il suo gioco di rimessa, sfruttando le indecisioni dei padroni di casa. Come al 20’con Ferretti, tiro a lato di poco. Arma al 29’ impegna nuovamente Volpe, al 41’ Martignago sfiora il palo con una bella conclusione al volo. Prima dell’intervallo è Ferri Marini ad andare vicino al gol. Paura e sollievo. Si va al riposo, e al rientro non cambia il canovaccio della gara, con il Pordenone a fare la partita e il Gubbio a difendersi con ordine, ripartendo spesso in modo pericoloso. Al 5’ Candellone impegna Tomei, poi al 9’ viene espulso Marini per doppia ammonizione dopo l’ennesimo fallo su Martignago. I ramarri si riorganizzano inserendo Pietribiasi e passando al 4-3-1-2 e proprio il nuovo entrato va vicino al vantaggio al 16’. Ma la superiorità numerica dura poco: al 19’ viene infatti espulso Burrai. Lo 0-0 sembra scritto, invece al 36’ Valagussa vince un contrasto a centrocampo con Buratto, che reclama invano un fallo di mano. Fuga rapidissima e assist per il libero Ferretti, che trafigge Tomei gelando il Bottecchia. Il Pordenone non ci sta e si getta a capofitto nell’area avversaria. Ci prova Suciu in un paio di occasioni, Ingegneri rischia un autogol, al 44’ Arma in semirovesciata sfiora il montante. E proprio quando ormai pare finita, ecco il provvidenziale dito del direttore di gara a indicare il dischetto: il bomber marocchino non si fa pregare: è l’1-1.

Ore 17.10 – (Gazzetta di Reggio) Il popolo granata si è rimesso in cammino, più carico che mai. Più di quattromila tifosi hanno già sottoscritto l’abbonamento e in oltre quattrocento ieri sono accorsi al Mercante, stadio dove i ricordi dell’eliminazione play off di due anni sono ancora freschi. Freschissimi putroppo quelli del terremoto che ha colpito il centro Italia: nel settore occupato dai reggiani si è alzato un gigantesco striscione: Vicinanza e solidarietà alla popolazione colpita dal sisma. Accompagnato dall’applauso scrosciante di tutto lo stadio. L’entusiasmo dei supporter granata è alle stelle e lo si era già visto alla presentazione della squadra nello stadio del baseball. Una dimostrazione d’affetto che ha colpito molto mister Colucci e i suoi giocatori e li ha ulteriormente responsabilizzati (“La mia paura di deluderli è troppo grande”, ha detto l’allenatore dopo la rifinitura). I reggiani hanno approfittato della bella giornata per farsi una passeggiata nello splendido centro di Bassano e un brindisi sul Ponte degli Alpini. Poi tutti allo stadio per l’inizio di questa nuova avventura. La tribuna riservata agli ospiti è stata riempita dai granata, che per tutta la partita hanno fatto sentire il loro appoggio agli undici in campi di mister Colucci. Il tifo della Reggiana ha spesso coperto quello dei padroni di casa: una costante in tante trasferte dello scorso campionato e anche nella partita di Coppa Italia a Salò. La stagione inizia con grandi attese e i numeri dei sostenitori granata ieri a Bassano lo dimostrano chiaramente. La società ha cercato di porre un freno all’entusiasmo, evitando i proclami e parlando di un progetto di medio periodo, dopo che l’hanno prima si era subito parlato di salto di categoria. Ma gli investimenti effettuati nel mercato e l’arrivo del nuovo presidente Mike Piazza hanno creato grandi speranze, nonostante nel girone ci siano squadre molto forti e sulla carta qualcuna anche più attrezzata. I tifosi sanno comunque che sarà solo il campo a dare il verdetto e i nomi di grido e i milioni spesi non corrispondono automaticamente alla posizione finale in classifica. Domani pomeriggio la sede della Reggiana sarà nuovamente aperta per sottoscrivere gli abbonamenti: comunque vada a finire siamo già al quinto dato di sempre come abbonamenti sottoscritti.

Ore 17.00 – (Gazzetta di Reggio) Un finale di partita al cardiopalma dove la sua Reggiana agguanta un pari, ormai insperato, al 93′ per poi incassare un minuto dopo il gol della sconfitta: questo è l’amaro debutto in panchina in Lega Pro per Leonardo Colucci al termine di una gara tesa, dove i granata non hanno praticamente mai tirato in porta. «Nel primo tempo – attacca il tecnico granata – abbiamo quasi sempre avuto il pallino del gioco e sapevamo che loro sfruttavano le ripartenze mentre nella ripresa, pur tenendo spesso palla siamo entrati poco in area. Arrivando ai minuti finali, nel momento del gol capisco l’esultanza per una rete segnata al 93′ però poi non si doveva prendere quel gol. Adesso pensiamo già alla prossima leccandoci le ferite, sappiamo di non essere ancora in condizione ottimale e ringrazio comunque tutti i miei giocatori. Sono amareggiato e dispiaciuto però segnare al 93′ significa averci creduto fino alla fine, certo non andava preso subito dopo quel gol ma ora pensiamo all’Ancona». Il mister chiarisce anche il perché delle scelte iniziali. «Giudico il lavoro della settimana e i ragazzi quando scendono in campo dovranno dare sempre del loro meglio: Calvano aveva problemi mentre Bonetto era al meglio, dietro ho scelto Spanò ma potevo scegliere Sabotic». Poca la voglia di parlare.«Mi fa rabbia – conclude – parlare dell’ultimo minuto, l’ho quasi dimenticato». Molto amareggiato in sala stampa anche il centrocampista Andrea Bovo: «Sono deluso – chiarisce subito – perché perdere non è mai bello e così ancor di meno, anche perché la prestazione è stata all’altezza delle aspettative. È grave perdere così perché siamo una squadra di gente esperta e non si deve prendere gol dopo aver raddrizzato la partita che doveva essere portata a casa, tra l’altro su un’azione venuta da un fallo laterale. Ci voleva malizia. Mi consola che un errore del genere sia arrivato alla prima di campionato e ci servirà da esempio per il futuro». In chisura la sua analisi sulla partita. «Ci chiudevano bene le due linee – conclude – perciò era difficile arrivare in area con combinazioni, infatti il nostro gol è arrivato da un cross esterno. Nel primo tempo con la gara più aperta c’erano spazi mentre dopo il gol hanno deciso di non farci giocare, bravi noi a mantenere la pressione riconquistando palla sempre nella loro metà campo e prendiamo di buono il non aver mollato fino al 93’ per trovare il pari». Delusione anche sul volto di Paolo Rozzio. «Non c’è una risposta a questo finale di partita – commenta l’ex Pisa –, l’unica cosa su cui migliorare è diventare un po’ più scaltri perché fa male prendere un gol alla fine dopo aver appena pareggiato e sfilato sotto la curva dei nostri tanti tifosi. Avevamo gestito bene la loro velocità infatti non abbiamo lasciato loro occasioni e il risultato è bugiardo». Le ultime battute sul futuro e la competizione nel suo ruolo. «Ripeto, la delusione c’è perché non siamo stati dominati ma adesso non resta che pensare subito alla prossima con l’Ancona anche se stanotte faticherò a dormire. Contento di aver giocato, so che Spanò e Sabotic sono beniamini della tifoseria e ottimi giocatori ma il campionato sarà lungo e i titolari li deciderà il campo».

Ore 16.50 – (Gazzetta di Reggio) Bassano si conferma fatale per la Reggiana, ancora una volta. Eppure la squadra di Colucci era riuscita nell’impresa di raddrizzare la partita al 93’, trovando il pareggio con una rete di Guidone dopo una bella discesa di Lafuente, due giocatori subentrati nella ripresa. Ma la squadra granata non ha saputo difendere il pareggio e pochi secondi dopo ha subito il colpo del ko, quando ormai l’arbitro stava per fischiare la fine. Una sconfitta che dunque fa male per il modo in cui è maturata. Le attenuanti non mancano per questo ko, a partire dal fatto che siamo solo alla prima di campionato e ci sarà tempo per rimediare agli errori. Sul rettangolo di gioco si sono visti nella formazione iniziale sei giocatori nuovi rispetto alla scorsa stagione, Ghiringhelli gioca fuori ruolo per l’assenza di Pedrelli e in mezzo al campo non c’è un regista (Bovo prova ad adattarsi ma senza successo). Inoltre gli avversari non sono una squadra da sottovalutare e sono decisamente in forma dal punto di vista atletico: passare da qua non sarà facile per nessuno. Il punto debole della Reggiana di ieri è la linea mediana, dove il solo Bonetto nel primo tempo fa vedere cose buone. Colucci ha chiesto alla società un ultimo sforzo, una pedina da inserire a centrocampo e la sua richiesta, stando a quanto si è visto ieri, è più che legittima. Spanò schierato dal primo minuto chiude la porta a eventuali cessioni degli ultimi giorni di mercato. Sabotic resta in panchina e al suo posto è titolare Rozzio, che domina in area, sicuro di testa ed efficace nelle chiusure. Nel reparto offensivo Marchi non viene mai servito in modo decente, ma dialoga bene con i compagni di reparto, è capace di girarsi quando è spalle alla porta e fisicamente non si lascia sovrastare dai difensori che gli ringhiano addosso. Nel primo tempo sono i padroni di casa a fare la partita. Il Bassano attacca e la Reggiana si difende in modo ordinato, senza mai scoprire troppo il fianco. La maggiore spinta della squadra di Taddei produce due tiri sopra la traversa. Gli undici di Colucci si vedono per la prima volta in modo pericoloso solo al 37’, quando confezionano tre occasioni in rapida sequenza: su punizione dalla sinistra Manconi impegna Bastianoni che respinge, si avventa sulla ribattuta Nolè, il cui tiro viene ribattuto dalla difesa e poi ancora Angiulli da dentro l’area si vede parare il tiro. Il primo tempo finisce senza minuti di recupero. Nella ripresa il Bassano colpisce subito al 4’ con un tiro di Minesso dal limite sinistro dell’area di rigore, con Perilli battuto incolpevolmente. Nell’occasione Mogos non esce e lascia all’esterno giallorosso tutto il tempo di prendere la mira. Dopo il gol la squadra granata cerca il pareggio ma la foga non aiuta la costruzione del gioco e le occasioni non arrivano. Al 22’ mister Colucci passa al 4-2-4 con Guidone subentrato al posto di Angiulli, autore di una prestazione incolore e sotto le attese. Le fasi finali diventano convulse e le due squadre giocano a sprazzi, con improvvise accelerazioni. Al 48’ la difesa avversaria va in tilt e Guidone acciuffa il pareggio. Passano pochi secondi e i giallorossi rifilano il colpo del ko: Perilli respinge un tiro, la difesa dorme e Fabbro insacca.

Ore 16.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Se il buongiorno si vede dal mattino la domenica in casa Virtus è raggiante come il sole caldo di questo ultimo scorcio d’estate. Ieri sera, nell’esordio in campionato, il Bassano ha battuto 2-1 la Reggiana nel primo big match del torneo in una partita dal finale al cardiopalma, con il pareggio ospite al 47esimo e il gol vittoria di Fabbro al 49esimo. Dopo l’invenzione di Minesso che a inizio ripresa aveva smosso una gara imbavagliata, le due difese sono state protagoniste in negativo con errori clamorosi che hanno mutato il corso della sfida ben oltre la zona Cesarini. Terminato il minuto di silenzio per le vittime del terremoto, inizia la gara. Con D’Angelo squalificato, tocca al vice- Taddei sedersi in panchina. In avvio di match Laurenti viene preferito a Falzerano e proprio a pochi minuti dal fischio d’inizio l’ala destra sfiora il vantaggio da calcio d’angolo con la palla alzata sopra la traversa. I primi venti minuti scivolano con diverse giocate imbrigliate a centrocampo, qualche sfuriata personale e spazi quasi nulli per sfondare. I giallorossi ci provano in due occasioni con tiri dalla distanza che non inquadrano lo specchio della porta, dall’altra parte Formiconi salva su un diagonale di Mogos, evitando il tap-in di Nolè. Al 37esimo l’occasione granata più nitida della frazione: punizione dal limite, Mancone tira un bolide, Bastianoni si supera coi pugni su Angiulli che da pochi metri sbaglia. Le due squadre sono ancora cantieri aperti e in fase di costruzione. Il calcio d’agosto è acerbo e figlio della lunga preparazione estiva, allora serve un’invenzione personale per sbloccare il match. Quarto minuto della ripresa, Minesso si impossessa della palla sul vertice sinistro dell’area e fa scoccare un diagonale preciso sul quale Perilli non può nulla. Per il giocatore oltre alla gioia del primo gol personale in maglia giallorossa, anche l’onore di firmare la rete virtussina numero uno di questa Lega Pro. Il Bassano ci crede, sfiora il raddoppio con Rantier, ma poi deve fare gli straordinari per arginare il ritorno della Reggiana. La difesa comandata da un impeccabile Bizzotto non rischia quasi nulla sino al terzo minuto di recupero quando Bastianoni sbaglia l’uscita, Otin crossa dal fondo e Guidoni trova il pareggio. Gara finita? Nemmeno per sogno, il Bassano ha energie nascoste e non molla. Al 49esimo inventa il contropiede che vale i tre punti: Crialese arriva al tiro, Perilli respinge e Fabbro centra il tap-in vincente che fa esplodere il Mercante.

Ore 16.20 – (Giornale di Vicenza) Non sappiamo se Riccardo Taddei sia o meno un predestinato, ma uno che alla prima panchina assoluta in carriera va in vantaggio, si fa riacchiappare al 93′ salvo poi intascare il malloppo al 94′ è quantomeno uno che coltiva una stretta amicizia col destino. Al suo posto stamane un gratta e vinci anche da due euro lo compreremmo, non si sa mai. Ma guai a chiamarlo Gastone, perché giustamente l’ex estroso di Brescia ed Alessandria ci tiene a rivendicare i meriti collettivi del primo scalpo in campionato.«Il finale è stato thrilling, lo riconosco – ammette il debuttante che ha sostituito D’Angelo squalificato – tuttavia il pari sarebbe stato una beffa tremenda. La Reggiana ha fatto tanto possesso palla, ma alla voce tiri realmente pericolosi non ne ricordo. E il gol è arrivato solamente su un infortunio del portiere di quelli che possono accadere a tutti. Sì, il pari mi avrebbe bruciato a dismisura. Per questo mi sento di elogiare la reazione straordinaria dei ragazzi. Al loro posto credo che tutti quanti si sarebbero abbattuti a incassare una rete del genere dopo avere controllato con estrema serenità la situazione. E invece il Bassano è stato favoloso a volersi riprendere tutto quanto sull’ultima azione rovesciandosi nella metà campo avversaria. Bravi davvero, una dedizione e una determinazione da copertina».Prende fiato un attimo Taddei poi riavvia la disamina: «Se analizziamo la sfida le occasioni più golose sono state nostre e dunque la vittoria non fa una grinza. Certo, parliamo di un torneo incredibilmente equilibrato e di una formazione di primissima fascia che mira dritta alla B e che non era affatto semplice spedire al tappeto. Ma lasciatemi ribadire che se conserveremo questo spirito sarà un problema per tutti mettere sotto questo Bassano».E a chi gli domanda che tipo di torneo può attendere i virtussini, Taddei ci va cauto. «È ancora presto per esprimere giudizi, la prima giornata è sempre un’incognita eppoi i veri valori affioreranno più tardi. Io intanto mi tengo stretto l’atteggiamento eccezionale di questo gruppo». Transita Michael Fabbro ed è il ritratto della felicità. Lo scorso anno ha timbrato tre volte ma nessuna rete pesante come questa per il furlano che alla sirena ha esultato di una gioia senza confini e ora ha il sorriso smagliante del bambino davanti alla vetrina della pasticceria. «Sono al settimo cielo – confessa il subentrante che ha spaccato il duello al tramonto – per il gol decisivo ma soprattutto per la capacità della squadra di rimettersi in piedi. Non abbiamo mai mollato, l’1-1 poteva essere una mazzata paurosa e invece ci siamo rialzati. Ora c’è da pedalare duro anche sabato a Teramo».

Ore 16.10 – (Giornale di Vicenza) Cuore&batticuore. Bassano prima vince poi manda al diavolo una partita già abbondantemente nel taschino. Il malcapitato Bastianoni rischia di rovinare tutto al minuto 93 e cara grazia che allo spasimo e all’ultimo tuffo Crialese vada a ruggire nell’area rivale innescando il graffio di Fabbro, che si ritaglia una specialissima notte magica con l’unghiata da tre punti che accende la sera di Bassano. Ora attenderà la cena di pesce pagata da Bastianoni: è il minimo. A bocce ferme la vittoria ci sta e non deve inorridire, perché gli altri profittano di un regalone tipo Babbo Natale e Bassano i suoi gollacci li fattura e li produce eccome. Si comincia con una mezza sorpresa: D’Angelo lascia in panca Falzerano e inserisce da esterno alto il jolly Laurenti, un tuttofare con chili e centimetri in esubero rispetto al Falze, messo apposta per contenere e ripartire perché al centometrista Laurenti in pochi possono prendere la targa. E difatti dinanzi al pressing esasperato e incessante della Regia, i pupi giallorossi stanno apparentemente sottocoperta, poi però schizzano negli spazi con cambi di gioco trancianti. E così al minuto 8 l’onnisciente Laurenti batte di prima intenzione sul corner di Cavagna, il cuoio di controbalzo accarezza l’asta. Ma al 27′ gli emiliani rintuzzano benone: Manconi colpisce in diagonale e meno male che sulla traiettoria il piedone di Formiconi è provvidenziale. Solo un attimo, poiché alla mezz’ora spaccata va in onda il Laurenti time: sassata poderosa dalla lunga indirizzata all’angolo basso, sulla traiettoria si intromette uno stinco altrui che scongiura il peggio. Quindi squillo di tromba granata: punizione dal limite, il solito Manconi ammolla la fucilata d’ordinanza sulla quale Bastianoni oppone il guantone scacciapensieri, sulla ribattuta calcia nuovamente di potenza e stavolta tocca ancora a Formiconi immolarsi da scudo e al terzo tentativo – sarai più fortunato – è l’ex Nolè a impattare di giustezza e di nuovo Bastianoni vola plastico ad abbrancare in presa. Nel “lato b” la Reggiana si ripresenta con la stessa maglia bianca con orribile numeri bianchi sulla schiena (quindi formalmente invisibili) e forse è anche per questo che Bassano decide di punirla quasi subito. Dai 20 metri, su suggerimento di Proietti, Minesso controlla sfera dopodiché scarica un sinistro chirurgico che va a incastonarsi laddove Perilli non può proprio arrivare. Qui, incassata la sberla la Reggiana prova a darsi una mossa, ma la sveglia suona soltanto per il forcing che Reggio alza in ogni zolla del campo senza ricavarci un accidente. Sicchè Colucci sceglie di cambiare faccia e copione ai suoi: dentro il puntero Guidone per il mediano da combattimento Angiulli e i suoi si spalmano lungo un 4-2-4 iperoffensivo a caccia del riaggancio. Allora Taddei, vice di D’Angelo, ricerca freschezza e spedisce il velocista Fabbro al posto di Rantier per tenere sostenute le cadenze dalla cintola in su. D’Angelo e il suo braccio operativo Taddei realizzano che se dietro si comincia a posizionare i sacchi di sabbia in trincea non è mica reato; ergo, nel mucchio corre Barison e va in doccia il sicario Minesso. mentre Nolè non corregge sottomisura un invitante servizio. I due strateghi frullano naturalmente la panchina, c’è pista per il gaucho Lafuente e per il playmaker Maltese da una parte, mentre la Virtus lancia da centrattacco il debuttante Grandolfo alla prima con questa casacca. Poi l’epilogo schizofrenico: al 93′ Bastianoni combina una crepa in uscita, Bovo mette in mezzo e Guidone piazza la zampata che gela lo stadio. Roba da game over, e invece Bassano si rituffa al di là della siepe, Crialese si coordina, trova un diagonale al veleno, Perilli allunga la manona ma a rimbalzo Fabbro tipo Joe Falchetto insacca nel tripudio e nell’apoteosi.

Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Venezia porta a casa i primi tre punti del suo cammino in Lega Pro grazie alla zuccata nel primo tempo di Gianni Fabiano, che decide la sfida con il Forlì vinta per 1-0, dominata per quasi tre quarti prima del calo, con qualche brivido, degli ultimi 15 minuti. Ma nonostante questo unico neo, lo spogliatoio arancioneroverde esce comunque soddisfatto ed appagato da questi primi 90 minuti di campionato. «Era importante partire col piede giusto – esordisce Fabiano – quest’anno nessuna partita sarà facile, sono felice di essere riuscito a fare gol alla prima di campionato». Alle sue parole fanno eco quelle di Luciani, praticamente al debutto in questa stagione: «È stata una partita che abbiamo dominato nel primo tempo, nella quale abbiamo fatto molti cross ed avuto tante occasioni come quella di Modolo. Siamo stati bravi a trovare il gol presto, quindi va bene così». Verso la fine un calo fisico e mentale: «Qualche svista può capitare, noi vogliamo fare un gioco propositivo che ci espone su qualche ripartenza, è stato importante non aver preso gol. La stanchezza negli ultimi minuti era molta, qualcuno aveva i crampi, ma l’importante è averla portata a casa, ci siamo compattati come gruppo ed alla fine è andata». Una sofferenza finale dettata dal mancato gol-sicurezza che poteva arrivare in più occasioni, come quella capitata a Ferrari: «Peccato, l’avevo presa bene ma ero defilato e non sono riuscito a centrare la porta. Nel complesso comunque siamo soddisfatti, se il gruppo resta compatto come oggi il resto vien da se». Uscito tra gli applausi dopo una partita da spallate, sacrifici e un assist: «Sono contento per quanto abbiamo fatto, abbiamo visto un grande Venezia a tratti, possiamo migliorare ancora tanto per evitare di soffrire nel finale». Una solida prova anche per Modolo, abile anche nello sfiorare il gol: «Mi dispiace per il mio colpo di testa, sul quale è stato bravo il portiere, forse l’ho presa troppo bene. Siamo soddisfatti del risultato, credo sia mancato un po’ di possesso palla nel finale con loro totalmente riversati in avanti, ma in Lega Pro sono tutte battaglie, non ci sono partite scontate».

Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Duemila tifosi al Penzo per il debutto del Venezia. Un confortante accenno di riavvicinamento che Joe Tacopina accoglie con il sorriso. «Direi un buon inizio sul piano della partecipazione del pubblico – il plauso del presidente arancioneroverde, sollevato anche per l’assenza di problemi alle biglietterie – È chiaro che non ci accontenteremo mai sotto questo aspetto, vogliamo crescere piano piano, ma non troppo. I tifosi e la gente sanno di essere una parte fondamentale del nostro progetto, soprattutto in casa: bene, abbiamo messo un primo mattoncino. Bello in particolare il colpo d’occhio dei distinti Solesin». Il patron lagunare (con la mano sinistra “steccata”) assicura di non aver temuto la beffa in un finale che ha visto il Forlì guadagnare qualche metro. «La Lega Pro è questa, ci sarà sempre da soffrire e siamo pronti a questo. Per 70′ ho visto un Venezia stabilmente davanti all’area avversaria, va da sé che capitalizzare di più è un obiettivo da raggiungere. La mia mano? Colpa di un pugno sul tavolo quando, domenica scorsa, il Santarcangelo era passato in vantaggio sul 2-1. Scherzo naturalmente, vedo giocare questo Venezia e mi divertendo». L’analisi prosegue passando in rassegna anche i singoli, noti come Fabiano e nuovi come Domizzi. «Fabiano ha disputato una grande partita con la ciliegina del gol da tre punti, Domizzi invece si è fatto sentire moltissimo a livello di presenza e leadership. Sono anche felice dell’esordio di Geijo, non troppo speciale se vogliamo, ma importantissimo perché puntiamo molto su di lui». Mercoledì chiuderà il calciomercato, ma anche Tacopina in linea con il ds Giorgio Perinetti assicura che il Venezia non farà ulteriori innesti. «Abbiamo una rosa fortissima, è pazzesco che giocatori come Virdis (già passato all’AlbinoLeffe, ndr) e Basso non trovino spazio, quest’ultimo ha ammiratori anche in serie B. Non abbiamo “buchi” da coprire e siamo a postissimo così. Pippo Inzaghi sta facendo un grande lavoro, il mio augurio è che il Venezia arrivi a marzo-aprile con più energia delle altre squadre».

Ore 15.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Il gol è nato da uno schema? Magari non diciamolo dai, lasciamo stare». Con gli occhi furbi che la dicono lunga mister Filippo Inzaghi ci scherza su (o forse no) quando dribbla secco le domande sulla genesi del gol partita di Fabiano. «Per la verità Ferrari avrebbe dovuto tirare – il perfezionismo del tecnico lagunare – ma alla fine è nato comunque il gol, quindi va bene comunque. Sono contento della prestazione e della vittoria, anche se in questo campionato quando non chiudi le partite finisci per soffrire, sebbene nel nostro caso Facchin non abbia mai dovuto parare». Inzaghi si sofferma anche sul 3-1 che il Santarcangelo ha rifilato alla FeralpiSalò. «Vedete, la Lega Pro presenta un’insidia dietro l’altra, noi con il 2-2 di Santarcangelo siamo passati in Coppa Italia e ieri sera i romagnoli hanno ottenuto una vittoria che in pochi si sarebbero aspettati. Ma nel nostro girone vedo almeno 10-11 formazioni sullo stesso livello. Noi siamo contenti perché stiamo trovando la continuità che vogliamo nelle vittorie, con prestazioni magari non ottimali ma in costante crescita». Rispetto alla Coppa il Venezia ha presentato diverse novità, come Luciani terzino destro e Tortori esterno sinistro d’attacco. «Mi aspettavo un Forlì molto chiuso e quindi la scelta di Tortori era legata alla sua abilità nel breve. Lui è un giocatore molto importante per noi, come Marsura che è entrato bene e Geijo, che quando sarà al top farà vedere il suo valore. Bravi anche Luciani e Acquadro, due ’96 che finora non avevano avuto grande spazio. Domizzi? Un gran rientro». Dopo i complimenti l’ex milanista torna però sulle sbavature. «Dopo 75′ molto buoni abbiamo perso un po’ il pallino del gioco, una pecca che si è notata di più proprio perché nel primo tempo pur avendo creato tante occasioni non siamo riusciti ad andare sul 2-0. Non so cosa ci succede una volta passati in vantaggio, forse inconsciamente subentra un pizzico di paura e ci tiriamo un po’ indietro. Dobbiamo continuare a lavorare per giocare il più a lungo possibile con la stessa velocità e intensità».

Ore 15.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Venezia subito esaltante. Il team di Pippo Inzaghi trascina un Penzo già entusiasta con una partita d’esordio vinta tranquillamente sul Forlì, ben al di là di quanto possa lasciare intendere il risultato finale. Duemila spettatori sugli spalti per il debutto sono un segnale evidente dell’aria di fiducia che si respira attorno alla formazione del presidente Joe Tacopina, presente in tribuna – e prima del match in campo – per essere al fianco dei suoi. Decide Fabiano al 21’ del primo tempo con un’incornata sottoporta su servizio perfetto di Ferrari, ma il Venezia ha una serie di opportunità per rendere più rotondo il suo risultato ma non riesce a trasformarle, calando anche di ritmo alla distanza. Di fronte una compagine romagnola non all’altezza dei lagunari, impegnata a difendersi e contrattaccare timidamente (4-1-4-1 lo schieramento, per lo più schiacciato all’indietro), tant’è che di tiri ne fa annotare uno solo in tutto il match e per giunta sballatissimo: per Facchin è stato un vero e proprio sabato di festa, con guantoni intonsi. Schierato con il 4-3-3 prediletto da Inzaghi il Venezia ha piazzato Modolo e Domizzi davanti a Facchin: entrambi attivi e precisi con il primo pronto a sganciarsi e il secondo – capitano – attento a chiudere e anticipare ogni incursione. Bene i due terzini Luciani e Garofalo ficcanti in avanti e autori di buoni servizi. Attivissimo in mezzo al campo Bentivoglio, posizionato a sinistra, mentre Pederzoli svolge il suo abituale compito centrale – senza disdegnare le tanto amate punizioni – e a destra opera un Acquadro positivo. Davanti all’abituale verve di Fabiano, sempre in movimento, si affianca la voglia di gol di Ferrari – rimasta insoddisfatta, ma compensata dall’assist – mentre Tortori appare l’unico non ancora al passo. Tra gli innesti benino Marsura, altrettanto Geijo che ha fatto vedere la propria voglia di esserci e soddisfacente Soligo, molto attivo. Dall’altra parte – per quanto possa sembrare strano – il più attivo è apparso Bardelloni, unica punta e per giunta a secco di gol, molto impegnato sulla mediana contrastare le manovre lagunari con qualche scintilla con Pederzoli. Discorso a parte per il portiere Turrin che ha contenuto il passivo con buoni interventi. La cronaca. 13’ angolo di Fabiano dalla sinistra per la testa di Modolo che si inserisce con ottima scelta di tempo in mezzo all’area e fa volare Turrin. 18’ cross dalla destra di Ferrari con palla in area per Ferrari che impegna l’estremo ospite a terra. 21’ Pederzoli dalla distanza costringe Turrin alla deviazione in angolo. Sul corner del centrocampista la palla arriva sul primo palo a Ferrari che la alza alle sue spalle per l’incornata vincente di Fabiano solo a un metro dalla porta. 29’ Ferrari dal limite costringe la difesa alla deviazione in angolo. 31’ Baschirotto da destra per Tentoni che in corsa sul lato opposto spara alle stelle. Ripresa. 8’ punizione verticale di Pederzoli a servire Ferrari che dall’area al volo spedisce di un niente fuori. 18’ Marsura ci prova dal limite e Turrin controlla. 21’ punizione di Pederzoli dal limite di sinistra con il portiere forlivese costretto alla deviazione di pugni. 29’ Acquadro dal limite di destra manda di poco alto. 30’ Garofalo dal fondo di sinistra per Fabiano sul secondo palo che chiude fuori. 42’ ancora Garofalo dal fondo mancino sul primo palo per la testa di Soligo che alza di un soffio. Prima uscita esaltante, pubblico soddisfatto: il cammino nel duello per la vetta è iniziato nel modo migliore.

Ore 15.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Gioia, felicità e magari pure un sospiro di sollievo. Perché quel finale palpitante ha fatto un po’ penare i tifosi e anche Filippo Inzaghi. Applaudito, coccolato e accolto in campo e fuori da un’ovazione. Il grande protagonista è sempre lui, piaccia o no le attenzioni mediatiche che calamita dimostrano che la mossa di Joe Tacopina ha avuto l’effetto sperato. «Abbiamo sofferto un po’ negli ultimi quindici minuti — sospira Superpippo, che però ha il viso rilassato di chi si gode tre punti di platino — probabilmente avremmo dovuto chiudere prima la partita e invece, pur giocando a mio avviso bene, non abbiamo saputo piazzare il colpo del ko. Sono contento per queste due vittorie contro Mantova e Forlì ci danno morale, essere partiti bene anche in campionato ci regala grande consapevolezza e fiducia. Non dobbiamo mai dimenticare che lavoriamo assieme da appena 50 giorni e non possiamo essere al top. Però la prestazione è stata buona e questa è la cosa più importante». Marco Modolo adesso si candida pure a una maglia da titolare: «Sono molto contento per la vittoria — evidenzia il vicecapitano — ci è mancato solo un po’ di possesso palla negli ultimi minuti». Della vecchia guardia chi non tradisce mai è Gianni Fabiano, match winner e grande protagonista: «E’ bello segnare, ma credetemi che se non avessimo vinto non sarebbe servito a nulla e la gioia non sarebbe stata la stessa. Una vittoria importante, lavoriamo tanto per farci trovare pronti. Oggi è toccato a me, domani toccherà a un mio compagno. Era importante partire bene e lo abbiamo fatto».

Ore 14.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Può migliorare, certamente non è stato impeccabile ma il Venezia di Superpippo Inzaghi mostra nei primi 90 minuti di gioco del campionato perché i bookmakers lo considerino fra i favoriti per il salto di categoria. Segna un gol, poi conserva il vantaggio riducendo al minimo i ricami, traballa un po’ nel finale per una condizione che non può essere ancora ottimale, ma blinda il successo che apre la lunga rincorsa al primo posto. Il Forlì cade 1-0, Inzaghi urla e si sbraccia in panchina ma può essere più che soddisfatto dei suoi. Buona la prima in Coppa contro il Mantova, buona la prima in campionato. E non è un caso che esca lo stesso punteggio (1-0), sinonimo di solidità difensiva, nonostante l’assenza di Malomo e di capacità di capitalizzare al meglio le individualità. Appunti sparsi: il finale in sofferenza fa pensare, ma tutto sommato ci può stare quando il calendario segna il 27 agosto. Il centrocampo talvolta si specchia troppo su se stesso e tende a dimenticare che in Lega Pro serve corsa, l’attacco sta ritrovando un Ferrari in crescita, Fabiano è una certezza e Marsura va lasciato crescere in pace. Emozione per il minuto di silenzio in ricordo delle vittime del terremoto e quando il fratello di Valeria Solesin, la ricercatrice veneziana vittima degli attentati al Bataclan, depone un mazzo di fiori con Tacopina e il dg Scibilia sotto il settore dello stadio dedicato alla ragazza. Contro un Forlì che per forza di cose non può fare paura, per un tempo va (quasi) tutto liscio e alla fine è 1-0. C’è il gol di Fabiano, che al 22’ raccoglie a pochi passi dalla porta un perfetto invito a nozze di Ferrari, ci sono le occasioni (almeno quattro) e ci sono pure i sostituti di chi non c’è (Fabris, Baldanzeddu e Malomo) che vanno a gonfie vele. Il Venezia parte bene, costruisce diverse palle gol e sfrutta pure i calci d’angolo, come quando al 13’ Modolo costringe Turrin a un super intervento in tuffo. O come quando al 21’ Pederzoli finalizza una bella azione iniziata da Modolo, con sponda di Fabiano e tiro a incrociare che trova ancora un ottimo Turrin. Il vantaggio siglato da Fabiano toglie pressione al Venezia, che riesce a distendersi al meglio in un paio di circostanze. Ma che poi va in apnea nel finale di tempo: il Forlì torna a galla e ci prova. Nella ripresa il Venezia continua a giocare discretamente, anche se cala d’intensità e i guai arrivano nel finale di partita. Sul taccuino una girata di Ferrari al 6’ a lato di poco, un tiro di Marsura al 17’ che si spegne a lato di poco e un errore di Fabiano, che sfiora il bis. Ma nel finale il Forlì fa paura, nonostante Inzaghi corra ai ripari togliendo in sequenza un grigio Tortori, Ferrari e Acquadro, lanciando nella mischia nei palpitanti minuti che accompagnano al triplice fischio l’esperienza di Soligo: l’arbitro annulla un gol per spinta di Bardelloni su Modolo, Facchin compie un miracolo ancora su Bardelloni (in posizione di offside, segnalato successivamente) e in qualche modo il tiene. Il Penzo esulta, Tacopina pure, sono tre punti che fanno bene al morale e alla classifica. Perché il Venezia, se davvero vuole la B, non dovrà sbagliare quasi nulla. La concorrenza non scherza, questo lo sanno bene in laguna.

Ore 14.40 – (La Nuova Venezia) Prima partita andata male, ma forse è meglio aver incontrato subito il Venezia. Il Forlì sa che dovrà affrontare una stagione dove dovrà lottare per non retrocedere, ma Massimo Gadda, nonostante la sconfitta al Penzo, guarda il bicchiere mezzo pieno. «Siamo una realtà piccola catapultata in questo torneo», dice il tecnico, «ma credo che abbiamo le risorse per dire la nostra e fare bene. Certo, il Venezia è una buona squadra ed è tra le favorite del campionato». Un finale in crescendo per il Forlì, dove nel primo tempo ha patito l’aggressività del Venezia, anche se poi ha avuto poche palle nitide per pareggiare. «Forse il gol annullato a Tonelli ci poteva stare vista la spinta subita dal difensore veneziano», continua Gadda, «ma mi dicono di un fallo in area subito da Bardelloni. Abbiamo disputato un buon incontro, all’inizio siamo stati un po’ timidi, esendo giovani ed esordienti ma piano piano siamo cresciuti. Usciamo a testa alta, una sconfitta alla prima di campionato ci può stare ma guardiamo avanti. Anche perché ho avuto delle risposte positive dai ragazzi e negli ultimi 20-25 minuti siamo riusciti a guadagnare diverso campo».

Ore 14.30 – (La Nuova Venezia) «Grande palla, ho dovuto spingerla dentro». Gianni Fabiano ha piazzato la zuccata vincente, spingendo il Venezia verso la vittoria. «Ho bruciato sul tempo i centrali del Forlì. Schema? Di sicuro non proviamo schemi con Fabiano che finalizza di testa», ha aggiunto ridendo l’attaccante arancioneroverde, «sulle palle inattive andiamo a turno. Ero al posto giusto. Avevo segnato di testa lo scorso anno in serie D, ma questo è il mio primo gol non di piede tra i professionisti». Come in Coppa Italia, il Venezia è partito con il piede giusto. «Volevamo i tre punti anche in campionato, abbiamo avuto le occasioni per chiudere la partita, sia io che Ferrari potevamo raddoppiare. Quel che conta è creare le occasioni, in fin dei conti dietro non abbiamo sofferto nulla». Sulla fascia destra, Inzaghi ha preferito Luciani a Cernuto, e il terzino ha cercato di assolvere ai compiti datigli dal tecnico. «Nel primo tempo il Venezia ha dominato la partita», ha spiegato il difensore, «potevamo sbloccare subito la gara con Modolo, poi è arrivato il gol di Fabiano. Ho cercato di spingere, perché il mister vuole che entrambi i terzini vadano a crossare, qualche volta ci sono riuscito, altre meno, ma sono soddisfatto visto che non giocavo 90′ da tanto tempo e alla fine ho accusato un po’ i crampi. Volevamo iniziare con il piede giusto, ci siamo riusciti». Prima di Fabiano, anche Marco Modolo è andato vicinissimo al gol. «Ho colpito bene, forse anche troppo bene, ma è stato bravo anche il portiere del Forlì a ribattere il mio colpo di testa». Venezia che parte con una vittoria. «Sì, contano i tre punti, anche con il Forlì abbiamo avuto la prova che non esistono partite scontate, nel finale abbiamo accusato un po’ la stanchezza e i romagnoli si sono schierati con il 4-2-4. Siamo riusciti a controllare bene il Forlì, non abbiamo mai sofferto e Facchin non ha dovuto compiere grandi parate».

Ore 14.20 – (La Nuova Venezia) Un sorriso in casa Inzaghi. Il Venezia batte il Forlì, inizio con il piede giusto, per goleade e spettacolo c’è ancora tempo e intanto i tre punti in saccoccia fanno un dolce tintinnio. L’intervista è un mordi e fuggi, Inzaghi in sala stampa ha la stessa rapidità che usava nell’area piccola degli avversari. Specialità l’anticipo, dunque il tecnico piacentino anticipa la prima domanda. «Nell’ultimo quarto d’ora abbiamo sofferto un pochino», attacca Inzaghi, «sofferto non tanto perché il Forlì abbia creato veri e propri pericoli, quanto piuttosto perché abbiamo perso il pallino del gioco. Abbiamo comandato le operazioni per più di un’ora, poi siamo calati e la palla l’hanno avuta più loro». Una pausa e una aggiunta: «Penso che sarete d’accordo, Facchin non ha avuto parate da fare». D’accordissimo. Parliamo dell’importanza dei tre punti. «Grande importanza, punti pesanti, Soprattutto in questo campionato così equilibrato, Il nostro è un girone diverso dagli altri due, da noi ci sono almeno nove-dieci squadre che se la giocano. Lo sapete che il Santarcangelo ha dato tre palloni alla Feralpi Salò?». Ad un primo confronto con il Venezia precedente si è avuta la sensazione di una squadra dotata di maggior velocità. «Se vedete delle differenze in meglio sono contento», riprende Inzaghi, «però vi dico anche che di velocità nel nostro gioco ne vorrei di più. Possiamo giocare più veloci, certo, ma non possono pretenderlo dopo una giornata. Finora è stato fatto un buon lavoro anche sul piano atletico, ma non siamo nella condizione ottimale. Mi preoccuperei se lo fossimo adesso, troppo presto». Bel lavoro sul gol, uno schema sicuramente, provato e riprovato in allenamento. Inzaghi abbozza un sorriso e poi si fa serio. «Dobbiamo proprio parlare dei nostri schemi? Lasciamo stare, meglio passare inosservati, altrimenti gli avversari imparano troppo presto le contromisure. Comunque in settimana si lavora, e anche sodo. I ragazzi hanno entusiasmo, mi piace lo spirito finora dimostrato. Per il resto, ricordatevi che al giorno d’oggi il 70% dei gol, sia quelli che fai sia quelli che prendi, arrivano da palla inattiva». Una parentesi per riverere qualche sensazione della prima di campionato, nello stadio di casa. «ene, direi bene. Trovo giusto anche ringraziare i tifosi, ci hanno aiutato, ci hanno spinto all’inizio e hanno capito, nel finale, che avevamo qualche momento difficile. Il loro sostegno non è mai mancato, dal primo all’ultimo minuto». Insomma unica pecca quel 2-0 che non è arrivato e che quindi non ha chiuso i conti in anticipo. «Questo è vero, l’ho ammesso anche prima, però mi va bene anche vedere che la squadra ha saputo costruire occasioni, il raddoppio l’ha sfiorato più volte. Ferrari ha fatto una buona partita, ma qualche volta in più poteva tirare. Anche nell’occasione del gol, ottimo l’assist a Fabiano, ma poteva tirare subito».

Ore 14.10 – (La Nuova Venezia) E siamo di nuovo qui, stessa spiaggia stesso mare, stesso stadio e stessa speranza, quella di vedere un Venezia che cresce e che corre verso l’alto, Il Venezia corre. Accidenti se corre. E’ vero che si mette in tasca i tre punti con il risultato striminzito per eccellenza, 1-0 e via andare, ma la vittoria è limpida e pulita, metterla in discussione vorrebbe dire fare gli accontentabili per dispetto. Intanto i tre punti, per il resto ci sono altre 37 partite. Segna Fabiano, che punta pura non è, una freccia in più per l’arco, il bersaglio è chiaro. Il Forlì? Cade in piedi. Due parole anche sul vecchio Penzo. Tanti lo vogliono in pensione, magari anni e contributi di emozioni anche ci sono, ma il suo fascino resta invariato, valida l’idea di riaprire i distinti, pieni a centro e con i vuoti coperti dalla pubblicità, riprende tono, colore e tanta voce anche la curva sud, la tribuna bene o male si riempie e se poi ci sono sempre gli stessi anche questo è un buon segno. Inzaghi sempre in piedi, urla e si sbraccia, giudicare il suo lavoro dopo una partita non ha senso, ma la squadra propone un gioco frizzante, veloce, mostra una certa propensione ad applicare qualcosa studiato in settimana. Non è un caso se al primo corner (12’) nasce la prima occasione, con Modolo che va in tuffo di testa (a dirla tutta, la difesa romagnola pare in modalità piadina) e chiama il portiere Turrin ad altrettanto volo. Poi arriva il secondo corner (22’), Pederzoli rasoterra sul primo palo, Ferrari va incontro e uncina un pallone in mezzo dove Fabiano mette la fronte e firma l’1-0. Questo gol è frutto di uno schema, del lavoro, e crea la base per guardare avanti con fiducia. Poi c’è da dire che se facciamo il conto delle palle gol i sorrisi spariscono, il Venezia ne crea tantissime, Ferrari si scatena e prova da dentro, da fuori, in corsa, bell’attaccante l’ex Lanciano ma i minuti scorrono e l’1-0 teoricamente lascia aperto l’esito finale. Teoricamente, sì, perché in realtà il Forlì non è mai pericoloso, cerca di imbastire qualcosa nel secondo tempo, ma non si può dire che Facchin abbia passato brutti momenti. Siamo nel secondo tempo e poco dopo la mezzora arriva anche il gol di Tonelli, e per un attimo l’afa diventa gelo, ma Bardelloni per fare l’assist monta in groppa a Modolo e l’arbitro vede. E giustamente annulla. Inzaghi, sangue d’attaccante, manda dentro Marsura e poi anche Geijo, il reparto trova più peso, costruisce ancora, ma il risultato pare fissato con i chiodi. Il caldo consuma le energie e rientra nella normalità vedere che la velocità cala. Acquadro alterna qualche bel pallone a qualche appoggio senza misura, Bentivoglio ha delle idee da categoria superiore, insomma matura l’idea che il Venezia visto in questa calda serata di fine agosto abbia qualità e allo stesso tempo non le abbia mostrate tutte. E adesso si può pensare al Mantova.

Ore 13.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Se alla vigilia una sconfitta contro il Carpi poteva essere preventivata, dopo quanto visto in campo i biancorossi hanno più di un motivo per rammaricarsi del risultato finale. D’accordo, il Carpi e’ più forte del Vicenza e lotterà fino alla fine assieme ad altre tre, quattro squadre per vincere il campionato e tornare di filata subito in A. Mentre il Vicenza ad oggi è ancora un cantiere aperto, con chi deve ancora recuperare dai rispettivi infortuni (Adejo, D’Elia, Urso e Giacomelli), chi è ancora lontano dalla migliore condizione e chi dovrà necessariamente arrivare negli ultimi giorni di mercato per rinforzare una rosa incompleta, soprattutto in difesa. Eppure tutta questa differenza di valori non si è vista, anzi; sa di beffa il fatto che il Carpi abbia trovato il gol del vantaggio proprio nel momento migliore dei biancorossi. Peccato, perché con maggiore attenzione e un pizzico di fortuna in più, il risultato avrebbe potuto essere ben diverso. Vicenza in campo con il 4-3-3 di «Mariniana» memoria. Scelte obbligate per mister Lerda, vista la situazione dell’infermeria e dato che ad oggi l’organico non consente nulla di più. Difesa arrangiata, in attesa del recupero di Adejo e di indispensabili rinforzi, con due debuttanti assoluti in serie B più il giovane Bianchi che la cadetteria l’ha annusata lo scorso campionato per una manciata di minuti. In mezzo al campo perno centrale Rizzo con Siega (altro debutto) e Signori ai lati. In avanti tutto confermato con Il trio Vita-Raicevic-Galano. Problemi di formazione pure per il Carpi; tra gli undici manca Kevin Lasagna e almeno questa per i supporters biancorossi e’ una buona notizia: nell’ultima gara giocata al Menti segno’ due reti in 15 minuti, mettendo di fatto la parola fine ai sogni di promozione diretta del Vicenza allenato da Marino. Prima dell’inizio minuto di raccoglimento in onore delle vittime del terremoto: raramente è capitato di assistere ad un silenzio così intenso. L’inizio di gara è da brividi: sette secondi appena e De Marchi brucia la difesa biancorossa e appena dentro l’area spara a lato. Poi all’8’ Catellani da buona posizione sfiora il palo e un minuto più tardi ci pensa Benussi in uscita a sventare la minaccia. Primo squillo dei biancorossi al 18’ con Galano, che dal limite calcia poco sopra la traversa. Al 22’ ci prova Pasciuti, al 24’ risponde Signori dal limite. Gara piacevole, molto vivace con occasioni da entrambe le parti. L’errore di Gagliolo che innesca a metà campo la corsa di Galano potrebbe rompere l’equilibrio ma la conclusione è debole. Sul finale di tempo è Benussi che salva il risultato. Nella ripresa il Vicenza pare ancora meno timoroso e cerca di fare la partita. Ma dietro si balla e pure parecchio e un liscio di Bogdan permette a Bifulco di battere a rete. Il gol fiacca le velleità dei biancorossi, al 23’ Bianco su una ribattuta della difesa calcia di prima intenzione e gonfia la rete. Risultato bugiardo, per quanto visto in campo, ma tant’è. Rizzo di testa potrebbe riaprire la gara ma il suo colpo di testa e’ centrale. I biancorossi non ne hanno più: sconfitta che brucia ma gli applausi finali sono tutti meritati.

Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) Quando passa da Vicenza, ultimamente, Fabrizio Castori se ne torna sempre a casa con il sorriso largo dei tre punti: «In effetti mi sta portando bene, ci dovrei tornare più spesso – conferma con un sorriso il tecnico del Carpi -. Battute a parte, credo che la mia squadra abbia meritatamente vinto una partita contro un Vicenza che però ha disputato a sua volta un buon incontro, rendendo ancora più merito alla prestazione dei miei giocatori».Gli emiliani sono passati in vantaggio dopo una lunga fase di gioco sostanzialmente equilibrata: «Personalmente non sono stato sorpreso di incontrare delle difficoltà iniziali, perché soprattutto in queste prime partite la condizione per tutte le squadre non può ancora essere ottimale e i valori risultano più livellati – spiega -. Tuttavia ritengo che nel secondo tempo il Carpi abbia preso in pugno il gioco e si sia imposto con buona autorevolezza. Ad un certo punto abbiamo rafforzato il centrocampo, e da quel momento in poi la nostra supremazia è diventata costante».Nell’occasione del primo gol è stato fondamentale l’involontario aiuto offerto dal centrale del Vicenza Luka Bogdan, la cui leggerezza è stata pagata a caro prezzo: «Ma quasi sempre quando si segna c’è un errore da parte degli avversari – sottolinea Castori – anche se il secondo è nato da una prodezza assoluta di Bianco, che merita sicuramente un applauso».Il tecnico del Carpi elogia in particolare la prestazione di due esordienti, Bifulco e De Marchi: «Il primo è un prodotto del nostro vivaio, il secondo finora aveva giocato solo in Eccellenza, ma si sono fatti valere alla grande, dimostrando che la nostra politica di valorizzazione dei giovani funziona. Mi auguro che anche loro possano ripetere il percorso di crescita fatto negli anni scorsi da Lasagna».Tra i possibili obiettivi degli emiliani negli ultimi giorni di mercato è circolato anche il nome dell’attaccante biancorosso Filip Raicevic: «È sicuramente un giocatore che apprezzo molto, lo reputo uno dei centravanti più forti della serie B – ammette Castori – ma del mercato se ne occupa la società. Non è che perché mi piace un giocatore questo venga comprato dal Carpi: a me, per dire, piacerebbe molto anche Higuain!…».

Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) Dici Carpi e viene in mente Davide Bianchi. La prima partita in assoluto con il Vicenza per il “rosso” è stata proprio quella dello scorso anno in Coppa Italia contro gli emiliani, allora in A, che terminò con la sconfitta e l’eliminazione del Vicenza. Bianchi non sfigurò, anzi, così come ieri sera la sua è stata la più intonata delle note positive in casa berica.Un debutto non proprio agevole contro una delle favorite. Si aspettava la chiamata di Lerda?Io cerco sempre di farmi trovare pronto e sono molto contento della fiducia accordatami.La partenza non è stata delle migliori per la difesa, chi l’ha messa più in difficoltà?Si, abbiamo faticato a prendere bene le misure, soprattutto Catellani si è confermato un brutto cliente, specialmente in progressione. Poi però ci siamo assestati, dopo i primi 15′ minuti di difficoltà. Tutto il reparto è cresciuto e ci siamo posizionati meglio. Bisogna considerare che questa difesa non ha mai giocato assieme.Quanto è stato importante l’inserimento di Rizzo davanti ai centrali difensivi?È un giocatore fondamentale perché ci ha aiutato molto anche nello “sporcare” i palloni e nella protezione delle traiettorie filtranti.Nonostante questo però gli avversari hanno segnato due gol..Il Carpi è una delle squadre maggiormente accreditate in questo campionato di serie B. Però bisogna dire che non ci è girata bene, questa partita poteva anche finire diversamente perché le occasioni le abbiamo avute e la difesa, prima del vantaggio loro, stava tenendo bene il campo.Non sono state molte le sue progressioni offensive ma in una occasione, nel secondo tempo, Rizzo ha avuto la palla buona…Si ho cercato di mettere bene il pallone in mezzo e Rizzo l’ha colpita ma purtroppo il portiere ha bloccato.Ritiene sia questa, la fase offensiva, il fondamentale in cui deve lavorare maggiormente?No io devo lavorare in entrambe le fasi e cercare di farmi trovare sempre pronto quando l’allenatore avrà bisogno di me.Il debutto in casa, con un pubblico numeroso, vi ha aiutato ad accorciare il divario tecnico?La nostra curva è sempre uno stimolo in più, mi dispiace non siamo riusciti a regalare la prima gioia ma cercheremo di rifarci nelle prossime partite.Cosa salva in questa partita?Dobbiamo prendere il molto di buono che abbiamo fatto oggi e ripartire da lì. La serie B è un campionato durissimo ed equilibrato e anche molto lungo. Dobbiamo mettere sempre questa voglia e questo cuore, in tutte le prossime partite e i risultati arriveranno anche per noi.

Ore 13.10 – (Giornale di Vicenza) A fine gara il tecnico Franco Lerda rivendica la prova della sua squadra e la definisce positiva, ma con estrema onestà dice anche a lettere cubitali che occorrono rinforzi altrimenti sono guai. Ma andiamo con ordine.A chi gli ha fatto notare che la partita col Carpi poteva essere divisa in due tempi uno a favore del Vicenza ed uno, il secondo, degli emiliani, lui ha risposto con decisione.«No, per un’ora, cioè fino al primo gol, la mia squadra mi è piaciuta molto, è stata ordinata e aggressiva, ha saputo stare in campo con personalità, anzi ha pure creato più occasioni del Carpi».Però c’è stato da tremare dopo appena un minuto di gioco.«Il Carpi infatti ha avuto due occasioni: nel primo caso è stato un nostro regalo dopo appunto un minuto e al 46′ su un colpo di testa nato da un calcio d’angolo, ma per il resto la gara l’abbiamo fatta noi giocando da squadra, a mio avviso abbiamo concesso le briciole ad un avversario che gioca poco a calcio, ma che sa essere molto efficace».E però nel secondo tempo sono arrivati i due gol nel giro di 10′.«Abbiamo concesso qualcosa, nell’occasione del primo gol c’è stato un errore grande da parte nostra sul cross di Letizia, si è svirgolata la palla e così da un cross del tutto innocuo loro sono riusciti a passare in vantaggio». E da lì siete andati in difficoltà.«In questo momento noi fino a quando il castello regge siamo squadra, dopo il gol invece a livello psicologico abbiamo pagato, poi è arrivata la seconda rete di Bianco, incredibile, un tiro eccezionale, certo poi la reazione forse non è stata molto razionale, ma Galano ha avuto l’occasione per segnare solo che non è stato lucidissimo, la gara forse l’avremmo pure potuta tenere in bilico fino alla fine».Insomma lei è soddisfatto?«Diciamo che vedo il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, perchè incontrare nelle nostre condizioni una squadra come il Carpi non era semplice, non dimentichiamo che in campo avevamo quattro, barra, cinque esordienti, perchè é entrato pure Cernigoi, e tenere bene il campo per almeno un’ora è positivo, ovvio che ci si aspettava un altro risultato».Perchè ha inserito Cernigoi?«Perchè vedevo molto chiusi quelli del Carpi e diventava difficile trovare varchi». Ha scelto di far partire titolare Raicevic nonostante le tante voci di mercato che lo coinvolgono.«Se l’ho fatto giocare ritenevo fosse a posto, schiero sempre la squadra migliore».L’impressione è stata che se la linea difensiva fosse un po’ più solida già stavolta si sarebbe potuta vedere un’altra gara.«Adesso lo posso dire – risponde Lerda come se non aspettasse altro – noi abbiamo bisogno di due difensori centrali. Voi mi chiedete: chi ci manca? E io con la solita onestà rispondo: due, non uno, centrali, perchè non è sufficiente che Adejo rientri, questo è il mio parere poi la società vedrà cosa fare».Visto che siamo in tema di mercato, anche a centrocampo c’è bisogno di un rinforzo.«A centrocampo stiamo completando l’acquisto di questo giocatore( Ismail H’Maidat ndr) che ci darà un pò più di qualità, però devo dire che a me Rizzo, Signori e Siega sono piaciuti, tanto che la gara l’abbiamo comandata noi, purtroppo loro hanno sbagliato meno ed hanno vinto».E per l’attacco?«Stiamo a vedere cosa succede in questi giorni».

Ore 13.00 – (Giornale di Vicenza) Castori, nomen omen, fa la diga. La difesa biancorossa fa acqua. E finisce così, con un fiume di rimpianti. Il Vicenza comincia il campionato con una sconfitta interna. Prevedibile. Il Carpi è una corazzata candidata a tornare alle svelta in A, i biancorossi (di casa) considerate le condizioni di partenza non hanno neanche sfigurato.Consolante, ma non troppo. Dalla cintola in su la squadra di Lerda ha giocato benino, creando anche qualche problema al Carpi. Ma occhio, non c’era da farsi illusioni. Castori-Mourinho è così: ti cuce addosso la partita, tiene i suoi rintanati, poi li fa ripartire e ti frega. Finisce sempre in questa maniera. Le partite tra Vicenza e Carpi negli ultimi tempi hanno sempre la stessa trama e lo stesso finale. Poi, però, ci vuole anche una propensione di base a farsi fregare. E il Lane, purtroppo, ce l’ha. Ieri sera al riguardo non si è visto niente di nuovo: la difesa balla, ha un bisogno disperato di essere rinforzata (almeno) con un centrale forte. Il tutto a dispetto della bella sorpresa rappresentata da Bianchi sulla fascia destra. Poi anche gli altri reparti avrebbero bisogno di qualche addizione. In mezzo al campo ci sono coraggio e forza ma la lucidità fa difetto. E davanti…Chocolat liégeois. Raicevic non ha punto molto. Un po’ perchè spesso era lontano dalla porta ed era più impegnato a creare spazi che a bastonare. Ma poi c’è poco da fare, qui si continua a parlare di mercato… E allora parliamone. Lo Standard Liegi, squadra belga che partecipa all’Europa League, ha chiesto l’attaccante montenegrino. L’offerta giunta alla società biancorossa (un milione e mezzo secondo alcune fonti) è stata però giudicata troppo bassa. In ogni caso si continua a trattare, tenendo comunque conto che l’interesse del Bari è ancora vivo. E intanto per la prima linea biancorossa continuano a girare i nomi di Acquafresca e Ardemagni. La sintesi? Per piacere, si decida in fretta. Per il bene del Vicenza.La speranza. L’avvio è da brividi: dopo appena 25 secondi De Marchi entra in area da sinistra e fa partire un diagonale basso che esce di pochissimo. Ma il Vicenza non si spaventa: al 6′ Vita finisce a terra in area dopo un contatto con Pasciuti. Rigore? L’arbitro vede un fuorigioco e chiude la faccenda. Due minuti dopo Catellani si gira benissimo in area e la sua conclusione termina a lato di un niente. La squadra di Lerda tenta da fuori: all’11’ ci prova Pucino, che non inquadra lo specchio della porta. Al 18′ lo imita Galano con un sinistro che si spegne appena sopra la traversa. Carpi di nuovo avanti al 22′: Pucino interviene in area, forse in maniera fallosa, su Catellani. L’azione comunque continua e Pasciuti calcia a lato. Due minuti più tardi il portiere dice di no a Signori, poi è Bogdan a provarci di testa senza fortuna (35′). Al 39′ una fiacca conclusione di Galano è preda di Colombi e al 47′ Benussi è reattivo su un velenoso calcio d’angolo da sinistra di Lollo che Bifulco cerca invano di intercettare.Il crollo. Pare che il Vicenza possa tener botta. E invece no. Al 12′ una grave incertezza di Bogdan in area fa partire il semaforo verde per Bifulco che con una conclusione alta e forte batte Benussi. Undici minuti più tardi Bianco chiude i conti con un destro angolato dal limite. Partita finita. Resta da dire che al 39′ Galano si vede respingere una conclusione in spaccata da distanza ravvicinata mentre al 49′ Lasagna (autore di una doppietta al Menti nella gara di due stagioni fa) impegna Benussi. Si conclude con i giocatori del Vicenza che comunque escono fra gli applausi. Giusto, hanno fatto quello che hanno potuto. Ora sono altri che devono fare qualcosa.

Ore 12.30 – (Gazzettino) Il Campodarsego acciuffa al fotofinish il pareggio 1-1 nell’amichevole sul campo dei pari categoria del Calvi Noale. Al sigillo di Rigato in apertura di ripresa, risponde Radrezza allo scadere. In avvio occasione d’oro per i veneziani quando l’arbitro assegna un penalty (fallo di Sanavia su Barichello), dal dischetto Coraini alza la mira. La replica padovana è nel sinistro a giro di Lauria che non sorprende il portiere. Nella ripresa il vantaggio di casa: Andreatta si oppone a Barichello, ma non può nulla sul tap-in di Rigato. I padovani hanno due opportunità per pareggiare: la punizione di Lauria si stampa contro la traversa, poco più tardi Sanavia ruba palla in area e con il sinistro non trova la porta. Nel finale Lauria colpisce un palo, ma gli sforzi sono premiati all’ultimo secondo con Radrezza sugli sviluppi di un angolo. CAMPODARSEGO (4-3-1-2): Brino (st 1′ Andreatta); Sanavia (st 25′ Dario), Beccaro, Gal (st 1′ Rizzo), Severgnini; Pignat (st 25′ Seno), Bedin, Callegaro (st 1′ Tanasa); Lauria; Meloni (st 1′ Radrezza), Aliù (st 16′ D’Appolonia). All. Cunico.

Ore 12.20 – (Gazzettino) Tre formazioni padovane sono impegnate oggi alle 16 nel primo turno della Coppa Italia di serie D. In caso di parità al termine del tempo regolamentare si batteranno subito i rigori per stabilire chi andrà avanti nella competizione. ABANO. È di scena sul campo del Legnago, occasione nella quale debutta in panchina in una gara ufficiale Luca Tiozzo. «È la squadra più scomoda che potevamo trovare perché non ha cambiato molto rispetto all’anno scorso, possiede un’ottima organizzazione di gioco oltre ad avere qualità individuali ed è allenata da un tecnico molto bravo. Comunque ce la giochiamo, e voglio vedere a che punto siamo come amalgama. Mi aspetto che i ragazzi si aiutino in campo e lottino per l’obiettivo comune che è quello di fare il meglio possibile». I neroverdi saranno disposti con il 4-4-2. «Ma al di là dei numeri, conta soprattutto l’interpretazione». Tre gli indisponibili: Davide Berto per squalifica, Serena per infortunio e Spada per il quale non è arrivato ancora il transfert. ESTE. Debutta al Nuovo Comunale vedendosela con l’Adriese. Anche per Michele Florindo è la “prima” ufficiale: «Spero di vedere un’ulteriore crescita della squadra in una gara ufficiale nella quale si sono sempre più aspettative. È importante passare il turno e la società ci tiene molto». Il fatto di giocare davanti ai propri tifosi è uno stimolo in più. «Senza dubbio, vogliamo farci conoscere e ci teniamo a creare insieme a loro un gruppo unito». Tutti a disposizione tra i giallorossi: recuperati anche Tessari e Di Maio. VIGONTINA SAN PAOLO. Fa l’esordio nella trasferta a Rovigo con il Delta, e anche per Vincenzo Italiano è il debutto come allenatore. «Abbiamo l’intenzione di ben figurare, pur sapendo di avere davanti un avversario attrezzato per un campionato di vertice nel suo girone. Proprio per questo è una gara importante in vista del campionato, dobbiamo cercare di entrare subito in clima partita per fare risultato». Tutti convocati i bianconeri, compresi gli ultimi arrivi Casagrande, Scarpa e Zuin. «Si allenavano già con noi, sono contento di averli perché saranno molto utili alla causa».

Ore 11.50 – (Gazzettino) Il Cittadella torna in serie B e lo fa alzando la voce: vince 2-1 a Bari, dove finora aveva raccolto solo delusioni (5 ko e un pareggio), e dimostra subito che la categoria gli può benissimo appartenere. Tutto come previsto nell’undici di Venturato, con Pascali in difesa a fare coppia con Scaglia, mentre in avanti giostrano Litteri e Arrighini. L’unica sorpresa è la presenza dell’ultimo arrivato Bartolomei a centrocampo al posto di Schenetti. Il tecnico del Cittadella ha chiesto ai suoi grande personalità, e i giocatori non lo deludono perché l’avvio è tutto di marca granata, con Litteri che dopo nemmeno due minuti sfiora il gol di testa, ci vuole un grande intervento di Micai per deviare in angolo. La risposta del Bari arriva al 13′: angolo di Martinho, Maniero colpisce di testa nell’area piccola, ma non impatta bene la sfera che finisce abbondantemente sul fondo. Il Cittadella tiene bene il campo anche se sbaglia qualche pallone di troppo al momento di verticalizzare. Quando però ci riesce, come al 17′, può fare male. Litteri in velocità supera Tonucci che rimedia in extremis. La squadra di Stellone vive di fiammate dei singoli, Martinho non inquadra la porta con un gran sinistro, non distante dal palo il destro di Furlan (40′). Il Bari accelera nel finale di primo tempo ma il Cittadella non perde mai la testa, restando sempre molto ordinato. Granata vicini due volte al vantaggio nel finale di frazione, sempre con Pascali che prima impegna a terra Micai, che poi si supera sul colpo di testa ravvicinato: 0-0 dopo 45 minuti, ma il Cittadella avrebbe meritato il gol, tant’è che il migliore in campo è il portiere dei “galletti”. Pascali ci riprova per la terza volta all’8’della ripresa, e questa volta arriva il vantaggio: angolo di Chiaretti sul primo palo dove irrompe il difensore che di testa fulmina Micai. Il Cittadella piazza l’uno-due in un paio di minuti, è di Litteri la zampata vincente al termine di una pregevole azione corale innescata da Arrighini che riparte, serve largo Chiaretti il quale pesca il centravanti in area, freddo davanti al portiere. Stellone dà peso all’attacco con Ivan e De Luca. È Maniero al 16′ a sfiorare la rete di testa, pallone sul fondo e pericolo scampato. Il Bari riapre l’incontro al 20′ con il rigore vincente di Maniero, decretato per un fallo ingenuo di Valzania su Ivan all’ingresso dell’area. Alfonso tocca il destro dell’attaccante, ma non evita il gol. Ivan è una furia sulla destra, Venturato corre ai ripari inserendo Pedrelli per Benedetti. Contenuta con qualche affanno la sfuriata del Bari, il Cittadella riprende a giostrare la palla con sapienza. Gli ingressi di Schenetti prima e Paolucci poi portano freschezza al centrocampo che amministra il possesso palla. Ci provano Iori dal limite, destro sul fondo, e poi Pedrelli, centrale. Nel finale il Bari resta in dieci per l’espulsione di Romiti e la squadra granata può tagliare felicemente il traguardo.

Ore 11.40 – (Gazzettino) La “prima” di Roberto Venturato in serie B, il primo successo del Cittadella al “San Nicola” di Bari, dove mai mai vinto. Meglio non poteva sognare il ritorno tra i cadetti la formazione granata, che oltre ai tre punti in trasferta si porta a casa anche una massiccia dose di autostima, per una prestazione davvero convincente sotto tanti punti di vista. Nessun timore reverenziale, nessuna emoziona per l’esordio in terra pugliese. E l’allenatore in sala stampa si allinea al clima euforico della serata: «È un esordio straordinario del Cittadella. Vincere a Bari, in uno stadio così importante, è magnifico. È questa la nostra filosofia del calcio, provarci sempre, indipendentemente dall’avversario che abbiamo di fronte o dal campo dove giochiamo. Siamo riusciti a stare attenti e ordinati sul rettangolo di gioco, oltre ai due gol ne abbiamo sfiorati altri. Avremmo meritato di vincere con due reti di scarto» Venturato prosegue la sua disamina, sottolineando la prova di maturità della squadra: «Abbiamo grandi valori, e se il gruppo lavora e si impegna con la stessa determinazione dell’ultimo anno, possiamo disputare un’ottima stagione, ci sono tutte le premesse per divertirci al sabato». Poche le cose da appuntare in una serata del genere: «Mi è dispiaciuto per il calcio di rigore che ha ridato verve a un Bari fino a quel momento controllato bene. In generale la squadra è sempre rimasta alta, aggressiva, e nel secondo tempo siamo riusciti a concretizzare quanto non eravamo riusciti a fare nel primo, anche per la bravura del loro portiere. Era questa la partita che volevamo fare, ci eravamo preparati bene studiando pregi e difetti del Bari che è una grande squadra, ci abbiamo provato sino alla fine, e oltre alla vittoria ci portiamo a casa una grande prestazione». Il Bari ha cambiato tanto, il Cittadella ha mantenuto l’ossatura della Lega Pro, e in campo si è notata la differenza: «Ci conosciamo bene ed è sicuramente un vantaggio per noi. Adesso godiamoci il successo ottenuto a Bari, dobbiamo essere contenti di quanto realizzato ma da martedì si ritorna a lavorare per il prossimo impegno. Il Cittadella non deve mai abbassare la guardia, il campionato di serie B è molto lungo e difficile».

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Grande Cittadella. Al ritorno in Serie B, dopo la stagione di purgatorio in Lega Pro, comincia il suo cammino con una vittoria, per di più in trasferta, sul campo dell’ambizioso Bari, che non fa mistero di puntare alla Serie A. Un successo frutto di organizzazione, concretezza, coraggio e determinazione su ogni pallone. Ciò che chiedeva Roberto Venturato alla vigilia, e che Iori & C., autori di una prova quasi perfetta, hanno tradotto in pratica come auspicato. Il Bari ha ceduto di schianto in avvio di ripresa e solo un’ingenuità difensiva di Valzania gli ha consentito di rientrare in partita grazie ad un rigore giusto. Ma poi la sua velleità di mirare ad un pareggio che sarebbe stato oro colato si è spenta strada facendo e i padovani hanno meritato i 3 punti. La solidarietà ai terremotati. Davanti a 20.000 spettatori, con nove tifosi granata nello spicchio loro riservato (scesi in Puglia con un pullmino e guidati dal mitico Giuseppe Ferronato), l’avvicinamento alla sfida è intriso di commozione. Il minuto di raccoglimento per ricordare le vittime del terremoto trascorre nel silenzio più assoluto, mentre nella curva degli ultras biancorossi viene steso uno striscione significativo: «Il vostro dolore è anche il nostro… Alzati Centro Italia». Che bel Citta. Rispetto alle previsioni ci sono un paio di variazioni nei due schieramenti: Basha è titolare nel quartetto dei centrocampisti di Stellone, mentre Venturato lancia nella mischia Bartolomei (ex Reggiana) al posto di Schenetti. Piace la “matricola” sia nell’approccio al match che nell’interpretazione del primo tempo, perché affronta il titolato avversario senza timori reverenziali. Sul taccuino si segnalano solo conclusioni degli ospiti: di Litteri dopo neppure 2’ (colpo di testa deviato in angolo da Micai), di Arrighini al 13’ (intervento facile dell’estremo difensore di casa) e ancora di Litteri al 17’ (contrato in angolo all’ultimo momento da Tonucci dopo una fuga sulla fascia sinistra). Alfonso dorme sonni abbastanza tranquilli, se non fosse per uno stacco imperioso di Maniero al 14’, su angolo di Martinho, con bersaglio mancato, per un’inzuccata di Monachello al 33’ che non crea problemi, per un bel sinistro al 36’ di Martinho alto di poco e per un destro da fuori area al 40’ di Furlan, che si perde di poco a lato del palo . Pascali, che occasione! Al riposo, comunque, gli uomini di Venturato – ottimo debutto il suo, complimenti! – ci vanno con il rammarico per le opportunità non finalizzate, e tutte capitate sui piedi e sulla testa di Pascali. Il difensore al 45’ è protagonista con un sinistro “velenoso” sul quale Micai si salva in tuffo, poi al 46’ sul successivo calcio d’angolo impatta benissimo di testa a centroarea, trovando ancora il portiere bravo a respingere, e sulla ribattuta Litteri finisce a terra nella mischia (ci stava il rigore? Mah…). Uno-due micidiale. Il sapore del gol resta lì, amaro in bocca, e invece con un micidiale uno-due in avvio di ripresa il Cittadella passa all’incasso anche per ciò che aveva lasciato sul terreno di gioco prima del riposo. In due minuti i granata mettono i sigilli sulla pratica con una semplicità persino disarmante: l’Highlander Pascali, debuttante pure lui come il suo allenatore tra i cadetti, brucia Moras e Tonucci sullo scatto andando a deviare di testa sul primo palo il pallone scodellatogli da Chiaretti dalla bandierina del corner (8’) e subito dopo, con una perfetta ripartenza, arriva il raddoppio di Litteri, che chiude di destro una magistrale combinazione Arrighini-Chiaretti (10’). Rigore ingenuo, si soffre. Tutto finito? Non sarebbe da Cittadella, che se non si complica la vita non è contento. Valzania commette un fallo sciocco al limite dell’area su Ivan, capace di mettere in crisi con il suo movimento la retroguardia granata, e l’arbitro Marinelli concede il rigore che riapre la sfida. Dal dischetto Maniero piazza il pallone nell’angolo alla sinistra di Alfonso, che tocca ma non trattiene (20’). La pressione dei pugliesi si fa insistente con il passare dei minuti, ma la “matricola” resiste, anche se alcuni giocatori chiudono con i crampi. Missione compiuta, e che missione! Bravi davvero.

Ore 11.20 – (Mattino di Padova) I tabù sono fatti per essere sfatati, ma un debutto come questo i tifosi del Cittadella, che mai avevano visto la propria squadra espugnare il San Nicola, potevano solo sognarselo. E Roberto Venturato ne è ben consapevole: «È stato un esordio straordinario, vincere contro una squadra così forte è davvero splendido. Ma noi ci proviamo sempre, abbiamo questa filosofia: cerchiamo di giocare a calcio in ogni campo e lo abbiamo fatto anche stavolta», commenta il tecnico granata appena arrivato in sala-stampa. «Abbiamo anche “rischiato” di realizzare il terzo gol e credo che avremmo meritato di vincere con almeno due reti di scarto». Per lei era un doppio esordio, visto che non aveva mai allenato in cadetteria. «Lo sapete, la Serie B l’avevo vista solo in televisione e allo stadio, avevo un’enorme voglia di confrontarmi con questa realtà e ce l’avevano anche i giocatori. Credo si sia visto in campo». C’è chi già dice che a Cittadella si aprirà un altro ciclo decennale, in stile Foscarini. Si corre troppo avanti? «Il Cittadella ha grandi valori, ed è composto da persone che in questi anni hanno dimostrato di saper lavorare. Ci sono le premesse per comportarci bene in questa categoria». La squadra stamattina si allenerà in Puglia con una seduta defaticante e rientrerà in Veneto in treno nel tardo pomeriggio. Primavera fuori. Supplementari fatali ai ragazzi di Giulio Giacomin. Nel turno preliminare della Tim Cup il Citta Primavera è stato superato al Tombolato per 0-1 dalla Spal, che ha trovato il gol decisivo al 4′ minuto del primo tempo extra con un diagonale di Vago.

Ore 11.10 – (Corriere del Veneto) Alzi la mano chi avrebbe scommesso un centesimo su una partenza mirabolante del Cittadella. Capace non solo di espugnare Bari, ma di farlo con pieno merito e portandosi dietro un mix di forza fisica, capacità di soffrire e di chirurgico killer-instinct quando si tratta di chiudere. Il tutto fa 2-1 nella bolgia del San Nicola, dove avranno pure dimenticato i 36mila spettatori dei bei tempi della rincorsa a una salvezza societaria necessaria per la sopravvivenza del club, ma riescono comunque a mettere assieme oltre 16mila anime colorate di biancorosso. Da Cittadella arrivano in nove (di numero), in cima alla carovana c’è sempre quel Bepi Ferronato divenuto ormai una star anche in Puglia, dopo i suoi viaggi eroici col suo pullmino, che per l’occasione di posti liberi ne aveva ben otto (tutti riempiti). E la favola del piccolo Cittadella, che non finisce mai di stupire, non si ferma nemmeno di fronte ai limiti tecnici di una difesa che viene additata dagli addetti ai lavori come tallone d’Achille della squadra, ma che se la cava egregiamente di fronte alla corazzata di Roberto Stellone. Il capolavoro granata va in scena nel secondo tempo, ma i primi segnali si colgono già nel finale di frazione, quando in pochi istanti il gladiatorio Pascali sfiora per il due volte il vantaggio: al 44’ quando dai dieci metri gira al volo su assist di Benedetti trovando sulla sua strada il portiere Micai che devia in angolo. E non è affatto finita qui, perché sul corner successivo dipinto da Chiaretti, arriva ancora Pascali a costringere Micai al secondo miracolo nello spazio di pochissimi secondi. Sin lì sul taccuino c’è poco o nulla, il Bari rinnovato e rimesso in piedi dallo sprint finale di mercato di Sean Sogliano, colleziona solo un paio di graffi: al 35’ con il tiro al volo di Martinho appena a lato, al 40’ col vivace Furlan, che spedisce di poco a lato della porta di Alfonso sfiorando l’1-0. Nel secondo tempo ecco che a bussare alle porte del paradiso provvede in due minuti il duo Pascali-Litteri, a pensarci bene l’asse portante di una squadra capace di andare oltre i propri limiti. E all’8’ ecco l’urlo del gladiatore Pascali, che ancora una volta si arrampica lassù, sull’angolo di Chiaretti e stavolta fa secco Micai. L’1-0 stordisce il Bari, che due minuti dopo subisce pure la seconda puntura: in punta dei piedi Chiaretti salta netto Romizi, appoggia per Arrighini, che a sua volta smarca Litteri, letale nel farsi trovare nel posto giusto al momento giusto. Il San Nicola è muto, desolato di fronte a una di quelle sorprese che nessuno avrebbe potuto immaginare. C’è tempo, però, per la sciocchezza di Valzania, che falcia Ivan in una zona del campo in cui non avrebbe potuto fare male. Rigore solare e sul dischetto va Maniero, che riapre i conti. E a quel punto è bravo Venturato, che azzecca la mossa Bartolomei provato a lungo in settimana fra i titolari e riesce a tamponare l’emergenza. I suoi si ricompattano, blindano il 2-1 e vedono Romizi che perde il controllo dei nervi facendosi cacciare. Doppio giallo, Bari in 10 e senza più frecce da scagliare contro Pollicino che si fa beffe del Gigante. Bentornato, Citta, la B è di nuovo tua.

Ore 10.40 – (Gazzettino) Bottalico potrebbe passare alla Primavera della Roma. «È andato a fare cinque giorni con loro. L’agente ha detto che è piaciuto, personalmente non ho sentito nessuno. Se avesse questa occasione, gli diamo la possibilità perché non è pronto per noi: ha talento, però è un ragazzo classe 1998 e Padova è una piazza difficile. Fare la Berretti è poco per lui, può fare un’esperienza in una Primavera dandolo in prestito con diritto di riscatto». Passando al rinvio della partita con la Sambenedettese, il presidente Gravina ha parlato di fine settembre o inizio ottobre per il recupero. «Mi sembra il periodo migliore dato che poi comincia anche la Coppa Italia». Giocherete per tre sabati di fila in casa. «Io e Brevi eravamo curiosi di giocare a San Benedetto per vedere la risposta della squadra in un ambiente difficile. Ora avere tre gare su quattro in casa è un vantaggio che dobbiamo essere bravi a sfruttare».

Ore 10.30 – (Gazzettino) «Se dovessimo fare le uscite velocemente – afferma Giorgio Zamuner – abbiamo magari più tempo per riflettere su cosa eventualmente aggiungere alla squadra, fermo restando che non è detto che inseriamo un altro over. Comunque rimaniamo attenti a quello che succede, e se dovesse capitare l’occasione la valuteremo con la proprietà». In quale reparto interverrebbe? «Per numeri e caratteristiche non ci sarebbe da fare qualcosa di particolare. Va preso l’esterno destro come alternativa a Madonna, poi non ci sarebbe altro da fare. Ci sono le occasioni che capitano alla fine, ma anche lì bisogna valutare bene. Se dovessero proporti un attaccante importante che però pretende di giocare, rischi di minare il gruppo. E adesso c’è il giusto equilibrio». Possibile la partenza in prestito di Mazzocco che a centrocampo è chiuso da Filipe, Dettori, Mandorlini e De Risio? «È una valutazione che avevamo fatto per la sua crescita, ma lo sta facendo bene qui e ci darà una mano». Anche Marcandella resterà. «Il campionato è lungo, c’è la Coppa Italia e dobbiamo mettere in mostra qualche ragazzo di nostra proprietà».

Ore 10.20 – (Gazzettino) Si sblocca il mercato in uscita, e per la cessione a titolo definitivo di Matteo Dionisi è questione di ore. Il suo agente Alessandro Ranieri ha in mano la soluzione giusta in Lega Pro, al momento celata dal più stretto riserbo visto che la squadra in questione è impegnata in campionato. Il giocatore ha già dato il suo gradimento al trasferimento, tanto più che firmerà un biennale. L’accordo tra le parti è stato raggiunto, e il Padova non dovrà contribuire all’ingaggio, a parte i primi due mesi della stagione (luglio e agosto). Formula quest’ultima che sarà applicata anche per Marco Ilari, pronto a lasciare i biancoscudati a titolo definitivo. In pole position sembra esserci il Delta Rovigo che ha promesso all’esterno un’opzione per il prossimo anno nel caso di promozione in Lega Pro. E andando al Delta il giocatore resterebbe a vivere a Padova. C’è poi Petrilli, che sarà ceduto in prestito avendo altri due anni di contratto. Pro Piacenza, Maceratese e Siracusa tra le papabili, e non mancano altre pretendenti. Liberandosi dei tre ingaggi, il Padova si ritroverebbe con un bel gruzzoletto di soldi in mano da poter eventualmente reinvestire in un’operazione last minute, senza dimenticare gli emolumenti risparmiati con la cessione di Giandonato.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Gli unici movimenti certi, dunque, sono l’arrivo di Davide Monteleone, giovane difensore centrale della Primavera del Palermo, e di un vice-Madonna per la fascia destra. Nelle prossime 72 ore tutto verrà messo nero su bianco. Le nuove leve. E, a proposito di giovani, Oscar Brevi ha deciso di puntare anche su Davide Marcandella: dopo averlo valutato sin dal primo giorno di ritiro, il tecnico si è convinto delle qualità del giovane attaccante classe 1997, che l’anno scorso si è fatto le ossa in prestito all’Este. «Rimarrà con noi, starà con la prima squadra», la conferma di Zamuner.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) A fine settembre dunque, dopo il primo turno infrasettimanale del 14, oppure entro le prime due settimane di ottobre. Il mercato. Ma le riflessioni in casa biancoscudata non si limitano al campo. Tra quattro giorni, alle ore 23 di mercoledì 31, si chiude ufficialmente il calciomercato estivo. «Ed entro quella data sono certo che avremo definito i tre movimenti in uscita», la decisa ammissione del direttore generale, Giorgio Zamuner. «Petrilli può scegliere dove andare, ha numerose richieste. Per Dionisi si è sbloccato qualcosa in maniera decisa, dal momento che il suo agente mi ha parlato di una società di Lega Pro che lo vuole e che avrebbe già ricevuto il consenso del giocatore al trasferimento. E così pure Ilari, per il quale ci sono in piedi un paio di offerte con l’eventuale possibilità anche del Delta Rovigo in Serie D. Se riuscissimo a piazzare le uscite in tempi rapidi, poi avremmo anche il tempo per ragionare sull’eventuale “colpo” in entrata dell’ultimo minuto. Con un posto libero in rosa sarebbe possibile, ma devo dire che, visti i numeri e gli elementi in rosa, potrebbe anche non servire un altro innesto in qualche reparto, con il rischio che poi scombini gli equilibri in spogliatoio».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Allo stadio Appiani va in scena una partitella in famiglia davanti a pochi tifosi: è questa l’immagine che rimane della mattinata di ieri, quando, invece di prepararsi per l’esordio in campionato, il Padova si è ritrovato semplicemente ad allenarsi in via Carducci. Ma il rinvio del match con la Sambenedettese, oltre che scombinare un po’ i piani, ha lasciato lo spazio anche per alcune riflessioni. Quando il recupero? Prima tra tutte le domande: quando verrà recuperata Sambenedettese-Padova, rinviata ieri per ragioni di ordine pubblico a causa del terremoto che ha devastato il Centro Italia? Quel che è certo è che la sfida si giocherà prima di metà ottobre: il Padova potrebbe anche saltare il primo turno eliminatorio della Coppa Italia di Lega Pro ed entrare direttamente al secondo round, e di certo la Samb non ci sarà, eliminata dopo il girone vinto dalla Viterbese, ma è probabile che da Firenze si fissino tutti i recuperi (compreso quello di Albinoleffe-Maceratese, l’altra sfida rinviata nel girone B) prima della ripresa della Coppa.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) È una domenica di riposo per il Padova, prima della settimana che condurrà all’esordio in campionato contro l’Albinoleffe, sabato 3 settembre alle 20.30 allo stadio Euganeo. La squadra si ritroverà domani pomeriggio alla Guizza per il primo allenamento, e mercoledì alle 16.30 giocherà un’amichevole all’Appiani contro l’Arcella (Promozione). Giovedì sera, invece, alle 20.45 sarà tempo di vernissage: giocatori e staff tecnico saranno presentati sul palco di “Appiani in festa”, nella serata che vedrà la partecipazione di diversi giocatori del 2001: annunciata anche la presenza di Felice Centofanti. Sempre giovedì sera, inoltre, si chiuderà la campagna abbonamenti, che senza un’impennata negli ultimi giorni rischia di restare ben lontana dai numeri dell’anno passato, 3.511 tessere.

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Così il presidente della Sambenedettese, Franco Fedeli: «Stiamo verificando subito l’ipotesi di una data alternativa per il recupero. Direi che la motivazione del rinvio si spiega da sola. Dispiace perché ormai avevamo fatto la bocca all’esordio davanti al nostro pubblico, ma è stato giusto non giocare. Il terremoto io l’ho sentito: c’è stata una scossa spaventosa, un rumore fortissimo e tanta paura». Fedeli si è recato ieri ai funerali di Stato per l’ultimo saluto a due persone che avevano lavorato per lui in passato e che sono state trovate senza vita, sotto le macerie. Venendo al mercato biancoscudato, sono stati fatti decisi passi in avanti sul fronte cessioni, con Matteo Dionisi pronto a trasferirsi in un club di Lega Pro nelle prossime ore. Il suo agente Alessandro Ranieri ha già trovato la quadra anche con il Padova, il giocatore ha accettato la destinazione e oggi potrebbe arrivare la fumata bianca. «Ci sono stati sviluppi importanti — ha spiegato Zamuner — il suo agente non mi ha voluto dire, per scaramanzia, la squadra di Lega Pro che lo vuole ma il giocatore ha già dato il suo assenso e direi che ci siamo». Per quanto riguarda la situazione di Petrilli, il giocatore può scegliere tra diverse destinazioni possibili: la Maceratese e il Siracusa pagherebbero tutto l’ingaggio, ma il giocatore non vorrebbe trasferirsi al sud e preferirebbe avvicinarsi a Torino. Le due destinazioni più calde sembrano poter essere al momento l’Albinoleffe o il Pro Piacenza, che però arriva a pagare meno della metà dell’ingaggio. Infine Ilari ha il Delta Rovigo che spinge per arrivare alla firma: la società polesana parte con ottime ambizioni in serie D e la pista è sempre molto calda.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Quando si recupererà Sambenedettese-Padova? Per ora non ci sono date certe, ma l’ipotesi più probabile è che il match venga fatto giocare tra fine settembre e la prima decade di ottobre. A lasciarlo intendere sia il presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina, sia il direttore generale del Padova Giorgio Zamuner, che ieri si è intrattenuto con i giornalisti al termine della seduta di allenamento mattutino andato in scena alla Guizza al posto della partita. Gravina ha così commentato gli ultimi sviluppi: «Il rinvio era doveroso — ha detto il presidente della Lega Pro — abbiamo dovuto far fronte a una vera e propria emergenza, visto che tutte le forze dell’ordine erano impegnate per i soccorsi alle zone terremotate e per i programmati funerali di Stato. Abbiamo già parlato con le due società, abbiamo convenuto che, essendoci già un turno infrasettimanale il 14 settembre, la partita dovrà essere recuperata in tempi rapidissimi e cioè fra la fine del mese prossimo e l’inizio di ottobre». Questo invece, il pensiero di Zamuner: «Non abbiamo ancora fissato una data — spiega il direttore generale biancoscudato — ci siamo fatti un’idea guardando il calendario e il periodo migliore è senza dubbio quello fra la fine di settembre e l’inizio ottobre perché poi inizia la Coppa Italia. Dispiace non aver giocato, avevo visto la squadra molto carica e determinata ed ero convinto che avremmo fatto una gran partita».




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