Padova-AlbinoLeffe, l’analisi de “Il Gazzettino”

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Svanisce sul nascere il sogno del Padova di essere protagonista nei play off. Ed è una eliminazione che brucia tantissimo, aprendo scenari tutti da definire in chiave futura. A nulla sono serviti il ritiro e gli allenamenti a porte chiuse: sotto la calura dell’Euganeo (scellerata la scelta di giocare alle due e mezza di pomeriggio), i biancoscudati hanno pagato dazio di fronte ad un avversario assai più brillante sul piano mentale e fisico. Al contrario Brevi ha mandato in campo un Padova svuotato di idee ed emotivamente fragile, che alla prime difficoltà si è sciolto come neve al sole. Neppure l’ingresso in campo nel finale di Neto Pereira, peraltro ancora a mezzo servizio, è bastato a rianimare la squadra. E il tracollo è stato inevitabile. Solo in avvio la truppa di casa ha dato l’impressione di essere con la testa nella partita. Ma è stato un fuoco di paglia.

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Difficile dopo una delusione del genere rimettere insieme i cocci. Brevi ha finito per essere travolto dalla sua presunzione, dalla scarsissima empatia con l’ambiente e da un’idea di gioco naufragata sul più bello. Colpevoli i giocatori, che alla resa dei conti hanno dimostrato tutti i loro limiti. E sul banco degli imputati non può che finire anche il diggì Zamuner, sia per qualche inappropriata scelta di mercato (Alfageme, De Cenco e Berardocco), ma soprattutto per avere scommesso su Brevi e sulla sua inadeguatezza nel gestire le fasi decisive della stagione. Alla fine dei giochi a restare con il cerino in mano sono Bergamin e Bonetto, che meritano comunque un grazie. Entrambi infatti hanno dato fondo a tutte le risorse, anche economiche, per tenere in piedi il giocattolo, ma nel momento della verità sono stati traditi. E ora sarà dura lenire le loro ferite.

(Fonte: Gazzettino, Claudio Malagoli. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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