Qualche giorno fa il vicepresidente Giancarlo Pavin nel saluto ai tifosi per Natale diceva che il miglior augurio che si possa fare è quello che il Cittadella resti sempre nelle mani della famiglia Gabrielli. I sostenitori granata possono dormire sonni tranquilli, perché Andrea Gabrielli alla sua «creatura» ci tiene, eccome, e farà tutto il possibile per riportarla dov’è stata per sette anni di fila, in serie B. Il numero uno della società rivisita con noi un anno solare che ha lasciato in eredità uno dei momenti più amari della storia granata, la retrocessione in Lega Pro: «Non sono stati momenti facili, ma avevo detto che si ripartiva subito e l’abbiamo fatto. Si è ritrovato lo spirito giusto, tutti hanno compreso le difficoltà del passaggio dalla serie B a quella di Lega Pro, meno visibile e più onerosa sotto certi aspetti». Svanito il ripescaggio tra i cadetti, negato da un regolamento vecchio e da rivedere che non tiene conto della solidità economica e finanziaria di una società, Gabrielli si è concentrato sulla nuova categoria. Presidente, il momento peggiore dell’anno è senza dubbio la retrocessione: «È stato un brutto colpo per tutti. Non possiamo affermare che il 2015 venga ricordato positivamente nella storia granata, abbiamo perso la serie B dopo sette anni consecutivi. Speravo sempre di potercela fare, come successo in passato, non ci siamo riusciti. Fa ben sperare per il futuro vedere il Cittadella primo in classifica in Lega Pro, almeno questo compensa in parte le amarezze patite». Il momento più bello, quindi, è il primato riconquistato: «Non c’è dubbio, anche perché alla vigilia del difficile impegno di Cremona non so quanto potesse essere ipotizzabile rivedere subito il Cittadella al primo posto. È un segnale positivo, dev’essere di buon auspicio per l’anno nuovo». È stata messa in piedi una rosa di giocatori all’altezza della categoria, per puntare al vertice. Stefano Marchetti ha fatto un buon lavoro, ma lei come ha vissuto i giorni in cui il direttore generale quest’estate è stato molto vicino a cambiare società? «Si rischiava di perdere un elemento importantissimo per noi. Non ho mai messo pressioni a Stefano, perché la prospettiva di finire in serie A credo rappresenti il sogno di ogni persona che lavora nel settore. Alla fine sono convinto, e lo so, che Marchetti abbia fatto una scelta di cuore nel restare a Cittadella, e la sua permanenza mi ha dato ancora più forza nel continuare». È cambiato invece l’allenatore: «Non era mai successo nella mia gestione. Venturato è la persona giusta per noi, come mentalità. È umile, un gran lavoratore, sensibile direi. Si è inserito bene, l’ambiente ha risposto nel modo migliore, possiamo quindi dire che la scelta fatta è quella giusta». Presidente, vincere non è mai facile, in nessuna categoria: «Lo sappiamo, ci sono tante squadre attrezzate come non mi sarei mai aspettato, basti vedere cosa sta facendo l’Alessandria in Coppa Italia. Cercheremo di fare il possibile per restare dove siamo sino alla fine». La partita che gli è piaciuta di più in questi mesi? «Quella di Pordenone. È dove abbiamo giocato forse meglio, con grande intesa e manovre rapide». La sorpresa tra i giocatori? «Non mi piace fare dei nomi, posso giudicare molto positivamente personalità come Iori e Pascali, gente da spogliatoio. Tutti però stanno facendo bene». Il Cittadella ha investito tanto anche per la copertura della gradinata est: ha avuto la risposta che si aspettava dai tifosi? «Dopo la retrocessione non mi ero fatto illusioni, adesso che siamo primi il pubblico dovrebbe essere più numeroso. C’è bisogno anche dei tifosi per vincere il campionato. Di positivo è la continua creazione e il consolidamento dei gruppi organizzati». Cosa chiede al 2016? «Di vincere il campionato. Parliamo però di uno sport, prima di tutto spero ci sia serenità nelle famiglie, lavoro per uscire dalla crisi degli ultimi anni».
(Fonte: Gazzettino)