La prima volta in serie B da vincitori del campionato. È toccato ad Andrea Gabrielli il privilegio, l’onore che nemmeno il presidentissimo Angelo aveva assaporato. Sarà anche per questo motivo che il numero uno granata vive ancora nell’entusiasmo del prestigioso traguardo raggiunto: «Smaltita un po’ l’euforia per la promozione, resta ancora la piacevole sensazione di avere compiuto qualcosa di straordinario. E quest’aura me la voglio portare dentro ancora a lungo». Il Cittadella sale in serie B e la notizia non è certo passata in sordina, tutt’altro. Le immagini della festa esplosa lunedì sera stanno facendo il giro d’Italia attraverso il web e i social network, dappertutto si leggono complimenti, alla società continuano a giungere attestazioni di stima anche da coloro che da queste parti sono transitati e, se vogliamo, hanno costruito le proprie fortune in ambito calcistico, come Rolando Maran e Riccardo Meggiorini, tanto per fare due nomi. «Mi ha fatto estremamente piacere constatare tutto questo coinvolgimento attorno ai colori granata – spiega Andrea Gabrielli – Abbiamo vissuto un campionato dominato dall’inizio alla fine, adesso posso dirlo senza nascondermi. Ma non è stato facile vincere né tantomeno era scontato». Quando ha avuto la sensazione che il Cittadella potesse veramente farcela? «Direi dopo le undici vittorie consecutive del girone di ritorno. Una squadra che piazza un simile score significa che è forte e che aveva in mano tutte le carte vincenti. La convinzione era questa, s’era fatto anche il vuoto in classifica, ma poi bisognava sempre fare i conti con la realtà, con il responso del campo, il confronto con gli avversari, la fortuna». Una stagione quasi perfetta, irripetibile: Gabrielli suddivide i meriti con tutti, dai giocatori allo staff tecnico sino ai suoi collaboratori. «Mentalmente i giocatori hanno sempre tenuta alta la concentrazione, non sono stati commessi passi falsi se non sporadici, episodici e subito rimediati. La bravura del nostro allenatore, aldilà dell’aspetto prettamente tecnico, è stata quella di avere saputo tenere i ragazzi carichi in ogni partita, a livello mentale abbiamo sbagliato pochissimo. E dopo Venturato vanno sottolineati i meriti di Marchetti, che ha costruito una squadra perfetta, all’altezza». Analizziamo allora queste due figure cardini del Cittadella di Andrea Gabrielli, partendo dal tecnico Venturato. «È arrivato con grande modestia, dal suo carattere si è subito capito che era una persona umile. Certamente poco propenso a sopravvalutarsi come invece succede nel mondo del calcio, con il tempo ha evidenziato grande carattere, una personalità davvero forte, convinta delle proprie idee. E i risultati gli hanno dato ragione». Stefano Marchetti lo conosciamo invece bene, ma per sua stessa ammissione questa era un’annata cominciata con il peso sullo stomaco di una retrocessione da cancellare in fretta, ancora più difficile delle ultime vissute. «Era indispensabile ripartire da lui. La persona che sin dall’inizio credevo potesse farci tornare in serie B. Le prime parole che mi ha detto mi sono rimaste impresse: “Ci sono poche possibilità di arrivare primi, ma dobbiamo giocarcele tutte in questo campionato”. Da lì è partita ogni cosa, e il suo lavoro è stato ancora una volta esemplare. Ha trovato i giocatori giusti e figure dal grande carisma come Iori e Pascali, quindi ha sempre sostenuto l’allenatore anche quando, all’inizio, i risultati faticavano ad arrivare e piovevano le critiche». Cosa ricorda con più piacere della strepitosa annata? «È stata una cavalcata unica, bellissima. Ogni partita ha regalato sensazioni importanti, ma se devo indicare un episodio, dico la vittoria ottenuta sul campo dell’Alessandria, contro un avversario forte, che ha restituito un Cittadella autoritario. Da lì ho capito che non ce n’era per nessuno».
(Fonte: Gazzettino)