Live 24! Padova, è tempo di decidere: prima l’allenatore, poi i rinnovi

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Ore 21.30 – (Il Piccolo) Scatta la campagna alabardata per arruolare gli under del prossimo campionato. Per scovare la decina di giovani che vestiranno la maglia della Triestina, la politica sembra ben precisa: un paio potrebbero arrivare da conferme della scorsa stagione, altri da buoni contatti con squadre di serie A che potrebbero mandare elementi dei loro settori giovanili, ma poi il resto (si spera almeno 4-5) dovrebbe arrivare dallo stage di quattro giorni organizzato dalla società alabardata che prende il via oggi a Prosecco (da domani a giovedì allo stadio Rocco). A prendere parte allo stage saranno circa una sessantina di ragazzi nati dal 1996 al 2000. Ovviamente le annate 1999 e 2000 saranno esaminate in ottica della formazione Juniores, mentre quelle dal 1996 al 1998 cercheranno di superare l’esame per la prima squadra. Si tratta di un plotone variegato, con tanti italiani provenienti da settori giovanili, ma anche con molti stranieri provenienti da Brasile (almeno una decina), Romania, Ungheria, Belgio, Costa d’Avorio, Canada, Svizzera e altri paesi ancora, segnalati da vari osservatori. E tra il plotone di partecipanti spunta qualche nome interessante. Occhio soprattutto alla difesa, che è il reparto che dovrebbe inglobare più under. Tra i portieri da segnalare il valdostano classe 96 Jean Claude Consol, ex Carpi, Ciserano e Virtus Castelfranco cresciuto nel settore giovanile del Genoa, e Umberto Annicchiarico, 1997 dalla Virtus Francavilla. Per il ruolo di terzino destro sotto osservazione una serie di 1998: tra gli altri Simone Bampi del Levico Terme, Gabriele Baldinelli, ex Tor di Quinto e Monterotondo, cresciuto nelle giovanili di Roma e Lazio, e il rumeno Eduard Oprea. Per il ruolo di terzino sinistro attenzione invece ad Alessandro Simonte, 1997 ex Chieti, e all’italosvizzero classe 1996 Sandro Ricigliano. Ma sulla corsia sinistra va fatto un discorso particolare per un promettente canadese classe 1998, Ndzemdzela Langwa, che è stato anche nella nazionale under 17 del suo paese: si tratta di un esterno offensivo che ha segnato molti gol con la Youth Academy a Ottawa prima di andare a Toronto e poi a Vancouver, ma eventualmente si vorrebbe vedere anche come se la cava più arretrato. Fra i tanti centrocampisti, occhio a Stefano Perfetti, classe 1997 del Chieti, e alla mezzala belga classe 1998 Eliyah Fodde, mentre in attacco si proveranno molti brasiliani del 1998, ovvero la prima punta Juan Carlos e gli esterni Iago Taffarel e Fabio Martins. Ma sempre in attacco cercheranno di farsi valere anche l’ungherese 1996 Milan Bozso e il rumeno classe 1998 Alessandro Lacatus. Tra tutti questi nomi qualcuno vestirà la maglia dell’Unione il prossimo anno? Potremmo saperlo già tra pochi giorni.

Ore 21.00 – (Corriere delle Alpi) A Venezia sbarca Filippo Inzaghi. L’ex allenatore del Milan prova a rilanciarsi la carriera ripartendo dalla piazza lagunare, che lo ha scelto come sostituto di Favarin. A giorni ci sarà l’ufficialità. Una decisione che non è andata giù al mister della promozione, ma che soprattutto ora (e qui sta la chiave bellunese) è da capire se ed eventualmente come influirà sul passaggio di Paolo Pellicanò allo stesso Venezia. Il terzino del Belluno sembrava davvero a un passo, ma se la società del presidente Joe Tacopina è stata capace di non riconfermare un allenatore con cui aveva l’accordo già pronto in caso di Lega Pro, bisogna stare attenti a eventuali cambi di rotta. Nel caso, invece, tutto andasse per il meglio, Pellicanò si ritroverebbe ad essere allenato direttamente da un campione del mondo.

Ore 20.30 – (La Provincia Pavese) Da alcuni giorni è tornata a lavorare intensamente in via Alzaia, alla sede dell’Ac Pavia, Luna Zheng. Il suo incarico è formalmente responsabile della segreteria direttiva organizzativa, oltre che traduttrice ufficiale del presidente Xiadong Zhu, quando veniva in Italia. Luna – come la chiamano tutti – sta lavorando a stretto contatto con la contabile dell’Ac Pavia. Inutile provare a chiederle cosa stia facendo, non lo direbbe mai. In fondo il suo motto è «I can be both angel and devil», posso essere angelo o diavolo. In realtà l’impegno e il mandato che ha avuto dal presidente Zhu è quello di cercare di uscire dal Pavia in modo onorevole. Basta perdere soldi, ma salvare la faccia. Quindi iscrizione alla Lega Pro e poi via. L’iscrizione, però, non è una formalità, perché bisogna essere in regola con il pagamento degli stipendi dei tesserati (calciatori e dirigenti) e presentare una fidejussione per l’iscrizione (quest’anno 350mila euro per un monte stipendi fino a 1,5 milioni). Insomma Zhu – ha assicurato il dg Nicola Bignotti nei giorni scorsi – paga ancora, non tutto, ma quanto basta per l’iscrizione del club alla Lega Pro. Poi, dice sempre il direttore generale, si vedrà. All’Ac Pavia resteranno molti debiti – sono questi i conti che sta facendo Luna Zheng – ma potrà, o potrebbe, avere un futuro. È evidente che se anche questi impegni non saranno rispettati c’è solo una prospettiva: libri in tribunale e cancellazione dell’Ac Pavia. Dietro l’angolo, in attesa di questa eventualità, si muove l’ex dg Massimo Londrosi (licenziato un anno fa) che è da tempo al lavoro per organizzare una cordata di soci. Nei mesi scorsi Londrosi ha accompagnato a palazzo Mezzabarba, dal sindaco Depaoli, un imprenditore dell’edilizia di Roma. Ma il progetto-salvataggio di Londrosi oggi sarebbe un altro, niente munifici imprenditori romani, ma altri (forse meno ricchi) lombardi. La nuova società chiederebbe di ripartire dall’Eccellenza o, al peggio, dalla Promozione. Un bel salto indietro. C’è però – anche tra gli addetti al lavoro – chi scommette che questo scenario non si verificherà e che l’iscrizione sarà fatta. E poi? Ipotesi 1. Mister Zhu riesce a mobilitare le sue amicizie italiane e trova un acquirente. Oggi pochi sono pronti a scommettere su questa ipotesi, ma non bisogna dimenticare che nella centralissima via Pirelli a Milano – nei pressi di Porta Nuova – Xiadong Zhu ha fatto un investimento da 70 milioni per realizzare il Giardino d’inverno, un palazzo da 15 piani e 110 appartamenti. Zhu è socio (al 70%) di Maurizio Del Tenno politico (Forza Italia), imprenditore e assessore regionale alle Infrastrutture. L’attuale presidente del Pavia è il legale rappresentante della società con potere di firma e non può rischiare il default di una società come il Pavia, mettendo a rischio il grande investimento milanese. Se queste considerazioni sono vere, dovrà salvare il Pavia. Ipotesi 2. A trovare gli acquirenti sarà il dg Bignotti. In queste settimane il manager bresciano si sta mobilitando grazie ad amicizie importanti che vanta nel mondo del calcio. Le ultime piste portano all’Ac Milan che – come altri grandi club – cerca sbocchi per i ragazzi della Primavera. La prima conferma di questa ipotesi potrebbe arrivare in settimana, quando sarebbe annunciato il nuovo mister, nella persona di Stefano Nava, attualmente allenatore proprio della Primavera del Milan . In questi possibili scenari va chiarita la sorte dei giocatori che, in vacanza, sono assai preoccupati per il loro futuro. Nei giorni scorsi i calciatori hanno ricevuto la convocazione in via Alzaia per il 16giugno (il ritiro è fissato il 13 luglio). Perché? Perché la società annuncerà il liberi tutti. E’ da escludere che arrivi un imprenditore in grado di pagare i contratti in essere. Il monte stipendi supera i 4 milioni. Difficile ipotizzare la risposta di giocatori che hanno contratti di uno o due anni. Il quadro è assai complicato, ma non ci resta che aspettare.

Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) La cena in un notissimo ristorante di pesce di Roma, a base di crudità, si è conclusa nel migliore dei modi. Una vigorosa stretta di mano, di quelle che valgono quasi come una firma. Poi il presidente granata Stefano Compagni e Mike Piazza, forti dell’accordo raggiunto, si sono detti arrivederci, dandosi appuntamento a Reggio Emilia per i giorni successivi ma verosimilmente entro questa settimana. Il summit romano andato in scena giovedì sera ha di fatto sancito l’ingresso dell’ex stella del baseball nella Reggiana. Trattandosi di una trattativa molto complessa la parola è però nuovamente passata ai professionisti, incaricati delle ultime verifiche del caso, dato che le due diligence già effettuate risalgono a qualche settimana. Dopo il soggiorno romano Mike Piazza, che era arrivato da Miami con la moglie Alicia Rickter, i tre figli piccoli e qualche collaboratore, si è diretto nella sua amata Sicilia per trascorrervi qualche giorno di vacanza. Nella grande isola, come noto, si trovano le radici del campione americano. Il nonno di Mike Piazza, a seguito di problemi economici legati alla sua azienda agricola, emigrò negli Stati Uniti da Sciacca, la bella cittadina in provincia di Agrigento. Mike, mezzo italiano e mezzo slovacco da parte di madre, è cresciuto vicino Filadelfia con il culto dell’Italia. Del nostro Paese Piazza ama la cucina, il calcio e le radici cristiane: tutti aspetti che hanno sicuramente inciso nella sua scelta di investire qui. Da via Mogadiscio, quartier generale della Reggiana, non trapelano indiscrezioni di alcun tipo ma molto probabilmente il campione di baseball arriverà a Reggio alla fine di questa settimana. A questo punto anche i più cauti danno l’affare per fatto. In queste settimane si è sempre parlato di un accordo per l’acquisizione del 60% delle quote della società granata. L’operazione dovrebbe ammontare a tre milioni di euro: ma i dettagli saranno noti soltanto quando le parti usciranno allo scoperto. Pare che Stefano Compagni resterà socio ed in un certo senso garante della “reggianità” della società. I tifosi granata devono dunque attendere ancora qualche giorno. Quello che si può desumere, valutando il profilo di Mike Piazza, è che il suo arrivo alla Reggiana non comporterà un progetto faraonico con tanto di spese pazze. Nessuno si aspetta un impatto come quello degli sceicchi arabi che stanno investendo in giro per il mondo. L’americano ha intenzione di investire nel vero senso della parola, puntando in futuro ad un ritorno: l’aspetto sentimentale in questa vicenda ha senza dubbio un peso, ma l’ex ricevitore dei Mets ha ribadito più volte di essere un uomo d’affari che pensa al futuro dei propri figli. Di certo il suo obiettivo è portare la squadra almeno in serie B, quella che la città sogna da tantissimo tempo. Piazza e i suoi emissari sono attratti dalla possibilità di sviluppare il settore giovanile e investire sui campi di via Agosti (di proprietà della Diocesi). Una figura come lo sportivo Usa potrebbe anche agevolare l’ingresso di altri sponsor o rappresentare un’occasione per le aziende reggiane che esportano negli Stati Uniti.

Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) Si apre oggi una settimana decisiva per il futuro del Mantova, che sarà probabilmente deciso nel consiglio d’amministrazione (allargato ai soci di minoranza) che dovrebbe svolgersi giovedì o venerdì. In questi giorni il presidente Sandro Musso da un lato e patron Serafino Di Loreto dall’altro, verificheranno la concretezza di tutte le trattative in atto per cedere in tutto o in parte l’Acm e poi relazioneranno i soci. La settimana si aprirà oggi con l’incontro in programma fra Musso e l’imprenditore vicentino Roberto Masiero, che si presenterà a Rezzato, nella sede della Sdl, accompagnato dall’ex presidente biancorosso Fabrizio Lori. Masiero, che nell’Acm fece una brevissima apparizione (48 ore circa) quindici anni addietro nel ruolo di direttore tecnico, vorrebbe rilevare il 100% del club di Viale Te. Sempre in giornata, Serafino Di Loreto sentirà invece l’avvocato Gallo, che rappresenta l’imprenditore cinese Zhonghe Ye, per capire se quella asiatica può diventare una soluzione ai problemi del Mantova in tempi brevi. Lo stesso Di Loreto proverà inoltre a verificare anche la concretezza dell’altro canale aperto da tempo con un intermediario romano, che sarebbe intenzionato a portare in riva al Mincio lo stesso gruppo malese che da tempo sta trattando l’acquisto del Bari. Mercoledì ci sarà poi un’altra giornata clou, visto che in agenda c’è un incontro con il consulente finanziario Enea Benedetto (ex portiere ed ex allenatore nei dilettanti), rappresentante di una cordata che metterebbe insieme una holding straniera e altri imprenditori. Questo canale è stato aperto dal mantovano Gianluca Braguzzi, che ha fatto da tramite con il presidente Musso e che ha in mente di far unire le forze alla Sdl e alla cordata di Benedetto per riuscire ad allestire un Mantova molto competitivo per la prossima stagione. In posizione d’attesa resta poi la cordata del mantovano Claudio Dondi, che ha già presentato la sua offerta a Musso, dicendosi pronta a versare circa 400mila euro per acquistare il 100% dell’Acm. Su questo fronte resta però l’incognita sulla composizione dell’eventuale nuova società: Dondi ha infatti più volte ribadito che rivelerà i nomi degli imprenditori che avrebbe al suo fianco soltanto dopo l’acquisizione del Mantova.

Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) La crisi societaria del Mantova non lascia certo insensibile il sindaco Mattia Palazzi che, alla vigilia di una settimana cruciale per il futuro del club di Viale Te, esprime in un’intervista la sua preoccupazione e rivolge anche un appello all’attuale proprietà affinché trovi «stabilità e coesione al suo interno» e non passi la mano a meno di trovare «partner identificabili, credibili e pronti a portare avanti un progetto pluriennale». Sindaco, cosa pensa dell’attuale situazione del Mantova? «La seguo ed è evidente che sono preoccupato, come tutti. Auspico che si trovi una soluzione seria e credibile, questo è quello che si aspetta l’intera città». Ha sentito i soci attuali? Cosa vorrebbe dire loro? «Non li sento da un po’ ma li contatterò senz’altro. La mia speranza è che la proprietà trovi coesione al suo interno, cosa che da fuori sembra essere talvolta mancata. Auspico che anche i soci mantovani continuino a dare il loro apporto, pur comprendendo che dopo tanti anni non possono farsi carico di grosse cifre. Ma il fatto che rimangano è importante». Cosa c’è che non funziona nel calcio cittadino, visto che da cinque anni ogni primavera si assiste alla stessa, spasmodica ricerca di acquirenti per il Mantova? «Ciò che manca è la stabilità. Non sono interessato, così come i tifosi, a promesse roboanti: qui servirebbe un progetto di almeno tre anni, volto a costruire qualcosa con calma, anche rilanciando il vivaio. Invece si susseguono colpi di scena e rotture ogni tre mesi. La tifoseria, che anche quest’anno ha dimostrato di essere attaccatissima alla squadra, meriterebbe qualcosa di diverso». È anche vero che da anni i vari presidenti succedutisi in Viale Te lamentano lo scarso appoggio del territorio in termini di sponsorizzazioni… «È vero e sicuramente la crisi economica non aiuta in tal senso. Probabilmente una parte del problema è legato al fatto che le aziende di provincia sponsorizzano realtà sportive a loro più vicine. Ma, a mio avviso, la difficoltà nel reperire sponsor è anche dovuta alla mancanza di stabilità. Quella stabilità che nel tempo può dare credibilità nei confronti degli imprenditori che devono avvicinarsi al Mantova». Questa stabilità sembrava possibile grazie alla Sdl… «Sì, confidavamo nel progetto dell’azienda bresciana ma poi sono sorte difficoltà. Credo che soprattutto siano mancata una gestione societaria coesa, con ruoli chiari e ben definiti. Negli ultimi mesi, però, con l’arrivo di mister Prina le cose sono migliorate e credo che anche lui speri di poter presto confrontarsi con una società solida, unita attorno a un progetto unitario». Nel frattempo continuano le trattattive per cedere la società: che pensa delle tante cordate in lizza? «Io mi rivolgo agli attuali soci e vorrei richiamare la loro attenzione sul fatto che i partner che cercano debbano avere determinate caratteristiche. Innanzitutto è necessario che sia chiaro chi sono i soggetti interessati a entrare nel Mantova; poi bisognerebbe assicurarsi che siano credibili e che abbiano la possibilità di avviare un progetto di medio periodo, per non ritrovarsi nelle stesse condizioni di oggi fra qualche mese. L’attuale proprietà, se si trovasse coesione all’interno, queste caratteristiche le avrebbe già».

Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Mauro Lovisa lo aveva preannunciato un mese fa a Roxy Bar Sport Nordest di Tpn: i ramarri aprono al calcio femminile. Mercoledì l’accordo fra Pordenone Calcio e Graphistudio arriverà alla stretta finale. È in programma infatti un incontro fra le due delegazioni al De Marchi, guidate dallo stesso presidente neroverde e da Antonello Colle, numero uno dell’Acf Graphistudio, per definire i dettagli dell’operazione. RALLENTAMENTO SUPERATO – A portare avanti l’operazione nei mesi scorsi è stato Marcelo Mateos. La conclusione del rapporto con i ramarri da parte dell’ormai ex direttore di campo (poi ds), che segue Giorgio Zamuner a Padova, aveva un po’ rallentato la trattativa fra le parti. Problema risolto negli ultimi giorni. OBBLIGO FEDERALE – la spinta a trovare l’accordo è arrivata direttamente dal Consiglio federale della Figc. La scorsa estate aveva inserito nelle Licenze nazionali per l’ammissione ai campionati professionistici 2015-16 l’impegno a tesserare, all’interno del proprio settore giovanile, almeno 20 calciatrici Under 12. Il progetto si sviluppa su un percorso quinquennale. Nella stagione appena conclusa sussisteva l’obbligo di “ingaggiare” almeno 20 calciatrici Under 12, che nel 2016-17 diventeranno 40, nella stessa classe d’età. In quella 2017-18 bisognerà iscrivere una squadra Giovanissime (12-14 anni), nel 2018-19 una formazione Allieve (14-16 anni), nel 2019-20 possedere una struttura completa (dalla Scuola calcio alla categoria Allieve) dedicata al “pallone rosa” per ogni società di serie A e B. Per la LegaPro venne tuttavia concesso un anno di proroga. Dal 206-17 però, salvo ulteriori rinvii, anche la Terza serie dovrà cominciare ad adeguarsi. AFFILIATI – «Sarà – spiega Antonello Colle – una sorta di affiliazione. Noi, come Graphistudio Pordenone Calcio Femminile, abbiamo già tutta la struttura necessaria, dalle giovanili (Esordienti, ndr) a una prima squadra dall’età media di 21 anni, che ha concluso la stagione al quinto posto in serie B. Porteremo con noi i nostri sponsor e le nostre risorse». Dato l’obbligo federale al quale deve sottoporsi il club neroverde, quali saranno i vantaggi per la Graphistudio? «Innanzitutto – risponde Colle – i nostri tecnici avranno la possibilità di confrontarsi con una struttura tecnica di primo livello come quella del Pordenone. Speriamo poi di poter condividere il Centro De Marchi (attualmente la prima squadra delle “pantere” si allena sul rettangolo di Borgomeduna e le giovanili su quello del San Francesco, ndr). In un futuro, compatibilmente con gli impegni “spezzatino” del Pordenone, speriamo anche di poter rientrare al Bottecchia». La Graphistudio venne «sfrattata» dal velodromo tre stagioni or sono e trovò ospitalità nella struttura di via Mamaluch del S.A. Porcia. «Grazie anche a questo accordo – conclude con un sorriso il presidente – ci auguriamo, in un giorno non troppo lontano, di tornare nel torneo di serie A».

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il 3 ottobre il Bottecchia compirà 90 anni. Li dimostra tutti. Come ripete spesso Mauro Lovisa, c’è bisogno di uno stadio nuovo. Problema che verrà affrontato dalla società non appena saprà chi reggerà le sorti del Comune nel prossimo quinquennio. Non bisogna però mancare di rispetto al vecchio Bottecchia. Progettato come velodromo, fu costruito dall’impresa edile Santin e venne inaugurato, appunto, il 3 ottobre del 1926. Eravamo in piena era fascista. Venne denominato «Stadio del Littorio». Il Pordenone sino a quel momento aveva giocato alle Casermette, l’area adiacente a quella dell’ex complesso della Fiera, successivamente palestra di via Molinari e Palamarmi. Vi si trasferì nel 1927, lo stesso anno in cui morì Ottavio Bottecchia, primo ciclista italiano a vincere il Tour de France (1924). Un’impresa ripetuta l’anno successivo, orgoglio di tutta Pordenone sportiva. A lui venne dedicata nel Dopoguerra la struttura. Nel ’27 il Pordenone (anzi, l’Unione sportiva Pordenonese) militava in Terza divisione giuliano-veneta. Lo stadio imponente metteva a disagio gli avversari. «La squadra del Pieris (battuta dai neroverdi per 3-1, ndr) – riportò il 12 dicembre del 1928 la Patria del Friuli -, abituata a giocare su campi di piccole dimensioni, si trovò a malpartito sul vasto terreno della Pordenonese. Infatti stentò molto a ritrovarsi». Tanti i campioni e i personaggi che in questi 90 anni hanno calcato il prato del Bottecchia. Per non far torto a nessuno ne citiamo uno solo: Mario Pagotto, l’unico giocatore ad aver vestito la maglia neroverde e successivamente quella della Nazionale (Italia-Romania, 14 aprile 1940). Fra i presidenti neroverdi invece ricordiamo Rallo, Sartori, Coran, Burello, Locatelli, Raengo, Brisotto, Pancera, Cirielli, Brisotto, Caon, Biondo, Pighin, Gregoris, Zamparini, Bongiorno, Rigo, Setten. Sino a Zuzzi e ora Lovisa. Di proposito ne abbiamo «dimenticati» alcuni. Il nuovo avanza, ma il vecchio merita rispetto.

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Al lavoro per provare a trattenere un giocatore che sembrava destinato a una partenza praticamente certa. Si sta parlando di una delle più belle rivelazioni del campionato: Andrea Ingegneri. Il Pordenone vuole convincerlo a restare. Il difensore centrale romagnolo è ancora di proprietà del Cesena, ma a fine mese il suo contratto con la società del presidente Giorgio Lugaresi scadrà definitivamente. È cercato con insistenza dal Padova di Zamuner, ma Bruno Tedino ha buoni motivi per indurlo a restare un altro anno al Bottecchia. Partito in sordina e spesso infortunato, Ingegneri quando ha giocato ha messo in campo sicurezza e offerto solidità a tutto il reparto arretrato. E la società è pronta ad assecondare le richieste del tecnico, dalla stagione 2016-17 con funzioni anche di manager. IL LIMITE – C’è una data, quella del 15 giugno. Entro quel giorno alcuni elementi della rosa dovranno dare il loro responso al Pordenone. Restare o partire, magari a fronte di offerte troppo alte per poter dire di no. Si parla in questo caso di Matteo Mandorlini, Alex Pederzoli e Luca Cattaneo. Tutti giocatori sotto contratto, che possono ancora avere mercato. Il Pordenone ascolterà, attenderà e infine deciderà. Si vorrebbe tenere Pederzoli, ma alla finestra c’è sempre il Venezia degli americani e dei dollari facili. Alberto Boniotti deve rientrare al Brescia, ma può tornare in prestito. Per tenere Stefano Beltrame, invece, serve un importante aiuto economico da parte della Juventus, proprietaria del cartellino. Se il club campione d’Italia dovesse venire incontro al Pordenone se ne parlerebbe. Altrimenti Beltrame saluterà il Noncello. Resteranno sicuramente Michele De Agostini, Emanuele Berrettoni e Mirko Stefani, oltre a Buratto e Valente. ARRIVI – Per ora si attende di poter confermare i big della scorsa stagione, poi si penserà a rinforzare innanzitutto l’attacco. Il fantasista Alessandro Sgrigna (Cittadella) piacerebbe in linea teorica, ma è un elemento già avanti con gli anni e che un Pordenone di stampo giovane si permetterà difficilmente. L’affare rallenta, per quanto il giocatore granata (abita con la famiglia a Vicenza) la ritengs una soluzione gradita. Un interesse c’è anche per Federico Gerardi, nome circolato praticamente in tutte le sessioni di mercato. L’attaccante pordenonese di scuola udinese ha chiuso la sua stagione al Como in serie B (retrocessione) ed è già stato allenato nella sua carriera da Bruno Tedino. Sono da valutare, però, le richieste economiche del giocatore. PADOVA & LE ALTRE – Fronte biancoscudato: Francesco Finocchio tornerà al Pordenone (e Martignago se ne andrà), l’ex neroverde Bearzotti al Verona e Niccolini sarà lasciato libero di trovare una squadra. Per la panchina si tratta sempre per Brevi (in pole sugli altri). Carmine Parlato dialoga ancora con il Renate. L’Alessandria va sul tecnico Gaetano Auteri, grande protagonista con il Benevento.

Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Tempo da perdere, a ben guardare, ce n’è poco. Perché la stagione 2016-2017 del Pordenone riprenderà tra poco più di un mese. Dovrebbe essere fissato per domenica 10 luglio il giorno del raduno: una serie di test per poi partire, già l’indomani, per il ritiro di Arta Terme. Proprio così, i neroverdi tornano dove hanno preparato l’incredibile, scorso, campionato, nella cittadina della Carnia – sede di lavoro estivo scelto dall’Udinese per molti anni. Ad Arta, a quanto pare, il gruppo di Tedino dovrebbe restare per due settimana, almeno sino al 24 luglio (date indicative, per il momento): dopo il lavoro in quota la squadra scenderebbe così in città per preparare l’esordio in Tim Cup, previsto per il 31 luglio. É proprio la partecipazione alla Coppa Italia, guadagnata terminando tra le prime otto in campionato, ad aver anticipato le date di inizio dei lavori: l’anno scorso il Pordenone si era radunato alla fine di luglio per poi raggiungere il “fresco” della Carnia soltanto a metà agosto. É il “peso” che ci si porta appresso dalla strepitosa stagione appena disputata. Le due settimane ad Arta Terme, unite agli allenamenti al De Marchi, serviranno (anche) per preparare il match d’esordio in Tim Cup, che salvo sorprese sarà in casa al cospetto di una formazione della serie D. Proprio come nel 2013, quando il Pordenone, per chi ben si ricorda, da team di Interregionale andò a sfidare a Nocera Inferiore la Nocerina, allora in Lega Pro: fu una vittoria a sorpresa per 2-0, successo che permise poi a Zubin e soci di affrontare il Pescara all’Adriatico (match poi perso 0-1). Svolto il lavoro in quota, affrontato il primo match stagionale, i “ramarri” poi prepareranno gli eventuali turni successivi di Tim Cup e, poi, il campionato, che potrebbe iniziare il 28 agosto o il 4 settembre.

Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) Il progetto legato al nuovo stadio, i programmi tecnici e le motivazioni della scelta legata alla conferma di Bruno Tedino, bilancio della stagione appena conclusa: di questo e altro parleranno Mauro Lovisa, la proprietà e la dirigenza del Pordenone calcio domani nel corso della conferenza stampa, convocata al centro sportivo De Marchi alle 18. Il presidente neroverde parlerà per la prima volta dopo l’uscita dai play-off col Pisa e il momento segnerà di fatto l’inizio della nuova stagione. Un’annata che avrà già il suo punto fisso, legato alla permanenza di Tedino in panchina. Prima pietra. La mossa numero uno è stata fatta in settimana, poco dopo l’eliminazione per opera dei nerazzurri. Il presidente del Pordenone, infatti, ha blindato il suo tecnico. Sembrava destinato al Padova, l’allenatore, dove avrebbe raggiunto il consulente di mercato Zamuner, ma Lovisa si è impuntato e si è tenuto stretto Tedino, forte anche del prolungamento di contratto che gli ha fatto firmare (scadenza nel 2018): sarà ancora lui a guidare i “ramarri” e lo farà con compiti allargati. Il condottiero, infatti, sarà una sorta di manager alla Ferguson, considerato che seguirà anche la direzione sportiva pur affiancato da Denis Fiorin (che continuerà a essere il responsabile del settore giovanile). Insomma, Tedino non solo allenerà i giocatori ma li sceglierà pure, forte della sua conoscenza enciclopedica del panorama calcistico italiano. Gli altri passi. Scelto l’allenatore, si passerà in settimana a fare le prime, serie, valutazioni sulla rosa. Alcuni senatori sono disposti a rimanere, pur con un adeguamento per la splendida stagione disputata: Tedino vuole con sé il capitano, Mirko Stefani, ed Emanuele Berrettoni, attaccante, e per loro non dovrebbero esserci problemi; per gli altri – vedi Mandorlini, Pederzoli e Tomei – si discuterà e si vorrebbe arrivare a un accordo. Il resto sono situazioni in evoluzione: alcuni giovani (Boniotti, Berardi) e “vecchi” (Martin e De Toni) torneranno nelle rispettive società di provenienza per fine prestito; per altri sarà da valutare il rinnovo contrattuale (Castelletto, Cosner, Filippini, ma quest’ultimo difficilmente rimarrà), bomber Strizzolo è già promesso sposo al Cittadella mentre Cattaneo (biennale) ha molte richieste. Stadio. Sicuramente Lovisa parlerà del nuovo stadio. E’ ormai risaputo che il presidente voglia una struttura che sostituisca il Bottecchia: il prossimo passo sarà incontrerà la nuova amministrazione comunale, che s’insedierà entro fino giugno. L’aumento delle presenze allo stadio (+70% quest’anno rispetto alla scorsa stagione) impongono una serie riflessione al riguardo.

Ore 16.50 – (Giornale di Vicenza) Niet, nisba, no. Anche se qua si premurano di far sapere che le porte per un ritorno di Petrone sono comunque sbarrate a dispetto di rapporti in ogni caso molto più morbidi di prima, nel week-end testate nazionali hanno rilanciato l’ipotesi di un amarcord di Marione in giallorosso. A oggi lontano nonostante l’approccio della settimana scorsa e il desiderio del tecnico a cui un’eventualità di un remake virtussino scaldava il cuore. Sempre ieri da Alessandria è rimbalzata la notizia di un ballottaggio per la panchina proprio tra Petrone e Gaetano Auteri, brillante pilota del Benevento appena salito in B e subito scaricato dai sanniti che gli preferiscono uno tra l’emergente De Zerbi e l’immarcescibile Zeman. E allora Petrone in lizza per Alessandria e Padova ed evidentemente non più per Bassano.E allora chi a raccogliere l’eredità di Sottili? Nelle ultime ore è tornato in auge un nome preso in considerazione già da 10 giorni: quello di Luca D’Angelo, 45 anni, abruzzese di Pescara, ex difensore in B con Fermana e Castel di Sangro che da allenatore ha guidato il Rimini in C2 salvandolo l’anno seguente, trainato l’Alessandria nella Lega Pro unica da subentrante e, quest’anno diretto la Fidelis Andria a un ragguardevole settimo posto da matricola. Gran lavoratore, D’Angelo è soprannominato l’Orso perchè è uno che preferisce il campo alle pubbliche relazioni, ma dovunque è andato si è fatto amare da squadra e ambiente: predilige il 3-5-2 come modulo di partenza che in fase di non possesso trasforma rapidamente in 5-3-2.Le sue squadre hanno sempre un’organizzazione e un’identità tangibile, anche se in via Piave preferirebbero affidarsi a un precettore abituato a operare con la difesa a quattro per non stravolgere abitudini radicate e felicemente trasmesse alla truppa.Con D’Angelo in lizza gli altri papabili sono tutti noti: Alessandro Dal Canto, uomo e trainer rigoroso ma animato da una voglia di riscatto gigantesca, Carlo Sabatini, 56 anni che in contesti chiari con ruoli e compiti delineati non ha mai fallito, oppure Valerio Bertotto, 43 anni, il quale dopo le gratificazioni ottenute da selezionatore della Lega Pro ha voglia di cimentarsi nella quotidianità di una panchina di club (e la salvezza in corsa agguantata con la Pistoiese ha cementato le sue convinzioni). Tra questa settimana e l’inizio della prossima giungerà la fumata bianca dopo le rituali consultazioni con la proprietà. Intanto altrove stanno facendo le cose in grande: al Venezia l’inarrestabile Joe Tacopina è a un passo dal convincere Pippo Inzaghi ad accettare l’avventura in Laguna, forte di un budget di oltre 8 milioni di euro da investire per agganciare la promozione al primo giro. Tutto questo mentre nello stesso campionato la Giana Erminio ha confermato per il 26° anno consecutivo al timone Cesare Albè, che va per i 67 anni e a Gorgonzola è un’istituzione, il Ferguson del Milanese. È la Lega Pro, bellezza, sospesa tra sussulti da grandeur e periferia da bar sport e un calice di frizzantino.

Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) È solo in stand by la costruzione del nuovo Venezia. «Vogliamo fare veloci, ci sono decisioni importanti da prendere e non è detto che quanto fatto ad oggi sia riproponibile con il nuovo tecnico», dichiara il ds Perinetti che, finora, ha ufficializzato le conferme di Fabiano, Modolo, Luciani e Bortolin, le “quasi” di Soligo, Cernuto, Carbonaro e Volpicelli, oltre alle trattative aperte con Acquadro (Borgosesia), Vicario (Udinese), Galli (Cremonese) e Chicchiarelli (Genoa). Gli altri giocatori saranno nuovi e, in linea con il nome di Inzaghi, non mancheranno innesti almeno dalla serie B. Al Venezia sono stati accostati tanti giocatori, per un ruolo di rilievo (ad esempio il portiere Russo, ex Pro Vercelli) o di complemento (l’attaccante Virdis ex Savona). Perinetti non si era sbottonato già con Favarin, ancora meno ora che la panchina è tornata senza padrone. Il ds lagunare continuerà a lavorare sottotraccia, oggi a Coverciano e domani a Monastier dove, assieme al presidente Joe Tacopina, sarà tra i relatori del convegno “Un calcio pieno di Mercato” organizzato da Alessandro Piovesan, ex centrocampista arancioneroverde e attuale presidente del Venezia Soccer Academy (diretta tv su Sportitalia dalle 18.30 alle 24). Dalle ore 17 al Relais Villa Fiorita tavola rotonda con big del calciomercato quali Pantaleo Corvino, Oscar Damiani e Claudio Pasqualin, mentre l’avvocato Claudio Molinari parlerà dei “Premi di preparazione dei club Pro a quelli dilettantistici”. «Proprio a quest’ultimi si rivolge il meeting – spiega Piovesan – che fa da ponte tra i due mondi del nostro calcio. Il dibattito tra grandi dirigenti fornirà spunti validi anche ai dilettanti (un’ottantina le società presenti, ndr), che durante la serata potranno intavolare relazioni, scambi e sinergie. Purtroppo il calcio di paese, che è la base del movimento, fatica a sopravvivere: l’obiettivo è dare idee e metodi per motivare ad investire nei settori giovanili». Tra i «si dice» c’è anche quello che proprio a Monastier Tacopina e Perinetti potrebbero presentarsi con l’asso-Inzaghi, per un grande “coup de theatre” data la presenza di televisioni nazionali.

Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Venezia alle grandi manovre, ad un passo il sì di Inzaghi. Manca solo l’ufficialità al “colpaccio” che il presidente Joe Tacopina e il ds Giorgio Perinetti stanno per trasformare da sogno in realtà, dopo aver deciso l’altro ieri di esonerare il tecnico del ritorno in Lega Pro, Giancarlo Favarin. Salvo clamorosi ripensamenti del diretto interessato, infatti, Pippo Inzaghi (tatticamente votato al 4-3-3) sta per accettare la scommessa di scendere in Lega Pro e sedere sulla panchina arancioneroverde per far ripartire la sua carriera, iniziata non proprio con il piede giusto lo scorso anno al Milan in serie A. Il decimo posto e l’esclusione dalle coppe del team rossonero sono costate l’esonero al 43enne piacentino, tuttora però sotto contratto tanto da declinare con cortesia ogni commento: «Mi spiace ma essendo legato al Milan fino al 30 giugno non posso proprio dire niente», il suo gentil rifiuto al nostro giornale sabato pomeriggio. Pur nel silenzio dei diretti interessati ieri la trattativa – dopo il faccia a faccia di 48 ore fa in città – ha fatto progressi sul piano delle idee tecniche ed economiche: Tacopina è sì disposto a spendere (si vocifera di un budget complessivo superiore ai 7 milioni di euro) ma di certo l’ingaggio di Inzaghi al Milan (attorno al milione e mezzo netto a stagione) sarebbe eccessivo per il Venezia. Le parti si stanno venendo incontro, Pippo-gol rinunciando (dopo il no alle sirene cinesi) a pretese fuori portata, a fronte magari di un biennale – soprattutto in caso di promozione in serie B – e della garanzia di avere carta bianca per sè e il suo folto staff di lavoro. A Milanello, tra gli altri, Inzaghi contava su Alfredo Magni (ex “tutor” di Iachini a Venezia nella serie A 2001/02) come preparatore dei portieri, rimasto però anche con Mihajlovic, nonché sul “mago delle punizioni” il mestrino Gianni Vio, reduce dal Brentford in Inghilterra. Unica incognita i tempi per il nero su bianco, perché il Venezia ha fretta ma Inzaghi potrà firmare solo il 1 luglio, a meno di una difficile rescissione nei prossimi giorni con il Milan. Stesso problema legato alla scadenza anche con gli altri candidati, da Beppe Sannino (Carpi) a Cristian Stellini (Genoa Primavera) e Christian Panucci (Livorno), tutti svincolati tra più di tre settimane. Oggi intanto Perinetti a Coverciano chiuderà il rapporto con mister Favarin.

Ore 15.40 – (La Nuova Venezia) In attesa delle indicazioni del nuovo allenatore, il mercato del Venezia è fermo al rinnovo contrattuale per Modolo e Fabiano, all’accordo con Cernuto, Bortolin, Luciani e, da ultimo, con il capitano Evans Soligo (nella foto a sinistra, assieme a Serafini), seppur non ancora ufficializzato. In via di definizione invece le posizioni di Carbonaro, Volpicelli, Vicario, Galli e Chicchiarelli. Fin qui chi resterà. Non sembra invece rientrare nei piani del Venezia il bomber Serafini, ancora in stand by. Se cambierà qualche posizione, sarà proprio il nuovo tecnico a deciderlo. Il Venezia terrà sotto il suo controllo i giovani Andreatta, Boyadzhiev, Di Maio, Taddia e Callegaro, che andranno a giocare in prestito in serie D. Tutti gli altri giocatori della rosa promossi in Lega Pro sono stati lasciati liberi. Il Venezia inizierà il ritiro domenica 17 luglio a Piancavallo.

Ore 15.20 – (La Nuova Venezia) Non ancora ufficiale, ma la sensazione è che l’annuncio di Superpippo sulla panchina del Venezia sia vicino. Dettagli? Firma? Forse nemmeno questo. Il pressing del Venezia è stato incalzante, il progetto ambizioso e accattivante anche se si tratta di scendere in Lega Pro, la tentazione può trasformarsi in convinzione. «Siamo sulla strada buona» ha spiegato Giorgio Perinetti nel tardo pomeriggio di ieri «intanto domani (oggi) incontrerò Giancarlo Favarin a Coverciano. Mi sembra il minimo avere un confronto con lui, dobbiamo chiudere anche il rapporto di questa stagione sul piano economico. Vediamo cosa potrò fare per dargli una mano per il futuro visto che aspettava di continuare con noi al Venezia. Purtroppo in corso d’opera abbiamo dovuto fare valutazioni diverse rispetto a un mese fa». Una prima news su Favarin porta a un interessamento del Tuttucuoio. «Il Venezia non dimentica quanto ha fatto Favarin per questa societa» aggiunge Perinetti. Il nuovo allenatore arriverà con il proprio staff. Se sarà Filippo Inzaghi non meno di quattro-cinque persone, tra queste dovrebbe esserci anche Andrea Maldera. Il contratto dovrebbe essere biennale con vari benefit legati ai risultati e il Venezia partirà per provare a salire in serie B. Si sa che Inzaghi punta sul 4-3-3, logico che qualche mossa di mercato cambierà. «Qualcosa sì»mette il diesse «ma niente di rivoluzionario. A quando l’annuncio? Prima di tutto voglio chiudere il rapporto con Favarin. Ma non aspetteremo il 1° luglio, quando inizia ufficialmente la stagione. Comunicheremo il nome del nuovo allenatore non appena sarà definito l’accordo». Questione di ore? Può essere. Il nuovo corso del Venezia tra i professionisti sta per decollare. Piccolo aneddoto su Pippo Inzaghi. «Ho cercato di portarlo da giocatore quando ero al Siena. Non fu possibile» aggiunge Perinetti, «i rapporti sono rimasti cordiali, la stima reciproca inalterata nel tempo». Un altro valido motivo che potrebbe consentire a Giorgio Petinetti di portare Pippo Inzaghi alla corte di Joe Tacopina. Intanto dal 1° luglio entrerà nello staff del Venezia anche Leandro Rinaudo, che ha appeso le scarpe al chiodo. «Inizia con noi la nuova carriera. Sarà uno dei nostri osservatori. Mi sarebbe piaciuto averlo anche come giocatore a gennaio, ma non è’ stato possibile per questioni burocratiche»,

Ore 14.50 – (Giornale di Vicenza) Eccolo il dibattito da spritz e da tastiera: «Ma il Vicenza come farà a salvarsi se si comprano solo dei giovanotti inesperti?». Concessa la licenza di perplessità e con il mercato che aprirà ufficialmente le porte solo l’1 luglio, c’è chi – nel frattempo – una risposta è in grado di darla comunque. Perché, come si dice, può parlare con cognizione di causa. Lui è Filip Raicevic, vagabondo del calcio fino alla scorsa stagione e che a gennaio si è sentito battere sulla spalla da Juventus e Napoli. Poi, come si sa, non se n’è fatto nulla. «Era ormai tutto programmato per la mia partenza – confessa Filip -, poi quando la sera del 31 ho saputo che sarei rimasto a Vicenza mi sono detto: va bene, ora cerca di fare tutto il possibile per aiutare i tuoi compagni». Deluso? «Questo è un parolone. Ma umanamente, da giocatore, sarebbe una bugia dire che non ero dispiaciuto. Chiunque giochi a calcio sogna di fare passi in avanti e lavora per questo». Intanto, l’ombrellone azzurro si è di nuovo aperto sopra di lui: il Napoli sembra pronto a tornare all’attacco…ABBIATE PAZIENZA – E allora, cosa dire a Giusti, Zivkov e (forse) Cernigoi, nuovi Perfetti Sconosciuti? «La prima cosa la vorrei dire ai tifosi – attacca Filip -: guardate a questi giovani con fiducia, non caricateli di pressioni e soprattutto non paragonateli a nessuno, perché ogni giocatore ha il suo cammino. Ai ragazzi invece devo dire due parole soltanto: ascoltare e lavorare. Basta. E anche che non sarà facile, e per questo ogni consiglio, ogni parola, sarà importante per loro». Come lo è stato per lui, arrivato a Vicenza la scorsa estate come “Filip chi?”. «Io sono stato fortunato nell’entrare in un gruppo perfetto. Credetemi, ce ne sono pochi come questo».FORSE DOMANI – Vagabondo, ma mica per colpa (né mancanza di talento) sua. Il difetto si chiama burocrazia, quella che ha fatto trascorrere il 2013 di Raicevic tra una scartoffia e l’altra al ritmo di sei parole che ballavano ormai quotidianamente: «Domani, forse, è il giorno buono». Buono, concreto, fortunato: per sentirsi finalmente parte di una squadra, il Carpi del d.s. Cristiano Giuntoli che Raicevic conoscerà quasi per caso. «Il mio procuratore stava ultimando con lui il trasferimento di un altro giocatore, quel giorno in ufficio c’ero anch’io e quando il direttore mi ha visto mi ha detto: “Io ti voglio”. Poi alcuni giorni di prova li ho fatti, e da lì è iniziato il lavoro per cercare di tesserarmi». Il Carpi, però, era una realtà di Lega Pro e in quanto tale non poteva far rientrare nel suo organico un extracomunitario. Filip, intanto, ha continuato ad allenarsi: viveva in una casa con altri compagni di squadra, all’allenamento ci andava in bici e pure a piedi. E spesso, a sessione finita, restava sul campo per delle lezioni aggiuntive: «Mister Cioffi mi faceva lavorare con i difensori, ma anche da solo, davanti alla porta. Lo “odiavo”… ma quanto mi è servito!». Anche se poi, la domenica, la storia si ripeteva: spettatore non pagante in tribuna. «Quella era la cosa più brutta, perché non si trattava neppure di scelta tecnica ma di burocrazia».AEREI PERSI – Mamma Vesna e papà Zoran avevano anche provato a farlo desistere: «Mi dicevano di tornare in Montenegro che una squadra, lì, l’avrei trovata. Ma il mio sogno era di giocare in Italia, perché il calcio vero è qui. E proprio in questi giorni, chiacchierando con loro e alcuni amici di famiglia hanno detto che se ricapitasse ancora non mi farebbero più andar via di casa così presto. Per loro è stata la cosa più difficile». Perché a Raicevic capitò anche di essere provinato nella Serie B svizzera, maglia Servette. Filip piacque, ma un mal di denti dell’ultimo minuto lo costrinse a tornare in Serbia per curarsi. Il Servette fissò l’appuntamento per la firma, ma una nevicata fantozziana decretò la chiusura degli aeroporti: Filip arrivò in ritardo, il mercato chiuse e l’affare saltò. Poi, i tentativi col Chievo e col Montagnée, in Belgio. Infine, la Lucchese. «Sono stati periodi difficilissimi, ma mi sono serviti per crescere come uomo».VEDI NAPOLI E POI… – Adesso, che di anni ne ha quasi 23, Filip sa che può essere arrivato il momento per fare un altro passo. Verso Napoli dove, ironia del destino, ritroverebbe quel direttore sportivo che già un’altra volta lo aveva scelto. «Tutti i sabati in cui ho segnato – racconta Filip -, arrivava poi la telefonata di Giuntoli che mi diceva: hai visto che non mi ero sbagliato?». E allora, sognare non costa ancora nulla. «Penso che quando smetterò di giocare vorrò mettermi a scrivere un libro che racconti la mia storia… Perché se la scorsa estate qualcuno mi avesse detto che mi sarei trovato adesso a sperare di andare al Napoli gli avrei risposto: mi prendi per il c…?». E invece no, tutto vero. «Io cercherò sempre di fare passi avanti, e se finirò poi in prestito in un’altra squadra proverò a mettermi in mostra proprio come ho imparato a fare a Vicenza». E sotto la Curva Sud, dove Filip diceva di sentirsi «sotto casa».

Ore 14.20 – (Gazzettino) «Io e Marini abbiamo pensato di metterci insieme per essere più sereni nella gestione della nuova società. Puntiamo a un settore giovanile di prim’ordine e a una squadra che in serie D possa salvarsi». A parlare è Cristian Bozzato, ormai ex socio di Stefano Zarattini alla Luparense San Paolo e artefice insieme a Ennio Marini, presidente della Vigontina Academy, della trattativa che si è chiusa sabato con la costituzione di un nuovo sodalizio che vede appunto come soci alla pari il club di Busa e quello di via Canestrini. «Considerato che sia io al San Paolo e sia Marini alla Vigontina ci siamo sempre occupati di settore giovanile, lo abbiamo ritenuto il punto fermo principale. Già l’anno scorso Marini aveva manifestato interesse al progetto e quando ultimamente si sono create le condizioni, ne abbiamo parlato e ha deciso di fare un investimento per dare seguito a questa nuova situazione». Un anno fa di questi tempi diventava socio di Zarattini, che ora si fa da parte anche se resterà partner del nuovo progetto per il futuro. Come interpreta questa sua decisione? «Ha onorato per quest’anno l’impegno che si era preso, poi naturalmente posso dire di essere dispiaciuto che il progetto della Luparense San Paolo non sia continuato. In ogni caso ho trovato massima disponibilità da parte sua per trovare una soluzione che desse a me e a Luise (entrambi soci di minoranza alla Luparense San Paolo, ndr) la possibilità di andare avanti non ascoltando proposte che gli sono arrivate da altre parti. Se gli è convenuto uscire? Direi proprio di no, anche se è stata una sua decisione. Si è ritrovato qualche spesa pagata, ma non può essere andato in pareggio con l’esperienza che ha fatto quest’anno». Adesso dovrà essere deciso il nuovo organigramma societario, e anche il nome della nuova società è al vaglio. Per quanto riguarda la prima squadra, farà il campionato di serie D. «Punteremo a formare una compagine di giovani cercando di valorizzare al massimo i ragazzi che abbiamo nelle squadre juniores di quest’anno. In questi giorni sarà deciso il budget da mettere a disposizione, comunque in linea per puntare alla salvezza». Per quanto riguarda la struttura tecnica, al momento c’è una sola certezza. «Alessandro Bragagnolo è confermato come direttore sportivo, tutto il resto deve essere deciso». Proprio Bragagnolo ha già un accordo di massima con Tiziano Mazzucato che quest’anno ha allenato il Saonara Villatora, e oggi avrà un altro incontro con Vincenzo Italiano che è reduce dall’esperienza nel settore giovanile sanpaolino: a spuntarla sarà uno dei due. Altra questione da decidere riguarda il campo, dato che lo stadio di Busa non è a norma. «Abbiamo già chiesto un appuntamento all’assessore Rampazzo, attendiamo una risposta». Non è un mistero che il sogno sarebbe poter giocare all’Appiani dato che il San Paolo ha la sede in città. Tornando al settore giovanile, si prospetta una fusione tra quello del San Paolo e quello della Vigontina, che manterranno invece le rispettive scuole calcio. Dagli esordienti fino ai più grandi la società avrà una squadra in tutte le categorie regionali elite, ma non sarà trascurata la partecipazione ai campionati provinciali cercando di poter accontentare il numero più alto possibile di ragazzi. Senza dimenticare naturalmente la formazione juniores che parteciperà alla competizione nazionale.

Ore 14.00 – (Gazzettino) «Sono molto contento della scelta. Abano è una società seria e una bella piazza, e lì voglio mettermi in gioco». Sono le prime parole neroverdi di Maicol Pagan, centrocampista classe 1991, che è il primo rinforzo in vista della prossima stagione. Reduce dalle ultime due stagioni con la Liventina Gorghense (primo anno in Eccellenza con ripescaggio in serie D, quest’anno retrocessione dopo lo spareggio play out perso con la Triestina), nel curriculum di Pagan figurano anche le esperienze con Trissino (serie D), Virtus Vecomp (serie D e Lega Pro), Valenzana (Lega Pro) e Chioggia Sottomarina (D), senza dimenticare tutta la trafila nel settore giovanile del Padova fino alla squadra Primavera. Proprio a Chioggia, sua città natale, ha già avuto modo di conoscere il nuovo allenatore aponense Luca Tiozzo, che all’epoca era preparatore atletico. «Sono felice di ritrovarlo, e avrò l’opportunità di conoscerlo anche come allenatore». Quanto alla sua posizione in mezzo al campo, ecco cosa dice. «Quest’anno ho fatto un po’ tutti i ruoli per necessità, anche se mi sento più a mio agio davanti alla difesa o come interno. Mi piace soprattutto impostare l’azione». Soddisfatto il direttore sportivo Andrea Maniero: «È un ragazzo che seguivo da tempo e mi è sempre piaciuto. È mancino e avendo un’ottima proprietà tecnica, oltre a grande forza nelle gambe, ti dà diverse soluzioni. Quest’anno gli ho visto fare tutti i ruoli a centrocampo». Il diesse ha altri obiettivi nel mirino, in particolare un difensore e un attaccante. «Ho alcune situazioni in piedi che sono a buon punto». Ogni momento potrebbe essere buono per arrivare alla fumata bianca. Da oggi, tra l’altro, inizieranno anche i colloqui con i giocatori più esperti già in rosa per proporre o meno eventuali rinnovi. Un giocatore in odore di partenza è Enrico Bortolotto che proprio oggi si vedrà con il presidente Gildo Rizzato, e molto probabilmente sarà addio. Alla base non ci sono ragioni tecniche dato che Bortolotto è uno degli elementi di punta della squadra, quanto piuttosto una scelta di vita del giocatore che a causa degli impegni di lavoro fa fatica a conciliare anche un programma settimanale di allenamenti molto intenso e con orari pomeridiani. Ecco allora che a fronte di un divorzio dal club neroverde, una soluzione ideale per lui potrebbe essere rappresentata nella categoria inferiore dal Pozzonovo che si allena in orario serale e non con una cadenza giornaliera.

Ore 13.40 – (Gazzettino) Un bomber che se ne va, un portiere che rimane: l’Este si prepara ad affrontare la stagione sportiva con i primi movimenti di mercato. E arriva anche la notizia che tutti, all’ombra della porta vecchia, speravano di non dover sentire. Ferdinando Mastroianni, mister 24 gol, è destinato a fare il grande salto e lascerà la casacca giallorossa al termine di un’annata da favola. «Sto trattando con alcune società di Lega Pro – fa sapere il giocatore – per ora stiamo parlando, ma le prospettive sono buone. A questo punto credo che le possibilità che io rimanga a Este siano davvero ridotte al lumicino». Il giocatore aveva annunciato alla società che sarebbe rimasto in giallorosso se non fosse arrivata una chiamata dall’alto. E allo stato attuale le chiamate sono parecchie. «Anche se me ne andrò – avverte Mastroianni – il mio rapporto con l’Este non cambierà di una virgola, io ho dato tanto a loro in questa stagione e loro hanno dato moltissimo a me e questo non si può certo dimenticare». Per un big che resta, un altro viene riconfermato. Nei giorni scorsi, infatti, la dirigenza ha “blindato” anche per l’anno prossimo il portierone Stefano Lorello, che ha messo in archivio a maggio la palma della difesa meno perforata del girone. «La società riconferma capitan Lorello con enorme soddisfazione da parte nostra e con grande entusiasmo da parte sua – conferma il vice presidente, Stefano Marchetti – siamo certi che sarà una delle figure più importanti nella prossima stagione, esattamente come lo è stato in quella appena trascorsa».

Ore 13.20 – (Gazzettino) Ufficiale il rinnovo del contratto di Maurizio Bedin, molto vicina la fumata bianca per Grajian Aliù. Sono queste le novità in casa Campodarsego, in attesa di sapere l’esito del consiglio federale di Lega Pro in programma domani che farà da spartiacque per conoscere il futuro dei padovani. In quella sede, infatti, saranno vagliate e votate due questioni che rappresentano al momento altrettanti scogli al ripescaggio dei biancorossi nei professionisti: il versamento del contributo a fondo perduto che sarebbe di duecentomila euro, probabilmente metà subito e la seconda metà dilazionabile, e la deroga per potere giocare in una struttura a norma fuori dal comune di appartenenza che nel caso specifico del Campodarsego sarebbe lo stadio Euganeo, con l’impegno comunque di presentare un progetto per la messa in regola del Gabbiano. Un’eventuale partecipazione alla Lega Pro richiederebbe poi ulteriori centomila euro per l’iscrizione. In attesa del verdetto di Firenze, anche il nodo relativo all’allenatore resta in stand-by. Nelle ultime settimane si sono rincorse le voci di possibile avvicendamento sulla panchina, ma l’ipotesi di una conferma di Antonio Andreucci non è tramontata. La trattativa ormai va per le lunghe da tempo, anche se è lo stesso direttore generale Attilio Gementi a lasciare intendere che l’allenatore potrebbe restare al suo posto: «Con Andreucci ci siamo sentiti anche sabato, giornata nella quale dovevamo vederci, ma non è stato possibile. Ci incontreremo martedì, ci sono possibilità che si vada avanti con lui». A proposito di Andreucci, il suo nome era stato accostato anche alla panchina di altre squadre, tra le quali il Mestre, ma riguardo a quest’ultima sembra essere in pole position Zironelli, reduce dall’esperienza con l’Altovicentino. Intanto, come detto, la certezza al momento è rappresentata dal fatto che il trentasettenne Bedin per la terza stagione consecutiva sarà il capitano della squadra. «Sono molto contento di potere giocare ancora a casa mia. Il mio entusiasmo è immutato, nel senso che è lo stesso di quando avevo iniziato da giovane proprio con il Reschigliano. Devo ringraziare il presidente Daniele Pagin e il direttore Gementi per avermi dato questa possibilità di continuare qui». Proprio Bedin è stato tra i protagonisti delle ultime due annate biancorosse coronate prima dalla promozione in Eccellenza e dalla vittoria della Coppa Veneto di categoria, e poi dalla vittoria dei play off nella prima storica partecipazione del club nel campionato nazionale dilettanti. «Abbiamo fatto qualcosa di strepitoso, sarà difficile potersi ripetere. Però la cosa bella di Campodarsego non è legata solo ai risultati sportivi che rappresentano comunque l’obiettivo principale, ma anche il fatto che si è riusciti a creare qualcosa d’importante sul piano dei rapporti umani». Naturalmente l’auspicio è che l’anno prossimo la squadra possa partecipare al campionato di Lega Pro, e Bedin lo dice a chiare lettere. «Spero senz’altro di andarci, sarebbe una cosa storica e dal sapore unico. Poi se sarà invece ancora serie D, cercheremo di raccogliere il massimo anche in quella competizione». L’ex biancoscudato è il primo tassello del Campodarsego in vista della stagione 2016-2017, e da capitano vero dimostra grande attaccamento ai suoi compagni. «Mi piacerebbe che rimanessero tutti, anche perché mi affeziono sempre a loro. Subito dopo avere rinnovato li ho ringraziati tutti perché il merito di questa mia conferma è soprattutto loro per quello che hanno fatto nel campo insieme a me».

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Ancora 24 ore di attesa per il Campodarsego: domani, alle 15, si riunirà a Roma il Consiglio Federale della Figc, che avrà all’ordine del giorno, tra i vari punti, i ripescaggi nei campionati professionistici. A rimpolpare la rosa delle padovane di Serie D, al posto della Luparense, ci sarà la “nuova nata” dal sodalizio tra San Paolo e Vigontina. Si parla solo di mercato, infine, dalle parti di Abano ed Este. Ma vediamo nei dettagli. CAMPODARSEGO. 7 giugno: la data è segnata con un bel tratto di evidenziatore nelle agende del presidente Daniele Pagin e dei suoi soci. Domani pomeriggio in via Allegri, a Roma, si deciderà infatti il destino delle vincitrici dei playoff di Serie D. L’entourage biancorosso, manco a dirlo, non vede l’ora: a Reschigliano si respira ottimismo e sembra davvero vicino l’inizio di un mercato da “pro” anche per il direttore generale Attilio Gementi. Nel frattempo sono ancora da sistemare le questioni legate a stadio (di sicuro non si giocherà al “Gabbiano”), sponsorizzazioni e organigramma. «Stiamo preparando la struttura societaria per affrontare al meglio il prossimo campionato, a prescindere dalla categoria», chiarisce Gementi. «È giusto consolidare il rapporto con i partner storici e permettere ai nuovi investitori di diventare parte integrante della società». Da mercoledì in poi si tornerà a parlare di allenatore e giocatori: «Abbiamo riconfermato il nostro capitano Maurizio Bedin e quasi sicuramente resterà con noi pure Grasjan Aliù», aggiunge. «Fra pochi giorni prenderemo una decisione sul tecnico. Per quanto riguarda i cosiddetti giocatori “vecchi”, sappiamo bene che, non essendo vincolati a noi, possono trattare liberamente con altre società, ma sono sicuro che, prima di andare altrove, mi faranno una telefonata». Gementi chiude con un plauso alla cantera: «Campodarsego può vantare tre giocatori campioni al Torneo delle Regioni con la Rappresentativa del Veneto Allievi: Mirco Barison, Matteo Santinon ed Enrico Zanon. Siamo orgogliosi di loro e del nostro settore giovanile». VIGONTINA E SAN PAOLO. Tutto confermato. Le “voci” circolate la settimana scorsa, secondo le quali il presidente della Luparense Stefano Zarattini era in procinto di sistemare con la Vigontina la questione Serie D non rappresentavano puro chiacchiericcio. Il patron dei Lupi ha ceduto infatti il 90% delle quote al presidente dell’Academy Vigontina Ennio Marini e al già socio della Luparense San Paolo (per il 10%) Cristian Bozzato, che daranno vita ad una nuova società. «Troveremo un nome in grado di riassumere sia la storia della Vigontina che del San Paolo», spiega Bozzato. «Le quote verranno redistribuite equamente, ma la nuova società avrà sede in via Canestrini (la stessa della Luparense San Paolo, ndr) e parteciperà al prossimo campionato di Serie D con il sogno di giocare allo stadio Appiani. In caso contrario, si potrebbe chiedere una deroga per gli impianti di Busa di Vigonza». Tra oggi e domani si deciderà il nuovo allenatore nel ballottaggio tra Vincenzo Italiano e Tiziano Mazzucato. Poi l’esperto Alessandro Bragagnolo (ex calciatore di Padova, Maceratese e Adriese) allestirà la nuova rosa secondo le indicazioni della guida tecnica. Zarattini, ormai ex patron della Luparense San Paolo, resterà come main sponsor. «Mi dedicherò esclusivamente al calcio a 5 e alla Prima Categoria a San Martino di Lupari», precisa. «Anzi, c’è qualche possibilità che il calcio a 11 venga ripescato in Promozione. Continuerò comunque a sostenere il San Paolo perché mi piacerebbe portare il calcio a 5 anche a Padova con un progetto simile a quello della Luparense». ABANO. Il direttore tecnico Andrea Maniero ha piazzato il primo colpo della sessione estiva di mercato annunciando Maicol Pagan, centrocampista di 25 anni, nelle ultime due stagioni alla Liventina. Per quanto riguarda il “mercato” in uscita, non verrà riconfermato Tobia Fusciello, reduce da un ottimo girone di ritorno con la maglia neroverde, che si va ad aggiungere a Nicola Maniero, Enrico Rossi Chauvenet e Manuel Caridi. In settimana dovrebbero essere ufficializzati altri due acquisti, un attaccante e un difensore. ESTE. È un’operazione orchestrata dal talent scout Michele Pellegrini – già “procuratore” di Davide Marcandella, rientrato al Padova – quella che ha portato ad Este l’attaccante Filippo Pittarello (20 anni, preso dalla Luparense). Sempre dalla ex Luparense dovrebbe arrivare il mediano Matteo Cavallini (22 anni). Inoltre, piace il centrocampista della Berretti del Cittadella Giacomo Caccin. Chi è destinato a partire è Ferdinando Mastroianni, sul quale è piombato il Pordenone.

Ore 12.30 – (Gazzettino) Stefano Marchetti sta poggiando le basi del Cittadella che verrà. Giustamente partendo dalle fondamenta. Non a caso dopo i rinnovi di Chiaretti, Iori e Pascali, nei giorni scorsi ha messo nero su bianco anche Roberto Venturato, l’allenatore che ha riportato la squadra in serie B. «Ci stiamo muovendo con ordine, secondo tempistiche precise da seguire – commenta soddisfatto il diggì granata – In una settimana mi sembra di aver fatto un buon lavoro». Oltretutto senza troppa fatica. «Quando c’è la volontà di chiudere, tutto diventa semplice. Non si può parlare di formalità, perché c’è sempre una firma da mettere su un contratto, ma l’intesa è stata raggiunta al volo». Al pari dei rinnovi dei giocatori in scadenza, Marchetti – che stasera sarà ospite della trasmissione “Tuttincampo” su Tv7 Triveneta – si sta guardando attorno per rinforzare la rosa. Presto dovrebbero arrivare i primi due rinforzi: l’attaccante Luca Strizzolo e l’eclettico centrocampista Gianvito Misuraca. Il diggì non si sbilancia, lasciando però intendere che le indiscrezioni trovano fondamento: «Sono giocatori che mi piacciono, molto ambiti sul mercato. Li definirei a misura di Cittadella». A confermare la trattativa tra Strizzolo e il club ci pensa il suo agente Federico Francioni: «Effettivamente stiamo parlando con il Cittadella, nei prossimi giorni è previsto un incontro con la società, vedremo gli sviluppi. Per Strizzolo la destinazione granata sarebbe quella più interessante, dal momento che il giocatore non si è mai confrontato con la serie B. Cominciare da una piazza notoriamente seria e qualificata come Cittadella, che permette di crescere e lavorare bene, è forse la soluzione migliore». Nessun passo in avanti, invece sul fronte-Litteri. Il suo agente Alessandro Moggi ha riferito che finché il Latina non delineerà i quadri societari, non ci sono interlocutori con i quali imbastire la trattativa. Marchetti conferma: «Non so con chi parlare, in questo momento devo concentrarmi sulle cose fattibili. La volontà di tenere Litteri c’è, ma non basta solo quella. Vedremo come si evolverà la situazione». Ma dove si concentrerà il lavoro del direttore generale? «Dappertutto, e devo fare i conti con il limite di età imposto, dei 18 giocatori over 21 anni. Sarà una rosa da costruire con grandi difficoltà, ma cercheremo di fare del nostro meglio, come sempre». Venturato cosa le ha chiesto? «Niente. Venturato è un allenatore molto bravo e stimato dall’ambiente, c’è un rapporto continuo con il nostro tecnico, che è costantemente messo al corrente degli sviluppi. Sa pure lui che non è facile fare mercato per il Cittadella: bisogna prendere il meglio con i limiti e i parametri giusti per noi». Si cercheranno dei giovani: ha seguito il campionato Primavera? «Certo, ho visto tutte le partite. Vedo giocatori bravi, ma bisogna essere attenti perché per giocare in serie B non basta avere qualità tecniche, devi essere maturo». Bobb e Jallow sono pronti? «All’altezza della categoria direi di sì, affermare che sono pronti per giocare in un campionato difficile come quello cadetto è un’altra cosa, da verificare sul campo».

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) «Mia moglie mi ripete sempre che ho giocato sette anni in Serie A e che non ha senso agitarsi per la B. Ma, cosa volete, per me questa è una sfida: l’affronto a 35 anni con l’entusiasmo di un esordiente e non nascondo che ho già voglia di ricominciare». Eccolo qui, Manuel Pascali, a commentare la firma apposta, venerdì scorso, sul contratto che lo legherà al Cittadella per il prossimo campionato. In realtà una mera formalità, perché, come spiega il difensore, «già lo scorso agosto, dopo le prime settimane trascorse in raduno e dopo che il direttore Marchetti aveva capito che tipo ero, avevamo concluso un pre-accordo che mi opzionava per una seconda stagione. Non nascondo che qualche proposta da altri club mi è arrivata, ma la mia volontà e quella della società coincidevano». E così, adesso, è quasi divertente andare a riprendere le prime interviste concesse da “Paska” all’arrivo al Tombolato, lui che giungeva da un mondo lontanissimo, avendo giocato per sette stagioni nel Kilmarnock, club di Prima Divisione scozzese di cui è stato capitano per cinque anni e con il quale ha vinto una Coppa di Lega. Raccontava, un anno fa, di un calcio «molto più tecnico di quanto si possa immaginare ma anche più fisico e dai ritmi meno spezzettati di quello italiano». Un calcio in cui, però, ancora c’era chi mangiava lasagne come spuntino pre-gara e in cui «non esiste l’idea del ritiro pre-partita, per cui capitava di giocare dopo essersi sobbarcati lunghe trasferte in pullman». Una realtà per certi versi agli antipodi di quella trovata a Cittadella. Ma in cui l’attitudine al lavoro fa comunque la differenza. In Scozia come in Italia. Già. È lui stesso a svelare che «ci siamo messi d’accordo con alcuni compagni per ritrovarci una settimana prima dell’inizio ufficiale della preparazione per allenarci da soli e farci trovare pronti dal “sergente” Redigolo. Il raduno è fissato per il 12 luglio, ma con Iori, Salvi e alcuni altri saremo all’opera già una settimana prima». I nomi degli altri Pascali non li rivela, «perché ancora non hanno firmato il rinnovo del contratto, ma spero rimangano tutti, a partire dai giocatori in prestito, perché, anche se non conosco in prima persona la Serie B, sono convinto che potremo stupire tutti pure il prossimo anno, ben consapevoli che dovremo confrontarci con periodi difficili, ma che li sapremo superare». Prima, però, ci saranno le vacanze con la moglie Chiara e con i figli Francesco e Filippo, «a Santorini, e poi, per qualche giorno, in Sicilia e in Puglia». Quello che ci vuole per ricaricarsi per un altro grande stagione.

Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Misuraca e Strizzolo in arrivo, Sgrigna e probabilmente Minesso destinati ai saluti. In attesa di completare il giro dei rinnovi dei contratti, iniziato con quelli di Chiaretti, Iori, Pascali e mister Venturato, il Cittadella versione 2016/17 inizia a prendere forma. Per quanto riguarda gli ingressi, le piste “calde” sono quelle che portano al trequartista Gianvito Misuraca, nella scorsa stagione al Bassano, e all’attaccante Luca Strizzolo, fra i protagonisti dell’ottima annata del Pordenone. Ad accomunarli il fatto che siano in scadenza di contratto con i rispettivi club, i quali non hanno esercitato l’opportunità di prolungare i propri accordi con i due giocatori. Ufficialmente, il direttore generale granata Stefano Marchetti dice: «Sono giocatori che mi piacciono, ma questo non significa che arriveranno». A quanto risulta, tuttavia, un abbozzo di contratto esiste già con entrambi e, in particolare, la firma del 24enne bomber dei “ramarri” sarebbe davvero vicina, per due stagioni, con il Citta che avrebbe superato la concorrenza di Ascoli, Trapani, Vicenza e Perugia. Resta da capire se la trattativa sia del tutto slegata a quella con il Latina per trattenere sotto le mura bomber Litteri. Al riguardo, ancora non ci sono novità, né ci saranno a strettissimo giro, anche perché i pontini sono alla ricerca di un nuovo allenatore – che dovrà dire la sua sulla questione – dopo che Gautieri ha sciolto ogni riserva annunciando che non guiderà la squadra nella prossima stagione, dopo averla condotta alla salvezza in quella appena conclusa. Come già anticipato, la strada che da Cittadella conduce a Pordenone rischia però di essere trafficata in entrambe le direzioni di marcia. Sgrigna, talento che, a quanto risulta, piace a Tedino, potrebbe infatti chiudere la carriera proprio in Friuli. Marchetti, in proposito, dice: «Valuteremo la sua posizione assieme a Venturato nei prossimi giorni», ma, a quanto trapelato dopo l’incontro con il suo procuratore, il contratto del fantasista romano, in scadenza a fine giugno, non sarà rinnovato. Altro possibile partente è Minesso, per il quale il Cittadella può esercitare entro il mese un’opzione. Ai margini nel centrocampo a rombo di Venturato, l’esterno di Piazzola potrebbe essere lasciato libero di accasarsi altrove, con il Padova alla finestra. Intanto, in ottica mercato, si attende che martedì il Consiglio Federale ufficializzi le regole per i tesseramenti nella prossima stagione in Serie B, relativamente agli over 21 da avere in rosa – ma non saranno più di 18 – e ai giocatori “bandiera”.

Ore 11.20 – (Gazzettino) «Una volta deciso l’allenatore, vedremo se continuerà a giocare o se svolgerà un ruolo diverso, con me, nel settore giovanili o altro. Tra i soci non ho uno specifico referente per l’area tecnica e con il nuovo tecnico valuteremo anche le varie situazioni dei giocatori». LE STRATEGIE DI MERCATO. «Le cose più importanti sono la continuità del lavoro e la serietà, di conseguenza non sperpereremo soldi. Serve gente con personalità, carattere e con motivazioni per vincere, che non venga qui solo per l’ingaggio. Da giocatore ho vinto questa categoria con Reggiana e Spal e le squadre erano un giusto mix di elementi che conoscevano la categoria e qualcuno che trovava meno spazio in B. Inoltre dovremo essere bravi a fare patrimonio, prendendo qualcuno dei tanti buoni giovani nati dal 96 al 98 che i club di A lasceranno. Anche le plusvalenze sono una soddisfazione».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Fino alla chiamata del Pordenone. «Avevo un po’ bisogno di nuovi stimoli, è arrivata quella proposta e, visti i buoni esiti della prima esperienza, mi hanno poi cercato Reggiana e Padova». L’ALLENATORE. Restano in ballo D’Aversa, Brevi, già incontrato, e Petrone: «Penso di chiudere entro la fine della settimana. Domani (oggi, ndr) mi vedrò con D’Aversa e poi martedì o mercoledì con Petrone. Una volta che mi sono fatto un’idea su quanto emerso nei colloqui e dopo un confronto con la società, comunicherò il prescelto». E Zamuner ha pure ammesso un sondaggio fatto in precedenza con Pippo Inzaghi che nella prossima stagione guiderà il milionario Venezia. Non mancheranno altre novità nell’organigramma tecnico-dirigenziale, con l’arrivo, sempre da Pordenone, di Marcelo Mateos. «Sarà al mio fianco, ha il patentino di direttore sportivo e farà il team manager. Simone Tognon verrà confermato come capo dello scouting e poi bisogna valutare il futuro di Cunico con cui ho già avuto un prima colloquio».

Ore 11.00 – (Gazzettino) DA AGENTE A DIGGì. «Già nella mia esperienza di agente – spiega – sapevo che questa è una di quelle piazze a cui è difficile dire di no. L’impatto per me è stato ottimo, anche se so bene che sono poi i risultati a fare la differenza. Mi ha fatto piacere ricevere tanti messaggi di complimenti e in bocca al lupo da parte di ex compagni, colleghi e addetti ai lavori, compresi quei giocatori che assistevo da procuratore come Bovo e Trevisan che a Padova ben conoscete». Come mai il passaggio da procuratore a uomo di società? «Quest’ultima mansione è sempre stata la mia reale vocazione e ambizione, anche se le circostanze mi avevano portato altrove. Quando stavo per smettere di giocare, infatti, andai al Sandonà, con un triennale, voluto dall’allora presidente per giocare e poi diventare direttore sportivo. Dopo solo tre mesi lui mollò tutto e provai a bussare alla porta di mie vecchie squadre che però mi proponevano incarichi un pò così. Seguivo già qualche giocatore e dunque proseguii su quella strada».

Ore 10.50 – (Gazzettino) «Appena mi sono insediato nel Padova ho subito percepito che questa non è una realtà da Lega Pro. Si capta immediatamente la sensazione di operare in una piazza importante, con un movimento attorno e una struttura organizzativa da categoria superiore. Ma lo sapevo già». Ed era nei sogni, ma pure nel destino di Giorgio Zamuner, nuovo direttore generale e responsabile area tecnica, colorarsi di biancoscudato, sin quando papà Giancarlo lo portò a seguire il Padova all’Appiani. «Ero un ragazzino – racconta – seguivo qualche gara a San Donà e un giorno mi disse che mi avrebbe fatto vedere una vera partita di calcio. Credo che l’avversario fosse l’Ancona e ho ancora in mente la muraglia umana dei tifosi allo stadio». Il sogno di indossare quella maglia non trovò però coronamento: «Non sono mai stato neanche vicino perché nel mio momento migliore il Padova era in serie A o in B e quando è retrocesso, mi ero ben sistemato in altri club».

Ore 10.40 – (Gazzettino) Per Bucolo (1.875) pesa il periodo in cui è stato messo fuori lista, ma resta comunque nei primi dieci, precedendo i due portieri che, per una curiosa coincidenza sono divisi nell’utilizzo da un solo minuto; per entrambi 17 partite intere da titolare: a quota 1.617 Favaro, 1.616 per Petkovic. Scorrendo l’elenco, si trova il giocatore più utilizzato tra quelli arrivati a gennaio. Si tratta di Sbraga (1.528) che nelle ultime 14 gare non ha perso un minuto; leggermente più indietro De Risio (1.052) tre assenze per un infortunio muscolare), tra di loro Mazzocco (1.494), primo insieme a Sparacello nella graduatoria degli atleti subentrati in più occasioni (11). Appena sopra quota mille (1.034), infine, capitan Cunico. Nessuna gara intera per Ramadani, Giandonato, Turea, Aperi e Sparacello, ma quest’ultimo può vantare il primato nel rapporto tra i gol segnati e i minuti in campo (2 gol, uno ogni 97 minuti), seguito da Altinier (ogni 155 minuti).

Ore 10.30 – (Gazzettino) Lo segue un altro attaccante, Cristian Altinier (2.487), utilizzato in 32 partite – nessuno ha fatto meglio – e parzialmente penalizzato dal fatto di essere stato sostituito undici volte. Sempre titolare con Pillon. Per il quinto posto si torna in Brasile con il centrale difensivo Fabiano (2.278) sulla cui scia viaggia Dionisi a quota 2.255, secondo al giro di boa, ma poi meno in campo, in un primo momento per la scelta del tecnico di Mogliano di puntare su Diniz in fascia destra e poi a causa della lesione muscolare al polpaccio che lo ha tenuto fuori per due mesi. E bisogna scendere al settimo posto per trovare un centrocampista: per Corti (2.047) stesso destino di Dionisi, con un infortunio che lo ha messo fuori causa a fine stagione, facendolo scendere dal precedente terzo posto. Poi è il turno degli esterni, con in testa Ilari (2.016, una sola panchina con Pillon), seguito da Petrilli (1.961), che invece è stato meno utilizzato nella seconda parte del torneo. Quest’ultimo è pure il giocatore maggiormente sostituito (16 volte contro le 14 di Ilari, a dimostrazione della dispendiosità del ruolo da loro ricoperto).

Ore 10.20 – (Gazzettino) Diniz il giocatore più in campo, Altinier quello schierato nel maggiore numero di partite, un solo minuto di differenza tra i due portieri. Ecco i primi spunti che emergono analizzando i minutaggi complessivi dei biancoscudati nel campionato ormai concluso. Ventisei i giocatori utilizzati, compresi quelli poi ceduti al mercato di gennaio, con i soli Dell’Andrea, Cucchiara e Amirante (per lui una manciata di secondi a gioco fermo per il famoso cambio sbagliato a Pavia), oltre al giovane Bottalico, rimasti al palo. Conferma il primo posto del girone di andata Diniz che ha raggiunto quota 2.927 frutto di trenta partite intere, una chiusa anzitempo per espulsione e tre saltate per squalifica. Alle sue spalle un altro difensore, l’ex Cremonese Favalli (2.790) che a sua volta ha saltato solo quattro incontri. Si parla ancora brasiliano, ma in questo caso si tratta di una vera e propria sorpresa, per il gradino più basso del podio occupato da Neto Pereira che, a dispetto dei suoi 37 anni e del soprannome “Swarowski” per il suo essere, come i cristalli, prezioso ma fragile, ha collezionato 2.744 minuti (media a gara 80′), con quattro soli forfait dovuti a un problema muscolare durante la gestione Parlato.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Una società attaccata con lo scotch”) A chi siede nella stanza dei bottoni in viale Rocco, proprio per le difficoltà incontrate in questo periodo, consiglieremmo un po’ di prudenza nelle dichiarazioni e soprattutto meno enfasi quando si parla di soldi (dire che “c’è comunque un budget importante” e poi ritrovarci con un Pillon imbestialito perché gli erano stati messi sul tavolo investimenti di poco superiori ai 700 mila euro, compresi gli ingaggi per i componenti della rosa attuale riconfermati non ci pare proprio il massimo dell’immagine). Se c’è una cosa di cui la tifoseria padovana non ha bisogno è di essere adulata o, peggio, illusa con promesse roboanti. Meglio, molto meglio volare bassi e sfoggiare umiltà. Ma torniamo alla (nostra) affermazione iniziale. Se eravamo fortemente convinti della bontà del sodalizio imprenditoriale padovano, quando si è partiti dalla Serie D, adesso la preoccupazione è altrettanto giustificata. Ribadiamo che il Padova ha cambiato pelle, come un camaleonte. L’unità apparente che la proprietà sbandiera ai quattro venti è, in realtà, figlia di un compromesso tra i due soci storici, raggiunto dopo un braccio di ferro durato mesi e risoltosi, per fortuna di entrambi, con una pax transitoria, che solo le prossime settimane, e soprattutto i risultati ottenuti dalla squadra, diranno se si consoliderà o meno. I Bonetto (padre e figlio) sono convinti di avere le carte giuste in mano per (imporre) una svolta radicale, a livello finanziario e sportivo; Bergamin non ha mollato la presa, ma su alcuni punti ha in parte ceduto; Poliero, il terzo socio, si è defilato puntando sulla Football Academy; Salot e Tosetto hanno avuto poca voce in capitolo. Il futuro è racchiuso in un punto interrogativo. Una certezza c’è comunque: il Padova dovrà far meglio del 5º posto. O playoff o promozione diretta tra i cadetti. Un bell’impegno e allo stesso tempo un grosso rischio.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Una società attaccata con lo scotch”) Il Calcio Padova oggi è una Spa (società per azioni) attaccata con lo scotch. Stiamo esagerando? Può essere, ma quanto accaduto in questi mesi – e che abbiamo già illustrato doverosamente, senza peraltro registrare alcuna smentita da parte dei diretti interessati – impone di tenere gli occhi bene aperti. Perché la pelle (e con essa lo stile, lo abbiamo ricordato) è cambiata, gli equilibri all’interno della compagine azionaria sono mutati, gli uomini chiamati a portare avanti il progetto triennale (luglio 2014, annuncio congiunto di Bepi Bergamin e Roberto Bonetto al momento della nascita della nuova società: «In tre anni puntiamo al ritorno in B») sono altri rispetto alla prima stagione e anche alla seconda, appena lasciatasi alle spalle. L’area tecnica è stata azzerata e, in attesa dell’allenatore che prenderà il posto di Pillon, subentrato a sua volta a Parlato, il grande manovratore è un ex procuratore di calciatori che si è deciso – ma non sa ancora se si iscriverà allo specifico corso di Coverciano – a passare dall’altra parte della scrivania, per calarsi nei panni del dirigente di club. Nulla contro Zamuner, sia chiaro, ma per lui si tratta di un “battesimo” (Pordenone è ben altra realtà rispetto a questa) in un ruolo dove le insidie sono dietro l’angolo e gli agguati (della concorrenza) quotidiani. Insomma, proprio riferendoci a chi contenderà la Serie B ai biancoscudati da fine agosto in poi, non ci sembra che le prime mosse siano da…urlo. Un rinnovo c’è stato, quello di De Risio, gli altri giocatori in scadenza aspettano (Neto Pereira sarebbe il più vicino all’intesa), ma non è che in giro stiano con le mani in mano e chi nutre ambizioni di salto di categoria alla pari del Padova (Parma e Venezia, ma anche Cremonese, Como e Alessandria, per non parlare di Bassano e Reggiana, sempreché siano inserite tutte nel girone Nord) ha già agitato le acque per tempo.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) A differenza del sanguigno Petrone, lui stesso si definisce più “razionale”. E se dalla sua ha il fatto di arrivare dalla Serie B, di contro quella di Lanciano è finora l’unica esperienza che ha maturato al di fuori del terreno di gioco. Il suo ingaggio, inoltre, è superiore rispetto a quello dei due concorrenti. La rivincita. Brevi, perlomeno a sentire il popolo biancoscudato, è accompagnato da un po’ di scetticismo. La sua scelta, per certi versi la più semplice e alla portata, sarebbe una vera e propria scommessa: dopo i playoff raggiunti nel 2012 con la Cremonese e l’anno successivo con il Catanzaro, sono arrivati gli esoneri alla Spal e al Rimini. La grande amicizia con Zamuner alza la percentuale di poter essere il prossimo allenatore, e la sua idea di calcio, nonostante tutto, è ambiziosa e simile a quella dei colleghi: 4-3-3 solido e pragmatico, concreto e all’occorrenza flessibile. Dei tre è quello che ha più voglia di rivalsa, di rifarsi dopo anni difficili. Fra tre o quattro giorni il mistero sarà risolto. Per ora è un bel rebus.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il punto di forza è un aspetto prettamente ambientale: mentre Brevi e D’Aversa sono due “ex” della scuderia di Zamuner, Petrone è l’unico che non ha avuto precedenti legami con il nuovo d.g. biancoscudato. Con la sua investitura, il sospetto di un tecnico deciso “in casa” cadrebbe, e con esso pure i possibili mugugni della piazza. E poi c’è il carattere passionale, viscerale con i suoi giocatori e trascinatore nei confronti della tifoseria: a Bassano, due anni fa, dopo l’espulsione contro il Forlì salì a cavalcioni sulla balaustra incitando a gran voce la squadra. Il difetto? Ad Ascoli per la prima volta si è misurato con una realtà di blasone, e dopo la promozione è arrivato l’esonero. Il razionale. D’Aversa, ex centrocampista scuola Milan, classe 1975, ha legato alla Virtus Lanciano (prima come responsabile dell’area tecnica, poi come allenatore) l’inizio del suo percorso dopo il ritiro dal calcio giocato. Fautore del 4-3-3, che applica nei suoi diversi aspetti peculiari: il possesso palla, il calcio in profondità a cercare l’imbucata per i due esterni d’attacco, la particolare aggressività delle due mezzali per non lasciare margini di ragionamento con il pallone ai mediani avversari, e la densità nella zona centrale ottenuta con i due difensori e il playmaker davanti alla difesa.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Una poltrona per tre. Da oggi scattano i giorni della scelta: Giorgio Zamuner entro la settimana deciderà il nome del nuovo allenatore del Padova. Nella giornata odierna avverrà il primo faccia a faccia con Roberto D’Aversa, domani sarà il turno di Mario Petrone, quindi toccherà nuovamente ad Oscar Brevi, con il quale un primo colloquio era già avvenuto la scorsa settimana. Entro giovedì, massimo venerdì, verrà presa una decisione: tra punti di forza e di debolezza, quale sarà il profilo migliore? Il passionale. Petrone è il nome che stuzzica maggiormente la tifoseria. Il suo curriculum parla chiaro: dopo tanti anni di gavetta, nelle ultime tre stagioni ha dominato un campionato di Seconda Divisione con il Bassano e ha ottenuto una promozione (tramite ripescaggio) in Serie B con l’Ascoli, dopo essere arrivato ai playoff, Ascoli con cui peraltro è ancora sotto contratto (per una cifra, si dice, vicina ai 100 mila euro). Sulle sue tracce ci sono sia il Bassano che l’Alessandria, ma il tecnico napoletano considera Padova la prima scelta. Votato al 4-2-3-1, affida le chiavi della squadra ai due mastini davanti alla difesa e a due esterni offensivi il compito sia di pungere che di aiutare in difesa.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Detto che, viceversa, saluteranno sia Daniel Niccolini che Rosario Bucolo, sono in stand-by le posizioni di un altro brasiliano, Fabiano, e del mediano Daniele Corti: entrambi in scadenza di contratto, non sanno ancora se resteranno o meno. Per qualcuno che potrebbe partire, però, ci sono già i primi “papabili”: oltre al difensore Andrea Ingegneri, 24 anni, di proprietà del Cesena ma portato a Pordenone lo scorso anno proprio da Zamuner, uno dei primi innesti potrebbe essere Mattia Minesso. L’esterno offensivo del Cittadella, al centro di numerose “voci” nello scorso mercato invernale quando su di lui era stato forte il pressing del Bassano, in questa sessione estiva potrebbe cambiare casacca ma rimanere comunque in provincia: Zamuner sarebbe pronto a prelevarlo qualora il Cittadella decidesse di non esercitare l’opzione di rinnovo del contratto in scadenza, eventualità verso la quale sembrano al momento indirizzati i progetti del direttore generale Stefano Marchetti. Rimanendo in Lega Pro, ma spostandoci al Sud, è ufficiale la separazione – a sorpresa – tra il Cosenza e il suo diesse Mauro Meluso: nonostante la proposta di un rinnovo biennale ricevuta dal presidente calabrese Guarascio, l’ex d.s. biancoscudato ha deciso di non proseguire il suo lavoro nel club calabrese. Andrà a Lecce, si attende solo l’ufficialità.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Dietro le quinte delle grandi manovre per la scelta dell’allenatore il “mercato” dei giocatori continua a ribollire. E mentre si viene a sapere che Pippo Inzaghi, ormai diretto verso la panchina del Venezia, nelle scorse settimane aveva risposto con un elegante “No, grazie” anche ad un approccio partito da viale Rocco per affidargli la panchina biancoscudata, la rosa del Padova della prossima stagione comincerà a delinearsi nei prossimi giorni. Non appena verrà ufficializzato il nome del nuovo tecnico, infatti, scatterà la fase dei rinnovi contrattuali. Il primo sarà quello del brasiliano Neto Pereira, in scadenza ma ormai deciso a prolungare il suo matrimonio con il Biancoscudo, quindi toccherà a Marcus Diniz, che la proprietà proverà a blindare dagli assalti dei club di Serie B con un adeguamento dell’ingaggio e un prolungamento dell’accordo (ma la situazione è fluida, per cui non sono da escludere mal… di pancia da parte del difensore), e forse poi a Marco Cunico, a proposito del quale il nuovo responsabile dell’area tecnica, Giorgio Zamuner, si confronterà con il mister che verrà scelto.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica finale: Cittadella 76, Pordenone 65, Bassano 62, Alessandria 57, Padova 54, Cremonese 53, Reggiana 52, FeralpiSalò 50, Pavia 49, SudTirol 44, Renate 43, Giana Erminio e Lumezzane 42, Pro Piacenza 39, Cuneo e Mantova 34, AlbinoLeffe 20, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentaquattresima giornata: Cremonese-Cuneo 2-1 (Sansovini (Cr) al 15′ st, Brighenti (Cr) al 22′ st, Cavalli (Cn) al 38′ st), FeralpiSalò-Pavia 1-3 (Manconi (Pv) al 9′ st, Ferretti (Pv) al 13′ st, Romero (Fs) al 35′ st, Ferretti (Pv) al 44′ st), Lumezzane-Pro Piacenza 0-0, Mantova-AlbinoLeffe 1-1 (Gonzi (Mn) al 25′ pt, Magli (Al) al 33′ pt), Padova-Alessandria 4-0 (Fabiano (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 23′ pt, Altinier (Pd) al 25′ pt e al 1′ st), Pordenone-Giana Erminio 3-1 (Bruno (Ge) al 12′ pt, Beltrame (Pn) al 16′ pt e al 2′ st, Valente (Pn) al 36′ st), Reggiana-Bassano 2-2 (Mignanelli (Re) al 47′ pt, Momenté (Ba) al 27′ st, Alessi (Re) su rigore al 37′ st, Cenetti (Ba) al 46′ st), Renate-Pro Patria 3-1 (Napoli (Re) al 3′ pt, Teso (Re) al 10′ pt, Santana (Pp) al 35′ pt, Ekuban (Re) al 20′ st), SudTirol-Cittadella 2-3 (Fink (St) al 5′ pt, Tait (St) al 11′ pt, Litteri (Ci) al 12′ pt, Paolucci (Ci) al 43′ pt, Coralli (Ci) al 25′ st).

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Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.




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