Pordenone-Padova, l’analisi de “Il Mattino di Padova”

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Il poker è servito. Quarta sconfitta di fila in due settimane e il Padova rotola giù dal podio del girone B di Lega Pro. Un altro 1-0 amarissimo, dopo quello subìto dal Venezia lunedì scorso, che riporta tutti ad un brusco ridimensionamento: dal 2 aprile, giorno del 2-1 di Salò, al ko di ieri sera al “Bottecchia” di Pordenone la squadra di Brevi ha dilapidato quanto di buono aveva messo insieme nel girone di ritorno. E adesso è quarta in classifica, staccata dagli stessi friulani, con cui ha perso per la seconda volta lo scontro diretto, e a – 4 dal Parma, che pure è stato stoppato a Bassano. Deve ancora scendere in campo la Reggiana, impegnata domani con il Gubbio, ma il margine sugli emiliani è di 5 lunghezze, sufficiente a preservare la posizione. Ciò che lascia sconcertati è il modo in cui Altinier & C., lanciatissimi addirittura a fine marzo nella rincorsa alla capolista, sono crollati nelle ultime quattro partite, pagando dazio su più fronti: fisico, tattico e soprattutto psicologico. Come se la lunga rincorsa iniziata il 17 ottobre scorso, con il 2-0 alla Reggiana, avesse logorato tutti insieme i giocatori, azzerando le loro qualità e spingendoli verso un tunnel buio, da cui non riescono più ad uscire.

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Il limite del Padova, prima e dopo il penalty che fa pendere la bilancia dalla parte degli uomini di Tedino (confinato in tribuna per la seconda gara consecutiva, in quanto squalificato, ma premiato per le 150 panchine, traguardo raggiunto con il Fano domenica scorsa), è la prevedibilità del suo gioco, che non porta mai a procurare veri e propri pericoli alla porta di Tomei, subentrato all’ultimo momento a D’Arsiè, annunciato nella lista ufficiale delle formazioni e bloccato nel riscaldamento da problemi al ginocchio. Palla ad Emerson, lancio lungo alla ricerca della “spizzata” di testa di De Cenco o di Altinier, quasi sempre anticipati dai difensori, e scarsissimo sostegno agli attaccanti da parte dei tre centrocampisti centrali. Morale: solo sugli esterni, più con Madonna che con Favalli, i biancoscudati costruiscono qualcosa di positivo, peccato però che i loro cross siano intercettati dagli avversari o, talvolta, risultino eccessivamente lunghi per essere sfruttati a dovere.

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È una Pasqua amara, con una delusione comprensibile nell’ambiente. Il calo del gruppo di Brevi è netto ed inequivocabile, soprattutto sul piano mentale. E a certi livelli – quelli dell’alta classifica – il dazio da pagare, in simili situazioni, è pesante. C’è anche da dire che, alla fine, la differenza la stanno facendo pure gli organici a disposizione degli allenatori: e il tecnico milanese ha 15 “over” (addirittura con una casella vuota, perchè il sedicesimo non è mai stato preso), più una discreta batteria di giovani, utilizzati più che altro in Coppa Italia. Insomma, basta un Neto Pereira infortunato o un Dettori squalificato – assenze importanti in questa circostanza – per mettere a nudo i limiti numerici di una rosa insufficiente a reggere determinate pressioni. In chiave playoff sarà bene farci un’approfondita riflessione, non vorremmo che a maggio più di qualcuno arrivasse con le batterie completamente scariche.

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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