Di Nicolas Ravazzolo
Sul palco presenti Filippo Maniero e Carlo Faedo, generazioni a confronto del Padova di allora e il Padova di oggi.
La serata, presentata da Carlo Della Mea e Martina Moscato, ha visto un dibattito a confronto fra due generazioni sportive che hanno fatto la storia del Calcio Padova.
Attraverso i racconti dell’ex attaccante biancoscudato si sono rivissuti molti momenti del passato, dall’indimenticabile doppietta a Napoli nel 3 a 3 finale, allo spareggio contro il Genoa di trent’anni fa e molto altro ancora.
Proprio su quest’ultima partita si sofferma Filippo, raccontando la grande delusione per non aver preso parte allo spareggio in seguito all’infortunio occorso in occasione dell’ultima giornata di campionato a Milano contro l’Inter, ma che come, col senno di poi, sia andata bene lo stesso.
Alla domanda su quale giocatore del Padova attuale avrebbe voluto avere nella sua squadra cita diversi nomi.
Uno su tutti Bortolussi: “Penso sia stato uno degli artefici della promozione, quando lo vedo giocare mi rivedo un po’ in lui, è bravo fisicamente, di testa, controlla la palla ed è molto forte in area di rigore. Anche Spagnoli ha caratteristiche simili. Un altro giocatore che mi è piaciuto molto è Fortin.”
“A suo papà, tra l’altro, ho fatto qualche gol” scherza Maniero.
Scambio di battute che prende molti aspetti della vita, anche personale, dei due ospiti presenti.
Carlo Faedo racconta come viva il calcio in modo un po’ distaccato, sul campo ovviamente la sua dedizione e partecipazione sono encomiabili, al di fuori però non è tutta la sua vita.
Dopo aver conseguito la laurea triennale all’università di Padova, Carlo ha continuato a frequentare l’ateneo patavino per conseguire la laurea magistrale: “All’inizio giocavo in eccellenza, il mio focus principale era sull’università. Una volta approdato nel mondo professionistico però le cose sono cambiate. Padova per me è una seconda casa, inizialmente seguivo a distanza per il covid, successivamente da pendolare quando giocavo a Verona. Arrivare qui a Padova mi ha dato sia un un’opportunità professionistica sia la possibilità di poter frequentare in presenza le lezioni.”
Tornando sulla sua esperienza in eccellenza Carlo racconta la fondamentale presenza di Filippo Damiani, suo allenatore in quei tempi per 5 anni: “È stato il momento in cui ho iniziato ad ambientarmi in prima squadra ed a vivere lo spogliatoio. In quegli anni lì ho imparato tanto, sono maturato molto ed ho assunto la consapevolezza di potermela giocare”
Filippo, a questo punto, lancia qualche consiglio al giovane difensore biancoscudato per il proseguo della sua carriera: “La passione, dedizione ed impegno devono essere alla base, la cosa più importante è ascoltare gli allenatori che man mano incontrerai mettendo tutto te stesso a disposizione della squadra”
Dibattito che prosegue con battute da ambo i fronti, con i due protagonisti che in fine si congedano per lasciar proseguire la serata con l’esibizione dei Supernova.