C’è un fascino particolare nella Serie B: è il campionato che attraversa l’Italia dei capoluoghi e delle province, che riaccende rivalità storiche e che ogni anno cambia pelle con neopromosse affamate e retrocesse in cerca di riscatto. Non è soltanto “la porta della Serie A”: è un racconto popolare, competitivo, imprevedibile. Ed è proprio questa combinazione – identità territoriale, equilibrio sportivo e accessibilità mediatica – a spiegare perché la B continui a muovere pubblico, audience e investimenti.
L’effetto “paese reale”: tifoserie radicate e stadi che si riempiono
La geografia del tifo è la prima chiave. In B militano club con bacini calorosi e distribuiti sull’intero territorio nazionale: piazze del Sud dal seguito oceanico, Nord-Est laborioso, Centro ambizioso. Nei numeri, il termometro è chiaro: la Lega B ha certificato per il 2024/25 circa 3,7 milioni di spettatori complessivi sugli spalti, con una media di 96.000 tagliandi staccati a giornata, la quinta stagione più frequentata del millennio. Un dato che non vive di picchi isolati, ma di partecipazione diffusa.
Guardando alla stagione in corso, classifiche indipendenti confermano lo “zoccolo duro” del tifo: Palermo e Sampdoria guidano la graduatoria parziale delle presenze allo stadio, seguite da altre piazze calde come Padova, Modena e Bari. Sono indicatori del radicamento territoriale e della capacità delle società di convertire passione in frequenza allo stadio.
Per chi desidera un quadro analitico, gli storici dataset di StadiaPostcards tracciano, stagione per stagione, medie e totali spettatori per club; uno strumento utile per misurare l’inerzia del tifo al di là del singolo campionato.
Un campionato aperto per definizione
La seconda chiave è tecnica: in B l’equilibrio è strutturale. La Lega ha rimarcato come, nella stagione 2024/25, tra quinta e diciassettesima ci fossero appena 13 punti di distacco: la forbice minima nel confronto con le principali seconde divisioni europee. Significa più partite “pesanti”, più ribaltamenti, più imprevedibilità: in una parola, più interesse.
“Share” e audience: perché la B si misura (sempre di più) in modo diverso
Capitolo audience. Parlare di “share” oggi significa, sempre più, parlare di distribuzione multipiattaforma. La B è fruibile in streaming end-to-end e questo sposta l’asticella dal solo dato televisivo tradizionale alla somma di platee digitali. Il passo decisivo è stato il lancio del LaB Channel della Lega su Prime Video, che trasmette tutte le partite: una scelta che ha ampliato l’accessibilità del campionato e ha messo al centro l’esperienza OTT.
Il tema è metodologico: Auditel – che negli ultimi anni ha integrato anche le rilevazioni sui device digitali – misura ormai un ecosistema ibrido. È un contesto nel quale lo “share” lineare non cattura tutta la fruizione effettiva di un torneo come la B, specie nelle giornate spezzettate su più finestre e piattaforme. In altre parole: la platea c’è e cresce, ma non sempre è confrontabile con i format del passato.
A completare il quadro ci sono i pacchetti di diritti e l’apertura a più canali di distribuzione (anche per emittenti locali o ambienti business): un mosaico che, per il triennio 2024–2027, la Lega ha impostato con linee guida e bandi dedicati, segno di una strategia orientata alla capillarità più che al monolite.
Quanti italiani seguono la B?
Se dal lato stadi il dato è oggettivo, dal lato “bacino potenziale” contano le ricerche demoscopiche. L’osservatorio Sponsor Value (StageUp/Ipsos) ha stimato quasi 20 milioni di italiani interessati alla Serie B alla fine del 2023/24, in sostanziale tenuta sul 2022/23 ma in recupero netto rispetto al post-pandemia. È la prova che la B, come “prodotto”, vive di una comunità ampia e trasversale, non limitata ai soli tifosi delle venti partecipanti.
Accesso e prossimità: la forza delle storie locali
La Serie B è anche una narrazione: promozioni che cambiano i destini di città intere, ritorni illustri, impianti che si rinnovano. I criteri infrastrutturali richiesti (dalla stampa ai servizi audiovisivi) hanno progressivamente innalzato lo standard, contribuendo a una migliore produzione e, quindi, a una fruizione più moderna anche per chi guarda da casa o da mobile.
Quote e scommesse: come si inserisce Betsson nel racconto del campionato
Nel discorso pubblico sulla B rientra anche il capitolo quote e scommesse, parte integrante dell’ecosistema mediatico-sportivo contemporaneo. In Italia opera Betsson, brand del gruppo svedese Betsson AB, autorizzato dall’ADM (ex AAMS) e presente ufficialmente dal 2024 con licenza per il gioco a distanza n. 15444. La piattaforma offre un palinsesto ampio sul calcio, incluse le partite di Serie B, con sezioni pre-match e live e funzioni tipiche dei bookmaker regolati (cash-out ove previsto, strumenti di autolimitazione, assistenza). La cornice è quella del mercato regolato: requisito fondamentale per chiunque voglia operare legalmente in Italia.
Vale ricordare che il debutto del brand in Italia è stato comunicato nel 2024 e che il gruppo, già attivo con altri marchi nel Paese, ha consolidato la propria presenza mantenendo l’attenzione sul calcio come sport di punta. Trasparenza sul titolare della concessione, canali di supporto e informative su gioco responsabile sono elementi verificabili nelle pagine istituzionali del portale.
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