Padova-Union Ripa, Petrilli: “Voglio vincere il campionato e strappare la riconferma! E quando mi allenavo con Ibrahimovic…”

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Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli

È esploso nelle ultime sfide con Legnago e Kras Repen conquistandosi il posto da titolare dopo una prima parte di stagione vissuta in secondo piano. Nicola Petrilli si è rivelato l’uomo in più dei biancoscudati in dicembre convincendo anche il popolo biancoscudato che gli ha riservato una lunga standing ovation con il Legnago. «Sto vivendo questo momento in maniera positiva – racconta Petrilli – Non era facile guardando il cammino che ho avuto fino a oggi al Padova, sono stato bravo a sfruttare nel migliore dei modi l’occasione che mi ha concesso l’allenatore. Non potevo fallirla, sarebbe stata l’ulteriore prova che non potevo stare in questo gruppo, invece ho dimostrato di poter essere d’aiuto. La standing ovation? Mi sono venuti i brividi. Questa è una piazza che ha visto calcio vero, e pensare che i tifosi si siano alzati in piedi per applaudire una persona che non avevano mai visto prima è stata una grande soddisfazione. Spero che me la riservino anche sabato in occasione dell’anticipo». Con il Kras ha impreziosito la sua prova anche con un gol. «L’importante è non abbassare la guardia, sarebbe l’errore più grande che potrei fare. Devo azzerare tutto ciò che ho fatto e ripropormi in ogni partita come se fosse la prima».

Ha ventisette anni, con un passato nei professionisti. Soddisfatto della sua carriera? «No, ho un pò di rabbia, anche se ho sempre dato il massimo. Ho giocato una quarantina di partite con Crotone e Nocerina in serie B, ed era come una mezza serie A dato che un anno c’erano Juventus, Genoa e Napoli. L’unica cosa che ho da rimproverarmi, pur non avendo colpe, è che alla Nocerina mi sono dovuto fermare tre-quattro mesi per la pubalgia e da lì è iniziato il mio declino. Senza quell’infortunio potevo giocarmi le mie carte in serie B o in C1. Adesso spero di rifarmi al Padova: sono in una società importante e l’obiettivo, oltre a vincere il campionato, è strappare la riconferma». Nel suo passato c’è anche il settore giovanile della Juventus. «Un decennio di scuola Juve, ho avuto la fortuna di fare qualche allenamento con la prima squadra. Del Piero è stato sempre il mio modello come giocatore e come persona». Un aneddoto alla Juventus? «Quando Ibrahimovic mi ha visto entrare la prima volta in spogliatoio mi ha detto: “Piccolino, non ti preoccupare. Dai la palla a me, e stai tranquillo”. E così ho fatto».

Tornando all’attualità, si è appena chiuso il mercato. Ha avuto il sentore che poteva essere ceduto? «Quando fai solo tre spezzoni di partita, è normale che si possa andare via. Ma ero tranquillo, il tecnico ha avuto sempre parole positive nei miei confronti. È anche vero che non avrei voluto passare altri cinque-sei mesi come erano stati i primi, ma non ho mai pensato di andare via, nemmeno per un secondo. So cosa vuole dire giocare e vincere un campionato al Padova, ti si possono aprire mille porte per il futuro». Se all’inizio non ha giocato è stata colpa anche di un infortunio alla caviglia nella prima partita di Coppa Italia. «Già, e non era facile inserire un elemento nuovo dopo sei-sette partite con la squadra che vinceva. Bisognava stare zitti e pedalare fino a quando è arrivato il mio momento. Spero di continuare così, senza pensare che sia tutto facile: guadagnarsi la maglia è molto difficile, perderla basta poco». Un flash sulla sfida con il Ripa La Fenadora. «Bisogna solo vincere, non possiamo perdere punti se vogliamo fare un campionato di vertice».




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