Live 24! Padova-Montebelluna, -5: acquistato Bortot. Biancoscudati tenuti a colloquio per più di un’ora da mister Parlato

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Ore 22.50 – Questo il comunicato apparso poco fa sulla pagina del gruppo “Fronte Opposto” sulla propria pagina Facebook: “Il Fronte Opposto intende puntualizzare con questo comunicato un paio di cose sulle dichiarazioni e sui commenti conseguenti alla partita di domenica scorsa a Valdagno. In primis sottoscriviamo in toto quanto espresso nel comunicato ufficiale redatto dalla Tribuna Fattori. Vorremmo inoltre però sottolineare che se è vero che determinati atteggiamenti possono anche essere stati esagerati o fuori luogo, rimane imprescindibile il fatto che 100 persone coperte dall’anonimato della voce collettiva non si possono permettere di mancare di rispetto a chi, nel bene e nel male, da tanti anni ci mette la faccia, ci rimette economicamente e giudiziariamente per seguire e sostenere la propria squadra in giro per l’Italia! Quei 100 “coraggiosi” al coro di “scemo-scemo” si sono permessi di attaccare persone che hanno messo il Calcio Padova davanti a tutto nelle loro vite, che negli anni bui e caratterizzati da poco seguito sono andati in 15 o 20 in tutti gli stati d’Italia, sud e isole comprese; e sono magari proprio quelle persone che hanno lavorato duramente anche nell’ultimo periodo, non perdendosi d’animo per il fallimento della propria squadra del cuore e che hanno il merito di portare 3000 tifosi a sostenere fuori casa il Padova in serie D! Prima di offendere, criticare, condannare ma soprattutto sproloquiare sull’accaduto di domenica che per certi aspetti anche noi riteniamo non molto gratificante, bisogna ricordarsi sempre che “quei 100” molto probabilmente saranno delle meteore all’interno della tifoseria padovana, gente che viene in trasferta solo perché ci sono pochi chilometri da fare, a differenza invece di chi ne è una granitica colonna portante! Ora tutta la stampa s’indegna per tre petardi che hanno cagionato la squalifica dell’euganeo; sui social forum impazza la condanna unanime di vari “mister x” eroi da tastiera, tutti concordi nel mettere alla gogna gli ultras, bollati come la rovina di Padova, perché per colpa loro i genitori non possono portare i figli allo stadio: peccato però che i problemi della nostra amata città siano ben altri e non ci stupisce che i vari improvvisati giornalisti da social network non si scandalizzino altrettanto perché non possono portare i loro figli a giocare nei parchi cittadini perché pieni di spacciatori e criminali extracomunitari; così come sono costretti a barricare in casa le loro mogli, madri e figlie perché non possono più girare tranquillamente per i quartieri di Padova! Un po’ di serietà per cortesia, ma soprattutto un minimo di intelligenza e decisamente meno faziosità nel parlare di certe cose, che se anche possono essere state sbagliate o esagerate, rimangono comunque un’inezia dinnanzi ai veri problemi della nostra amata Padova. Fronte Opposto”.

Ore 22.10 – (Il Piccolo) La Triestina ha finalmente rotto la maledizione che gravava da nove mesi sul Rocco: tanto ci è voluto per rivedere l’Unione conquistare i tre punti. La vittoria contro il Mezzocorona ha portato euforia nel clan alabardato, totalmente disabituato a vincere, ma la comprensibile gioia per tre punti fondamentali non deve far dimenticare quanta fatica abbiano fatto gli alabardati a conquistarli. Soprattutto contro un’avversaria che oltre a essere una delle due maggiori candidate alla retrocessione, in pratica schierava quasi una squadra Juniores. Sia chiaro la vittoria della squadra di Ferazzoli è meritata, ma anche stavolta l’Unione ha rischiato qualcosa di troppo in difesa e non va scordato che senza quel rigore in pieno recupero, la partita sarebbe finita con un altro malinconico pareggio. Insomma, la Triestina non può dirsi certo guarita, ma il successo contro il Mezzocorona può essere sicuramente un robusto ricostituente, soprattutto mentale più che fisico. Perché Ferazzoli ha ragione nel dire che il problema di questa squadra sta soprattutto nella testa: dopo un intero girone, si può dire che non sono poche le avversarie con le quali la Triestina può giocarsela, e che non sembrano affatto superiori dal punto di vista tecnico. Ma la mancanza di vittorie e la classifica deficitaria pesano come un macigno sugli alabardati, che non sono sereni durante i momenti chiave della partita: la pressione, ed è inevitabile soprattutto in una piazza come Trieste, si fa sentire, soprattutto sui tanti giovani che compongono la rosa. Però va riconosciuto che la Triestina ha sempre trovato la capacità di reagire anche nei momenti più disperati: cuore e grinta non mancano, la voglia di cercare il risultato fino allo scadere c’è sempre stata, e soprattutto quando non si ha più nulla da perdere, si trova ancora più coraggio nelle giocate. L’auspicio, dunque, è che la vittoria con il Mezzocorona possa fare da detonatore e sbloccare finalmente qualcosa nella mente degli alabardati. Ma poi non vanno certo dimenticate le magagne tecniche. Qualcosa in difesa va assolutamente registrato. Si spera che con il rientro di Piscopo e con l’eventuale ingaggio del senegalese Mboup, le cose possano migliorare anche nel reparto difensivo. In attacco invece, grazie soprattutto a un Daniele Rocco scatenato, si crea molto di più rispetto al passato, anche se bisogna essere più concreti. Nel reparto offensivo, piuttosto, il problema è la penuria di giocatori: Rocco e Milicevic sono al momento senza cambi. Ma a questo proposito, domenica a fine partita il presidente Pontrelli ha detto che il mercato non è finito. Si sta cercando di portare a Trieste, anche se la trattativa è tutt’altro che semplice, due giocatori attualmente in Lega Pro e uno di questi è proprio un attaccante. In effetti, se vuole ambire alla salvezza diretta, a questa Triestina manca ancora qualcosa.

Ore 21.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Brutto avvio di 2015 per il Montebelluna, che non approfitta di due consecutivi turni interni e rimane a bocca asciutta. Ma se contro il Belluno la sconfitta era maturata solo nella ripresa, viceversa quella davvero sonora rimediata con la Clodiense si è delineata già durante la prima frazione. Dopo i gol di Mastroianni e Mazzetto, infatti, i biancocelesti non hanno saputo più reagire. A nulla è servito il rimescolamento di carte operato da mister Daniele Pasa in avvio di secondo tempo, anche perché l’attacco formato da Masiero, Cecchel e Cusinato è parso troppo leggero ed impalpabile. In assenza di Giglio, squalificato ma pure infortunato, non si vede chi possa togliere le castagne dal fuoco in sede conclusiva. Mentre si rimane ancora in attesa del tesseramento di Sadia, che pareva cosa fatta già all’inizio della scorsa settimana. «Per me la nostra è stata la classica giornata no – osserva il centrocampista Matteo Nicoletti -. Loro sono stati bravi a sfruttare le occasioni, però a noi è mancata la reazione. Sicuramente l’assenza di Giglio ha pesato tantissimo, fino ad ora lui aveva un pò mascherato le difficoltà in zona gol, adesso speriamo rientri il prima possibile». I centrocampisti dovrebbero dare una mano in avanti. «È vero, però facciamo fatica ad arrivare in prossimità della porta. Come squadra lo sappiamo che non abbiamo una prima punta di ruolo. Adesso aspettiamo che il tesseramento di Sadia sia ufficiale. Lui in allenamento ha mostrato delle qualità interessanti ed un buon tiro, credo ci possa servire». Nel secondo tempo ha cercato di tamponare le falle. «Eravamo sbilanciati in avanti per provare a risalire, perciò ho corso tanto per arginare le folate avversarie. Non è bastato». Domenica vi aspetta un Padova arrabbiato per la sconfitta di Mogliano. «Sarà una partita molto difficile, però giocheremo a porte chiuse e credo che questo possa essere un vantaggio per noi. Da parte nostra dobbiamo assolutamente riscattare le ultime sconfitte».

Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) La Clodiense ha iniziato nel migliore dei modi il ritorna andando ad espugnare Montebelluna. Un successo scoppiettante quello della squadra lagunare con tre splendidi gol e che con i tre punti ha potuto anche effettuare il sorpasso in classifica sulla squadra trevigiana. Andrea Pagan a mente fredda elogia la prova dei suoi ragazzi. «Dovevamo dare un segnale forte e siamo partiti con grande aggressività – è il commento del tecnico – Siamo riusciti ad andare dopo pochi minuti in vantaggio e poi con Mazzetto abbiamo messo al sicuro la vittoria». Pagan elogia in blocco la sua squadra che oltre ai tre gol ha saputo mostrare sprazzi di bel gioco e creare molte occasioni da gol. «Mi è particolarmente piaciuto l’atteggiamento della squadra – sottolinea – anche se dobbiamo migliorare in fatto di concentrazione ed attenzione. Infatti sul finire del primo tempo abbiamo avuto uno sbandamento ma poi la voglia di vittoria ci ha messo in carreggiata. Ora abbiamo 29 punti e siamo al quinto posto in classifica ma dobbiamo fare meglio ed arrivare alla quota salvezza». Il tecnico chioggiotto elogia la prova di tutti. Dalla difesa che, oltre alla sicurezza data da Moretto e Boscolo D. Berto, i giovani Boscolo M. Nata e Tiozzo Francesco hanno mostrato grande personalità. Al centrocampo dove, oltre ad un grande Mazzetto, hanno macinato un gran gioco i vari Casagrande, Pelizzer ed Urtiaga. Una citazione particolare Pagan la dedica agli attaccanti Mastroianni e Santi per il lavoro «sporco» a favore della squadra. A detta di tutti comunque è stato Matteo Mazzetto a guadagnarsi la palma del migliore in campo. Oltre al gol anche una grande prestazione fatta di corsa e classe. «In questa squadra mi trovo bene – ci dice con molta umiltà il centrocampista granata – Se riesco a giocare bene è anche merito dei miei compagni e dell’intero ambiente che conta tanto su di me. Siamo una squadra giovane ma molto unita e un tecnico che prepara bene le partite e ci dà molti stimoli». Domenica prossima altro scontro da brividi quando scenderà a Chioggia l’Union Ripa La Fenadora che affianca i lagunari in classifica. «Vogliamo assolutamente vincere – è il proclama di Mazzetto – per allungare in classifica e raggiungere al più presto la zona salvezza».

Ore 21.10 – (Gazzettino, edizione di Belluno) «Uno sfogo compreso da società e giocatori e uno scossone all’ambiente». Con il dono della sintesi, Alberto Faoro inquadra in questo modo le dichiarazioni rilasciate da Max Parteli al termine della partita persa dall’Union Ripa domenica. Il sorprendente 2-3 con il Dro, per quanto maturato in modo rocambolesco e, secondo i neroverdi, con il determinante contributo dell’arbitro comasco Colombo – «spero che chi di dovere non lo faccia più arbitrare», ha detto Paolo De Carli, espulso sullo 0-2 per un intervento sul pallone -, ha sicuramente lasciato qualche scoria nel mondo Ripa. Ieri mattina circolavano voci sul fastidio che alcuni calciatori hanno provato leggendo le frasi dell’allenatore: «Noi siamo questi, stiamo facendo miracoli. La verità è che ci sono giocatori di categoria come De March, Brotto o Andreolla, e qualche fuoriquota. Tutti gli altri sono giocatori che in D sono stati bocciati o erano riserve… Solagna, Mastellotto, De Carli, Ponik, Antoniol, Tomasi… Tutta gente scartata in questa categoria o non ci aveva mai giocato…». «Ma queste frasi sono state riportate parzialmente, il ragionamento era più complesso – è la ricostruzione del direttore sportivo – invece è passato un messaggio diverso da quello voluto dal mister. Parteli anzi ha detto che in rapporto all’esperienza dei giocatori, la squadra sta ottenendo grandissimi risultati». Sarà, ma a noi resta il dubbio che leggere di essere uno «scarto» o un «bocciato» non avrà fatto piacere ai giocatori. IL CHIARIMENTO – Così ieri, il consueto allenamento del lunedì è servito a Parteli anche per affrontare l’argomento dentro lo spogliatoio. «Sì, ne ha parlato con i giocatori – conferma il ds Faoro – e anche con la società. Max voleva difendere la squadra (specie dagli attacchi esterni, anche se non della stampa, ndr), non criticarla. La dirigenza sa come Parteli sia capace di valorizzare tutti gli elementi di rose ampie, una nostra politica da molte stagioni».
Nonostante il quinto posto attuale (che vale i playoff) e il prestigioso approdo ai quarti di Coppa Italia, può essere che l’ambiente si aspettasse qualcosa di più? «Sì, però anche altre squadre potrebbero dire la stessa cosa. È chiaro che abbiamo perso qualche punto che non ci aspettavamo di lasciare per strada, ma domenica non abbiamo perso perché il mister ha fatto giocare cinque fuoriquota…». Quindi gli incontri di ieri sono stati positivi dal vostro punto di vista. «È uscito un messaggio univoco di forza. Parteli ha avuto uno sfogo, a difesa e non contro i giocatori. Uno scossone all’ambiente che ci sta nel corso di una stagione. L’argomento è chiuso». Siamo a metà stagione, forse è presto, ma si può dire se Parteli sia in pole position per la panchina dell’Union Ripa anche nella prossima stagione? «Siamo a gennaio, è presto per parlarne, per l’allenatore e per i giocatori. Parteli ha acquisito un patentino importante, può allenare nelle categorie superiori e se avesse proposte, andrà valutata la prospettiva della carriera. Però Max rimane la nostra prima scelta: abbiamo sempre una grandissima fiducia in lui». Prossimo test domenica a Chioggia contro la Clodiense, poi altri impegni difficili: in casa con la Sacilese quarta in classifica, la trasferta di Legnago, domenica 15 febbraio la supersfida al Boscherai con l’attuale capolista Altovicentino. Da queste partite capiremo com’è stato digerito questo improvviso sfogo di Max Parteli.

Ore 21.00 – (Corriere delle Alpi) La società fa quadrato attorno al suo allenatore: «Non c’è nessun attrito e nessuna delusione, siamo più compatti che mai e già a partire da domenica vogliamo riscattare la sconfitta con il Dro, che ha avuto un risultato figlio anche di molte circostanze». Il direttore sportivo del Ripa Fenadora Alberto Faoro sgombra il campo da equivoci: «Da parte della società c’è la massima fiducia nei confronti dell’allenatore e dei giocatori e non serve neanche dirlo. E altrettanto viceversa», sottolinea il ds. «Tutti i nostri giocatori sono qui per forte volontà del mister Parteli. C’è stata una sessione di mercato a dicembre e se l’allenatore o la società non fossero stati contenti di qualche giocatore, sarebbero state fatte scelte diverse». Lo sfogo del mister. «A fine partita si sa che a caldo ci sono degli sfoghi, ma quello dell’allenatore è stato male interpretato: non era un attacco nei confronti della squadra come qualcuno poteva interpretare, anzi siamo più compatti che mai», rimarca Alberto Faoro. Che aggiunge: «Abbiamo sempre avuto una rosa più ampia degli altri proprio per la bravura e la capacità di Parteli nel gestire la rosa stessa. Il problema non si pone, gli ultimi sei anni parlano per lui. L’allenatore non voleva assolutamente dire che i nostri giocatori sono scarsi o non sono all’altezza di questo campionato, ma voleva semplicemente dire una cosa che noi diciamo sempre, e cioè che bisogna ricordarsi da dove siamo partiti per capire dove possiamo arrivare». Capitolo chiuso. Ripensando alla partita, «posso solo fare un applauso a come la squadra, in dieci, ha recuperato il risultato e se le circostanze complessive fossero state un pò diverse, sarebbe stato diverso anche il risultato. Abbiamo subito rigore ed espulsione, con una decisione che è stata un abbaglio. Grandi complimenti a Da Rif che da freddo è entrato e ha parato il rigore. Da lì, con l’uomo in meno abbiamo fatto una super rimonta andando sul 2-2 e abbiamo pagato la stanchezza nel finale. Il risultato è la somma di tutta una serie di circostanze sfortunate, alcune delle quali dipendono da noi e altre dagli altri. Nel calcio a volte sbagliano anche gli arbitri, anche se non deve essere un alibi. Abbiamo perso in casa col Dro e non siamo contenti». Nessuna partita è scontata. «Il Padova ha perso in casa dell’Union Pro e il Belluno, che è una squadra fortissima, vinceva 2 a 0 e Mori e ha fatto 2-2. Questo è il campionato di calcio di serie D, in cui puoi perdere in casa col Dro», osserva Faoro. «Non abbiamo fatto una buonissima partita, ma siamo quinti a tre punti della quarta e la gara col Dro ci è servita per dare una scossa importante in più in vista della sfida con la Clodiense nel prossimo turno».

Ore 20.50 – (Corriere delle Alpi) La legge di Parteli. «Guardiamo avanti con serenità, lavorando come sempre, duramente. Il nostro ambiente cerca di valorizzare tutti e non torno indietro su nessuna decisione: sono partito con cinque fuoriquota, ho fatto giocare Venturin che è un ragazzo del settore giovanile e si stava allenando bene. Avevamo Antoniol squalificato e meritava di giocare lui. Dopo ho dovuto toglierlo perché la squadra in quel momento era in difficoltà e lui ne ha risentito di più, ma non vuol dire niente. Vado avanti per la mia strada: ho ventiquattro giocatori che sono tutti importanti, si danno da fare e cercano di farsi trovare pronti. Sono stufo di ricevere attacchi da destra e sinistra su queste cose». È un fiume in piena l’allenatore del Ripa Fenadora, dopo la sconfitta con il Dro: «Finché avrò l’appoggio della società sarò contento, se la società non mi dimostrerà il solito grandissimo appoggio che mi ha dato in questi anni potrà decidere in un altro modo, però io non cambio, perché credo in questo modo di lavorare e i risultati un po’ parlano anche a mio favore. Andiamo avanti e sono convinto che fino all’ultima giornata ci giocheremo il nostro obiettivo». Piedi per terra. «Vedo troppe aspettative nei confronti dei ragazzi. Sembra che non si possa mai perdere una partita», ha tuonato il mister del Ripa Fenadora a fine gara. «L’Union vuole migliorarsi e ha le potenzialità per fare un bel campionato, ma ricordiamoci sempre da dove siamo partiti, è importante che l’ambiente attorno lo capisca: sei anni fa eravamo in Promozione e adesso, con alcuni giocatori della Promozione e tantissimi dell’Eccellenza, ce la giochiamo per arrivare nei primi cinque o sei di serie D. Come i giocatori sono io il primo che non ha esperienza di categoria e che sta cercando di crescere, per cui sono il primo a commettere degli errori», dice Parteli. «Questo non se lo ricorda mai nessuno, ma è doveroso per me dirlo adesso, per difendere i ragazzi prima di tutto e quello che stanno facendo, ma anche il lavoro che stiamo facendo come staff. In questo periodo ho ricevuto attacchi e sono stufo. Sto perdendo anche un po’ la voglia di continuare a fare questo mestiere, in queste condizioni, perché si chiede probabilmente troppo e questo comincia a non piacermi più». Carattere. «La squadra ha dato il cuore e l’anima, e non posso rimproverarle niente, tranne che la seconda parte del primo tempo, perché dopo essere partiti bene abbiamo perso campo», aggiunge il mister neroverde. «Sono uno che ammette i propri errori e se ci sono da prendersi le responsabilità me le prendo, però in questo momento siamo nella posizione che ci compete per quello che possiamo fare. Ma non ci sono i presupposti perché si possa vincere tutte le partite. È normale che proviamo a giocare per vincere tutte le partite, ma non è così semplice». Mentalità. «Giocheremo tutte le partite per fare il meglio che possiamo, ma ci aspettano anche partite così, dove parti male, in dieci recuperi in modo incredibile, meriti probabilmente di vincerla e dopo la perdi, perché non ci accontentiamo di pareggiare», evidenzia l’allenatore del Ripa Fenadora. «Potevamo tranquillamente fermarci sul 2-2 e arroccarci dietro in 10 contro 11, ma i ragazzi volevano provare a vincere e ci siamo andati molto vicini. Se la gente pensa che questa squadra debba arrivare terza, sbaglia. Possiamo anche arrivare terzi, o quarti, ma faremo qualcosa di incredibilmente più grande di quello che possiamo fare come realtà», rimarca Parteli. «Hanno alti e bassi le squadre da tanti anni in categoria, con esperienza, e noi che siamo al secondo anno in serie D, siamo lì».

Ore 20.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Questi abbiamo e questi meritiamo. Lo stomaco, però, brucia. Il lunedì di Augusto Fardin dopo il Mori somiglia parecchio all’ultimo lunedì nel pallone del 2014, quello dopo l’Union Pro. «Il passo falso con l’Union Pro rimane peggiore – assicura il direttore sportivo a 24 ore dal 2-2 con rimonta subìta dal Belluno – ma si somigliano molto. Avevamo per le mani qualcosa di davvero bello e ce lo siamo fatti sfuggire. Peccato». I motivi sono gli stessi che portarono alla sconfitta di Natale? «Non so dire di preciso il perché sia successo di nuovo. Non riesco a parlare di calo fisiologico perché non mi sembra proprio che lo sia. Quel che è certo è che bisogna capire perché è successo, per evitare che capiti ancora, se vogliamo essere una squadra di vertice. Anche questa partita deve aiutare a convincerci che se riusciamo a essere un pelo più cattivi e più concentrati possiamo fare qualcosa di molto bello». Senza questi due passi falsi il Belluno sarebbe primo. «Ecco, questi sono “se” che non mi piacciono. Se si ascoltassero tutti i “se” delle 18 squadre del girone non ci si starebbe più nei punti… Il Belluno ha i punti che si merita, io la vedo così». La difesa, che resta la migliore, avrà un Di Bari in più o meno? «Credo proprio in più. Lasciamo ancora un paio di sedute al mister ma per quanto mi riguarda entro il weekend potrebbe essere tesserato e convocato per il match con il Tamai». Ecco una squadra contro cui non distrarsi. «Forse una delle più pericolose, da questo punto di vista. Loro attendono, poi però colpiscono sul più bello con giocatori come Zambon, Furlan o Sellan. Se le cose vanno così però a questo punto preferisco incontrare il Tamai che l’ultima della classe. Contro le grandi i ragazzi restano sul pezzo». Se il Belluno scivola, qualcuno più in alto crolla. «Non so davvero cosa abbia combinato il Padova. Mi dicono che non corrono, verrebbe da pensare a un richiamo della ripresa nella sosta invernale, ma Parlato è troppo esperto per sbagliare cose così… Per quanto mi riguarda comunque restano i candidati numero uno alla promozione». Intanto però ora ci sono loro nel mirino del Belluno. «E dobbiamo approfittarne. Se stanno affrontando un periodo non particolarmente in forma superiamoli. Per farlo però bisogna vincere. E alzi la mano chi può dire che sia facile».

Ore 20.20 – (Corriere delle Alpi) Onore al Mori Santo Stefano. Il pareggio del Belluno in casa dei trentini è frutto di qualche errore di troppo di Merli Sala e compagni, che non sono riusciti a contenere gli avversari. Allo stesso tempo, però, non si possono togliere i meriti al Mori, che è stato bravo a crederci fino alla fine. «Siamo stati un po’ superficiali – commenta un dispiaciuto Roberto Vecchiato – ma la prestazione dei ragazzi a livello di gioco non si discute. La squadra ha creato una valanga di occasioni, raccogliendo meno di quello che meritava. Dietro invece abbiamo concesso troppo. Bravo il Mori che ci ha creduto fino alla fine, in difesa sapevamo che avrebbero avuto qualche difficoltà, ma allo stesso tempo eravamo consapevoli che davanti avrebbero potuto fare male. È ovvio, però, che se vinci 2-0, non deve finire 2-2, questo non si discute. Il sentimento che prevale ora è di rammarico e di fastidio per come sia andata». Lato positivo. Guadagnare un punto sul campo dell’ultima in classifica, dopo essere andati in vantaggio di due reti, è sicuramente poca roba per questo Belluno. I gialloblù, però, possono abbozzare un mezzo sorriso perché davanti e dietro di loro in classifica le cose non sono andate molto meglio. L’Altovicentino ha conquistato la vetta, ma i gialloblù hanno guadagnato un punto sui Biancoscudati sconfitti sul campo dell’Union Pro. Alle spalle del Belluno le due inseguitrici Ripa Fenadora e Sacilese hanno entrambe perso. Questi conti in classifica sono una magra consolazione, e rimane sicuramente l’amaro in bocca per aver sprecato una ghiotta occasione, ma Corbanese e compagni rimangono saldamente al terzo posto dopo diciotto giornate, risultato comunque incredibile. «A livello di classifica può far piacere – commenta Vecchiato – ma sinceramente a me non interessa cosa fanno gli altri. Probabilmente quelli alle nostre spalle hanno fatto lo stesso ragionamento e avranno pensato: per fortuna che il Belluno ha solo pareggiato. Troppi quattro pareggi? Non voglio cadere nell’errore di sottovalutare le tante belle cose fatte fino adesso. Oltre a questi risultati non dimentichiamoci le undici vittorie raccolte». Andrea Di Bari è più si che no. In settimana la società dovrebbe prendere una decisione per il difensore ex Este in prova da mercoledì scorso ma non dovrebbero esserci grosse sorprese e il ragazzo di Rovigo a meno di sorprese firmerà. Non sarà però della partita contro il Tamai, nonostante la squalifica di Pellicanò. «Vedremo in settimana cosa succederà ma è più un si che un no – conclude Vecchiato – anche se dovesse firmare però non c’è la possibilità che parta già titolare contro il Tamai, si allena con noi da poco tempo e non sarebbe giusto. Valuterò altre alternative, la cosa certa è che due vecchi devono partire dalla panchina».

Ore 20.10 – (Biancoscudati Padova) E’ stato da poco definito il passaggio alla Biancoscudati Padova di Tommaso Bortot, difensore esterno classe 1997. Il giocatore è stato trasferito a titolo temporaneo dal Bassano Virtus 55 (formazione militante nel campionato Lega Pro Girone A), fino al termine della stagione. Tommaso Bortot è nato il 14/12/1997 a Conegliano (Treviso).

Ore 20.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Dice il saggio che conosce il calcio come le proprie tasche che, se azzecchi l’allenatore giusto, ha già compiuto il 60% del lavoro. Rino Dalle Rive ci ha pensato a lungo, prima di sciogliere le riserve, poi per il suo AltoVicentino ha messo sul piatto della bilancia un’offerta di quelle che non si possono rifiutare bussando alla porta di Diego Zanin. Zanin a sua volta ci ha pensato e ha detto sì, perchè ha capito che il progetto del vulcanico patron vicentino, già lo scorso anno a un passo dalla promozione in Lega Pto, è di quelli che può fare centro. Gli hanno comprato due attaccanti con i controfiocchi (Cozzolino e Gambino) ed ecco servita la svolta. Il Padova in una settimana ha perso sei punti, l’Alto Vicentino ha vinto lo scontro diretto e poi si è messo a correre mettendo ko pure il Legnago. Difficile chiedere di più, se poi aggiungiamo che Gambino ha firmato due doppiette in tre partite, ecco che il quadro si completa. «Devo ringraziare la società — ha ripetuto anche ieri Zanin — perché mi ha messo a disposizione tutto quello che di cui avevo bisogno e adesso tocca a me far decollare questa squadra. Vedo la giusta determinazione nei ragazzi, vedo gente che ha voglia di fare e che ha fame di vittorie, il giusto spirito. Abbiamo vinto due partite importanti, ma la strada è lunga e c’è tempo perché succedano ancora tante cose. Dobbiamo subito voltare pagina, pensare all’impegno successivo: il Padova si è fermato ma corre tanto e bisogna essere attenti a tutto, senza mai dare nulla per scontato». Con uno come Gambino davanti, però, sognare si può. «Sono molto contento della scelta che ho fatto – spiega l’ex attaccante del Rimini – sono arrivato con tanta voglia di fare e devo dire che i risultati stanno arrivando. Mi hanno subito voluto bene, per un attaccante il gol è fondamentale e direi che abbiamo cominciato bene». Il Padova adesso è dietro di un punto ed è avvisato. L’AltoVicentino fa sul serio, tremendamente sul serio.

Ore 19.50 – (Giornale di Vicenza) Da -5, anzi da un potenziale -8, ad un clamoroso +1. Nei segni algebrici la sintesi dell´incredibile cavalcata dell´Altovicentino, passato nel giro di sette giorni dalla seconda posizione e dalla eventualità di sprofondare, alla vetta. E con tanti saluti ai tifosi biancoscudati dell´altra riva del Bacchiglione. Un miracolo? In un certo senso sì, ma inutile scomodare l´imponderabile. E pure richiamare insospettabili doti di talismano del nuovo allenatore, Diego Zanin. In realtà, è tutta colpa del latino e di quella formula che recita “Homo faber fortunae suae”, ovvero l´uomo è artefice della sua fortuna. Sembra banale, ma alla fine è solo questione di lavoro duro ed umiltà. «In realtà – spiega il tecnico Zanin – non abbiamo fatto niente, abbiamo solo guardato dentro casa nostra. Ho cercato di capire il gruppo ed i ragazzi che avevo a disposizione, facendo tesoro di tutte le indicazioni che vedevo negli allenamenti. Sapevo che Padova era al massimo della tranquillità, 5 punti sopra di noi, mentre noi eravamo assillati pure dai punti di domanda, ma abbiamo lavorato sull´intensità mentale e sul concetto di squadra, oltre che sulla condizione atletica, e questo ha pagato». E poi c´è il calcio, che dimostra che spesso basta poco per recuperare. «Ora però dobbiamo essere concentratissimi sul Dro. Sarà una partita difficile su un campo stretto e contro una squadra in salute, reduce da un grande risultato contro La Fenadora. Dobbiamo pensare solo a loro». Perchè basta pure poco perche il presente si trasformi in passato, peggio in deja vu. «Però, mi creda, noi lotteremo con il coltello tra i denti fino alla fine e staremo con il fiato sul collo di chiunque, perchè non c´è solo la formazione di Parlato». Forse manca ancora un centrocampista di peso, Zanin però si tiene stretto il gruppo che ha, a cominciare da quei ragazzi, Perosin e Nchama Oyono, o Di Filippo, ancora imbattuto dopo 180´ tra i pali, quasi scomparsi dai radar della prima squadra. «Quando sono arrivato ho visto gente motivata, vogliosa di riscattarsi e concentrata sull´obiettivo. Non ho visto atleti in ritardo, ma tanta qualità in tutti. Sono contento per i giovani, ma ancor di più per la mentalità. Vedere le tre punte che difendono è importante, così andremo lontano». La stima, si sa, fa miracoli e lui lo sa bene. «Dopo la Reggina avevo abbandonato completamente il calcio. Motivi familiari, avevo cose più importanti cui pensare. Quando le ho risolte, ho trovato il presidente Rino Dalle Rive ed il ds Fabio Graziani che mi aspettavano a braccia aperte. Sono cose che ti fanno piacere e poi amo le sfide impossibili». Intanto chapeau per il “mago” Maurizio Peluso, attaccante dell´Altovicentino, votato sulla pagina facebook della Lega Nazionale Dilettanti come miglior giocatore della serie D nel girone di andata. Soddisfazione che è una ciliegina.

Ore 19.35 – Il direttore sportivo biancoscudato ha quindi parlato alla nostra redazione anche delle altre trattative: “Il portiere? Siamo sulle tracce di un classe 1995 che gioca in serie D, ma stiamo aspettando perché si è messa di traverso un’altra squadra… Domani ne parleremo. Altre idee? In questo periodo valuteremo se ci saranno altre possibilità per quanto riguarda un classe 1996, molto probabilmente a centrocampo. Bearzotti? Rimane al Verona perché farà sempre più parte dei giocatori agganciati alla prima squadra”.

Ore 19.30 – E uno. Da semplice voce ad autentica certezza nel giro di una giornata: il Padova si è assicurato le prestazioni di Tommaso Bortot, difensore classe 1997 proveniente dal Bassano. A confermare l’affare è Fabrizio De Poli, che ai nostri microfoni dichiara: “Mi sono recato nel tardo pomeriggio a Bassano con l’amministratore delegato Roberto Bonetto ed abbiamo chiuso la trattativa riguardante Tommaso Bortot. Si tratta di un esterno basso destro che si è spesso allenato con la prima squadra, con cui ha anche esordito in Coppa Italia. Arriva in prestito secco, ricorda un po’ Busetto come caratteristiche in quanto ha corsa e buona dinamicità. Domani sarà a disposizione di mister Parlato”.

Ore 19.28 – Mercato Padova, arriva il primo nuovo acquisto della sessione di gennaio: è Tommaso Bortot.

Ore 19.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) E’ stato ufficializzato ieri mattina e nel pomeriggio ha disputato il primo allenamento con i nuovi compagni. Simone Guerra è il primo innesto invernale per l’Unione Venezia: in prestito dal Benevento, il nuovo attaccante arancioneroverde è nato a Piacenza nel 1989 e nella stagione in corso si trovava in prestito al Matera. Piacenza, Spezia e due stagioni all’Entella (36 presenze e 14 gol) nel suo passato, ma già lo scorso anno nella squadra ligure vincitrice del campionato di Lega Pro aveva trovato poco spazio, venendo così ceduto al Benevento a gennaio. L’accordo per il prestito era già stato raggiunto nel fine settimana, ma l’ok del giocatore legato all’aspetto economico è arrivato solo ieri mattina. Intanto è ai dettagli una doppia operazione di scambio con il Pordenone: il ds Ivone De Franceschi tra trattando per la cessione di Raffaele Franchini ed Emanuele Panzeri , in cambio dei due difensori Maurizio Peccarisi e Gaetano Capogrosso . Peccarisi, difensore centrale, vanta lunghi trascorsi (è del 1978) in serie B con Torino, Triestina, Rimini, Salernitana, Ascoli e lo scorso anno con l’Avellino. Capogrosso, terzino destro, ha 25 anni e vanta un paio di stagione in serie B con il Piacenza (2009-2010, 8 presenze) e con l’Ascoli (da gennaio 2011, 4 presenze) e altre annate in Lega Pro con Gubbio, Pavia, Bellaria e Torres. Le trattative sono andate avanti per tutto il pomeriggio di ieri e, salvo contrordini, oggi arriverà l’ufficialità. Si parla poi di possibili trasferimenti, tenendo conto del fatto che il presidente Yuri Korablin ha indicato alla dirigenza arancioneroverde l’obiettivo di tagliare il budget. Si è parlato di un possibile passaggio di Andrea Raimondi al Crotone, ma finora la società ha smentito. Pare invece che si stia provando a cedere Edmond Hottor al Cittadella: tra le due società vi sarebbe stato un contatto nelle ultime ore, anche se la società granata per il momento non sembra molto interessata. Anche perché il ghanese è fermo da un anno, prima per la squalifica e poi per l’infortunio che lo ha messo ko da fine settembre, proprio in coincidenza con il termine del periodo di stop determinato dal giudice sportivo per i fatti di Salernitana-Nocerina. Si parla inoltre di una possibile partenza del portiere Lukas Zima , che il Genoa (proprietario del cartellino) vorrebbe riscattare dal prestito e girarlo al Mantova. Intanto arrivano notizie dall’infermeria relative a Francesco Cernuto, che sabato nella sfida con il Renate aveva rimediato la frattura scomposta delle ossa nasali. Medicato immediatamente all’ospedale di Desio, ieri è stato visitato dall’otorino che ha ricomposto manualmente la frattura, ora protetta da una placca esterna: un intervento doloroso per il difensore arancioneroverde, ma che gli ha risparmiato l’operazione chirurgica. Si accorciano così i tempi del suo recupero: a breve arriverà la maschera di fibra di carbonio che gli consentirà di allenarsi e di giocare. La squadra ha ripreso ieri al campo, in vista della sfida di sabato al Penzo contro il Pordenone.

Ore 19.10 – (La Nuova Venezia) Simone Guerra è il primo volto nuovo del Venezia di gennaio. Venticinque anni, attaccante esterno nato a Piacenza, è arrivato dal Benevento, titolare del cartellino, ma ha giocato nel Matera nel girone d’andata, dove ha collezionato 13 presenze realizzando una rete (nel 5-0 esterno a Messina), titolare nelle prime 11 giornata, poi solo 26’ nelle successive otto. Nove stagioni nelle giovanili del Piacenza, in biancorosso fino al 2012 indossando anche a fascia di capitano, Simone Guerra è ben conosciuto da Serena che lo ha avuto con lui a La Spezia nella stagione del triplete (promozione in B, Coppa Italia Lega Pro decisa da una sua doppietta e SuperCoppa), oltre a essere stato compagno di reparto di Simone Magnaghi all’Entella nella passata stagione realizzando di testa il gol del 2-1 contro il Venezia nella partita di Chiavari. «È stata la mia ultima apparizione con la maglia dell’Entella» ricorda l’attaccante «poi con l’arrivo di Guazzo sono andato al Benevento. Il gol dell’andata? Beh, allora giocavo con l’Entella». Dove c’era anche Simone Magnaghi. «Sì, era uno dei miei compagni di reparto». Sette anni fa, al torneo di Viareggio, Simone Guerra è stato protagonista di un gesto di fair play che fece il giro di televisioni, giornali e siti. Nella partita tra Piacenza e Reggina con i calabresi in vantaggio 1-0, il portiere avversario si scontrò con un compagno di squadra, Guerra si ritrovò il pallone davanti alla porta sguarnita, ma preferì metterlo sul fondo. Un gesto che gli valse il Premio Fair Play del torneo. «Un gesto dettato dall’istinto» ricorda Simone Guerra, «all’epoca fece abbastanza scalpore, ma ormai sono passati tanti anni…». Un buon avvio al Matera, poi pochi minuti. «In effetti l’inizio di stagione era stato promettente, con il passare delle settimane sono state fatte altre scelte tanto è vero che, d’accordo con il Benevento, abbiamo iniziato a guardarci in giro. Il Venezia mi ha cercato, sono contento di essere qua, l’obiettivo è dare una mano per centrare i playoff, ma squadra è buona. Quanto ha inciso la presenza di Serena? Molto, con lui ho vissuto mesi molto positivi». Nato a Piacenza, cresciuto nel settore giovanile del club emiliano, capitano prima di arrivare al fallimento. «Non sono stati mesi molto belli, perché quando capita di giocare nella squadra della tua città avverti sensazioni doppie rispetto ai compagni. Eravamo in serie B, poi spuntò il calcio scommesse e retrocedemmo fino a scomparire con un sacco di problemi per chi giocava o lavorava».

Ore 19.00 – (La Nuova Venezia) Entra nel vivo il mercato, anche quello del Venezia, guidato dalla richiesta del presidente Yuri Korablin di abbassare il monte-stipendi. Dopo l’innesto in attacco di Simone Guerra, sono in procinto di approdare in arancioneroverde due difensori del Pordenone, il centrale Maurizio Peccarisi e il terzino destro Gaetano Capogrosso, nell’ambito di una trattativa che porterà a compiere la strada opposta a Raffaele Franchini ed Emanuele Panzeri, quest’ultimo impegnato da oggi con l’Under 21 di Lega Pro a Coverciano con amichevole domani a Pistoia contro l’Under 20 di Chicco Evani. Peccarisi, classe 1978, e Capogrosso, classe 1989, sono arrivati la scorsa estate a Pordenone, dopo la promozione dei neroverdi in Lega Pro: il primo, nato a Bordighera ma cresciuto a Milazzo, vanta 433 presenze tra i professionisti avendo giocato soprattutto in serie B con Ancona, Torino, Triestina, Rimini, Salernitana, Ascoli e Avellino; il secondo è nato in provincia di Napoli, a Villaricca, ha giocato con Piacenza, Gubbio, Ascoli, Pavia, Bellaria e Torres prima di approdare in Friuli. Nella trattativa dello scambio Venezia-Pordenone potrebbe essere inserito anche Fabio Alba, altrimenti il centrocampista rientrerà al Verona. Peccarisi ha collezionato 11 presenze nel corso del girone d’andata con un’espulsione per somma di ammonizioni contro il Novara, Capogrosso 10 presenze con quattro giornate di squalifica rimediate per l’espulsione contro il Pavia. Entrambi hanno giocato 90’ nell’ultima vittoriosa gara interna (2-0) contro il Lumezzane. Oggi arriverà l’ufficialità del doppio trasferimento incrociato. Imminente anche il trasferimento di Lukas Zima al Mantova via Genoa, visto che il club ligure punta a far giocare il portiere ceco, mentre il Venezia ha deciso di puntare su Fortunato che ben si è disimpegnato nel periodo in cui ha dovuto sostituire Zima. La partenza di Zima comporterà comunque l’arrivo di un altro portiere, che il Venezia terrà comunque per fare da secondo a Fortunato. Ultima considerazione per l’attacco: con Guerra pronto a giocare, sarà necessaria una partenza: Raimondi e Magnaghi potrebbero avere più mercato rispetto ai colleghi di reparto, uno dei due quasi certamente farà la valigia.

Ore 18.40 – (Giornale di Vicenza) Sembrava destinato alla Spal, invece l´attaccante Francesco Margiotta ha firmato ieri pomeriggio per il Real Vicenza, con cui si è legato in prestito (dalla Juventus) fino a giugno. L´operazione di fatto è stata completata dal diesse del Real Davide Consolaro, che con un blitz ha convinto la seconda punta ad accasarsi a Vicenza, dopo il difensore Francesco Quintavalla. Margiotta dall´inizio dell´anno ha vestito la maglia del Monza. In Lega Pro, intanto, si sente ancora l´eco della domenica al Moccagatta: il Mantova batte in trasferta l´Alessandria, prossima avversaria del Real Vicenza. È un segnale confortante per la squadra di Marcolini reduce dall´immeritato stop casalingo subìto per mano della Feralpi Salò. Ad Alessandria, nel fortino della vicecapolista, si può anche vincere, proprio come ha fatto il Mantova. Ma sabato alle 19.30 bisognerà disputare una prova maiuscola. Ne è convinto Marco Cristini, piemontese doc di Pinerolo, che contro la Feralpi Salò ha dato segnali di risveglio, andando due volte vicino al gol, dopo un periodo in chiaroscuro. «Affronteremo la squadra più in forma del momento a mio avviso, anche se è appena caduta in casa con il Mantova. Sta facendo tantissimi punti dall´inizio del campionato e ha un organico importante. L´Alessandria fino all´ultimo può lottare per vincere il campionato e questo fa capire che partita ci aspetta sabato». La formazione di D´Angelo è una vera e propria corazzata che il Real Vicenza ha già sconfitto all´andata con una rimonta tutta cuore e muscoli. Cristini fa un passo indietro al ko con la Feralpi e spiega: «Se non passi in vantaggio sprechi tante energie. Noi arriviamo spesso davanti alla porta, ma è chiaro che in questo momento ci manca un po´ di concretezza. Non dobbiamo spaventarci, una sconfitta ci può stare anche se brucia il modo in cui è arrivata. Alla fine siamo usciti sconfitti per un gesto tecnico incredibile di Romero. Bisogna dimenticare il più in fretta possibile la Feralpi, la nostra bestia nera, e andare avanti con fiducia. Vorrà dire che, come all´andata, ora faremo il filotto di buoni risultati. Almeno lo speriamo». Il problema della concretezza negli ultimi metri tocca da vicino anche il centrocampista offensivo del Real. «La prima opportunità è arrivata dopo un rimpallo in area, ho provato con la punta a calciare ma il portiere col ginocchio è riuscito a deviare il tiro. Ho qualcosa in più da recriminare nella seconda situazione che mi è capitata. Ero tutto solo davanti al portiere e di testa ho deviato a lato».

Ore 18.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il weekend è passato, le ansie e le inquietudini, però, ci sono ancora tutte. Ad esempio quelle del Real Vicenza, che ha visto svanire l’imbattibilità casalinga e, contemporaneamente, l’ex Danilo Alessandro andare a segno due volte con la Pro Piacenza. Un piccolo smacco, per chi aveva accarezzato il sogno di riportarlo a casa e si ritrova con un ko amarissimo da metabolizzare. «E’ incredibile – mastica amaro Michele Marcolini – siamo stati puniti da quello che, secondo me, potrebbe essere benissimo il gol più bello dell’anno in categoria. E dire che avevamo giocato una partita più che buona, creando diverse occasioni e sfiorando ripetutamente il gol. Un peccato davvero, non avremmo meritato di perdere». La vittoria, però, manca da un po’ e la società ha capito da un pezzo di dover correre ai ripari sul mercato. Francesco Margiotta, classe 1993, è il nuovo attaccante del Real Vicenza. Arriva tramite la Juventus, proprietaria del suo cartellino e il club biancorosso, tramite un blitz del ds Consolaro, lo ha soffiato sul filo di lana alla Spal. Il Bassano intanto medita sul secondo ko dell’anno contro il Pavia, vera propria bestia nera giallorossa con 6 punti conquistati in due partite fra andata e ritorno. Antonino Asta non dispera ed è convinto che la strada sia quella giusta: «Dispiace aver perso e aver preso il terzo gol – sottolinea l’allenatore del Bassano – che ha indirizzato il secondo tempo. Il Pavia è una squadra forte, devi concedere poco altrimenti sono guai: ci ha battuto all’andata e anche al ritorno, ma probabilmente sul 2-1 saremmo riusciti a portare a casa almeno un punto e nelle due partite avremmo meritato molto di più. Noi continuiamo a divertirci, guardiamo avanti e pensiamo a ripartire già con il Sudtirol sabato prossimo al Mercante. Abbiamo bisogno di trovare continuità nei risultati, dobbiamo assolutamente continuare quello che abbiamo fatto sinora, perché non siamo in questa posizione di classifica per caso».

Ore 18.20 – (Giornale di Vicenza) Tutti di nuovo lì nel mucchione di testa, quasi mezzo girone raggrumato in un pugno di punti. Di fatto è come se da domenica cominciasse un nuovo torneo: 18 gare da disputare e punto a capo. La sensazione strisciante e latente è che questo Bassano abbia un po´ il fiatone, ma mica atleticamente – macchè – questi corrono imperterriti dall´inizio alla fine, quanto proprio emotivamente. Un calo fisiologico nell´arco di una stagione lunga e complicata come questa è inevitabile e il Soccer Team non vive una flessione da giugno del 2013, dai playoff persi con Rastelli contro il Monza, oltre un anno e mezzo vissuto a tavoletta e a ritmi forsennati. Poi sabato magari i giallorossi spazzeranno via impressioni e cattivi pensieri, tuttavia i virtussini sono anche l´unica formazione del mazzo che non ha mai rallentato un minimo e che sin dall´estate e dalla Tim Cup ha tenuto premuto il piede sul gas. Qualora allentasse la morsa sarebbe pure capibile e comprensibile. In quest´ottica il digì Werner Seeber d´intesa con la proprietà ha anticipato che qualche movimento di mercato andrà messo in scaletta, nulla di eclatante ma semmai di funzionale all´organico di Asta. Piuttosto, al di là delle trattative, il focus va puntato su una formazione che pur squadernando per larghi tratti calcio qualitativamente di livello (è accaduto tanto nel secondo tempo di Salò che nel primo di Pavia) fatica maledettamente a fatturare il tanto che produce. La Feralpi si è fatta bastare un´occasione e mezza per strappare un punto d´oro e a momenti accoppare del tutto i boys Diesel che invece hanno preso un palo interno, costretto a tre paratone da brivido il loro portiere prima di conquistare il rigore scacciaguai. L´altra sera il Pavia, di contro, ha agguantato il massimo spremendo 3 gol da altrettanti tiri, compreso il rigore. Mentre Ioco e i suoi amici hanno timbrato due reti da quattro opportunità, incluso il penalty clamorosamente non concesso e senza annotare neppure l´intervento del portiere Facchin sulla punizione avvelenata di Nolè. Come dire che da tanti pregevoli ricami e ripetute prelibatezze offensive della Virtus è necessario ricavare qualcosa di più e di meglio, nonostante – beninteso – l´attacco dei fanti di Asta sia ancora il più prolifico di tutte con 34 sigilli nel conto attivo. Diversamente si devono limare al minimo le distrazioni difensive: la rete del vantaggio Feralpi una settimana fa e il raddoppio di Ferretti a Pavia del 2-1 sono sbavature imperdonabili per chi ambisce a viaggiare in prima classe. Sennò, comunque la si tiri, la coperta resta corta.

Ore 18.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Definito l’acquisto in prestito dal Latina, via Milan, del giovane centravanti Andrea Petagna, il Vicenza ieri ha ufficializzato anche Thomas Manfredini , esperto difensore del Sassuolo, con un passato importante nella massima serie con le maglie del Bologna, dell’Atalanta e del Genoa. Manfredini, nelle intenzioni della dirigenza berica, sarà il difensore di esperienza che completa il reparto arretrato, un giocatore inseguito anche a settembre quando però l’ex atalantino decise di voler restare al Sassuolo per giocarsi il posto con i compagni di reparto. Manfredini agli ordini del tecnico Di Francesco non ha praticamente mai giocato, anche a causa di numerosi problemi fisici, e quando il Vicenza si è presentato nuovamente per portarlo in biancorosso, stavolta ha detto sì. L’ex atalantino era inseguito anche dal Varese, ma ha scelto Vicenza sia per il blasone della storia biancorossa, sia per una classifica decisamente migliore rispetto ai lombardi. L’arrivo di Manfredini dovrebbe accelerare la partenza di Giuseppe Figliomeni che nelle ultime ore ha avuto numerosi contatti con il Latina che potrebbe riportarlo in maglia neroazzurra dopo averlo ceduto in prestito al Vicenza a settembre, durante la proroga concessa dalla Federazione alla società berica dopo il ripescaggio in serie B. Oltre a Figliomeni, in uscita c’è sempre l’ex juventino Matteo Gerbaudo che la società bianconera sta decidendo dove girare in prestito per permettergli di giocare con più continuità rispetto a quanto accaduto a Vicenza. Ma le indiscrezioni di mercato vorrebbero con la valigia in mano anche Stefano Giacomelli , che piace a tante compagini di Lega Pro tra cui il Lecce e Piergiuseppe Maritato che ha ormai recuperato dal grave infortunio che l’ha fermato a Perugia nel settembre dello scorso anno. Sull’attaccante del Vicenza c’è il Como, ma la tifoseria biancorossa non vuole che Maritato lasci Vicenza e ha creato una pagina Facebook, «Maritato resta a Vicenza», che sta raccogliendo molti consensi. «Del Como non so nulla – ha precisato Maritato – la società non mi ha informato di trattative che mi riguardano. Adesso il mio unico pensiero è lavorare duro per riuscire a mettermi a disposizione del mister prima possibile, per rendermi utile alla causa del Vicenza e ripagare la fiducia e il sostegno dei tifosi biancorossi che ringrazio di cuore per la loro vicinanza». Difficile però che Giacomelli e Maritato lascino Vicenza, prima che la società berica riesca a mettere a segno un altro colpo in attacco. L’obiettivo primario è sempre Riccardo Improta , bloccato dal Bologna che non è riuscito finora a chiudere né per Ilicic della Fiorentina, né per Saponara del Milan. «Aspettiamo domani (oggi per chi legge, ndr ) – ha precisato Giuseppe Sampino, procuratore dell’ex padovano – l’incontro tra il Genoa, proprietario del cartellino di Improta, e il Bologna potrebbe sbloccare la situazione e liberare il giocatore verso Vicenza». Ancora un po’ di pazienza e si saprà.

Ore 17.50 – (Giornale di Vicenza) Thomas Manfredini in campo ieri a Isola con i suoi nuovi compagni, ancor prima che il Vicenza ufficializzasse poco dopo le 18 il suo arrivo. Il club biancorosso accelera i tempi delle operazioni di mercato in vista della ripresa del campionato e dopo il primo acquisto, quello di Andrea Petagna, ieri è arrivato anche il secondo. Dopo il diciannovenne attaccante ottenuto in prestito dal Milan, il centrale che giunge a rinforzare il reparto arretrato è invece una difensore di grande esperienza. Manfredini ha 34 anni ed era al Sassuolo, società dalla quale il Vicenza lo ha avuto in prestito fino alla fine della stagione. Già in estate, ovviamente dopo il ripescaggio in serie B, il centrale ferrarese era in cima alla lista degli obiettivi del diesse Paolo Cristallini, che lo aveva rincorso a lungo, in alternativa a Mantovani e Milanovic. Ma qualche mese fa l´operazione non era andata in porto e Manfredini è rimasto in serie A al Sassuolo, dove però non ha trovato spazio nella prima metà della stagione. Così il secondo assalto del Vicenza adesso è andato a buon fine, il centrale difensivo ha accettato di scendere di categoria e fino a giugno vestirà la maglia biancorossa. In questi giorni prima della ripresa del campionato Marino e il suo staff valuteranno in particolare la condizione agonistica del nuovo arrivato. Dopo Petagna e Manfredini la società di via Schio cercherà ora di chiudere anche la terza operazione messa in cantiere dopo la fine del girone di andata e cioè l´arrivo di un altro attaccante, questa volta una punta esterna. Il nome in cima alla lista ormai è noto da giorni ed è quello di Riccardo Improta. Ma è pure chiaro che il suo arrivo dipende soltanto in parte dal Vicenza. Occorre che vadano al loro posto tutte le tessere di un complesso mosaico e dopo il consenso del Genoa, che controlla il cartellino del giocatore, è necessario che il Bologna, dove Improta ha giocato finora in prestito dall´inizio della stagione, sistemi l´attacco con l´acquisto di una punta. Parallelamente agli arrivi continueranno pure le partenze, dopo quelle già perfezionate di Niko Bianconi al Savona e di Francesco Urso al Prato. In Lega Pro sarà sistemato anche il centrocampista Matteo Gerbaudo, con ogni probabilità alla Spal, mentre per il difensore Giuseppe Figliomeni ci sono due possibilità e cioè il Novara, ancora in Lega Pro, oppure il Latina nel campionato cadetto e sarebbe un ritorno per lui. Come già accennato nei giorni scorsi la società sta anche valutando la posizione di Piergiuseppe Maritato, l´attaccante che sta completando la fase di recupero dall´infortunio al ginocchio di fine settembre. Considerato l´acquisto di Petagna che si aggiunge a Cocco, il probabile arrivo di un´altra punta, la presenza di Giacomelli e l´imminente rientro di Tutino, la società sta ascoltando le richieste in arrivo. Per Maritato si sono fatte avanti varie società, tra le quali anche Messina e Como, entrambe di Lega Pro.

Ore 17.30 – Queste le dichiarazioni rilasciate al termine dell’allenamento alla nostra redazione ed ai colleghi di “Mattino” e “Gazzettino” da Carmine Parlato: “Un’ora e dieci di colloquio? Un confronto che ogni allenatore vorrebbe avere per poter chiarire la situazione. Il gruppo ha recepito il messaggio e ha capito che domenica ha fatto una prestazione negativa, in cui è mancato tutto. Bisogna ripartire senza dimenticare quanto di buono fatto prima di due giorni fa, e già oggi ho visto una reazione anche se è domenica che servirà veramente. In questi confronti non serve alzare la voce, basta usare le parole giuste. E saper ascoltare anche ciò che loro hanno da dirti… Ora si riparte con ancor più voglia e determinazione”.

Ore 17.10 – Qui Guizza: termina solo ora l’allenamento.

Ore 16.50 – Qui Guizza: lavoro atletico.

Ore 16.30 – Qui Guizza: partitella in corso.

Ore 16.20 – Qui Guizza: difensori e centrocampisti contro centrocampisti ed attaccanti.

Ore 16.00 – Qui Guizza: esercizio per il possesso palla, regolarmente in gruppo anche Ferretti. Assente Petkovic nonché Pittarello, impegnato con la Rappresentativa di Serie D. Lavoro a parte per Mazzocco, che domenica non sarà della partita in quanto squalificato.

Ore 15.40 – Qui Guizza: termina dopo un’ora e dieci minuti il lungo colloquio in spogliatoio tra mister Parlato ed i Biancoscudati, che scendono in campo per l’allenamento.

Ore 15.30 – Qui Guizza: il colloquio Parlato-giocatori raggiunge in questo momento l’ora di durata.

Ore 15.10 – Qui Guizza: tutti ancora negli spogliatoi.

Ore 14.50 – Qui Guizza: colloquio ancora in corso in spogliatoio.

Ore 14.30 – Qui Guizza: Biancoscudati al gran completo in spogliatoio per l’atteso colloquio con mister Parlato.

Ore 14.00 – (Gazzettino) Il Cittadella sta preparandosi alla ripresa del campionato ospitando sabato prossimo il Modena con un organico completato in attacco da Francesco Stanco e Tomasz Kupisz, mentre altri rinforzi sono possibili «senza fretta», per dirla con il “diggì” granata Stefano Marchetti. La settimana scorsa il gruppo ha lavorato sodo chiudendo in amichevole, vinta 5-1, con la Primavera del Chievo, mentre domani alle 15 ci sarà al Tombolato un altro test preagonistico con il Giorgione. Daniel Cappelletti, uno dei giocatori apparsi più appesantiti sabato scorso, così inquadra il momento: «Abbiamo lavorato molto la settimana scorsa per mettere benzina in vista del girone di ritorno. Ora stiamo finalizzando gli allenamenti per il campionato puntando a una ripresa con risultati ben diversi rispetto alla prima parte della stagione. La situazione di classifica impone di non commettere gli errori fatti e puntiamo a incamerare punti fin dalle prime partite. Abbiamo la fortuna di giocare la prima in casa con il Modena: non dobbiamo fallire l’obiettivo della vittoria». Su come riuscirci, continua l’ex Sudtirol: «Troppe le ingenuità finora commesse in particolare nella fase difensiva con una sola partita finita senza subire gol. Lavorando sodo e in modo unito siamo riusciti a ottenere alcuni miglioramenti, ma ci sono state troppe discontinuità, come nell’ultima trasferta di Perugia. Inoltre dobbiamo iniziare e finire le partite in undici. Le tante squalifiche ci fanno apparire una squadra cattiva e fallosa, mentre siamo convinti di non esserlo. Ci siamo confrontati e sull’aspetto comportamentale vogliamo dimostrare da qui alla fine del campionato che il Cittadella è una società sana con un gruppo di giocatori degno dei riconoscimenti che negli anni passati ci sono stati attribuiti». Obiettivo salvezza, Cappelletti ci crede: «L’organico c’è, l’arrivo di nuovi giocatori può solo darci una mano, perchè siamo convinti che l’attuale ultimo posto non rispecchia i valori del nostro gruppo. Ci siamo cacciati noi così in basso e, una volta preso coscienza su dove abbiamo sbagliato, ce ne tireremo fuori al più presto». Sul suo ruolo conclude: «Sono nato centrale, a un certo punto nel Sudtirol ho giocato terzino. Gioco dove mi chiede l’allenatore».

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Riavvolgiamo il nastro. Il giorno è il 1º settembre scorso. Corre il 27’ del primo tempo allo stadio Braglia di Modena e Beltrame rifila un calcione a Minesso al limite dell’area. Punizione. Sulla palla si porta Sgrigna, che accarezza la sfera, piazzando un pallonetto imprendibile. 1-0. È il gol che apre la stagione di un Cittadella che sa tenere il campo e “fa” la partita, anche se poi l’assalto degli uomini di Novellino porterà all’1-1 finale. «Anche quella gara ha contribuito a creare aspettative importanti sul nostro campionato. Inutile dire che non siamo stati all’altezza delle attese, soprattutto perché avremmo dovuto gestire meglio certi incontri», ammette proprio Alessandro Sgrigna, al “Tombolato” per il primo allenamento della settimana che sfocerà nella sfida con gli emiliani, sabato 17 alle 15. E ora si riparte da zero? «Per forza. Personalmente ho smaltito il fastidio muscolare che mi aveva fatto uscire anzitempo nella gara con il Perugia e sto bene. In generale, dopo una pausa così lunga, è come se fossimo all’inizio del campionato e anche da un punto di vista mentale dobbiamo entrare in questa prospettiva. Si riparte daccapo, l’unica differenza è che adesso non possiamo più permetterci errori». Che partita sarà con il Modena? «Sulla falsariga di quella dell’andata. Davanti avremo un attacco tra i più forti della categoria, ma anche una difesa che concede qualche spazio: sarà importante approfittarne». A rafforzarvi ci sono Kupisz e Stanco. Che impressione ha dei nuovi arrivati? «Sono a Cittadella da pochissimo e non li conosco così bene per poterli giudicare. Posso, però, dire che Kupisz, da quello che abbiamo visto nell’amichevole con la Primavera del Chievo, è sicuramente veloce. Stanco ha caratteristiche diverse dagli altri attaccanti in rosa e completa il reparto. Di certo, chiunque venga a darci una mano è il benvenuto». Quanti influenzati! Allenamento a ranghi ridotti ieri pomeriggio. Per uno Stanco che ha smaltito la febbre e che ha potuto effettuare la prima seduta con i nuovi compagni, ci sono invece cinque giocatori appiedati dall’influenza. Sono De Leidi, che ha avuto una ricaduta, Pecorini, Paolucci, Gerardi e Coralli. L’amichevole con il Giorgione, in programma domani alle 15, non è al momento in forse, ma è chiaro che, per darle un “senso”, è importante recuperare almeno qualcuno degli indisponibili. Schenetti ancora a Milanello. Slitta anche il rientro di Schenetti. L’esterno doveva tornare a disposizione in queste ore, ma Foscarini, d’accordo con lo staff medico, ha deciso di lasciarlo lavorare qualche altro giorno a Milanello, dove potrà essere monitorato alternando corsa e test posturali, in modo che l’infiammazione al ginocchio, che lo sta tenendo ai box dal match con il Varese, non si ripresenti. Arriverà a Cittadella soltanto a fine settimana.

Ore 13.20 – (Corriere del Veneto) Tanti nomi, ma le reali necessità sono ben chiare al dg Stefano Marchetti. Il quale, dopo aver regalato al Cittadella due rinforzi, uno per il centrocampo (Kupisz) e l’altro per l’attacco (Stanco), sta proseguendo nell’individuazione di un nome che possa rappresentare un «di più» anche per il reparto difensivo. L’offensiva di Marchetti per un esterno basso difensivo molto promettente che al momento milita in Lega Pro è partita negli ultimi giorni. Secondo quanto raccolto, il Cittadella ha messo gli occhi su Manuel Lazzari della Spal, gioiellino che può giocare nel 3-5-2 o nel 4-4-2. Per il momento la Spal ha innalzato un muro che sembra invalicabile ma è possibile che Marchetti torni alla carica fra qualche giorno. Lazzari piace, anche se la strada è tutta in salita, così come la strada rimane in salita anche per Barberis (Varese), su cui il Cittadella ha messo gli occhi da qualche settimana e già trattato in passato. È sfumato, invece, un altro obiettivo come Valerio Foglio , in uscita da Monza e sul quale però è piombato il Novara. L’impressione è che la società non fosse troppo convinta dell’operazione. Da Venezia segnalano un interessamento per Hottor , ma pare più una proposta in arrivo dalla laguna che una reale volontà granata. Almeno per ora, visto che le trattative evolvono in modo imprevedibile. Nel frattempo i tifosi hnno accolto con perplessità l’acquisto di Francesco Stanco, reduce da due annate disastrose a Modena e Pisa. Allo scetticismo fa da contraltare il lungo e ricco curriculum di acquisti indovinati nel reparto offensivo per Marchetti e le parole che vengono spese in tal senso da Claudio Foscarini. «Sappiamo bene che Stanco ha avuto qualche difficoltà – ammette il tecnico trevigiano – ma siamo convinti che il suo profilo per noi rappresenti un’opportunità di migliorare il reparto in modo sensibile. Lo seguivamo da tempo, ci avevamo pensato negli anni scorsi e siamo convinti che possa riscattarsi a Cittadella, come già avvenuto per altri calciatori in passato».

Ore 13.00 – (Gazzettino) Da capitano a collaboratore tecnico e ora allenatore del San Paolo. Vito Antonelli oggi dirige il primo allenamento in vista dell’anticipo sabato con il Mezzolara dopo la sconfitta, domenica con la Virtus Castelfranco, che è costata la panchina a Damiano Longhi. «Notizia inaspettata, che mi hanno comunicato dopo la partita Tramonti, Barbin e Cresta. È una missione difficile, ma avendo vissuto lo spogliatoio con tutte le sue vicissitudini sento la stima dei ragazzi. Questo mi dà la forza per cercare di fare meglio di quanto è stato fatto finora, sperando che tutto il resto si sistemi». Il riferimento è alle tribolate questioni societarie e al ritardo negli stipendi. «Spero che tutto si sistemi prima possibile come ci è stato detto. Cercherò di separare l’aspetto del campo da quello economico, che è comunque importante, per restare concentrati su allenamenti e partite». La prima cosa? «Dare ordine alla squadra e fiducia ai ragazzi che sono un po’ giù. La squadra non è da ultimo posto: bisogna continuare a credere alla salvezza». Ecco Longhi. «Mi sarei aspettato l’esonero in altre partite, non dopo aver fatto le ultime tre con sei giovani in campo. Forse avevano già deciso, aspettavano il momento, ma non ritengo che questo sia quello giusto. Non condivido la scelta della società, ma la rispetto. L’allenatore dipende dai risultati, che non sono venuti per molti motivi. Io prendo le mie responsabilità, ma qualcun altro dovrebbe prendere le sue. Ho sposato un progetto e dopo due mesi non è andato per il verso giusto, tanto che il cambio di società ancora non è avvenuto. Ho cercato di essere un punto di riferimento per i giocatori in un contesto devastante, mi auguro che la situazione societaria si sblocchi. Ho avuto una grande risposta dai giovani dando visibilità a un ragazzo del 1998 che due anni fa giocava nella squadra allievi», ossia Lombardo. «Esperienza positiva che porterò con me».

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) L’avventura di Damiano Longhi sulla panchina dell’Atletico San Paolo si è conclusa domenica, dopo il 3-4 interno contro la Virtus Castelfranco, e con soli 15 punti raccolti in 20 gare. Se n’è andato, esonerato dal presidente Giuseppe Tramonti, lasciando la squadra all’ultimo posto in classifica, nel girone D della serie D, e con enormi problemi, interni ed esterni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, però, potrebbe non essere stata solo la sconfitta. Longhi deve aver pagato anche gli attriti con alcuni big dello spogliatoio come Davide Matteini, che si è rifiutato di andare in panchina accomodandosi in tribuna. «Macchè, Matteini non è stato un problema con me, e nemmeno l’ago della bilancia», chiarisce Longhi a poche ore dall’esonero. «Avrebbe potuto esserlo per le qualità che ha, e spero che lo sia d’ora in avanti. Tra di noi non c’è mai stata alcuna guerra. Il pretesto è stata una partita che abbiamo perso in casa, e magari le ultime tre: sfido chiunque, con sei giovani in campo e nessuna prima punta, a non andare in difficoltà». Il suo stato d’animo? «Sono tranquillo, perché ho la coscienza a posto. L’estate scorsa ho sposato un progetto, che ad oggi non si è ancora sviluppato. La dirigenza doveva essere provvisoria, invece si è protratta fino ad ora e, proprio perché semplice traghettatrice, per lunghi tratti della stagione è stata inesistente. Penso che il presidente Tramonti, che abbiamo visto due volte al campo in questi mesi, avesse già deciso da un po’ di cacciarmi, ma aspettasse solo l’occasione buona. Dati alla mano, però, c’è poco da pretendere». Ritiene che la squadra affidatale non fosse all’altezza? «Ora come ora le servono almeno tre giocatori: due attaccanti e un centrocampista. Non avevamo ricambi d’esperienza, tanti giovani bravi ma pochi elementi esperti. E abbiamo aspettato per tre mesi una punta centrale, mai arrivata». Pensa di aver avuto responsabilità negli addii di Dall’Acqua e Sedivec? «Hanno deciso da soli di andarsene, ciò che non mi va giù è che in entrambi i casi io sia stato sempre tenuto all’oscuro di quanto accadeva. Alla vigilia di una partita dissi a Dall’Acqua che pretendevo di più: lui mi garantì che l’avrebbe fatto, e due giorni dopo m’informarono che era già d’accordo con un’altra squadra. Idem per Sedivec: lo feci giocare senza sapere che aveva la valigia in mano. In tutto questo marasma, in società c’è stata poca collaborazione. Nessuno, per dire, mi ha ancora avvisato che Pittarello è stato dato al Padova». Lei che errori si imputa? «Ho iniziato con un modulo che reputavo equilibrato, portandolo avanti forse per qualche partita di troppo, perché alla fine la realtà è che non avevo i giocatori adatti. Responsabilità tecniche ci sono e sono mie, ma se non altro ci ho messo la faccia sin dall’inizio, anche responsabilità che non avrei dovuto prendere. E mi permetta di dire una cosa…». Prego. «Ci tenevo anche a sottolineare come mio figlio Alessio, pure a volte non a suo agio, abbia dimostrato professionalità, educazione e rispetto. Qualcuno dovrebbe riflettere su come comportarsi: alcuni sono andati oltre il limite alcune volte, invece il figlio dell’allenatore è sempre stato al suo posto». Com’è stato l’ultimo mese? «Annunciato il passaggio di proprietà, abbiamo atteso novità, tra stipendi e mercato.Non c’è stata trasparenza, alcuni giocatori contattati leggevano i giornali e non si fidavano a venire qui. A Barbin credo ancora, ma se non si muove nulla entro gennaio, la vedo dura…».

Ore 12.20 – (Gazzettino, edizione di Treviso) L’Union Pro, dopo la vittoria di domenica per 3-2 sul Padova, che è così scivolato al secondo posto, si interroga su cosa farà da grande. Ha ancora senso dopo, l’ultima impresa, parlare di semplice salvezza (+ 6 sulla zona playout) oppure è meglio pensare in grande e provare a inseguire quel quinto posto che vale i playoff e che è lontano solo 4 punti? Le prime risposte arriveranno dopo le prossime due partita contro Giorgione e Dro che, in caso di bottino pieno, potrebbero davvero far cambiare gli obiettivi di inizio stagione. Intanto vale la pena rigustarsi gli ultimi 3 punti appena messi cascina. In tribuna stampa i colleghi padovani parlavano di «peggior Padova della stagione». Vero, ma in questa disfatta quanto merito va dato all’Union Pro? Sicuramente tanto visto che mister Feltrin ha tenuto in scacco i Biancoscudati proponendo una formazione offensiva che ha creato seri problemi alla difesa ospite al di là dei 3 gol fatti. A fine partita l’allenatore ha parlato di vittoria di squadra, elogiando i due ragazzi terribili del ’96 Stefano Casarotto e Riccardo Serena. Il trequartista Casarotto è stato l’autore del momentaneo 3 a 1 (terzo gol in campionato per lui) che descrive così: «Continuavo a chiamare palla ad Igor (Furlan n.d.r.) ma ho dovuto urlare perché i tifosi del Padova facevano un gran baccano, quando mi è arrivato il lancio ho lasciato rimbalzare la palla per pensare a come calciarla e poi sono riuscito a spedirla all’angolino». Domenica l’Union ha fatto il Padova. «Sì, avevamo preparato benissimo la partita in settimana e tutto è andato alla perfezione. Siamo stati bravi a reagire dopo lo svantaggio e poi continuando ad attaccare anche una volta rimasti in 10 alla mezz’ora del primo tempo». L’Union potrebbe cambiare gli obiettivi. «No meglio pensare sempre alla salvezza, domenica c’è il derby contro il Giorgione che vogliamo vincere». Il centrocampista Serena si gode l’impresa ma, a dispetto della giovane età, fa sfoggio di saggezza: «Abbiamo giocato da vera squadra, abbiamo dato tutti il massimo e siamo riusciti ad ottenere una vittoria importante contro una squadra formata per restare tra le prime della categoria. Il nostro obbiettivo in ogni caso resta la salvezza». È stata la sua miglior partita? «Una tra le migliori sicuramente». E con due giovani così l’Union Pro può continuare a sognare.

Ore 12.00 – (Tribuna di Treviso) Il day after l’impresa con i Biancoscudati Padova, in casa Union Pro c’è la consapevolezza di aver scritto una pagina memorabile nella storia della società. Un successo paragonabile alla vittoria di Noale nel 2013, anche quella in inferiorità numerica per più di un’ora e decisa da una punizione dello specialista Franceschinis. Ad innescare la rimonta che ha mandato al tappeto l’ex capolista, ci ha pensato Gabriele Comin con un colpo da biliardo valso il momentaneo pareggio: quinto gol stagionale per lui, 193 ufficiali in carriera. «Questa vittoria può avere mille significati, molto dipenderà dalla partita successiva», sostiene il bomber veneziano, «Di sicuro è uno stimolo in più per continuare e un’iniezione di fiducia, che già avevamo ritrovato negli ultimi due mesi in cui abbiamo vinto spesso. Siamo stati bravi a reagire all’iniziale svantaggio e poi all’espulsione di Trevisiol: in questi casi c’è il rischio di abbattersi, invece abbiamo corso di più per mascherare l’inferiorità numerica. I tifosi di Mogliano e Preganziol hanno risposto bene all’evento». Vietato parlare di quinto posto? «Ad oggi siamo più vicini ai playoff rispetto ai playout, ma vorrei stare con i piedi per terra. L’obiettivo principale è la salvezza senza i playout, per la quale dovrebbero bastare 40 punti: se li raggiungessimo in anticipo, allora proveremmo a scalare la classifica». Come avete festeggiato? «In spogliatoio c’è stato grande entusiasmo con tanto di cori. Lunedì mattina penso che ognuno di noi si sia svegliato con l’adrenalina ancora in corpo. Sono molto contento e orgoglioso insiemi ai miei compagni: spero di togliermi soddisfazioni personali e di squadra, visto che anche i nostri giovani stanno facendo bene in ottica futura». Dopo il 2-1 di Igor Furlan (migliore in campo) ad arrotondare il punteggio è arrivato il sigillo di Stefano Casarotto. Per il trequartista classe 1996 (l’altro ieri il più giovane insieme a Serena) è già la terza rete in campionato: gli chiediamo se può essere la stagione della sua consacrazione. «Avevo iniziato con un po’ di panchina, ma poi ho ricominciato a giocare e sono in crescita: spero di continuare così. Anche il gol di Belluno è stato decisivo per la vittoria, ma segnare al Padova è tutt’altra cosa. Questa impresa vuole dire che in Serie D possiamo starci». Ed ora il Giorgione vi aspetta a Castelfranco: «Cercheremo il riscatto dopo lo sfortunato derby di andata, quando loro pareggiarono in extremis su rigore».

Ore 11.50 – (Tribuna di Treviso) Ci sono partite che segnano una carriera. Francesco Feltrin, vecchia volpe del calcio trevigiano, ne ha viste di cotte e di crude. Si regalò pure una panchina in B con il Treviso. Ma l’Union Pro gli ha garantito una seconda giovinezza e la vittoria sulla corazzata Padova in inferiorità numerica rimarrà fra i momenti indimenticabili. Feltrin, si sta godendo l’exploit? «In verità, penso già al prossimo derby con il Giorgione… Certo, abbiamo fatto un’impresa e la soddisfazione è tanta: chi avrebbe pronosticato un nostro successo? Hanno chiamato tanti amici per farmi i complimenti. Ma abbiamo vinto solo una battaglia e domenica prossima ne avremo un’altra. A noi interessa vincere la guerra, che per la Pro è la salvezza». Padova favoritissimo, budget e organico di altra levatura, eppure gli avete fatto tre gol e l’avete sconfitto. Dopo Belluno, è il secondo scalpo eccellente: Pro ammazzagrandi? «Obiettivi e valori sono diversi, ma talvolta orgoglio, compattezza e gruppo fanno la differenza. Il Biancoscudati merita di salire di categoria e penso ci riuscirà. Malgrado abbia perso la vetta, ha qualcosa in più dell’Altovicentino». Davide ha battuto Golia: ci credevate alla vigilia? «Ci speravamo, ci contavamo, volevamo fare una grande prestazione. Serviva però la partita perfetta, dovevamo dimostrare di essere squadra. I ragazzi l’hanno fatto e perciò questa vittoria appartiene anzitutto a loro. Siamo rimasti un’ora in 10: è un successo da ricordare, da annali. Inaspettato, ma dal fascino unico». Ricorda altre imprese? «Mi vengono in mente la salvezza miracolosa centrata con il Concordia al playout o il largo successo ottenuto sul Crociati, dominatore del campionato, ai tempi dell’Este». Qual è il segreto della Pro? «Il gruppo. Ci sono ragazzi che non avevano mai giocato in D. Dovevamo prendere le misure, le sconfitte dei primi mesi ci sono servite da lezione. Abbiamo lavorato sugli errori, cercando di non ripeterli. Sapevo di poter contare su ragazzi intelligenti». Non solo la categoria nuova: quali altri problemi avete incontrato? «Non abbiamo mai schierato la stessa formazione per due partite consecutive. Fra squalifiche e infortuni, non siamo stati mai al completo. Pure con il Padova avevamo assenze. Ciò ha rallentato il nostro percorso di crescita, ma abbiamo imparato ad adattarci. Siamo diventati una squadra camaleontica, in grado di variare modulo in corso d’opera. Negli ultimi due mesi, abbiamo trovato l’equilibrio. E la capacità di cambiare pelle durante la partita è diventata un nostro punto di forza. Le prestazioni non erano mai mancate, vedi anche il ko immeritato con l’Arzichiampo: fino a novembre, avevamo però il problema del risultato, poi la serenità ci ha aiutato a giocare diversamente». Cinque partite vinte nelle ultime sei giornate: con questo ruolino potreste alzare l’asticella rispetto alla salvezza. Che cosa ne pensa? «Playoff e playout sono vicini, a quattro e sei punti. Una classifica che ci induce a tenere i piedi per terra. C’è sempre il rischio di finire invischiati, la priorità deve essere la salvezza. Dopo averla ottenuta, si potrà eventualmente ragionare in altra maniera. I progressi ci sono stati, l’ultimo successo ci ha dato morale. Ma deve farci capire che con tutti possiamo giocare come domenica». Dietro al “miracolo Pro” c’è la mano di Feltrin. Due promozioni e ora un campionato in D di tutto rispetto: quanto conta un allenatore? «Lascio ad altri queste considerazioni. Tre anni fa mi misi in discussione, ripartendo dalla Promozione. E dopo due anni ho portato il calcio di Preganziol e Mogliano dai campetti parrocchiali all’Euganeo di Padova e al Rocco di Trieste. Qualche merito posso pure prendermelo… Ho cercato di trasmettere l’esperienza ai ragazzi e abbiamo costruito una bella favola. Ma l’allenatore da solo non basta e fondamentale è stata la fiducia della società. Anche quando le cose non giravano, non è mai venuta meno».

Ore 11.30 – (Gazzettino) La difesa scricchiola (prende gol da dieci partite consecutive, ndr), ma non aveva mai incassato tre sigilli in un colpo solo. «Non voglio attaccarmi a infortuni e squalifiche, però è un dato di fatto che nelle ultime cinque-sei partite la squadra non è stata mai la stessa dovendo cambiare moltissimo. È un insieme di situazioni che ci ha portato a prendere gol. La presenza di Petkovic in porta modifica gli equilibri potendo schierare fuori un “vecchietto” in più, il che dà maggiore esperienza nella gestione delle due fasi». Con Mazzocco assente per squalifica con il Montebelluna, è emergenza giovani. Si aspetta rinforzi sul mercato? «Ho parlato con la società, urge prendere dei giovani. Erano dodici fino a poco tempo fa, oggi ne ho cinque più due juniores. Siamo in una situazione precaria. Mi auguro che la squadra venga completata quanto prima con qualche innesto». Domenica si giocherà all’Euganeo a porte chiuse, a meno che non venga accolto il ricorso della società. «Anche se a porte chiuse, faccio diventare l’Euganeo una bolgia. Abbiamo perso tempo regalando domenica la partita, ma da ora in avanti non bisogna sbagliare più. E da parte mia ci sarà grande attenzione anche al più piccolo dettaglio durante il lavoro settimanale».

Ore 11.20 – (Gazzettino) La sconfitta nello scontro diretto con l’Altovicentino ha lasciato qualche segno nel gruppo che non ci si aspettava? «A giudicare come abbiamo affrontato la gara l’altro ieri, le scorie sono rimaste dentro ciascuno in maniera negativa. Se fai le cose con superficialità le paghi, e non mi sta bene. Si deve cambiare registro ed essere più attenti in campo». Parole che tradiscono quanto sia ancora molto amareggiato. «Sono una persona che dà molta fiducia, ma se questa viene meno ci rimango male e mi arrabbio (usa un termine più colorito, ndr) di brutto. Nel girone di ritorno portare a casa anche un solo punto è importante e il nostro atteggiamento deve crescere ancora di più rispetto all’andata. I ragazzi non l’hanno capito ed è colpa mia. Ma ora glielo spiegherò tutti i giorni». A centrocampo ha schierato Segato lasciando fuori Nichele che magari dà maggiore protezione alla difesa. Un’esclusione figlia anche della sua sfuriata per la sostituzione a Valdagno? «Nichele lo conosco da quasi due anni, è un ragazzo molto focoso, ma è il suo modo di fare. È stata una scelta tecnica. Giocando col 4-2-3-1 ho ritenuto di mettere un giocatore come Segato che dà più geometrie e vivacità alla manovra, senza tralasciare che giocando a due in mezzo si deve correre di più e Segato è veloce».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Due sconfitte di fila finora non erano mai capitate, tanto più che lo stop con l’Union Pro è costato anche il primato in classifica. È forse il primo vero momento delicato della stagione biancoscudata. «È un’analisi che sto cercando di mandare giù – esordisce Carmine Parlato – e bisogna farlo in fretta. Dopo la sconfitta con l’Altovicentino la mia preoccupazione era relativa perché la squadra aveva fatto una prestazione con i fiocchi creando diverse palle gol e la settimana scorsa mi ero raccomandato ancor di più con i ragazzi dato che per restare a certi livelli bisogna sempre dimostrare i propri valori. Domenica, invece, hanno purtroppo mostrato i loro lati negativi sia a livello di singolo che di collettivo. È stata una giornata nera per tutta la squadra. Domani (oggi, ndr) avremo una chiacchierata e mi farò sentire: devono darmi spiegazioni sull’aspetto tattico e tecnico, oltre che sull’atteggiamento. Non hanno fatto ciò che avevo chiesto e dobbiamo capire immediatamente quali sono stati i problemi di questo blackout. Mi auguro non capiti più una giornata così».

Ore 11.00 – (Gazzettino) «Trevisiol mi ha chiamato per scusarsi. Non bisogna portare rancore, ma poteva risparmiarsela». Gustavo Ferretti, svenuto in campo per una gomitata del difensore trevigiano (espulso), è rimasto in osservazione domenica fino a mezzanotte all’ospedale di Mestre, dove la risonanza alla testa e alla mandibola hanno dato esito negativo. «Mi dà ancora un po’ fastidio la mascella e mi gira ancora la testa, ma alla fine è andata bene. Sono stato tutto il giorno a riposare a casa e domani (oggi, ndr) sarò con la squadra ad allenarmi, anche se farò qualcosa a parte». C’era stato qualche battibecco con Trevisiol prima della gomitata? «No, e mi chiedo come mai ce l’avesse tanto con me. Già all’andata mi aveva rotto il sopracciglio. Ripeto, si è scusato dicendomi che ha il vizio di giocare con i gomiti». El Rulo ricostruisce quegli attimi. «Ricordo che Cunico mi diceva di stare a terra, volevo rispondergli che non mi sentivo bene e non riuscivo a parlare. Poi il buio, sono svenuto e quando mi sono risvegliato ho visto Sentinelli e Segato, ai quali ho chiesto dove mi trovavo. La mia preoccupazione era che il tecnico mi togliesse, non volevo uscire. Allo stadio erano presenti anche mia moglie, mia figlia e mio fratello, è stato un momento di panico anche per loro. Lo stesso per i miei genitori che guardavano la partita in internet. Quando hanno visto che ero sveglio si sono tranquillizzati». Aggiunge. «La società mi è stata molto vicina. In ospedale sono stati con me il team manager e il segretario, anche Roberto Bonetto e il presidente Bergamin che ha tenuto i contatti con mia moglie».

Ore 10.50 – (Gazzettino) «Abbiamo individuato due giovani». Il Padova si rituffa nel mercato e la frase del direttore sportivo De Poli è eloquente. Ieri si è tenuta una riunione per fare il punto sulla strategia alla quale, oltre al diesse, hanno partecipato il presidente Bergamin, il vice Edoardo Bonetto, l’amministratore delegato Roberto Bonetto e Parlato. La caccia è rivolta ai giovani di serie legati a club professionisti. In particolare si cerca un terzino destro, dato che con l’infortunio di Busetto il ruolo è scoperto: tra i nomi sul taccuino c’è Amato, classe 1996, in forza alla squadra Primavera del Cittadella. Amato è mancino di piede, ma gioca terzino destro e De Poli l’ha visto in azione anche sabato in occasione dell’amichevole dei granata con il Chievo. Altro nome potrebbe essere Bortot, classe 1997, della squadra Berretti del Bassano. Il Padova si sta muovendo anche per un portiere: serve un giovane che dia garanzie quando manca Petkovic per non dover rinunciare a un giocatore esperto in più fuori. Sempre vivo anche l’interesse per Bearzotti, esterno offensivo classe 1996 della squadra Primavera del Verona.

Ore 10.40 – (Gazzettino) Riprende oggi alle 14.30 la preparazione alla Guizza in vista della sfida casalinga con il Montebelluna. Sarà anche l’occasione per valutare le condizioni di Petkovic (lesione all’adduttore). Giovedì alle 14.30 a Curtarolo test con la squadra locale, mentre domani è atteso l’esito del ricorso contro il provvedimento del giudice di dover disputare una gara a porte chiuse all’Euganeo. Se non dovesse essere accolto, la partita con il Montebelluna sarà trasmessa in diretta dall’emittente Cafètv24 (canali 95 e 666). Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Lo splendido gol in rovesciata almeno la consola? «No, perché è stato inutile e anche perché non sono contento della mia prestazione. Nel primo tempo ho toccato pochi palloni, non riuscivo a mettermi in luce ed eravamo tutti più lenti. Come se fossimo ingolfati. Certo, è stato un gol bello e istintivo, ma non conta nulla». Qual è la strada per riscattarsi già dalla prossima gara? «Dopo la doccia del martedì dovremo cancellare questa partita e pensare alla prossima. Sarà veramente delicata, ma dovremo far vedere che è stato solo un passaggio a vuoto e riprenderci i tre punti. Per vincere il campionato dovremo dimostrare sino alla fine di essere i migliori. Ce la possiamo fare, sono ottimista e a maggio voglio festeggiare con i miei bambini in braccio». L’Euganeo vuoto che effetto farà? «Non riesco ad immaginare lo stadio in silenzio, ma ci dovremo abituare. Non è retorica, ma da inizio anno i tifosi ci hanno sempre spinto, senza mai criticare e mugugnare. Nemmeno a Mogliano, dove abbiamo subìto una sconfitta meritata. Per questo domenica sarà ancora più dura».

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) La forma sta scadendo? «No, stiamo bene, anche a Valdagno abbiamo dimostrato di stare meglio dell’Altovicentino. Il lato fisico, poi, è strettamente legato all’approccio alla partita, che contro l’Union Pro non è stato buono. Ma fisicamente siamo a posto e bene allenati». Si può parlare di crisi? «Non avevamo mai perso due partite di fila ed è sicuramente il momento più negativo dall’inizio del campionato. Chiamiamola mini-crisi o come volete, fatto sta che non è ciò che ci aspettavamo alla ripresa del torneo. In ogni caso, nell’arco di una stagione, per una grande squadra, ci sono almeno due momenti negativi. Il primo l’abbiamo attraversato a fine novembre con la sconfitta di Sacile, il secondo ora. L’importante è trarre insegnamenti da tutto e cercare di vedere il lato migliore. Dobbiamo continuare ad essere ottimisti, anche perché sono sicuro che i nostri rivali non vinceranno tutte le partite». È preoccupato? «Sono più amareggiato che preoccupato. Eravamo arrivati alla sosta pensando che a Valdagno avremmo potuto chiudere, tra virgolette, il campionato, invece abbiamo perso sei punti in due partite e si è ribaltato tutto. Nel girone di ritorno, comunque, parte un altro campionato e sia noi che le altre squadre di vertice siamo più a rischio di perdere punti».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) «Caro Padova, così non va». All’indomani della seconda sconfitta consecutiva, che ha fatto scivolare i Biancoscudati al secondo posto in classifica, il capitano Marco Cunico scuote la testa. A Mogliano, oltre al k.o., c’è stata anche la peggiore prestazione stagionale. «Ma avremmo anche potuto pareggiare, viste le occasioni create», si rammarica Cunico. «Non possiamo appigliarci a nulla, i nostri avversari hanno meritato. Abbiamo giocato sotto tono, buttando via il primo tempo e prendendo gol evitabili. Siamo veramente dispiaciuti e dobbiamo assolutamente ricercare i motivi di una sconfitta che deve farci riflettere». Proviamo a trovarli, questi motivi. Troppa rilassatezza dopo aver sbloccato al 10’ il risultato? «Rilassatezza no, visto che il loro pareggio è arrivato subito. Forse già dall’inizio non eravamo in partita come al solito. Una squadra come la nostra, anche quando non è in grandissima giornata ma riesce ad andare in vantaggio, deve sicuramente dare di più per difendere il risultato. È stata una brutta prestazione, gli avversari davano la sensazione di arrivare prima sul pallone».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Incrociamo le dita e speriamo che venga tenuto conto che all’Euganeo non abbiamo mai preso nessuna sanzione perché facciamo la prevenzione giusta, che in altri stadi non possiamo fare. Sarà molto difficile vincere, ma era giusto provarci». La risposta della Corte dovrebbe arrivare al massimo giovedì, in modo che, in un senso o nell’altro, la società abbia qualche giorno di tempo per predisporre il servizio d’ordine che, seppure in forze minori, dovrà essere presente anche in caso di conferma delle porte chiuse, soprattutto all’esterno dello stadio. Ok per la tv. Una prima, importante risposta è comunque arrivata ieri: la partita con il Montebelluna, in programma domenica alle 14.30, verrà trasmessa in diretta su Cafe 24, e sarà quindi visibile sul digitale terrestre ai canali 95 e 666. L’emittente padovana, che già segue il Padova coprendo, con Radio Italia Anni ’60, le radiocronache di Antonio Ammazzagatti, ha acquistato i diritti. Un permesso rilasciato “una tantum” dalla Lega Dilettanti, che di solito permette la copertura televisiva delle sole gare in trasferta, vista l’eccezionalità dell’occasione. Se, infatti, il Padova presenterà ricorso in appello e si vedrà dare ragione, i tifosi potranno entrare all’Euganeo e la partita non verrà trasmessa in tv, come da regolamento.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Comunque vada a finire il ricorso contro il provvedimento che chiuderà le porte all’Euganeo domenica prossima, i tifosi potranno vedere Padova-Montebelluna. In attesa della risposta della Corte Sportiva d’Appello, infatti, la tv padovana Cafe 24 ha acquistato i diritti per la trasmissione in diretta della gara tra i Biancoscudati e e i trevigiani. Se anche lo stadio rimarrà chiuso, eventualità altamente probabile, la gara sarà comunque coperta dalla diretta tv. Ricorso. «Il ricorso è stato fatto», spiega l’amministratore delegato della società di viale Rocco, Roberto Bonetto, «ed è stato inviato questa mattina (ieri, ndr) a Roma, quindi ora non possiamo far altro che aspettare». Sarà oggettivamente difficile che il Padova veda accolte le sue richieste su tutta la linea, e che quindi l’Euganeo possa essere aperto a tutti. L’unica speranza, minima ma comunque più consistente rispetto alle ore successive al verdetto del giudice sportivo, è che l’ammissione di responsabilità della Tribuna Fattori, con tanto di comunicato ufficiale la scorsa settimana, possa portare ad un accoglimento parziale. «La nostra richiesta è che venga annullata il provvedimento delle porte chiuse o eventualmente che sia chiusa solo la “Fattori”, mentre negli altri settori sia consentito l’ingresso solo agli abbonati». Una postilla doverosa, altrimenti un abbonato della “Fattori” avrebbe potuto comprare il biglietto per qualsiasi altro settore, e la chiusura sarebbe stata inutile.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Ripresa alla Guizza fissata per oggi alle 14.30. Dopo la seconda sconfitta di fila, Parlato chiederà conto ai suoi della pessima prestazione di Mogliano. E in vista della sfida con il Montebelluna diventerà vitale soprattutto recuperare Petkovic, visto che tra gli “under” non ci sarà lo squalificato Mazzocco (e sarà la prima volta in stagione). Dopo il grande spavento, Ferretti è rientrato a casa già domenica sera e sarà regolarmente presente.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) «Mi prendo le mie responsabilità – sottolinea l’allenatore – ma la squadra deve capire che sono necessari diversi atteggiamenti. Ci guarderemo in faccia alla ripresa degli allenamenti (oggi pomeriggio, ndr ) ed esamineremo la situazione. Ma è certo che abbiamo fatto non uno, ma ben due passi indietro». Sul mercato il ds Fabrizio De Poli cerca due esterni bassi classe 1996, tutt’altro che semplici da inviduare: contatti con Genoa, Verona (dove rimane in ballo Bearzotti, «se lo vogliamo – precisa De Poli – non ci sono problemi, ma stiamo esaminando le priorità») e Vicenza, ma per il momento non ci sono novità significative in tal senso. Nel frattempo ieri è stata ufficializzata la diretta tv di Padova-Montebelluna, ma non su Telenuovo come si poteva immaginare, bensì su Cafè24. L’emittente, con un vero e proprio blitz in Lega, ha ottenuto l’autorizzazione a trasmettere il match, a condizione ovviamente che domani vengano confermate le porte chiuse. In caso contrario l’accordo sarà da ritenersi nullo e la partita non verrà trasmessa in tv, come da regolamento federale.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) L’assenza di un portiere Under oltre a Petkovic, infatti, obbliga Parlato in caso di infortunio a stravolgere assetto ed equilibrio, creando un effetto domino che si abbatte sulla squadra. Senza dimenticare che la presenza di tre centravanti in rosa alla lunga potrebbe creare qualche problema, tattico e di spogliatoio. Difficile, infatti, gestire tre calibri da novanta come Ferretti (a proposito, per lui solo tanta paura dopo un colpo proibito di Trevisiol e poco altro), Amirante e Zubin senza creare qualche malumore interno al gruppo. Schierare due attaccanti contemporaneamente, infatti, rende di fatto inutile la presenza di esterni come Petrilli e Ilari (senza dimenticare Aperi), giocatori che hanno dimostrato più volte di poter spostare gli equilibri di una partita e che diventano improvvisamente precari del pallone. Una gestione faticosa, quella dello spogliatoio biancoscudato, che metterà a dura prova Carmine Parlato, uno abituato comunque a convivere con la necessità di vincere e con il proprio curriculum che rappresenta una vera garanzia.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Se sia un allarme vero o solo un semplice passaggio a vuoto, dovuto a una serie di coincidenze all’interno di una stagione per il resto perfetta, lo si scoprirà molto presto. Probabilmente già domenica prossima, quando il Padova affronterà il Montebelluna allo stadio Euganeo e quando si decripteranno i segnali di fumo nero che arrivano dalle ultime due uscite biancoscudate. Due trasferte, la prima a Valdagno e la seconda a Mogliano e zero punti in cassaforte. Roba da non credere, considerando che il Padova era lanciatissimo e, con cinque punti di vantaggio sull’AltoVicentino, sembrava padrone del proprio destino. Tuttavia, a conferma di una sorta di consuetudine masochistica che s’impossessa della squadra e che si ripete anno dopo anno — qualsiasi sia il presidente, il direttore sportivo o l’allenatore — improvvisamente il meccanismo si è in inceppato. Vuoi per la sfortuna, vuoi per infortuni assolutamente imprevedibili (Petkovic e Busetto), vuoi che qualche carenza o qualche sovrabbondanza in organico smascherata dagli ultimi eventi, ecco che il Padova si ritrova a inseguire con prospettive al momento incerte.

Ore 08.38 – Serie D girone C, il prossimo turno (domenica 18 gennaio, ore 14.30): ArziChiampo-Mori Santo Stefano, Belluno-Tamai, Clodiense-Union Ripa La Fenadora, Dro-AltoVicentino, Giorgione-Union Pro, Legnago-Kras Repen, Mezzocorona-Fontanafredda, Padova-Montebelluna, Sacilese-Triestina.

Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: AltoVicentino 42, Padova 41, Belluno 37, Sacilese 32, La Fenadora e Clodiense 29, ArziChiampo 28, Montebelluna e Tamai 27, Union Pro 25, Fontanafredda 24, Giorgione 20, Dro 19, Legnago 17, Triestina e Kras Repen 14, Mori Santo Stefano 8, Mezzocorona 7.

Ore 08.34 – Serie D girone C, diciottesima giornata: AltoVicentino-Legnago 2-0, Fontanafredda-ArziChiampo 2-3, Kras Repen-Sacilese 1-0, Montebelluna-Clodiense 0-3, Mori S.Stefano-Belluno 2-2, Tamai-Giorgione 0-0, Triestina-Mezzocorona 2-1, Union Pro-Padova 3-2, Union Ripa La Fenadora-Dro 2-3.

Ore 08.32 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.30 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Supermercati Alì, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 12 gennaio: giornata di riposo per i Biancoscudati. De Poli e Bonetto in tv annunciano il ritorno sul mercato.




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