Padova, Bergamin: “Dalle Rive? Sul piano umano sono dispiaciuto per lui viste le tante risorse investite, ma sui presunti favori arbitrali…”

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Fonte: Gazzettino, Andrea Miola

«Se mi trovassi nei panni del presidente Dalle Rive sarei in una situazioni psicologica non felice. Al di la della rivalità, sul piano umano sono dispiaciuto per lui, viste le tante risorse che ha messo per la squadra». Solidarietà tra presidenti, quella manifestata da Giuseppe Bergamin in risposta all’intervista rilasciata ieri al Gazzettino dal suo collega dell’Altovicentino. Ma su altri punti le opinioni non sempre coincidono. Come ad esempio sull’affermazione che il Padova sarà promosso in Lega Pro al 95 per cento. «Dal mio punto di vista – replica il presidente biancoscudato – sono calcoli che lasciano il tempo che trovano. Siamo avvantaggiati, ma prima di fare valutazioni aspetterei le prossime tre o quattro partite, tutte con avversarie attrezzate e che ci aspettano al varco». Poi aggiunge: «L’entusiasmo e le aspettative della piazza fanno pensare che siamo sulla buona strada e per certi versi fanno bene, ma possono pure essere compromettenti. Vediamo di combattere la nostra battaglia domenica a Belluno con la voglia delle altre gare». L’altro elemento su cui Bergamin non concorda con Dalle Rive è l’idea che gli arbitri inconsciamente favorirebbero il Padova perché più forte. «Noi mai giudichiamo le loro decisioni e non sempre ci sono state favorevoli».

«Non abbiamo pregiudizi e pensiamo alla loro buona fede. Il condizionamento psicologico vale più a livello di Juventus che di Padova». Per il patron dell’Altovicentino i biancoscudati sono decisamente superiori alla sua squadra. «L’unica volta che ho visto all’opera la squadra vicentina è stato nello scontro diretto e in quella occasione si può quantomeno dire che non eravamo inferiori, come poi il campionato ha dimostrato». Così sulle belle parole spese su Parlato e Cunico. «Oltre alle doti tecniche, all’allenatore riconosco la capacità di gestire il gruppo, tenerlo compatto di fronte alle sue scelte, non certo facili, e fare sì che a livello fisico e mentale chi gioca meno sia sempre pronto. Il capitano è un valore aggiunto in termini di qualità tecniche e carisma in campo e fuori». Quale è l’aspetto che finora l’ha maggiormente sorpresa in positivo? «Non avrei immaginato di essere adesso in una simile posizione. Ci sono meriti nostri e demeriti di chi insegue. E quando c’è stata qualche difficoltà o qualche infortunio, Parlato e De Poli sono stati bravi a correggere subito la situazione. Hanno visto giusto anche a gennaio e con i giovani, non facili da individuare perché sono sempre un’incognita».

«Avevamo apprezzato Petkovic, Busetto e Degrassi, tutti e tre si sono fatti male e chi li ha sostituiti ha dato le stesse garanzie». Tecnico e direttore sportivo hanno il contratto in scadenza a giugno. «Quando una persona lavora bene e i risultati arrivano, va da sè che le scelte siano abbastanza facili. Il pensiero è quello di una loro conferma, ma c’è da sedersi e analizzare prospettive e progetti che vanno condivisi». Avete ancora il piano A e il piano B per il futuro del Padova? «Proprio qui sul mio tavolo ho il foglio con scritto A e quello B da analizzare in settimana. Nessuno dei due è stato buttato». I risultati positivi possono favorire l’ingresso di nuovi soci? «Con la piazza così partecipe dovrebbe esserci analogo interesse su tale fronte, ma non è matematico. Siamo in fase preliminare, sono in corso contatti con persone e aziende che con umiltà e passione possano condividere questa filosofia apprezzata dalla città». E presto torneranno logo, titolo sportivo e storica denominazione. «Devono arrivare senza conflitti o polemiche, ma in maniera naturale, per mettere una pietra sopra alla coscienza di tutti».




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