Live 24! Padova-AltoVicentino, il giorno dopo: si riposa dopo la passerella finale, da domani si pensa alla poule scudetto

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Ore 23.00 – Giudice Sportivo: nessuna sanzione o squalifica per i Biancoscudati. Defezione importante, invece, per il Cuneo: i piemontesi perdono per una giornata il bomber brasiliano Carlos França, autore di 27 reti nella regular season.

Ore 21.30 – (Giornale di Vicenza) Il futuro su due tavoli. In campo e fuori. Del terreno verde si sa tutto o quasi: Federico Moretti, come i suoi compagni, crede fermamente nella possibilità di conquistare la promozione nella massima serie e non mollerà un centimetro. Ma poi la stagione, in un modo o nell´altro, finirà. E a quel punto si dovrà decidere cosa accadrà al centrocampista, il cui cartellino è di proprietà del Catania. Moretti, non molto tempo fa in un´intervista al nostro Giornale lei dichiarò di voler rimanere a Vicenza… «Vero, qui mi trovo benissimo». Da allora è successo qualcosa? Ha parlato con qualche dirigente? «Non ce n´è bisogno, ho un rapporto di fiducia con la società e guardo con ottimismo al futuro». Ottimismo nel senso che… «Nel senso che mi auguro di far parte di questa squadra anche l´anno prossimo». Intanto siete reduci dal pareggio di La Spezia. «Abbiamo giocato una gran partita. Eravamo contati, ma siamo scesi in campo con grande personalità». Il secondo posto, però, adesso pare molto difficile da raggiungere. «Noi siamo contenti e siamo vivi. E siccome finchè c´è vita c´è speranza, noi continuiamo a crederci». La gara di sabato al Picco ha dimostrato che il Vicenza è in salute. O no? «Volevamo giocare una partita su questi standard dopo due gare che erano andate così e così». La sconfitta di Brescia e il pareggio con la Virtus Entella avevano fatto sorgere il dubbio che ci fosse qualche problema sul piano fisico. Lei cosa pensa di tutto questo? «Alcuni ci davano per spacciati, ma noi comunque lasciamo parlare tutti con la massima tranquillità. Tanto poi è il campo a dire le uniche cose che contano». Però non si può negare che a Bologna erano stati raggiunti dei vertici di rendimento che poi raramente sono stati toccati… «Nell´arco di stagioni così lunghe e dispendiose è normale che ci siano periodi di flessione. Ma la questione non è esclusivamente fisica, se si fa un´analisi complessiva bisogna anche tener conto della grande quantità di energie nervose che viene spesa per arrivare in alto e cercare di rimanerci». Dalle questioni fisiche a quelle tattiche. A La Spezia lei e Di Gennaro vi siete alternati al centro della linea mediana: scelta o necessità? «Niente di particolare, è una cosa che facciamo spesso, dipende da come vanno le singole partite». È da un po´ di tempo che non arriva più la sua bomba. E dire che anche al Picco ci aveva provato… «Vero, putroppo in quell´occasione Chichizola è stato bravo a tenerla lì». Alla fine della partita di La Spezia prevale la soddisfazione per aver conquistato un punto pesante o la delusione per non aver portato a casa l´intera posta? «Sono sensazioni che si mischiano. Siamo consapevoli di aver giocato bene contro una squadra forte e il pareggio si può accettare, ma nello stesso tempo ci rendiamo conto che avremmo potuto vincere». Magari una prestazione così fa aumentare i rimpianti per le occasioni perse contro Brescia e Virtus Entella… «No, quando si dà il massimo i rimpianti non ci sono mai. Ci possono essere cali, ci possono essere prestazioni meno brillanti di altre o semplicemente sfortunate, ma noi siamo sempre stati presenti e spinti da grandi motivazioni». Al Picco lei e Di Gennaro siete stati sonoramente fischiati. È stato molto duro, in particolare, il trattamento riservato al suo compagno di reparto. Come mai è successo tutto questo? «Con gli ex a volte capita. La tifoseria spezzina è molto calda e ogni tanto le cose non vanno come si vorrebbe, ma alla fine non è successo niente di particolare, non ci sono state situazioni particolarmente problematiche». Da un campo caldo all´altro: sabato vi attende la trasferta di Livorno… «Sarà un´altra partita difficile, anche perchè i nostri avversari, grazie alla vittoria ottenuta con la Virtus Entella, si sono rimessi in carreggiata nella corsa per i playoff. Serviranno impegno e attenzione, ma io comunque sono molto fiducioso».

Ore 21.00 – (Gazzettino) Il più vecchio e il più giovane. Andrea Pierobon e Giulio Bizzotto, rispettivamente 45 e 18 anni: il Cittadella resta aggrappato alla salvezza grazie a loro due, alle gesta del portiere e dell’attaccante che hanno contribuito in maniera decisiva al pareggio con il Frosinone. Un punto che tiene in vita le speranze di play out, perché solo dello spareggio per non retrocedere si può realisticamente ancora parlare. Il destino del Cittadella, a quota 41 in classifica, è appeso a un filo: non bastano più i risultati dei granata, per sperare nella salvezza bisognerà guardare anche a quelli delle altre squadre coinvolte nella volata. In particolare all’Entella (43 punti, in vantaggio però negli scontri diretti) e alla Ternana (45). Il Modena a 46 e il Crotone a 47 sono praticamente irraggiungibili. Ecco allora che tutto o quasi di delineerà nel prossimo turno, quando ci saranno in programma Catania-Cittadella, Modena-Ternana ed Entella-Latina. Il Cittadella prima di tutto dovrà fare il suo, altrimenti tabelle, conti e calcoli non serviranno più a niente, e per fare risultato pieno a Catania (48 punti, non ancora matematicamente salvo, è bene ricordarlo) serviranno i gol degli attaccanti. Senza Sgrigna, che sarà squalificato, Foscarini dovrebbe ritrovare Gerardi, e potrà contare sull’autore dell’1-1 con il Frosinone, Giulio Bizzotto, il più giovane del gruppo. Cos’ha provato subito dopo aver fatto gol? «È stata una bella emozione, quando i miei compagni mi sono saltati addosso ero felicissimo, ma appena ripresa la partita volevo farne un altro». Come ha festeggiato sabato sera? «Con i miei amici, in maniera molto tranquilla. Abbiamo mangiato un dolce e siamo andati a farci un giro». Avrà pagato da bere, come si usa di solito. «Certo, per la seconda volta. Due settimane fa per la prima convocazione, adesso per il primo gol. Spero di avere una terza occasione, festeggiando la salvezza del Cittadella». Che effetto le fa conquistare i titoli dei quotidiani? «Mi è già capitato in stagione con i gol nella Primavera. Leggere il nome è sempre bello, ma sono uno che non si esalta troppo, ci sono cose più importanti nella vita». Il suo più immediato desiderio nel calcio? «La risposta è semplice, vorrei la salvezza del Cittadella». Crede sia un risultato raggiungibile? «Assolutamente sì. Ci sono sei punti in ballo, c’è lo spazio per recuperare e ne sono convinto». A Catania non ci sarà Sgrigna. Tra Coralli, Stanco e Gerardi, con chi si troverebbe meglio? «Sono un piccoletto, per le mie caratteristiche penso a una torre, forse mi completerei meglio, ma se dovessi giocare ancora non mi farei certo problemi per il compagno di reparto». È all’ultimo anno di ragioneria, continuerà gli studi? «La mia idea era quella di finire le superiori e iscrivermi all’università in un secondo momento. Non ho mai incontrato difficoltà nello studio, ma volevo dedicare un anno completamente al calcio, poi parlando con i miei compagni mi hanno consigliato di fare subito l’università, ma ormai è tardi: vorrà dire che avrò il tempo per decidere per bene la facoltà». Quali sono i suoi hobbies? «Tra calcio e studio ho davvero poco tempo da dedicare alle altre cose. Mi piacerebbe la “play” ma mi coinvolge troppo e ci ho rinunciato. Esco con gli amici, e seguo gli altri sport in tv, mi piace il basket».

Ore 20.40 – (Mattino di Padova) La corsa si fa sull’Entella. Il terz’ultimo turno del campionato di Serie B se non altro ha chiarito questo, vista la scontata affermazione per 1-0 colta dal Crotone nel posticipo di ieri sera contro il derelitto Varese. Lo sa bene anche Claudio Foscarini, che non a caso ammette: «Non ho preferenze sul nome dell’avversario che potremmo affrontare ai playout, ma credo che soltanto l’Entella sia effettivamente superabile in classifica. I due punti che ha di margine su di noi in realtà sono tre, perché i liguri sono avvantaggiati dagli scontri diretti. Può ancora succedere di tutto, ma se non otterremo due vittorie saremo in ogni caso spacciati. Potrebbero bastarci 4 punti, ma solo se le dirette concorrenti combineranno disastri». Il pareggio con il Frosinone grazie alla verve del talentino Giulio Bizzotto non ha effettivamente cambiato più di tanto la situazione del Cittadella, chiamato a violare lo stadio Massimino di Catania sabato e a ripetersi nell’ultimo turno casalingo con il Perugia. Due partite tutt’altro che facili se si considera che i siciliani, oggi a quota 48 punti, non sono ancora salvi e vorranno assicurarsi la permanenza in B senza aspettare l’ultima giornata, mentre gli umbri cercano il miglior piazzamento possibile ai playoff. Va aggiunto che, a Catania, il Citta si presenterà senza il suo giocatore di maggior classe, Alessandro Sgrigna, che era nell’elenco dei diffidati e che ha rimediato un’ammonizione contro il Frosinone, mentre soltanto oggi saranno valutate le condizioni di Antonio Barreca e si potrà capire se potrà essere recuperato dopo l’affaticamento muscolare alla coscia sinistra che gli ha fatto saltare in extremis l’ultima gara. E l’Entella? Ha un cammino più agevole: prima riceverà il Latina, che, con 49 punti, non è ancora certo della salvezza ma è virtualmente tranquillo, mentre all’ultima giornata sarà ospite del Crotone, gara, questa, in cui un pareggio potrebbe accontentare entrambe le formazioni.

Ore 20.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Ogni medaglia ha due facce, come quelle avute in questa stagione dal Venezia, come quelle del volto di Michele Serena, che al termine della gara contro l’Alessandria, commenta così la prova dei suoi ragazzi. «Sono pieno d’orgoglio, perché penso che il Venezia abbia giocato un grande calcio contro una formazione che voleva l’accesso ai playoff, senza regalare nulla nonostante le gambe finite. La squadra oggi mi è piaciuta molto, perché ha avuto mantenere la calma nonostante un paio di decisioni arbitrali ci potessero mettere in difficoltà, attaccando la nostra lucidità con fischi che sembravano volerci far passare come agnello sacrificale. L’espulsione per il fallo su Zaccagni, oltre che il rigore su Varano, sono solo alcune delle cose che mi hanno davvero fatto imbestialire, ma nonostante questo, abbiamo mantenuto la calma, continuando a giocare al pallone fino alla fine della partita raggiungendo il pareggio e sprecando anche tre o quattro occasioni per raddoppiare. Non poteva esserci miglior modo per finire la stagione, soprattutto perché quando non ci sono più obiettivi è difficile. Abbiamo dimostrato un segnale forte di realtà, una caratteristica intrinseca nella mia mentalità, fermando un’Alessandria che ha perso il diritto di giocare i playoff. Le emozioni provate le metto nel cassetto più prezioso e le porto via con me». C’è però anche il bicchiere mezzo vuoto, che frena l’entusiasmo straripante nelle parole del tecnico. «I segnali per poter proseguire ci sono, noi abbiamo fatto tutto il possibile, mettendo grande professionalità ed andando a fare una grande gara contro una squadra che vincendo sarebbe andata ai playoff. C’è un patrimonio umano e di calciatori davvero importante, sul quale si può lavorare egregiamente, in cui c’è tanto merito del direttore sportivo. Io non sono che una piccola parte dell’ingranaggio, che ha raggiunto assieme ai ragazzi la salvezza oltre venti giorni fa. Mi dispiace davvero molto che il tempo continui a trascorrere e queste persone non stiano cercando di pianificare il futuro. Vorrei dei segnali che mi confortassero sulla volontà della società di continuare, confermando ad esempio il direttore sportivo, perché mi chiedo per chi questi ragazzi abbiamo fatto una così bella partita. Sono orgoglioso di loro, mi dispiacerebbe che venisse disperso questo gruppo, non possono restare tutti ma non possono nemmeno andare via tutti. Ci vuole un segnale che possa essere il primo tassello per costruire il futuro del Venezia».

Ore 20.00 – (La Nuova Venezia) Si chiude con un pareggio il cammino del Venezia, che onora il campionato e nega i playoff all’Alessandria. Serena non regala nulla e presenta i suoi con il 4-3-3 e soprattutto con la spensieratezza di chi non ha più nulla da chiedere al campionato, al contrario dei padroni di casa, in piena corsa per i playoff. Così la prima fase della gara è equilibrata, anche se sono proprio i grigi a costruire le migliori occasioni. Il primo a provarci però è Greco, che al 7’ conclude da fuori ma non trova lo specchio della porta. Un minuto dopo Vitofrancesco crossa da destra per Iunco che appoggia a Rantier, la cui conclusione viene respinta dal palo, poi Sabato conclude a lato. La gara viene sbloccata da un episodio: è il 16’ quando Sales tocca di mano in mischia un pallone, per l’arbitro (che decide con qualche secondo di ritardo) è rigore ed ammonizione per il difensore. Dagli undici metri Rantier non sbaglia, indirizzando il pallone nell’angolino alla destra di Fortunato. Incassato il gol il Venezia non si arrende, ma pur restando guardingo non appena può si distende nel tentativo di far male. E in due circostanze è Greco a concludere verso la porta, anche se in entrambi i casi la palla termina alta (26’ e 30’). Da parte sua, Fortunato deve compiere la sua prima parata al 32’, quando Rantier non finalizza un contropiede concludendo debolmente dal limite. Nuova occasione per il Venezia al 36’: Sales apre per Varano, cross in area e colpo di testa di Guerra con pallone alto. L’ultima emozione della prima frazione è di marca locale, con una girata di Marconi che al 38’ impegna Fortunato pochi secondi dopo il primo cambio effettuato dall’Alessandria, costretta a sostituire Iunco con Germinale. La ripresa si apre subito con un’occasione per l’Alessandria, che dopo pochi secondi va alla conclusione con Rantier (servito da Vitofrancesco) ma la sfera termina sopra la traversa. Risponde il Venezia al 5’, con Zaccagni che conclude sull’esterno della rete. D’Angelo inserisce Valentini al posto di Mezavilla mentre Serena risponde mandando in campo Magnaghi per Varano. Tra i due cambi, Fortunato effettua un’altra parata su Germinale. Non para, invece, Nordi al 23’, che con un’incertezza regala il pari al Venezia: Greco si fa spazio e conclude da fuori, una deviazione di Sirri sorprende il portiere dell’Alessandria che non riesce ad evitare che il pallone lo superi. L’Alessandria spreca subito due occasioni per tornare in vantaggio: prima al 24’ Rantier manda il pallone sul fondo da ottima posizione, poi Sabato crossa da sinistra in area un pallone che Marconi gira verso la porta ma trova la traversa. Poco dopo ci prova anche Sirri con un tiro da fuori che termina a lato. Hottor per Callegaro è la seconda mossa di Serena mentre D’Angelo inserisce un altro attaccante, Taddei, al posto di Obodo. L’Alessandria si getta in avanti ma non trova la rete, il Venezia ultima i cambi inserendo Chin per Greco e nel finale spreca il vantaggio nel finale con un contropiede di Magnaghi mentre le speranze di successo dell’Alessandria (e di playoff) si fermano sul palo di Marconi, con i locali che restano in dieci per l’espulsione di Morero.

Ore 19.40 – (Giornale di Vicenza) Non ha regalato nulla al Pavia il suo Real Vicenza e ha chiuso a testa alta comunque una stagione positiva e Michele Marcolini raccoglie i complimenti per una gara che al Fortunati ha fatto rischiare di saltare i playoff agli avversari. «È stata un´altra partita di qualità della nostra squadra e i complimenti che ci fate non possono che farci piacere – ammette il tecnico del Real Vicenza –. Si è affrontata con lo spirito giusto, spensierato ma senza voler regalar nulla al Pavia e lo si è visto dalle occasioni che abbiamo creato con Gomes già nei primi minuti. Alla fine il pareggio ci sta perché loro hanno sbagliato due rigori, ma prima sull´1-0 in un paio di contropiedi il Real Vicenza ha avuto il colpo del ko ed è stato bravo anche il loro portiere Facchin. Nella ripresa il Pavia si è poi ripreso, specialmente nel finale perché aveva in palio una posta altissima». Nessun rimpianto per il gol subito da Cesarini e un bilancio che viene considerato positivo a fine stagione. «Innanzitutto merito a Cesarini che è un giocatore che non è da queste categorie e lo ha dimostrato anche oggi con diverse giocate – ribadisce Marcolini – Per il bilancio finale sono contento perché davanti a noi troviamo, tranne il Bassano, tutte le squadre pronosticate per esserci per avere allestito rose competitive per lottare per la serie B e investito tantissimo. Noi – conclude – potevamo fare di più perché per carattere sono uno che pensa che debba essere sempre così e quando arrivi settimo magari se ripensi a una o all´altra gara puoi pensare a quello che ci è mancato. Ma alla fine si può essere contenti». Soddisfatto di aver chiuso con un gol anche l´attaccante biancorosso Bardelloni. «Si è giocata un´ottima partita e il risultato finale è sostanzialmente giusto perché anche il Pavia come noi ha creato e sprecato alla fine due calci di rigore – dichiara –. Non avevammo nulla da perdere e anzi volevamo chiudere magari con un successo, ma alla fine anche questo pareggio contro un forte Pavia è un risultato che fa piacere. Complessivamente con il settimo posto completiamo un buon lavoro – continua l´attaccante – Eravamo una neopromossa partita per una salvezza tranquilla chiudiamo immediatamente a ridosso delle squadre che si sono qualificate ai playoff. Direi un bilancio più che positivo. Poi è ovvio che migliorarsi è sempre l´obiettivo di tutti e sarà anche il nostro per il futuro». I marcatori. 16 reti: Bruno (Real); Ferretti (Pavia); Fischnaller (4 rig. Alto Adige). 15 reti: Momentè (1 rig., AlbinoLeffe); Brighenti (1 rig., Cremonese); Gonzalez (1 rig., Novara). 14 reti: Pietribiasi (Bassano); Maiorino (2 rig., Torres). 13 reti: Evacuo (3 rig., Novara); Serafini (3 rig., Pro Patria). 12 reti: Ganz (Como); Corazza (Novara).

Ore 19.30 – (Giornale di Vicenza) Chiudere il campionato in un modo più dignitoso di questo era difficile immaginarselo. Il Real Vicenza pareggia contro il Pavia, sfiora il colpaccio e per poco non tira un brutto scherzo a Vavassori, chiamato a vincere i playoff che per poco rischiava di non raggiungere nemmeno. Onore alla squadra di Michele Marcolini, che si conferma settima forza del girone e per lunghi tratti non fa notare i tantissimi punti di differenza che dividono le squadre. Anzi, sembrava quasi che Pavia e Real Vicenza si fossero invertite nei ruoli, perché gli ospiti hanno fatto capire sin dai primissimi minuti di non essere arrivato a Pavia per una gita. Il 3-5-2 di Marcolini sembra funzionare a perfezione. Ottima spinta degli esterni che fanno impazzire gli avversari, densità a centrocampo e chiusura di ogni varco per le punte avversarie che lavorano poco e male. Quelle del Real Vicenza invece fanno la voce grossa sin dalle prime battute, soprattutto con Gomes: è lui il primo a sfiorare la rete, per ben due volte nel giro dei primi due minuti. È lo squillo che dovrebbe far suonare il campanello d´allarme in casa Pavia, quasi impegnata nel volersi accontentare del punto che la consegnerebbe ai playoff. Nel miglior momento del Real Vicenza l´occasione più ghiotta capita però sui piedi degli avversari. Il fischio di Capilungo su un episodio discutibile causato da Calcagnotto in area consegna al Pavia le chiavi della gara. Soncin si presenta sul dischetto ma calcia incredibilmente al lato (18´). Cala improvvisamente il silenzio al “Fortunati” che si rianima pochissimi minuti dopo: Cesarini si inventa una giocata strepitosa nell´area di rigore, con un delizioso pallonetto scavalca Bonato ma trova il palo sulla sua strada. Con un pizzico di fortuna il Real Vicenza resta aggrappato alla gara con le unghie e con determinazione e voglia trova con Bardelloni il vantaggio: Lavagnoli è bravissimo nella discesa sull´out di destra e trova pronto il compagno a mandare in rete. È l´inizio della tragedia sportiva che rischia di materializzarsi al “Fortunati”, che trova in Bonato un nemico insuperabile: l´estremo difensore del Real Vicenza si supera su Pederzoli (42´) e non appena si torna in campo dagli spogliatoi è strepitoso sul colpo di testa di Merino (51´). Vavassori inizia a cambiare ed a pagare è Soncin, impreciso dal dischetto e mai apparso in grado di impensierire il trio difensivo del Real Vicenza. Con la testa che pensa forse un po´ troppo al pareggio subito dall´Alessandria il Pavia concede una clamorosa palla gol a Caporali che si fa ipnotizzare da Facchin (67´). Quattro minuti più tardi Gomes scodella per Bardelloni, il suo sinistro fa la barba al palo. Serve una doppia e clamorosa chance di chiudere i conti per tornare a svegliare il Pavia. Beccaro è ingenuo nel causare il secondo rigore, Bonato è strepitoso nel bloccare la conclusione di Cesarini (75´). Una maledizione che continua ad avere la meglio anche sull´occasione di Sabato ma che non può nulla su un Cesarini stavolta preciso e puntuale (82´). Nel gol del pari c´è tutta la rabbia per qualche critica di troppo, spazzate via dal sinistro sul quale stavolta Bonato può stare solo a guardare. Spingere non conviene più a nessuno: con il punto il Pavia accede ai playoff tanto agognati e mai così lontani. Il Real Vicenza mantiene invece la settima posizione salutando nel migliore dei modi possibili il campionato che, da neopromosso, l´ha visto protagonista per buona parte del campionato e comunque mai in disarmo, neanche quando non c´erano più obiettivi da inseguire.

Ore 19.10 – (Giornale di Vicenza) La festa appena cominciata è già finita? Ma dove, ma quando? Trovateli voi dei tifosi che beffati dalla classifica avulsa (e dopo i clamorosi e fragorosi ribaltoni nelle aule dei tribunali) vanno in piazza a festeggiare. Solo qui, evidentemente. La B sfuma al fotofinish e gli irriducibili aficionados virtussini alle 19 si danno appuntamento su al Terraglio, in uno degli angoli più suggestivi del centro storico per brindare assieme e continuare ad inneggiare al Bassano. Infatti al rendez-vous si presenta la squadra e lo staff tecnico al gran completo, un bagno di affetto e calore che fa benissimo ai pupi di Asta. Non solo, presenziano anche la proprietà e il management, Renzo e Stefano Rosso, il vicepresidente Roberto Masiero, il digì Werner Seeber. Scattano puntuali i cori di gruppo e individuali dei Boys dello spicchio della gradinata. Tra i Fedelissimi gran cerimoniere è Giananatonio Bertoncello che chiama ad uno ad uno i protagonisti di questa formidabile cavalcata, sostanzialmente un secondo primo posto in due anni. Poi prende parola e microfono il pres Stefano Rosso che ribadisce due aspetti: la meravigliosa annata vissuta dai virtussini che ringrazia per i sussulti regalati ai supporter; e soprattutto la passione della città che in questo biennio si è riavvicinata in grande stile ai colori giallorossi con un coinvolgimento che è quello delle presenze allo stadio («I nostri sostenitori sono di una correttezza e di una sportività unica in Italia»), ma anche quello degli imprenditori e delle forze produttive che si sono schierati a fianco della famiglia Rosso in questo modello di società allargata che adesso conta diverse prestigiose figure di riferimento nell´asset del club. In alto i calici allora sino alle 21.30, due ore e mezza di sana letizia e prelibatezze varie, eppoi ritirata perchè c´è comunque il braccio di ferro con la Juve Stabia da preparare. Ecco allora che Bertoncello suona l´adunata per domenica. «Come dice il nostro capitano Iocolano, ora serve entusiasmo e positività in vista della Juve Stabia – chiama a raccolta il leader dei Fedelissimi – serve per l´ennesima volta lo stadio pieno. Crediamoci tutti». Nell´ottica del match con i campani Tonino Asta ritroverà Zanella di ritorno dalla squalifica ed è un recupero importante qualora Bizzotto dovesse arrendersi al malanno che gli sta bloccando la schiena. Non solo: Cenetti potrà riassorbire il guaio muscolare ai flessori che ieri l´ha costretto in panchina e ripresentarsi al meglio contro le vespe. Inoltre ai playoff tutte le diffide vengono azzerate e si riparte intonsi alla voce sanzioni. Senza contare che anche l´ex lungodegente Maistrello avrà altri allenamenti e nuova benzina da mettere nelle gambe tornando ad essere quel fattore in grado di spostare gli equilibri nelle roventi contese senza appello.

Ore 19.00 – (Giornale di Vicenza) Come a Monza l´1 maggio, al novantunesimo Simone Iocolano è scoppiato in un pianto a dirotto, il viso coperto dalla maglia a nascondere le lacrime. A Bassano da 6 anni il capitano ci teneva più di ogni altro al sogno ad occhi aperti della serie B. La maturità agonistica accompagnata alla speciale sensibilità che lo contraddistingue, Ioco non poteva rimanere indifferente all´onda delle emzioni. Bollato il 3-0 a metà contesa ha esultato rabbioso verso la tribuna, il segnale di chi ci credeva davvero. «È normale, all´intervallo pur senza illuderci, col Novara inchiodato sullo 0-0 qualche pensierino l´abbiamo fatto – ammette – ci speravamo, è logico. Noi il nostro dovere l´avevamo svolto a puntino, purtroppo però non eravamo più padroni del nostro destino e il calcio è questo. L´amarezza è legata alla giornata di Monza, è evidente, ma adesso è fondamentale resettare e ritrovare risorse preziose per la Juve Stabia domenica ancora qui. È come se iniziasse un altro campionato, hai una settimana di tempo per conoscere un nuovo avversario e prepararti. Certo, 74 punti sono tantissimi, di fatto siamo arrivati primi anche quest´anno, cosa possiamo rimproverarci? La gioia, tuttavia è riferita a un pubblico eccezionale che ci sta vicino e che anche nei momenti più tristi ci sostiene sempre. Da diverse partite lo stadio è sempre pieno e andare in campo con questa cornice ti galvanizza in maniera assoluta, è uno spettacolo».

Ore 18.50 – (Giornale di Vicenza) Sono le 16.15 e il minuto 9 della ripresa quando cala la notte sopra il Mercante anche se splende un sole balneare: il Novara passa a Lumezzane e un drappello di supporter fraintende, pensa abbiano segnato i lombardi ed esulta per un istante. Per un attimo si sfiora l´incidente diplomatico in tribuna, poi prevale la delusione e lo stadio fin lì vociante ed entusiasta piomba in un silenzio irreale. Manca oltre mezz´ora alla fine ma la gente ha già capito tutto: il campionato e la corsa alla promozione diretta finiscono in quel momento. Anche perchè più di qualcuno tira fuori i tablet e segue il match di Lumezzane in streaming che dal preciso istante in cui i piemontesi segnano e la Pro Patria (rivale salvezza del Lumezzane) torna in vantaggio, si trasforma in una manfrina insopportabile ed inguardabile. Non siamo inglesi, lo sappiamo, il pomeriggio diventa una lunga agonìa e così il particolare più succoso arriva fatalmente col post partita e le dichiarazioni a caldo, nel senso che era proprio un caldaccio estivo. «Abbiamo fatto una stagione straordinaria, il massimo – conviene Renzo Rosso – moralmente abbiamo vinto noi. Sono stati tutti fantastici, ora ci proviamo coi playoff, io ci credo. Il rimpianto maggiore? Uno solo, la gara di Monza della settimana scorsa, abbiamo sfiorato la vittoria, quella che ci avrebbe spalancato le porte della B… Peccato». Il presidente Stefano Rosso stringe mani, in tanti gli si avvicinano, diversi tifosi si complimentano, parecchi lo ringraziano e uno lo sprona a tenere duro perchè il vero campionato comincia soltanto ora. E lui infatti riparte proprio da lì. «Ora si ricomincia – ribatte carico – è un nuovo torneo, sarà durissima ma riproviamoci. Le penalizzazioni? Lasciamo stare, hanno voluto restituire i punti al Novara e mi fermo qui. Quanto alla lettera inviata a Coni, Figc, Lega Pro e Procuratore Capo mi è sembrato un atto dovuto. Tutelare cioè in maniera garbata ma decisa il Bassano Virtus e non finire cornuti e mazziati, mi sembrava il minimo. Ma continuiamo a pensare al campo. Domenica c´è la Juve Stabia, ora sono 7 avversarie una più forte dell´altra, giriamo pagina, riprendiamoci energie nervose e concentriamoci su quello». Tonino Asta non aveva ancora imboccato il tunnel degli spogliatoi che era già lì ad incitare i suoi, incoraggiandoli in vista dei playoff e strillandogli di badare subito agli spareggi. Davanti ai taccuini ribadisce i medesimi concetti. «Signori, ma noi abbiamo vinto un secondo campionato di fila dopo quello dell´anno scorso – attacca – io conto 74 punti, si è chiuso primi esattamente come il Novara, sono un´enormità. È un risultato di una forza inaudita, noi la matricola e loro lo squadrone delle meraviglie, tarato solo per salire su. Certo, ci frega la classifica avulsa, ma questa annata rimarrà memorabile, sia chiaro. Non vorrei che qualcuno adesso pensasse che essendo una delle teste di serie dei playoff (Benevento, Bassano ed Ascoli in rigoroso ordine) fosse tutto facile alla postseason e che siamo favoriti. Ma quando mai? Anzi, siamo anche scalognati perchè proprio quest´anno hanno cambiato i regolamenti, ai playoff non vale più il pareggio che premia la meglio piazzata: al primo turno è gara secca con supplementari e rigori, eppoi vale il meccanismo delle coppe europee. Insomma è più dura».

Ore 18.40 – (Giornale di Vicenza) È stato bello sognare, ma non è vero che non c´è più niente da fare, Bobby Solo si sbagliava. Qualcosa da fare ci sarebbe: ad esempio provare a stecchire l´agguerritissima Juve Stabia, la Juve di Castellamare che lo scorso anno la serie B l´abitava da protagonista e che salirà domenica ambiziosissima al Mercante al primo barrage playoff, un dentro o fuori in gara secca con supplementari e rigori e nessun pareggio per nessuno da poter gestire o su cui lucrare. Dopo no, dopo eventualmente Bassano incrocerebbe in semifinale con la formula di andata e ritorno e regolamento identico alle coppe europee la vincente di Ascoli-Reggiana. Pure qui, vantaggio del fattore campo con garadue al Mercante e sfide il 24 e 31 maggio. Finali il 7 e 14 giugno col resto del tabellone che propone Benevento-Como e Pavia-Matera. Favorite d´obbligo Benevento ed Ascoli con Juve Stabia outsider rovente e razzente e vediamo invece se la Virtus terrà botta in mezzo ai giganti. Quanto alle carte bollate, il club giallorosso grazie al cielo non frequenta la palude maleodorante dei corsi e dei ricorsi. Ad ogni modo, per capirci, al terzo e ultimo grado di giudizio del Coni, possono inoltrare reclamo solamente Novara e la Procura Federale. Ovvero il Tribunale che in prima istanza aveva appioppato 8 punti ai piemontesi e che forse ora vorrebbe sapere perchè diavolo quegli 8 punti sono diventati appena 3. In tal caso il Collegio Giudicante del Coni potrebbe anche rovesciare e ridisegnare qualunque verdetto, ma sui tempi e sulle procedure non ci avventuriamo. Vi anticipiamo solamente che saranno lunghi ma non è una novità. Di sicuro però entro l´estate perchè poi i vari tornei ricominceranno e gli organici dei campionati andranno anche definiti. Meglio badare al campo e raccontare che a metà del guado quelli di Asta avevano già sbranato la Feralpi. Ma mica perchè i bresciani fossero scesi qua in gita, macchè. Solamente per questioni di motivazioni superiori: tre volte Bassano si affacciato davanti a Branduani spremendo 3 gol, nelle tre o quattro occasioni che Salò si è avvicinato a Grandi è stato respinto con perdite. Al primo attacco i boys Diesel schiodano la faccenda: Nolè accende Proietti che prolunga in area per Pietribiasi il quale liquida il portiere in uscita collezionando una rete con un coefficente di difficoltà nettamente più alto rispetto al gol toppato al Brianteo. Un indennizzo parziale per il centravanti scledense che a dispetto dei modi da perenne teenager ha sofferto in maniera indicibile per l´errore di Monza e il tributo della gente con quel battimani scrosciante ieri è un premio a uno sgobbone che piace, perchè pur non possedendo le stimmate del fuoriclasse si fa amare poichè è un faticatore nato e nel football d´oggidì vale una medaglia da appuntare sul petto. Poi, la paratissima di Grandi su Bracaletti, il 2-0 di Semenzato al 38´, svelto ad andare a rimbalzo sulla ribattuta di Branduani sul Condor e infine il tris in pieno recupero di Iocolano in controtempo a condannare il guardiano bresciano. Nel lato B, le altre paratone di Grandi su Bracaletti che poi lo fulmina in uscita al 21´. Titoli di coda, ma no, giustizia non è fatta.

Ore 18.30 – (Giornale di Vicenza) Mettiamola così: per oltre un´ora, intervallo compreso, il Bassano è stato in B. Poi s´è deciso che il pic nic di Lumezzane poteva finire. Al 9´ della ripresa Corazza ha segnato, ha fatto vincere il Novara e ha così reso vano il successo dei giallorossi sulla Feralpi Salò. Oh, capiamoci: a Lumezzane di sicuro nessuno s´è messo d´accordo con nessuno. Il fatto è che la differenza di stimoli – e di valori – era enorme in partenza e tale si è confermata all´arrivo. Sarebbe servito un mezzo miracolo per consentire al Bassano di vincere il campionato. Non è successo, pace. Si conclude una regular season comunque da applausi e si va ai playoff. Alzi la mano chi l´avrebbe detto a settembre. Non vale dire le bugie. La lotteria. Dopo che Bassano e Novara hanno concluso con gli stessi punti (i piemontesi vanno in B perchè in vantaggio negli scontri diretti) può succedere di tutto. Ci sono otto squadre in lizza nei playoff e solo una salirà in B. È dura, ma non impossibile. E dietro l´angolo potrebbero anche esserci degli incroci con un fascino speciale. Si comincerà già domenica e il Bassano ospiterà la Juve Stabia, quarta classificata nel girone C. In virtù del miglior piazzamento dei giallorossi si giocherà al Mercante e la gara sarà secca (con eventuali supplementari e rigori). In forza alle Vespe c´è William Jidayi, fratello dell´ex giallorosso Christian. E a proposito di ex, se il Bassano si qualificasse incontrerebbe la vincente di Ascoli-Reggiana. E qui se ne vedrebbero davvero delle belle. Soprattutto se l´incrocio fosse con i bianconeri degli ex Petrone, Berrettoni e Pelagatti. Non sarebbe male neanche la sfida con la Reggiana che pochi anni fa bruciò clamorosamente il Bassano nel testa a testa per la C1. E poi, magari, in finale si potrebbe ritrovare il Benevento per un´edizione bis del confronto che assegnò ai giallorossi del Grappa la Coppa Italia di terza serie. La partita. L´abbiamo tenuta in fondo perchè, al netto della voglia della Feralpi di non sifgurare, il vero match si è giocato su tablet, telefonini e quant´altro nella vana ricerca di buone notizie da Lumezzane. Il Bassano il suo l´ha fatto, soprattutto nel primo tempo. Apprezzabili, in modo particolare, i tre tenori che danno del tu al pallone alle spalle di Pietribiasi. Con Iocolano, Nolè e Furlan il divertimento non mancherà mai. Festa in campo, festa sugli spalti, con 2.500 persone a gremire il Mercante. Isoliamo due bei momenti: l´applauso per Tonino Asta, condottiero di un campionato comunque da incorniciare e la standing ovation per Pietribiasi. Fa male che proprio lui, il Condor dal cuore grande così, sia capitata la maledetta palla di Monza che poteva valere la B. E a proposito di rimpianti, si potrebbe riaprire la lunga questione della penalizzazione del Novara. Ma la domenica è il giorno del pallone. Sullle comiche si tornerà da domani.

Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) Il Tamai è salvo, ma quanta fatica per centrare l’obiettivo minimo stagionale dopo le aspettative dell’estate, come sottolinea il direttore generale Pegolo: «C’è poco da festeggiare, abbiamo raggiunto il minimo obiettivo e per giunta anche all’ultima giornata. La gara ha detto poco, sapevamo di affrontare un avversario demotivato per la retrocessione, e soprattutto con tantissime assenze, non ultima quella nel riscaldamento del capitano Bentivoglio, i ragazzi però sono stati bravi, ma a mio avviso avrebbero potuto fare di più». Classica domanda di fine stagione: che voto si può dare al Tamai? Il dg risponde in modo netto: «Di certo non la sufficienza, diciamo 5,5; mi dispiace essere così cattivo, però l’ho detto anche ai ragazzi. Tutti ci saremmo aspettati qualcosa di più soprattutto dopo la prima parte di stagione ed invece in troppe gare ci sono stati dei blackout e questo alla fine lo abbiamo pagato a caro prezzo con la salvezza ottenuta all’ultima giornata».

Ore 18.00 – (Trentino) Per fortuna è stata l’ultima. Il calvario sportivo del Mezzocorona si conclude con l’ennesima “figuraccia” di un finale di stagione a dir poco desolante. In via Santa Maria il Tamai dell’ex tecnico De Agostini s’impone per 6 a 0, conquistando la salvezza diretta e condannano i gialloverdi alla decima sconfitta consecutiva, la dodicesima nelle ultime tredici partite (in mezzo c’è solamente il pareggio, 1 a 1, ottenuto contro il Dro), la ventiquattresima della stagione su un totale di trentaquattro partite disputate. E, con le sei reti incassate ieri, il totale sale a settantanove, quarantaquattro delle quali nelle ultime dieci gare con appena un gol realizzato: l’ultima marcatura della squadra rotaliana risale all’8 marzo, quando Caridi, nei primi minuti della sfida contro la Clodiense, realizzò il gol dell’illusorio pareggio prima della goleada messa a segno dalla squadra veneta. Ieri, come capitato più e più volte nel corso delle recenti settimane, il Mezzocorona si è presentato al campo con soli dodici elementi abili e arruolati, ovvero i due portieri Zomer e Clementi e dieci giocatori “di movimento”. Non c’è stata partita sin da subito con il Tamai che ha prima preso le misure agli avversari e poi fatto il bello e il cattivo tempo sul sintetico di via Santa Maria. Ad aprire le danze tocca a Federico Furlan, che al 29’ batte Zomer con un preciso colpo di testa e, subito dopo, Sellan fa 0-2 depositando in rete un preciso assist di Petris. Il “Mezzo” deve appellarsi alla clemenza degli avversari, ma il Tamai è deciso a non fare sconti e, nella ripresa, affonda il colpo. Zomer respinge un calcio di rigore battuto da Zambon (50′) ma, qualche giro di lancetta più tardi, deve arrendersi al secondo penalty di giornata accordato agli ospiti con Furlan che non fallisce dagli undici metri. Lomi inserisce anche Clementi al posto di Zomer e il “portierino” di casa è attento in un paio di circostanze, ma nulla può sulle conclusioni di Petris (70′) e Furla. Purtroppo, però, non è finita per i rotaliani perché il Tamai trova anche la sesta rete che conferisce punteggio tennistico alla vittoria delle “furie rosse”: ad un minuto dal triplice fischio Tuan batte Clementi e trova gloria personale contro l’ “Armata Brancaleone” gialloverde. Poi più nulla con Lomi e i suoi ragazzi che rimediano gli applausi del pubblico presente e pacche sulle spalle degli avversari. Da ieri pomeriggio il tecnico della compagine rotaliana e la rosa sono “liberi” dopo una stagione che definire “terribile” è eufemismo. Cosa ne sarà adesso del Mezzocorona? Solamente il presidente Alberto Grassi può saperlo e decidere il futuro del sodalizio di via Santa Maria. O forse no, perché in paese qualcosa si sta muovendo per ricostruire un club che, nel recente passato, è stato il fiore all’occhiello del movimento provinciale.

Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) In alto i calici, si brinda alla salvezza a Fontanafredda. Dopo aver centrato l’obiettivo al Rocco domenica scorsa, i rossoneri sfilano per l’ultima davanti al loro pubblico con una super partita e una vittoria roboante. Vittima sacrificale il Mori Santo Stefano, matricola trentina già retrocessa in Eccellenza. Mister De Pieri schiera la miglior formazione possibile e il primo tempo è un autentico show. I rossoneri schiacciano all’angolo gli ospiti dall’avvio, alla mezz’ora è già 3-0. Florean apre le danze al 18’ con la specialità della casa: finta sull’avversario diretto e mancino sul secondo palo. Entra in scena anche Gargiulo, che tra il 25’ e il 30’ timbra due volte il tabellino, prima capitalizzando l’azione insistita di Ortolan con un tap-in vincente, poi con una ripartenza fulminea conclusa in diagonale. Nell’euforia generale il Mori ha uno scatto d’orgoglio, al 40’ Deimichei accorcia le distanze con un piattone preciso. Nella ripresa i rossoneri riprendono a galoppare, al 3′ Gargiulo sfrutta un altro contropiede e firma la tripletta con un destro incrociato che fulmina Poli. Settimo centro stagionale per l’attaccante campano che si porta a casa il pallone. Al quarto d’ora il pokerissimo, siglato da Florean con un’azione alla Messi: l’ex Pordenone si beve due difensori in velocità e realizza.

Ore 17.40 – (Trentino) Stefano Manfioletti, allenatore del Dro, nonostante la sconfitta, si sente tranquillo: «Abbiamo dimostrato di saper stare in campo anche contro una squadra che voleva tenere a tutti i costi il terzo posto in classifica». I droati ora si focalizzano sullo scontro decisivo in programma tra due settimane sul campo di Oltra: « Adesso possiamo sgombrare la testa dal campionato e affrontare la Triestina. Queste due settimane ci serviranno per rifinire la nostra preparazione. Sarà la partita della vita». Si spiegano così le numerose assenze di ieri, volte alla salvaguardia di una più generale forma fisica: «Abbiamo salvaguardato i diffidati e gli infortunati. Siamo pronti con la testa e fisicamente». Manfioletti è fiducioso: «Stiamo rifinendo i particolari e i ragazzi sono determinati. Spero possano dare una bella soddisfazione a Dro, ai tifosi e al presidente».

Ore 17.30 – (Trentino) Si è conclusa anche l’ultima giornata di campionato di serie D che a Oltra ha visto scendere in campo Dro e Sacilese. L’incontro, chiuso sul 3 a 2 per gli ospiti, ha riservato numerosi colpi di scena. Il Dro, ora, avrà due settimane di tempo per preparare la sfida che vale una stagione, ovvero lo spareggio salvezza contro la Triestina. I droati avranno il vantaggio di giocare in casa i playout. Ieri, contro la Sacilese, gli uomini di Manfioletti hanno faticato un po’ a seguire il ritmo pressante degli ospiti, almeno nel primo tempo, mentre nella ripresa le cose sono andate meglio. Inizia la Sacilese che al 5’ entra in area droata con l’uno due tra Spagnoli e Sottovia, tiro e parata di Bordignon. I padroni di casa, meno brillanti, ci provano al 16’ con un contropiede di Cremonini che si arresta nell’area piccola. È un Dro affaticato e impreciso che subisce la foga avversaria: Sacilese minacciosa prima al 24’ con Beccaro che aggancia il traversone e prova la cannonata e poi al 29’ con Sottovia che in area tocca in diagonale verso l’incrocio, ma la sfera s’impenna. Prova e riprova gli ospiti trovano il gol al 33’ con Sottovia su cross di Boscolo. Nella ripresa le squadre alzano il ritmo con il Dro che torna a costruire azioni più pericolose. Lavoro che paga i gialloverdi al 13’ sugli sviluppi di un calcio d’angolo: Cremonini alza di testa per Bortolotti che insacca alle spalle di Andreatta. Gli ospiti accusano il colpo e si chiudono, ma Ischia che al 18’ concede un rigore: dal dischetto Baggio non concretizza trovando il palo con l’aiuto di Bordignon. È solo questione di tempo: al 20’ nella bagarre, Bordignon respinge un tiro volante e Spagnoli insacca con precisione riportando la Sacilese in vantaggio. Il Dro risponde al 33’ con Cremonini che sfiora il palo e al 36’ con Bortolotti che su punizione guadagna l’angolo. Dalla bandierina parte il traversone che l’onnipresente Bortolotti insacca al 37’. Il colpo di reni della Sacilese al 43’ punisce i droati con Barattin che insacca una respinta.

Ore 17.20 – (Il Piccolo) Nel foglio gara distribuito alla stadio Sandrin non c’è il nome di Gagliardi ma quello di Lotti. Cos’è successo? Il tecnico calabrese, raggiunto telefonicamente, è stato sollevato dall’incarico al termine del ritiro a Marina di Ravenna. Pazzesco specie per la tempistica. Ma Pontrelli, nel bene e nel male, è fatto così. Ma quando ha deciso di fare questa mossa che è probabilmente un’unicum nel pur stravagante universo pallonaro? Il presidente Pontrelli lo spiega a fine gara. «Era da un po’ di giorni che ci stavo pensando – dice Pontrelli – anche perché non ero convinto del modulo adottato da Gagliardi che peraltro ringrazio. Lui restava sulle sue idee e io invece credo che alla squadra serviva una mossa da tutto per tutto. E così ho anche dimostrato che non era sponsorizzato…». Ma se fosse andata male tutti sarebbero contro il presidente già oggetto di una pesante contestazione. «Mi rendo conto del rischio e anche della singolarità della decisione nella tempistica ma dovevo fare qualcosa – continua -. Io mi sto giocando la vita e voglio portare avanti un progetto ambizioso. Non possiamo perdere la serie D e così ho fatto la scelta di richiamare Lotti. So che i tifosi stanno soffrendo e spero che questa vittoria dia loro un po’ di serenità». Quindi Lotti resta in panchina anche per l’ultima sfida. «Il mister è una bravissima persona – conclude Pontrelli – e quando ho fatto arrivare Ferazzoli per me è stata dura sul piano umano. Sono contento che ora lui, da triestino possa avere questa opportunità. A Dro venderemo cara la pelle». E la squadra continuerà ad allenarsi lontano da Trieste. «Mi dispiace – aggiunge – ma credo che i ragazzi e lo staff abbiano bisogno di tranquillità. Sono giovani e possono subire l’influenza dell’ambiente. Quindi dopo i due giorni di riposo si va avanti ad oltranza fino al match in Trentino. C’è bisogno abche di ricaricare le batterie perché fisicamente c’è un po’ di sofferenza». E la questione societaria? «Continuo a lavorarci ma non vorrei toccare l’argomento fino al 24 maggio. Dobbiamo concentraci tutti solo sull’aspetto sportivo. Perché adesso il mantenimento della D è l’obiettivo primario. Poi dal 25 spiegherò a tutti i dettagli del progetto». Chi pensava che Pontrelli mollasse il colpo è servito.

Ore 17.10 – (Il Piccolo) L’ultima presenza di Stefano Lotti alla guida tecnica della prima squadra risaliva a quel 26 ottobre (Triestina-Union Ripa 0-1), capolinea per l’allenatore e di fatto avvio dell’era Ferazzoli. Lo stadio “Sandrini” porta in dote il primo successo stagionale di Lotti. «Abbiamo gestito bene la partita, sul mio ritorno posso dire che sono vicino al presidente e alla società. Ne abbiamo parlato assieme e hanno deciso di fare questo passo. Era giusto accettare». Senza peli sulla lingua, il presidente ha dichiarato che non gradiva il 4-3-3, come ha visto la squadra in campo e come si prepara adesso allo spareggio di Dro? «Ce la giocheremo fino in fondo, metteremo in campo tutto quello che abbiamo, del resto il Dro è alla nostra portata. Dovremo essere bravi con la testa, oltre che con i piedi. Oggi (ieri ndr) non era così facile come poteva sembrare, il Legnago ha fatto la sua gara e ha trovato la via del gol, a quel punto per i miei ragazzi non era facile dal punto di vista psicologico. Sono molto contento per Rocco che si è sbloccato, per noi è importante in zona gol, e ci consente di guardare con la massima fiducia al prossimo impegno. Il traguardo, mantenere questa categoria, è il minimo per la Triestina. Abbiamo gestito bene la partita anche sul fronte diffidati». E’ Marina di Ravenna il luogo giusto in cui lavorare queste due settimane che separano l’Unione dalla partita di Dro? «Sicuramente, trovare un posto tranquillo e senza nessuna pressione penso sia la cosa giusta. Il posto è eccezionale e permette di ritrovare serenità, possiamo lavorare con tranquillità. Tutti i ragazzi ne hanno bisogno».

Ore 17.00 – (Il Piccolo) In riva all’Adige nevica con 28 gradi. E la Triestina finalmente vince. La neve è ovviamente quella rilasciata dai pioppi nell’incedere della primavera. La vittoria dell’Unione invece è vera. Anzi vale una stagione. Da giocarsi fra due settimane sempre vicino all’Adige ma più a Nord. Gli alabardati dovevano vincere e stavolta ci sono riusciti anche se alla fine gli altri risultati avrebbero condotto l’Unione allo spareggio comunque. Il 2-1 ottenuto sui veronesi fa bene al gruppo che pur non ha giocato la partita della vita. E fa bene anche al mite Lotti rientrato a sorpresa sulla panchina con uno dei soliti (rischiosi e bizzarri) coupe de theatre di Pontrelli che ieri mattina ha interrotto il sofferto matrimonio con Gagliardi. L’azzardo per ora ha funzionato. Per la prima volta il tecnico conduce l’Alabarda a un successo (dopo le sette sconfitte rimediate nell’avvio ma con una squadra appena assemblata e molto diversa e più debole di quella attuale. Il salvatore della patria non poteva che essere Daniele Rocco. La sua doppietta (dopo oltre due mesi di digiuno) stende un Legnago non arrendevole ma logicamente poco stimolato. Eppure il match non l’ha fatto la Triestina che doveva vincere. Tradotto: i padroni di casa hanno avuto più occasioni (bravo Zucca) e più possesso palla ma nel finale si sono inchinati alla maggior determinazione triestina. Una caratteristica che non sarà sufficiente a Dro con i padroni di casa che potranno giocare sul doppio risultato. Ma davanti ci sono quindici giorni di lavoro (a Marina di Ravenna). Lotti (con Pontrelli in panchina) non può utilizzare l’infortunato Di Piero e lo squalificato Piscopo. Per il resto la formazione è quella già schierata da Gagliardi ma con un Gusella più manovriero. Si parte con un guizzo di Rocco che colpisce la traversa ma di mano (e l’ammonizione ci sta). L’incedere dell’Unione è abbastanza propositivo anche se la fisicità davanti di Adriano e Rivi, con le folate di Valente sulla fascia di Ventur, fanno paura. E proprio Rivi al centro dell’area (11’) prova la stoccata vincente ma il baby Zucca è prontissimo a respingere con le gambe. Ci prova Milicevic dalla distanza su assist di Rocco ed è il preludio al gol. Su cross di Gusella, Giannetti fa da sponda di testa, la difesa veneta sale male e Rocco non fallisce da due passi. Nel frattempo segna anche il Kras a Chioggia. Si capisce che la domenica non sarà tranquilla. I biancocelesti stile argentina reagiscono, l’Unione sfiora il raddoppio con una mezza girata di Bedin ma poi comincia ad arretrare. È il solito vizio che consente agli avversari di creare pericoli. Ma stavolta non si va al di là di qualche scaramuccia. Nella ripresa la Triestina mantiene lo stesso atteggiamento: tante palle indietro (specie Bedin) e il tentativo di gestire la gara sottoritmo. Ma l’Unione ne è capace? No, e infatti prima Adriano entra in area e Giannetti ci mette una pezza, poi su un cross del centravanti in qualche modo la difesa alabardata rimedia in affanno e ancora un incornata del centravanti finisce alta di un soffio. Non c’è che da aspettare il gol e arriva. Rivi scarica ad Adriano a destra, Crosato si perde, e il diagonale è imparabile. È il 16’ e a quel punto l’Unione è addirittura retrocessa. Gli alabardati rischiano su una botta di Valente con pregevole parata di Zucca ma non perdono la testa e soprattutto trovano la rete del vantaggio. Zucca pesca direttamente Daniele Rocco che si gira, incappa in una scivolata di Friggi, salta il portiere Cybulko e scarica la palla in rete (23’). L’Unione rivede l’obiettivo play-out. Entra Arvia a rafforzare il centrocampo, il Legnago rallenta e il solo Adriano cerca di “offendere” con una zuccata poco alta sulla traversa. Il pubblico triestino (presenti a Legnago almeno un centinaio di tifosi) deve ancora soffrire per cinque minuti. Ma c’è più ansia che paura di un Legnago piuttosto fermo. Triplice fischio edell’arbitro Madonia tutti a casa. Tutto è bene quel che finisce bene. Anche se per la Triestina il campionato non è finito. Anzi deve cominciare. Presente e futuro in un solo match. Il 24 maggio.

Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Tanta festa ma anche occhi lucidi e tanta commozione a fine partita negli spogliatoi dell’Union Ripa La Fenadora. Si è concluso con una vittoria il campionato e la soddisfazione per il risultato ottenuto si confonde con l’amarezza, per qualcuno, di dover lasciare i compagni nella prossima stagione. «Oggi volevamo dimostrare che questa squadra ha fatto un buon campionato e che siamo in molti a meritare la conferma – attacca Enrico Antoniol, ieri capitano dei neroverdi – abbiamo giocato con la stessa intensità sino al novantesimo dell’ultima partita di campionato e lo si è visto in campo. Il Giorgione si doveva salvare ma noi non abbiamo voluto regalare nulla. Abbiamo voluto onorare sino alla fine il campionato». Fra poco ci sarà il rompete le righe… Ci sono tante voci di cambi radicali nella squadra. «Ufficialmente non sappiamo nulla, abbiamo letto dai giornali ma non ci interessa. A noi interessava solo fare bene e infatti abbiamo vinto e abbiamo concluso il campionato con 45 punti, solo quattro in meno rispetto alla passata stagione quando si era parlato di campionato eccezionale… Quindi direi che questa è stata una buona stagione, nonostante degli alti e bassi che ci possono essere stati». L’allenatore Massimiliano Parteli si prende qualche minuto prima di rilasciare dichiarazioni, la squadra lo acclama e lui a stento trattiene l’emozione. «Ringrazio la squadra per la prestazione offerto con il Giorgione – attacca il mister -. I ragazzi sono stati bravi, anche quei giocatori che hanno avuto poco spazio quest’anno e che in questa occasione hanno avuto la possibilità di esprimersi al meglio. Abbiamo voluto onorare il campionato sino alla fine». E per il futuro? Ci sono tante voci… «Ho letto anch’io nei giornali, se ne parla ma io con la società devo ancora parlare e quindi vedremo nei prossimi giorni».

Ore 16.40 – (Gazzettino, edizione di Treviso) A fine partita c’è davvero poca voglia di parlare in casa Giorgione. Doveva essere la partita della salvezza, era già pronta una festa per la chiusura di una stagione comunque positiva nonostante gli alti e bassi ed invece tutto è rimandato a fra quindici giorni allo spareggio con il Kras Repen. Nicola Pazzaia rimane sulle scale dell’ingresso del campo con la testa tra le mani e non ha parole, così come Liam Fontana che con gli occhi lucidi dichiara «Sarà per un’altra volta, non ho parole, rivediamoci tra quindici giorni». L’unico che se la sente è il capitano Andrea Gazzola che, seppur squalificato, ieri è stato premiato per le sue 450 partite disputate in maglia rossostellata. Diventeranno 451? «Sinceramente non ho mai tenuto il conto esatto delle partite – attacca il capitano – ringrazio la società che ha tenuto il conto, ma ora purtroppo c’è poco da festeggiare. È andata male ed è dura capire il perché». Siete crollati nella ripresa: «Sì, è vero, purtroppo non siamo riusciti a concretizzare le tante occasioni avute nel primo tempo, bisognava raddoppiare per chiudere la partita. Se non lo fai, può accadere che l’avversario trovi il gol. Così è accaduto: una punizione deviata ha cambiato l’esito dell’incontro». Ora ci sarà lo spareggio con il Kras, vi basterà anche pareggiare: «Sì, ma se entriamo in campo per pareggiare è sicuro che perdiamo. Il Kras è una squadra tosta che va affrontata subito con il giusto atteggiamento di chi deve vincere»

Ore 16.30 – (Gazzettino, edizione di Treviso) La delusione è dipinta sulla faccia di Antonio Paganin, la sua squadra aveva nelle mani la possibilità di salvarsi direttamente e concludere al meglio questa stagione all’insegna dei giovani ed invece dovrà sudarsi la salvezza ancora per quindici giorni. «Così è il calcio – attacca il mister castellano – crudele per noi che dovremo ancora sudarci la salvezza, ma bello visto dall’altra parte con una squadra che ha onorato il campionato sino all’ultimo senza regalare nulla come è giusto che sia sempre. Noi abbiamo tanto rammarico ma è così, e va accettato». Eppure dopo l’uno a zero iniziale sembrava tutto facile. «Sì, abbiamo iniziato bene perché siamo entrati in campo con la giusta mentalità, poi non siamo stati cinici e siamo stati puniti. Poi ci sta l’uno-due, nel senso che appena subito il gol provi a rifarti e ti esponi alle loro azioni di contropiede che ci sono state e che ci hanno fatto perdere». La squadra è parsa crollare anche emotivamente nella ripresa. Cosa è successo? «Mentre la parte tecnica e tattica la puoi allenare quella emotiva no. È da mesi che ci raccontiamo la storia dei giovani e anche questo fa parte del gioco, ci sono dei ragazzi alla prima esperienza in questo campionato. Ma ora non piangiamoci addosso, pensiamo già alla sfida dello spareggio tra quindici giorni contro il Kras Repen. Fisicamente stiamo bene e lo si è visto in campo. Poi per la parte emotiva non sarà facile, ma lo sapevamo già all’inizio della stagione». Nello spareggio avrete due risultati su tre a disposizione. «Ma dovremo entrare in campo con la giusta mentalità. Altrimenti saranno guai».

Ore 16.20 – (Tribuna di Treviso) Emozioni, (forse) lacrime e dramma. Salvezza rinviata al 24 maggio per il Giorgione in un drammatico spareggio con il Kras Repen, momento di importanti addii per l’Union Ripa e di uno (forse) rinviato al Giorgione. Se qualcuno a Castelfranco pensava di incontrare una Union Ripa in tono minore, s’è sbagliato di grosso, ha trovato di fonte una squadra rimaneggiata, ma rabbiosa e super motivata dal voler sparigliare le carte – in vista di importanti decisioni – ai vertici societari. Insomma: i ragazzivi si sono messi in mostra in vista di promozioni future. Si salvi chi può. In casa Giorgione addio rimandato per il capitano di lunghe battaglie Andrea Gazzola (ieri assente per squalifica e premiato dalla società per le 450 partite giocate), che avrà un’ultima chanche per essere decisivo per i propri colori, lo spareggio con il Kras. Per Speedy, sempre in caso di permanenza in D del Giorgione, dovrebbe essere pronto il posto al centro dell’attacco della Godigese, ma sono in molti (e pensiamo che l’idea accarezzi la mente pure degli Antonello) ad augurarsi che Gazzola segua le orme di altri castellani entrati a far parte del Valhalla degli Dei rossostellati, e presto o tardi sieda sulla panchina della Giorgia Paganin nonostante qualche momento di difficoltà ha fatto bene e merita la riconferma, ma il carisma di Gazzola è innegabile e di qui a poco potrebbe tornar utile. Diversi sentimenti in casa Union Ripa: sebbene la salvezza sia arrivata con anticipo, la società non è stata soddisfatta dei risultati e si profila una rivoluzione. Parteli pare destinato all’addio e dopo 6 anni e 2 due promozioni, 3 secondi posti e un sesto all’esordio in D, non è facile salutarsi. Voci insistenti convergono sul nome pesante di Enrico Cunico, ma si è sentito fare anche il nome di Daniele Pasa. Di certo ieri si è avuta la conferma che la squadra vuol bene a Parteli e se qualcuno voleva sparigliare le carte per confondere le idee ai vertici neroverdi, c’è riuscito. Emozioni, gol e sofferenza. La partita comincia a mille. Bizzotto in gol dopo 2′ (tiro-traversa-gol) imbeccato in verticale da Podvorica, potrebbe rispondere Pellizzer al 4′, ma Pazzaia dice no. Le squadre stanno bene di gamba e nonostante il sole che picchia corrono e giocano. Vigo manca il colpo del ko (10′) da un passo, ma brividi corrono anche sulla schiena di Paganin, quando al 20′ a seguito di una mischia, il pallone si spegne lento a fil di palo. Nel finale del primo tempo il sole pare calmare gli animi. Ma non è così al ritorno dagli spogliatoi: l’Union al rientro nella seconda frazione diventa Ripa Castigadora. Il trio d’attacco mette a ferro e fuoco la retroguardia castellana: 5′ Cibin si guadagna una punizione da posizione defilata, che Antoniol trasforma in rete con l’aiuto della barriera che tramuta la traiettoria in un pallonetto imparabile; 13′, Ponik lavora un pallone al limite, servizio a Sommavilla, che fulmina Pazzaia nell’angolino. Cibin manca un gol colossale e Mattioli (31′) sul capovolgimento di fronte fa sedere Dassiè e infila Salsano. Partita di intensità pazzesca, ancora Ripa Castigadora in gol al 35′ con Sinameta, che raccoglie un cross e infila Pazzaia.

Ore 16.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Matteo Mazzetto è stato sicuramente il miglior granata della stagione, però anche lui contro il Kras non ha brillato: «Non è stata partita semplice contro una squadra che doveva salvarsi, peccato perché non siamo riusciti a completare bene il campionato. Nel finale abbian pagato l’assenza di motivazioni e probabilmente anche un leggero calo di condizione ; mi dispiace per il presidente, il direttore, il mister e i tifosi che ci hanno seguito, per non aver raggiunto il traguardo dei play-off». A livello generale come valuti la stagione? «Strepitosa sino allo stop con il Padova. È stato un campionato positivo, iniziato con una squadra tutta nuova e che ha fatto esperienza gara dopo gara. Credo che per il prossimo anno ci possa essere la mia riconferma perché mi sono trovato bene così come tanti altri compagni. Sono contento per Santi che ha fatto 17 gol e merita di poter competere per vincere il campionato». Positive le valutazioni del presidente, Ivano Boscolo Bielo: «È stata una buona annata, partita bene e peggiorata nelle ultime sei gare nelle quali, presumo, ci sia stato un black-out sia mentale che fisico. Ora pensiamo al futuro e a quello che potrà succedere nella prossima stagione. Non essere arrivati ain playoff non rende l’annata meno positiva: sono ugualmente contento perché abbiamo raggiunto il nostro obiettivo lanciando anche molti giovani. Per il futuro dobbiamo capire cosa vuole la città: stiamo facendo il meglio possibile considerando che sono l’unico imprenditore all’ interno della società. Ben vengano coloro che volessero aiutare».

Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) C’è molta delusione nell’analisi della partita fatta dal tecnico Andrea Pagan, anche perché la sconfitta non permette di chiudere il campionato raggiungendo quota 50 punti: «Abbiamo fatto un brutto finale di stagione, mi aspettavo qualcosa di più dopo alcune partite perse comunque giocando non male. Siamo arrivati scarichi nel finale e in questa gara siamo stati lenti in alcuni movimenti. Ho schierato alcuni giocatori per valutarli in prospettiva futura, discorso che vale anche per i giovani, in primis Ruocco, perché ho voluto capire se è in grado di poter continuare a bruciare le tappe». Durante l’ anno quando c’è stata la giusta concentrazione la squadra ha saputo sbalordire e fare buone partite contro avversari più attrezzati, poi lo stop: «La svolta è stata dopo la partita con il Padova: abbiamo pagato le troppe aspettative e forse le tante partite giocate da alcuni elementi quando c’ era la necessità di fare punti. Abbiamo fatto cose straordinarie con i veterani che alla lunga ne hanno pagato le conseguenze». Il prossimo anno Andrea Pagan sarà il tecnico della Clodiense? «Abbiamo già parlato e con tranquillità, insieme alla società, valuteremo delle cose: c’è stima reciproca e credo che in settimana arriverà la risposta. La cosa più importante è che comunque la serie D è ancora la nostra categoria e abbiamo saputo mantenerla».

Ore 15.50 – (La Nuova Venezia) La Clodiense chiude nel peggiore dei modi il proprio campionato rimediando la sesta sconfitta consecutiva, eguagliando così il record in Serie D della stagione 1989-’90 (il record assoluto di 8 sconfitte di fila appartiene al campionato di Eccellenza 1992-’93 con la presidenza Da Lio) al termine della quale poi il Chioggia Sottomarina fu retrocesso in Eccellenza. Il miracolo è invece del Kras Repen che, arrivato in riva alla laguna con speranze salvezza vicine allo zero, è riuscito ad agganciare i playout grazie al contemporaneo suicidio casalingo del Giorgione. Vittoria meritata dei carsici che ci hanno creduto sin dalle battute iniziali, al cospetto di una Clodiense svogliata, incapace di dare continuità alla propria manovra e, mentalmente, con la testa già alle vacanze. Nessuna quota 50 raggiunta, da analisi psicologica l’involuzione tecnica di una squadra arrivata caricatissima alla partita con il Padova e poi improvvisamente scioltasi come neve al sole. Certo i playoff magari possono essere una seccatura, ma rappresentano pur sempre, dal punto di vista, un traguardo prestigioso. E allora, per fortuna, che il campionato è finito perché questa striscia negativa avrebbe anche potuto continuare all’infinito. Contro il Kras Andrea Pagan rimane fedele al proprio credo tattico, ma conferma la fiducia a Cigna e Chiozzotto in difesa e davanti tiene in panchina il bomber della squadra Santi per far spazio a Mastroianni e Isotti. I biancorossi di Anton Zlogar, sostituito in panca da Michele Campo in quanto squalificato, giocano il tutto per tutto e si schierano con tre punte, ma soprattutto imprimono alla gara un buon ritmo. Maio e Grujic in avvio fanno scattare l’allarme rosso nella distratta difesa di casa ed al 24’ arriva il meritato vantaggio: sugli sviluppi di una punizione, l’uscita di Okroglic è orribile e Spetic da due passi segna il gol più facile del mondo. Va pure di lusso alla Clodiense quando Chiozzotto trattiene vistosamente in area Knezevic che, però, non commuove l’arbitro. Sussurro d’orgoglio (l’unico della gara) dei granata nel finale di tempo. Al 38’ Isotti si gira bene ma centra il palo, mentre Mastroianni, al 39’, calcia forte ma centrale. Lavoro per Okroglic al 40’ su Ranic e si arriva al riposo. Nella ripresa Santi dentro per Cigna e il bomber si presenta (3’) con un diagonale di poco largo. Al 13’ però ecco il raddoppio ospite: erroraccio di Boscolo Berto che lascia via libera a Grujic che segna. Il Kras (28’) si segna da solo con Fross che manda nella propria porta un traversone di Siega, ma le notizie migliori per i carsici arrivano via radio: il Giorgione ha perso, il miracolo è arrivato.

Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Il più felice a fine partita tra i giocatori dell’Union Pro è sicuramente Nicolò Visinoni, protagonista di un finale di torneo in crescendo: sua la doppietta che ha permesso ai biancoblu di sbancare il Dal Molin. «Le cose sono tornate a girare per il verso giusto. Due settimane fa la doppietta con il Mezzocorona, ed ora il bis. Ma l’inizio stagione non è stato dei migliori: l’infortunio, ritrovare la condizione, ma i sacrifici fatti sono valsi la pena. Rimpianti playoff? Ovvio che ci siano se andiamo a vedere i punti lasciati per strada, penso alla gara con la Triestina ma anche altre sulla carta alla nostra portata. Ma questo non sminuisce affatto quanto abbiamo fatto in questa stagione. Il mio futuro? Mi auguro proprio che sia ancora con la maglia dell’Union Pro». Non ha segnato ma anche Gianluca Fuxa ha di che essere contento, e non solo per la vittoria. «È stata la mia prima partita con la fascia di capitano. Con Comin in panchina l’hanno data a me, l’ho indossata con grande orgoglio». Qual è il segreto che ha permesso all’Union Pro di arrivare a quota 55? «Risposta facile, un gruppo unito. Non è mai mancato lo spirito di sacrificio, il darsi una mano l’un con l’altro arrivando magari a correre in più per aiutare il compagno in difficoltà, la determinazione nel rincorrere il risultato».

Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Treviso) È mancata la ciliegina dei play off, ma la stagione dell’Union Pro è ugualmente da incorniciare. Lo sottolinea Francesco Feltrin. «La vittoria – dice l’allenatore – arriva a coronare un campionato terminato ben oltre le attese di inizio torneo e a sugellare il valore di questo fantastico gruppo. L’inizio è stato tribolato, ma poi abbiamo trovato la nostra strada e domenica dopo domenica abbiamo capito che potevano puntare a qualcosa di più della sola salvezza. Abbiamo fatto un girone di ritorno strepitoso (33 punti, ndr) arrivando a chiudere a quota 55. Lungo il cammino ci siamo presi tante belle soddisfazioni come i successi centrati con Padova e Belluno. E non va dimenticata questa vittoria: ad Arzignano nel ritorno solo una squadra prima di noi era riuscita a fare bottino pieno. Credo ce ne sia abbastanza per essere più che soddisfatti, anche perché non va dimenticato che eravamo una matricola del torneo». Si chiude una stagione e si comincia a pensare alla prossima: continuerà il matrimonio tra l’Union Pro e Feltrin? «Il connubio sino ad ora ha funzionato. In questi tre anni abbiamo centrato due promozioni, arrivando quest’anno a sfiorare i play off. La società, come uscito sui giornali, è in una fase di riassetto ma le ultime indiscrezioni sembrano portare buone notizie. I presupposti dunque sembrano esserci. Con i vertici del club mi incontrerò nei prossimi giorni».

Ore 15.20 – (Giornale di Vicenza) «Meglio perdere adesso che prima, quando le cose erano ancora da decidere, o dopo». Dopo, cioè domenica prossima, nei playoff contro il Belluno. Paolo Beggio parla forte e chiaro, anche all´ultima giornata. E va dritto al sodo. «Anche se avessimo pareggiato, non sarebbe cambiato nulla». E poi l´Union Pro si è presentata coi titolari, l´Arzichiampo ha fatto esordire due ´98: «È il coronamento per il nostro settore giovanile – spiega il tecnico -. È meglio archiviare questa partita. Bisogna ricordarsi della stagione straordinaria che ha fatto questa società, tagliando il traguardo dei 56 punti alla prima stagione in Serie D. Questo risultato vale molto più della vittoria di un campionato”. E adesso testa al Belluno. «Questa partita per noi sarà un regalo, e la giocheremo dando il massimo per vincerla».

Ore 15.10 – (Giornale di Vicenza) Chiudete le valigie, si va a… Belluno! Perché è questo quello che conta. Certo, contava anche chiudere in bellezza e in casa propria questo campionato. Però, sai che c´è, per una volta si può dire anche “pazienza”. E bisogna accettare L´Union Pro che sgambetta l´Arzignanochiampo all´ultimo minuto utile prima del recupero, soffiandogli un pareggio che – ai fini della classifica playoff – sarebbe stato comunque impalpabile. Così alla fine il risultato è di 2-1 per gli ospiti con doppietta di Visinoni. TUTTI A BELLUNO. Il Belluno e la Sacilese fanno il loro e quindi, tra sette giorni, il primo turno playoff manderà in viaggio la Banda Beggio verso il Comunale di Belluno. E lì sarà tutta un´altra storia. Anche se la sua biografia prima l´Arzichiampo l´ha già completata: mai, nella storia di questa società, si era arrivati così in alto. E il Belluno, in fondo, Paolo Beggio l´ha cercato e voluto. È da un paio di settimane, ormai, che il tecnico ripete la filastrocca del “contro di loro abbiamo da toglierci ancora qualche soddisfazione”. Via libera tra sette giorni, alle 15. FESTA, COMUNQUE. Ma ieri si è anche giocata l´ultima di campionato, non c´è da dimenticarlo. E però è giusto partire dalla fine, da quella festa che c´è comunque – e giustamente – stata. Con il direttore sportivo Ennio Dalla Fina a centrocampo a chiamare uno per uno giocatori e staff: una passerella dovuta e meritata nonostante la piccola nota stonata della sconfitta finale. Pensare che ai primi di novembre si parlava di crisi nera, con un Arzichiampo che galleggiava appena sopra la linea dei playout. Poi la squadra si è ritrovata ed è iniziata la grande scalata. E ventiquattro partite dopo, il ribaltamento ai piani nobili. LA PARTITA. Un finale buono quanto l´inizio, con Draghetti che al 9´ vola sulla corsia sinistra e mette in mezzo per Trinchieri: palla troppo profonda che finisce sul fondo. Il primo vero pericolo è firmato Union Pro: punizione dalla sinistra di Fuxa, palla nel mezzo per Rossi che a due passi spara alle stelle (19´). L´occasionissima però capita all´Arzichiampo, al 25´: Carlotto va direttamente da calcio d´angolo, il disegno è insidioso e la palla entra quasi all´incrocio se non fosse per Ziliotto che ribatte coi pugni. È sempre Arzichiampo, anche al 44´ quando Vignaga lancia sul fondo Draghetti: l´esterno mette a sedere Fuxa, crossa per Trinchieri che però viene anticipato sullo stacco. Poi succede tutto nella ripresa. Al 9´ il Pro passa. La punizione di Visinoni è perfetta, e per Cristofoli non c´è nulla da fare. Lo svantaggio dura pochissimo, perché già al 15´ Trinchieri entra in area e supera il portiere in uscita. La beffa arriva proprio allo scadere, in un batti e ribatti al limite dell´area dal quale spunta Visinoni: suo il gol del definitivo 1-2.

Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Un tempo a ciascuno non fa male a nessuno. E il pari è d’obbligo. Con griffe di Matteo Giglio. «Abbiamo meritato il pareggio – analizza a fine partita il fantasista del Montebelluna -. Il Belluno ha giocato più di noi nel primo tempo, ma avevamo impostato proprio così la partita, per lasciarli giocare dietro e aggredirli in contropiede. Nel secondo tempo siamo venuti fuori alla grande». Possesso palla, supremazia territoriale e anche qualche occasione. Poi, minuto 44, Giglio riceve palla, entra in area, evita un avversario e scarica alle spalle di Schincariol. Precisione e freddezza: un signor gol. «Una bell’azione – commenta senza troppi aggettivi l’autore del gol -. Alla soddisfazione di squadra si somma quella personale. Abbiamo concluso bene la stagione». Forse anche qualcosa più di bene, se anche mister Pasa dice che è andata meglio dello scorso anno. «Abbiamo fatto un campionato sopra le aspettative – spiega Giglio -. La squadra era stata progettata per raggiungere la salvezza. L’obiettivo è stato centrato con largo anticipo e soprattutto senza patemi. C’è motivo si essere soddisfatti».

Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) Onore al campionato. Fino in fondo. L’1-1 contro il Belluno, riacciuffato proprio nelle battute conclusive del match, ne è la prova. E Pasa, l’allenatore del Montebelluna, plaude la prova dei suoi ragazzi: «Il Belluno ha giocato benissimo i primi 20 minuti. Ha fatto vedere ottimi fraseggi. Ma noi siamo venuti fuori alla distanza. Nella ripresa i nostri avversari sono calati e noi abbiamo tenuto alla grande. La partita è stata vivace fino alla fine. Una partita vera: anche se noi eravamo già salvi e il Belluno era già sicuro dei playoff, abbiamo onorato l’impegno, pur con motivazioni diverse. E il pubblico si è senz’altro divertito». Il Montebelluna si congeda dalla stagione 2014-2015 con una salvezza più che tranquilla, 49 punti in saccoccia e un ottavo posto. «Se devo dare un voto al nostro campionato, il voto è alto -prosegue Pasa- Un 8, forse un 8 e mezzo. Ci siamo salvati con 4 giornate di anticipo, abbiamo vinto la classifica dei giovani di valore e abbiamo fatto meglio rispetto allo scorso anno. A inizio stagione avremmo messo la firma per un risultato simile». E il prossimo anno? Dove sarà mister Pasa? «Montebelluna è casa mia, ci sto bene -la risposta senza tentennamenti- La mia idea è di rimanere dove sono. Poi è chiaro che queste cose si fanno in due».

Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Ventiquattro e non sentirli. O meglio, condividerli con tutta la squadra. Il Cobra ha morso anche ieri. Il ventiquattresimo morso, per la precisione. Un morso che blinda (se mai ce n’era bisogno) il titolo di capocannoniere. Tanta roba. «Sono contento: per me è una gioia grande – dice il Simone più cannoniere del girone C della serie D -. Sono contento soprattutto perché sono serviti al Belluno per raggiungere un risultato importante. Non mi aspettavo di farne così tanti all’inizio della stagione». E invece sono davvero tanti. Corbanese non ne aveva mai fatti 24. Con Raschi in panchina, due anni fa, erano 20 ed erano bastati per vincere il titolo di capocannoniere (in comproprietà). Lo scorso anno erano bastati 16 gol per far approdare il Belluno ai playoff. Quest’anno invece sono 24. E c’è ancora spazio arrivare a 25, o 26: la sfida di playoff con l’Arzignano è dietro l’angolo. «Siamo carichissimi e orgogliosi del risultato ottenuto, che premia l’impegno – continua il Cobra -. Domenica prossima non veniamo certo qui a fare una scampagnata: dobbiamo crederci. Vogliamo andare il più avanti possibile». L’Arzignano è avvisato. Quanto al match pareggiato con il Montebelluna, Corbanese analizza a mente fredda: «Abbiamo fatto un gran primo tempo. Poi ci siamo abbassati troppo e il Montebelluna ha meritato il pareggio. Ma il gol subito non scalfisce la bellezza di una stagione da incorniciare. Quarto posto e playoff per il secondo anno di fila: era da un bel po’ che non capitava a Belluno. E poi la classifica dei giovani di valore. Se guardiamo le altre squadre di questa speciale classifica, sono tutte formazioni che lottano per la salvezza. Noi invece siamo quarti: vuol dire che i nostri giovani di valore sono davvero di gran valore». Sotto con la concentrazione: Stefano Mosca si gode il quarto posto, ma ha già la testa a domenica prossima. Ai playoff. «Troviamo una squadra forte come l’Arzignano – commenta l’esterno agordino -. Sarà una finale: dovremo dare il 100 per cento, perché meritiamo di andare avanti». Basterà un pari, visto che il Belluno è meglio posizionata in campionato. Guai però a puntare a chiudersi. «Dobbiamo e vogliamo vincere – conclude Mosca -. Giocare per il pareggio? Non dobbiamo neanche pensarci».

Ore 14.30 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno pareggia ma finisce quarto e mister Vecchiato è soddisfatto. Tra una settimana, al Polisportivo, ci sarà il primo turno playoff contro l’Arzignanochiampo. La prestazione contro il Montebelluna, definita “così così” dallo stesso tecnico gialloblù, non può influire su una stagione comunque straordinaria. Il pareggio non lo turba: «Niente in una giornata come questa potrebbe turbarmi», commenta un sorridente Vecchiato, «abbiamo finito la stagione al quarto posto con 59 punti, siamo arrivati secondi nella classifica “Giovani D Valore”, è il secondo anno consecutivo che conquistiamo i playoff e non bisogna dimenticarsi che Simone Corbanese ha vinto il titolo di capocannoniere, il merito è suo e di tutta la squadra». La partita contro il Montebelluna non è stata la miglior prestazione del Belluno che ha avuto qualche difficoltà ad arginare gli avversari nel secondo tempo: «Abbiamo fatto tanti errori tecnici e spesso c’era confusione, a questo punto della stagione ci può anche stare. Siamo partiti molto bene nel primo tempo ma dopo il vantaggio abbiamo sprecato tanti palloni con superficialità. C’era un po’ di stanchezza, il Montebelluna però ha meritato il pareggio finale». Marco Duravia è stato sostituito nell’intervallo, mossa mai vista. Il mistero è presto svelato: «Aveva preso un giallo per proteste e poco dopo ha fatto un brutto fallo. Era nervoso e ho preferito toglierlo, per non rischiare di non averlo domenica prossima. Per quanto riguarda la sostituzione di Andrea Radrezza, sembrava potesse giocare ma dopo un po’ che era in campo la fascite plantare lo ha fatto cominciare a zoppicare e sono stato costretto a sostituirlo. Voglio dedicare i risultati al presidente Gallio con cui ho un bel rapporto, al direttore Fardin che ha fatto una squadra forte, a tutto lo staff tecnico, a quello medico e alla segreteria». Riuscirà a convincere Merli Sala a rimanere? « Un discorso complesso: a livello tecnico ci proverò, poi toccherà anche alla società. Giocare qui è speciale, si sta bene. Prima di andarsene, bisogna pensarci».

Ore 14.20 – (Corriere delle Alpi) Un pareggio che conferma il quarto posto. Il Belluno raccoglie un punto al Polisportivo contro il Montebelluna, grazie al ventiquattresimo gol in campionato di Simone Corbanese che vince la classifica marcatori del girone. Nonostante un avvio di partita brillante, il Belluno non è riuscito a mantenere il ritmo imposto all’inizio del match e trevigiani hanno preso in mano la partita, trovando il gol nel finale con Giglio, che a tu per tu con Schincariol non gli ha lasciato scampo. I gialloblù concludono il campionato dietro alla Sacilese e tra una settimana al Polisportivo si giocheranno il primo turno playoff contro l’Arzignanochiampo. Bisognerà monitorare le condizioni di Merli Sala uscito anzitempo per un colpo alla testa. In ospedale al difensore gialloblù sono stati applicati sette punti di sutura, ma la sua presenza tra una settimana non dovrebbe essere in discussione. Roberto Vecchiato deve rinunciare a Pellicanò e Masoch per squalifica. Al centro della difesa Merli Sala e Sommacal non si discutono, mentre sulle corsie esterne ci sono Mosca a sinistra e Paganin a destra. A centrocampo Bertagno ha recuperato dagli acciacchi infrasettimanali e si riprende le chiavi della linea mediana supportato da Miniati e Pescosta che avanza dalla solita linea difensiva. Davanti il capocannoniere del torneo Simone Corbanese guida l’attacco insieme a Francesco Posocco e Marco Duravia. Nel Montebelluna l’ex di turno Sadio Samba è costretto a rimanere in tribuna per squalifica. Sulla panchina degli ospiti c’è Daniele Pasa, vecchia conoscenza gialloblù. La partita si sblocca dopo quattro minuti con Corbanese che sfrutta l’ennesimo assist stagionale di Marco Duravia e in torsione di testa anticipa il suo marcatore infilando la palla nell’angolino basso. Per il “Cobra” si tratta del ventiquattresimo gol stagionale e il bomber gialloblù raggiunge un nome importante nel calcio bellunese, come Andrea Intrabartolo, che nella sua migliore stagione al Belluno aveva conquistato proprio questo bottino. Una manciata di minuti dopo è Mike Miniati che ha la possibilità di raddoppiare, ma il suo stop e tiro in girata è ribattuta da un difensore mentre la seconda conclusione è debole e finisce tra le braccia di Baù. Sul capovolgimento di fronte, Garbuio riceve in area e prova la girata ma Schincariol gli dice di no con una bella deviazione in angolo. Il numero uno gialloblù si ripete alla mezzora con un gran intervento che salva il risultato sulla punizione pericolosa di Giglio. Negli ultimi dieci minuti i padroni di casa si abbassano e subiscono un po’ gli avversari che però non sfondano. Nel secondo tempo mister Vecchiato lascia negli spogliatoi Marco Duravia e getta nella mischia Andrea Radrezza che va a comporre il duo d’attacco insieme a Corbanese, il modulo così cambia e alle loro spalle fa il trequartista Francesco Posocco. In questo inizio di ripresa però è il Montebelluna a fare la partita mentre i gialloblù sembrano in difficoltà nel cambio modulo. Al 63’ Merli Sala lascia il campo per un colpo alla testa, al suo posto entra il fuoriquota Andrea Di Bari. Pochi secondi dopo il neo entrato Radrezza ha la palla del raddoppio, grazie all’assist di Mosca, ma l’attaccante gialloblù calcia male di sinistro e non inquadra la porta. Quando ormai sembra tutto fatto nel finale arriva la rete tanto cercata dal Montebelluna con Giglio che all’89’ a tu per tu con Schincariol lo fredda sul secondo palo con un diagonale dalla destra.

Ore 14.00 – (Mattino di Padova) La retrocessione è dura da digerire, ma il tecnico Pedriali cerca comunque di rimanere positivo. «Purtroppo non c’è stato nulla da fare. La Correggese è una squadra fortissima, non sono bastati il nostro impegno e la nostra concentrazione. Mi sono ritrovato con una formazione molto rimaneggiata, siamo scesi in campo con una squadra molto giovane e con poca esperienza. Questo non è di certo un alibi, anche perché ad inizio partita ci credevamo molto. Ovviamente, con i risultati delle altre squadre, una vittoria non sarebbe servita a nulla. Il calendario, poi, non ci è venuto incontro, visto che nelle ultime giornate abbiamo incontrato squadre di alta classifica, a differenza dell’Atletico San Paolo. Ora, però, penseremo al futuro».

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Ritrovarsi all’ultima spiaggia e dover affrontare la Correggese in trasferta non è di certo un’impresa semplice; se ci aggiungiamo che anche una vittoria non sarebbe servita a nulla, la disfatta è servita. La vittoria dell’Atletico San Paolo, contro i cugini dell’Abano, condanna all’Eccellenza, dopo due anni, la Thermal, uscita sconfitta pesantemente a Correggio contro una squadra lanciatissima e già in ottica play-off. Protagonista del match è l’attaccante della Correggese Grandolfo, che mette in luce tutta la sua classe dimostrando di essere di un’altra categoria. I padroni di casa partono subito forte e al 14′ passano in vantaggio grazie a Grandolfo che, servito di sinistro da Camarà, colpisce di testa e insacca. Il raddoppio arriva poco prima del riposo ed il protagonista è ancora Camarà. Il giocatore portoghese, imprendibile in fascia, scarica un gran tiro dal limite con Grandolfo che approfitta della respinta corta di Merlano e, da grande opportunista, la mette dentro. Nella ripresa i padroni di casa partono ancora a mille, ed è il solito Grandolfo a seminare il panico nella retroguardia termale. Al 9′ l’attaccante triangola con Davoli che lo libera dentro l’area permettendogli di insaccare a porta sguarnita. Il quarto, invece, è un gol che fa strappare applausi dalla tribuna; sempre Grandolfo, servito al limite dell’area da Camarà, prova un sinistro a giro che si insacca all’incrocio dei pali dove un incolpevole Merlano non può arrivare. Nella seconda metà della ripresa entrambe le formazioni decidono di dare spazio ai giovani e la Thermal Abano, allo scadere, segna il gol della bandiera. L’azione parte da un contropiede di Franciosi che, percorrendo più di metà campo in solitaria, serve Ragusa che a tu per tu con il portiere non sbaglia insaccando sotto la traversa. Risultato a parte, la formazione di Pedriali si è dimostrata in grande difficoltà anche a causa delle numerose assenze che hanno segnato l’intero campionato. I rossoverdi terminano quindi la stagione al penultimo posto e, in attesa di sapere chi retrocederà dopo i play-out, scendono in Eccellenza insieme al Formigine.

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Tutti contenti. Dopo la gara, nello spogliatoio dell’Este regna l’armonia. Il patron giallorosso Renzo Lucchiari non nasconde la soddisfazione, così come il tecnico Gianluca Zattarin, che si complimenta con i suoi giocatori per la prestazione: «Abbiamo giocato un’ottima partita, con l’atteggiamento giusto e buona intensità» commenta. «Avevamo davanti una squadra, il Piacenza, che voleva vincere per ottenere un piazzamento migliore ai playoff, ma ci siamo difesi bene concedendo poco ai vari Bertazzoli e Lisi, giocatori importanti per la categoria. Sono molto contento». Domenica prossima i playoff con il derby contro l’Abano: «Ce la giocheremo, anche perché vogliamo passare il turno», aggiunge Zattarin. «I playoff non valgono la promozione, è vero, ma danno visibilità e rappresentano una nuova sfida».

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Check-up completato. Le prove generali in vista dei playoff non regalano gol a grappoli ma, se non altro, Este e Piacenza danno un senso allo 0-0 del Nuovo Stadio, giocandosela fino al 95’. D’altra parte, i presupposti parlavano chiaro: Este quinto e già in poltrona a meno 4 punti dalla Correggese e a più 13 dall’Abano, Piacenza secondo a pari merito con il Delta Porto Tolle Rovigo, in lotta per un buon piazzamento nella post-season. Insomma, una sfida valida solo per le statistiche che, però, sembrano interessare sia ai giallorossi sia ai “lupi”, arrivati nelle lande padovane con un buon seguito di tifosi. Il ritmo della partita, nonostante una domenica che, con i suoi 29 gradi, pare il trailer dell’estate 2015, resta alto per larghi tratti: nei primi 20 minuti il Piacenza sembra avere più verve, grazie al buon gioco di Volpe e Mauri, che riescono a imbeccare i terminali offensivi Lisi e Bertazzoli. L’Este argina e riparte, affidandosi ai lampi di Rondon, lasciato libero di sbizzarrirsi con Rubbo, Turea e Fyda. Proprio l’esterno polacco Fyda abbandona il campo al 22’ per un attacco di dissenteria, cedendo il posto a Rampin. Al 23’, però, è il Piacenza a sfiorare il vantaggio: cross dalla destra di Zagnoni, Lisi improvvisa il colpo acrobatico e Lorello ringrazia il cielo per la traiettoria sibillina ma leggermente sbilenca che ne facilita la presa. Il portiere dell’Este se la vede brutta pure un minuto più tardi, quando il solito Lisi fa fuori Zoppelletto, ma non riesce a indirizzare il pallone all’angolino. La punizione di Rondon (altissima) chiude, di fatto, il primo tempo, mentre il traversone dello stesso fantasista per la testa di Lelj (52’) fa da prologo alla ripresa. L’Este, insiste con Rubbo, bravo a trovare la porta dalla distanza (para Di Graci), e Rampin (61’), che trova l’affondo sulla sinistra prima del colpetto di punta che non fa fesso l’estremo ospite. Tanta corsa e poche emozioni, invece, fino al 90’, quando Coraini prova lo spiovente senza fortuna. L’altra occasione, propiziata da Rampin, la sbaglia Diallo, che scarica verso la porta un destro fiacco da buona posizione. Si chiude così, con un pareggio che aggiusta la classifica a 67 punti il decimo campionato in serie D dell’Este. Domenica capitan Lelj e compagni affrontano l’Abano al Nuovo Stadio per il turno preliminare dei playoff (si comincia alle 16). Per la formazione atestina sarà la terza partecipazione agli spareggi.

Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Il presidente del San Paolo, Giuseppe Tramonti, è pronto alle definitive dimissioni: «L’anno prossimo, in eccellenza, si ripartirà da un progetto legato ai giovani. Alcuni genitori stanno provando a prendere in mano la società che dunque avrà un nuovo presidente ed un nuovo assetto». Prematuro, quindi, anche stabilire il nome dell’eventuale nuovo tecnico. Vito Antonelli ammette che il futuro è quanto mai incerto: «Non so niente di ciò che sarà l’anno prossimo, troppe incognite e situazioni da risolvere». Non resta che tracciare la linea sotto ad una stagione disgraziata: «Usciamo dalla categoria a testa altissima, sotto la mia gestione, durata cinque mesi, abbiamo racimolato 21 punti ed offerto prove di grande attaccamento alla maglia ed ai valori dello sport. Purtroppo, dopo un ottimo inizio, abbiamo subito un calo e ci siamo ripresi troppo tardi fino a dover subire la beffa della vittoria all’ultimo istante della Ribelle». Quello del giovane tecnico sembra proprio il passo d’addio, anche se non dovrebbero mancargli spasimanti: «Ringrazio tutto lo staff che ha lavorato con me in questi mesi, tutta gente che non ha visto l’ombra di un euro ma che ugualmente si è prodigata per onorare il campionato e dare tutto. Ringrazio i giocatori, la cui professionalità e umanità hanno permesso di sfiorare i playout contro ogni difficoltà». Quindi si toglie qualche sassolino dagli scarpini: «Altri non hanno avuto questa dignità, mi riferisco alla cordata olandese ed ai suoi emissari padovani, che hanno fatto continue promesse poi disattese, rendendo impossibile questa nostra annata». Così il dirigente accompagnatore Roberto Grego: «Onore a questi ragazzi che hanno lottato da soli, encomiabili sotto tutti i punti di vista». Capitan Caco è un sussurro: «Abbiamo dato tutto, al fischio finale sono crollato appresa la notizia da Scandicci. Purtroppo, nel calcio, la sportività non esiste più». Massimiliano De Mozzi è lanciatissimo verso i playoff: «A Este sappiamo che non sarà facile, sia noi che loro non abbiamo nulla da perdere. Oggi ho schierato la squadra per non correre rischi di infortuni e squalifiche, è andata come da programma». Il presidente Gildo Rizzato tiene ai rapporti di buon vicinato: «Dispiace per la retrocessione della Thermal» e poi si esalta per la sua squadra: «Stavolta hanno giocato due classe ’98, tre ’95 e due ’96, il progetto è ottimo e l’anno prossimo, comunque vada il playoff, sono tutti confermati nei loro ruoli». Sorpreso dai playoff? «Sapevo di aver costruito un’ottima squadra, fatta da bravi calciatori e uno staff tecnico all’altezza, non sono rimasto tanto sorpreso quindi».

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Capitan Caco che, disperato, si accascia al suolo dopo il triplice fischio, è l’immagine simbolo dell’Atletico San Paolo. Contro forze coercitive e soverchianti, nemmeno l’ardimento dell’eroe più fiero può stracciare la tessitura del destino, derisorio nel suo incidere incerto e mutevole, ancor più se si manifesta all’ultimo istante. L’Atletico retrocede in Eccellenza, a nulla è valsa la vittoria sull’Abano (0–1, rigore di Filippo Sambugaro), poiché intanto la Ribelle trovava a Scandicci (1-2 il finale) il classico gol al fotofinish contro una squadra che più niente aveva da cavare dal campionato. Fino a tre minuti dalla fine della regular season, mister Vito Antonelli era lanciato verso un miracoloso playout, poi la notizia che corre sul filo rosso degli smartphone arriva dalla Toscana ed ai padovani non resta che un immenso groppo in gola. Stagione disgraziata, quella del San Paolo, di nuovo martire a causa di una condotta societaria imbarazzante, con presidenti dimissionari, ma mai fino in fondo, e direttori sportivi che promettono cordate di facoltosi olandesi, davvero volanti, che avrebbero dovuto rilanciare la squadra e che invece sono stati segnalati a “Chi l’ha visto?”. In mezzo al marasma, la squadra e lo staff tecnico che non percepiscono spettanze da settembre e che hanno tentato di compiere il miracolo di arrivare almeno ai playout, impresa riuscita almeno fino a tre minuti dalla fine del campionato. E l’anno prossimo? Le luccicanti prove della juniores, avrebbero convinto alcuni genitori a formare una cordata per salvare la squadra e ricominciare dall’Eccellenza con i conti in regola. Nell’ambiente c’è fiducia che possa tutto risolversi per il meglio. Soffre di ben altri problemi, invece, l’unica squadra di Abano rimasta in serie D, almeno per ora. Retrocessa la Thermal, i cugini dell’Abano subiscono una dolcissima sconfitta di misura, ma più che il risultato, ieri contava evitare infortuni, squalifiche e lanciare qualche giovane in vista del playoff di domenica prossima ad Este. Missioni compiute. Girone oltre le aspettative e meritatissimo, quello degli aponensi, bravi nell’ottenere la salvezza con mesi di anticipo sulla tabella di marcia e, con la testa ormai sgombra, capaci di esaltarsi con una corsa che li ha condotti ad un sogno. Giusto per la cronaca: tra Abano e San Paolo finisce 0 – 1. Nel primo tempo, soltanto un incredibile Rossi riesce a tenere il pari, ma deve arrendersi al rigore messo a segno da Filippo Sambugaro concesso per fallo di Savio su Bianchi. La seconda frazione trascorre con gli smartphone in mano in direzione Scandicci – Ribelle.

Ore 12.50 – (Giornale di Vicenza) Era più rigore il primo o il secondo? Carmine Marrazzo arriva in sala stampa, ascolta e taglia corto: «Erano rigori tutti e due. E non lo dico io. Sul primo intervento, dopo avermi ammonito l´arbitro mi si è riavvicinato dicendomi di aver sbagliato, che il fallo c´era, e sul secondo il mio ex compagno di squadra Niccolini ha ammesso di avermi preso. Peccato, ci tenevo a lasciare la mia firma su questa sfida». Già, per giocare davanti a migliaia di persone bisogna salire tante categorie, eppure l´attaccante originario di Nocera Inferiore sorprende ancora tutti andando contro corrente: «Gran colpo d´occhio oggi, ma l´emozione che ho provato al “Granilli” di Piacenza me la porterò dentro per sempre. Ad oggi rimane insuperata e insuperabile». Schierato in campo al posto di Cozzolino, leggermente infortunatosi, e dello squalificato Peluso ha corso e fintato per tutti i 90´, tenendo i Biancoscudati sotto scacco assieme ai compagni. Ed è proprio questo che allarga il sorriso di Diego Zanin: «Abbiamo giocato bene, corti, cercando di non buttare via la palla. Siamo stati bravi anche nelle marcature preventive ed alla fine loro non hanno avuto vere occasioni da gol. Neppure il gol, di fatto un nostro regalo». Zanin non parla dei singoli, neppure degli assenti, si complimenta con i suoi per l´ennesima prova di maturità ma è già con la testa ai play off. Dove, da un pezzo, c´è pure il presidente Rino Dalle Rive: «Dovevamo fare bella figura e dimostrare che siamo concentrati e pronti per la nuova fase. I rimpianti? Cunico, Ferretto, Rondon, ma ora dobbiamo pensare a vincere le sfide che ci aspettano, altrimenti sarebbe un anno perso». Ed una beffa, dopo aver sempre respinto la corazzata biancoscudata.

Ore 12.30 – Le pagelle del Padova (Gazzettino): Petkovic 6; Bortot 5.5, Sentinelli 6.5, Niccolini 6, Salvadori 6; Nichele 6, Mazzocco 6 (Fenati sv); Ilari 5.5 (Dionisi 6), Cunico 6.5, Petrilli 5.5 (Amirante 6); Zubin 7.

Ore 12.20 – (Gazzettino) L’Altovicentino ha meritatamente raccolto i frutti della sua supremazia al 41’: discesa sulla destra di Gritti, rasoiata al centro, magistrale finta di Marrazzo a liberare Gambino che di prima intenzione, bruciando sul tempo Bortot, ha spedito la sfera in rete. All’intervallo Parlato, evidentemente non contento della prestazione dei suoi giocatori, ha ridisegnato la squadra: fuori i deludenti Petrilli e Ilari, dentro Dionisi e Amirante. Il tecnico si è quindi affidato al 3-4-1-2, abbassando Bortot sulla linea dei difensori, e per questioni puramente scaramantiche ha anche indossato, nonostante il grande caldo, il suo piumino portafortuna. Gli accorgimenti hanno prodotto quasi subito gli effetti sperati e al 9’ è arrivata la rete del pareggio. Dionisi si è conquistato una punizione sulla trequarti a pochi metri dalla linea laterale di destra. Perfetta l’esecuzione, evidentemente provata in allenamento: traiettoria a rientrare di Cunico e incornata vincente in corsa di Zubin, liberato da un paio di blocchi dei compagni, che non ha dato scampo a Logofatu. Rimessa la partita sui binari dell’equilibrio, il Padova ha di nuovo abbassato i ritmi. E l’Altovicentino è potuto uscire dal suo guscio. Pericolosa l’inzuccata di Gambino su azione d’angolo. Gli ospiti hanno poi reclamato il rigore (35’) per un contatto in area tra Sentinelli e Marrazzo: l’impreciso arbitro Scatigna ha però ravvisato una presunta simulazione dell’attaccante (ammonito). E sulla sfida dell’Euganeo è calato il sipario. Ora spazio alla poule scudetto, con il Padova che non nasconde le sue ambizioni tricolori. Gli avversari del girone eliminatorio sono Cuneo e Castiglione: domani il sorteggio.

Ore 12.10 – (Gazzettino) Non è arrivata la ventottesima vittoria stagionale, ma l’imbattibilità casalinga è salva. L’1-1 all’Euganeo con l’Altovicentino, di fronte a un pubblico numericamente già pronto per la Lega Pro, consente al Padova di chiudere il suo trionfale campionato ugualmente con il sorriso e di festeggiare la promozione con tutti gli onori. Troppo diverse le motivazioni tra le due squadre per sperare in una partita vera sul piano dell’intensità e della cattiveria soprattutto da parte dei biancoscudati, scesi in campo con le famiglie al seguito per ricevere l’applauso caloroso dei tifosi. E l’Altovicentino ne ha subito approfittato per mettere alle corde la capolista. Ad eccezione di un destro al volo di Ilari, che non ha inquadrato la porta, le azioni più pericolose del primo tempo sono state infatti tutte di marca ospite. Compatto il 3-5-2 predisposto da Zanin, con Gritti e Kicaj attenti a presidiare le corsie esterne in entrambe le fasi di gioco e la coppia di attaccanti sempre pronta a dare profondità alla manovra. Di contro il Padova non è mai riuscito a dare incisività alla sua azione, anche per la giornata di scarsa vena sia di Petrilli che di Ilari. Per due volte Sentinelli è riuscito a disinnescare in extremis le folate offensive degli ospiti, Petkovic è stato bravo in una uscita bassa su Pozza e lo stesso Pozza al 37’ è saltato quasi indisturbato nell’area biancoscudata, ma la sua deviazione aerea ha lambito il palo.

Ore 12.00 – (Gazzettino) Questo pubblico può aiutarvi in Lega Pro? «I tifosi hanno sempre visto la squadra sputare sangue fino alla fine, ci siamo dati soddisfazioni reciproche. Sognare in serie B? I soldi non sempre fanno l’obiettivo, si pensi al Carpi che è stato promosso in serie A». Poi è il turno di Bergamin: «Mi dispiace che il campionato sia finito dato che anche l’emozione di oggi (ieri, ndr) è stata straordinaria. Vedere un pubblico così numeroso ci ripaga di tutti gli sforzi che abbiamo fatto, lo prendo come punto di partenza per la prossima stagione. Vogliamo fare bene, troveremo difficoltà superiori, ma con dei tifosi così vicino le supereremo». Un flash dell’amministratore delegato Roberto Bonetto: «Ho ringraziato Dalle Rive per avere smantellato la sua squadra in inverno, ci ha dato una grande mano. L’anno prossimo? L’obiettivo è fare bene, certamente non penso di vincere il campionato, magari tra due anni. Lo stadio? Non ne parlo, sono cose delicate e particolari». Poco dopo fuori dalla sala stampa, proprio Bonetto si lascia andare a una battuta con Federico Dionisi, attaccante del Frosinone e fratello del biancoscudato Matteo, che quando era al Livorno è stato vicino ad approdare al Padova nell’ambito di un possibile scambio con Vantaggiato. «Quest’anno va in serie A, ma tra due-tre stagioni chissà», dice Bonetto sorridendo. Tornando ai biancoscudati, Zubin è salito a quota otto gol: «Lo dedico alla mia famiglia che era all’Euganeo per la prima volta. È stata un’emozione entrare in campo con i figli. Il mio futuro? Parlerò con la società, nel bene o nel male. Sono a disposizione, ma come si fa a non restare in una piazza così». Bortot è invece in prestito dal Bassano. «È ancora un punto interrogativo il mio futuro, ma mi piacerebbe restare».

Ore 11.50 – (Gazzettino) È agli sgoccioli la conferenza stampa di Carmine Parlato, quando entrano le sue figlie Isabella e Vittoria (indossano la maglia biancoscudata) portandogli una sorpresa, sotto lo sguardo della moglie che resta defilata in fondo alla saletta. È un collage di foto nei panni di tecnico del Padova, e parte un applauso dei presenti, mentre fotografi e telecamere immortalano la scena. Parlato dice solo con un sorriso «è un pensiero delle mie figlie e di mia moglie», mentre al presidente Giuseppe Bergamin (seduto in mezzo ai cronisti) gli occhi diventano lucidi per la commozione. Pochi istanti prima l’allenatore si era soffermato sui dati della stagione. «Ventisette vittorie, quattro pareggi e tre sconfitte sono numeri che ti portano a stravincere il campionato. Quasi sette mila tifosi? Loro sono stati quel qualcosa in più che ci ha portato a non mollare mai. Questo pubblico non è da serie D o Lega Pro, ma da serie B o A per la passione che ci mette. Il fatto di aver giocato al Padova e di vivere qui mi ha aiutato, e ho trasmesso ai ragazzi questa passione sin dal primo giorno di ritiro. Questo è un gruppo che ha fatto tantissimo, anzi è andato oltre. Tra un po’ tutto finirà e verrà un pizzico di malinconia». Ora però c’è la poule scudetto. «Dobbiamo dare il massimo e ci teniamo a farla al meglio, anche se affrontiamo squadre di un livello molto alto». Soffermandoci sulla partita, quale è stata la chiave? «Ho messo il giubbotto scaramantico (giù una risata generale, ndr). È solo una coincidenza che nell’arrabbiatura per come stavano andando le cose, l’ho indossato. Eravamo lenti nella gestione della palla, gli esterni erano prevedibili. All’intervallo ho detto ai ragazzi che erano da sostituire tutti, ma ne ho tolti solo due. Ho messo Amirante per dare una mano a Zubin e Dionisi perché mi serviva gamba». A questo punto salta su Bergamin che fa una domanda: come ha visto l’Altovicentino? «Presidente, non parlo mai degli avversari». E Bergamin: «Mi sembra però che abbia un bel attacco». Pronta la replica di Parlato. «Anche noi l’abbiamo».

Ore 11.40 – (Gazzettino) È stato accolto al suo arrivo in tribuna dal presidente Giuseppe Bergamin e dall’amministratore delegato Roberto Bonetto, al fianco del quale ha visto poi la partita. Stiamo parlando del patron vicentino Rino Dalle Rive che sull’accoglienza ricevuta commenta nel dopo gara: «C’è stima reciproca». E svela: «Ho avuto la conferma che hanno bisogno di forze nuove che diano loro una mano, altrimenti secondo me Bergamin e Bonetto non ce la fanno». E allora la domanda scatta automatica: dato che il Padova cerca soci, lei potrebbe essere interessato a entrare? «No, non posso, sono un uomo d’onore: ho creato l’Altovicentino, e o smetto o vado avanti lì». Poi Dalle Rive ammette la supremazia dei biancoscudati: «Abbiamo perso nettamente il campionato, loro erano molto più bravi di noi, onore al Padova». Anche se un cronista fa presente che quest’anno l’Altovicentino non ha mai perso nel doppio confronto diretto. «Se ci davano il primo rigore su Marrazzo che era netto, vincevamo. Ma alla fine non cambiava niente, era più giusto il pareggio. Il Padova è stato di molto superiore a noi durante l’anno e quando una squadra arriva staccata di 15 punti, non c’è niente da dire. Pensavo di giocarmela fino alla fine e invece siamo crollati, mentre i biancoscudati hanno fatto cose egregie nel girone di ritorno». Cosa non rifarebbe? «Non lascerei andare via Cunico, Ferretti e Rondon. Tre ragazzi che da soli hanno fatto quaranta punti l’anno scorso. Adesso speriamo di vincere i play off, altrimenti l’annata non è positiva». A qualche metro di distanza c’è Diego Zanin. «A parte il gol non abbiamo concesso nulla, abbiamo fatto un’ottima prestazione. Sapevamo che il Padova è forte nei calci piazzati e l’hanno sfruttato a dovere». Nella circostanza Zanin si è molto arrabbiato e ne spiega il motivo. «Abbiamo concesso la punizione con palla nostra sui piedi e se vuoi vincere con il Padova devi essere perfetto». Dove avete perso il campionato? «A febbraio, quando abbiamo perso dei punti commettendo degli errori. Se arrivi al termine del campionato con quindici punti di distacco, significa che qualcosa hai sbagliato in campo e anche nella gestione generale di alcune situazioni. Per lottare con il Padova dovevi essere sempre a mille». Il tecnico torna sulla partita: «Era già stimolante giocare qui, avevo chiesto tranquillità ai ragazzi e si sono comportati bene. Avevamo preparato questa gara in funzione dei play off, e adesso pensiamo a recuperare le energie».

Ore 11.30 – (Gazzettino) Renzo Tasso è impressionato dall’atmosfera: «Si respira un clima incredibile», mentre Alessandro Ferronato tesse le lodi all’attuale squadra: «Negli anni scorsi ho avuto modo di affrontare quasi tutti i giocatori e conosco il loro valore». L’allora capitano Andrea Bergamo vede molti punti in comune con quella esperienza: «L’unica differenza è che noi facemmo più fatica all’inizio perché c’erano giocatori che dovevano adattarsi alla categoria». Dan Thomassen sale sul palco due volte, dato che faceva parte di quel Padova, mentre Daniele Gastaldello, che con il Bologna lotta per la serie A, non rinnega le sue radici: «Senza il Padova non avrei potuto fare questa carriera». Presentata dalla vocalist Ladi Ellen, la squadra sale poi sul palco per la meritata passerella in un clima di goliardia, ma non senza messaggi d’amore. «Se abbiamo restituito il 10 per cento di quello che ci ha dato questa gente – dichiara capitan Cunico – abbiamo fatto il nostro dovere». Mattin intona i cori, Parlato e De Poli elogiano anche i protagonisti del campo. «A luglio – ricorda Roberto Bonetto – c’erano solo la nostra buona volontà e la disponibilità di tutti, che hanno operato per un pezzo di pane. Adesso possiamo dirlo – aggiunge – il nostro obiettivo era la promozione immediata, ma in Lega Pro non sarà una cavalcata. Il campionato è duro e impegnativo, noi ce la metteremo tutta, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto». «Se crediamo nelle cose – chiude il presidente Bergamin – il futuro sicuramente ci sorriderà».

Ore 11.20 – (Gazzettino) «Vorrei che questo campionato potesse continuare e la più grande soddisfazione è stata quella di essere riusciti a trasmettervi la nostra passione». Le parole pronunciate da Giuseppe Bergamin sul palco della festa degli ultras, davanti a oltre mille tifosi, evidenziano una volta per tutte il feeling tra il nuovo Padova e la piazza. La grande giornata biancoscudata si apre all’Euganeo dove, con oltre 6.500 presenti, si registra il record stagionale di spettatori. C’è spazio per pregevoli iniziative, come la partita del Football Veneto per i disabili e la consegna alla società del Padova da parte della squadra di detenuti Palla al Piede che ha disputato il campionato di Terza categoria, di una maglia autografata dai propri giocatori. Poi tutti al parcheggio sud per questa sorta di edizione straordinaria di “Appiani in Festa” e la cosa più bella, ma non è una novità, è vedere i calciatori sparsi in mezzo alla gente, per bersi una birra o scambiare due chiacchiere. Idem per allenatore, dirigenti e proprietà, con l’amministratore delegato Roberto Bonetto a godersi il momento fumando un sigaro. Ma c’è gloria anche per un’altra squadra, quella che nel 2001 conquistò la C1. «Sarò anche un po’ invecchiato – esordisce Paolo Antonioli quando ritrova i vecchi compagni – ma pure voi…».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Primo in tutto, anche confrontandosi con il proprio passato. Per il Padova si chiude un campionato a suon di record, a partire da quello del maggiore numero di vittorie ottenute in 105 anni di storia (27), superando il migliore dato precedente di 21 successi che risaliva alla stagione 1947-48 in serie B. Superata pure la migliore striscia di vittorie iniziali (otto) ed eguagliata per due volte quella in assoluto della squadra del 2000-01 che in C2 si era proprio fermata a quota otto successi. Un record eguagliato pure per Carmine Parlato, quello del maggior numero di punti conquistati nei campionati di serie D da lui vinti. Con il pareggio di ieri è arrivato a quota 85 come l’anno scorso con il Pordenone. E nel girone D la squadra ha letteralmente sbaragliato il campo, in primo luogo con il migliore attacco (77 reti), per un’impressionante media di 2,26 a gara. In extremis ha pure staccato la Sacilese in vetta alla classifica della migliore difesa con 30 gol al passivo. La media punti ottenuta (2,5 a gara) dirotta i biancoscudati al primo posto di tutte la categorie dalla serie D alla serie A e un altro dato rende l’idea sul dominio assoluto da parte di Cunico e colleghi. In 31 giornate su 34 di cui 20 in solitaria e 11 a pari merito, la squadra è stata al primo posto. CACCIA ALLO SCUDETTO. Messa in archivio la vittoria del campionato, ora la squadra punta a ripetersi a livello nazionale, misurandosi con le prime classificate degli altri otto gironi. La poule scudetto inizierà domenica prossima, con i triangolari di qualificazione. Il Padova si misurerà con le vincitrice del girone A (Cuneo) e B (Castiglione), in gare uniche (una in casa e una in trasferta) in programma anche mercoledì 20 e domenica 24. Domani si svolgerà il sorteggio per definire il dettaglio di queste gare. Le tre vincitrici dei triangolari e la migliore seconda si affronteranno poi in partite secche in campo neutro il 28 maggio (calci di rigori in caso di parità al 90′), che designeranno le due qualificate alla finale del 30 maggio, sempre in campo neutro e con medesimo regolamento, con diretta tv su Raisport. Tutte le gare, salvo cambiamenti, inizieranno alle 16.

Ore 10.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Grazie per le emozioni regalateci. Lega Pro? Con 5-6 pedine nuove…”) I padovani alla guida della società sono la prima garanzia che la strada intrapresa è quella giusta. Hanno idee, programmi, filosofie che collimano con molte esigenze della piazza. C’è un clima vorremmo dire meraviglioso (ma forse esageriamo) che si respira quando si entra all’Euganeo, da cui – incredibile a dirsi, ma è accaduto pure questo – non è mai volato un fischio all’indirizzo dei singoli, sia che giocassero sia che fossero in panchina. Ieri non ci saremmo aspettati che l’ultimo artefice di una promozione altrettanto storica – quella dalla serie C alla B, nel giugno 2009 – si presentasse in tribuna quasi urlandoci: «Ma è proprio cambiato tutto, qui!». Già, Totò Di Nardo, che a Busto Arsizio ci aveva fatto sobbalzare dalla sedia con la sua doppietta alla Pro Patria, era lì, curioso di capire come abbia fatto il Biancoscudo a risorgere. E con lui c’erano pure Fulvio Fellet e “Cina” Pezzato, volti di un passato all’Appiani che nessuno mai scorderà ma che idealmente si avvicinano ai ragazzi di oggi, solidi e compatti come lo erano quei giocatori. Adesso abbiamo la poule scudetto davanti e la vivremo come dev’essere vissuta: con partecipazione, interesse, passione, ma senza esasperazioni. Se dovesse andar bene, avremo un motivo in più per festeggiare, altrimenti pazienza. Ce ne faremo una ragione con equilibrio e compostezza, convinti come siamo che il regalo più bello ci sia già stato recapitato. Lecito chiedersi come sarà l’organico del Padova di terza serie. Una speranza la coltiviamo: che la preparazione e l’intelligenza di chi guida la società porti a compiere scelte oculate. Gli esempi di Carpi e Frosinone in serie B insegnano: è su un gruppo storico che si creano i cicli vincenti, non facendo stravolgimenti. Per cui ci piacerebbe – è solo un desiderio, sia chiaro – che molti di questi giocatori venissero confermati. Potrebbero bastare 5-6 nuove pedine al massimo (e non ce ne vogliano i difensori, ma dietro bisogna intervenire) per confezionare una buona rosa di Lega Pro. E sui “vecchietti” Cunico e Zubin un pensierino in più lo faremmo: si sono rilanciati entrambi e sono due ottimi uomini-spogliatoio. Volete proprio che non abbiano più fame?

Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Grazie per le emozioni regalateci. Lega Pro? Con 5-6 pedine nuove…”) Anche l’ultima passerella, dopo l’ennesimo risultato positivo, ha seguito il copione già noto: tutti in campo, con figli, grandi e piccoli, e sfilata sotto la Tribuna Est e la “Fattori”, cuori pulsante del tifo biancoscudato. Che belle immagini, quelle che ci sono scorse davanti agli occhi, di un Padova festante e gioioso che ha abbracciato, ancora una volta, la sua gente, finalmente sorridente e in pace con se stessa, venendone ricambiato con un profluvio di cori, applausi, sorrisi e, mettiamocele pure perché si sono viste rigare tanti volti, lacrime. Non avremmo mai immaginato che il calcio potesse arrivare a tanto, e invece è successo, alla faccia di chi continua a denigrare lo sport più bello e popolare che ci sia, l’unico che riesca davvero a coniugare passione ed orgoglio, facendo palpitare migliai di cuori, allo stadio e fuori di esso. L’abbiamo già ricordato, ma l’immagine-simbolo di questa promozione, che segna il ritorno di una piazza storica nel calcio professionistico, sono le frotte di bimbi che corrono a perdifiato sul tappeto verde dell’Euganeo, accanto ai loro papà, sudati e stanchi ma protagonisti a tutto tondo di un risultato che non era assolutamente scontato, come in molti adesso vorrebbero far credere. c’è stato tanto lavoro, di testa e di fisico, per guadagnarsi al primo colpo, il diritto di rientrare in un consesso più adeguato al blasone che si rappresentava, eppure nulla era scontato. Non basta chiamarsi Padova, anzi Biancoscudati Padova, per pensare che le gerarchie siano stabilite per grazia divina o, peggio, che gli avversari ti spalanchino le porte con naturalezza disarmante. Nossignori, non è così e il risultato, anzi il trionfo, di quest’anno è e rimane straordinario proprio perché erano tanti i problemi da affrontare, e superare, ripartendo da zero in tutto, non solo sul campo. Bisognava tessere una rete di rapporti ex novo, anche e soprattutto con le istituzioni, il mondo economico e produttivo locale, i vertici della Figc. Credibilità e umiltà: ecco le due leve su cui è poggiata la fortissima volontà di Bergamin e Bonetto, di De Poli e Parlato, dei giocatori, e di una tifoseria mai così compatta e unita, di riprendersi il maltolto e di ricominciare un percorso che avrà il suo sbocco definitivo solo con il ritorno in serie B (quando ci sarà, ovvio), ma non avendo più nulla a che vedere con le gestioni del passato.

Ore 10.30 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 6; Bortot 6, Sentinelli 5.5, Niccolini 6, Salvadori 6; Nichele 6.5, Mazzocco 6 (Fenati sv); Ilari 5.5 (Dionisi 6.5), Cunico 6.5, Petrilli 5.5 (Amirante 6); Zubin 7.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) L’occasione migliore capita ancora agli ospiti con Pozza, che svetta più in alto di tutti su corner, sfiorando il palo di testa (37’). Il Padova non riesce a reagire e al 41’ va sotto. Pregevole la combinazione che porta al cross Gritti, con Marrazzo che fa il “velo” favorendo l’inserimento di Gambino, lesto a concludere al volo, in girata, dai 12 metri, infilando Petkovic. Reazione. Il Padova rientra negli spogliatoi dopo un primo tempo decisamente sotto tono e così Parlato decide subito di cambiare le carte, cambiando due pedine già ad inizio ripresa. Amirante e Dionisi prendono il posto di Petrilli e Ilari con i Biancocudati che cambiano anche modulo, passando ad un inedito “3-4-1-2”. Il centravanti ligure affianca Zubin in avanti, mentre Dionisi si sistema largo a destra, con Salvadori dalla parte opposta e Bortot che si allinea agli altri due centrali. Mossa che dà i suoi frutti praticamente al primo affondo dopo 8’: Cunico batte un calcio di punizione tagliato dalla destra, Zubin stacca sopra a tutti a pochi passi dalla porta e realizza il pareggio di testa. L’Euganeo esulta, la partita cambia faccia e si fa tesa, vibrante, anche nervosa. I giocatori da ambo le parti non si risparmiano qualche colpo proibito, mentre Gambino al 16’ di testa sfiora il raddoppio. Tre minuti più tardi è, invece, Cunico, dopo una combinazione con Zubin, a calciare alto dal limite. Al 25’ Salvadori trova lo spazio per il tiro, con Logofatu che respinge di pugno. Pian piano la partita si spegne e, anche se le due squadre provano a far gioco sino alla fine, non succede più nulla, se si eccettua un rigore invocato da Marrazzo per chiusura a sandwich da parte di Sentinelli e Niccolini (e forse c’era, l’ammonizione è parsa eccessiva), l’autogol sfiorato da Niccolini al 43’, nel tentativo di anticipare ancora Marrazzo. Finisce 1-1 e l’Altovicentino resta l’unica squadra a non aver mai perso con il Padova. Magrissima consolazione, visto che a conti fatti chiude al secondo posto con 15 punti di ritardo rispetto ai Biancoscuduti, dominatori del campionato.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Festa riuscita in pieno, anche senza la vittoria. Il Padova pareggia (1-1) contro l’Altovicentino mantenendo l’imbattibilità stagionale dell’Euganeo, con Parlato che eguaglia il record dello scorso anno con il Pordenone, centrando quota 85 punti. E anche se non arriva il successo, fa niente, lo stadio è in festa e canta “vinceremo il tricolor” al termine di una partita dai due volti, con i Biancoscudati che faticano e vanno sotto nel primo tempo, prima di riacciuffare i rivali, con Zubin, ad inizio ripresa. Passerella. L’atmosfera, ovviamente, è di giubilo. La Tribuna Fattori espone la propria coreografia, mentre dalle casse dell’altoparlante parte l’inno “Ma quando torno a Padova”, che accompagna l’ingresso in campo dei giocatori. Ma ad entrare in campo seguendo l’arbitro non sono solo i titolari: anche i panchinari e quelli in tribuna, lo staff tecnico, gli accompagnatori, tutti mano nella mano con i propri figli, a formare una lunga coda all’altezza del centrocampo. Al fischio d’inizio torna la “formazione-tipo”, con Sentinelli e Niccolini centrali difensivi, Nichele a centrocampo e Zubin unica punta nel “4-2-3-1”. La partita è subito viva, l’Altovicentino si schiera con il “3-5-2”, ma non resta in attesa e, dopo due tiri sballati dalla distanza, all’11’ Gritti riesce ad arrivare sul fondo e a mettere in mezzo un pallone radente che attraversa tutta l’area di rigore senza però trovare alcuna deviazione vincente. Ilari risponde con un destro alto un minuto dopo, ma nella parte iniziale dei primi 45’ il Padova non riesce mai a liberarsi per il tiro. La partita si mantiene su ritmi piacevoli, anche se, forse complice il grande caldo, nessuna delle due squadre trova l’accelerazione decisiva. Sentinelli e Niccolini hanno il loro bel daffare nel tenere a bada Gambino e Marrazzo, con le buone o con le cattive. Così l’unica volta in cui Marrazzo riesce a liberarsi, colpisce di testa da centroarea ma non inquadra la porta al 33’. Dalla parte opposta, però, Zubin appare spesso troppo solo, Cunico si muove molto ma ha sempre uno sciame di avversari attorno, mentre i due esterni riescono raramente ad arrivare sul fondo.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) «E la ragione è semplice: questa squadra è stata salvata per i capelli dopo un’estate nera per la sua tifoseria, e per farci rendere al top è stato sufficiente rendersi conto che non avremmo potuto in alcun modo deludere questa città. Signori, non siamo nemmeno di fronte ad un pubblico da Lega Pro: al di là dei numeri, per la passione, per il cuore e per l’amore che ci mettono, questi tifosi meritano almeno la serie B». In vista della Lega Pro, vi siete presi una bella responsabilità con questa gente. Come vede il futuro? «Lotta, corri, suda, e ti inciteranno sempre. Può capitare di perdere qualche partita, ma se hai dato il massimo uscirai sempre dall’Euganeo tra gli applausi. Io sono convinto che questo pubblico entrerà nel cuore dei giocatori com’era successo a me quando ero al posto loro: saranno trascinati ancora di più, ma dovranno mantenere la lucidità. Ricordiamoci, poi, che i soldi da soli non fanno l’obiettivo. Spendere tanto non significa vincere». Venendo alla partita, dopo il primo tempo si è messo il giubbotto. È stata quella la svolta della gara? «Eravamo stati un po’ lenti nella gestione della palla e prevedibili sugli esterni d’attacco: ci sono stati alcuni spunti, ma non la partita che avrei voluto vedere, e nella ripresa ho cercato la parità numerica in mezzo al campo per attaccarli più alti e maggiore fisicità davanti a supporto di Zubin». Cos’ha detto alla squadra nell’intervallo? «Che se avessi potuto, li avrei sostituiti tutti e undici, visto che stavano giocando con il freno a mano tirato». E adesso? «Chiudiamo una competizione e ne apriamo un’altra. Ci aspetta la poule scudetto, nel giro di due partite dobbiamo dare il massimo e giocarcela bene: affrontiamo squadre di livello molto alto e dobbiamo prepararci al meglio».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il colpo di teatro, stavolta, l’hanno fatto a lui. Non se l’aspettava, non pensava che sarebbero state tanto coraggiose da farlo emozionare pubblicamente. E invece le tre donne di Carmine Parlato, le figlie Isabella e Vittoria insieme alla moglie Alessia, dopo la gara in sala-stampa gli hanno fatto la sorpresa più bella. Un quadro con tutte le immagini più significative della sua straordinaria cavalcata: le vittorie, le esultanze, le gioie ottenute sul campo. Sono state proprio loro a portarglielo quando ormai la chiacchierata con i giornalisti volgeva al termine. Una sorpresa vera per lui, il tecnico dei record, ma anche per tutti i presenti: il presidente Bergamin si è quasi commosso, mentre dal resto della sala-stampa è partito un applauso spontaneo. Eccola, la grande forza del tecnico biancoscudato: il supporto continuo e presente della famiglia. Anche grazie a loro, le sue tre donne, Parlato ha saputo costruire una stagione magica e tenere salda la concentrazione durante un anno lungo e difficile. Non è riuscito, nell’ultima gara con l’Altovicentino, a superare il suo record pordenonese, ma perlomeno ha eguagliato se stesso, in termini di punti (85) e di gol fatti (77). «Qualcosa di straordinario», ammette il mister. «Ogni campionato è una storia a sé, ma fare questi numeri vuol dire avere stravinto. Ed è una sensazione straordinaria: grazie a tutti». Settemila persone vi hanno reso il giusto merito. Che sensazione è stata? «Il nostro pubblico è sempre stato capace di tirarci fuori quel qualcosa in più, quello che ci ha portato a farci dare sempre il massimo e a non mollare mai».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Il più giovane e il più anziano. Tra i protagonisti di Padova-Altovicentino ci sono senza dubbio Emil Zubin e Tommaso Bortot, separati da ben vent’anni di differenza. Ma in campo i 37 anni di Zubin non si sono proprio visti, anzi. Il centravanti istriano, oltre al gol, è stato forse uno dei giocatori che ha corso di più. «Il segreto? La birra», scherza Zubin, brindando all’ottavo gol in campionato. «Se conto anche le due reti segnate con la maglia del Pordenone sono già arrivato in doppia cifra anche in questa stagione, ma mi piacerebbe fare cifra tonda anche con la maglia del Padova e spero di riuscirci nelle prossime partite di poule scudetto». Il suo colpo di testa ha evitato quella che sarebbe stata la prima sconfitta in casa del Padova. «Non volevamo perdere in alcun modo e non sarebbe stato giusto. Loro se la sono giocata, volevano dimostrare il proprio valore. Il gol è arrivato su uno schema studiato in allenamento, avevamo preparato bene anche questa partita». Zubin non si sbilancia sul suo futuro e nega di aver ricevuto offerte proprio dall’Altovicentino per la prossima stagione: «Non ho sentito Dalle Rive, così come non ho sentito nessuno. Adesso pensiamo alla poule scudetto, poi vedremo. Parlerò con la società, mi piacerebbe restare a Padova, ma se così non fosse, continuerò comunque a giocare. Mi ero esibito tante volte davanti a 7.000 o più spettatori, ma sempre da avversario. L’Euganeo mi ha regalato una grande emozione, soprattutto perché sono entrato in campo con i miei figli e il gol è dedicato proprio alla mia famiglia, che per la prima volta quest’anno è venuta a vedermi». Emozionato anche Bortot: «Il momento più intenso è stato ricevere il tributo del nostro pubblico a fine partita», confessa il terzino. «Spero che questa stagione possa essere per me un trampolino di lancio. La piazza è fantastica, c’è una grande società e ho feeling con compagni e allenatore. Non ho ancora parlato con il Bassano, ma mi piacerebbe restare a Padova anche il prossimo anno».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Onore agli avversari e un arrivederci forse già alla prossima stagione. Il presidente dell’Altovicentino, Rino Dalle Rive, che ha seguito la partita dalla tribuna d’onore seduto al fianco dell’amministratore delegato del Padova Roberto Bonetto, rinnova i suoi complimenti agli avversari: «Ho visto una partita ben giocata ed equilibrata, ma per il resto del torneo non c’è stata storia», ammette. «Il Padova ha dominato e meritato senza dubbio la Lega Pro. Faccio i miei migliori auguri alla squadra per la prossima stagione, questa società se lo merita, e spero che qualche altro imprenditore possa aiutare Bergamin e Bonetto». Quel qualcuno può essere Dalle Rive? «No, anche se il mio obiettivo è arrivare in Lega Pro, magari anche dalla prossima stagione. Le strade sono molteplici, qualche società in Lega Pro potrebbe pure cedere il titolo sportivo». Il presidente conferma quindi le “voci” diffusesi negli ultimi giorni e che lo vedono impegnato a trattare con Diquigiovanni il titolo sportivo del Real Vicenza in Lega Pro.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Il “Rulo” Ferretti s’improvvisa oste e si mette a spinare birre, Busetto si prende simpaticamente del “veneziano” da alcuni tifosi. Tra bandiere, maglie e sciarpe è tutto un bianco e rosso. Verso il futuro. Insieme al Padova di Parlato ci sono i protagonisti della promozione del 2001: Gastaldello, Bergamo, Tasso, Ferronato, Antonioli, ma pure Thomassen, l’unico che c’era allora e c’è anche oggi. Alzano al cielo la maglia di “Maci” Ossari, giocatore di quel Padova scomparso tragicamente nel 2002, accompagnati dal lungo applauso dei tifosi. Poi arriva il momento degli eroi di oggi: uno ad uno salgono sul palco, accompagnati da un’ovazione generale. I più acclamati sono sempre loro: Ferretti, Cunico, Sentinelli, Amirante, ma di affetto ce n’è davvero per tutti. «Siamo partiti con tanti punti di domanda, e alla fine siamo stati all’altezza della storia di questa piazza», prende la parola capitan Cunico. «Come squadra speriamo solo di avervi ridato almeno il 10% di quello che avete dato a noi». Il più grande applauso, però, è per mister Parlato, per Bergamin e Bonetto. «Adesso arriva il bello», ammette il mister. «Questa stagione mi lascia la soddisfazione di aver ricevuto la vostra fiducia», conclude il patron, «e il futuro ci sorriderà». Il futuro, appunto, è vicino. Ma con questa passione potrà essere di sicuro un successo.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Le note degli Oasis, cori, fumogeni e fiumi di birra accompagnano la celebrazione massima dell’orgoglio biancoscudato. È come tornare ad otto mesi fa: era un caldo pomeriggio d’estate quello che accoglieva il nuovo Padova alla sua prima uscita pubblica, nel bel mezzo del ritiro pre-campionato di Asiago. Lì, di fronte ai quasi 1.500 tifosi accorsi sull’Altopiano per una semplice amichevole, Padova aveva capito che nulla sarebbe stato come prima: troppo forte l’amarezza per la morte del vecchio Biancoscudo, ma troppo forte anche la sfrenata voglia di rinascere. Otto mesi dopo, eccoli qui, tutti insieme come allora: giocatori e tifosi, a far festa come se tutto questo fosse la normalità. Ma no, non lo è e non lo sarà mai: di mezzo ci sono un campionato stravinto e un affetto tra città e squadra rinato più forte che mai. Il lungo abbraccio. Dopo la partita con l’Altovicentino, nella piccola porzione di parcheggio allestita dagli ultras a fianco del Palaindoor, compaiono i protagonisti di una cavalcata epica. Ci sono proprio tutti: i giocatori, con fidanzate, mogli e figli, fratelli e parenti giunti da ogni dove per il commiato – solo momentaneo, visto che c’è uno scudetto ancora da conquistare – tra la città e la squadra. Il padre e lo zio di Marco Ilari sono giunti apposta da Roma, Federico Dionisi, fratello di Matteo, si è fermato dopo la partita del suo Frosinone a Cittadella forse per assaporare quel clima di Padova che, tre anni fa, avrebbe potuto sentire sulla sua pelle se il calciomercato non gli avesse fatto prendere altre strade.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Cuneo, Castiglione e Padova: saranno queste tre squadre, le vincitrici rispettivamente dei gironi A, B e C, a giocarsi l’accesso alle semifinali degli spareggi-scudetto, che partiranno domenica prossima con il triangolare del Nord della serie D. Domani a Roma si svolgerà il sorteggio che stabilirà quali saranno le due protagoniste della prima gara, in programma domenica 17 maggio alle ore 16. Successivamente si procederà così: la perdente della prima sfida tornerà in campo mercoledì 20 contro la terza squadra (ferma pertanto domenica), la vincente invece riposerà, per poi disputare la sua seconda partita domenica 24. Accedono alle semifinali le prime classificate dei tre triangolari e la migliore seconda. La fase finale, in programma tra il 28 maggio (semifinali) e 30 maggio (finale), si disputerà in una sede unica e in campo neutro, ancora da stabilire. Dopo Rimini, Castiglione, Lupa Castelli Romani, Fidelis Andria, Akragas e Maceratese, le ultime due squadre che mancavano all’appello per la salita in Lega Pro sono state designate ieri: si tratta, appunto, del Cuneo, primo nel girone A davanti al Sestri Levante, e del Siena, che ha vinto il girone E davanti al Poggibonsi.

Ore 08.40 – Poule scudetto – Girone Nord: Cuneo, Castiglione, Padova. Girone Centro: Siena, Rimini, Maceratese. Girone Sud: Lupa Castelli Romani, Fidelis Andria, Akragas.

Ore 08.38 – Serie D girone C, la classifica finale: Padova 85, AltoVicentino 70, Sacilese 62, Belluno 59, ArziChiampo 56, Union Pro 55, Clodiense 49, Montebelluna 47, Union Ripa La Fenadora 45, Fontanafredda 44, Legnago 43, Tamai 41, Giorgione 38, Dro 35, triestina 34, Kras Repen 33, Mori S. Stefano 19, Mezzocorona 12.

Ore 08.36 – Serie D girone C, i risultati della trentaquattresima ed ultima giornata: ArziChiampo-Union Pro 1-2, Belluno-Montebelluna 1-1, Clodiense-Kras Repen 1-2, Dro-Sacilese 2-3, Fontanafredda-Mori S. Stefano 5-1, Giorgione-Union Ripa La Fenadora 2-3, Legnago-Triestina 1-2, Mezzocorona-Tamai 0-6

Ore 08.34 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.32 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 10 maggio: pareggio tra Padova ed AltoVicentino, l’1-1 consente ai Biancoscudati di mantenere i 15 punti di vantaggio e l’imbattibilità casalinga.




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