Live 24! Padova, giorno di riposo dopo il “super-lavoro” di Pieve di Cadore. Ma sul mercato qualcosa si muove…

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Ore 22.10 – (Il Piccolo) Al suo arrivo sulla panchina dell’Unione Triestina 2012, fra gli obiettivi che si era prefisso Cristiano Masitto c’era quello di riuscire a costruire una squadra con una precisa mentalità, quella di cercare la vittoria fino al fischio finale, in qualsiasi circostanza e contro chiunque. Forse è proprio per questo che il tecnico è particolarmente soddisfatto dopo il pareggio con il Mestre nella prima amichevole stagionale, giocata sabato a Mogliano Veneto. L’Unione 2012 in effetti, pur non brillantissima nel corso della partita, ha reagito allo svantaggio e cercato il successo con insistenza anche nei minuti finali, una volta raggiunto il pareggio. «Io direi innanzitutto che è stato un buon test – afferma Masitto – contro una squadra ben organizzata che era già alla sua terza amichevole, e quindi più avanti di noi. Ovvio che c’è da lavorare, ma sono contento per quanto fatto vedere dai ragazzi, perché ho già visto l’impronta della mentalità che voglio, quella di lanciarsi fino all’ultimo alla ricerca del risultato». Non va dimenticato, inoltre, che questa squadra è quasi interamente nuova, con tanti giocatori che devono ancora amalgamarsi fra loro: «Infatti era un test per conoscersi meglio fra tanti nuovi – dice il tecnico – molti dei quali giovani. Ho avuto risposte buone, altre meno, ma direi che per essere la prima uscita dopo una sola settimana di lavoro, ho visto più di quello che mi aspettavo». Naturalmente Masitto ammette che di lavoro ce n’è ancora molto da fare: «Assolutamente sì, ed è normale che sia così. Bisogna limare soprattutto alcune sfumature sulle quali bisogna stare più attenti, anche se gli equilibri ci sono stati. Abbiamo preso gol solo su palla inattiva, anche se abbiamo sbagliato nel creare la punizione e commesso poi un errore anche in barriera. Però poi la squadra è stata brava a fare gol e continuare ancora ad attaccare fino alla fine. Abbiamo preso due pali, una traversa, ma qui non contava certo il risultato. Mi è piaciuta molto la voglia che ho visto di voler andare a vincere». Masitto assicura di aver avuto buone risposte anche sul piano della tempra agonistica, anche se non vuol parlare di singoli: «Non mi piace l’io, sono per il noi e per una squadra compatta. I ragazzi si stanno impegnando al massimo – dice l’allenatore – in campo non si è vista la differenza di preparazione. Il carattere c’è, la voglia di fare anche, è la buona partenza di una stagione in cui vogliamo fare bene ma sempre con grande umiltà e con i piedi per terra, perché siamo tutti nuovi. Bisogna pensarla tutti nella stessa maniera e abbiamo iniziato a farlo». Ma la rosa della Triestina 2012 è già completa? Masitto ammette che manca ancora qualcosina, anche se si ritiene già soddisfatto: «Sono contento degli elementi a disposizione, manca ancora un esterno basso a sinistra per dare respiro agli altri, e poi qualche centimetro in più in mezzo al campo. Tutte cose che il direttore sa e su cui si sta lavorando. Ho anche molti giocatori che possono giocare in più ruoli, e loro sanno che giocherà chi dà il massimo e garantisce equilibrio e voglia sul campo alla domenica».

Ore 21.50 – (Messaggero Veneto) Il tempo dei play-off, e del calcio-spettacolo, è finito. E va messo alle spalle senza nostalgia: la Sacilese è ripartita con una nuova vera, all’insegna del low-cost e dei giovani. La squadra ha già alle spalle una settimana di allenamenti e la società è pronta già a metabolizzare il nuovo spirito e gruppo, fatto di giocatori in cerca di rilancio e dei tanti giovani del vivaio. L’obiettivo, alla fine, sarà mantenere la serie D: l’attuale proprietà – la famiglia Presotto – se è rimasta (almeno sinora) lo ha fatto per spirito di appartenenza al territorio e senza voler spendere come in passato. Non a caso ha cercato di vendere la società ed è sempre sull’attenti se circolano possibili acquirenti. Nuova linea. Insomma, è una Sacilese 2.0. I Presotto, quando iniziò la loro avventura in sella al club (2009), salirono subito in C2, ottenendo la salvezza (2010). Una volta scesi (2011) hanno sempre costruito un team da quartieri alti in serie D. Ora la musica è un’altra: la squadra, affidata a Vinicio Bisioli, oltre a essere un cantiere aperto sarà più “operaia”. Non tanto per la filosofia di gioco, un 4-3-1-2 o 4-3-3 di stampo offensivo, quanto per il pedigree dei giocatori: in porta, Bazzichetto (acquisto ufficioso), tornato dopo una sola stagione, vuole riscattare l’annata in Lega Pro col Pordenone; Giacomini, in difesa, cerca di tornare ad alti livelli dopo essere stato ai box da gennaio dopo l’esperienza in serie A romena; Villanova, trequartista, punta a ripartire dopo aver rescisso il contratto con l’Atalanta; Canzian, terzino, che vuole lasciarsi alle spalle l’annata difficile col Mezzocorona. Al fianco dei tanti giovani di proprietà – Grion, Craviari, Peressini, Pederiva – c’è dunque un gruppo di elementi che ha ambizioni di ritornare in un certo giro, ma di certo non di primissima fascia. Può essere un bene, a ogni modo. Sogni. Anche perché tutti, in questo quadro, partono privi di ogni tipo di pressione. Salvarsi è già una grande cosa, anche se ci sono diverse società in situazioni simili: il modello, a proposito, è il Montebelluna, che si salva da anni con una squadra ricca di giovani affiancati da qualche giocatore esperto. A proposito, il ds Fiorin, uno dei pochi rimasti dall’anno scorso, punta a due elementi in grado di dare una robusta iniezione di qualità: per la mediana il sogno è Andrea Migliorini, per l’attacco Denis Maccan, entrambi ex Pordenone. Per ora l’offerta non corrisponde alla domanda, ma l’uomo-mercato non si spaventa perché sa che c’è ancora tempo prima della chiusura del mercato (quando le pretese si abbasseranno, se si è senza squadra). Nel frattempo, la nuova Sacilese si potrà vedere all’opera mercoledì, quando al XXV aprile alle 18.30 arriveranno i cugini del Pordenone. Sarà la prima vera uscita: dopo, l’11 agosto, sarà la volta della visita del Venezia, atteso l’11 agosto di rientro dal ritiro di Piancavallo. Test con rivali di prestigio, che richiameranno pubblico allo stadio e qualche euro in più del solito nelle casse sociali: in un momento così, serve anche questo.

Ore 21.30 – (Gazzettin, edizione di Belluno) Ciao e grazie. Francesco Posocco è un giocatore della Spal. Ieri sera, contro il Rende per il primo turno di Coppa Italia, il biondo ormai ex gialloblù era in tribuna (tempi tecnici per il tesseramento), ma mister Semplici ha deciso, si è convinto delle bontà delle qualità del ragazzo vittoriese e ha chiesto alla società di fargli firmare il suo primo contratto tra i professionisti. Niente ritorno a Belluno dunque, Francesco si è conquistato una possibilità nel calcio che conta e se la giocherà per provare a restarci. E il Belluno? Come assicurato da Vecchiato nei giorni scorsi non tornerà (per il momento) sul mercato, studierà i suoi giovani e solo se sarà essenziale tornerà tra le bancarelle delle occasioni. In compenso, nel frattempo, brinda al «suo» ennesimo giovane che ha spiccato il volo. «Sono felicissimo – assicura Posocco a poche ore dal fischio d’inizio della prima ufficiale della sua nuova squadra – devo ancora conquistarmi tutto, vedremo come si sviluppa la situazione, ma il primo obiettivo è stato raggiunto: sono tra i professionisti. È stata una preparazione molto dura, faticosa, ma non ho mai avuto problemi e ho sempre lavorato sodo. Sapere che ha portato i suoi frutti è una grande soddisfazione». Possibilità che prima della fine dell’estate ti girino in prestito? «No, questo no. Non credo, non me ne hanno parlato». Cosa ti ha detto il tuo nuovo mister confermandoti? «Che sarei rimasto, che era contento di avermi in gruppo. Per riuscirci ho dovuto cambiare ruolo, ma va benissimo così. Fin da subito infatti il mister mi ha visto come quinto del centrocampo a 5 nel suo 3-5-2 e in queste settimane mi sono adattato alla nuova posizione seguendo i suoi consigli. Vedrò meno la porta, certo, ma quella che vedrò sarà in Lega Pro». Come lasci Belluno? «Consapevole di aver vissuto un’esperienza straordinaria, che mi ha fatto crescere. Se sono qui è grazie al Belluno e grazie al mister Vecchiato. Lascio un gruppo bellissimo, compagni con cui ho legato fin dal primo giorno e che hanno saputo darmi consigli preziosi che porterò per sempre con me. Quando giocavo in coppia con il Cobra ho imparato tanto, ne farò tesoro». Il più bel ricordo? «Il 3-0 contro l’Altovicentino in cui ho segnato il 2-0. Quello sarà per sempre il mio Belluno». Addio o arrivederci? «E chi lo sa… Adesso penso a giocarmi al massimo questa opportunità, questa stagione. Poi vedremo». Obiettivi? «Fare un buon campionato». Non credi che Belluno sia riuscita a godere solo in parte il vero Posocco? «È vero, dopo un ottimo avvio ho avuto un calo, per poi riprendermi nel finale di stagione. Cosa che tra l’altro mi era già successa a Vittorio Veneto. Mi dispiace, ma 5 gol a parte credo di poter dire di aver contribuito alla splendida annata gialloblù». Indubbiamente. In bocca al lupo, biondo.

Ore 21.10 – (Alto Adige) Dire che la situazione sia ingarbugliata potrebbe sembrare un eufemismo. Quella appena iniziata sarà una settimana decisiva per conoscere i definitivi organici della Lega Pro. Domani si terrà a Roma il Consiglio Federale dove saranno esposti i provvedimenti adottati per l’assegnazione dei posti vacanti per i campionati che avranno inizio il prossimo 6 settembre. Al momento le squadre regolarmente iscritte sono cinquantadue, quantità numerica arricchita dalla decisione del Collegio di Garanzia del Coni che ha accettato il ricorso della Paganese, così riammessa nella terza serie professionistica. Sono stati invece rigettati i ricorsi di Gubbio, Sambenedettese e Forlì per le quali è stato considerato illegittimo il versamento del contributo straordinario alla Figc. La situazione è ancora fortemente ingarbugliata per quanto riguarda l’argomento ripescaggi. Al momento sono sei i club che hanno fatto richiesta. Pordenone e Albinoleffe hanno consegnato la documentazione completa e quindi attendono solo l’ufficialità della riammissione, mentre per il Seregno si attende l’ok della Federcalcio che dovrà valutare più approfonditamente il campo da gioco. Speranze ridotte al lumicino per Monopoli, Taranto e Viterbese che hanno presentato domanda senza allegare il versamento a fondo perduto (500 mila euro). Detto questo bisognerà attendere i responsi della giustizia sportiva per i casi di calcioscommesse che vedono coinvolti sei club: Catania, Catanzaro, Savona, Teramo, Torres e Vigor Lamezia, tutti deferiti per responsabilità diretta e quindi a rischio retrocessione. Questo dunque lo scenario attuale, per cui la soluzione ipotizzata, come accennato nei giorni scorsi, sarebbe quella di una Lega Pro a 54 squadre suddivisa in tre gironi da 18. Salvo sorprese.

Ore 20.50 – (Alto Adige) Il 6 settembre si parte con il campionato di Lega Pro. Sicuri? Non più dopo il j’accuse lanciato dal presidente del Prato, Andrea Toccafondi, che ha annunciato che le società di Lega Pro potrebbero bloccare l’avvio del campionato. Perché? La minaccia potrebbe concretizzarsi se sarà confermata l’intenzione della Federcalcio di ridurre i contributi della Legge Melandri, che passerebbero dagli attuali 23 milioni a circa 17. Riduzione dovuta all’ipotetica riduzione degli organici per i mancati ripescaggi a causa dell’infausta delibera che ha previsto il contributo a fondo perduto di mezzo milione di euro. E sulla legittimità del fondo perduto (quanto meno sulle dimensioni ritenute da più parti inique) il Collegio di Garanzia ha respinto il ricorso di tre club (Forlì, Gubbio e Sambenedettese) che avevano impugnato il fondo senza però presentato la domanda di ripescaggio. L’organo del Coni non è però entrato nel merito della legittimità del fondo. La questione comunque rimane ancora aperta e l’ultima parola spetta alla Commissione di valutazione della Figc. LegaPro Channel. L’Ordine dei giornalisti della Toscana, affiancato dall’Assostampa Toscana e dall’Ussi Toscana, è intervenuto puntando il dito sulla qualità della produzione del primo canale tematico interamente dedicato alla Lega Pro, progetto innovativo e unico al mondo, nato grazie alla partnership tra Lega Pro e Sportube. L’Ordine della Toscana si è mosso per accertare l’utilizzo di personale non giornalistico e l’esiguo compenso offerto per il lavoro domenicale.

Ore 20.30 – (Alto Adige) L’Alto Adige supera il primo turno di Coppa Italia, battendo di misura il Matera grazie alla rete di Kirilov. Vittoria però schiacciante ben oltre il punteggio, quella dei biancorossi che hanno mantenuto una superiorità territoriale per quasi l’intero arco della gara. La cronaca è vergata di biancorosso sin dalle prime battute. Pronti via e al primo affondo l’Alto Adige passa in vantaggio. L’azione parte dalla retroguardia con il lancio profondo di Tagliani che scatena la corsa di Kirilov, l’attaccante entra in area e con un diagonale fa secco il portiere Bifulco. Il gol a freddo scompagina le idee dei lucani che solo tre minuti dopo rischiano di capitolare per la seconda volta su un errore di Scognamillo che invece di spazzare serve inavvertitamente il piazzato Maritato, la conclusione dell’attaccante però finisce sopra la traversa. Il Matera si scuote e all’8′ Letizia trova lo spazio per l’inserimento di Regolanti che con un tiro al volo saggia la reattività di Coser. Padroni di casa ancora pericolosi al 14’ con la staffilata su punizione di Tomi che finisce di poco alta. La difesa del Matera va ancora in apprensione al 18′ quando su un avventato retropassaggio di Scognamillo (ancora lui!) si avventa Maritato che ha lo spazio per tirare ma viene anticipato dall’uscita di Bifulco. Risponde il Matera al 21′ con il proietto di Tomi sul quale c’è la risposta di Coser. Il Matera ha l’opportunità di raddrizzare la situazione al 24′ quando per fallo in area di Tait su Letizia, l’arbitro assegna il calcio di rigore ai lucani. Lo stesso Letizia si incarica dell’esecuzione che Coser sventa in angolo. L’Alto Adige prova a infliggere il colpo del ko e quasi ci riesce al 26′ quando il folletto Kirilov salta in velocità Tomi e poi indirizza su Bifulco che respinge sui piedi di Maritato, che a porta spalancata “cicca” la conclusione permettendo a Bifulco di salvare sulla linea. Il tempo si chiude con un’azione per parte alla mezz’ora: prima ci prova dalla distanza Carretta ma Coser è ancora, sul ribaltamento di fronte c’è la percussione di Tulli il cui tiro finisce sopra la traversa. Si torna in campo con Bandini che rileva Tagliani. Ed è proprio il giovane terzino che al 4′ mette giù in piena area Letizia. Calcio di rigore per il Matera e dal dischetto Carretta calcia malamente sul fondo. L’Alto Adige mantiene una decisa superiorità che gli consente di rendersi sempre pericoloso e al 34′ Girasole, con un gran tiro alla distanza, colpisce il palo interno. L’appendice dei 4’ di recupero non serve per far cambiare il risultato. L’Alto Adige stacca il biglietto per il secondo turno e parte alla volta di Pescara.

Ore 20.10 – Campagna abbonamenti: salgono a 492 le tessere rinnovate.

Ore 19.40 – (La Provincia Pavese) E’ soddisfatto del risultato, ma soprattutto della prova mister Marcolini. « Soprattutto ho visto quell’attenzione che avevo chiesto alla squadra per novanta minuti e c’è stata – spiega il tecnico degli azzurri –. C’è stata grande partecipazione nel gioco e non abbiamo concesso nulla. Il Poggibonsi ha creato solamente un occasione su calcio di punizione ed è stato bravo Facchin. Credo se una squadra come la nostra riesce a soffrire il meno possibile ha poi la possibilità di sbloccarla sempre perché davanti uomini e qualità per farlo». L’atteggiamento offensivo con due mezzali che s’inseriscono come Bellazzini e Cristini non ha squilibrato una squadra che, a parte il valore dell’avversario, è riuscita sempre a garantire la giusta copertura. «Il primo obiettivo è quello di difendere compatti poi di attaccare con decisione e lo si può fare con spirito di sacrificio come quello visto oggi – dice Marcolini –. Anche senza mediani puri. Ci sono esempi anche ai massimi livelli di squadre in cui centrocampisti offensivi svolgono compiti di mediani e lo fanno con grande utilità per la formazione. E credo che si possa fare come abbiamo dimostrato anche oggi». Dal primo minuto si è visto a sinistra Rocco Sabato che ha sfruttato le assenze di un Martin in panchina perché non al meglio di Angelotti squalificato. «Sabato si è allenato seriamente e da grande professionista e avendolo visto bene e all’occorrenza vista la situazione l’ho schierato dal primo minuto e ha fatto bene – spiega la sua scelta il mister del Pavia – C’erano due assenze di Angelotti e Martin, ho creduto in lui e mi ha ripagato». Ora arriva la trasferta di Latina, appuntamento che già rappresenta il presente ma una porta per il futuro, quella in caso di passaggio del turno di arrivare a Bologna contro una squadra di serie A. «Sarà la prima partita contro una squadra del nostro livello o di categoria superiore – ricorda Marcolini -. Non sarà facile, ma vogliamo giocarci al meglio questa possibilità. Finire con il sorriso anche domenica prossima sarebbe importante perché ci darebbe la possibilità di continuare a mettere minutaggio contro avversari importanti. Poi andare a giocare a Bologna sarebbe importante anche per la società. Il mettersi in vetrina di fronte a una squadra di serie A in una competizione ufficiale non capita poi tutti i giorni».

Ore 19.20 – (La Provincia Pavese) Il Pavia ricomincia da tre. Il 3-0 al Poggibonsi (condito da tre legni) nel debutto stagionale davanti a un pubblico già numeroso vale il biglietto per Latina, domenica, nel secondo turno di Tim Cup. Non offre molta resistenza il Poggibonsi (serie D), che solo da sei giorni ha iniziato la preparazione, a ranghi incompleti, con un nuovo allenatore e tanti giovanissimi. Ma era importante partire bene, al di là della caratura dell’avversario. E la manovra degli azzurri appare subito fluida, con un Bellazzini in grande evidenza nel settore sinistro. Grazie all’apporto dell’ex Venezia e alla spinta costante di Ghiringhelli sulla fascia destra il 3-5-2 assume connotati piuttosto offensivi. In regia La Camera appare ispirato e funzionano le verticalizzazioni sul duo d’attacco Cesarini e Marchi, così come le aperture profonde a liberare Ghiringhelli. La difesa azzurra spegne due potenziali pericoli a inizio gara su Zuppardo e Valenti, per il resto il monologo del Pavia sta per concretizzarsi già al 14’ quando proprio Ghiringhelli converge, sterza al centro e di sinistro chiama il baby Valoriani al primo grande intervento, seguito dal secondo su La Camera. Ma due minuti dopo per il portiere giallorosso non c’è scampo: Bellazzini disegna su punizione una parabola perfetta che Malomo incorna in rete. Marchi è anticipato sul punto di fare il 2-0, Valenti spezza per un attimo il dominio azzurro con una bella ma illusoria rovesciata e alla mezzora c’è una doppia, grande occasione per il Pavia: Bellazzini fa il vuoto sulla fascia sinistra e cambia gioco a pescare il libero Cristini, che però si fa chiudere, la palla arriva a Cesarini che salta tre avversari come birilli ma centra il palo. Il Mago fa il bis quattro minuti dopo con uno schiaffone di esterno destro alla palla, quasi da fermo, che fa tremare la traversa. Applausi scroscianti, ma il gol non arriva. Per il momento, perché dopo un’altra bella parata di Valoriani su Cristini, Cesarini va a segno al 41’ appoggiando in rete una repinta del portiere sulla botta di Ghiringhelli. Un doppio salvataggio su Cesarini e Bellazzini impedisce al Pavia di fare tris, e si chiude il tempo con Bellazzini che sfiora la traversa su punizione. Facchin a inizio ripresa vola a deviare una bella punizione di Mitra, ma il Pavia potrebbe dilagare: al 9’ Bellazzini servito in corsa da Marchi centra il terzo legno e Valoriani mette un piede su Marchi, dopo un’azione travolgente di La Camera. Al 15’ il giro giusto alla palla lo imprime proprio La Camera, che fa 3-0 su punizione. Nel finale Bellazzini conclude addosso al portiere un’azione alla mano sviluppata da Del Sante e Marchi. Ma forse qualche gol è meglio tenerselo per domenica, a Latina, per una sfida di tutt’altro livello contro una formazione di serie B.

Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) Una creatura ancora in fase embrionale ma con un’idea di gioco già definita. Il nuovo Mantova targato Maspero ha chiuso con il segno positivo il ritiro di Masen ed ora è pronto per proseguire la preparazione a Goito. L’idea offensiva è nelle corde del gruppo, il gioco cresce. Il gioco. Maspero non ha certo nascosto i suoi propositi tattici. Il Mantova versione 2015/2016 mangerà pane e 3-4-1-2. Uno schema congeniale per gli uomini a disposizione e per certi versi nelle corde dei vecchi del gruppo. Rispetto al 3-4-3 di Juric Ci sarà più spazio per le giocate di Caridi, apparso in forma smagliante in ritiro. La sua libertà d’azione può diventare un fattore devastante. Se nella passata stagione erano gli esterni i veri stantuffi della manovra (quelli che per intenderci erano costretti agli straordinari), ora invece diventeranno i due mediani l’ago della bilancia. Il nodo centrocampo. C’è abbondanza in cabina di regia. Da Puccio a Dalla Bona passando per Raggio Garibaldi, Di Santantonio e Zammarini. In 5 dovranno sudarsi i 2 soli posti a disposizione. Tutti elementi di qualità, non sarà semplice fare delle scelte. C’è però da dire che in quel ruolo il dispendio energetico sarà massimale. I due centrocampisti infatti dovranno dar man forte ai difensori nella fase di filtro. Lo si è visto chiaramente durante le amichevoli: i mediani dovranno tenere le antenne alte. Difesa altissima. Altro fattore emerso dalle prime 4 amichevoli in altura è quello relativo alla retroguardia. Maspero ha chiesto una difesa alta, in grado di accompagnare la manovra palla a terra. Le imbucate potrebbero diventare un problema soprattutto contro avversari abituati al gioco palla lunga e con attaccanti ficcanti. Rebus portiere. Difficile al momento giudicare le qualità di Bonato, Albertoni e Bason. Gli avversari incontrati non hanno mai impensierito seriamente la porta biancorossa. L’idea della società è di puntare su Bonato, affiancandogli magari un portiere esperto utile per ogni evenienza. Sarà questa l’ultima operazione di mercato. Fame di reti. Le 4 amichevoli si sono chiuse con 21 reti all’attivo. Gli avversari chiaramente erano modesti e proprio per questo Maspero prima di lasciare il ritiro ha chiesto più incisività alle punte. Anastasi e Ruopolo devono ancora entrare in condizione, Beretta ha il piede caldo ma ancora non è al meglio, Ungaro si muove bene ma è una scommessa. Il tempo è dalla parte del Mantova per crescere ulteriormente in vista della Coppa Italia e del campionato. I test con squadre strutturate (ad esempio quello di mercoledì con il Ciliverghe, squadra tosta di serie D) diranno qualcosa di più.

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Domani i ripescaggi, ma il 12 agosto al Tribunale federale ci saranno i processi contro le deferite. Tra appelli e terzo grado si andrà a fine agosto, se non addirittura a settembre, per definire gli organici delle categorie “prof”. Intanto le acque si fanno più agitate e si paventa un’ipotesi di blocco dei campionati di Lega Pro. Barletta, Brindisi, Catania, Catanzaro, Savona, Teramo, Torres e Vigor Lamezia sono le deferite dal procuratore Stefano Palazzi per responsabilità diretta (per Teramo e Savona pure oggettiva, quindi oltremodo a rischio retrocessione). Una norma interna prevede la Lega Pro formata da tre gironi a venti squadre. Non si esclude che in questo contesto, però, si formino un tris di gruppi da 18. Anche Mauro Lovisa lo ha pubblicamente affermato sabato, alla festa neroverde di Arta. Alla contrazione degli organici, però, si associa il pericolo di riduzione dei contributi della legge Melandri, dagli attuali 23 milioni a circa 17. Ciò in Lega Pro sta generando subbugli. L’ipotesi sarebbe causata anche dall’infausta delibera che ha previsto l’iniquo contributo a fondo perduto di mezzo milione di euro, che le società come il Pordenone hanno versato per il ripescaggio. Paolo Toccafondi, il presidente del Prato che viene considerato tra i capi della rivolta alla vecchia governance, ritiene – come dichiarato a Tuttolegapro.com – che «tale ipotesi di tagli determinerebbe il blocco dei campionati di Lega Pro senza alcun indugio».

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Avanti c’è posto, domani si apriranno porte e portoni. Alle 13 è fissato il consiglio della Federcalcio, a Roma, che presenta all’ordine del giorno i provvedimenti conseguenti i posti vacanti nei campionati professionisti per la stagione 2015 – 2016. Vale a dire ripescaggi e riammissioni. Domani, quindi, il Pordenone avrà l’ufficialità del ritorno in Lega Pro. Al momento sono una cinquantina le squadre iscritte regolarmente in terza serie. Invece, sono sei i club che hanno fatto richiesta di ripescaggio in Lega Pro. Sicuramente a posto con le carte ci sono Pordenone e Albinoleffe, che hanno consegnato la documentazione completa, pure con fidejussione e assegni circolari a fondo perduto. Quindi le due retrocesse attendono solo l’ufficialità del ripescaggio. Il Seregno, che ambisce a salire dalla serie D, attende l’ok dalla Federcalcio in relazione alla problematica stadio, con la possibilità di giocare in altro impianto. Speranze tendenti al nulla sarebbero quelle di Monopoli, Taranto e Viterbese, le società che hanno presentato domanda di ripescaggio senza allegare la tassa a fondo perduto. Rigettati sono i ricorsi di Gubbio, Sambenedettese e Forlì che ritenevano illegittimo il versamento del contributo straordinario alla Figc. La Paganese è stata riammessa in categoria dal collegio di garanzia dello sport del Coni, dopo essere stata esclusa per aver presentato un documento fuori tempo massimo. Il conto presenta 52 club iscritti.

Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Fatti, non parole»: è il nuovo motto di Mauro Lovisa, lanciato durante la presentazione dello staff tecnico al De Marchi, ribadito sabato dal palco davanti al Grand Hotel Gortani dove la squadra ha fatto festa insieme ai tifosi giunti ad Arta Terme per assistere al test del Pordenone con il Montebelluna (5-2 con doppiette di Buratto e Finocchio e centro di De Cenco). ORGANIZZAZIONE NEROVERDE – «Oggi – ha ripreso re Mauro – ho visto organizzazione e giusto spirito. Siamo sulla buona strada. Sarà un campionato difficile (Lovisa parla già da ripescato, ndr) con massimo 18 squadre per girone viste le defezioni. Non cambierà il regolamento: una retrocessione diretta, due attraverso i playout. Però – qui torna l’arringatore neroverde – non sarà un problema, perchè noi puntiamo alla parte sinistra del tabellone. Vero – si rivolge a Tedino fra gli ululati dei supporters – mister?». Poi promette alla claque: «Arriveranno altri giocatori importanti. Voi dovrete stare vicino alla squadra. Anche nei momenti difficili». Parte l’inno neroverde. «Impariamo – invita Lovisa – a cantarlo tutti insieme». MEGLIO DEL 1994 – Esaminiamo i fatti. Prima considerazione: l’esordio del Pordenone di Tedino ad Arta Terme con il Montebelluna è stato decisamente migliore di quello dell’anno scorso di Zauli a Piancavallo con il Fontanafredda (0-0 che fece arrabbiare re Mauro). È anche vero che l’undici di Fonti senza Bressan, Valeriano e Pittarello, con quattro ragazzini del ’98, con tre soli vecchi (De Checchi, Perosini e Zecchinato) e tutti gli altri nati dal ’95 in poi, non può costituire un vero test per una squadra che punta ai primi 9 posti della Lega Pro. Va segnalata una buona predisposizione alla fase offensiva (5 gol, 2 legni e un paio di grosse occasioni buttate via). Bene i due “carioca”. Una doppietta per Finocchio (molto più italiano che brasiliano in verità) e De Cenco. Quest’ultimo, appena arrivato, entrato nella ripresa, ha fatto un gol da antologia: controllo e girata al volo. INTERROGATIVI IN DIFESA – Tedino deve registrare la difesa. Zecchinato (unico vero giocatore del reparto avanzato di Fonti) con una doppietta in 180 secondi ha fatto un figurone. In Lega Pro non mancheranno giocatori migliori di lui.

Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) In attesa di Cattaneo (che arriva mercoledì in città) e altri colpi da novanta, il Pordenone chiude un altro affare di prospettiva futura. È da ieri in ritiro ad Arta Terme Alberto Barison, difensore classe ’94, cresciuto nelle giovanili del Padova, la scorsa stagione ad Ascoli e prima ancora a Perugia. Solo 6 presenze in due anni di Lega Pro per lui: un giocatore da ricostruire e da rilanciare, esattamente come altri presenti in rosa (Pasa, per fare un esempio). Un elemento con cui bisogna avere pazienza, ma che può dare molto nella rotazione del reparto arretrato. Una terza linea, quella neroverde, che cerca ancora un top-player: sempre in stand-by l’affare Marchi (’91), talento del Como, si comincia a guardare con interesse altre strade. Il settore portieri è ormai completato, la batteria offensiva quasi (dopo Cattaneo si aspetta Gulin); manca ancora qualche pezzo a centrocampo. In questo senso, si aspetta sempre il big Pederzoli (’84), regista ex serie B e ora col Pavia: il giocatore sta continuando a dialogare con i lombardi per trovare un accordo sulla rescissione del contratto o, in alternativa, si valuta la formula del prestito per arrivare in neroverde. Sempre calda anche la pista Mandorlini (’88): quest’ultimo è però svincolato e di conseguenza molto più semplice da portare a casa.

Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) Questione di giorni. Che non è il titolo di un film, anzi: si tratta di realtà al cento per cento, nessuna finzione. Ancora poche ore e, poi, sarà ufficialmente un Pordenone da Lega Pro. Domani, attorno alle 17, la società neroverde sarà ripescata – salvo sorprese – nella terza serie. Il Consiglio federale si riunirà e definirà gli organici. I “ramarri” sono pronti a riprendere la loro storia dove l’hanno lasciata, cioè in quella categoria conquistata nel maggio 2014 e persa sul campo un anno dopo. L’operazione costa 500 mila euro (e 400 mila di fideiussione), ma la società, la città, tutti ci credono. Ed è un Pordenone di caratura elevata quello che, nell’ultima settimana, si sta costruendo nel ritiro di Arta Terme. Di nuovo in C. Manca poco, poi il desiderio, partorito subito dopo il ko nei play-out, si tramuterà in realtà. La Figc dirà domani le squadre “riprese” in Lega Pro. Tra queste, appunto, c’è il Pordenone. I “ramarri”, da un lato, dovrebbero arrabbiarsi, perché avevano anche qualche possibilità di essere riammessi, procedura che non comporta l’esborso di 500 mila euro (i 400 mila di garanzia sono a carico di tutti). La Torres, in base all’inchiesta Dirty Soccer, rischia di essere retrocessa all’ultimo posto dello scorso campionato: a essere però richiamata, non sarebbe la società neroverde, bensì la Pro Patria, anch’essa scesa in D, comunque coinvolta nello scandalo ma senza responsabilità oggettiva (indagati i tesserati). Materiale per protestare, insomma, ce ne sarebbe, ma il Pordenone e il presidente Mauro Lovisa hanno deciso di guardare avanti e di procedere comunque con il metodo originale. Nessun rimpianto o altro: si vuole solo avere la certezza di essere in Lega Pro. Positività. Gli errori del passato sono stati capiti: l’ha riconosciuto anche Lovisa sabato sera alla presentazione. Di fronte a molti tifosi, al Grand Hotel Gortani, ha assicurato di voler vivere una stagione diversa dall’ultima. Per farlo, ha messo ancora più qualità nel motore neroverde. Lo si è visto nell’amichevole, vinta 5 a 2 con il Montebelluna. Un altro approccio, più offensivo al di là del nuovo modulo (4-2-3-1), giocatori di buon spessore e alcuni rinati: tra i primi, il nuovo centravanti, De Cenco, autore di un eurogol (stop di petto e tiro al volo), il difensore centrale Stefani (nuovo capitano) e le mezzepunte, da Filippini a Finocchio. Nella seconda famiglia, Buratto, in neroverde da tre anni ma tornato quello della stagione in serie D: attivo e propositivo. Un giovane (classe ’94) su cui il club punta molto assieme agli altri (Sutto, Dussi, Talin, Pavan, Savio, Baruzzini, Gregoris). Altri ottimi elementi di categoria arriveranno presto, mentre mercoledì, al XXV aprile, alle 18.30 i “ramarri” sfideranno la Sacilese: vincere con i cugini, per bagnare il ripescaggio, è quello che si auspica lo staff neroverde.

Ore 16.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il ragazzino è cresciuto, d’altra parte la sua «venezianità» da sola non sarebbe mai bastata per garantirgli il ritorno a casa. Sei anni dopo Matteo Malagò, primo acquisto del Venezia degli americani, torna in arancioneroverde: la categoria è la stessa, una serie D «fastidiosa» il giusto, ma tutto il resto è cambiato tranne la presenza in panchina di Paolo Favaretto. «Il mister mi aveva dato fiducia nel 2009/10 quando a 18 anni non avevo ancora messo piede in prima squadra – ricorda il centrocampista di Favaro -. La sua spinta in quel periodo mi servì tantissimo, giocare al Penzo con questa maglia mi emozionava, a volte intimoriva, senza i suoi consigli di allora non sarei salito di categoria. Ritrovarlo è un grande stimolo, voglio ricambiare la sua fiducia e del ds Perinetti con un campionato di personalità». Malagò lo scorso anno aveva ritrovato Favaretto al Real Vicenza, seppur solo per un mesetto. «In due stagioni in Lega Pro credo di essermi fatto valere dimostrando di poterci stare, ora ho fatto un passo indietro con il sogno di farne due avanti. Il Venezia in serie D fa rabbia, per noi tifosi queste continue ripartenze sono snervanti e deludenti: speriamo che con questa nuova proprietà inizi una nuova era». A centrocampo con Malagò ci sarà un altro mestrino come Soligo, altro segnale che le ambizioni non mancheranno. «Il ds Perinetti sa toccare le corde giuste per farti sentire importante, personalmente mi aveva cercato il Piacenza proponendomi un ingaggio più che raddoppiato rispetto a quello che percepivo al Real Vicenza. Le motivazioni però mi hanno riportato qui per provare, anche se non sarà certo facile, a vincere subito». Almeno quanto i risultati conterà riportare i tifosi al Penzo. «A Vicenza non arrivavamo a cento paganti, il calcio senza tifosi non ha senso e sono soldi buttati. Capisco che la brutta fine dell’era-Korablin abbia demoralizzato chi ama questi colori, però i presupposti per voltare pagina ci sono e possiamo farcela. Dobbiamo fidarci tutti assieme, noi ce la metteremo tutta per ricreare entusiasmo con le vittorie e mostrando attaccamento a questa maglia».

Ore 16.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Da un lato si dichiara soddisfatto perché «in una decina di giorni siamo riusciti ad andare in ritiro con 22 giocatori», dall’altro però assicura che «per noi il calciomercato prosegue». Una precisazione importante quella di un Giorgio Perinetti che ha le idee ben chiare sulle caratteristiche del Venezia da gettare nella mischia nel calderone della serie D. «Mi fa piacere aver dato all’allenatore dei ragazzi «moralmente giusti» – spiega il ds arancioneroverde -. Ho cercato elementi di esperienza sui quali poter fare affidamento quando ci sarà bisogno di incoraggiare i giovani dopo un errore o in un momento di pressione. La solidità morale del gruppo sarà un punto fermo del Venezia». Sul piano tecnico, invece, parecchio ma non tutto è stato fatto. «Sto trattando uno-due portieri da affiancare al ’96 D’Alessandro che è il candidato titolare, poi cerco un paio di terzini under (a destra dovrebbe arrivare il ’95 Fabrizio Ferrante, altro ex Primavera del Palermo, ndr), un trequartista e sicuramente due punte. E anche un altro difensore centrale, preferibilmente Legati per il quale sono in contatto col procuratore. I centrali sono già quattro? Il ruolo è esposto a cartellini e squalifiche, meglio abbondare quindi. Cerco Legati, fermo restando che ho sul taccuino altri profili, perché già conosce la piazza e perché vogliamo che anche dalla difesa possa partire la manovra». Resta da vedere se il 37enne Matteo Serafini, che venerdì sera ha rinunciato al Venezia dopo aver trovato l’accordo già ufficializzato, tornerà o meno sui suoi passi seguendo il mediano Calzi dalla Pro Patria all’arancioneroverde. «Oggi vedremo, le alternative non mancano ma mi spiace perché con Serafini era tutto fatto. Intanto è arrivato Carbonaro, un attaccante che non fa molti gol ma che potendo agire sia da seconda punta sia da trequartista può dare molte soluzioni a mister Favaretto, perché ha talento e sa saltare l’uomo». Il 23 agosto è in agenda il primo turno della Coppa Italia di serie D, mentre il campionato inizierà il 6 settembre. «A Piancavallo ci sono i numeri per lavorare già anche sul piano tattico, è chiaro che nel prossimo mese voglio portare in arancioneroverde altri 3-4 giocatori di spessore – ribadisce Perinetti -. L’obiettivo è dare «tono» all’undici titolare, per ora sono contento ma la costruzione di un Venezia forte prosegue».

Ore 15.50 – (La Nuova Venezia) Il centrocampo del Venezia ha il suo playmaker. Con Giampaolo Calzi si può fare il salto di qualità, ed è facile immaginare che l’ex giocatore della Pro Patria andrà a formare un muro centrale con Soligo e Malagò, che al tempo stesso si propone anche di fare gioco per i compagni del fronte d’attacco. Il 29enne varesino è uno dei grandi colpi messi a segno in questa fase di mercato dal direttore sportivo Giorgio Perinetti, che su di lui punta moltissimo. «Le prime sensazione sono davvero positive», sottolinea Calzi, «Venezia è del resto una piazza calcistica che non ha bisogno di presentazioni. Il fatto di scendere di categoria non mi ha minimamente creato problemi, anzi, è uno stimolo in più per disputare una grande stagione e tornare subito a giocare in Lega Pro il prossimo anno». Un anno fa Calzi era pronto a giocare in serie B con il Vicenza, quando i biancorossi lo prelevarono dalla Pro Patria, poi si ritrovò al Savoia, quindi il rientro alla Pro Patria e adesso la D con il Venezia. «Arrivo da una stagione travagliata, ma questo non significa che il mio entusiasmo sia venuto meno», prosegue il centrocampista lombardo. «Anche se avanzo ancora dei soldi, non mi faccio problemi a dirlo: a Vicenza non sono stati trattato bene. Con il ripescaggio in B sono cambiate le cose e non ho condiviso alcune scelte della società. A tre giorni dalla chiusura del mercato mi sono ritrovato al Savoia, con il ‘grande’ D’Appolonia che infatti si è fatto sentire anche nei giorni scorsi, quando ha saputo che stavo arrivando nella sua Venezia. Tira e molla poi ho finito la scorsa stagione di nuovo alla Pro Patria ma senza farmi problemi, perché potevo tornare solo lì dopo aver fatto già altri cambi di maglia in stagione. Si riparte dalla D, quindici anni dopo, perché il mio esordio fu con la Castellettese proprio in D a 15 anni. Il trampolino di lancio per poi arrivare alla Sampdoria e proseguire con la carriera». Giampaolo Calzi ha esperienza da vendere e può diventare uno dei perni attorno ai quali ruoterà il gioco del Venezia di Paolo Favaretto. Un uomo importante anche nell’ottica di essere al fianco dei giovani nella loro crescita, e visto l’obbligo di schierare molti under nel prossimo campionato. «Sono pronto per l’avventura, anche se mi dispiace da impazzire che Matteo Serafini non sia arrivato», afferma. «Io e lui siamo come fratelli, le nostre mogli sono molto amiche, e abbiamo passato grandi momenti insieme. Lui capitano e io vice, condividendo tutte le cose che ci sono capitate in queste ultime stagioni. Averlo al Venezia sarebbe stato importantissimo, perché non dimostra affatto i 37 anni che ha. Si allena sempre, con precisione e grande attenzione, e in campo poi si vedono i risultati. È un vero professionista. Ci servirebbe come il pane in questo progetto Venezia, anche se la categoria è la D, non ci sarebbe stato nessun problema come è stato per me. Continuerò a insistere per cercare di far cambiare le idee e portarlo qui in arancioneroverde. Lo ripeto: vorrei condividere con lui anche questa avventura speciale, perché sono certo che in questo Venezia potremmo fare assieme grandi cose». E a questo punto non resta che attendere, per vedere se i due torneranno a giocare assieme e se il Venezia potrà contare su un vero bomber di razza.

Ore 15.30 – (La Nuova Venezia) Il primo giorno di ritiro del Venezia si è concluso all’insegna del gran lavoro per i ventidue giocatori a disposizione di Paolo Favaretto. La squadra si è subito ambientata nell’albergo scelto dal club per le due settimane di preparazione in montagna, e ieri ha già svolto le prime due sessioni di allenamento. È stata un’ottima giornata proprio sotto il profilo dell’impegno e del lavoro che il tecnico ha imposto al gruppo, accompagnato da condizioni meteorologiche ideali tra sole e temperature più gradevoli rispetto al caldo della pianura. I giocatori hanno preso le prime misure alle indicazioni di Favaretto e del preparatore atletico, e la giornata si è chiusa senza infortuni o problematiche muscolari di sorta, tipiche della ripresa degli allenamenti dopo la pausa estiva. Sono state svolte come detto due sessioni: la mattina alle 9.30 e al pomeriggio alle 16, entrambe della durata di un’ora e 45 minuti. È stato svolto prettamente lavoro aerobico (corsa), quindi possesso palla in chiusura una partitella in famiglia. Il Venezia resterà a Piancavallo fino al 14 agosto. Saranno tre le amichevoli che verranno disputate in questo arco di tempo. La prima l’8 a Piancavallo, con ogni probabilità contro una formazione dilettantistica della zona, ma il tutto è ancora da ufficializzare. L’11 la squadra di Favaretto scenderà a Sacile per affrontare i padroni di casa; quindi nella giornata di venerdì 14 terminerà il ritiro a Piancavallo e il Venezia rientrerà al Taliercio dove sosterrà una nuova amichevole. Poi ne seguirà una anche il 20 agosto, ma in entrambi questi casi non è stato ancora definito l’avversario, e per quella del 20 è da decidere pure la sede. Ieri Francesco Cernuto ha raggiunto Venezia per sostenere le visite mediche e quindi aggregarsi al gruppo in ritiro il prima possibile. Il programma prevede doppie sedute di allenamento ogni giorno nel corso di questa settimana, e poi si attenderanno novità sul fronte del mercato. Il direttore sportivo Giorgio Perinetti cerca ancora due attaccanti, un trequartista, un difensore e un portiere. E l’obiettivo è di chiudere le trattative in settimana per consentire a Favaretto di lavorare nelle migliori condizioni.

Ore 15.00 – In caricamento sulla nostra pagina Facebook i video IN ESCLUSIVA dei sei gol realizzati dal Padova nell’amichevole col Campodarsego!

Ore 14.30 – (Gazzettino) Il calcio d’agosto conta poco o niente. Le amichevoli di questo periodo possono offrire indicazioni, ma tutto dev’essere preso con molta cautela perché ci sono molteplici variabili che possono influire nel risultato finale di un incontro. Ecco allora che il 6-2 rimediato sabato dall’Abano con la neonata Luparense San Paolo è sì un risultato che fa scalpore, ma non accende nessun campanello d’allarme in casa neroverde. Si sono affrontate due squadre con carichi di lavoro completamente diversi sulle gambe e, senza nulla togliere alla Luparense San Paolo che appare già attrezzatissima per la serie D, l’Abano era reduce dal miniritiro di Castel Del Rio dove Massimiliano De Mozzi non ha lesinato i carichi di lavoro, e sul campo le gambe dei giocatori hanno retto sinché hanno potuto. «A parte il contrattempo capitato ad Antonioli – sottolinea il tecnico neroverde – il ritiro è andato bene. Abbiamo lavorato tanto e con profitto. L’amichevole con la Luparense San Paolo non è giudicabile per la preparazione completamente diversa delle due squadre che si sono affrontate. Loro andavano il triplo di noi, non si possono nemmeno condannare gli errori commessi. Va bene così, vuol dire che ci abbiamo dato dentro in questi giorni». Qualche spunto interessante De Mozzi l’ha comunque tratto dalla partita: «Nonostante le difficoltà dovute alla condizione fisica, nel primo tempo siamo riusciti ad arrivare sei, sette volte al limite dell’area con qualche buon movimento collettivo. Ci sono tante cose da registrare, anche la crescita dei giovani, non a caso ho messo i nostri due, tre titolari nel secondo tempo per guidare tutti gli altri. Com’è stato per Zattarin e De Cesare, bisogna concedere il tempo necessario ai ragazzi». Spunti sui quali lavorare ci sono per l’allenatore: «Dietro abbiamo preso tre gol su palle lunghe, da evitare. La lettura della palla libera poi va fatta meglio, bisogna scattare con maggiore prontezza: è bene che certe lacune siano emerse ora, perché c’è tutto il tempo per arrivare pronti al campionato». La rosa è competitiva? «Sarà il campo a giudicare. Noi siamo contenti così, ci sono questi giocatori e su questi lavoreremo».

Ore 14.10 – (Gazzettino) Il primo sigillo stagionale dell’Este porta la firma di Ferdinando Mastroianni, a segno nell’amichevole persa con il Legnago. L’attaccante ex Clodiense (30 partite e sei gol) si candida come uno dei leader del nuovo corso giallorosso affidato ad Andrea Pagan, tecnico che conosce molto bene avendolo avuto già nella stagione passata. «Ho deciso di seguirlo a Este dato che ho apprezzato molto il lavoro che ha fatto l’anno scorso – esordisce Mastroianni – C’è stima reciproca e sono convinto che faremo bene insieme anche in questa nuova avventura. Nell’amichevole con il Legnago la squadra ha disputato una buona prima mezzora, anche se c’è naturalmente da lavorare molto per assimilare i concetti dell’allenatore che pretende dalle sue squadre che tengano sempre palla». Quale è il punto di forza di Pagan? «Si dedica al cento per cento al suo mestiere, si tiene sempre aggiornato ed è attento al più piccolo particolare non lasciando mai nulla al caso. È abile anche a instaurare un ottimo rapporto con i giocatori, è sempre pronto a darti una mano». Da sabato la squadra si trova nel ritiro di Tambre d’Alpago, e domani affronterà in amichevole il Belluno. «È un’occasione importante non solo per lavorare sul campo, ma anche per conoscerci al meglio e creare il gruppo». Il suo obiettivo personale? «Sono abituato a darmi un obiettivo di squadra e do sempre tutto per la maglia nella quale gioco. Oltre a segnare, penso soprattutto a dare una mano ai compagni. Spero che l’Este disputi un campionato davvero importante, ossia d’alta classifica. È una società ambiziosa che punta sempre a fare bene e i numeri delle stagioni passate lo dimostrano. Di sicuro vogliamo ripeterci anche quest’anno». Un flash sullo stato maggiore del club. «Ho avuto modo di conoscere il presidente Lucchiari, è una bravissima persona. È sempre a completa disposizione e ti fa sentire subito uno di famiglia. Lo stesso vale per Marchetti, anche lui è una persona squisita sempre disponibile al cento per cento. È l’ambiente ideale dove giocare perché ti trasmettono serenità ed è un aspetto molto importante».

Ore 13.50 – (Gazzettino) È comunque soddisfatto Antonio Andreucci al termine della partita con il Padova: «Giocavamo con un avversario superiore al nostro dal punto di vista tecnico e anche sotto il profilo della condizione, è stata una sgambata di fine ritiro che mi ha dato delle indicazioni positive e anche degli aspetti da migliorare. C’è da lavorare ancora parecchio, però ho visto delle cose ottime». I biancorossi hanno chiuso proprio con il test con il Padova il ritiro durato una settimana a San Vito di Cadore. «È stato un ritiro impegnativo, è un periodo nel quale stiamo lavorando tanto e anche bene. Con il Padova mi è piaciuto lo spirito della squadra soprattutto nella prima mezz’ora del secondo tempo, ha tenuto bene il campo e sono rimasto soddisfatto anche dei ragazzi più giovani. Pertanto, in questo momento va bene così, poi vedremo di fare meglio». Il Campodarsego fa bene sperare in vista del suo primo campionato storico in serie D. «Sicuramente, siamo nuovi della categoria ed è giusto fare anche questo tipo di esperienze, anche se naturalmente dobbiamo crescere». Oltre al presidente Daniele Pagin, presente al fianco della squadra il direttore generale Attilio Gementi: «Abbiamo rinnovata la squadra per otto undicesimi, c’è fiducia. Penso che per gli uomini che abbiamo in questo momento l’attuale 4-3-3 non si il modulo più adatto, credo che questi ragazzi si addicano maggiormente al 4-4-2 o al 4-3-1-2». La squadra riprenderà a lavorare domani, mercoledì amichevole a Mezzano di Primiero con i pari categoria della Virtus Vecomp, mentre sabato è in programma un’altra amichevole in trasferta con la Vigontina.

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Sudore, fatica e tanta voglia di crescere. In Serie D prosegue a tamburo battente la preparazione del nuovo Este di Andrea Pagan, salito a Tambre d’Alpago. A fare il punto della situazione è proprio il neotecnico giallorosso, soddisfatto del lavoro della sua truppa malgrado la prima sconfitta stagionale (1-3) incassata in settimana nel test contro i pari-categoria del Legnago. «In questo momento i risultati contano poco» sottolinea l’ex allenatore della Clodiense. «Abbiamo fatto vedere buone cose, specie nella prima mezzora in cui i ragazzi sono andati persino al di là delle mie aspettative. Siamo ancora un cantiere aperto, per completare la rosa mancano diverse pedine. La squadra comunque sta lavorando bene». L’Este resterà in ritiro fino a giovedì e già domani pomeriggio (16.30) tornerà in campo: a Tambre arriva un’altra squadra di pari-categoria, il forte Belluno. «Cercherò di dare più equilibrio alla formazione cambiando meno rispetto a Legnago» conclude Pagan. «Proveremo ad applicare alcuni concetti su cui stiamo lavorando e a durare qualcosina di più a livello fisico». Qui Abano. Prendere sei gol non fa mai piacere, ma il tecnico dell’Abano non fa drammi il giorno dopo la sconfitta con la Luparense in amichevole: «Nella maniera più assoluta», spiega Massimiliano De Mozzi. «C’era troppa differenza sul passo: noi eravamo piantati dopo dieci giorni di duro lavoro e loro andavano a duemila all’ora. Da un certo punto di vista sono addirittura contento, perché il test di sabato mi ha dato tante indicazioni sulle quali lavorare. Difetti di gioco, condizione fisica, mancanza di equilibrio, ma se in campo eravamo fermi vuol dire che in questi giorni abbiamo lavorato bene sul fisico. Abbiamo preso dei gol da Terza Categoria, ma mi preoccuperò solo se succederà dopo Ferragosto». Tanto più visto che nell’undici iniziale c’erano solo tre giocatori (Bortolotto, Barichello e Ballarin) reduci dalla passata stagione, una retroguardia completamente inedita e un giovane del ’98 – Portalone – che scendeva in campo per la prima volta in assoluto con i “grandi”: c’è un’amalgama da trovare, e sabato prossimo, allo stadio di Casalserugo, l’amichevole con il Padova potrà fornire ulteriori indicazioni. Sul mercato, invece, non dovrebbero esserci sorprese: «La squadra può essere completa così, anche se saranno le prime giornate di campionato a dirci se ci manca qualcosa. Se vogliamo lottare per obiettivi di alta classifica potrebbe mancarci un giovane davanti e un vecchio a centrocampo, ma noi non abbiamo quel tipo di assillo. Qui Luparense. Con sei gol alla prima uscita stagionale, la Luparense San Paolo di Daniele Pasa ha fornito una prova concreta dell’ottimo lavoro svolto sin qui dal tecnico e dal diesse Alberto Briaschi. Sabato, nel tennistico 6-2 ai prossimi rivali (in D, con il ripescaggio ormai alle porte) dell’Abano, i Lupi hanno dimostrato trame di gioco e automatismi già sviluppati. «Sono stato piacevolmente sorpreso», ammette capitan Matteo Nichele, «sono venute fuori belle giocate, e ho visto grande applicazione da parte dei giovani. In squadra ci sono compagni con un bagaglio di colpi da categorie superiori, e lo sappiamo, ma vincere in questo modo fa sempre piacere. Poi, però, il 6-2 lascia il tempo che trova: noi eravamo più freschi, l’Abano aveva una settimana di lavoro in più nelle gambe». Lasciato il Padova – del quale sabato ha incontrato gli ex compagni Segato e Thomassen – Nichele si è riscoperto capitano in una realtà vicina a casa (vive con la famiglia a Bassano) e pronta ad emergere. «Zarattini è un presidente che sa quello che vuole, schietto e diretto, sempre a mille all’ora e voglioso di bruciare le tappe. Mi ha impressionato il suo entusiasmo, la sua lucidità nella gestione, noi proveremo a diventare un buon primo passo, cercando di bruciare le tappe come piace fare a lui. Ma i nomi non bastano: sappiamo di avere giocatori importanti, ma dobbiamo crescere. Se restiamo umili sono convinto che la Luparense potrà diventare squadra capace di dar fastidio a qualsiasi avversario».

Ore 13.00 – (Gazzettino) Il tecnico granata Roberto Venturato analizza così la prestazione dei suoi: «È stata una partita giocata contro dei ragazzi giovani, il Potenza ha cambiato società in settimana e la squadra è tutta da fare, lo sapevamo. Mi interessava l’atteggiamento da parte della mia squadra, e in questo senso posso dire che è stato fatto un altro passo in avanti». Sull’esagerato numero di gol, il tecnico commenta: «Noi abbiamo fatto la nostra partita, mantenendo l’atteggiamento giusto e dando intensità e ritmo fino alla fine. Abbiamo cercato di crescere nel gioco e nell’identità di squadra, nella capacità di muovere la palla e di trovare gli equilibri, dove abbiamo ancora margini importanti. Abbiamo messo altri novanta minuti nelle gambe». Sulla formazione scesa in campo: «Ho fatto giocare chi stava meglio, nell’arco del campionato si vedrà. Al momento alcuni giocatori non sono al meglio. Bizzotto ha confermato le sue buone qualità, da qui deve avere l’umiltà di ripartire rimettendosi in discussione». «È troppo presto per valutazioni, ma si vede la mano dell’allenatore – puntualizza il vice presidente Giancarlo Pavin – Pascali è una sicurezza dietro, Iori e Paolucci sanno fare la differenza a centrocampo, e poi ci sono ragazzi interessanti come Salvi, Benedetti e in particolare Bizzotto, che ho visto bene anche con il Napoli». Voci di mercato parlano di un interesse da parte di Brescia e Lecce per Pellizzer e Gerardi. Pavin precisa: «Qualche richiesta potrà esserci, la valuteremo. I giocatori sono sotto contratto, ma il Cittadella non intende tenere nessuno controvoglia. Sono però fiducioso che alla fine resteranno». Serata da incorniciare per il 18enne Giulio Bizzotto, autore di quattro gol: «Era importante non prendere l’impegno sotto gamba. Per quanto mi riguarda, all’inizio sembrava non entrasse, ne ho fatti quattro ma ne ho sbagliati almeno il doppio. Con Coralli stiamo iniziando a capirci, i movimenti sono diversi rispetto all’anno scorso, faccio ancora troppi errori proprio in questo, ma le prime impressioni sono positive. È innegabile che in Lega Pro posso trovare più spazio, anche se a me sarebbe piaciuto mettermi alla prova anche in serie B». «Stiamo facendo un buon lavoro – analizza Andrea Paolucci – Abbiamo lavorato molto in ritiro, gli automatismi arrivano piano piano ma con gli altri giocatori c’è feeling. È iniziato un ciclo nuovo, il mister ci ha fatto subito un’ottima impressione, con il lavoro che stiamo facendo cresceremo sicuramente». Sulla goleada: «Mi spiace per il Potenza, è venuto qui nelle condizioni che sappiamo. Noi però dovevamo giocare la nostra gara. Ora l’obiettivo è andare a vincere a Teramo, anche se non sarà facile».

Ore 12.40 – (Gazzettino) Non c’è partita tra Cittadella e il Potenza, sceso in campo con gli juniores. I lucani, freschi di rinnovo societario, hanno nominato l’allenatore appena un paio di giorni fa e devono ancora fare la squadra. In Veneto ci vanno quindi sedici ragazzi guidati dal tecnico delle giovanili Belotti, si fanno 1.000 chilometri in pullman per prendere 15 gol (record storico in Tim Cup). Il risultato finale è una sconfitta per tutto il calcio italiano: stiamo infatti parlando di una manifestazione ufficiale, della Coppa Italia, che non merita simili figure. Gli organi competenti, conoscendo la situazione in cui si trovava il Potenza, potevano benissimo scegliere un’altra squadra della serie D da mandare a Cittadella, oppure decretare la sconfitta a tavolino degli ospiti. Sarebbe stato sicuramente più dignitoso. Per l’esordio casalingo Venturato sceglie il rombo il mezzo al campo: Iori regista, Lora e Paolucci ai lati, Minesso vertice alto ad agire alle spalle di Coralli e Bizzotto. L’opposizione degli juniores del Potenza è troppo debole: passano appena tre minuti e Bizzotto impegna il portiere che devia di piede. Si gioca soltanto nella metà campo degli ospiti. Sfiora il vantaggio Minesso al 17′, il pallone finisce sul palo; quindi ci prova Coralli, bene appostato in area, ma fallisce il bersaglio. Ci si chiede quanto possa ancora resistere il fortino lucano, il primo gol arriva al 20′: il tiro di Bizzotto all’ingresso dell’area colpisce la traversa, Coralli raccoglie e infila il portiere in diagonale. Il tiro al bersaglio – perché di questo si tratta – continua con Bizzotto che impegna a terra Scelzo, quindi tocca a Lora, il pallone sorvola la traversa. Al 26′ il raddoppio del Cittadella: cross di Bizzotto e testa di Minesso, sulla corta respinta del portiere è facile il tap-in di Iori da due passi. Il pubblico del Tombolato chiede il gol del giovane Bizzotto, l’attaccante accontenta tutti alla mezz’ora quando scarta anche il portiere prima di depositare in rete. Niente gloria per Minesso (36′) perché un difensore respinge sulla linea. Bizzotto concede il bis al 41′: cross di Coralli e testa del giovane ex Primavera. Lo stesso Bizzotto si traveste da assist-man allo scadere, timbra il cartellino anche Minesso. Non cambia il tema dell’incontro nella ripresa, con il Cittadella continua ad infierire sui giovani del Potenza. Al 10′ cross di Paolucci e testa di Bizzotto che sigla la tripletta. Doppietta anche per Coralli al 12′ in diagonale; poi trova la via della rete anche Paolucci sulla corta respinta di Colizzi, facile il tocco a porta vuota. Due gol per Pascali nel giro di tre minuti, il primo di testa il secondo di piede. Splendido il pallonetto di Paolucci alla mezz’ora che scavalca il portiere, e fanno 11. Doppietta anche per Bobb, in gol al 34′ e al 36′, quindi Bizzotto (38′) sigla la sua personale quaterna e si candida per il ruolo di capocannoniere della Tim Cup. Il 15-0 lo fa Minesso al 44′. Adesso sì è proprio finita. Il Cittadella nel prossimo fine settimana andrà a giocare a Teramo per il secondo turno. Sicuramente sarà un’altra musica.

Ore 12.20 – (Mattino di Padova) Poco più di una partitella di allenamento, a conti fatti. Il primo Cittadella di Roberto Venturato supera senza difficoltà e con un punteggio ampiamente prevedibile i coraggiosi ma indifesi ragazzini della Juniores del Potenza nel primo turno di Tim Cup. Ed eguaglia il primato storico di scarto in Coppa Italia: 15 reti, come Alessandria-Bologna 17-2 e Cento-Juventus 0-15 della Coppa 1926-‘27. Una partita senza storia capace comunque di fornire qualche spunto, vedi la verve del giovane Bizzotto, e che consegna alla squadra di Venturato il passaggio del turno. Domenica prossima il Cittadella volerà in Abruzzo, in casa del Teramo: una circostanza che meriterebbe ben più spazio di commento, rispetto a quanto visto al Tombolato ieri sera. Ordinaria amministrazione. Il 15-0 finale, scontato nelle dimensioni quanto nel canovaccio, non può certamente diventare motivo di esaltazione per la squadra granata. A parte i primi venti minuti di stallo, per il Cittadella non ci sono mai stati problemi. Cinque reti nel primo tempo (con Coralli, poi con capitan Iori, quindi con la doppietta di Bizzotto e il pokerissimo di Minesso) e addirittura dieci nella ripresa, quando il Cittadella ha continuato a giocare, perché fermarsi e non infierire avrebbe avuto ancora meno senso: ecco spiegate le reti di Coralli e Minesso e le doppiette di Pascali, Bobb, Paolucci e Bizzotto (autore di un poker). Giusto o sbagliato che sia, in campo si va per giocare. L’onore… I giocatori del Potenza sono arrivati con due giorni di viaggio in pullman sul groppone, e hanno pure sbagliato strada ritrovandosi all’ingresso del pubblico invece che a quello delle squadre, esattamente dall’altra parte del Tombolato. Ma smessi i panni dei giovanotti catapultati in una sfida più grande di loro, sul campo si sono battuti con onore. E ne citiamo uno su tutti: Michele Di Lucchio, difensore centrale appena diciannovenne. Il punto più alto della sua carriera, sino a ieri sera, era stato un gol siglato in mischia lo scorso marzo con la maglia del Picerno, Eccellenza lucana, sul campo del Moliterno, fondamentale a fine stagione per raggiungere la promozione in Serie D. Ebbene proprio lui, Michele Di Lucchio, ieri sera è riuscito (a tratti) con mestiere, senso della posizione e buona capacità nell’anticipo, a tenere a bada Claudio Coralli – più di 100 gol tra i professionisti. …E la vergogna. Di solito si usa dire “il calcio che ci piace”: non è questo il caso. Perché non è ammissibile che in una competizione come la Tim Cup, siano permessi simili spettacoli: ragazzini sbattuti per colpe non proprie a lottare contro professionisti affermati mentre i veri colpevoli, quelli sì, se ne stanno belli che a casa. Col passaggio del turno, domenica prossima il Cittadella se la vedrà col Teramo: una squadra che oggi è costruita per la B ma che tra una ventina di giorni potrebbe essere smantellata per effetto di un’annunciata retrocessione per illecito.

Ore 11.50 – (Mattino di Padova) «Anche adesso mi capita di dialogare con i tifosi granata e biancoscudati, ai quali auguro di rivederci presto in B». L’augurio arriva direttamente da Andrea Abodi, presidente di Lega Calcio serie B, che aggiunge: «I social ci permettono di ascoltare i nostri tifosi, fondamentale patrimonio del calcio, di rispondere loro e di promuovere “senza confini” il calcio, la Lega B e i suoi progetti, a partire dal Campionato degli italiani. Dai tifosi riceviamo impressioni, sogni, consigli, comprendono le esigenze che ci permettono di migliorare. Quando Padova e Cittadella erano in B erano fra i più attivi sul tema, a dimostrazione del rispetto, del calore e della partecipazione con i quali questa provincia segue i propri colori». Il commento è giunto a margine di un incontro, avvenuto nei giorni scorsi a Milano, in cui è stato presentato il progetto social della serie B. Progetto che, in particolare per le due squadre padovane, è stato un successone. «Per coinvolgere i tifosi» ha spiegato Federico Smanio, responsabile dell’area digital «abbiamo basato il progetto sulla passione e sull’autenticità, così da creare coinvolgimento attraverso la co-creazione di contenuti. In ogni città, e in particolare in alcune come Padova e Cittadella, il senso di appartenenza ai colori della squadra è molto vivo e l’hanno dimostrato le tantissime interazioni e il successo di ogni iniziativa». Tra le proposte più apprezzate (e non è difficile capirne i motivi), ci sono state la presentazione delle bellezze delle città ospitanti la partita attraverso foto e descrizioni e la sezione “aspettando il match”, con percorsi culturali ed enogastronomici per tutto il weekend. «In questo modo» ha aggiunto Smanio «è stato possibile accogliere la squadra e la tifoseria ospiti, facendo loro trovare un’offerta completa e di tipo turistico, favorendo la conoscenza dell’Italia anche oltre la partita di calcio in sé». «Il successo delle iniziative che hanno utilizzato le fotografie» ha aggiunto Stefania Rivetti di Smmday «è stato sancito dal fatto che il cervello umano lavora principalmente per immagini, infatti siamo arrivati a un più 94 per cento di condivisioni». Si continuerà, quindi, «in questa direzione» è stata la conclusione «per aumentare il senso di vicinanza e appartenenza alle squadre». Sperando, dunque, che le padovane tornino presto a far parte della B.

Ore 11.20 – (Gazzettino) La composizione dei gironi dovrebbe essere resa nota entro mercoledì. A Pieve di Cadore erano presenti anche il vice presidente Edoardo Bonetto e i soci Moreno Beccaro e Giampaolo Salot. Ecco un flash proprio di Salot: «La squadra ha fatto una buona preparazione, ha lavorato sodo in ritiro. Siamo fiduciosi». Soddisfatto Carmine Parlato che ha lasciato in fretta e furia Pieve di Cadore al termine della partita per andare a vedere la sfida Bassano-Pontedera della Tim Cup: «Le indicazioni sono state positive, abbiamo fatto un ottimo allenamento con una squadra bene allenata come il Campodarsego. Abbiamo aumentato come da programma il minutaggio di alcuni giocatori, c’è stata qualche botta di troppo in campo, ma lo staff medico mi ha detto che non è niente di preoccupante, incluso Ilari». Sulle due settimane nella località bellunese, il tecnico aggiunge: «Il bilancio è sicuramente positivo, i ragazzi sono stati molto bravi a lavorare sodo, naturalmente dobbiamo continuare a farlo anche a Padova: già domani (oggi, ndr) riprenderemo ad allenarci».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Tra i nuovi arrivati, le “stelle” sono gli attaccanti Neto Pereira e Altinier: che impressione le hanno fatto in questo loro primo periodo biancoscudato? «Sono giocatori di qualità ed esperienza che si sono calati bene nella nostra squadra. Naturalmente per rendere al meglio hanno bisogno di essere supportati dai compagni, quindi deve funzionare tutta la squadra: Altinier è un grande finalizzatore, ma deve essere messo nelle condizioni di segnare. Neto Pereira ha qualità eccelse dal punto di vista tecnico, è un giocatore che può fare la differenza in ogni partita». Ma Bergamin non si ferma ai due attaccanti: «In difesa abbiamo fatto delle scelte importanti e sono arrivati giocatori affidabili come Diniz e Fabiano. Senza dimenticare i ragazzi che erano con noi anche l’anno scorso, tra questi anche Ilari e Petrilli che davanti sono sempre temibili». Sembra che ci siano tutti gli ingredienti perchè il Padova possa puntare a recitare un campionato di Lega Pro da protagonista. «Noi ce l’auguriamo, ma siamo anche in attesa di conoscere chi saranno i nostri rivali».

Ore 11.00 – (Gazzettino) Carcuro rispedito a casa, restano al momento ancora sotto esame Bucolo, mentre per Azzi e Ramadami si proverà a trovare la “quadra”. È sempre il mercato a tenere banco a margine dell’amichevole vinta con il Campodarsego. Così il diesse Fabrizio De Poli: «Carcuro va via dato che non rientra nei nostri piani, l’ho già comunicato al ragazzo e al suo procuratore. Bucolo aspettiamo un attimo, dobbiamo valutare ancora la sua situazione. Mentre la prossima settimana vediamo come si evolve la situazione per Ramadani, Azzi e Gorzelewski ai fini di un loro tesseramento». Il che significa che anche la posizione di Gorzelewski è ancora in dubbio, anche se nei giorni scorsi il suo arrivo era stato annunciato in prestito dagli argentini dell’Huracan, con diritto di riscatto a favore dei biancoscudati. A vedere l’ultima amichevole dolomitica della squadra era presente anche il presidente Giuseppe Bergamin. «Si può dire che sia stata fatta una buona preparazione, ora valuteremo bene il gruppo insieme al direttore sportivo e al tecnico in modo che sia competitivo».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Il Padova continua con le sue trame di gioco, mentre Parlato chiede dalla panchina di non portare palla e di cercare le geometrie. Merlano ci mette una pezza sulla conclusione di Azzi, ma non può niente nell’azione successiva: Giandonato a centrocampo verticalizza per Ilari che scatta sul filo del fuorigioco e davanti a Merlano serve Azzi che tutto solo insacca facilmente. A questo punto il Padova allenta un po’ la presa, il Campodarsego non si disunisce e prima del riposo impegna Favaro con Cacurio. In avvio di ripresa spazio a Diniz, Petrilli e Altinier, poi dentro nell’ordine anche Ruggiero, Ramadani, Turea, Dell’Andrea, Pardo e Gorzelewski. Girandola di cambi per il Campodarsego che nella ripresa si fa un po’ più intraprendente, con Favaro che sbroglia tre situazioni. Ma a trovare il gol è ancora il Padova per due volte: Ilari sigla la doppietta personale, complice la deviazione di un difensore avversario. Nel finale c’è gloria anche per Altinier: prima trasforma un penalty concesso per fallo di Artur su Petrilli, e poi concede il bis sull’uscita del portiere.

Ore 10.40 – (Gazzettino) Alla partita non hanno preso parte invece Mazzocco (problema muscolare) e Carcuro. È partita vera (tre ammoniti) sin dall’avvio con il Campodarsego, disposto con un 4-3-3 ben equilibrato, che se la gioca a viso aperto. Il Padova attua il consueto 4-2-3-1, nel quale davanti a Favaro tra i pali, agiscono nel pacchetto arretrato Dionisi, Fabiano, Niccolini e Anastasio; in mezzo al campo Giandonato è affiancato da Bucolo, mentre alle spalle dell’unica punta Neto Pereira si muove il tridente formato da Ilari, Cunico e Azzi. Terzetto quest’ultimo che dimostra di essere in palla, tanto da firmare i tre sigilli con i quali i biancoscudati chiudono la prima frazione. Ad aprire le marcature è Ilari che incrocia di testa alla perfezione sul cross dalla sinistra del brasiliano. Pochi minuti e i biancoscudati sfiorano il bis: l’azione parte dai piedi di Fabiano che calibra con il destro un cambio di campo al bacio per Azzi, il brasiliano duetta al limite con Cunico e va alla conclusione che ha il solo difetto di essere troppo debole. Il raddoppio è rimandato di pochi istanti: Azzi premia la sovrapposizione a sinistra di Anastasio (al primo affondo), il cross mancino è intercettato con il braccio da Buson, rigore. Dal dischetto Cunico trasforma con un rasoterra chirurgico alla destra di Merlano.

Ore 10.30 – (Gazzettino) Le conferme di Ilari e Cunico (rigore) a segno nel primo tempo, al pari di Azzi che sfodera una prestazione caparbia per “strappare” un contratto al diesse De Poli, e nella ripresa il sigillo ancora di Ilari, e poi Altinier (altra doppietta) ad arrotondare il risultato. Proprio Ilari ha però lasciato il campo claudicante alla caviglia destra per un intervento di Lun Rei, ammonito nell’occasione. Tutto il Padova inizia comunque a mostrare la propria identità e invia segnali di ulteriore crescita nell’amichevole vinta ieri con il Campodarsego che ha sancito la fine del ritiro a Pieve di Cadore. I biancoscudati lasciano la località dolomitica con un bottino di quattro vittorie in altrettanti test, che fa guardare con fiducia al prosieguo della preparazione. Da registrare l’esordio positivo del nuovo centrocampista Giandonato: l’ex juventino è rimasto in campo per buona parte della gara, mostrando già una buona intesa con i compagni, e si è messo in luce per una verticalizzazione strappa applausi che ha propiziato il terzo sigillo biancoscudato.

Ore 10.10 – Ricordiamo che oggi i Biancoscudati riposeranno: gli allenamenti riprenderanno domani pomeriggio, in contemporanea con la prima puntata di “Qui Guizza”.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Regole ed… eccezioni. Ma la vita del ritiro è anche scandita dalle regole dell’allenatore. Gli orari di sveglia, di salita verso il campo, dei pasti e del riposo. «Grandi regole non le ho mai messe, ma ho sempre chiesto rispetto. Per esempio, a tavola non chiedo di spegnere i cellulari, mi basta che siano messi in vibrazione e non squillino». Regole, ma anche sgarri. Perché dopo cena, con rientro tassativo alle 23, i giocatori erano liberi. E nell’ammirare le bellezze “locali” – in tutti i sensi – un bicchiere in compagnia ci scappava sempre, con il tecnico tacitamente consenziente. Tanto che l’ultima sera, sabato, squadra e Parlato hanno brindato allo stesso tavolo. Il diesse Fabrizio De Poli un pomeriggio s’è concesso un po’ di pesca alla trota (che, alla sera, lo staff si dice abbia apprezzato molto), mentre tre sere fa tutta la squadra è stata portata a cena in un rifugio a 1.300 metri. Tra antipasti, tagliatelle, spezzatino di cervo e vino ranche la rigida dieta dei giocatori – controllati sulla bilancia tre volte al giorno – ha avuto il suo momento di stacco.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Un ritiro che fuori dal campo definisce bello e divertente: «A cominciare dalle partitine a carte tra di noi: io e il prof (Alan Marin, ndr), contro i magazzinieri Oriano e Luciano, e poi con il team manager Pontin. Diciamo che è finita in parità, tutto sommato». Quindi i grandi protagonisti di ogni raduno che si rispetti: gli scherzi. «All’ordine del giorno, da parte dei ragazzi tra di loro e verso qualcuno dello staff. Ci hanno provato pure con me: mi hanno fatto una finta telefonata con una nuova applicazione che riproduce una voce registrata che ti parla di Equitalia, di curriculum, di lavoro: io non ci sono cascato e li ho subito mandati a quel paese». Gigi, il magazziniere, è stato vittima della pellicola trasparente sul bicchiere. Risultato: acqua sul tavolo e risate generali. Ma peggio è andata a Rino Lavezzini, il vice allenatore: «Quello è stato in assoluto il momento più esilarante delle due settimane», sorride Parlato. «Sempre con la falsa telefonata gli hanno cominciato a parlare del suo cane, una cosa che non gli si può assolutamente toccare. C’erano 35 persone nello spogliatoio che sapevano tutto, mentre lui era diventato una bestia».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Dietro le quinte di un ritiro c’è una lunga serie di immagini, di aneddoti, di momenti di risate in compagnia che può sfuggire al semplice osservatore. La Serie D ha certamente aiutato il Padova a rendersi più “umano” agli occhi del suo popolo. Ma c’è ancora qualcosa che sfugge agli occhi di chi, pur assiduamente, segue il percorso in altura di una squadra come quella biancoscudata. È ciò che accade quando si chiude la porta dell’albergo: la sacralità del ritiro copre tutto e tutti. Anche momenti che meritano di essere raccontati. Carte e scherzi. Lì, dentro al’Hotel Al Pelmo che per due settimane sino a ieri ha ospitato i biancoscudati, se ne sono vissute eccome di scene da raccontare. «Ci sono momenti che servono a far star bene il gruppo, a scaricare la tensione degli allenamenti, a staccare dalla routine di tutti i giorni». Carmine Parlato ha vissuto l’ennesimo ritiro della sua carriera, prima da giocatore e poi da allenatore.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) In chiusura, infine, la doppietta di Altinier chiude i conti sul 6-0. C’è tempo anche per tre “gialli” a Giandonato, Pelizzer e Luna Rei, quest’ultimo per un intervento troppo rude alla caviglia destra di Ilari, costretto a uscire dolorante. Qui Campodarsego. Neopromosso in D, il Campodarsego, al di là del risultato, qualche buona giocata l’ha messa in mostra. Troppo ampio il divario tra le due squadre, ma la squadra di Antonio Andreucci ha comunque detto la sua. Bene in cabina di regia l’ex capitano biancoscudato Maurizio Bedin, simpaticamente “beccato” dai tifosi del Padova prima della gara, che con i suoi lanci e cambi di gioco ha dettato i tempi alla sua squadra. Bene anche due dei tre offensivi: il confermato Aliù, corsa al servizio della squadra, e il nuovo arrivato Cacurio (ex Thermal) capace di impensierire Favaro dalla distanza.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Pochi minuti, e al 19’ arriva anche il raddoppio: il rigore è timbrato da capitan Cunico, ma il tiro dal dischetto nasce da una felice sovrapposizione di Anastasio il cui cross pesca il braccio largo di Buson. Nel mezzo, una buona serie di felici conferme: l’intesa sempre migliore tra il brasiliano Paulo Azzi (vicino al gol in due ghiotte occasioni prima di trovare personalmente il tris biancoscudato a porta vuota, a finalizzare l’assist al bacio di Ilari) e i compagni, e il sempre più convincente Rosario Bucolo, che seppur ancora in prova così come a Belluno s’è stagliato tra i migliori in campo. Schierato in cabina di regia di fianco all’ultimo arrivato, Giandonato, è stato capace di far passare ogni azione per i propri piedi con classe e gran tempi di gioco. Anche per questo Carcuro verrà congedato. Ripresa a ritmi bassi. Copione che cambia nella ripresa: Padova un po’ più statico rispetto alla prima frazione e meno capace di infilarsi oltre la difesa della squadra di Andreucci, più pimpante. Il poker servito da Ilari, con la personale doppietta, è in effetti una marcatura fortuita: l’ex portiere biancoscudato, in prestito da una settimana al Campodarsego, più che dal tiro da fuori del numero 7 romano viene beffato dalla deviazione di un compagno.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Il ritiro biancoscudato di Pieve di Cadore si chiude con sei gol. Dopo due settimane di duro lavoro, la squadra di Parlato batte il Campodarsego e saluta le Dolomiti con buone certezze ma ancora tanto lavoro da svolgere. Da domani pomeriggio (oggi riposo) si riprende a faticare alla Guizza: appuntamento alle 17 per il primo allenamento a Padova della stagione. La nuova settimana di lavoro, però, ha un problema da risolvere: è stata ufficialmente annullata l’amichevole di mercoledì al “Friuli” contro l’Udinese, per i rischi di contatti tra la tifoseria biancoscudata e quella della Spal, sparring partner dei friulani nella stessa giornata. Quindi la società deve cercare un’altra amichevole, l’Este è una possibilità. Tris immediato. Il Padova comincia a dimostrare di aver appreso le prime indicazioni di Parlato: dopo nemmeno mezz’ora è già avanti di tre reti costruite con azioni ampie e manovrate. Bastano solo 8 minuti al Padova per andare in vantaggio: la marcatura è di Ilari, che sullo spiovente dalla sinistra di Azzi beffa tutta la difesa avversaria e di testa impatta in diagonale, prendendo in controtempo Merlano.

Ore 08.30 – Padova, amichevoli estive: saltata quella con l’Udinese allo stadio “Friuli” il 5 agosto.

Ore 08.28 – Concluso il ritiro di Pieve di Cadore, il Padova tornerà ad allenarsi domani pomeriggio alla Guizza.

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Ore 08.24 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 2 agosto: il Padova chiude nel migliore dei modi il ritiro di Pieve di Cadore, battendo 6-0 il Campodarsego.




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