Live 24! Padova, secondo giorno di riposo: da domani si prepara la delicata sfida col FeralpiSalò

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Ore 22.20 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Belluno sprecone contro il Levico Terme, ma anche piuttosto furioso con la direzione arbitrale del signor Di Giovanni di Brescia per la mancata concessione di un rigore. Però alla fine tanta sfortuna per la squadra di mister Vecchiato che commenta così l’amaro pareggio: «Non si può non vincere una partita che è stata dominata fin dal primo minuto. Bisogna essere più cinici davanti, concentrati dietro, perché questi sono punti che poi potrebbero pesare sul proseguo della stagione». Una squadra quella del Levicoterme che è stata messa sotto per lunghi tratti di gara ma che per l’imprecisione delle punte, è riuscita a restare a galla. Vecchiato concorda: «Abbiamo creato almeno 6 o 7 palle gol, mentre gli avversari non hanno mai tirato in porta, poi non parliamo del rigore subito che è stato davvero un bel regalo, anzi, non lo darebbero neanche nei campionati Giovanissimi. Resto convinto che a una squadra che viene qui e domina per tutto il match non c’è che da fare i complimenti, se vogliamo parlare di calcio questi sono i fatti, però al tempo stesso dico che sono soddisfatto della prestazione ma molto, molto amareggiato per il risultato, che per quel che si è visto in campo non abbiamo meritato. Potevamo, anzi dovevamo vincere». La prossima sfida con la vice capolista Montebelluna? «Se ripetiamo questo tipo di prestazione, la vittoria non può non arrivare, a patto che però i ragazzi stiano tranquilli. In settimana farò capire gli errori commessi, perché partite come queste così giocate bene vanno soltanto vinte e non pareggiate».

Ore 22.00 – (Corriere delle Alpi) Il copione? Sempre lo stesso. Pareggio per 1-1 ed è il quarto in quattro partite e terzo rigore contro. In mezzo? Un Belluno che sicuramente brillantissimo non è, ma che ha comunque costruito più di qualcosa, colpendo anche un palo con Bertagno nel finale e con Solagna che ancora una volta ha chiuso senza aver mai toccato il pallone. È il classico periodo in cui gira poco o nulla e bisogna stringere i denti, in attesa di domeniche più fortunate. La nota più positiva di giornata è senza dubbio la prima rete in serie D per il classe 98 Marta Bettina, che aveva portato avanti i gialloblù. Poi il banalissimo contrasto tra Calcagnotto e Tessaro, che però è costato il rigore. Tutto nel primo tempo. Piacevole dal punto di vista meteo il pomeriggio a Pergine Valsugana e ad accogliere i giocatori in campo ci sono i fumogeni del gruppo ultras del Levico. Presenti, anche se meno colorati, anche i colleghi gialloblù. Vecchiato non cambia tanto, rispetto al match di mercoledì contro il Fontanfredda. Anzi, l’unica novità è la presenza di Marta Bettina al posto di Farinazzo. Pienamente recuperato Duravia, che agisce in mediana con Bertagno e Miniati. Sulla destra della difesa c’è Longo, che al 3’ rischierà di combinare un pasticcio, non contrastando adeguatamente Baido che però, entrato in area, sparacchia malamente alto. La risposta del Belluno è pressochè immediata; corre il 5’ quando solo il fuorigioco si mette di mezzo tra Corbanese e il gol sul cross di Miniati. Poi entra decisamente in scena Marta Bettina, che al 9’ si inserisce bene nella difesa ospite prima di essere chiuso all’ultimissimo da Nervo. È proprio l’antipasto del gol, che arriva due minuti dopo. Il cross di Duravia va sul portiere, che però pasticcia clamorosamente e così Marta Bettina può inzuccare da due passi il vantaggio. Il gol gaserà molto il cadorino, che accelera davvero quando ha la palla e crea più di un apprensione ai trentini. Il Levico costruisce poco, mentre dall’altra parte si rivede il vecchio schema con il cross a mezza altezza di Duravia e la girata appena alta di Corbanese. Appena dopo, tenterà da fuori Miniati, senza fortuna. Poi l’episodio che inevitabilmente cambia tutta la partita. Calcagnotto tocca con la mano Tessaro che cade platealmente, ma il signor Di Giovanni opta per il rigore. Ormai un’abitudine per il Belluno e anche stavolta il rigorista, stavolta Tessaro, non sbaglia. Nella ripresa le due novità sono Sommacal al posto dell’infortunato Miniati e Quarzago per Longo. Proprio Quarzago raccoglie quasi subito la respinta della difesa di un corner di Duravia ma alza troppo la conclusione. Il Belluno aumenta il ritmo, un po’ come era successo con il Fontanfredda, prova ad accelerare ma rischia di essere beffato in contropiede. Ci mette una pezza Calcagnotto, anche se fallosamente; c’è il rischio ultimo uomo, ma il direttore di gara sceglie il giallo per l’ex Real Vicenza. Nel frattempo, dentro anche Farinazzo per Marta Bettina per un Belluno davvero a trazione anteriore. Ci proverà Duravia che poi confezionerà un cross preciso per Corbanese che però di testa manderà su Nervo. Ancora Corbanese da lontano tenta la sorte e sempre da fuori arriva il palo di Bertagno quando è l’86’. Sfortuna anche, ma sarà l’ultima azione degna di nota della partita. Tempo per tre minuti di recupero e per l’espulsione di Brino che evidentemente dice qualcosa di troppo all’arbitro. Nulla per cambiare la storia che si ripete.

Ore 21.40 – (La Provincia Pavese) «Una vittoria meritata, si è dimostrato che con la giusta mentalità si vincono le partite – dichiara Tommaso Bellazzini, autore del gol del raddoppio del Pavia – dopo la gara con la Cremonese ci voleva aggressività e temperamento e abbiamo affrontato il Sudtirol con un ritmo diverso». Gara che il Pavia ha avuto il merito di incanalare nei giusti binari. «Sappiamo che le partite sono complicate e siamo stati molto bravi e determinati a trovare il gol del vantaggio spingendo molto nel primo tempo dove si è creato tanto riuscendo a portarci in vantaggio – analizza il match il centrocampista azzurro – al momento giusto abbiamo realizzato anche il 2-0 senza soffrire». Una vittoria fondamentale e voluta quella del Pavia per ripartire dopo il ko dell’esordio. «Sicuramente l’approccio non era facile dopo una sconfitta ma sapevamo di dover vincere – ribadisce Bellazzini – per il morale e per ripartire in campionato al meglio. E ora dobbiamo andare avanti così».

Ore 21.20 – (La Provincia Pavese) «Mattia, paga da bere: visto come te l’ho messa?». Alessandro Marchi scherza con Mattia Marchi alla fine della partita: assist del primo, piatto vincente del secondo e la premiata ditta Marchi & Marchi confeziona il gol del vantaggio del Pavia, il primo della stagione azzurra. «Sono contento per il gol ma soprattutto per questa vittoria importantissima – dice Mattia – anche perché ottenuta davanti al nostro pubblico. La prima non era andata bene, dovevamo subito riscattarci. La sconfitta di Cremona l’avevamo cancellata già lunedì, alla riprese degli allenamenti, e abbiamo preparato al meglio la partita con il Sudtirol. Stavolta l’atteggiamento è stato anche migliore, abbiamo lottato su tutti i palloni, volevamo vincerla questa gara e ci siamo riusciti». La concorrenza in attacco è dura, posto che Cesarini non si tocca sono in tre (quando rientrerà Ferretti) a giocarsi una maglia. E Mattia Marchi ha confermato con una grande prestazione, gol a parte, di meritarsi al momento quella da titolare. «Il mio compito è di dare tutto, come i miei compagni. Davanti siamo tanti ma non importa chi gioca, secondo me. Ll’importante è che chiunque di noi dia il massimo, che giochi cinque minuti o l’intera partita. Non dimentichiamo che mancava il nostro bomber, Ferretti, con lui siamo ancora più forti».

Ore 21.00 – (La Provincia Pavese) Volta pagina il Pavia e lo stesso tecnico Marcolini conferma come si sia vista una squadra diversa. «Ottima risposta dopo la partita di Cremona, è stata tutta un’altra storia – dice l’allenatore azzurro – si è visto in campo tutt’altro spirito. Dopo i primi 5’ abbiamo sviluppato trame di gioco, siamo stati belli da vedere e si è giocata una bella partita». Nel primo tempo il Pavia ha dimostrato una superiorità contro un ostico Sudtirol. «Una squadra che arrivava da due vittorie consecutive e andava affrontata con grande determinazione – ricorda Marcolini – nel primo tempo siamo stati aggressivi, creando molto ed è stato bravo il loro portiere con interventi importanti come un miracolo su Cesarini. Poi nella ripresa la gara è stata più equilibrata. Mi è piaciuto anche il fatto che si è dimostrato di saper soffrire, anche se è giusto ricordare che Facchin è stato inoperoso per quasi tutta la partita. Poi è successo che si è passati dalla possibile concessione del rigore su Cesarini, che ci poteva dare il 3-0, all’assegnazione del penalty a loro che ha riaperto la gara nei minuti di recupero e ci ha creato un po’ di patema d’animo». Una bella cornice anche di pubblico. «E’ importante perché aiuta a trascinarci in casa dove abbiamo l’obbligo di fare più punti possibile per poi muovere la classifica anche in trasferta», dichiara Marcolini. Ora non c’è spazio per rifiatare perché già mercoledì ci sarà il recupero con la Pro Patria. «Dopo essere stati tre settimane senza giocare una gara ufficiale ora ci toccano tre gare in otto giorni. Vedrò il da farsi. Sicuramente con una rosa ampia qualche cambio lo farò».

Ore 20.40 – (La Provincia Pavese) Si può anche perdere, come era successo all’esordio (d’altronde i debutti riservano spesso sorprese), ma l’importante è rifarsi subito. Banale a dirsi, ma in fondo è proprio così, e per questo Pavia la considerazione lapalissiana vale ancora di più. Perché dopo le tante certezze incamerate in un inizio di stagione sfolgorante, con prestigiosi trionfi di Coppa, ciccare un’altra gara dopo la prima di campionato a Cremona avrebbe rischiato di aprire una piccola crepa in un gruppo che s’era mostrato così compatto, solido e autorevole in campo. Il pericolo c’era, visto che di fronte c’era il Sudtirol, capolista dopo due turni, e anche perché nei primi minuti il Pavia si è mostrato un po’ troppo esitante, segno che forse un minimo contraccolpo lo 0-1 di Cremona l’aveva lasciato. Ma poi il Pavia ha mollato le briglie, ricomponendo la sua strutura di gioco e arrivando al giusto vantaggio. Se la difesa ha confermato per l’ennesima volta di essere quasi impenetrabile, il centrocampo – deludente nella prima di campionato – è stato indubbiamente vivacizzato dall’innesto di Alessandro Marchi, che in questo momento è difficile non preferire a un Marco Cristini che appare ancora indietro e non integrato nei meccanismi della squadra. Si era già notata in altre gare l’ottima intesa sulla corsia destra tra Marchi e Ghiringhelli, in grado di scambiarsi spesso i ruoli e sovrapporsi. E non è un caso forse che il gol e alcune delle azioni più pericolose siano venuti proprio da quella parte. Ma anche sulla corsia opposta ha fatto di nuovo un figurone Martin, elemento in grado di garantire con grande equilibrio sia la spinta in fase offensiva che un’adeguata copertura in difesa: una interpretazione quasi perfetta dell’esterno nel 3-5-2, come peraltro già avvenuto nella sconfitta dello Zini. Il Pavia nel secondo tempo ha anche mostrato un volto inedito quest’anno, ma che rientra in quel ventaglio di fasi di gioco utili a vincere tante partite: il controllo del match, senza rischiare nulla dietro e provando a chiudere la gara ripartendo. Cosa che è successa, e con un’incantevole azione «alla mano» in cui sono state coniugate in maniera perfetta la fisicità di Mattia Marchi, il tocco sopraffino di Cesarini e la grande capacità di inserimento in corsa di Bellazzini, al quale il gol non può fare che bene dopo la prova sotto tono di Cremona. Facciamo che il campionato del Pavia è iniziato sabato sera di fronte ai 1.245 paganti del Fortunati. E dopo la falsa partenza, mercoledì sera in casa con la Pro Patria c’è subito l’occasione di fare bis e cominciare la corsa.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Oggi il presidente Stefano Compagni farà il punto sul futuro del club granata. L’appuntamento è all’hotel Boiardo a Scandiano. La scelta dell’hotel Boiardo a Scandiano non è casuale dato che gli imprenditori Ivano Giglioli, Giuliano Compagni, Stefano Fiorini e Paolo Malavasi saranno al fianco della società granata assieme all’azienda Air Power di Casalgrande. Va anche sottolineato che Giuliano Compagni è fratello di Stefano, presidente della Reggiana. Assieme condividono la passione per la squadra granata. Oggi il massimo dirigente della Reggiana illustrerà il progetto condiviso da Pietro Vavassori e le ultime novità a livello di società con il possibile ingresso a breve di altri imprenditori reggiani. La presenza di Pietro Vavassori allo stadio Garilli di Piacenza è già un particolare significativo del confermato feeling tra il patron di Italsempione e la Reggiana. Spetterà al presidente illustrare il percorso che la Reggiana e Vavassori si accingeranno a compiere. Va detto che allo stadio Garilli erano presenti anche Paolo e Roberto Gottardi e Gianni Perin, amministratore delegato di Bitecnology. Imprenditori che sono appassionatissimi di calcio, oltre che competenti e che hanno dato una loro disponibilità di massima a far parte, in vario modo, della famiglia granata. Un gruppo amici sponsor e azionisti che sta caratterizzando la gestione Stefano Compagni. Sul pareggio a Piacenza il massimo dirigente granata ha masticato amaro ma, come suo solito, ha proiettato lo sguardo alla prossima partita della Reggiana contro il Giana Erminio in programma lunedì sera alle 20.30. Un appuntamento particolarmente affascinante sia per l’orario sia perché la società ha in programma alcune particolari promozioni e iniziative rivolte proprio agli sponsor.

Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) La maledizione dei rigori sembrava essersi interrotta a Bassano, quando gli errori dagli undici metri di Alessi, Parola e Bruccini sono costati la finale per la serie B ma così non è stato. A Piacenza, come lo scorso anno a Grosseto, i granata hanno gettato al vento la vittoria fallendo due rigori. Va detto che le coincidenze sono tante: prima di tutto l’arbitro Lacagnina, poi la giornata, la terza di andata. Sono cambiati i protagonisti: a Grosseto furono Ruopolo e Tremolada a fallire i due penalty, a Piacenza sono stati Nolè e Arma. Per la curiosità, Arma voleva anche calciare il primo rigore ma è stato Nolè a chiedere e ad ottenere dall’attaccante la palla per presentarsi sul dischetto. Rigori calciati più o meno bene. C’è chi rimarca: doveva essere Bruccini l’incaricato. Può essere ma anche il bravo centrocampista ha fallito la trasformazione dagli undici metri contro il Grosseto e il San Marino al Città del Tricolore. Due penalty falliti che non hanno tolto punti ai granata dato che è arrivata ugualmente la vittoria. Lo scorso anno, come in questo campionato sono i due rigori falliti nella stessa partita a lasciare l’amaro in bocca perché hanno tolto due punti ai granata. Nel campionato scorso, alla fine, non hanno inciso, la speranza è che accada lo stesso anche nel corso di questo campionato. E’ bene ricordare che dopo quel pareggio a Grosseto per 0 a 0 la Reggiana infilò una striscia positiva di 15 punti in sette partite prima di perdere a Gubbio. Il trainer Colombo metterebbe la firma per tipetere lo stesso ruolino di marcia. E’ anche giusto rimarcare, a favore del tecnico siciliano Lacagnina, che i due penalty assegnati a Grosseto come quelli a Piacenza sono stati netti e indiscutibili. Nessun favore, quindi ma un fischio arbitrale corretto. L’ultima annotazione che viene rimarcata è che l’allenatore dovrebbe far allenare i giocatori dagli undici metri ma su questo argomento ci sono ex giocatori e grandi allenatori che sottolineano come la differenza tra allenamento e partita la fa la pressione psicologica. Allenarsi conta ma alla fine è una questione di saldezza di nervi e anche di fortuna anche se è difficile da comprendere.

Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) Oggi i biancorossi godranno di un’altra giornata di riposo e domani mattina riprenderanno a Goito gli allenamenti in vista del derby di domenica (ore 15) sul campo della Cremonese. Lo staff medico deve valutare le condizioni di Scalise, che contro il Pordenone ha accusato una distorsione alla caviglia. I fari sono poi puntati su Gonzi e Momentè, entrambi reduci da distorsioni al ginocchio: l’esterno dovrebbe essere recuperato, per l’attaccante c’è qualche dubbio in più. Scontata è invece l’indisponibilità di Puccio, che ha una piccola lesione ossea al piede. Mercoledì il Mantova saluterà il campo di Goito, che l’ha ospitato finora per gli allenamenti, con un’amichevole che sarà giocata nel pomeriggio contro lo Sporting Club di Prima categoria. Da giovedì, poi, i biancorossi torneranno ad allenarsi in città, probabilmente nei primi giorni sul Laterale Te “Massimo Paccini”. Entro la giornata odierna, intanto, il Mantova dovrà presentare alla Lega Pro la lista con i 24 calciatori che intende utilizzare da qui alla prossima finestra di mercato, a gennaio. La lista non sarà modificabile, eccezion fatta che per i portieri. E proprio in virtù di questa regola il Mantova per ora terrà fuori dalla lista l’infortunato Pane. I dirigenti devono però ancora decidere se presentare la lista con gli attuali 23 giocatori (il 24esimo sarebbe proprio Pane), tenendosi un posto libero per l’ingaggio di uno svincolato, o se inserire in lista un elemento del vivaio (dovrebbe essere Del Bar), in modo da avere in rosa 8 giovani, che danno diritto al massimo compenso dalla Lega.

Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova non è partito alla grande in questo campionato. Non tanto per i risultati, che tutto sommato non sono negativi nell’ottica di una stagione in cui l’obiettivo dichiarato è mantenere la categoria, quanto sul piano del gioco. L’intento era di proporre una squadra d’attacco, che facesse divertire i tifosi, ma per ora su questo fronte si fa davvero tanta fatica. Al punto che mister Maspero, come anticipa il presidente Sandro Musso, sta pensando di apportare qualche correttivo al modulo tattico 3-4-1-2, inserendo un centrocampista in più. E che lo stesso numero uno di Viale Te sente il bisogno di tranquillizzare squadra e staff tecnico. Presidente, dopo l’1-1 con il Pordenone ha insistito molto sui problemi “mentali” del Mantova: può spiegarsi meglio? «Magari mi sbaglio, ma la mia sensazione è che squadra e staff paghino l’ansia di voler fare qualcosa in più per rendere felice una piazza straordinaria. Faccio un esempio: è come quando, per conquistare una bella donna, si fa qualcosa in più per mettersi in mostra e si ottiene l’effetto contrario. A mio avviso c’è questo problema e forse anche quello dei fantasmi del passato, di un ottimo tecnico come Juric e di una stagione in cui comunque in campo il Mantova divertiva». Pensa davvero che questo sia il problema principale dell’Acm? «A vedere la partita con il Pordenone direi di sì: all’inizio eravamo totalmente bloccati, poi dopo aver preso il gol ci siamo liberati dalle paure e le cose sono andate meglio». Quale potrebbe essere allora la soluzione? «Liberarsi la mente, non essere prigionieri di una sindrome da assedio che non c’è. I tifosi sono al nostro fianco, abbiamo un buon gruppo e i pressupposti per costruire qualcosa di buono li abbiamo. Andiamo avanti senza ansie». In campo però la squadra sembra soffrire non soltanto per un blocco psicologico… «Sì, in effetti stiamo faticando a mettere in pratica il gioco predicato dal mister. Ma Maspero è una persona intelligente, si rende conto del momento e saprà agire di conseguenza». Si riferisce a un possibile cambio di modulo tattico? Ne avete parlato dopo l’1-1 con il Pordenone? «Maspero sta pensando da un po’ alla possibilità di inserire un centrocampista in più per aiutare la squadra a fare maggior filtro. Probabilmente nei prossimi derby lo farà, non per rinnegare le sue idee bensì per semplificare un po’ le cose in un momento in cui la squadra non riesce a esprimersi come dovrebbe, magari anche perché lamenta diverse assenze e ha qualche elemento non al top della forma. Maspero non è un integralista ma ha le idee chiare sull’obiettivo a cui vuole arrivare: quindi magari adesso baderà un po’ di più al sodo, per poi più avanti arrivare a sviluppare il bel gioco che ha già fatto vedere lo scorso anno con il suo Pavia». In tutto ciò qual è il ruolo della società? «Stare al fianco della squadra e lavorare sodo senza sbraitare o lamentarsi. Quest’anno dobbiamo costruire in vista del futuro e dobbiamo farlo tutti insieme».

Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Domenica 27, alle 15, il prossimo avversario del Pordenone al Bottecchia sarà il Renate. Alla quarta giornata di campionato gli ospiti si presenteranno con due punti in classifica, frutto di altrettanti pareggi tutti casalinghi: quello di sabato (0-0) con il Cittadella e quello ottenuto nel turno precedente (1-1) con la Giana. Sinora il Renate ha subito due gol e ne ha realizzato solo uno, che porta la firma da Caleb Ansah Ekuban. La punta, classe ’94, lo scorso anno era al Lumezzane (4 reti in 34 presenze per lui), prestato dal Chievo. Il Pordenone terrà aperta la campagna abbonamenti e member 2015-16 sino a venerdì. La volontà del club neroverde è quella di oltrepassare la quota di 180 tessere raggiunta nel termine precedentemente annunciato, considerate pure le dichiarate richieste pervenute in occasione del match casalingo con l’Albinoleffe. In questa finestra aggiuntiva il servizio sarà attivo, esclusivamente su prenotazione, telefonando al 3488234864.

Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Certe sere a casa di Luca facciamo le tre cantando le canzoni, che belle vibrazioni». Cantava tutto il popolo neroverde, idealmente insieme a Silvia Salemi, la notte di sabato. Già: che belle sensazioni regalate da Luca Strizzolo, 23 anni, attaccante, in cerca di rilancio con la maglia neroverde. La stessa che lo proiettò verso il professionismo dopo una buona stagione (2009-10) da “bocia” (non era nemmeno maggiorenne) in serie D durante la quale, nonostante una situazione di squadra non proprio ideale (Bosi rilevò in corsa Pavanel sulla panca dei ramarri), collezionò 21 presenze e 4 gol. Al Martelli di Mantova ha regalato al popolo neroverde 22’ (dal suo gol al 45′, attraverso il riposo, al pareggio di Carini al 7′ della ripresa) di splendida illusione: Pordenone primo dopo tre giornate. È durata poco, ma ha infuso nei supporter di Tomei e soci vibrazioni che non sentivano da maggio 2014. LA VIA TORTUOSA – «La corsa verso la panchina dopo il gol? Mi è venuta spontanea – racconta Strizzolo -. Quando lavori in un gruppo come il nostro, ti viene voglia di ringraziare tutti e di condividere la gioia anche con quelli che al momento non sono in campo». Da ragazzino in neroverde aveva attirato l’attenzione di tanti club pro. Lasciato il Bottecchia, la sua strada si è fatta tortuosa e in salita. Una stagione a Novara in B (2010-11) senza collezionare nemmeno una presenza; due al Pisa con 23 gettoni e un solo gol; poi al Treviso (13 presenze, un centro); la migliore forse al Real Vicenza (Seconda divisione, 6 gol in 23 partite) e infine quella senza corse gioiose a Lucca in 23 gare. «Sono tornato qui – racconta Strizzolo – proprio per riscattare la passata stagione e rilanciarmi. L’inizio è buono, ma devo continuare a lavorare e a migliorare. La mia sostituzione? Ero solo affaticato, nessun problema». AMBIZIONI – Il Mantova era rimareggiato per assenze importanti e non attraversa un buon momento. Il Pordenone però, rispetto alla gara persa con i virgiliani in Coppa, ha fatto progressi confortanti. In giro si comincia già a parlare di playoff. «Al Martelli – Luca si rivede mentalmente il film della gara – ci siamo mossi veramente bene. Abbiamo trovato subito il ritmo giusto, giocato bene la palla e siamo riusciti a imporre il nostro gioco. Peccato aver subito il pareggio su calcio d’angolo. Insomma – sintetizza -: abbiamo prodotto buon calcio, ma siamo appena alla terza e non dobbiamo farci prendere da eccessi d’entusiasmo. Dobbiamo invece continuare a lavorare come stiamo facendo. Domenica al Bottecchia arriverà il Renate (una sconfitta e due pareggi, ndr). Vietato pensare che sia una gara facile». IL FIGLIOCCIO – Tedino se lo coccola con gli occhi. Per lui l’exploit di Luca non è una sorpresa. «È un giocatore – afferma – nel quale ho sempre creduto. Non l’ho voluto qui per fare la comparsa. È un atleta forte, di spessore. Al Martelli ha dimostrato di essere un attaccante vero, moderno. Ha attaccato la profondità, si è mosso tanto e ha pure segnato. Se comincerà a credere veramente anche lui nelle sue grandi ptenzialità, fara un’ottima stagione». PRESTAZIONE DI GRUPPO – Il tecnico poi allarga il raggio di veduta. «A Mantova – dice – hanno giocato bene tutti. Non dimentichiamo che noi siamo il Pordenone: siamo stati ripescati, abbiamo cominciato a lavorare più tardi rispetto agli altri e siamo andati al Martelli a creare problemi ai virgiliani. Non posso che essere orgoglioso – ribadisce – dei ragazzi, dei miei collaboratori e di tutta la società».

Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) Quella corsa a tutta velocità verso la panchina, a braccia aperte, aveva un significato di liberazione per lui. Perché Luca Strizzolo, centravanti del Pordenone in gol a Mantova, non segnava davvero da una vita: 5 gennaio 2014 la sua ultima prodezza, il centro del 2-2 (su rigore) al Menti valso al “suo” Real Vicenza il pareggio con il Castiglione. Più di un anno e mezzo senza timbrare in match ufficiali: un’enormità per un centravanti. E’ vero, il friulano è una punta moderna, che partecipa alla manovra, disturba l’avvio dell’azione avversaria, gioca bene anche se non va in gol. Tuttavia, per un attaccante la rete rimane sempre fonte di vita. E’ una soddisfazione anche per il Pordenone: dopo De Cenco si è sbloccato pure lui. Così in due settimane si è dimostrato che la squadra ha dei centravanti con qualche gol in canna. La prolificità delle punte, infatti, era l’aspetto di cui tutti i tifosi erano preoccupati. Oggi secondo giorno di riposo: la squadra riprende a lavorare domani.

Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Un tifoso può pure pensare che, senza le due rimonte subite, senza l’invenzione dell’arbitro a Piacenza, questa squadra sarebbe prima in classifica a punteggio pieno. Liberi di vederla in che modo si vuole, ma anche rimanendo ancorati alla realtà, questa è una grande partenza per il Pordenone: 5 punti in 3 gare in Lega Pro, con ottime prestazioni; un’imbattibilità mantenuta che pesa e, soprattutto, una sensazione di grande maturità. A Mantova i neroverdi hanno dimostrato di essere cresciuti rispetto al match con i virgiliani di un mese fa e di essere consapevoli dei propri mezzi. Il campo ha confermato le sensazioni dell’estate: i ramarri possono disputare un campionato di grande tranquillità. Meriti. Certo, se si fosse mantenuto il vantaggio al “Martelli”, ora la squadra di Tedino sarebbe in cima alla classifica. Ma non bisogna fare i sofisti. Il tecnico, infatti, ha ricordato in sala stampa dov’era la squadra lo scorso luglio: in bilico tra la serie D e la Lega Pro, quindi ripescata e allestita nel giro di un mese. In poco più di 50 giorni, e con un budget limitato dall’esborso di 500 mila euro per il ripescaggio, si è costruito un team in grado di uscire dal campo sempre a testa alta, dopo ottime prestazioni. Non è poco. Non lo è se si pensa che, la scorsa stagione, partendo in tempo col mercato e con la preparazione, la squadra totalizzò gli stessi punti alla sesta giornata (dopo l’1-0 con la Cremonese) e per giunta a fatica, senza prestazioni convincenti. Lati positivi. Questo Pordenone ha messo in evidenza tanti lati positivi. Ha dimostrato, da fine agosto a oggi, di riuscire a essere brillante nonostante abbia cambiato tre volte modulo; ha fatto vedere una grande compattezza (solo 4 gol subiti in 5 gare) e una grande resilienza: ha saputo cioè mantenere positività nonostante gli eventi avversi, vale a dire i diversi infortuni che, giorno dopo giorno, si sono succeduti. Escluso il match col Mantova, poi, è sempre andato in vantaggio, cosa che non era capitata poche volte la scorsa stagione. Invece il team ora ha la forza per imporre il proprio gioco, data sicuramente dal livello tecnico e della qualità dei giocatori e di chi sta in panchina. La gara di Mantova rappresentava una sorta di crocevia: si poteva capire qualcosa in più sulle reali potenzialità della squadra. Carpe diem. Adesso, dunque, appurato che c’è della polpa, il gruppo di Tedino è chiamato a concretizzare la grande occasione che ha di fronte. Ha cioè due gare abbordabili, Renate in casa e Pro Patria fuori: i nerazzurri non sembrano più quelli dello scorso campionato, mentre i bustocchi sono ancora in fase di rodaggio, come dimostrato il 5-0 subìto in casa dalla Feralpi. C’è la possibilità di fare due vittorie di fila, di salire così a quota 11 e volare verso obiettivi che, lo scorso luglio, neppure il più ottimista dei tifosi avrebbe osato ipotizzare.

Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) È a dir poco un fiume in piena nel dopogara Gigi Fresco, presidente-allenatore di una Virtus Vecomp costretta a lasciare il primato solitario agli arancioneroverdi del suo amico Paolo Favaretto. «Innanzitutto squadre come il Venezia, fallite tre volte in 10 anni, dovrebbero ripartire dalla Terza categoria e non essere «premiate» ripartendo dalla serie D – inizia così la «filippica» di mister Fresco – Non bastasse già questo vantaggio, poi in campo contro di loro non siamo mai tutti uguali, dire che mi sento totalmente defraudato ancora non rende l’idea». Nel suo mirino in particolare l’espulsione dell’attaccante Cernigoi nei minuti di recupero del primo tempo. «Delle due ammonizioni non ce n’era nemmeno una, la prima per un fallo di mano inesistente, la seconda per essere inciampato su un difensore veneziano. Nel secondo tempo, invece, un mani nella loro area non è stato sanzionato con un rigore evidente, per non parlare di Beccaro che andava espulso ed è stato graziato almeno due volte». Una rabbia dovuta anche al fatto che i veronesi hanno giocato decisamente meglio nel secondo tempo pur con un uomo in meno. «Il Venezia è una bella squadra, senz’altro in undici contro dieci avrebbe dovuto fare di più. Favaretto è un grande allenatore, la sua squadra è partita tardi e sarà calata anche per questo, noi però abbiamo fatto ottime cose e non meritavamo di essere puniti da una direzione arbitrale così poco equilibrata».

Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il raddoppio è una perla con triangolazione tra Carbonaro, Gualdi e Serafini, provato anche nel primo tempo senza riuscire a sorprendere Tebaldi. «Forse era più facile nel primo tempo – commenta l’esperto Serafini – ma ero un pò sotto e non sono riuscito a imprimere forza alla palla. Nella ripesa è stata una bella azione, dopo cinque passaggi mi ha servito Gualdi e sono riuscito a controllare la sfera tra due avversari. Ho dovuto accelerare il tiro e, anche se di sinistro, la palla è andata a fil di palo, imparabile. Ero contento perché pensavo che quel gol mettesse fine alla partita. Per la prima volta mi capita che nello stesso minuto ci sia un gol fatto e uno subito, un pò assurdo». Per gli arancioneroverdi si è trattato di un avversario coriaceo. «Dopo l’espulsione sono stati più disordinati ma è una squadra che non molla, resta attaccata con tutte le sue forze ad una classifica che la vede davanti. Noi abbiamo fatto la nostra partita. Nel primo tempo siamo entrati concentrati e abbiamo indirizzato bene la gara. Non ci hanno creato grossi problemi». Nel secondo tempo pur in superiorità numerica il Venezia è calato e i veronesi ne hanno approfittato per accorciare le distanze. «Siamo andati in vantaggio con giocate lineari e veloci – spiega Calzi – Siamo stati bravi a dare il secondo colpo alla Virtus ma come un buon pugile si è ripresa. Il loro gol ha tramortito noi. Abbiamo seguito l’andamento della gara, rischiando anche qualcosa ma abbiamo vinto con merito». Al termine Calzi spiega di soffrire di un disturbo al flessore e ritrovarsi con il braccio sinistro indolenzito. L’unico rimpianto è per la traversa presa su punizione. «È una soluzione che proviamo in settimana tra quelle da fuori. Ho calciato bene, spero di riuscire a fare qualche gol da qui alla fine». E due gol in quattro giorni è il biglietto da visita di Ferrante che porta sempre più un cognome da bomber. «Ha avuto fortuna di trovare due palle favorevoli in area e sono riuscito a metterle dentro. Spero di metterne qualche altra a segno». Merito anche della pennellata precisa di Fabiano «C’era scritto «spingere» sul pallone, Fabiano è già il secondo assist che mi fa». In ottica classifica il difensore precisa che il Venezia a 12 punti ora non deve commettere passi falsi, distaccato di soli 3 punti dalle inseguitici Virtus Vecomp e Montebelluna.

Ore 17.20 – (La Nuova Venezia) Nella notte tra sabato e domenica Joe Tacopina ha chiuso la sua avventura bolognese. Il braccio di ferro con Saputo, per il comando del Bologna calcio si è chiuso senza ricorrere al tribunale: i due “nemici” si sono addirittura – seppur a denti stretti – fatti gli auguri per il futuro. Fin qui la notizia. E allora? E allora ecco che fra poco anche il popolo arancioneroverde, i tifosi, la città, insomma noi tutti conosceremo la nuova proprietà americana del Venezia FC, quella che doveva presentarsi in luglio, poi in agosto, poi in settembre e non si è per il momento ancora vista. Un’operazione bloccata proprio dal contenzioso di Bologna. L’avvocato Tacopina, lo rivelano fonti bene informate bolognesi e romane, entrerà nel Venezia, tempo di sistemare alcune questioni burocratiche, e sarà una forza trainante del gruppo assieme a Daniels. Ecco perchè finora i nuovi padroni non si sono visti, aspettavano la soluzione di questa vicenda. Ecco perchè anche Perinetti – che nel frattempo ha costruito il rullo compressore per questo campionato – non ha mai smentito o confermato il coinvolgimento dell’ormai ex presidente del Bologna. E non confermerà o smentirà nemmeno oggi, rimandando tutto alla presentazione, insomma gli americani si presenteranno da soli. Se sarà una grande società, come sempre nel calcio lo diranno i risultati, sul campo e fuori. Di Tacopina, intanto, sappiamo una cosa: è un grandissimo comunicatore, un trascinatore, il classico dirigente che punta molto sui tifosi, li ama e riesce a farsi amare. Va sotto la curva, gli fanno i cori: a Bologna ieri lo hanno osannato e lui ha ringraziato commosso. Ama troppo il calcio per restarsene fuori, ora che ha un’altra sfida da lanciare. Per questo, salvo improvvisi e al momento imprevisti cambi di rotta, arriverà in laguna.

Ore 17.10 – (La Nuova Venezia) «Generalmente i tornei sono a 34 squadre. Il nostro campionato inizia domenica prossima, le prime quattro sono state amichevoli». Paolo Favaretto liquida con una battuta chi si azzarda a parlare di un Venezia in fuga. «Ai punti abbiamo vinto meritatamente per le occasioni create. Nel primo tempo ne abbiamo avute almeno cinque o sei importanti. Non siamo riusciti a essere cinici per raddoppiare, ma è stata un’ottima prima frazione», commenta l’allenatore del Venezia. Che per spiegare le difficoltà avute in superiorità numerica ricorda un precedente proprio con la Virtus: sotto 1-2 al “Penzo” e con un uomo in meno, il Venezia vinse poi 5-3. «L’orgoglio che la Virtus ha saputo trovare in inferiorità numerica ha contribuito a dargli la spinta», prosegue l’allenatore Favaretto, «sul 2-0 avevamo chiuso la partita e invece loro l’hanno riaperta subito. A volte bisogna imparare anche a soffrire ed essere concreti. Lo siamo stati, abbiamo concesso poco e abbiamo portato a casa i tre punti».

Ore 17.00 – (La Nuova Venezia) Siamo appena alla quarta giornata, ma il Venezia fa già le prove di fuga. Davanti a oltre un migliaio di tifosi accorsi allo “Zanutto” di San Donà, il Venezia vince 2-1 il big match contro la Virtus Vecomp e rimane al comando a punteggio pieno, scavando un piccolo solco di tre punti rispetto ai veronesi, raggiunti a quota 9 dal Montebelluna. La quarta vittoria porta la firma di Ferrante e Serafini. Se per quest’ultimo è già il quarto centro stagionale, per Ferrante si tratta del secondo gol in quattro giorni, visto che era andato a segno anche a Monfalcone. Non male per un difensore. Il Venezia ha vinto con merito, anche se Serafini e compagni hanno dato vita a una gara dai due volti. Ottimo il primo tempo in cui, dopo aver sbloccato il risultato, il Venezia ha colpito anche una traversa con Calzi. A cavallo dell’intervallo il match sembrava in discesa per il Venezia, con la Virtus rimasta in dieci nel recupero del primo tempo e con Serafini a firmare il 2-0 al 5’ della ripresa. Ma il gol immediato di Mensah ha riaperto l’incontro. E, in inferiorità numerica, i veronesi hanno saputo tirare fuori l’orgoglio, costringendo a faticare fino in fondo il Venezia, che per contro ha pagato l’inevitabile ritardo di condizione fisica. Anche in avvio di gara la Vecomp era partita forte, costringendo Vicario a togliere dall’incrocio una sorta di tiro-cross dalla trequarti di Rossi. Ma al Venezia basta poco per prendere in mano il gioco. Al 7’ Serafini scalda il piede con un tiro al volo dalla distanza. È il preludio al vantaggio, che arriva al 9’ : dalla bandierina è Fabiano a pennellare un pallone millimetrico per la testa di Ferrante, che insacca nell’angolino alla destra di Tebaldi. La Virtus accusa il colpo e il Venezia, al 14’, va vicinissimo al raddoppio con Calzi che dal limite calcia una punizione a girare che si stampa sulla traversa. Carbonaro e Serafini seminano il panico in area e al 16’ costringono Tebaldi a salvarsi con una mano. Al 24’ Carbonaro serve uno splendido assist filtrante per l’inserimento sottoporta di Acquadro, che in scivolata alza sopra la traversa. In pieno recupero Cernigoi, già ammonito, rimedia il secondo giallo dopo un contatto in area veneziana con Cernuto e la Virtus Vecomp resta in dieci. In avvio di ripresa, al 5’, il Venezia trova il raddoppio: ancora uno scambio Carbonaro-Gualdi-Serafini, con il bomber che a tu per tu con Tebaldi lo trafigge. Match chiuso? Tutt’altro, perché non si fa in tempo a rimettere il pallone a centrocampo che l’ex di turno Alba pesca in profondità Mensah, che riapre la gara con un pallonetto che salta Vicario. Con il passare dei minuti il Venezia cala, mentre la Virtus aumenta il forcing con la spinta prodotta da Mensah. Ma non riesce a produrre grossi pericoli alla porta veneziana, tanto che il risultato non cambia più. Si segnalano un paio di punizioni di Burato una conclusione di Verdun dal fondo sull’esterno della rete (36’) e un pallonetto di Padovani che finisce alto di un soffio. Al 36’ Favaretto fa esordire Barreto, nel tripudio dello “Zanutto”. Per lui 12’ di gioco, recupero compreso, in cui confeziona un bell’assist filtrante per Innocenti e poi manda a lato non di molto una punizione dal limite.

Ore 16.30 – (Gazzettino) È ancora lontano dalla migliore condizione fisica, gli mancano il ritmo partita e i novanta minuti. Se togliamo lo spezzone di gara all’esordio, con il Cuneo, Gianluca Litteri non giocava dal 22 maggio, in Latina-Modena. Tanto, troppo tempo per poter ammirare il “vero” attaccante, quello che magari non farà una caterva di gol durante la stagione, ma che rappresenta un punto di riferimento per la manovra della squadra. Ci vuole ancora tempo, serve pazienza: «Un mesetto per tornare in forma. È come se ricominciassi tutto daccapo, perché la preparazione senza una partita, nemmeno un’amichevole, conta poco», confida il giocatore. Che intanto però a Meda, con il Renate, ha riassaporato l’ebbrezza della maglia da titolare: «Sono andato meglio dell’esordio, fisicamente devo ancora trovare la migliore condizione, piano piano mi sto integrando nella squadra, nei meccanismi della squadra. Tutti dobbiamo crescere, io per primo». Crescere significa anche essere concreti al momento giusto, per esempio davanti la porta avversaria. Con il Renate invece si è costruito tanto ma raccolto solo un pareggio. «È un’occasione persa, dovevamo tornare a casa con due punti in più – ammette Litteri- La Lega Pro è un campionato insidioso, gare come quella di sabato ce ne saranno tante, non possiamo perdere punti per strada se vogliamo disputare un campionato importante, di vertice». Litteri conosce bene la categoria: «Ci ho giocato diverse stagioni con la Ternana. Non ci sono partite semplici, non esistono gare scontate, quelle che sulla carta dovrebbero essere senza storia. Il Renate ne è la dimostrazione: ha giocato la sua onesta partita, noi non siamo riusciti a sbloccare il risultato, e più i minuti passano più si complicano le cose». Cittadella anche sfortunato, comunque, con un palo e un gol salvato sulla linea. «Fa parte del gioco, oltre a quelle occasioni ci sono state altre opportunità per vincere la partita». Roberto Venturato, alla vigilia della trasferta di sabato, ha respinto l’etichetta di “squadra da battere”. Pesa l’investitura di essere tra le favorite alla promozione? «In un certo senso sì. Chi ha un obiettivo importante da raggiungere non può permettersi di sbagliare un colpo, devi vincere e basta, per questo ridico che con il Renate abbiamo perso un’opportunità». Sentirsi importanti, però, potrebbe essere anche uno stimolo per tutti per fare bene. «Deve essere così, se riusciamo a trasmettere in campo la nostra voglia di vincere, possiamo disputare una grande stagione. Sappiamo qual’è il nostro obiettivo, dobbiamo essere giustamente ambiziosi perché la squadra ha grandi valori, ma dobbiamo affrontare tutte le partite al massimo, nessuna esclusa». Come si sta trovando a Cittadella? «Bene, ho già vissuto un’esperienza qui vicino, a Vicenza, so come ci si trova da queste parti. La cittadina è tranquilla, si può lavorare e vivere serenamente». Ha ritrovato tre ex compagni: Alfonso, Minesso e Sgrigna, che ha speso belle parole nei suoi confronti. «Lo ringrazio, ho grande stima nella sua persona. È un giocatore esperto, ho sempre seguito i suoi consigli perché non è uno che parla a caso. Da lui c’è solo da imparare». Come si trova nel 4-4-2? «È un modulo che mi calza a pennello, io mi adeguo a qualsiasi soluzione, faccio quello che mi chiede l’allenatore». Il suo rapporto con Venturato? «È sempre disponibile con noi giocatori, è un tecnico preparato, conosce benissimo la categoria». L’allenatore, commentando il pareggio con il Renate, ha detto che in Lega Pro è fondamentale muovere la classifica in ogni turno. La continuità è un ingrediente essenziale. «Ha ragione, io però sabato avrei preferito vincere…».

Ore 16.10 – (Mattino di Padova) Il calcio è anche questo, se sei un portiere: te ne puoi stare per un intero pomeriggio a goderti la partita da spettatore non pagante, ma poi, quando all’improvviso arriva il tuo momento, guai se non ti fai trovare pronto. Lo sa bene Enrico Alfonso, il quale sabato pomeriggio, contro il Renate, ha fatto il suo debutto in campionato alla guardia dei pali del Cittadella. L’assedio granata alla porta lombarda non ha prodotto lo straccio di un gol; in compenso, se ad una dozzina di minuti dal 90’, l’estremo difensore padovano, 27 anni, non fosse volato alla sua destra per neutralizzare la spettacolare rovesciata di N’Diaye, la squadra di Venturato si sarebbe quasi sicuramente ritrovata con una sconfitta beffarda sul groppone. «In questi casi mi viene sempre in mente una vecchia considerazione di Vujadin Boskov: quando non puoi vincere, non devi perdere. Ecco a cosa è servita quella parata», sorride Alfonso, la battuta pronta. «Com’è andata la gara lo avete visto tutti: in pratica abbiamo giocato ad una porta sola, ma se le cose avessero voluto girarci storte, l’avremmo addirittura persa. È chiaro che in noi c’è rammarico, ma io preferisco soffermarmi sul lato positivo della giornata e… citare Boskov». Cosa vi siete detti in spogliatoio, a partita finita? «Potete immaginarvi quanta rabbia ci fosse. La frase che ricorreva più spesso era: non è possibile non vincere partite come questa! Ed è un pensiero che condivido. Il mio ruolo, tuttavia, impone di guardare le cose da una prospettiva diversa: in certe giornate basta incappare nella minima disattenzione per trovarsi sotto, e a noi non è successo. Nemmeno il terreno di gioco ci aiutava troppo, perché le buche rendevano difficile giocare palla a terra, come facciamo di solito». Non c’è da preoccuparsi, quindi, per la poca concretezza in attacco? «Sinceramente sarei più in pensiero se non avessimo creato occasioni. Sono convinto che, giocando così, i gol arriveranno, anche perché la qualità, in questa rosa, c’è». La sorprende qualcosa della classifica? «Francamente no. L’unica vera rivelazione, al momento, è la Giana Erminio, per il resto mi sembra che i valori tecnici stiano già emergendo. SudTirol e FeralpiSalò così in alto non devono stupire: so quanto queste società stiano lavorando bene da tempo. Il problema, piuttosto, è che, se è vero che ci sono sei o sette squadre in lotta per la promozione, è altrettanto vero che ne vedo poche nettamente inferiori alle altre. In questo girone tutti possono vincere o perdere con tutti». Anche con la Pro Piacenza, sua ex squadra e prossima avversaria del Citta… «Credo ci aspetterà una partita sulla falsariga di quella di Meda: ci troveremo davanti un’avversaria chiusa e molto aggressiva, che però può contare su alcuni elementi di qualità come Carrus, Alessandro e Bini, che conosco bene, in grado di dare fastidio». Intanto si sta godendo i due giorni senza allenamenti in vista della ripresa di domani. Programmi particolari? «Riposo assoluto. Venivo dall’infortunio al polpaccio e quella passata è stata una settimana di rincorsa per me. Questa minipausa mi serviva proprio».

Ore 15.50 – (Mattino di Padova) Cosa va e cosa non gira in questo Cittadella? I 180 minuti giocati sin qui (manca all’appello la partita con la Pro Patria, rinviata a data da destinarsi) permettono di farsi un’idea dei pregi e dei difetti presenti nel gruppo a disposizione di Roberto Venturato. Cosa funziona… Dovendo indicare un singolo su tutti, viene subito in mente il nome di Lamin Jallow. Un gol all’esordio, diverse fiammate a Meda, è l’uomo – ma si dovrebbe dire “il ragazzo”, visto che ha solo 19 anni – che più di tutti sembra poter “spaccare” le partite da solo. Ed è il simbolo della qualità di una rosa in cui le alternative abbondano: basti pensare al poco spazio trovato sinora da giocatori come Bobb, Lora o Cappelletti, che sarebbero in campo nella stragrande maggioranza delle altre squadre di Lega Pro. E, a proposito di Cappelletti, l’anno scorso titolare fisso in B e sin qui sempre in panca: se non c’è bisogno di ritoccare il reparto arretrato, è anche perché questo Citta dà l’idea della squadra solida e che ha già trovato certi equilibri. Può contare a centrocampo su un punto di riferimento come Iori e in difesa sull’esperienza di Pascali: due giocatori, questi ultimi, che hanno portato in dote quella personalità che l’anno scorso non c’era. …e cosa no. Facile indicare la scarsa propensione al gol. A Meda Venturato ha alternato tutti gli attaccanti a disposizione senza che nessuno andasse a bersaglio. Un po’ per la buona verve di Castelli, portiere del Renate, un po’ per sfortuna (il palo di Benedetti, il salvataggio sulla linea di Graziano), un po’ per la scarsa lucidità sotto porta dovuta al tanto movimento (è soprattutto il caso di Bizzotto). Ma anche per la condizione deficitaria di Litteri, che si trova in una situazione particolare: deve giocare per entrare in forma, ma al momento è ancora lontano dall’attaccante che ha trascinato la Ternana in B. E pure Schenetti va ritrovato, dopo aver perso per intero la scorsa stagione.

Ore 15.30 – (Mattino di Padova) Verrà inaugurata domani sera,alle 19.30, la “Sezione Granata Jesolo Lido-Ristorante Pizzeria da Mario-Hotel Lorenz”, ospite d’onore una delegazione del Cittadella. L’evento si terrà nella storica “Pizzeria da Mario” di via Bafile, vicino a piazza Brescia, e vi interverranno il presidente della società Andrea Gabrielli, il direttore generale Stefano Marchetti, i responsabili del marketing Federico Cerantola e dei rapporti con i tifosi Silvio Bizzotto, l’allenatore Roberto Venturato, il vice Edoardo Gorini, l’assistente Roberto Musso, il preparatore atletico Andrea Redigolo, oltre ai giocatori Alessandro Sgrigna e Davide Xamin. Ci sarà pure una rappresentanza del Centro Coordinamento Club Granata-CCCG con i presidenti dei club affiliati, in testa a tutti il “Club Angelo Gabrielli-Granata per Sempre” a cui è collegata la sezione jesolana, rappresentanza guidata dal segreterio Francesco Rebellato. Gli ospiti padovani riceveranno il saluto del sindaco Valerio Zoggia, dell’assessore allo Sport Elio Valiante, del consigliere Alessandro Perazzolo, oltre a quelli dei dirigenti dello Jesolo. Ma com’è scaturita l’idea di aprire una sezione granata nella nota località balneare in provincia di Venezia? Grazie al legame di stretta amicizia instauratosi da tempo tra i fratelli Sandro e Roberto Buscato e Pierluigi Basso, del Coordinamento Granata. Due anni fa l’amicizia si è tramutata inella nascita del club. Lo striscione della “Sezione Granata Jesolo” è ben visibile nella Tribuna est dello stadio Tombolato, mentre nella sede della “Pizzeria da Mario” c’è una bacheca ricca di maglie e gadget granata. Nel giugno 2014 c’è stata la festa organizzata dai tifosi, dopo la salvezza raggiunta da Foscarini e i suoi ragazzi, e spesso il gruppo guidato da Roberto Buscato è stato presente alle partite di Coralli & C. Il “gemellaggio” adesso si rinnova nel segno dei valori dell’amicizia e della passione calcistica ed è importante sottolineare i legami che uniscono alcuni personaggi di spicco del Citta al Veneziano, cominciando proprio dal direttore Marchetti (ex giocatore neroverde) per proseguire con il portierone dei record, e ora preparatore degli estremi difensori, Andrea Pierobon (anch’egli con trascorsi dalle parti di Sant’Elena), aggiungendovi poi il veneziano doc Edoardo Gorini, vice di Venturato, il preparatore atletico Andrea Redigolo, nativo di San Donà di Piave, e finendo con l’allenatore della Berretti Giulio Giacomin, anch’egli di San Donà.

Ore 15.10 – (Mattino di Padova) Sono 980 gli abbonamenti sottoscritti finora dai sostenitori del Cittadella. E l’obiettivo, nei cinque giorni che mancano alla chiusura della campagna 2015/16, è quello di superare almeno quota mille e ridurre così il divario con la scorsa annata, quando le tessere sottoscritte furono circa un terzo in più. Sul calo registrato sin qui ha ovviamente pesato la delusione successiva alla retrocessione dalla Serie B, ma la qualità delle prestazioni offerte nelle prime due partite disputate e i prezzi decisamente alla portata stabiliti dalla società dovrebbero essere un incentivo più che valido ad abbonarsi. La novità di questa stagione è la tessera “Family”, per tre persone dello stesso nucleo familiare, che potranno avere il proprio posto nella rinnovata Tribuna Est coperta a 150 euro. Sempre in Tribuna Est la tariffa-base è di 100 euro, con il “ridotto” a 60 e i ragazzi sotto i vent’anni che ne pagheranno 20. Nella Tribuna Ovest si va dal settore “Fedelissimi” a 450 euro, a scendere, con il prezzo per la Tribuna centrale fissato a 290, 240 per chi usufruisce di riduzioni e 50 per i ragazzi. 150 euro (100 il “ridotto”, 20 per i ragazzi) la spesa per la Tribuna laterale Ovest scoperta. La sede di via Ca’ dai Pase è a disposizione fino a venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30. Ore 14.40 – (Gazzettino) Andrea Pagan, tecnico dell’Este, è uno che vede il bicchiere sempre mezzo pieno. E così il pareggio con il Tamai va letto nell’ottica della quarta partita di fila che i giallorossi giocano senza perdere: «Certo, ci mancano i tre punti – ammette l’allenatore – ma è anche vero che fin qui non abbiamo mai perso e che finora abbiamo subito solo due gol». «Abbiamo fatto un buon primo tempo, siamo stati incisivi e abbiamo giocato bene – continua Pagan – creando anche due occasioni importanti con Marcandella e Mastroianni. In una abbiamo preso il palo, nell’altra il portiere ci ha messo una pezza. Poi, dal momento in cui siamo andati in vantaggio, siamo riusciti a dare il meglio. E abbiamo anche preso il gol del pareggio, per un incidente del portiere che nel calcio ci può anche stare». La storia si ripete: l’Este crea e gioca, ma non porta a casa il bottino pieno. «Dobbiamo lavorare sulla continuità e cercare questa benedetta vittoria – conferma il tecnico – anche con il Tamai abbiamo fatto noi la partita».

Ore 14.20 – (Mattino di Padova) I precedenti, le statistiche, il caso. Il “nuovo” Este deve fare i conti con i difetti di gioventù e con i numeretti incasellati a dovere negli almanacchi. Perché trovare il Tamai dopo tre pareggi consecutivi è tragicomico. Proprio la formazione friulana, specialista nelle “ics” con l’Este, ben cinque negli ultimi otto incontri. Ora sono sei su nove e la statistica diventa quasi una burla. Eppure l’Este, al Comunale di Brugnera, mette in mostra nuove virtù e soliti vizi: l’imprecisione sotto porta, la manovra a tratti macchinosa (ma i miglioramenti ci sono) e la latitanza di fiammate degne di nota. I ragazzi di Pagan lavorano bene sulle fasce, dove Tiozzo e Scotton riescono più volte ad andare al cross. Proprio Scotton, al 14’, serve a Mastroianni un ottimo pallone che il centravanti non sfrutta a dovere. Poco dopo si fa vedere il Tamai, con un colpo di testa di De Poli che finisce fuori. I giallorossi impegnano poco Peresson: la mira di Maldonado su punizione è buona, la parata in due tempi dell’estremo di casa pure. Deve aggiustare il mirino De Poli, che spedisce alto alla mezz’ora. Insomma, un’occasione per ciascuno fino al 34’: l’Este, grazie al tiro cross di Ferrara sul quale Peresson non ne combina una giusta dalla lettura all’intervento, passa in vantaggio con Mastroianni, abile a sfruttare l’errore del portiere. Gli uomini di De Agostini, però, iniziano subito il forcing e sfiorano il gol con Diaw. L’ex bomber della Virtus Como pareggia i conti al 39’, aiutato da un intervento maldestro di Lorello. Il Tamai ci prende gusto e nella ripresa Concas prova dalla distanza (52’), seguito dal neo entrato Petris. Reclamano un rigore i padroni di casa al 71’ (non assegnato) per un presunto fallo su Diaw, mentre il tiro improvviso di Coraini non produce gli effetti sperati. Almeno quanto il colpo di testa di Favre, bloccato da Peresson. Nel recupero l’Este ha l’ultima palla-gol: Tiozzo e Arvia si fanno respingere da Peresson, poi Caporali sbaglia il 2-1. Il triplice fischio vale una diagnosi: la famosa “pareggite” c’è. E, dopo quattro pareggi, è pure diventata cronica.

Ore 14.00 – (Gazzettino) «Mi dispiace per i ragazzi, si sono impegnati, ce l’hanno messa tutta sino alla fine. Serviva loro una vittoria al termine di una settimana difficile, per poter guardare avanti con una certa serenità». Daniele Pasa ci teneva ai tre punti, che ancora non sono arrivati tra le mura amiche. Questa volta la Luparense San Paolo li ha accarezzati molto da vicino, quasi assaporati, ma nel finale è arrivato il gol-beffa di Bertoldi a guastare tutto. «Siamo riusciti a ribaltare lo svantaggio iniziale, a quel punto per me la gara era finita. Purtroppo l’espulsione di Abubakar ha complicato le cose, poi è arrivato quel tiro nel finale, che si è indirizzato proprio nell’angolo. Questo è il calcio: l’unica strada da percorrere è quella del lavoro, giorno dopo giorno, ed io rimango convinto che alla fine quello che abbiamo lasciato in questo scorcio di stagione, per colpa nostra, ce lo andremo a riprendere». Pasa è ottimista, quindi: «Fisicamente la squadra sta bene, in campo riesce a mettere in pratica gli schemi che si provano in settimana. Purtroppo i punti persi minano le nostre certezze, ma non dobbiamo pensarci, bensì lavorare per crescere».

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Persino il traballante Dro riesce a togliere strappare due punti a una Luparense ferita. Dopo le due sconfitte contro Giorgione e Vecomp, arriva un 2-2 incredibile per la squadra di Pasa: prima sotto, poi avanti, quindi ripresa a tempo scaduto dopo aver buttato via una vittoria che poteva essere facilmente raggiungibile, la Luparense dimostra una volta di più che la brillantezza della prima stagionale è ancora un lontano ricordo. Le otto sberle rimediate nelle ultime due uscite e i gufi che cominciano a veleggiare su San Martino (leggi l’ex allenatore dell’Altovicentino Enrico Cunico in tribuna) non aiutano a tenere i nervi saldi. E così dopo le prime occasioni episodiche (palo di Beccaro al 10’, disattenzione dei trentini della quale Giglio non approfitta al 22’, e punizione insidiosa al 25’ dello stesso Giglio) i Lupi si sfaldano dietro alla prima percussione ospite. La dinamica del vantaggio trentino (26’) la dice lunga sulla supponenza difensiva della squadra di Pasa. Colpo ruba palla a Nicoletti in mezzo al campo, con quest’ultimo che reclama un contatto e rimane a guardare l’avversario andare via, e serve la palla in profondità: Gili è in fuorigioco e si disinteressa della palla, la difesa attende una bandierina che non si alzerà perché il più lesto è Proch, che continua la sua corsa a tagliare, beffa gli immobili Nichele e Severgnini, e batte Bazzichetto. Una doccia fredda, ma alla prima trama intelligente della gara i Lupi pareggiano (39’): Benucci batte un piazzato fuori dall’area servendo Giglio, che di prima serve Beccaro che pareggia. Ad inizio ripresa, dopo lo spavento causato dalla traversa da distanza siderale di Burato, la rimonta si completa: Beccaro prende palla sulla trequarti e vede libero Abubakar sulla destra, che di prima all’ingresso in area incrocia col destro trovando l’angolino lontano. La bellezza del gol fa il pari con la stupidità dell’intervento che costa il “rosso” diretto allo stesso numero 7 rossoblù: Abubakar si fa cacciare per una reazione su Ajdarovski, e il risultato è che il Dro, dai e dai, alla fine trova un pari meritato. A 2 minuti dal 90’ Bertoldi, appena entrato, scaglia un destro terrificante dalla trequarti alle spalle di Bazzichetto: palla nel sacco, e tutti a casa. A testa bassa.

Ore 13.20 – (Gazzettino) Non è soddisfatto Massimiliano De Mozzi al termine del match perso contro la Sacilese: «Dobbiamo crescere ancora tanto – commenta il tecnico neroverde – La Sacilese è andata praticamente al tiro solo una volta e ha fatto gol. Noi invece abbiamo avuto molte occasioni, ma siamo mancati di cattiveria. Ci voleva più determinazione, dobbiamo imparare a fare risultato anche quando giochiamo meno bene del solito». De Mozzi non crede che i suoi abbiano approcciato male la partita: «Il match me lo aspettavo esattamente così come è stato. Il loro atteggiamento tattico era finalizzato a non farci giocare la palla, ci hanno azzannato su tutte le parti del campo. Sicuramente il gran caldo di oggi non ci ha aiutato, come non ci hanno aiutato le condizioni del campo, non adatte alle nostre caratteristiche di gioco. In ogni caso questa sconfitta ci sta, è un incidente di percorso. Dobbiamo lavorare sicuramente per crescere ancora».

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Da una parte, un centravanti che perde una scarpa a destra e corre a contrastare a piè scoperto a manca. O un portiere che libera l’area tuffandosi di testa, dall’ altra un collettivo irriconoscibile. Tanto eroica la Sacilese dei ragazzini (20 anni scarsi l’età media), quanto bloccato l’Abano meno caparbio dell’ultimo mese, precampionato incluso. Al Nuovo Stadio di Este, i biancorossi dell’ex Thermal Vinicio Bisioli, autore tra l’altro di un capolavoro tattico, riescono a mettere in imbarazzo una squadra che, fino a quattro giorni fa, sembrava in grado di insidiare le prime posizioni. E forse lo è ancora, anche se il k.o. mostra qualche piccolo limite nell’interpretazione dei match più “rognosi”, leitmotiv della passata stagione. Ballarin e compagni, nel primo tempo, tirano poco in porta: manca lo spazio, la fortuna e un po’ di fantasia. Dall’altra parte, la Sacilese punge su calcio d’angolo (una rarità per i friulani) con un bel cross per De Martin che non trova la deviazione netta. L’attaccante riesce poi a mandare il pallone in rete sbucando al momento giusto sul cross perfetto di Canzian dalla sinistra (23’). Porta la firma di De Martin pure l’ultima conclusione pericolosa della prima frazione di gioco (28’), parata da Ruzzarin. L’Abano, un po’ troppo contratto, fa vedere qualcosa di più nella ripresa: all’53’ Bortolotto schiaccia a terra di testa il corner di Bortolotto. Il portiere della Sacilese Andreatta non deve sforzarsi troppo neppure sulla conclusione di Barichello, bravo a smarcarsi appena dentro l’area di rigore. Per il resto, si vedono tanti lanci lunghi a scavalcare il centrocampo per il neo entrato Munarini. L’attaccante se la cava piuttosto bene con le sportellate: come al 67’, quando corregge l’invito di Segato per Bortolotto, letteralmente accerchiato dai marcatori avversari. Incespica nel momento clou, sponda Sacilese, Cassin, servito da Pederiva (82’). Bella ma sfortunata, invece, la girata di Meneghello sugli sviluppi di un calcio d’angolo: Andreatta, con un brivido, può solo guardare la palla mentre sorvola la traversa. L’Abano, all’86’, ha un’ultima occasione per salvare (se non altro) il risultato con Rampin, che sfonda sulla sinistra e poi scarica su Zattarin, pronto all’appoggio per Ballarin. Il centrocampista, però, chiude troppo il tiro e fallisce l’1-1. La Sacilese riesce a tenere botta e si difende con le antenne belle alte pure nel recupero. Il triplice fischio dà il via ai festeggiamenti dei pordenonesi, rinati dopo un inizio di campionato da dimenticare. L’Abano, dal canto suo, può solo mordersi le mani.

Ore 12.40 – (Il Piccolo) La scorsa stagione era stato richiamato all’ultima giornata della regular season, e con il successo a Legnago aveva guadagnato l’accesso ai play-out. Ieri a Campodarsego per Stefano Lotti è stata una nuova chiamata improvvisa considerata la “sospensione” di Masitto, e a parte il risultato positivo ci stava quasi scappando un’impresa. All’inizio con lui in panchina c’era anche il presidente Pontrelli, che però dopo un quarto d’ora, sul primo rigore e la conseguente espulsione di Di Piero, ha protestato tanto da essere espulso. Ma la Triestina 2012 non si è disunita e anzi proprio sotto di un gol ha tirato fuori attributi e gioco: «È stata davvero una prova di grande carattere – afferma Lotti – dopo 15 minuti siamo andati sotto con un rigore molto discutibile e un’espulsione ingiusta. Considerato il momento, poteva esserci un crollo e il rischio di un’imbarcata, invece i ragazzi hanno dimostrato di essere un grande gruppo, ribaltando il risultato in inferiorità numerica e continuando poi a combattere fino alla fine. Quel quarto d’ora della reazione è stato esaltante, qualcosa di eccezionale. Dimostrando che questa squadra ha davvero qualcosa di importante» . Al di là dei meriti dei singoli, su tutti la doppietta di Zubin e la buona prova del portiere Bonin, Lotti sottolinea la volontà dell’intera squadra: «Il bomber è andato in gol e il portiere ha fatto una prova di carattere e personalità visto che non era semplice esordire così. Ma tutti hanno fatto molto bene e io credo che chiunque fosse andato in campo, avrebbe dato una risposta positiva, perché la squadra era particolarmente motivata» . Resta il rammarico per quella decisione arbitrale sul primo rigore: «Secondo me non era da dare, Di Piero era arrivato prima sulla palla e caso mai era fallo sul portiere. Ma anche concedendo un rigore, l’espulsione è incredibile, non ci stava proprio. La ripresa è stata di sofferenza ma nel finale il nostro 4-1-1 è stato ordinato e tranquillo, non rischiando grandi cose. C’è stata una nostra ingenuità sul secondo rigore, ma più che altro sono le energie che sono venute a mancare, ed è comprensibile visto che si giocava in dieci e poi con i cambi eravamo in difficoltà, visto che c’è stato quello obbligato del portiere e poi quello di Mattielig che non poteva essere ancora al meglio» . E adesso cosa succederà? Di chi sarà la panchina alabardata? Lotti preferisce non sbilanciarsi: Non ne ho idea. Sarà il presidente a fare le sue scelte».

Ore 12.20 – (Il Piccolo) La Triestina rischia grosso, poi spera nel colpaccio ed alla fine si deve accontentare del pareggio. Una gara che la squadra alabardata ha dovuto affrontare in 10 uomini per l’espulsione dopo 14′ minuti del primo tempo del portiere Di Pietro, che ha causato anche il calcio di rigore poi realizzato da Cacurio. Avvio favorevole ai padroni di casa che al 3′ sfiorano il vantaggio con Aliù, che si accentra e lascia partire un bel tiro con altrettanta prodezza di Di Pietro. Il numero uno ospite si salva ancora al 12′ su Piaggio, ma al 14′ è costretto a fermare con le cattive Cacurio lanciato a rete. L’attaccante del Campodarsego si ritrova infatti in area e l’estremo0 difensore non può far altro che stenderlo con le dovute conseguenze. Per l’arbitro oltre al calcio di rigore, arriva anche l’espulsione del numero uno, e sul dischetto si presenta lo stesso Cacurio che non sbaglia trafiggendo il neo entrato Bonin. Sembra il preludio di una goleada, ed invece la Triestina reagisce, chiude gli spazi e riparte di rimessa fino al al 26′ acciuffare il pari: elaborata azione che si conclude con il cross teso di Zanardo per l’accorrente Zubin che non sbaglia, ed è 1-1. Il finale di tempo è tutto di marca ospite con i tifosi locali increduli di tanto spreco, sbagliano però le loro conclusioni da favorevole posizione:prima Zanardo, quindi Zubin. Il Campodarsego scherza con il fuoco e si brucia al 36′ quando la Triestina si porta a sorpresa in vantaggio: una corta respinta della difesa diventa una palla invitante per Kabine, che non ci pensa su due volte e spara in porta superando il portiere per il clamoroso 1-2. La prima frazione va così in archivio con il vantaggio degli alabardati, ma nella ripresa la musica cambia, Rubin e Piaggio provano a impensierire la retroguardia ospite, ed al 35′ dopo un assedio durato quasi un tempo arriva il meritato 2-2. Bedin va giù in area di rigore e per l’arbitro ci sono gli estremi per la massima punizione. Sul dischetto si presenta Radrezza che trasforma con sicurezza il prezioso pareggio. Inizia l’assedio finale verso la porta di Bonin, gli assalti sembrano però confusi e sterili almeno fino al 43′ quando Aliù si libera bene per il destro ma Bonin vola e salva il risultato, ripetendosi poco dopo. Finisce così 2-2 un punto che fa morale per la Triestina che ha rischiato anche di vincere pur giocando in 10 uomini per oltre un’ora. E’ piaciuta la compattezza della squadra di Lotti, bravo a isolare i giocatori dal caos societario che regna, però gli alabardati hanno tirato fuori le unghie e portato a casa un punto con i denti. Certo se in qualche occasioni le punte fossero state un po’ più precise ad approfittare gli errori degli avversari forse la Triestina sarebbe potuta tornare a casa con il carniere pieno, ma di questi tempi è meglio accontentarsi.

Ore 12.00 – (Gazzettino) Soddisfatto del risultato l’allenatore biancorosso Antonio Andreucci. «La partita poteva essere complicata – commenta – di fronte ad una squadra di grande esperienza. Siamo forse stati poco cinici nel gestire il risultato, ma comunque bravi a credere nel recupero dopo essere stati sotto». Di fronte una squadra con diversi problemi, soprattutto nell’ultima settimana, ma che contava comunque su individualità importanti. «I loro giocatori di qualità, in una partita come questa, hanno dimostrato il loro valore, d’altronde anche i nostri hanno mostrato il loro. Il Campodarsego è comunque una squadra nuova, vedo positivo avere otto punti dopo quattro partite. In questa, in particolare, gli avversari hanno fatto vedere in campo grande impegno».

Ore 11.40 – (Mattino di Padova) Lo scontro tra la matricola terribile Campodarsego e la vecchia gloria del calcio italiano Triestina termina con un pareggio e due gol per parte. Un risultato giusto, che premia la determinazione dei giuliani nel raddrizzarlo seppure con un uomo in meno e fa mordere le mani ai padovani cui si prospettava una gara in discesa. Dopo un avvio con parecchio pressing da una parte e dall’altra, è degli ospiti la prima vera conclusione con un tiro al volo di Kabine. Replicano i padroni di casa con Aliù, che riceve palla dalla sinistra e impegna Di Pietro con un rasoterra. Il centravanti e il portiere sono i protagonisti anche dell’azione successiva, con il primo che calcia di potenza una volta in area e l’altro che riesce a respingere in corner. Va però peggio all’estremo difensore alabardato al quarto d’ora nel tentativo di fermare Cacurio: per l’arbitro l’atterramento in area è espulsione e rigore, trasformato dallo stesso Cacurio. La sensazione di avere il gioco in pugno rilassa troppo il Campodarsego, soprattutto nelle retrovie, che si fa sfuggire uno Zanardo a tutta velocità: assist per Kabine, cross basso di quest’ultimo per Zubin che non perdona. Il pari, ottenuto dopo neppure dieci minuti dal gol subito, non accontenta la Triestina che appena passata al 33′ raddoppia: di nuovo Kabine semina il panico tra la difesa avversaria, cross per Zubin che al volo manda la palla sotto la traversa e batte Merlano. Il Campodarsego appare frastornato e accenna una reazione verso la fine del primo tempo con Rubin, che prima cerca il tiro dalla distanza e poi si fa vedere in area ma finisce anticipato. Al rientro dagli spogliatoi è sempre Rubin a cercare la rete, fuori misura. Comunque con l’ingresso in campo di Radrezza, fuori nella prima frazione in seguito alle fatiche di coppa, la partita cambia volto: non soltanto i suoi lanci tagliano più volte la retroguardia avversaria e aggiungono incisività alle azioni dei biancorossi casalinghi, ma si procura il rigore al 32’ decisivo su un intervento falloso di Pramparo; alla battuta restituisce ai compagni l’agognato pari. Le emozioni non si chiudono qui, perché da una parte e dall’altra si cercano i tre punti. Se gli alabardati tornano in avanti con Zanardi e con la triangolazione tra Zubin e il neoentrato Santoni (finalizzata maldestramente da quest’ultimo), i padovani replicano con il solito Aliù che capitalizza i traversoni di Radrezza ma trova un Bonin attento. Nonostante l’ampio recupero, si resta sul due e due e con un meritato punto a testa. Che in classifica si traduce in Campodarsego a quota 8, Triestina a 4.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Serve poi pazienza e la gara con il Lumezzane, che era ancora a secco di punti, esemplifica al meglio il copione della Lega Pro. «Hanno inserito un centrocampista in più del solito e abbiamo fatto grande fatica. Capiterà ancora. Rispetto all’anno scorso puoi vincere o perdere con chiunque perché la forchetta tra prime e ultime è inferiore. Per questo mi dispiacerebbe se ci fossero mugugni al primo pareggio in casa». Nella personale “Top 3” di Cunico figurano Reggiana, Cittadella e Feralpi, prossimo avversario del Padova. «Una gara molto dura, giocata in un campo sportivo, più che in uno stadio, e questo ci toglierà qualcosa, contro un avversario forte, esperto e senza pensieri. Andrà preparata in tutti i sensi, con un pizzico di tranquillità in più e con la giusta tensione, quella sportiva, non quella che penalizza».

Ore 11.00 – (Gazzettino) A livello personale come procede? «Sono soddisfatto di come stanno andando le cose e di come sto fisicamente. Di solito, ma non quest’anno in cui sto meglio del solito, all’inizio faccio un po’ fatica e ci vogliono quattro o cinque partite per carburare». Poco importa se il gol non è ancora arrivato. «Visti i risultati, va bene lo stesso. Potevo segnare due volte con la Reggiana e sabato un mio tiro è stato rimpallato, ma non ne faccio un assillo». Cosa bisogna evitare in futuro? «Non dobbiamo imborghesirci per il fatto di chiamarci Padova o per queste vittorie. A livello di qualità abbiamo qualche colpo in canna che potrà essere sparato se, per agonismo e intensità, ci mettiamo sullo stesso piano delle avversarie. C’è da stare sempre sul pezzo». Non manca un cenno ai tifosi. «Anche la stagione scorso il loro numero si è alzato gradualmente e speriamo che alla prossima in casa sia finito il tempo del mare. Posso assicurare che in campo il salto dai quattromila ai seimila spettatori si nota eccome».

Ore 10.50 – (Gazzettino) E adesso? «Bisogna cercare di proseguire così, pensando che si è vinto perché in campo abbiamo dato tutto e pensato solo a quello che c’era da fare. Andiamo avanti a testa bassa, con questa intensità e curando i dettagli». Come ad esempio nei calci piazzati. «In questo modo sono già arrivati sei punti, ma sono situazioni che proviamo tanto in allenamento e niente arriva per caso. È vero che li ho calciati io, ma sono stati più bravi in entrambe le occasioni i compagni che erano in area, con i blocchi e nella scelta dei tempi. Fabiano e Altinier hanno segnato due grandi gol, non avanzo alcuna cena, quella la terremo per altre occasioni». E proprio il gol di Altinier, partito dalla panchina, la dice lunga sulla possibilità di essere protagonista anche da parte di chi ora trova meno spazio. «Si gioca in undici e già è una bella cosa quest’anno la panchina lunga per cui non si va in tribuna. Quando ci saremo tutti sarà un problema, ma un bel problema perché serve una rosa competitiva. Tutti dobbiamo essere capaci di gestirci e dare la precedenza al risultato».

Ore 10.40 – (Gazzettino) È stato sicuramente piacevole il risveglio domenicale di chi porta nel cuore i colori biancoscudati. Grazie al successo di misura di sabato sul Lumezzane e per effetto dei risultati maturati in serata, il Padova si ritrova infatti al primo posto insieme a Bassano e Giana Erminio e si cominciano a rivivere le sensazioni di un anno fa in cui le soddisfazioni non sono mai mancate. «La cosa va vissuta bene – spiega capitan Marco Cunico – perché si è sempre detto che era fondamentale partire con il piede giusto e sette punti in tre gare sono sicuramente un bel bottino su cui chiunque avrebbe messo la firma. Se nelle prime dieci giornate, ad esempio, arrivassero sei vittorie, ci si proietterebbe nelle zone alte della classifica e si potrebbero tamponare gli inevitabili momenti difficili e i periodi negativi».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Due giorni e mezzo di meritato riposo per la squadra che si ritroverà ai campi della Guizza martedì pomeriggio, con l’attenzione già rivolta alla difficile sfida di domenica (ore 17.30) sul campo del Feralpi Salò. E sempre martedì riaprirà la campagna abbonamenti del Padova, con prezzi e modalità che verranno comunicate nelle prossime ore. Si riparte da quota 3.500 e si conta di raggiungere i numeri della passata stagione con oltre 3.500 abbonati. Anche sabato non è stato superato il muro delle quattromila presenze e se il saldo rispetto a un anno fa è positivo, confrontando solo le prime due gare (2.962 tifosi con l’Union Pro e 3.849 con il Mori) restano lontani i numeri complessivi che in serie D hanno visto un’affluenza media di 4.500 spettatori. LA TRASFERTA. Non mancherà un’adeguata partecipazione del popolo biancoscudato nella prossima sfida. Raggiungeranno Salò in pullman i ragazzi della Fattori (costo viaggio 10 euro) e l’Aicb con un pullman che partirà dal capolinea del tram alla Guizza alle 12.45 e con tappa all’Euganeo alle 13. In questo caso, meteo permettendo, è prevista pure una passeggiata sul lago di Garda. Il prezzo è di 10 euro, ridotti a 5 per i possessori della nuova tessera Aicb. Per informazioni e prenotazioni, 338-4578666 e 329-4246440.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Dietro a questo, come dicevamo, ci sono studio e applicazione. Chi si ricorda del drone che per qualche seduta ha svolazzato sui cieli di Pieve di Cadore per monitorare dall’alto l’allenamento biancoscudato? Ebbene, sì, anche il drone ha il suo ruolo in tutto ciò, assieme ai filmati dalle tribune e alle prove sul campo. Parlato dedica gran parte del suo tempo alle analisi video, riguarda le registrazioni delle sedute e delle partite (proprie e altrui), per studiare gli schemi migliori e perfezionare i movimenti sbagliati. Un lungo lavoro di selezione e montaggio, per poi mostrare gli spezzoni delle azioni ai giocatori. Quindi, nell’ultima fase, gli schemi vengono ripetuti a lungo sui campi d’allenamento e memorizzati da tutti gli interpreti. Ovviamente, ci vuole chi la butti dentro e chi sappia calciare il pallone perfettamente su testa e piedi dei compagni, proprio come fa Marco Cunico. Delle 5 reti realizzate fin qui, tra campionato e Coppa, 4 sono giunte su assist di un capitano sempre più leader.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Il lavoro sui calci piazzati del tecnico altro non è che una prosecuzione di quanto impostato lo scorso anno in Serie D. Nel campionato vinto a maggio, il 20% del totale delle reti realizzate è arrivato sfruttando situazioni da fermo, vale a dire 19 gol su 77. Un’ottima percentuale, in linea con quanto accade in tutti i campionati maggiori negli ultimi anni, basti pensare che la scorsa stagione in Serie A il 30% delle reti è maturato su situazioni da palla inattiva. Un Padova cinico e moderno, una squadra in cui ciascun giocatore in campo sa bene come comportarsi. Altinier ne è l’esempio: al momento di fare il suo ingresso sul rettangolo di gioco già conosceva i suoi compiti e quelli dei compagni, in caso di calci d’angolo o punizioni. Il gol è una conseguenza. Sei punti arrivati da calcio d’angolo per piegare due contendenti ostici e ingranare al meglio la nuova stagione. Esattamente come successe lo scorso anno, quando i gol decisivi della prima partita in Coppa Italia (Niccolini con la Castellana) e della prima in campionato (Ferretti con l’Union Pro) arrivarono su corner.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Due vittorie consecutive, testa della classifica (sia pure insieme a Bassano e alla sorpresa Giana Erminio) agguantata e doppio impegno casalingo sfruttato alla perfezione. Non poteva iniziare nel migliore dei modi il cammino biancoscudato in campionato, con 7 punti raccolti in tre giornate che hanno fatto dimenticare in fretta lo scivolone di Coppa contro il Pordenone. Due successi convincenti e caratterizzati da un minimo comune denominatore: il gol decisivo arrivato sfruttando uno schema da calcio piazzato. Sia contro la Pro Piacenza che con il Lumezzane il Padova ha faticato in avvio, ma non si è disunito, cercando di affondare il colpo con pazienza e riuscendo a scardinare le difese avversarie su palla da fermo. Ma chi pensa che sia tutto frutto del caso si sbaglia di grosso. I gol da palla inattiva sono l’esempio più lampante del lavoro settimanale e della meticolosità dell’allenatore, e per il secondo anno consecutivo rappresentano una delle armi più potenti a disposizione di Parlato.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Solo successivi esami potranno confermare o smentire questa aritmia, ma le sensazioni sono improntate all’ottimismo, visto che un caso analogo avevo coinvolto proprio Gorzelewski a metà agosto: nemmeno le macchine, alla fine, sono infallibili. L’atteso ritorno. E poi c’è Marco Ilari, ormai fuori causa da un mese. Si era fatto male contro la Triestina, nel bel mezzo degli impegni di Coppa Italia, vittima di un forte colpo alla coscia, ma poi era sceso in campo con il Pordenone: una scelta azzardata che ha complicato la situazione, con il risultato che anche la settimana scorsa, alla vigilia della sfida con il Lumezzane, i medici, esaminati i referti delle ecografie, hanno dovuto rimandare ancora una volta il suo rientro in campo. Ce la farà ad esserci domenica a Salò? A questo punto è difficile dirlo, ma il peggio, fortunatamente, dovrebbe essere passato, per cui il suo rientro si avvicina.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Da lì in poi, però, sono state solo “rogne”: la Figc ha detto “no” al trasferimento per la mancanza di un documento ritenuto imprescindibile, nonostante Padova e Huracan – club proprietario del cartellino del difensore – fossero d’accordo su tutta la linea. Il ricorso alla Fifa presentato dal giocatore verrà esaminato probabilmente ad ottobre inoltrato, e per questo Gorzelewski rischia di star fuori fino a gennaio. Oggi, infatti, vanno inviate le “liste”, ed è naturale che il difensore, senza il placet della Figc, non può farne parte. Il “giallo” Cucchiara. Un’altra vicenda delicata, ma decisamente meno esplosiva, è quella che ha coinvolto l’attaccante Sergio Cucchiara, arrivato nell’ultimo giorno di mercato. Sembra che il Trapani, proprietario del cartellino, non abbia fornito esaustive documentazioni delle visite di idoneità medica del giovane attaccante, mentre quelle successive a cui si è sottoposto a Padova avrebbero rivelato una leggero extrasistole cardiaca.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Non è tutto oro quello che luccica. Il Padova è primo in classifica, e dopo tre giornate ha subìto un solo gol. Eppure ci sono tre piccoli “casi” ad agitare il dietreo le quinte. L’intrigo internazionale. Quello più eclatante riguarda Franco Gorzelewski. Il giovane difensore argentino, aggregatosi al gruppo addirittura a Pieve di Cadore, con la chiusura delle cosiddette “liste campionato” prevista per oggi rischia di rimanere fuori per un intrigo burocratico che l’ha coinvolto sull’asse italo-sudamericano. Innanzitutto il ritardo nel suo tesseramento è stato causato dalla disorganizzazione della Lega Pro, che solo a fine agosto ha definito, nel dettaglio, i crismi dei tesseramenti degli “under” (stranieri compresi), e per questo l’ufficialità del trasferimento è arrivata solo il 30 agosto.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) La seconda vittoria consecutiva in casa ha regalato a Cunico e compagni un doppio giorno di riposo. Sfruttando il prossimo turno di campionato, che arriverà domenica 27 alle 17.30 in casa della FeralpiSalò, Parlato ha fissato la ripresa degli allenamenti per domani, alle 15, alla Guizza. Domani sarà anche riaperta la campagna abbonamenti. Oggi si dovrebbero conoscere le modalità con le quali i tifosi potranno sottoscrivere la tessera stagionale. La campagna dovrebbe terminare la prossima settimana, a ridosso dell’impegno all’Euganeo contro il Sudtirol, e punta a raggiungere quota 3.500 tessere stagionali (per adesso sono 3.158). L’Aicb, infine, sta organizzando la prossima trasferta a Salò. La partenza è fissata per le 12.45 di domenica dal capolinea del tram alla Guizza, con passaggio all’Euganeo alle 13. Prevista una breve passeggiata per le vie della località sul lago di Garda prima della partita. Costo del viaggio 10 euro, 5 per i possessori della nuova tessera Aicb. Info e prenotazioni 338.4578666 oppure 329.4246440.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Riprende stasera “Biancoscudati Channel”, la trasmissione di Telenuovo condotta da Martina Moscato. Appuntamento alle 21.15, e la prima puntata vedrà ospiti in studio i due Bonetto, papà Roberto e figlio Edoardo, rispettivamente amministratore delegato e vice-presidente del Padova. Con loro Pippo Maniero, indimenticato “ex” ora mister dell’Albignasego, e Ilario Baldon con gli “Amissi Biancoscudati”. Opinionista fisso l’inviato del “mattino” Stefano Edel. Su TV7 Triveneta, invece, alle 21 Giorgio Borile ed Elisabetta Corazza condurranno “Tuttincampo spogliatoi”.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (quarta giornata, 26-27-28 settembre): sabato ore 17.30 AlbinoLeffe-Pro Patria, domenica ore 14.00 Cuneo-Pavia, domenica ore 15.00 Cittadella-Pro Piacenza, Cremonese Mantova, Lumezzane-Alessandria e Pordenone-Renate, domenica ore 16.00 SudTirol-Bassano Virtus, domenica ore 17.00 FeralpiSalò-Padova, lunedì ore 20.30 Reggiana-Giana Erminio.

Ore 08.28 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Padova, Bassano e Giana Erminio 7, FeralpiSalò e SudTirol 6, Cremonese e Reggiana 5, Alessandria, Cittadella e Pordenone 4, Mantova e Pavia 3, Pro Piacenza e Renate 2, AlbinoLeffe, Cuneo, Lumezzane e Pro Patria 0.

Ore 08.26 – Lega Pro girone A, i risultati della terza giornata: Giana Erminio-Cuneo 1-0 (Rossini (Ge) al 1′ pt) giocata ieri, Pro Patria-FeralpiSalò 0-5 (Tortori (Fs) al 27′ pt, Greco (Fs) su rigore al 32′ pt, Bracaletti (Fs) al 15′ st, Romero (Fs) al 19′ st, Greco (Fs) al 34′ st), Pro Piacenza-Reggiana 1-1 (Bruccini (Re) al 7′ pt, Cristofoli (Pp) al 14′ pt), Renate-Cittadella 0-0, Bassano-AlbinoLeffe 2-0 (Iocolano (Ba) su rigore all’11 pt, Germinale (Ba) al 17′ st), Padova-Lumezzane 1-0 (Altinier (Pd) al 28′ st), Alessandria-Cremonese 0-0, Mantova-Pordenone 1-1 (Strizzolo (Pn) al 45′ pt, Carini (Mn) al 7′ st), Pavia-SudTirol 2-1 (Marchi (Pv) al 25′ pt, Bellazzini (Pv) al 26′ st, Gliozzi (St) su rigore al 45 st).

Ore 08.24 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.22 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 20 settembre: primo giorno di riposo per i Biancoscudati, primi in classifica con Bassano Virtus e Giana Erminio




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