AlbinoLeffe-Cittadella, l’ex Salvi: “Non volevano mollarmi, ma ora sono contento di essere qua!”

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È una sorta di amuleto. Sarà un caso, ma nell’unica vera giornata storta del Cittadella in questo campionato di Lega Pro, contro la Pro Piacenza, che ha bloccato i granata sull’1-1 al Tombolato dopo aver dominato il primo tempo, Alessandro Salvi non era in campo, perché acciaccato. «È solo un caso, e comunque, pur non avendo giocato, anch’io ho pareggiato quella partita, perché si vince e si perde tutti assieme. Quel giorno si è avuta la dimostrazione di come sia necessario tenere sempre massima la concentrazione, quale che sia il nome dell’avversario che hai davanti», afferma il 27enne terzino destro, fra gli elementi più positivi di questo inizio di torneo, nonché unico “ex” in campo a Bergamo nel prossimo turno, sabato 24 contro l’Albinoleffe. Questo matrimonio s’aveva da fare: la scorsa estate si è legato al Cittadella per due stagioni, ma a quanto risulta il d.g. Marchetti aveva cercato di portarla sotto le Mura già in passato, lo sa? «Me l’ha rivelato il mio procuratore (l’ex giocatore granata Filippo Breschi, ndr) prima della firma, ma mi ha detto che una vera trattativa non era mai stata intavolata perché l’Albinoleffe non voleva mollarmi. Beh, sono contento di essere finalmente arrivato qui. Venendo a Cittadella ero consapevole di legarmi ad una società seria – ed era la cosa che più mi interessava – e di inserirmi in una squadra attrezzata per il salto di categoria. Mi aspettavo di trovare un ambiente depresso dopo la retrocessione della stagione precedente, invece mi ha colpito subito l’ambizione che si respirava nell’aria». In Serie B, nel suo ruolo, Cappelletti era una sorta di totem, tanto da aver saltato due sole gare in un anno, entrambe per squalifica. Si aspettava di giocare con questa regolarità? «Il mio primo obiettivo è vincere il campionato, o comunque raggiungere la promozione. Se gioco io, meglio, ma la priorità è quella. Con Daniel, poi, ho un ottimo rapporto, di amicizia e stima, non esiste alcuna rivalità fra di noi. Inoltre, lui può giocare anche da difensore centrale, come ha già fatto più volte». Detto da lei che gioca sempre… «Ma in questo gruppo ci sentiamo tutti titolari e lo dimostriamo in campo. Che giochi l’uno o l’altro, non mi sembra che si noti una grande differenza». In difesa vi sentite più protetti con il centrocampo a rombo? «Premesso che il modulo non è determinante, personalmente prediligo questa formula perché il trequartista è una variabile nel gioco e permette anche a noi esterni di poter sfruttare un’opportunità in più nell’evolversi della manovra». Da “ex”, che effetto le farà entrare allo Stadio Atleti Azzurri d’Italia sabato? «Sono nato a Bergamo, ho trascorso due anni nelle giovanili dell’Albinoleffe e cinque in prima squadra, un lungo periodo della mia vita che non posso dimenticare. La scorsa estate, però, dopo una stagione travagliata, la squadra è stata rivoluzionata. I giocatori rimasti si possono contare sulle dita di una mano e in un certo senso questo limita di molto l’effetto nostalgia. Non dico che sarà una partita come le altre, ma quasi. E, come nelle altre, servirà mettere in campo la giusta cattiveria agonistica. Quello è l’ingrediente principale per restare al vertice».

(Fonte: Mattino di Padova)




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