Live 24! Pavia-Padova, il giorno dopo: brutta sconfitta, ma è il clamoroso caso-Amirante a tenere banco

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Ore 21.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) La giornata che si è giocata ieri ha visto in vetta il sorpasso del Cesena sul Crotone travolto 4-1 a Pescara. Il Cagliari, che domani al Sant’Elia si troverà davanti l’ostacolo Vicenza, dovrà puntare la bersaglio grosso per agguantare i romagnoli. Obiettivo che gli uomini di mister Rastelli non vogliono fallire. «In casa finora le abbiamo vinte tutte — sottolinea l’ex centrocampista biancorosso Davide Di Gennaro — ed è ovvio che puntiamo a proseguire su questa strada. Ma contro i miei ex compagni non sarà facile, conosco bene il loro valore e so come fa giocare la squadra Marino. Io, Moretti e Cocco siamo partiti ma al nostro posto sono arrivati giocatori nolto validi e il gruppo ha mantenuto le caratteristiche positive della scorsa stagione. Grazie ad uno spogliatoio solido e compatto siamo riusciti a disputare un campionato in crescendo arrivando ad un entimetro da un traguardo storico». Di Gennaro ha mantenuto ottimi rapporti con i suoi ex compagni, che rivedrà domani. «Sento spesso Vigorito, che da ex mi aveva parlato benissimo di questa piazza – precisa – ma anche molti altri. Al mister ho già detto che il Vicenza è una squadra forte perché gioca senza chiudersi, hanno collaudati automatismi e possono contare su individualità importanti come Cinelli in mediana, Giacomelli in attacco e D’Elia in difesa. Il Vicenza ha un buon possesso palla e gioca bene sugli esterni, dovremo essere bravi a non concedere spazi. Sarà una partita complicata, il Cagliari ha tutti i mezzi per vincere ma vedrete che non sarà facile». E’ un Di Gennaro contento della scelta fatta in estate, quando ha deciso di accettare la proposta del Cagliari per poter tra un anno giocare in serie A. «Finora sta andando tutto bene, il rendimento è in linea con le mie aspettative. Non era facile venire qui e occupare il posto di regista, a Vicenza in quella posizione ho imparato molto e a Cagliari sto ricevendo riscontri positivi anche dal pubblico e questo non può che farmi piacere. E’ un motivo d’orgoglio sapere che gli avversari possano temermi e che gli allenatori avversari mi ritengano un giocatore importante. Avevo sempre detto che nel torneo cadetto avrei accettato solo una tra Cagliari e Vicenza, una per i progetti molto ambiziosi che mi ha presentato e l’altra perché in biancorosso mi sono trovato molto bene disputando la miglior stagione della mia carriera». Domani sera, al Sant’Elia, scenderà in campo un Vicenza che si presenterà con qualche problema alla sfida contro i favoritissimi alla vittoria finale. In difesa mancheranno Brighenti, Manfredini e Gentili, mentre a centrocampo è out Gagliardini e durante la seduta di allenamento di ieri si è fermato anche Pazienza, che potrebbe non farcela ad essere a disposizione domani sera. Marino alla vigilia è determinato a giocarsela sul campo anche se non nega che il Cagliari ha un organico molto forte per la categoria. «La formazione sarda è solo di passaggio in serie B — sottolinea l’allenatore del Vicenza — la loro rosa è di altissimo livello in tutti i reparti con un attacco che può disporre di uomini offensivi come Sau, Melchiorri, Farias, Giannetti e Cerri. Per il Vicenza sarà un match duro, ma si parte da 0-0 e ce la giocheremo».

Ore 21.10 – (Gazzetta di Reggio) «Abbiamo fatto fatica su questo terreno di gioco, sembrava di giocare in via Agosti, forse peggio. Il pallone rimbalzava per i fatti suoi. È stata dura». Se la prende, giustamente, con il campo del Druso di Bolzano capitan Andrea Parola. Il terreno irregolare ha penalizzato una Reggiana abituata a giocare palla a terra. C’è però un aspetto positivo da sottolineare: «Non abbiamo preso gol per l’ennesima partita – spiega Parola – quindi ci prendiamo questo punto molto volentieri. L’anno scorso avessimo fatto qualche pareggio in più come questo e qualche sconfitta in meno, probabilmente saremmo da un’altra parte». Concluso un trittico impegnativo con Feralpisalò, Cremonese e Sudtirol, la Reggiana si appresta a preparare la doppia sfida con Cuneo e Pro Patria, avversarie “piccole” per le quali Parola predica molta attenzione: «Sono partite che temo tantissimo – avverte il capitano – perché sulla carta siamo obbligati a vincere. Il Cuneo è un avversario ostico e la Pro Patria, per statistica, qualche punto lo dovrà pur fare… Sarà fondamentale l’atteggiamento, rimanendo sempre concentrati. Se non riusciremo a segnare, con la testa sicuramente non prenderemo gol. Non sono preoccupato per la fase offensiva, anche perché tra poco recupereremo Nolè e in rampa di lancio abbiamo anche Pesenti». Ancora una volta, Parola si è dimostrato vero leader in campo per come guida letteralmente la squadra con consigli e, occasionalmente, strigliate evidenti: «Non mi piace parlare di me stesso – commenta – preferisco parlare di una squadra che davvero tale. Siamo un bel gruppo e ci aiutiamo sempre l’uno con l’altro. Sono “innamorato” di tutti questi ragazzi e, lo ripeto, siamo un gruppo stupendo. Credo sia davvero la nostra forza». Per Minel Sabotic, «è stata una partita faticosa da gestire perché il Sudtirol giocava sempre con palle lunghe». Ma, aggiunge, «il pareggio credo sia da accogliere a braccia aperte, perché giocare qui non è mai facile soprattutto quando le condizioni del terreno di gioco sono quelle che sono. È un ottimo pareggio, prendiamo il punto». Anche il centrale montenegrino, almeno a parole, non sottovaluta i prossimi due impegni con Cuneo e Pro Patria: «Sappiamo benissimo quanti punti abbiamo perso l’anno scorso con le cosiddette piccole – ammette – ma quest’anno siamo più consapevoli delle nostre forze e abbiamo meno paura di sbagliare. Parola? Mi ha aiutato in un momento di crisi: è un bene che ci “rompa le scatole” continuamente. Ben vengano i suoi consigli».

Ore 21.00 – (Gazzetta di Reggio) «Una partita non bellissima, ma l’anno scorso questa partita l’avremmo persa. Un pareggio dunque ci può stare, anche perché il Sudtirol è una buona squadra che ha delle ambizioni nel nostro raggruppamento». A fine partita, mister Alberto Colombo guarda il bicchiere mezzo pieno e analizza la prova dei suoi con la consueta obiettività e pacatezza. Mister, una gara non esaltante… «Ho visto ancora una volta una Reggiana a due facce. Mi è piaciuta molto nel primo tempo, quando sembrava padrona della situazione. Nella ripresa ancora una volta ho visto un calo fisico, che è stato più evidente di altre volte, perché i centrocampisti non riuscivano a lavorare sulle seconde palle e la linea difensiva era troppo abbassata. Nel secondo tempo non abbiamo mai tirato in porta, non che nel primo l’avessimo fatto tante volte, ma sembravamo più pericolosi. Nella ripresa invece sembrava che la squadra fosse appagata del pareggio e guardasse a non perdere. Per questo posso dire di essere contento a metà, perché non riusciamo a giocare bene per l’intera partita come vorrei». La Reggiana comunque non prende gol e soprattutto non perde. «È un segno di solidità, perché abbiamo affrontato avversari che hanno allestito rose competitive. Il Sudtirol ha messo in difficoltà molti avversari di valore ed oggi ha giocato solo con le palle lunghe, come noi del resto. Questo vuol dire che siamo una squadra solida e dunque anche in una giornata dove non siamo stati brillantissimi trovo un aspetto positivo». Avete giocato su un campo davvero pessimo. Ha influito? «Non era impossibile giocare, ma abbiamo patito questo terreno a livello muscolare. Nel secondo tempo la squadra era stanca e non aveva la forza di accorciare e provare ad andare a fare male. Non è una scusante, ma è come quando giochi sul sintetico: se non sei abituato fai più fatica». Parola continua a stupire… «Complimenti a lui davvero. È professionista molto serio. Che fosse bravo non avevo dubbi, ma non era scontato riciclarsi in un altro ruolo, in un sistema di gioco nuovo. Ha fatto una partita strepitosa e si sta ritagliando il ruolo di anziano, esperto del gruppo. Mi dà una grandissima mano dentro e fuori il campo. Speriamo continui così». La Reggiana conclude un trittico di gare molto impegnative. Che giudizio dà? «Consapevolezza. La Reggiana è consapevole dei suoi mezzi. È una squadra matura. Speriamo che sappia trovare gli stimoli anche quando incontra le piccole». Arma oggi non ha inciso come al solito… «Sì, è vero, un po’ sottotono. Devo dire che ha anche dato una mano a tenere la palla, ma siamo mancati nella fase di costruzione e non siamo stati precisi e avvolgenti. Nelle prossime partite dovremo essere tutti più abili».

Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana frena dopo quattro vittorie consecutive, ma resta imbattuta: Perilli non subisce gol da 615’. Dallo stadio Druso di Bolzano i granata escono con un punto e una prova non certo brillante. Le cose migliori si sono viste nel primo tempo, quando i ragazzi di Colombo hanno impensierito l’estremo difensore del Sudtirolo un paio di volte e si sono prodotti in alcune percussioni, dando l’impressione di controllare il match e poter trovare da un momento all’altro l’affondo vincente, che però non è arrivato. I padroni di casa, partiti arrembanti, dopo pochi minuti hanno perso la spinta e i granata hanno guadagnato metri. Poi la partita si è bloccata a centrocampo ed è diventata molto noiosa, come il pubblico di casa non ha mancato di sottolineare. Per quanto riguarda i singoli merita una menzione speciale Parola, che domina con personalità la linea difensiva, intercettando tutti i palloni che passano dalle sue parti e confermando di essere un vero allenatore in campo. Al suo fianco Sabotic è stato prezioso nell’intercettare di testa i palloni che vagavano pericolosamente in area. Maltese nel primo tempo ha confermato il suo ottimo livello di forma, andando un paio di volte sul fondo, seminando gli avversari e mettendo la palla in mezzo. In un caso il regista offerto un assist ad Arma che si è visto murare il suo tiro da distanza ravvicinata: nell’occasione i granata hanno protestato timidamente per un presunto tocco di mano, ma l’arbitro ha fatto proseguire. L’unica vera occasione da gol si è registrata al 26’ con una bella botta da 30 metri di Bruccini, che Miori ha messo in angolo con un volo scenografico. Tra gli avversari si è messo in mostra Crovetto, che è andato al cross in tre occasioni, ma per fortuna della Reggiana non ha trovato alcun terminale offensivo pronto a sfruttare i suggerimenti. Nella ripresa i padroni di casa sono cresciuti, mentre per la Regia è scesa il buio. Arma è stato insolitamente impreciso nello smistare i palloni e non è mai stato pericoloso, ma a sua discolpa bisogna dire che è stato sempre servito spalle alla porta. Dopo tante partite dove si è sacrificato e ha fatto gol per il marocchino è arrivata una prova incolore. I 300 tifosi granata che hanno sostenuto la squadra dal primo all’ultimo minuto si sono potuti consolare con la bella giornata di sole e l’incantevole paesaggio montano che si poteva godere dagli spalti. A fine partita gli 11 di Colombo si sono recati sotto il settore occupato dai tifosi e sono stati festeggiati con grande calore. Nove partite senza sconfitte sono un bottino di tutto rispetto e fanno ben sperare per il proseguo del campionato. Inoltre a Bolzano la Reggiana ha concluso un trittico molto duro, che l’ha vista incontrare Salò, Cremonese e Sudtirolo. Sette punti, 4 dei quali in trasferta, rappresentano un bilancio più che positivo. Ora si guarda al match casalingo con il Cuneo di lunedì 9 novembre, dove ci si aspetta una prova di tutt’altro spessore.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Il sinistro di Roberto Zammarini finito a fil di palo poco dopo il quarto d’ora della ripresa è stata forse l’occasione più ghiotta per raddrizzare la partita che ha fatto letteralmente sussultare il Martelli, oltre che l’ultima azione del centrocampista, uscito comunque tra gli applausi dei tifosi prima di essere sostituito da Momentè. A fine partita il rammarico di Zammarini è soprattutto rivolto «agli episodi che anche oggi ci sono stati sfavorevoli. Abbiamo commesso degli errori che abbiamo pagato ma ora comunque dobbiamo solo pensare a lavorare, perché solo così possiamo uscire da questo momento particolare». L’analisi della partita di Zammarini si sofferma anche sul tempismo delle reti della Giana, arrivate proprio nei momenti peggiori per il Mantova: «Prendere un gol dopo nemmeno un minuto – commenta il centrocampista – non è facile, così come subire il raddoppio appena prima dell’intervallo che ci ha un po’ tagliato le gambe. Penso comunque che abbiamo fatto una buona partita e dobbiamo cercare di guardare avanti e lavorare».

Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) A fine gara i biancorossi sono molto delusi per il risultato e anche arrabbiati con l’arbitro De Remigis. Enzo Di Santantonio non usa giri di parole: «Il rigore non c’era, Gasbarroni si è buttato. Di chi è il presunto fallo? Non lo sa neanche lui, visto che l’arbitro ha detto di aver fischiato uno sgambetto mentre Gasbarroni ha detto di essere stato spinto». Il centrocampista francese non riesce a consolarsi neppure pensando al primo gol in campionato: «Quando segni ma poi arriva una sconfitta non c’è niente per cui gioire. Peccato che la mia rete non sia bastata per agguantare il pari. Noi ci abbiamo messo l’anima, con l’atteggiamento giusto e correndo fino alla fine. Purtroppo abbiamo anche commesso degli errori e la Giana ne ha approfittato. Ora bisogna lavorare sodo, anche perché mister Javorcic in tre giorni non ha ancora avuto il tempo di farci assimilare le sue idee». Anche Manuel Scalise, con la fascia da capitano al braccio, ha più volte discusso in campo con l’arbitro De Remigis: «Ho visto interpretazioni diverse su situazioni di gioco simili, ci sono state tante cose che non sono andate per il verso giusto. Comunque il problema è che abbiamo perso per nostri errori. Abbiamo provato a gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma non è bastato». Poi Scalise, da capitano, si rivolge direttamente ai tifosi: «Capiamo bene la loro delusione, perché dopo anni di sofferenze societarie speravano finalmente di fare un buon campionato. Ma vorrei far capire che stavolta almeno abbiamo lottato su ogni pallone fino alla fine. Abbiamo fatto vedere di avere la spina dorsale, anche se poi alla resa dei conti nel calcio contano i risultati. Spero però che la nostra gente ci resti vicina, che ci dia un po’ di tempo per provare a rilsalire la china. Noi – conclude Scalise – daremo tutto per riuscirci».

Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) Sandro Musso è un fiume in piena. Le sue parole sono pesanti come macigni e la dicono lunga sul clima che si è creato attorno al Mantova. Pessimismo, sfiducia, nervi che saltano e – soprattutto – risultati che non arrivano, nonostante una rosa che in estate sembrava poter regalare una stagione tranquilla in viale Te (finalmente, vien da dire). A fine partita Musso ha avuto un battibecco con un tifoso in tribuna. Sono volate anche parolacce. «Così ci portate in serie D» l’accusa, «Se vuoi ti dò le chiavi del Mantova e lo gestisci tu» la risposta urlata a gran voce dal presidente. Alla scena, poco edificante, hanno assistito almeno una decina di persone che stavano lasciando lo stadio. Al telefono, un’ora dopo il triplice fischio che ha sancito la sconfitta dei biancorossi con la Giana Erminio, il presidente ha rincarato la dose: «Non mi piacciono questi atteggiamenti, è in atto un tiro al piccione che non sono disposto a sopportare. Sia chiaro, io sono pronto a mollare domani mattina. C’è troppa tensione attorno alla squadra, questo non va bene. No, non ci sto, scrivetelo sul giornale, devono saperlo tutti». Non è finita. Musso, che non ha voluto commentare la partita persa ieri al Martelli, ne ha anche per gli ex illustri che tanto bene hanno fatto l’anno scorso: «La gente mi chiede di Boniperti… io l’avrei tenuto con tutto il cuore Boniperti, ma aveva un’offerta economica di un certo tipo e l’ha accettata. Parliamo di Juric? Lui aveva un accordo per la serie B (con il Crotone, ndr) già da mesi quando siamo arrivati noi. Cosa avrei dovuto fare? Non ci ha voluto nemmeno incontrare. Anche Siniscalchi non è voluto rimanere. Sono stanco di ricevere accuse, adesso basta». Insomma, dichiarazioni destinate a fare discutere. Negli spogliatoi del Martelli a fine partita ha parlato il direttore sportivo Alfio Pelliccioni: «Due errori individuali clamorosi ci hanno fatto andare sotto, ma rispetto ad altre partite, penso al Cuneo per esempio, siamo andati meglio. Non allarmiamoci – ha detto ancora il ds biancorosso – abbiamo appena cambiato allenatore e vedo già dei progressi. Il momento è molto difficile ma oggi (ieri, ndr) avremmo meritato il pareggio. Ripeto, abbiamo perso a causa di due errori clamorosi, non è tutto da buttare». Chi non vede tutto nero è uno dei soci mantovani, Giambattista Tirelli: «La reazione c’è stata – ha detto subito dopo il 90’ – e l’impegno non è mancato. Sono partite così: avremmo potuto pareggiare e con un po’ di fortuna magari anche vincere. Abbiamo perso, certo, ma non è tutto negativo. Anche oggi alcuni giocatori hanno fatto molto bene: penso a Zammarini, Di Santantonio e Gonzi. Dobbiamo ripartire anche da loro».

Ore 19.50 – Lega Pro girone A, il prossimo turno (decima giornata, 7/8/9 novembre): Sabato 7, ore 15.00 Giana Erminio-SudTirol, Lumezzane-Cittadella; Sabato 7, ore 17.30 Alessandria-Pro Patria, Renate-Pavia; Sabato 7, ore 20.30 Bassano-Mantova; Domenica 8, ore 15.00 Padova-Pordenone, Pro Piacenza-Cremonese; Domenica 8, ore 17.30 AlbinoLeffe-FeralpiSalò; Lunedì 9, ore 20.00 Reggiana-Cuneo.

Ore 19.40 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 20, Pavia e Reggiana 19, Bassano 18, Alessandria e Pordenone 14, Cremonese e Giana Erminio 13, FeralpiSalò, Lumezzane, Padova e SudTirol 12, Cuneo e Pro Piacenza 10, Mantova 8, AlbinoLeffe e Renate 7, Pro Patria 0.

Ore 19.30 – Lega Pro girone A, i risultati della nona giornata: SudTirol-Reggiana 0-0, Cittadella-Alessandria 2-1 (Litteri (Ci) al 8′ st, Bocalon (Al) su rigore al 26′ st, Minesso (Ci) al 48′ st), FeralpiSalò-Renate 2-4 (Di Gennaro (Re) al 21′ pt, Valotti (Re) al 30′ pt, Ekuban (Re) al 41′ pt, Bracaletti (Fs) al 43′ pt, Valotti (Re) al 44′ pt, Bracaletti (Fs) al 5′ st), Mantova-Giana Erminio 1-2 (Bruno (Ge) su rigore al 2′ pt, Solero (Ge) al 46′ pt, Di SantAntonio (Mn) al 4′ st), Cremonese-Lumezzane 2-1 (Brighenti (Cr) al 20′ pt e al 6′ st, Monticone (Lu) al 23′ st), Pavia-Padova 2-0 (Cesarini (Pv) al 6′ pt, Bellazzini (Pv) su rigore al 23′ pt), Pordenone-Bassano 3-0 (De Cenco (Pn) al 3′ pt e al 2′ st, De Cenco (Pn) al 37′ st), Cuneo-AlbinoLeffe 2-2 (Girardi (Al) al 18′ pt, Gorzegno (Cu) al 40′ pt, Rinaldi (Cu) al 10′ st, Kanis (Al) al 21′ st), Pro Patria-Pro Piacenza 0-1 (Rantier (Pc) al 12′ st).

Ore 19.20 – Lega Pro girone A, termina anche il secondo posticipo: Pro Patria-Pro Piacenza 0-1 (Rantier (Pc) al 12′ st)

Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) È pur vero che ieri era la notte di Halloween ma di sicuro nemmeno nel peggiore degli incubi di mister Ivan Javorcic c’era che il Mantova si trovasse sotto di un gol dopo appena un minuto. Invece purtroppo era tutto terribilmente vero e lo svantaggio iniziale ha finito con il condizionare tutti i buoni propositi del suo debutto. «Se devo commentare questa sconfitta in poche parole – dice il tecnico croato – mi viene da dire che per una squadra che è in cerca di eventi positivi, subire un rigore in avvio di partita non è certo il massimo. Sono episodi che ti tagliano le gambe. Alla fine del tempo poi per un altro nostro errore abbiamo regalato il raddoppio alla Giana e questa è stata un’altra botta davvero pesante. Insomma, ci abbiamo messo del nostro ma sicuramente le situazioni negative sono andate tutte verso di noi». In ogni caso Javorcic sa che per costruire qualcosa deve puntare sulle cose migliori, per quanto possibile, messe in mostra dalla squadra: «Ci poteva essere un crollo mentale – prosegue – , al contrario il Mantova nella ripresa ha reagito bene. È entrato in campo con il piglio giusto, ha accorciato le distanze ed ha provato fino al termine ad agguantare il pareggio. Ad un certo punto ci è mancata la necessaria lucidità ma i ragazzi ce l’hanno messa tutta e non mi sento loro di imputare nulla sotto il profilo dell’impegno. Purtroppo abbiamo perso ma nello spogliatoio ho fatto comunque i complimenti ai ragazzi. C’è molto da lavorare, ci aspettano partite difficili ma sono sicuro che ci rifaremo. Magari con l’aiuto di qualche evento positivo che prima o poi arriverà anche per noi”. Due sconfitte casalinghe nei suoi primi tre giorni mantovani (in Coppa e ieri, ndr) sono dure da digerire ma Javorcic guarda già avanti: «Sono state due partite intense – dice – dove ho cercato di capire la rosa che ho a disposizione. Contro la Giana ho schierato l’assetto che mi sembrava il migliore per limitare gli avversari: purtroppo il rigore iniziale ha complicato tutto ma comunque ho visto una squadra che ha cercato di essere aggressiva, di giocare alta, che ha anche abbozzato qualche manovra il più possibile rapida e veloce. Dobbiamo ripartire da queste cose, di certo adesso ho le idee più chiare». Chiusura sulle sostituzioni: «Ho cercato di dare più peso offensivo con Momentè, inserendo anche Foglio per lasciargli più spazio. Mi aspettavo di più? Difficile dirlo, non è mai facile entrare ed essere decisivi. Di certo chiunque ha giocato ha dato tutto».

Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) Stavolta il Mantova ci mette almeno cuore e polmoni, ma non basta per evitare il secondo ko consecutivo al Martelli contro la Giana Erminio e la contestazione dei tifosi, che invitano i giocatori ad andare «a lavorare». I biancorossi pagano errori difensivi clamorosi, che indirizzano il match fin dal primo minuto. I milanesi di mister Albè passano infatti subito su rigore e raddoppiano nel recupero del primo tempo. Nel mezzo il Mantova reagisce senza riuscire a segnare, mentre nella ripresa non basta un gol di Di Santantonio. Al debutto in campionato dopo soli due allenamenti con la squadra, mister Javorcic propone un Mantova imbottito di centrocampisti e schierato con il 4-5-1 contro il 4-3-1-2 della Giana Erminio. L’intento, evidente, è quello di limitare il gioco avversario e ripartire negli spazi. Ma dopo 40 secondi tutti i piani saltano, perché i biancorossi si addormentano: Gasbarroni entra in area, cade dopo un presunto contatto con Gavazzi e dal dischetto Sasà Bruno fa 1-0. Una mazzata incredibile. Ma il Mantova reagisce subito, alzando il ritmo e costringendo – pur con un gioco confuso, che trova sbocco soprattutto sull’asse destro Scalise-Gonzi – gli avversari a difendersi. Ruopolo prima manca una buona occasione, poi segna (13’) ma l’arbitro annulla per fuorigioco (se c’è) millimetrico. I biancorossi corrono a tutto campo come forsennati e spendono tante energie perché non c’è ancora un’organizzazione tattica che aiuti a tenere le distanze in fase di non possesso e ad agevolare il palleggio quando si costruisce la manovra. Inevitabilmente Scalise e compagni subiscono alcuni contropiede, ma Gasbarroni e Bruno sbagliano la mira, mentre Bonato è provvidenziale su Marotta. Nel finale di tempo Ruopolo si vede negare due volte la rete dal portiere avversario, mentre nel recupero Trainotti regala palla agli avversari al limite dell’area e Solerio segna il 2-0. Terribile. Anche perché dalla Te arriva subito dopo il coro «andate a lavorare». Nella ripresa il Mantova trova comunque la forza di reagire e al 4’ segna il 2-1 con Di Santantonio. I biancorossi allora spingono ancora più forte, chiudendo la Giana nella sua area. È un quarto d’ora a tutta, che però frutta soltanto una grande occasione con Zammarini, che calcia a lato da ottima posizione. Mister Albè corre ai ripari, inserendo l’esterno Rossini al posto della punta Perna e passando al 4-4-2. Javorcic risponde con Momentè per Zammarini e ordina un 4-3-2-1 che però il neoentrato interpreta ovviamente con le caratteristiche proprie dell’attaccante. Il problema è che il Mantova non ne ha più e, pur continuando a spingere fino alla fine, manca della lucidità che consentirebbe di creare qualche occasione. Gli ingressi di Foglio e Puccio non incidono ma al 90’ – prima e dopo la Giana sfiora il tris colpendo anche un palo – Ruopolo incorna di un soffio a lato l’ennesimo cross di Scalise. La vittoria degli ospiti non fa una grinza, ma certo se il Mantova avesse pareggiato non si sarebbe gridato allo scandalo. I tifosi però ne hanno abbastanza di sconfitte e insultano la squadra, alla quale invece stavolta sul piano dell’impegno non si può imputare davvero nulla.

Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) Chi l’avrebbe detto dopo due pareggi e una sconfitta? Un Pordenone straripante, consapevole della sua forza dal primo all’ultimo minuto, individualità importanti, un capocannoniere “in house”. Insomma, tanta roba sciorinata in una sola serata, perfetta, davanti a mille spettatori. Impossibile trovare un neo a una prestazione senza sbavature contro una delle forze della LegaPro. Stavolta rispetto ad altre, ha impressionato la costanza nella determinazione nell’arco della gara, senza pause di concentrazione e cali fisici nel finale. Un Pordenone che ha saputo soffrire il forcing del Bassano, il quale con tutta la sua qualità ha saputo, in isolati frangenti, mettere alle corde i ramarri. Anche in quei momenti nessuno sbandamento, tutto sotto controllo, con una difesa sempre attenta e un portiere, Tomei, determinante in una deviazione sul palo sul due a zero. Situazione che in caso di epilogo diverso avrebbe potuto cambiare la partita. Una standing ovation finale meritata per tutti i protagonisti della serata, anche se la tripletta di Caio De Cenco ha lasciato un segno importante nel cuore dei tifosi neroverdi. Tre gol da attaccante vero, segnati di testa, di piede e tutti correlati da tanta intelligenza calcistica. E ora? I ragazzi di Tedino avevano sinora dimostrato di saper stare in campo con chiunque, con grande sicurezza, ma anche evidenziato qualche limite che aveva compromesso il risultato di almeno tre partite. Ieri la partita perfetta, a testimonianza di una crescita forse inattesa, almeno in queste proporzioni. Tre “sberle” al Bassano non possono essere una casualità. Ai tifosi è concesso sognare e i cronisti attendono conferme. Quindi, appuntamento a Padova per domenica prossima.

Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) E Caio De Cenco, dopo l’ovazione del Bottecchia, si porta a casa il pallone firmato da tutti i compagni di squadra. Il centravanti brasiliano del Pordenone onora così la sua tripletta al Bassano – la prima in carriera – cioè come impone la tradizione d’Oltremanica: viene ripreso dai fotografi, sorride ed è felice. Questo è il suo miglior momento da quando è in neroverde, ancora più alto dopo quello alla rovesciata con l’Alto Adige, è il periodo più bello della squadra, salita al quinto posto in classifica in compagnia dell’Alessandria. «È una serata che ricorderò per sempre – attacca il numero nove dei “ramarri” – forse la migliore in tutta la mia carriera. Non avevo mai segnato tre gol in serie C: questo pallone me lo porto a casa e ci dormo assieme (sorride, ndr). Stavolta ho raccolto tanto di ciò che ho seminato nel mio percorso». Tre gol, uno più bello dell’altro, di cui uno in quella che sta diventando la sua porta (la più vicina al sottopassaggio); un’esultanza speciale dopo l’1-0, quando ha abbracciato i raccattapalle. «Prima del riscaldamento – rivela De Cenco – i ragazzini mi avevano detto che segnavo. Gli avevo risposto che li avrei abbracciati in caso di gol. L’ho fatto. È stato stupendo, grazie al popolo del Bottecchia, ai miei compagni». È al settimo cielo anche il tecnico, Bruno Tedino, che vede finalmente portare a casa i tre punti dopo le molte rimonte subite. «Non è stato il Pordenone più bello di questo avvio di stagione, sicuramente quello più “sostanzioso” – attacca l’allenatore neroverde –. Questa squadra aveva tanti pregi: doveva completarsi però con una prestazione del genere, cioè più “cattiva” rispetto alle altre volte. Ho visto i ragazzi giocare con la bava alla bocca e questa è la cosa che più mi riempie di soddisfazione». «Abbiamo sofferto per 20-25 minuti – continua Tedino –, contro una squadra fortissima, ma ci siamo tirati su le maniche e siamo riusciti a vincere».

Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Si ferma la capolista al Bottecchia. E spicca il volo verso l’alta classifica il Pordenone. Arriva il successo di prestigio, tanto cercato in Lega Pro. La squadra di Tedino, seppur in leggera emergenza, supera il Bassano, scalzandolo dalla vetta e salendo in quinta posizione, in compagnia dell’Alessandria. La vittoria, il 3-0, è netta, firmata dal nuovo idolo del Bottecchia, Caio De Cenco: dopo la rovesciata con l’Alto Adige, arriva una tripletta che lo fa salire a quota 6 reti in cima alla classifica cannonieri con Cesarini. Devastante, un incubo per i vicentini, già purgati – ed eliminati – nella finale play-off di C2 del 2014. È una serata da ricordare per la città, finita col giusto epilogo: niente rimonta subita, come due settimane fa dal 2-0 al 2-2 dal Sueditirol. Piani saltati. Pordenone è senza due titolari, Marchi e Mandorlini. Va così in campo la formazione annunciata la vigilia, con Pasa arretrato a difensore centrale per l’ex Como (Buratto al suo posto in mezzo) e Berardi per il figlio d’arte. Bassano col solito 4-2-3-1, senza nessuna sorpresa. Tedino aveva ordinato ai suoi di attaccare alto: tattica saltata già al 3’. Perché arriva l’1-0. Errore di Barison, il quale sbaglia un passaggio in difesa, disturbato da Finocchio. De Cenco ruba palla e, di prima intenzione, carica il sinistro. Traiettoria a giro, palla nell’angolo opposto: è l’1-0. Il Bassano va fuori giri. Soffre l’entusiasmo dei “ramarri”, che sfiorano il raddoppio con Finocchio. Dopo 10′ di montagne russe i vicentini si riabilitano, cominciando a giocare. Ma il Pordenone è perfetto in fase di contenimento: 4-1-4-1, Pederzoli schermo davanti alla terza linea, grande densità difensiva. Risultato: qualche occasione ospite, ma una pericolosa (Stevanin di testa alto, a metà primo tempo). Il volo. Il Pordenone tiene. Non solo. Al rientro dagli spogliatoi, dopo un primo tempo chiuso 1-0, timbra il raddoppio. Berardi mette in movimento Finocchio sulla sinistra, l’ex Pisa guadagna metri e arriva al cross: De Cenco si libera e, di testa, supera Rossi. Ecco il 2-0. Bassano quasi al tappeto. Sottili cambia, arriva al 25’ ad avere già esaurito le sostituzioni. Fa poco, però, perché sono i neroverdi a sfiorare il 3-0, prima con Cattaneo dopodichè ancora con De Cenco. Il brasiliano, che partita la sua. Al 32′ fa un’altra cosa buona – costringe Misuraca all’espulsione – e, al 38’, fa il capolavoro, segnando il 3-0, ben liberato dal nuovo entrato Strizzolo. Finisce qui. Pordenone quinto in zona play-off, senza più limiti.

Ore 17.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Nella notte di Halloween il Bassano riceve uno «scherzetto» parecchio indigesto contro il Pordenone che fa perdere in un solo colpo ai ragazzi di Sottili imbattibilità e vetta del torneo. Una serata da brividi per i virtussini (3-0 il risultato) che non riescono a rispondere ai cugini del Cittadella vittoriosi con l’Alessandria nel derby a distanza per la supremazia del girone A di Lega Pro e si vedono scavalcare in classifica anche da Reggiana e Pavia. Mattatore della serata il brasiliano De Cenco, che sigla una tripletta e si prende l’intera scena al Bottecchia. Orfano di Semenzato reduce dall’infortunio con la Pro Patria, Sottili lancia Stevanin sulla fascia. Davanti Pietribiasi è il terminale offensivo, supportato dal trittico Iocolano, Misuraca e Candido. Con l’inedita maglia bianca da trasferta, i vicentini approcciano al match nel peggior dei modi. Passano tre minuti e il Pordenone segna. Barison, sotto la pressione di Finocchio, sbaglia un facile disimpegno, la sfera arriva sui piedi di Caio De Cenco che la piazza sul secondo palo. Inizio shock per i giallorossi che pochi minuti dopo rischiano di capitolare grazie a un tiro di Finocchio che Rossi mette in angolo. La frazione è bella, con ritmi elevati che non concedono quasi mai tregua. Il Bassano conquista metri e al 17’ sfiora il pari: cross dalla sinistra di Stevanin, Pietribiasi tocca e Misuraca si ritrova la palla sul fianco anziché sui piedi. Peccato perché il forcing regala solo una collezione di calci d’angolo, che non bastano a raddrizzare la sfida. Anzi quando i padroni di casa accelerano e viaggiano con scambi di prima, mettono sempre in difficoltà una retroguardia veneta stranamente imprecisa. La frazione termina con un pizzico di nervosismo, alcuni gialli dispensati dall’arbitro e un Pietribiasi che allo scadere calcia troppo centrale il rasoterra dal limite. Dopo l’intervallo è ancora l’avvio a tradire i giallorossi: al 2’ Finocchio mal tenuto da Toninelli fa quello che vuole sulla fascia sinistra, crossa in mezzo per De Cenco, il brasiliano stacca imperioso e di testa schiaccia in rete. Il raddoppio taglia le gambe ai giallorossi che mancano di idee e mordente per tentare l’impresa. A poco serve l’ingresso di Germinale per uno spento Iocolano. Non è serata e si vede. Gli innesti di Fella e Fabbro, scuotono leggermente gli ospiti che proprio col secondo centrano un palo al primo pallone giocato. Termina nel peggiore dei modi, con Misuraca che si becca il secondo giallo e lascia in dieci i suoi e con De Cenco che al 37’ trova la terza rete con un tiro che Rossi non trattiene.

Ore 17.00 – Lega Pro girone A, termina il primo posticipo: Cuneo-AlbinoLeffe 2-2 (Girardi (Al) al 18′ pt, Gorzegno (Cu) al 40′ pt, Rinaldi (Cu) al 10′ st, Kanis (Al) al 21′ st).

Ore 16.30 – (Gazzettino) Gianluca Litteri ha rotto gli equilibri di una partita temuta da entrambe le squadre sfruttando in modo perentorio la prima palla-gol che ha avuto. «Ne ho avute anche altre – sostiene – mi pareva di essere in linea con Morero, ma sono stato fermato per fuorigioco. L’importante comunque era vincere perchè non meritavamo il pari. Abbiamo lottato ed era fondamentale ripartire bene dopo la sconfitta con l’Albinoleffe. L’Alessandria ha avuto un rigore non clamoroso, ma che ci poteva stare, sono contento per Mattia (Minesso ndr) che ha messo a segno la rete decisiva». Sull’avversario, continua: «Ci aspettavamo questo atteggiamento da parte loro, che hanno giocato bassi per ripartire in modo veloce. Abbiamo preparato questa partita innanzittutto per difenderci bene e l’abbiamo dominata concedendo zero occasioni nel primo tempo, anche se noi abbiamo fatto poco di più. Nella ripresa siamo passati in vantaggio, la partita si è aperta e abbiamo raccolto i frutti». La dedica per questo quarto gol in maglia granata è tutta per la famiglia: «È per mio figlio Nicolò e per la mia compagna Deborah». «Per me la soddisfazione è doppia – sostiene l’altro goleador granata Mattia Minesso – perchè entrando dalla panchina è importante dare una mano alla squadra, se poi si segna un gol determinante è il massimo». Sulla dedica l’ex Vicenza non ci aveva pensato: «Essendo il mio primo gol stagionale lo dedico a me stesso, perchè mi sono sempre impegnato al massimo aspettando il mio momento». La soddisfazione del presidente Andrea Gabrielli è letta in viso: «A volte vincere partite così sul filo di lana è un bel segno, che ci dà uno stimolo particolare. Crederci sempre è fondamentale». Sull’avversario aggiunge: «L’Alessandria è una squadra con la quale si dovrà fare i conti fino alla fine. Ha un organico di prim’ordine, intensità di gioco e pressione costante. Sul rigore non posso dire niente perchè non l’ho visto, ma tutto sommato le grandi occasioni le abbiamo avute noi». Sull’iniziativa “Alessandria-Village” conclude: «Una bella idea da prendere di esempio per diffondere l’immagine di Cittadella. C’era anche il nostro sindaco, oltre alla dirigenza e all’Ascom di Alessandria e Cittadella». Conclude il diggì Stefano Marchetti: «Vittoria meritata che ci dà soddisfazione e rafforza l’autostima».

Ore 16.20 – (Gazzettino) Roberto Venturato fatica a nascondere la propria felicità al termine della partita con l’Alessandria. Il tecnico del Cittadella sa che la vittoria contro una diretta concorrente per la promozione finale vale molto di più dei tre punti guadagnati in classifica. «Abbiamo fatto una prestazione importante – esordisce – contro un avversario che ha dei valori e giocatori di categoria superiore. La voglia di cercare sempre la vittoria è testimonianza dell’atteggiamento giusto, della mentalità del Cittadella». Un successo meritato. «Credo proprio di sì, per il possesso palla e per le occasioni create nell’arco dell’incontro. L’Alessandria ha pareggiato su calcio di rigore, il terzo che subiamo in stagione, che non mi è parso solare. Accettiamo anche questo: ripeto sempre che non ci sarà mai regalato niente, dobbiamo conquistarci il risultato da soli, in ogni partita, con le nostre forze, con sudore e concentrazione». Venturato, aldilà del risultato, fa i complimenti ai suoi: «Vincere al novantesimo, contro una squadra forte come l’Alessandria, è un segnale forte, soprattutto per noi stessi. Per questo faccio gli applausi ai miei giocatori, in modo particolare a coloro che sono entrati nel corso della partita, dimostrando subito grande voglia e determinazione. Mi dispiace avere preso il gol, perché non lo meritavamo. Il Cittadella doveva finire l’incontro 1-0». Se c’è una sottolineatura da fare, è quella di non sapere chiudere le partite. «Abbiamo migliorato in questo senso – spiega Venturato – È un aspetto sul quale abbiamo margini di miglioramento, lavoriamo per questo. In questa occasione, però, era importante fare risultato contro una squadra che sarà certamente tra le prime quattro della classifica finale». C’è chi vorrebbe vedere nuovamente Bizzotto in campo. «Tutti devono essere pronti a cogliere l’opportunità quando gli sarà presentata. Prima o poi arriverà anche il turno di Bizzotto, giocatore che ritengo importante per la squadra».

Ore 16.10 – (Gazzettino) All’ultimo assalto il Cittadella conquista tre punti importantissimi per l’alta classifica, infliggendo il primo ko stagionale all’Alessandria targata Gregucci. A decidere la sfida del Tombolato un sinistro velenoso dal limite di Minesso che è passato tra una selva di gambe e si è insaccato sull’angolo opposto. Bravi i granata a credere nella vittoria anche quando la partita sembrava in dirittura d’arrivo. Tanti invece i rimpianti per gli ospiti, che si sono visti sfuggire dalle mani un pareggio ormai alla portata. Poche le emozioni del primo tempo, ma l’atteggiamento tenuto in campo da entrambe le squadre ha certificato il loro valore. Sia il Cittadella che l’Alessandria hanno infatti cercato di minacciare la porta avversaria sempre attraverso il gioco e con azioni a palla radente. Le due difese hanno però avuto il merito di concedere pochissimi spazi, grazie anche all’azione di copertura dei centrocampisti, e le occasioni da gol sono arrivate con il contagocce. La truppa di Venturato si è affidata soprattutto ai guizzi di Jallow, pericoloso una prima volta (26’) dopo uno scambio sullo stretto con Chiaretti. Il giovane attaccante si è ripetuto al 42’ con un cross a tagliare l’area piccola che nessuno dei suoi compagni ha saputo sfruttare. Quanto all’Alessandria, il più vivace è stato Marras che partendo dalla destra ha cercato sempre di incunearsi nell’area granata (provvidenziale al 21’ una chiusura di Iori). Il Cittadella ha affrontato la ripresa con un piglio più deciso. E dopo sette minuti ha raccolto i frutti della sua intraprendenza: perfetto l’assist in verticale di Scaglia per Litteri che con un destro a incrociare non ha dato scampo a Nordi. I piemontesi hanno accusato il colpo e Schenetti (17’) è andato a un passo dal raddoppio. Un lancio errato di Iori ha poi vanificato un perfetto movimento di Jallow sul filo del fuorigioco. L’attuale limite dei granata è quello di non chiudere le partite. E puntualmente l’Alessandria (passata a un super offensivo 4-2-4 con gli innesti di Iunco e Marconi) ne ha approfittato per acciuffare il pareggio. Merito di un rigore conquistato con furbizia proprio dall’ex granata Iunco che è andato a cercare il contatto in area con Bobb (24’). Perfetta la trasformazione di Bocalon a spiazzare il portiere. Per il Cittadella è stato un colpo duro da digerire, tanto che gli ospiti hanno sfiorato addirittura il sorpasso con una micidiale ripartenza non sfruttata a dovere da Marconi. Venturato ha inserito in rapida successione Sgrigna, Minesso e Paolucci nel tentativo di ridare slancio e brillantezza all’azione della sua squadra. Il Cittadella ha chiuso la gara all’attacco e proprio sul filo di lana il nuovo entrato Minesso ha fatto esplodere di gioia il Tombolato e cancellato l’amaro ko di otto giorni fa con l’Albinoleffe.

Ore 15.50 – Lega Pro girone A, termina il primo tempo del primo posticipo: Cuneo-AlbinoLeffe 1-1 (Girardi (Al) al 18′ pt, Gorzegno (Cu) al 40′ pt).

Ore 15.40 – (Mattino di Padova) Così c’è persino più gusto. All’ultimo respiro, quando ormai i tifosi granata erano rassegnati al pareggio. Il Cittadella la spunta al secondo minuto di recupero, siglando il gol del 2-1 con Minesso, entrato a gara in corso, e infliggendo la prima sconfitta all’Alessandria da quando l’allena Gregucci. Gli uomini di Venturato riprendono la propria marcia in Lega Pro, dopo l’inopinato stop dello scorso turno in casa dell’Albinoleffe. Ci riescono dopo una partita tutt’altro che spettacolare, ma che Iori e compagni hanno meritato di incamerare perché hanno gestito di più il gioco, credendo nella vittoria sino alla fine. Non è poco. Squadre bloccate. Tutto qui? E’ questo il pensiero che gira nella testa dei tifosi all’intervallo. La gara più attesa del turno produce effettivamente molto poco, anche perché l’Alessandria, palesemente, non vuole scoprirsi e punta al gioco di rimessa, e il Cittadella, solido in copertura, non trova spazi in avanti. Nelle file granata Jallow è riportato accanto a Litteri in attacco, mentre a centrocampo l’escluso eccellente è Paolucci, con Schenetti e Bobb chiamati a guardare le spalle a Iori. Nell’Alessandria, come previsto, Boniperti non recupera, tanto da non sedersi neppure in panchina. Gregucci, subentrato da un mese a Scienza, dal canto suo conferma il 4-3-3 atteso alla vigilia, anche se in realtà Bocalon agisce da unica punta, con Fischnaller e Marras a fare da centrocampisti aggiunti ai suoi lati. Il Citta tiene palla, ma Iori è ben controllato da Nicco e Branca, e il trequartista Chiaretti, rispetto al solito, fatica a farsi vedere, col risultato che a far partire l’azione sono i lanci dei difensori, non sempre precisi. Di emozioni, così, se ne vivono poche. Possono anzi essere limitate al fuorigioco molto dubbio che porta all’annullamento del gol di Litteri, poco prima del quarto d’ora, e a un’incursione di Jallow, una dozzina di minuti dopo, non sfruttata a dovere dall’attaccante gambiano, che porta troppo la palla prima di concludere. Tutto nella ripresa. Al cambio di campo il ritmo cresce, se non altro perché il Cittadella riesce presto a sbloccare la partita. È il 7’: l’azione parte ancora una volta con un lancio dalle retrovie, di Scaglia, che imbecca Litteri: il numero 9 granata è bravissimo a far valere il corpo contro Morero per difendere la sfera e andare a trafiggere Nordi con un preciso diagonale, che gli vale il quarto sigillo stagionale. Dieci minuti dopo, da una posizione simile, è Schenetti a strozzare troppo la conclusione, mandando a lato da buona posizione. L’Alessandria, che era sembrata incassare il colpo, si risveglia però con l’ingresso di Iunco, ex di turno. Sua è la prima vera conclusione diretta verso la porta di Alfonso ed è sempre lui a guadagnarsi il rigore del momentaneo 1-1: un penalty generoso ma che, obiettivamente, può starci, perché l’intervento di Bobb, nell’occasione, è scomposto. Bocalon trasforma. A quel punto, il pareggio ai piemontesi va più che bene, e lo dimostra l’ingresso di Vitofrancesco, altro ex, al posto di Bocalon, per difendere il risultato. Ma al Citta no, non va altrettanto bene. Il forcing finale si traduce in una mischia pericolosa davanti a Nordi e, al secondo minuto di recupero, sul successivo calcio d’angolo, nel gol di Minesso, di sinistro a incrociare. Proprio lui, la risorsa pescata in panchina. Giusto a chiarire che, se l’obiettivo è andar su, tutti devono sentirsi importanti. Perché lo sono.

Ore 15.30 – (Mattino di Padova) Forse nemmeno dopo il derby vinto contro il Padova si era visto un Roberto Venturato così sorridente nel post partita. La vittoria contro l’Alessandria spazza i dubbi emersi dopo il ko con l’Albinoleffe e rilancia il Citta ai vertici della classifica: «Vincere all’ultimo respiro è sempre un bel segnale» esulta il tecnico granata. «Abbiamo fatto una prestazione molto importante contro una squadra che ha valori e giocatori di categoria superiore. La voglia di provarci fino alla fine è una testimonianza dell’atteggiamento giusto e delle capacità che ha questa squadra di voler fare il risultato. Un risultato assolutamente meritato, anche perché per l’ennesima volta abbiamo subito un rigore abbastanza dubbio. E per quanto visto in campo non meritavamo di prendere gol». Venturato dispensa parole buone per tutti, ma ha una nota di merito particolare per chi è subentrato a partita in corso. «Abbiamo una rosa importante e tutti sono determinanti, chi è entrato in campo oggi l’ha dimostrato giocando con voglia e concretezza». L’unica pecca, ancora una volta, sta nello scarso cinismo dimostrato dal Citta, incapace spesso di chiudere le partite. «E su questo aspetto un po’ ci siamo migliorati rispetto ad inizio stagione, ma ancora dobbiamo lavorarci su. Adesso conta soprattutto il risultato, visto che anche a Bergamo la prestazione c’era stata ma è arrivata una sconfitta. Probabilmente dobbiamo crescere ancora quando affrontiamo le squadre brave a chiudersi».

Ore 15.20 – (Mattino di Padova) L’ “hombre del partido”, in questa occasione è l’ “omo de casa”. Mattia Minesso, cittadellese di nascita, non poteva trovare momento migliore per pescare il suo primo gol in questo campionato. E i risvolti positivi della rete che ha permesso di piegare l’Alessandria al secondo minuto di recupero, sono molteplici. Da un gruppo che conferma di avere una miriade di frecce offensive al proprio arco, alla consapevolezza che, ancora una volta, chi entra dalla panchina può essere letale. Questa volta è toccato a Minesso, vero e proprio jolly offensivo, di un reparto che sembra sterminato. «In quest’occasione si può proprio dire che la felicità sia doppia», sorride il venticinquenne attaccante. «Il mio primo gol in campionato è coinciso con una vittoria molto importante contro un avversario molto forte. Finalmente è arrivato il momento che aspettavo e vista la delicatezza della partita si può dire che l’esultanza sia stata liberatoria. Ci voleva proprio». C’è una dedica particolare per questo centro? «Lo voglio dedicare a me stesso, perché credo di essermi sempre allenato bene, aspettando con calma il mio momento. Non è facile entrare dalla panchina ed essere decisivi. Si hanno pochi minuti a disposizione per farsi notare e dare una mano alla squadra. Non sempre ci si riesce, oggi ce l’ho fatta». Le sue parole sanno tanto di liberazione per un avvio di stagione che l’ha visto giocare a singhiozzo ma non l’ha mai coinvolto nemmeno in un accenno di polemica. Di certo non deve essere facile farsi largo in un attacco che conta tanti nomi di spessore ed esperienza. «Ma una squadra costruita per restare ai vertici deve avere per forza una rosa di giocatori importanti», ribatte Minesso. «In queste condizioni è normale che qualcuno debba giocare meno, l’importante è essere sempre professionali. In allenamento c’è una sana competizione e questo fa bene al gruppo. Oggi abbiamo dimostrato di essere molto uniti e di non mollare mai». Il gol è stato una conseguenza. «E non avevo nemmeno calciato in maniera irresistibile, ma il tiro era molto angolato. Il pubblico ci ha sostenuto fino alla fine e questo ha dato una spinta in più, anche se sarebbe bello attirare sempre più gente al Tombolato». Dopo aver battuto due avversarie candidate alla vittoria finale come Alessandria e Pavia, che idea si è fatto di questo Cittadella? «Abbiamo dimostrato di essere superiori anche se dobbiamo stare attenti e giocare tutte le partite con la giusta mentalità. L’Alessandria, in ogni caso, verrà fuori alla distanza perché ha giocatori di spessore».

Ore 15.00 – (Corriere del Veneto) La ruota gira, di settimana in settimana. E nel sabato di Halloween torna ad affacciarsi sulla scena il Cittadella versione deluxe, l’esatto opposto di quello visto all’opera sette giorni prima contro l’Albinoleffe. All’ultimo tuffo spunta il capolavoro di Minesso a sparigliare tutte le carte sul tavolo. Corre il 93’, Cittadella- Alessandria sembra destinata a chiudersi sull’1-1, ma l’ex Vicenza appena entrato inventa un sinistro al volo non potentissimo ma angolato che fa impazzire il Tombolato e regala tre punti pesantissimi a Roberto Venturato. La classifica torna a splendere, una settimana dopo lo scivolone di Bergamo contro l’Albinoleffe. Nel primo tempo sul taccuino ci sono tre occasioni, tutte per il Cittadella: la prima per Pascali, che al 7’ non arriva sul cross di Iori, la seconda per Jallow, che brucia Celjak ma che non trova il tempo giusto per battere Nordi, la terza ancora con il gambiano, che al 42’ mette in area un pallone solo da spingere in rete, ma che nessuno riesce a toccare. Nella ripresa al 7’ arriva il vantaggio granata: lo firma Litteri, che resiste a Scaglia e infila un diagonale imparabile per Nordi. L’Alessandria reagisce con rabbia e al 20’ Nicco impegna severamente Alfonso, poi al 24’ il rigore per i piemontesi trasformato da Bocalon. Sembra finita qui, poi Venturato azzecca il cambio risolutore. Dentro Minesso e fuori Chiaretti, ed ecco al 93’ il capolavoro che sposta gli equilibri del pomeriggio ridefinendo per l’ennesima volta gli equilibri nella parte alta della classifica. Il pari della Reggiana a Bolzano fa il resto, l’impressione è che nella locomotiva di testa se ne vedranno delle belle. Nel dopogara comprensibile la gioia del match winner. «Sono contento per il gol — ammette Minesso — sono entrato carico e volevo cercare di farmi notare, di dare qualcosa in più per aiutare la squadra. È il mio primo gol, lo aspettavo ed è arrivato in un match importante. Il tiro? Non irresistibile ma molto angolato. Non ho una dedica particolare, lo dedico a me stesso perché mi sono sempre allenato bene, lo meritavo: abbiamo una grande squadra, c’è una sana competizione e questo è importante. Vittoria fondamentale, abbiamo dimostrato di essere più forti. Dobbiamo continuare cosi». Soddisfatto anche mister Roberto Venturato a fine gara: «Questo è un grande risultato contro un ottimo avversario – spiega l’allenatore dei granata – l’Alessandria sarà sicuramente nel gruppo di testa fino alla fine della stagione. Per noi questi tre punti, arrivati quando ormai la partita stava finendo, pesano tantissimo».

Ore 14.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Barreto rifiata e salta il Levico oggi al Penzo (ore 14.30), puntando ad essere al top per il derby (probabilmente in orario serale come chiesto dalle due società) col Mestre di mercoledì 11 novembre. «Nessun problema per Vitor – assicura il ds Giorgio Perinetti – semplicemente il programma di lavoro, dopo che ha giocato 90′ minuti tra Campodarsego e Triestina, prevede ora di rallentare per poi ripartire con nuovi carichi. È stato un anno fermo, per il Venezia è basilare recuperarlo nel tempo». Sempre in attacco Maccan lascia il posto a Serafini, mentre Fabiano è acciaccato e dovrebbe fare spazio a a Gualdi sulla trequarti. In mediana rientra Calzi con ballottaggio Malagò-Soligo, come Beccaro-Cernuto in difesa. «Oggi inizia un nuovo campionato, voglio che ripartiamo da zero – tiene alza la tensione il tecnico Paolo Favaretto – sapendo di essere sempre sotto esame. Ovvio, siamo primi e vogliamo restarci». Reduce dal ko nel derby casalingo con il Dro, il Levico (8. con 14 punti, -12 dal Venezia, la metà ottenuti fuori casa vincendo a Trieste e Sacile) nelle ultime ore ha tesserato l’esperto centravanti italo-argentino Martin Parodi disponibile già al Penzo.

Ore 14.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Secondo più secondo meno mercoledì gli era bastato un minutino per andare in gol, con un esterno destro dolce e preciso utile per togliersi il velo di polvere accumulato nelle due domeniche trascorse in tribuna. Oggi il capitano arancioneroverde Matteo Serafini tornerà al centro dell’attacco contro il Levico, ostacolo di turno che il Venezia primo della classe è chiamato a superare al Penzo (ore 14.30). «Da quando gioco non avevo mai segnato così rapidamente come alla Triestina in Coppa Italia – confida l’attaccante bresciano -, forse nei primi 5′ o giù di lì, ma dopo una sessantina di secondi è proprio la prima volta. Lo prendo come un buon segno, non vedo l’ora di riassaporare il campionato dopo due settimane nelle quali non ho potuto sfogare la tensione comunque crescente nei giorni prima della partita». I suoi compagni nelle sfide di vertice con Calvi Noale e Campodarsego hanno raccolto 4 punti, nonostante l’assenza del suo miglior marcatore. «I ragazzi hanno continuato a fare molto bene – l’applauso del 37enne ex Pro Patria, 6 gol in 8 presenze da lagunare – ed è un motivo di soddisfazione poter dire che tutti, anche in ruoli delicati, stanno sfruttando le loro chance quando mister Favaretto chiama. Personalmente non è stato facile digerire due giornate di squalifica, ero e sono convinto di non aver fatto niente di che ad Abano, ma il guardalinee (sua l’indicazione all’arbitro della gomitata a Thomassen, ndr) ha dato la sua interpretazione che ho solo potuto accettare». Acqua passata e Serafini pensa dei 90′ odierni con il Levico. «Finora in 10 giornate abbiamo vinto 8 volte e pareggiato due, un ottimo rendimento che ci vede sì al primo posto, ma con un margine di soli 4 punti. A Campodarsego abbiamo avuto la conferma di come per i nostri avversari incontrare il Venezia sia un motivo per giocare la partita della vita. Sta a noi superare in primis con la testa le difficoltà dietro l’angolo e non farci sorprendere. Anche i trentini cercheranno di portarci via punti, noi però vogliamo tornare a vincere in casa».

Ore 13.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Abbiamo chiuso un ciclo di dieci partite, adesso con il Levico apriamo il secondo quarto del campionato: saremo sotto esame per le prossime nove partite, quelle che ci porteranno alla pausa natalizia». E’ un primo bilancio, positivo, ma è anche un modo per tenere alta la tensione: così mister Paolo Favaretto archivia le prime dieci partite del campionato e guarda alla sfida di oggi pomeriggio al Penzo contro i trentini del Levico. «E’ come la prima giornata contro il Dro. Ricominciano gli esami, cercando la conferma di quanto di buono abbiamo fatto finora. Vogliamo dare subito un segnale». Dieci partite, con il Venezia capolista e imbattuto (8 vittorie e due pareggi) ma ancora nessuna vera fuga: dietro inseguono Campodarsego (-4) e Virtus Vecomp (-6), non sono ammessi passi falsi. «I prossimi 50 giorni saranno molto importanti, solo a dicembre avremo le prime risposte ed è questo che intendo trasmettere a tutto l’ambiente, ai tifosi e ai miei giocatori», aggiunge Favaretto che oggi farà a meno di Barreto. Il brasiliano sta bene, ha giocato domenica e mercoledì (segnando il suo primo gol), ma il percorso di recupero impone di alternare partite giocate a momenti di scarico e per questo staff tecnico e dirigenza hanno ritenuto di concedergli una giornata di riposo. «L’obiettivo — spiega il ds Giorgio Perinetti — è averlo pronto per il derby con il Mestre». Oggi sarà in dubbio Fabiano, che ha rimediato una botta a un dito del piede ed è emersa una leggera scheggiatura ossea: lo staff medico ha dato il via libera al suo utilizzo, ma può darsi che venga tenuto in panchina per precauzione. In questo caso è pronto Gualdi, dietro alle due punte, con Soligo in mediana. Il Levico è reduce da due ko consecutivi con Dro e Virtus Vecomp, ma viaggia a ridosso della zona play off con 14 punti (4 vittorie, 2 pareggi, 4 sconfitte) e oggi potrà schierare per la prima volta l’attaccante italo-argentino Martin Parodi, essendo arrivato il nulla osta. «E’ una squadra buona, che ha subito poco in difesa. Sa chiudersi, come ha fatto con la Virtus — osserva mister Favaretto — ma sa anche essere propositiva. Nelle sconfitte non ha mai subito grossi passivi, mi aspetto una partita non facile. Dovremo essere bravi — conclude il tecnico arancioneroverde — a dare ritmo e ad aggredire subito il match».

Ore 13.30 – (La Nuova Venezia) Sfida inedita, al Penzo arriva il Levico Terme, neopromosso in serie D, e il Venezia punta a ritornare al successo dopo il prezioso pareggio di Campodarsego, la più vicina tra le inseguitrici. Quattro punti di margine dopo dieci giornate, inizia la seconda del girone d’andata che porterà alle festività natalizie. Ritornano Calzi e Serafini dalla squalifica, ha recuperato Fabiano, si ferma per seguire la tabella del completo recupero Barreto, out anche Cantini con la prima convocazione per il terzo portiere Boyadzhiev. Ballottaggi per Favaretto: Beccaro-Cernuto in difesa, Calzi-Soligo e Fabiano-Malagò a centrocampo. «Lo stop di Barreto rientra nel programma di completo recupero del giocatore» spiega il direttore sportivo Perinetti, «è stato fermo per un anno e ha saltato l’intera preparazione, ogni tanto dovrà rifiatare e lavorare a parte per ritornare al top della condizione. Tutto previsto». Obiettivo riaverlo in campo contro il Mestre. «Contro il Levico inizia la seconda parte del girone d’andata» osservato Paolo Favaretto, «facciamo finta di ripartire da zero, come era accaduto con il Dro. Saranno 50 giorni molto importanti, in campionato e in Coppa Italia. Il Levico è una buona squadra, ha già vinto a Trieste e Sacile, due settimane fa ha perso a Verona giocando a viso aperto e rimanendo in partita fino all’ultimo». Il neopromosso Levico ha raggiunto ieri la laguna con un’ “arma” in più, l’attaccante italo-argentino Franco Martin Parodi, ventiseienne di Buenos Aires, già visto in Italia a Milazzo (Seconda Divisione) e Darfo Boario (serie D), autore di 10 reti in 26 partite con l’Atletic Defensor (serie C argentina) nell’ultima stagione. Marco Melone dovrà fare a meno per la seconda partita dello squalificato Bazzanella, a centrocampo Piccinini ha vinto il ballottaggio con Faes, mentre in attacco Musso a destra affiancherà i due bomber Calì (4 reti) e Baido (2), trentenne di Camposampiero, con Tessaro davanti alla difesa, spalleggiato da Pancheri e Bettazza. Servizi. Oggi, oltre al servizio dal Terminal Aquae di Marghera (partenza ore 13, biglietto 3 euro), previsti anche due motoscafi in partenza da Piazzale Roma-Parisi alle 12.40 e alle 13.40, ritorno alle 16.30. Così al “ Penzo” ore 14.30. Venezia (4-3-1-2): 1 Vicario; 2 Ferrante, 5 Modolo, 6 Beccaro, 3 Galli; 7 Acquadro, 4 Calzi, 8 Gualdi; 10 Fabiano; 9 Serafini, 11 Carbonaro. A disposizione: D’Alessandro, Di Maio, Luciani, Cernuto, Malagò, Callegaro, Soligo, Innocenti, Maccan. Allenatore: P. Favaretto. Levico Terme (4-3-3): 1 Nervo; 2 Filippini, 6 Agosti, 5 Tobanelli, 3 Micheli; 8 Pancheri, 10 Tessaro, 4 Piccinini; 7 Musso, 9 Calì, 11 Baido. A disposizione: Zomer, Xausa, Meneghini, Bampi, Ceccon, Andreatta, Bettazza, Faes, P arodi. Allenatore: M. Melone. Arbitro: Clerico di Torino.

Ore 13.00 – (Gazzettino) Abano e Luparense San Paolo in casa, Campodarsego ed Este in trasferta oggi alle 14.30 nell’undicesima giornata di campionato. ABANO. Va a caccia di punti nel match con il Calvi Noale per risalire la china. Fa specie vedere gli aponensi al terz’ultimo posto. «È vero, ma bisogna saperlo accettare – afferma Massimiliano De Mozzi – Sono momenti che nel calcio ci possono stare e quando ne verremo fuori saremo ancora più fortificati. Obbligatori i tre punti? No, vivere la gara così sarebbe sbagliato. La squadra deve restare tranquilla, consapevole di non essere inferiore e deve fare di tutto per portare a casa il risultato pieno, ma anche un pareggio può andare se abbiamo dato tutto». Indisponibile Zattarin per un problema al ginocchio. CAMPODARSEGO. Punta ad allungare la striscia di vittorie in trasferta sul campo della Liventina. Ecco Antonio Andreucci: «Finora abbiamo fatto delle ottime cose. Ci vuole tanta attenzione e rispetto per gli avversari, ma cercheremo di far valere la nostra forza. È una trasferta molto impegnativa dato che la Liventina si sta comportando bene e ha un gioco brillante». ESTE. Va a fare visita alla Sacilese (penultima) con l’obiettivo di dare continuità a un cammino che vede i giallorossi al sesto posto. «Non dobbiamo guardare la classifica – sottolinea Andrea Pagan – ma solo pensare di affrontare una squadra giovane che ha entusiasmo. Abbiamo l’obbligo di confermare ciò che stiamo facendo. Voglio una prova di forza e di carattere, consci del nostro valore e al tempo stesso bisogna restare umili dato che c’è ancora strada da fare». Ai box Favre, Rosina non è al meglio. LUPARENSE SAN PAOLO. Gioca a domicilio con il Tamai: squalificati Severgnini e Nichele, infortunato Mattioli. Così il tecnico Enrico Cunico. «Le assenze? Non ci sono alibi. La rosa è competitiva, tutti sono all’altezza e si possono ritenere titolari. Una settimana fa abbiamo dimostrato di poter pareggiare una partita anche in nove, questa volta vorrei che trovassimo la stessa fame e intensità dal primo minuto. La squadra è in crescita e i risultati devono venire di conseguenza».

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Campodarsego ed Este per la riconferma, Abano e Luparense per risalire. Saranno questi gli obbiettivi delle quattro squadre padovane di Serie D, che oggi (inizio alle 14.30) daranno il via alla fase più importante del girone d’andata. Campodarsego ed Este saranno di scena rispettivamente a Motta di Livenza (contro la Liventina) e Sacile, mentre Abano e Luparense ospiteranno Calvi Noale e Tamai. CAMPODARSEGO. La sconfitta di mercoledì scorso in Coppa Italia con la Clodiense (costata l’eliminazione dalla competizione) rappresenta poco più di un graffio per l’autostima dei biancorossi di mister Andreucci, ancora imbattuti in campionato. Tuttavia, una vittoria con la Liventina (arbitro Stefano Fusco di Brindisi), vera e propria mina vagante, è quasi d’obbligo: i tre punti servirebbero infatti a tenere a debita distanza la diretta inseguitrice Virtus Vecomp e a non perdere la scia dal Venezia, ancora a +4 su Bedin & Co. Formazione Campodarsego (4-3-3): Merlano; Arthur, Poletti, Gal, Buson; Piaggio, Pellizzer, Bedin; Aliù, Cacurio, Radrezza. All.: Andreucci ESTE. I giallorossi, in tre giorni, hanno battuto Union Ripa (campionato) e Abano (Coppa Italia). Un bottino niente male per una squadra che fino a 10 giorni fa era costretta a fare i conti con i propri difetti. La Sacilese, avversaria di giornata (arbitro Michele Cinque di Pistoia), è penultima a quota 6 punti. I ragazzi di Silletti hanno vinto finora una sola partita e pagano l’età media piuttosto bassa della rosa, oltre al cambio di proprietà (e guida tecnica) avvenuto poche settimane fa con non poche ripercussioni. Insomma, la sfida dello stadio “XXV Aprile” servirà soprattutto a riconfermare il sesto posto, con le orecchie tese verso San Martino di Lupari, dove giocherà il Tamai, a +1 dall’Este. Formazione Este (4-3-3): Lorello; Tiozzo, Montin, Guagnetti, Rosina; Maldonado, Marcolini, Arvia; Marcandella, Coraini, Mastroianni. All.: Pagan. LUPARENSE. In casa della Luparense ci sarà il Tamai (arbitro Francesco Carrione di Castellammare di Stabia), quinta forza del girone. Gli uomini di mister Enrico Cunico, reduci dalla sconfitta col Campodarsego e dal pareggio (quasi insperato) con la Liventina, avranno una buona occasione per riprendere la corsa verso la zona playoff, non troppo distante dall’attuale nona piazza. Cunico dovrà rinunciare a tre pedine importanti come Nichele e Severgnini, espulsi a Motta di Livenza, e Mattioli, operato alla clavicola. Formazione Luparense (3-4-3): Murano; Antonello, De March, Donè; Faggin, Benucci, Nicoletti, Perosin; Giglio, Paganelli, Beccaro. All.: Cunico. ABANO. La partita più difficile sarà quella dell’Abano che, con l’inizio di novembre, dovrà assolutamente cambiare registro per non sprofondare. I neroverdi hanno perso ben sei delle ultime otto partite tra campionato e Coppa (l’ultimo stop risale al derby di mercoledì con l’Este) e la sfida casalinga con il Calvi Noale (arbitro Paride Tremolada di Monza) sarà una sorta di crocevia per lo stesso allenatore Massimiliano De Mozzi, blindato dalla società, ma chiamato al repentino cambio di rotta. Formazione Abano (4-1-4-1): Ruzzarin; Tescaro, Meneghello, Thomassen, Zattarin; Ballarin; Bortolotto, De Cesare, Segato, Rampin; Munarini. All.: De Mozzi.

Ore 12.20 – (La Provincia Pavese) «Mi sento di dover fare i complimenti alla mia squadra perché ha disputato una prova di livello rispetto alla prestazione non proprio convincente di sabato scorso a Gorgonzola – esordisce Michele Marcolini – Siamo stati pratici e belli, facevamo male ogni volta che ripartivamo». Il tecnico del Pavia non può che essere soddisfatto di una prova quasi perfetta della sua squadra che ha controllato dal 1′ all’ultimo minuto il gioco e mai è stata in difficoltà contro il Padova. «Oggi i ragazzi hanno dimostrato fin dalla partenza un’aggressività e una voglia di imporsi molto notevoli, mantenendo alti i ritmi per tutta la partita. Siamo riusciti spesso a trovare conclusioni a rete, con un atteggiamento coraggioso e intraprendente. Con questa predisposizione dal primo all’ultimo minuto i risultati si sono visti». Ancora il tecnico degli azzurri: «Bellazzini quinto di destra è una buona soluzione, con questo modulo c’è spazi sulle fasce da sfruttare. Con Marchi e Abbate abbiamo coperto bene, non abbiamo mai sofferto, anzi abbiamo punto più di una volta». Marcolini mette l’accento anche su un altro fatto importante: «Contro il Padova non abbiamo preso gol, finora ne abbiamo subiti tre su rigore, due su corner nelle prime giornate, ma non abbiamo mai lasciato tanto agli avversari. Ci tenevo moltissimo a non prendere gol perché dà convinzione alla squadra, soprattutto se si adotta un atteggiamento più offensivo». Il Pavia torna in preparazione da domani, perché c’è la partita di mercoledì in Coppa con la Giana andata a vincere fuori casa. «E’ una squadra in grande salute, poi penseremo alla gara di sabato prossimo con il Renate. Ma pensare di partita in partita è stata la nostra forza. Vincere e convincere deve essere il nostro motto». E sulla classifica: «La graduatoria è spezzata in due, fa piacere avere un vantaggio sulla quinta a questo punto di campionato. Andiamo avanti di questo passo, se la squadra procede in questo modo il futuro è roseo».

Ore 12.10 – (La Provincia Pavese) E’ il Pavia che voleva Marcolini: aggressivo fin dal primo minuto, ma non spregiudicato. Che piazza al Padova due colpi in metà tempo, è sempre pericoloso nelle ripartenze e poi solo nell’ultimo quarto d’ora soffre un po’, paradossalmente quando i veneti sono in dieci per una cosa mai vista (un cambio non perfezionato, con un giocatore che esce e uno che non entra). Dettagli, in una prestazione che rilancia gli azzurri al secondo posto, a un passo dal Cittadella tornato capolista, e che rinvigorisce l’autostima con una gara convincente. Stavolta c’è poco da dire su come gli azzurri entrano in campo. Il ritmo è tambureggiante come il suono delle percussioni che arriva dalla curva sud. E dopo la prova generale (Bellazzini per la sponda di Malomo, la conclusione di Cesarini dall’area piccola è debole), il Pavia è già in vantaggio quando non sono passati nemmeno sei minuti: Marchi affonda e serve Cesarini che aggancia una palla sporca, mette a sedere il portiere e appoggia in rete. E’ un bel Pavia, reattivo – in una gara giocata a gran velocità da tutte e due le squadre – che si giova parecchio della mossa di Marcolini: Bellazzini va a fare l’esterno destro, con la copertura di Marchi in mezzo e Abbate più dietro. Una correzione in senso più offensivo del 3-5-2. Il temuto Neto Pereira al 10’ mette qualche brivido con una conclusione deviata che diventa insidiosa per Facchin. Poi ci prova Fabiano, il centrale difensivo-goleador, ma il rasoterra è ammortizzato dal portiere azzurro. Il Padova guadagna qualche metro e soprattutto tanti calci d’angolo, non facendo però mai male. Il Pavia dal canto suo si fa più conservativo ma è pronto a scattare con meccanismi che funzionano piuttosto bene. E infatti al 23’ la combinazione sullo stretto Cesarini-Ferretti costringe Diniz alla falciata in area sul centravanti. E’ rigore che stavolta è Bellazzini a trasformare. E lo stesso Bellazzini in versione assist man porge al 43’ una palla a Ferretti che la scaraventa vicino all’incrocio. La ripresa scivola via non sfuggendo mai dalle mani azzurre, tra l’imbeccata di Martin per Ferretti all’11’ (sinistro fuori) e la rasoiata di Petrilli che sfiora il palo ma con Facchin vigile. Alla mezzora il giallo. Tra gli ospiti esce Petrilli per fare posto ad Amirante, pare di capire però che la panchina biancoscudata ci ripensa ma l’arbitro non è accordo: o entra Amirante o nessuno. E allora nessuno. Morale: il Padova prosegue in dieci e butta palloni in area che qualche brivido lo fanno venire, con il Pavia che sciupa diverse ottime opportunità per chiudere del tutto i conti. Ma va bene così.

Ore 11.50 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Pierpaolo Spettoli): Petkovic 6; Dionisi 5.5, Diniz 4.5, Fabiano 4.5, Favalli 6; Corti 5.5, Giandonato 5 (Bucolo 5.5), Mazzocco 5.5; Cunico 5 (Altinier 5.5); Neto Pereira 5, Petrilli 6.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Per due volte Ferretti, in un caso dal limite e poi spostato sulla sinistra, non trova la porta. Nel frattempo Parlato inserisce Bucolo e Altinier, al posto di Giandonato e Cunico, con Petrilli spostato nella trequarti, ma al 26′ un altro cambio, abbozzato e poi abortito, riduce il Padova in dieci e chiude virtualmente la gara. Al posto di Petrilli entra Amirante che però viene fatto uscire subito prima della ripresa della gara su segnalazione dei dirigenti, per evitare il ko a tavolino in quanto l’attaccante non poteva giocare, non essendo ancora stato inserito nella lista depositata in Lega. A quel punto però, per regolamento non poteva tornare Petrilli o entrare un compagno. Sempre con una lombarda (il Varese nel ’99) era stato commesso un errore nella sostituzione, costato poi la retrocessione in C2.

Ore 11.30 – (Gazzettino) Si trema così sulle conseguenti punizioni, con Malomo che incorna alto (2′) e poi con Cesarini che, dopo una torre di Abbate, calcia debole (4′), ma l’appuntamento con il gol è solo rinviato, complice una difesa nell’occasione decisamente poco attenta. Sul cross dalla destra di Marchi, Cesarini s’incunea tra i due centrali, evita Petkovic e insacca. Poi il Padova prende gradualmente campo – nell’arco del primo tempo conquisterà cinque angoli, nessuno per i lombardi – prova a premere, ma non punge, impegnando severamente l’ex Facchin solo con un tiro angolato di Mazzocco (10′). È il solito Petrilli l’unico in avanti che cerca di fare male. La risposta di rimessa del Pavia è invece micidiale, con un’azione innestata dal solito Cesarini che libera in area Cristini su cui interviene fallosamente Diniz, ammonito. Bellazzini raddoppia dal dischetto. Il copione della gara non cambia nella seconda parte del primo tempo e segue sostanzialmente la medesima falsariga nella ripresa, con l’undici di Parlato che tiene le redini del gioco, ma con i padroni di casa a rendersi maggiormente pericolosi.

Ore 11.20 – (Gazzettino) La maledizione del Fortunati, stadio in cui il Padova aveva ottenuto in passato un solo pareggio uscendo sconfitto cinque volte, torna a colpire inesorabilmente, ma il verdetto del campo è ineccepibile e i biancoscudati devono recitare il mea culpa per un approccio troppo morbido alla gara che ha permesso agli avversari di incanalarla subito nei binari a loro più congeniali. A complicare le cose un errore nella realizzazione di un cambio a metà ripresa che ha costretto la squadra a chiudere l’incontro in dieci. Parlato conferma il 4-3-1-2 adottato con successo contro il Mantova, cambiando un’unica pedina, con l’inserimento in avanti di Petrilli al posto di Bearzotti. Consueto 3-5-2 per l’undici di casa guidato dall’ex Marcolini, migliore attacco del girone con una media di due reti a gara. L’inizio è da dimenticare: Diniz e colleghi soffrono l’avvio veemente del Pavia, arretrando e ricorrendo spesso al fallo sulla trequarti per evitare il peggio, con Giandonato che rimedia dopo tre minuti il primo cartellino giallo.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Ecco anche Carmine Parlato: «Sono molto rammaricato, ero convinto e consapevole che portando il ragazzo in panchina fosse a disposizione, mi dispiace che non ci si sia ricordati di inserirlo in lista». Sulla prestazione dei biancoscudati: «Nei primi minuti abbiamo subito l’aggressività del Pavia e ci siamo adattati a loro, anche se con l’occasione di Mazzocco si poteva pareggiare. Anche sotto di due gol la squadra voleva giocare, ma il Pavia si è dimostrato superiore negli episodi nel primo tempo. Ci abbiamo messo tanto impegno, ma non è bastato. Il danno ce lo siamo creati da soli e abbiamo consentito al Pavia di poter giocare in contropiede, era quello che non volevamo». Un passo indietro rispetto alla gara con il Mantova? «Per forza, abbiamo perso. Abbiamo pagato dazio nei gol presi, abbiamo sbagliato l’approccio iniziale alla partita e non doveva succedere». Cosa vi hanno detto i tifosi a fine gara? «Li abbiamo ringraziati per il cuore e l’impegno che ci mettono per stare al nostro fianco. Ci hanno stimolato a fare meglio e a non mollare in questo momento di difficoltà».

Ore 11.00 – (Gazzettino) «È stata una svista, me ne assumo la piena responsabilità». È Fabrizio De Poli a prendersi le colpe per l’incredibile errore nel cambio di Petrilli, con Amirante a bordo campo pronto a entrare e stoppato in extremis, tanto che i biancoscudati hanno terminato la gara in dieci. «Avevamo lasciato un posto libero nella famosa lista dei ventiquattro giocatori – sottolinea il diesse – Siamo partiti di fretta per questa trasferta e non abbiamo provveduto a inserire Amirante anche perché non sapevamo se era disponibile per questa partita dato che la sua settimana è stata altalenante tra allenamenti e stop essendo ancora sofferente. Ripeto, è stato un mio errore». E come mai se non era stato inserito in lista è andato in panchina? «Le panchine sono sempre allungate. Ribadisco, è andata così». Come ha visto la squadra? «Non male. Siamo partiti con qualche errore di troppo, abbiamo subito l’uno-due del Pavia, ma la squadra ha lottato». Sul clamoroso errore interviene anche il presidente Giuseppe Bergamin: «Non doveva succedere, punto. È un errore che non si deve commettere. Amirante non è stato inserito nella lista dei ventiquattro e domani (oggi, ndr) analizzeremo perché non è stato fatto».

Ore 10.40 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia): Petkovic 6; Dionisi 4.5, Diniz 5, Fabiano 4.5, Favalli 5; Corti 5.5, Giandonato 5 (Bucolo 5.5), Mazzocco 6; Cunico 5.5 (Altinier 5); Petrilli 6 (Amirante), Neto Pereira 5.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Nella ripresa non c’è più storia, il Pavia manca la possibilità di arrotondare il punteggio con Ferretti (11’), mentre i tentativi degli ospiti si infrangono contro la solida retroguardia di casa. Ci provano Petrilli e Neto Pereira, senza risultato. E poi c’è il “giallo” della sostituzione di Petrilli con Amirante da raccontare, ma ne parliamo diffusamente nella pagina accanto. Certo, è incredibile che al momento del cambio, e con una distinta già consegnata all’arbitro, ci si sia resi conto, grazie all’urlo dalla tribuna del segretario Pagliani, che si stava commettendo un errore clamoroso. Al di là di chi ha sbagliato o meno, perché l’attaccante non poteva essere schierato a termini di regolamento, il dato di fatto è che il Padova si è macchiato di una leggerezza inammissibile, giocando oltretutto in inferiorità numerica gli ultimi 23’ dell’incontro. Una “lezione” di cui, speriamo, si farà tesoro in futuro, ma che deve far riflettere i dirigenti di viale Rocco, visto e considerato che solo adesso si è appurato che “Savio” non fa parte della lista dei 24 giocatori depositata in Lega Pro, al termine del “mercato” estivo. Confronto a fine gara. La squadra è andata sotto la curva per ringraziare i 150 tifosi giunti sin qui e che avevano urlato poco prima “Meritiamo di più”. Cinque-sei minuti di fitto dialogo, conclusi da un lungo applauso dei supporter biancoscudati, segno che la fiducia resta immutata. Domenica, contro il Pordenone, è atteso un segnale di riscossa. Ma dev’essere riscossa per davvero.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) E dopo un brivido sventato in qualche modo di piede, su tiro al volo ravvicinato di Cesarini dopo sponda aerea di Malomo (4’), al 6’ Petkovic capitola: discesa di Marchi sulla destra, con imbeccata precisa per l’inserimento dello scatenato Cesarini, il quale prende il tempo a Fabiano, evita l’estremo difensore e mette dentro. Troppo facile, soprattutto con una difesa così burrosa… Il problema è che, di fronte ad un avversario oggettivamente più forte, ancora una volta si fatica tremendamente ad individuare contromisure efficaci. Bisognerebbe serrare le fila, accorciare le distanze, e invece Cunico & C. non hanno il cambio di mentalità che ci vorrebbe per far passare il peggio senza altri danni. Un sussulto c’è, per la verità, quando Mazzocco calcia da fuori area, il pallone viene deviato da Abbate e Facchin con un bel tuffo verso il palo di destra devia bravamente in angolo (10’). Ma il Padova soffre troppo, c’è una differenza netta fra le due compagini, e la fisicità degli azzurri emerge in ogni zona del rettangolo di gioco. Sino a tradursi, inevitabilmente, nel raddoppio, che arriva dal dischetto dopo 23’, mettendo il sigillo sulla sfida: Cesarini, sempre lui, va via in velocità tra le linee, con Fabiano che se lo perde dopo pochi metri, e verticalizza in area per Cristini, che viene atterrato da Diniz. Sul dischetto va Bellazzini, che spiazza Petkovic con un tiro angolato. E così la saracinesca viene abbassata sino in fondo.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Il tabù continua a restare tale: a Pavia sono solo dolori. Con questa fanno sei sconfitte su sette confronti diretti. Il Padova è caduto di nuovo, e senza attenuanti. Terzo ko stagionale (dopo quelli con Sudtirol e nel derby con il Cittadella), con l’aggravante di un episodio – il mancato ingresso di Amirante al posto di Petrilli per non incorrere nella sconfitta a tavolino – che ha reso ancor più cupa la serata allo stadio Fortunati. Nella notte di Halloween la squadra ha indossato, purtroppo, maschere horror, offrendo di sè una pessima immagine, surclassata da una formazione che sapeva esattamente cosa fare e dove affondare. Niente da dire, quando ti trovi di fronte un avversario più forte, in tutto, ti devi inchinare e prendere atto. Pratica chiusa in 23’. Parlato si affida agli undici che hanno travolto il Mantova, cambiando una sola pedina, Bearzotti, e premiando Petrilli con una maglia da titolare. Scelte logiche, ma che purtroppo non pagano, perché nella fredda e umida serata pavese il Padova annaspa sin dai primi minuti. Il 3-5-2 di Marcolini è armonico e terribilmente efficace: il Pavia corre tantissimo, fa pressing in tutti i settori, ci mette cattiveria e decisione, oltre a muoversi freneticamente appena entra in possesso di palla, per rovesciarsi nella metà campo veneta.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) E questi sono i risultati. «Avevamo lasciato un posto libero, in attesa di capire cosa sarebbe avvenuto. Magari per Amirante, quando avesse recuperato, magari per Gorzelewski, quando si fosse sistemato il suo tesseramento. Purtroppo questa settimana Amirante è stato convocato all’ultimo minuto, sino a sabato sera nemmeno eravamo certi che sarebbe andato in panchina visto che arrivava da cinque mesi di stop, e non mi sono ricordato che doveva ancora essere inserito. È stato un errore solo mio, e me ne scuso». Le conseguenze. «Era una cosa che non doveva succedere. Punto». Le reazione sibillina di patron Bergamin la dice lunga sullo stato d’animo della dirigenza, furibonda in tribuna già durante la gara. È presto per capire se la posizione di De Poli sia in discussione, ma una cosa certa c’è: se per l’arbitro la sostituzione era fatta e compiuta, l’avrà scritto nel suo referto e per questo Amirante, per la Lega, ufficialmente sarà entrato, anche se formalmente in campo non ci ha mai messo piede. Se il Pavia deciderà di non fare ricorso, rimarrà solo una figuraccia clamorosa. In caso contrario, arriverà pure il danno del 3-0 a tavolino.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Parlato si rivolge all’arbitro, chiede di poter correggere al volo la sostituzione e inserire Sebastiano Aperi, ma il direttore di gara non sente ragioni. Per lui la sostituzione, già annunciata, non può essere cambiata: Amirante, a questo punto, non viene fatto entrare, e Petrilli, che aveva già varcato la linea laterale, non può più prendere parte alla gara. È così che per gli ultimi 23 minuti i biancoscudati giocano in dieci. La spiegazione. «Quello che è successo è solo colpa mia», spiega il direttore sportivo, Fabrizio De Poli, nel dopo gara, «Per una svista di cui mi assumo tutte le responsabilità, Amirante effettivamente non figurava ancora nella lista dei 24, e per questo motivo non sarebbe potuto entrare in campo. Quando ci siamo accorti dell’errore abbiamo deciso di non inserirlo». Una situazione difficile anche solo da immaginare, che però affonda le sue radici in una gestione, quella proprio della cosiddetta lista, che qualche punti interrogativo di troppo l’ha lasciato. Alla consegna in Lega della lista dei giocatori utilizzabili, da viale Rocco si è alzata una cortina di nebbia volta a non far emergere certezze circa quali giocatori fossero in lista e quali no.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) A metà tra il comico e il tragico, nella serata degli orrori di Pavia quanto avvenuto al 27’ della ripresa ha lasciato tutti sbigottiti e senza parole. A distanza di 16 anni dal primo, colossale errore, il Padova ancora una volta è caduto su una sostituzione. All’epoca, era il 1999, al tecnico Fedele e l’avversario il Varese, era costata la retrocessione in Serie C2, e oggi – ma questa è l’unica differenza – probabilmente rappresenterà solo un’incredibile figuraccia e magari una multa. I fatti. È il 27’della ripresa quando Parlato decide di inserire Salvatore Amirante in campo al posto di Nicola Petrilli. Il tabellone luminoso si alza e segna i numeri di maglia dei due giocatori, mentre il segretario sportivo biancoscudato, Fabio Pagliani, dalla tribuna centrale corre a bordo campo cercando disperatamente qualcuno della panchina. Gli si fa incontro il direttore sportivo Fabrizio De Poli, che sentite le parole che il segretario ha da dirgli si precipita ad avvisare il tecnico: Amirante non figura nella lista dei 24 per il campionato, se entrasse in campo la partita quasi certamente sarebbe persa a tavolino.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) I volti dei protagonisti nel dopo-gara fotografano meglio di qualsiasi altra cosa lo stato d’animo di squadra e staff tecnico dopo la figuraccia di Pavia. Organizzativa, certo, perché dimenticarsi di non poter utilizzare un giocatore rasenta il ridicolo (e sulla questione l’allenatore preferisce sorvolare). Ma pure tecnica, perché la dura realtà del campo ha detto che nel primo tempo il Padova è stato in balìa della squadra di Marcolini. «Abbiamo provato ad adeguarci al loro gioco, ma la manovra non era fluida e sino all’intervallo il Pavia si è dimostrato superiore»: così Carmine Parlato fotografa la sconfitta dei suoi. «Con molto rammarico devo dire che abbiamo disputato una partita di grande impegno, ma non è bastato. Nei primi 15 minuti la loro aggressività ci ha messo in difficoltà, e bisogna ammettere che in quei frangenti ci siamo fatti del male da soli. La squadra ha pagato dazio nel prendere due gol a freddo, sbagliando l’approccio iniziale: una cosa da non fare assolutamente». Amaro anche il commento di Matteo Dionisi, suo malgrado tra i protagonisti in negativo della brutta serata pavese: «Quando si prendono gol simili, errori ce ne sono sempre», ammette il terzino biancoscudato. «Ci abbiamo messo tanto impegno e tanta forza di volontà, tentando di raddrizzare una partita storta, ma dovevamo essere più lucidi e sfruttare le occasioni, poche, che sono arrivate. A fine partita, poi, siamo andati sotto la curva dei nostri tifosi: loro ci hanno detto che sono al nostro fianco, che non smetteranno di sostenerci, e non possiamo che ringraziarli per questo. Ci dispiace per quello che è successo, è necessario lottare per la maglia e per questa tifoseria cercando di non commettere simili ingenuità».

Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Petkovic 6; Dionisi 5.5, Diniz 5, Fabiano 5.5, Favalli 5.5; Corti 6, Giandonato 5 (Bucolo 6), Mazzocco 5.5; Cunico 5 (Altinier 5.5); Neto Pereira 6, Petrilli 6.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Fuori entrambi e dentro Altinier e Bucolo, con Petrilli che va a fare il trequartista. Ma l’occasione migliore è ancora per il Pavia: all’11’ La Camera innesca Ferretti, che scatta in posizione regolare sul filo del fuorigioco e che però sbaglia il diagonale spedendo a lato da ottima posizione. Il Padova prova a riguadagnare metri, ma gli unici pericoli arrivano da fiammate personali: al 18’ va al tiro dalla distanza Petrilli, che sfiora l’eurogol spedendo a lato non di molto. Al 27’ accade un episodio a dir poco insolito: è pronto a tornare in campo Amirante al posto di Petrilli, ma l’arbitro non permette il cambio in quanto lo stesso giocatore non era stato inserito in lista: «Non abbiamo inserito Amirante nella lista dei 24 giocatori consegnata alla Lega Pro — spiega il ds Fabrizio De Poli — ho sbagliato, me ne assumo la responsabilità». Un fatto che andrà chiarito al più presto. A quel punto, per non perdere la partita a tavolino, visto che la sostituzione era stata comunicata, la scelta è stata di giocare volontariamente in dieci.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Le avvisaglie del rovescio arrivano immediatamente: al 4’ Bellazzini pesca Casarini, che si libera al tiro e trova l’ottimo riflesso di Petkovic. Al 6’ ecco il vantaggio: azione confusa che prende la direzione sperata di Marchi, il quale innesca Casarini che anticipa tutti e mette la sfera alle spalle di Petkovic. Il vantaggio è meritato, oltre che logica conseguenza di quello che si vede in campo. Il Padova prova a reagire «di pancia» con un tiro deviato di Mazzocco che trova un ottimo Facchin pronto a respingere, poi è Neto Pereira al 16’ a cercare la percussione, prima che Cunico venga anticipato in extremis. Al 23’ Diniz in ritardo stende Marchi con un intervento scomposto: rigore che pare netto, sul dischetto si presenta Bellazzini che spiazza Petkovic siglando il 2-0. Il raddoppio colpisce al cuore il Padova, che ondeggia e sbanda e che rischia di subire pure il 3-0. Al 43’ Ferretti con una cannonata dalla distanza sfiora il bersaglio grosso, con la traiettoria che si alza di pochissimo. In apertura di ripresa arriva un doppio cambio di Parlato, che si rende conto di come né Giandonato né Cunico girano a dovere.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Dall’inferno al paradiso e ritorno. Nessuna illusione: il Padova di quest’anno non regala certezze, anzi: la sua dimensione era quella che si immaginava a inizio stagione, ossia una squadra da medio-alta classifica ma non in grado, probabilmente, di agganciare il treno playoff.
A Pavia arriva la conferma: ko per 2-0 e brusco ritorno sulla terra, senza possibili recriminazioni. Sconfitta meritata e, tutto sommato, logica: maggiore il tasso tecnico avversario, troppa prevedibilità nella manovra biancoscudata e scarsa velocità di esecuzione in zona gol. Ci sarà tempo e modo per tornarci. L’unica variazione iniziale della formazione è in attacco, dove Petrilli si guadagna la «promozione» nell’undici titolare grazie alla doppietta segnata al Mantova al posto di Bearzotti. Il Pavia insiste col 3-5-2 ma Marcolini azzecca la mossa che sposta gli equilibri, ripescando dal cilindro Cesarini dopo due partite in naftalina. Giandonato vince il ballottaggio con Bucolo, ma la mossa stavolta non sortisce alcun effetto positivo e dopo sei minuti il Padova si trova già costretto a rincorrere.

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E’ successo, 31 ottobre: il Padova perde 2-0 a Pavia e scoppia il caso-Amirante, che era stato fatto entrare in campo pur non essendo nella lista dei 24 consegnata alla Lega Pro.




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