Live 24! Padova-Cuneo, -3: Petrilli torna ad allenarsi, gruppo al completo

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Ore 21.10 – (Il Piccolo) Il nuovo staff tecnico dell’Unione Triestina 2012 c’è. Anzi, no. O meglio c’è, ma è come se non ci fosse, perché va a Prosecco, osserva, non allena e vuole per ora restare anonimo. Perché non è ancora sicuro se ci sarà veramente. Pillole di surrealismo calcistico. Riassumiamo. Nei giorni scorsi Pontrelli, oltre a proclamare la vendita della società con tanto di annuncio previsto per mercoledì (cioè oggi), aveva assicurato che fin da martedì (cioè ieri) la squadra sarebbe stata allenata da un nuovo staff tecnico, scelto dai nuovi acquirenti. Ebbene, ieri in effetti a Prosecco si è presentato uno staff tecnico molto ampio, con tanto di allenatore, preparatore atletico, preparatore dei portieri, direttore sportivo e un consulente, probabile responsabile del marketing. Lo scopo però era solamente quello di prendere un primo contatto con la nuova realtà che potrebbe tra pochi giorni diventare la loro. Potrebbe, esatto. Il condizionale è d’obbligo e lo hanno chiarito più volte. E proprio perché di ufficiale ancora non c’è nulla, ecco la misteriosa richiesta di anonimato. In pratica, l’entusiasmo di potenziale nuovo diesse e compagnia per la possibile avventura triestina c’è tutto, ma secondo i protagonisti di questa misteriosa vicenda Pontrelli (che loro affermano di non conoscere) ha corso troppo con i proclami. Se sono venuti ieri a Trieste – il loro pensiero – è solo per aver raccolto l’appello del potenziale nuovo acquirente e dare un segnale alla squadra e all’ambiente che le voci degli ultimi giorni non sono chiacchiere, ma che davvero si muove qualcosa. Ma perché questo staff tecnico resta ancora prudente sulla sua entrata? Ieri sera, dopo il contatto con la realtà triestina, tutti insieme sono tornati in Veneto per l’incontro decisivo con la nuova proprietà: in sostanza, quello che dice il gruppetto formato per lo più da veneti (ma il mister pare torinese), è che per accettare l’avventura vogliono tutte le garanzie possibili dalla nuova proprietà su budget a disposizione, risanamento della società, rinforzi della squadra sul mercato di dicembre e progetto triennale. La risposta definitiva dovrebbe arrivare oggi o domani. Ma quello con cui avranno parlato a tarda sera, sarà davvero il nuovo proprietario della Triestina? Chissà…

Ore 20.50 – (Il Piccolo) «Solo in serie B in Italia si può fare calcio». Questo diceva Fantinel nel maggio del 2011 dopo la retrocessione dalla B. Con la B si può anche prendere qualcosa da mettere in tasca, si può dire a posteriori. Da quel mese di maggio è cominciata la debàcle dell’Unione. La società in default (con milioni di debiti accertati dal Tribunale) viene gettata nelle mani di Aletti. Poi l’inevitabile fallimento. Il curatore fallimentare Giovanni Turazza si destreggia al meglio nell’esercizio provvisiorio ma la squadra (con Galderisi che alla vigilia dei match portava i ragazzi al cinema e a pranzo in osteria a sue spese) retrocede nell’allora C2. Ma sarebbe la sciagura minore. Parte la procedura competitiva. Il 28 maggio 2012, davanti al giudice Sansone, il prezzo è fissato a 400 mila euro oltre ai 600 mila euro di debiti con i tesserati sotto contratto. Udienza deserta. Il 27 giugno, dopo la vendita alla Fiorentina di Ashong da parte della curatela, il prezzo scende a 75 mila euro più i soliti debiti con i tesserati. Non si presenta nessuno e la Triestina (già fallita nel ’94 e fatta ripartire da Giorgio Del Sabato) sparisce. Ma i notabili triestini dov’erano? Avevano tentato di riunirsi in “Trieste per l’Unione” sotto la spinta dell’allora vicepresidente di Assindustria e tifoso Vittorio Pedicchio. Risultati? Nessuno. Però quando ad agosto la situazione è da ultima spiaggia, dopo alcuni tentativi volonterosi da parte dell’assessore allo sport Emiliano Edera (ora consigliere regionale e presidente Fidal) di agganciare qualche imprenditore in Veneto, i triestini escono allo scoperto. E sono in molti. Da una parte il gruppo Zotti-Puglia-Cergol vicini all’assessore, dall’altra il gruppo Genna-Lippi-Schiraldi (con il solito “fantasma” di Piero Irneri). Entrambi vanno in Federazione per ottenere la nuova affiliazione. Tra tanta abbondanza la spuntano i primi (con il sindaco a fare da arbitro). Nasce l’Unione Triestina 2012 che riparte dall’Eccellenza con l’obiettivo di fare un passo per volta. «Mai più bisogna arrivare alla situazione del passato. Meglio poveri ma puliti» era il monito lanciato dai protagonisti nella sala della Giunta nel giorno della presentazione. I nuovi proprietari sanno poco di calcio e i denari non sono molti ma sono volonterosi. I tifosi, che nel frattempo stanno perfezionando l’acquisto del marchio dalla curatela, sono entusiasti. Oltre 1.500 abbonati, oltre tremila allo stadio per il derby con il San Luigi, altrettanti per quello con l’Ufm in un Rocco concesso gratuitamente dal Comune. Oltre quattromila nella finale play-off con la Pro Dronero. Finale persa ed entusiasmo che si affievolisce. I conti già scricchiolano e Zotti lascia (rinunciando ai denari devoluti), Cergol diventa il proprietario di una società ripescata in D. Arriva anche Godeas e ridà vitalità ai tifosi, ma il budget complessivo dei giocatori è troppo alto. Tra dicembre 2013 e gennaio 2014 la liquidità manca. A febbraio, come Puglia e Cergol certificano nel preliminare di vendita di marzo 2014, gli acquirenti devono sobbarcarsi 390 mila euro per ripianare i debiti più urgenti e chiudere la stagione. I triestini scaraventano la società nelle mani del kosovaro Mehmeti e del camerunense-parmigiano Mbock che quei soldi non li versano. Seguono cinque mesi di Circus e poi spunta Pontrelli, prima come consulente poi come padrone e presidente. La compra a scatola chiusa, senza sapere quali siano i debiti. Robe da matti. Quale persona di senno avrebbe avuto il coraggio di farsi avanti? Figuriamoci i parsimoniosi notabili locali. Pontrelli con l’amico Di Piero (senza essere socio) iscrive la squadra alla D, comincia a gestirla a una settimana dall’inizio del campionato, sul campo di Prosecco arrivano i loro due figli e comincia la giostra di giocatori che vanno e vengono e i risultati sul campo si vedono. Però paga gli arretrati ai giocatori, si barcamena e alla fine con uno spareggio a Dro (con una spinta decisiva di 500 tifosi al seguito) resta in D. I tifosi da qualche mese sono sul piede di guerra e tolgono il marchio. Pontrelli resta sempre più isolato (anche da quei triestini che lo avevano aiutato) e si arriva ai giorni nostri. Dopo un avvio di stagione razionale c’è il divorzio con il diesse (Pinzin), con l’allenatore (Masitto), con undici giocatori e poi il blocco dei pagamenti, il presidente in panchina e quant’altro. Insomma le responsabilità di Pontrelli sono più che evidenti. Eppure sono tanti gli spasimanti dell’Unione (da Zanmarchi a D’Ambrosio, da Fioretti a Milanese) ma nessuno se la sposa anche perché Pontrelli è restio a concedere la mano e loro poco intraprendenti. Lui dice che non vuole una dote ma solo il pagamento del debito e uno sposo serio. Tutto da verificare, l’entità del debito non è accertata. Difficile combinare il matrimonio. O forse c’è già stato con il mister-X veneto annunciato dallo stesso Pontrelli. L’unico fatto certo è che c’è un magistrato, il dott. Riccardo Merluzzi, che ha in mano l’incartamento dell’Unione. Dovrà pronunciarsi il 30 novembre (o nei giorni successivi) sul “concordato” chiesto dall’Unione o comunque il nuovo proprietario o altri “spasimanti” dovranno bussare alla sua porta. Per la città è una garanzia. Per l’Unione si potrebbe aprire però di nuovo la strada del fallimento. Il terzo in 21 anni con la perdita quasi certa dell’unico bene che è il titolo sportivo. Con buona pace dei triestini che nel 2012 (con il patrimonio di tutto il settore giovanile) non sono intervenuti, e di quelli che dopo essere intervenuti hanno lasciato il giocattolo rotto in mano a Mbock e Pontrelli per lavarsene le mani. Chissà se stavolta la crema della città avrà capito la lezione. O forse, ed è legittimo, se ne frega. Ma non abbia la presunzione di pretendere applausi.

Ore 20.30 – (Il Piccolo) Per chi vive lontano da Trieste le miserabili notizie sulle sorti dell’Unione, o meglio della società che in qualche modo dovrebbe rappresentarne la prosecuzione, sono ciclici accidenti propagati dalla telefonata di un vecchio amico, dalla battuta del collega che segue il calcio minore, dal tweet di un giornalista del Piccolo: sgocciola così lo stillicidio di mediocri pendenze che una volta sono il conto non saldato del ristorante in cui mangiano i giocatori e un’altra la fattura inevasa della ditta che ha confezionato le magliette. Contenziosi da rubagalline che con una parola roboante potremmo definire indegni della città, se non fosse che la stessa città – anziché sentirsi umiliata nel profondo da una simile contabilità – nelle sue componenti economicamente più capaci assiste disinteressata a tanto sfacelo. Intendiamoci: non c’è scritto da nessuna parte che un imprenditore abbia dei doveri nei confronti della sua città, né che la sponsorizzazione di una mostra o l’intervento in favore di uno sport meno complesso non siano meritori. Ma siccome siamo in Italia, non possiamo nasconderci che per ogni città la squadra di calcio sia da una parte il terreno più immediato nel quale sentirsi collettività; dall’altra il biglietto da visita da esibire a un mondo esterno che ci studia non soltanto attraverso grafici, tabelle e statistiche, ma anche attraverso indicatori più popolari. Non sto pensando a ciò che significano la Juve per Torino o la Roma per Roma – non ho pretese così elevate – ma al fatto che la realtà più fresca e innovativa della serie A venga da Sassuolo. Leggo che il presidente Pontrelli, valutata una situazione che con un eufemismo potremmo definire priva di prospettive, annuncia l’imminente cessione delle sue quote a un imprenditore veneto che ha già avuto esperienze nel settore. Ecco, se nel grande calcio moderno i capitali viaggiano ormai senza limitazioni, ed è normale trovare un russo proprietario del Chelsea, un emiro a capo del Paris St.Germain e un thailandese a presiedere l’Inter, io penso che a Trieste l’urgenza sia esattamente opposta: trovare una proprietà che sia cittadina, che “ci metta la faccia”, modo di dire abusato ma chiaro. Una proprietà in grado di tenere lontana la pletora di figure inadeguate, se non proprio faccendiere, che da anni si palleggiano la Triestina trattandola come una mucca sempre più scheletrica, da mungere fino a estrarne il sangue. I tifosi, rifiutando la concessione del marchio, hanno capito quanto sia improrogabile un cambio di passo. E non certo per vincere lo scudetto, perché non stiamo parlando di capitali ingenti; stiamo parlando dei fondi necessari per risolvere il concordato fallimentare di fine mese (qualche centinaio di migliaia di euro la previsione) e, liquidato Pontrelli, di quelli sufficienti per ripartire su basi solide. Il Parma è passato di recente per un disastro societario così grave, e così sentito in città, da “costringere” Guido Barilla – per anni indisponibile a qualsiasi discorso calcistico – a farsi promotore di una cordata di industriali cittadini che ha salvato la società per rilanciarla in modo del tutto nuovo. Alla presidenza è stato chiamato Nevio Scala, l’allenatore dei grandi successi degli anni 90, persona di onestà specchiata e passione sicura: una bandiera tecnica alla cui ombra sta lavorando un giovane manager designato dal capocordata con l’incarico di riportare il Parma in alto seguendo la pulizia e l’amore per il calcio come criteri non negoziabili. Grazie alla stima generale di cui gode Barilla (per ora entrato a titolo personale), in molti vedono in quest’impresa un punto di ripartenza morale non solo per il club, ma per l’intero calcio italiano. Quel che la Barilla è per Parma, la Illy è per Trieste: un’azienda di straordinario successo planetario (non c’è luogo nel mondo, e ne ho visti molti, nel quale non sia riuscito a gustarmi quello che considero il “mio” caffè), che proprio per questo dal punto di vista della comunicazione ha molto più interesse a farsi vedere a New York o a Tokyo che non a Trieste. Ma questa, come si diceva, non è una storia di interessi: è la speranza in una scintilla che possa riavviare un motore virtuoso, coinvolgendo le altre forze della nostra città. Se quindi la famiglia Illy è l’inevitabile primo nome per peso e carisma imprenditoriale, le capacità di Enrico Samer – che nell’allestimento di quel piccolo gioiello che è la Pallanuoto Trieste ha ampiamente provato il suo valore – sarebbero fondamentali per allargare e impreziosire il discorso. Federico Pacorini ha mostrato in passato la sua sensibilità per lo sport cittadino, e nei porti d’Europa e non solo nei quali mi capita di passare il suo nome continua a essere scritto in caratteri per i quali non ho bisogno di occhiali. Ho chiesto aiuto ai colleghi de Il Piccolo per allungare questa lista, sono via da più di trent’anni e non ho il polso esatto della situazione: loro hanno aggiunto nomi di imprenditori che pur venendo da fuori non considerano Trieste solo un polo d’interessi, ma un luogo in cui investire anche in cultura sportiva. Bragagnolo, Dukcevich, Calligaris, Arvedi: sarebbe un piacere e un onore avervi a bordo. Infine, la perla che chiunque nel mondo mi cita, allargando il sorriso, quando apprende di parlare con un triestino: «La Barcolana, che meraviglia!». A volte il calcio può essere un’avventura complicata: ma se i manager che hanno fatto della nostra regata fra amici un evento di cartello della vela internazionale volessero occuparsene, mi sentirei tranquillo. Molti altri discorsi andrebbero aperti sul tema, perché un club come la Triestina può crescere solo attraverso un grande vivaio, e quindi il primo compito di una società forte sarebbe quello di parlare con tutti i club della provincia per proporsi come (onesto) collettore del talento giuliano: mi dicono che ci sono accademie organizzate così bene da essere dei modelli. Il fatto che a Bilbao – uno dei miei luoghi di calcio preferiti – arrivino in Champions con ragazzi esclusivamente baschi dimostra come un buon sistema (bravi dirigenti, bravi istruttori e anche bravi genitori) possa produrre frutti strepitosi senza svenarsi. Anzi. Per fare ciò, occorre però un centro sportivo degno di questo nome: detto che la serie D andrebbe mantenuta come base di decollo, gli sforzi di una nuova proprietà andrebbero rivolti in quella direzione. Qui entrano in ballo anche gli amministratori (terreni agevolati), e uso questo termine anziché quello di “politici” per sottolineare come un argomento del genere necessiti di unità d’intenti. È un periodo elettorale, il più difficile per parlare la stessa lingua: ma il dramma sportivo della Triestina è cominciato troppe elezioni fa per non provarci subito.

Ore 20.00 – (Corriere delle Alpi) Paolo Pellicanò si allena con il gruppo. Il difensore gialloblù ieri pomeriggio ha svolto per la prima volta l’intera seduta con i compagni dopo l’infortunio al ginocchio subito più di un mese fa nel derby contro il Ripa Fenadora. Mister Vecchiato potrebbe provare a recuperarlo per il match di sabato contro la Luparense vista anche la squalifica di Sebastiano Sommacal, anche se un suo utilizzo sembra improbabile dal primo minuto. «Mi sento al 70 per cento della condizione – spiega Paolo – l’assenza di “Seba” non sarà un problema, Andrea Franchetto sono sicuro che farà bene. Per la prima volta ho lavorato con il gruppo e sto pian piano ritornando in forma, anche se a volte sono ancora un po’ limitato nei movimenti, anche mentalmente, perchè sento ancora un leggero fastidio. L’interesse del Padova? Non ho parlato con nessuno, adesso penso solo a recuperare e ritornare a disposizione del mister. Mi lusingano le parole di Fardin, quando ha detto che sono il migliore giocatore della rosa, sono convinto però che se ho giocato bene fino ad ora il merito sia del Belluno che ha una squadra forte. Le difficoltà iniziali? I pareggi raccolti ad inizio stagione sono stati beffe perchè giocavamo bene. Dal match contro il Montebelluna abbiamo messo più cattiveria calcistica e ora siamo più solidi in difesa. In attacco ora riusciamo a finalizzare le occasioni che prima non sfruttavamo». Davide Solagna è quasi pronto. Il portiere del Belluno è rimasto ai box nell’ultimo mese per un problema al menisco e ieri ha svolto metà seduta di allenamento con i portieri, senza però prendere parte alla partitella finale. «Tornerò a pieno regime la prossima settimana – spiega Solagna – difficile rientri contro la Luparense, spero di farlo nel turno infrasettimanale di Coppa Italia contro il Fontanafredda. Il recupero procede bene, mi sento quasi pronto». Prima dell’infortunio eri tu il portiere titolare, pensi di tornare al tuo posto? «Dovrò lottare, come ho fatto prima dell’infortunio. Tra me e Gabriele Brino c’è una sana rivalità, ripartiamo da zero e poi sarà mister Vecchiato a decidere. Le difficoltà iniziali? Sono alle spalle, alcuni episodi in quel periodo ci giravano male. Siamo stati bravi a dare subito una svolta con la giusta cattiveria. Stiamo raccogliendo quello che ci meritiamo». Prossimi appuntamenti. Il Belluno domenica gioca in trasferta contro la Luparense, mercoledì 26 novembre, al Polisportivo, sarà la volta del match di Coppa Italia contro il Fontanafredda. Quattro giorno dopo tra le mura amiche i gialloblù ospiteranno la capolista Venezia.

Ore 19.30 – (Gazzetta di Reggio) Ampio turnover anche in casa Spal per la gara di questa sera da parte di mister Leonardo Semplici, anche per preservare energie in vista del ben più importante impegno di campionato di lunedì sera al Paolo Mazza contro il Pisa. Le convocazioni saranno diramate questa mattina dopo l’allenamento di rifinitura che si terrà alle 11 al centro di via Copparo, ma è probabile che si uniranno alla squadra anche alcuni giocatori della fornmazione Berretti. Quello arretrato è il reparto spallino con le maggiori difficoltà dal punto di vista numerico visti l’infortunio di Gasparetto, la squalifica di Silvestri e l’intenzione del trainer di dare un turno di riposo a Cottafava. È probabile la presenza di Spighi sul centro destra del reparto arretrato in assenza di difensori di ruolo. Provato anche De Vitis come perno centrale con Giani e Ceccaroni ai suoi lati. Davanti assieme a Ferri probabile staffetta tra Zigoni e Cellini. La Spal potrebbe quindi presentarsi in campo con la seguente formazione: Contini; Posocco, Spighi, Giani, Ceccaroni, Beghetto; Capezzani, Bellemo, De Vitis (Di Quinzio); Ferri, Zigoni (Cellini).

Ore 19.10 – (Gazzetta di Reggio) Alle 20.30 la Reggiana ospita la Spal in Coppa Italia di Lega Pro: gara unica pertanto dopo i 90′, se non ne uscisse un vincitore, si proseguirà con duE supplementari ed eventuali calci di rigore. Per i granata è il debutto, dopo l’eliminazione in Coppa Italia Tim per opera del Perugia; i ferraresi hanno già eliminato (2-1) il Mantova. Sono due squadre ai vertici dei rispettivi gironi, ambedue ambiziose ma questa sera di titolari se ne vedranno pochi. Colombo è pronto a sperimentare una difesa a tre con Castellana a destra, Parola e De Biasi a sinistra, praticamente tutti giocatori adattati in ruoli atipici. A centrocampo ci sono le conferme di Mogos, Maltese ed Angiulli ai quali si aggiungono i debuttanti Ceccarelli, interno destro, e Di Nicola, esterno sinistro. Il reparto avanzato potrebbe essere quello del prossimo futuro con la coppia Pesenti-Nolè in cerca intesa e ritmo partita. In panchina i giovani Silenzi, Vernocchi ( il fratello del Simone già conosciuto la scorsa stagione) e Barilli. Possibile tribuna per Arma ed alcuni degli altri titolari soliti. Reggiana: Rossini; Castellana, Parola, De Biasi; Mogos, Ceccarelli, Maltese, Angiulli, Di Nicola; Nolè; Pesenti. A disp. Perilli, Rampi, Frascatore, Spanò, Bartolomei, Vernocchi, Barilli, Bruccini, Silenzi, Siega, Loi, Balsamo.

Ore 18.50 – (Gazzetta di Reggio) «Non siamo brillantissimi ma sarà partita vera. Per alcuni è un’occasione per mettersi in mostra, per altri di mettere minuti nelle gambe». Mister Alberto Colombo tiene alta la tensione in vista della partita di Coppa Italia di questa sera alle 20.30 al Città del Tricolore. Cosa si aspetta da questa partita? «Un buon viatico per la gara di domenica, con una reazione di squadra e cambio di atteggiamento, ritrovando il nostro stile di gioco. So che con questa formazione non sarà facile ma voglio indicazioni soprattutto da giocatori importanti come Pesenti e Nolè». A che punto è la loro preparazione? «Pesenti ha una buona mezzora nelle gambe e in futuro sarà importante in certe situazioni, per Nolè stesso discorso tanto che difficilmente dureranno tutta la partita». Altre novità? «Castellana, che è un terzino e giocherà come centrale: troverà qualche difficoltà in marcatura ma è un grande professionista con voglia di imparare e merita un’opportunità. Poi voglio valutare Di Nicola, che lo vedo ancora un po’acerbo per la Lega Pro». E’ possibile che qualcuno si guadagni il posto per domenica? «Attualmente ne vedo 15 pronti, spero di averne 17 dopo la gara con la Spal in modo da avere qualche dubbio. La competizione fa bene ai titolari». Come si spiega l’involuzione della squadra: questione mentale o fisica? «Sono tutte componenti presenti perché la testa influisce sul fisico. Capisco le critiche dopo il pari con la Pro Patria ma ci sono margini per recuperare: è indubbio che questo è un periodo di regressione e dobbiamo uscirne». Chi era più deluso per il pari di Busto? «Tutto l’ambiente, dai tifosi ai dirigenti. Tutti dobbiamo essere tristi sapendo di non aver fatto il nostro dovere, io sono il primo sul banco degli imputati ma insieme a me tutti gli altri». Come ha interpretato le parole di Pietro Vavassori al termine della gara di sabato? Ha detto che non si diverte più e che il gioco dovrebbe cambiare… «Sono consigli che mi ha sempre dato in modo più o meno scherzoso lasciandomi tuttavia lavorare. Ma quando si danno certi consigli è utile indicare una soluzione così che tutti ci mettiamo in gioco perché un po’ di responsabilità qualcun altro deve prendersela. Poi vedremo chi avrà più o meno ragione ma è troppo facile lanciare il sasso e poi nascondere la mano…». Sembra di capire che qualche critica le ha dato fastidio… «E’ normale che un tecnico venga messo in discussione quando le cose vanno male. La realtà è che dovremmo iniziare a far cose migliori dell’ultimo periodo sapendo tutti di essere in discussione, io come i giocatori. Dobbiamo reagire insieme per dimostrare a chi ci critica che si sbaglia ed evitare di fare la fine del Pisa o dell’Ascoli dell’anno scorso, che partivano favoriti». La Reggiana è favorita? «Lo sapremo dopo Natale, dopo aver incontrato tutte le pretendenti».

Ore 18.20 – (Gazzetta di Mantova) Mattinata intensa al campo Centrale Te Dante Micheli per il Mantova, che con mister Javorcic ed il suo staff ha svolto un paio di ore di esercizi atletici, alternati a delle partitelle a pressione. Tutti presenti alla seduta, ad eccezione del lungodegente Gaetano Caridi e dell’attaccante Beretta, che in serata è stato sottoposto ad una risonanza magnetica per valutare l’entità del problema alla caviglia destra che da qualche giorno lo costringe a disertare gli allenamenti. Come nel caso di Caridi l’esito dell’esame è stato spostato a stamane. In vista della partita di sabato il tecnico non si è ancora sbilanciato sull’eventuale schieramento, fermo restando l’impiego dell’albero di Natale; certo è che l’assenza di Silvano Raggio Garibaldi (squalificato) lo costringerà a modificare l’assetto del reparto centrale. L’ipotesi maggiormente plausibile potrebbe riguardare lo spostamento al centro di Zammarini, assieme a Dalla Bona, con l’ingresso di Ungaro nel ruolo di esterno di sinistra. Scontata la conferma di Gonzi sull’altro versante, resta da vedere se Javorcic opterà per provare (a gara in corso) il rientro in campo di Momentè, che sta dandosi particolarmente da fare per potere far parte dei convocati. Altrettanto attivo è Valerio Anastasi, pur se il suo rientro in campo rimane ancora da definire. Per oggi pomeriggio alle 15 è in programma l’unico allenamento della giornata; la preparazione prosegue domani mattina alle 11 mentre la rifinitura avrà luogo venerdì pomeriggio, sempre a partire dalle 15.

Ore 18.00 – (Gazzetta di Mantova) Michele Serena è l’ultimo allenatore ad avere guidato il Mantova in serie B, nell’annata 2009-2010, e fino a tre settimane fa allenava la Feralpisalò, che al momento della sostituzione con Aimo Diana era nona in classifica con 12 punti. Al di là della repentina svolta impressa dal nuovo allenatore bresciano (6 punti in 180’) Serena conosce bene i prossimi avversari e con il cuore è rimasto affezionato ai colori biancorossi. «Mi raccomando – spiega a scanso di equivoci – sia chiaro che a Mantova mi legano sensazioni di due tipi. La prima è nettamente positiva, per l’affetto della città e il rapporto con i ragazzi. Non tutti, perché la seconda sensazione è di grande amarezza per essere retrocesso con 48 punti e soprattutto per avere scoperto poi che alcune patite erano state vendute, non m’è ancora passata. Se quel Mantova restava in B tutti riscuotevano il loro stipendio e, chissà, forse sarei ancora lì…». Il destino ha invece visto Serena trionfare a La Spezia (promozione in B, Coppa Italia e Superocoppa) mentre altrove le cose sono andate diversamente, come a Salò: «La Feralpi – sottolinea il tecnico 45enne, che vive a Venezia – ha una buona squadra, che ha in Pinardi il fiore all’occhiello. Ma anche molti altri giocatori di buona levatura, come Bracaletti, Tortori e lo stesso Leonarduzzi. Ha segnato molto, finora, 19 reti, di cui 12 finchè c’ero io, ma ne ha presi 13 e i problemi difensivi, come in occasione del 2-4 casalingo col Renate, hanno finito per condizionare la scelta della società. Come spesso accade è l’allenatore a dover pagare per tutti. Con il tempo si vedrà se la dirigenza avrà fatto bene a sostituirmi, di sicuro c’è che stavamo vivendo un periodo senza fortuna e fisicamente delicato, pur avendo ottenuto tre vittorie fuori casa». Inutile farsi il sangue cattivo, verrebbe da suggerire bonariamente all’ex mister, che ha inserito il Mantova nelle possibili squadre outsider del girone A: «All’inizio della stagione avevo stilato – dice Serena – una classifica personale di come poteva andare a finire ed il Mantova si trovava immediatamente dietro di noi, decisamente costruiti con l’obiettivo di raggiungere i playoff per la serie B. Ora voi vi trovate in una posizione molto inferiore rispetto a quelle che ritengo le possibilità alla vostra portata ma credo che in poco tempo la qualità tecnica dei vostri giocatori e la bontà del lavoro di Javorcic finiranno per riportare il Mantova più in alto, magari proprio in zona playoff». Il pronostico sulla sfida di sabato sera vede Serena in difficoltà, non tanto per le preferenze affettive quanto per il reale valore delle squadre: «La Feralpi ha classe e il morale molto alto, il Mantova viene da due risultati molto importanti. Bassano, Cittadella, Alessandria, Pavia e Reggiana per me sono le principali candidate a salire in B. Insieme alla Feralpi, credo; secondo me sabato verrà fuori una bella partita, nella quale rimane da vedere quanto peserà questa settimana di preparazione e in che modo i due allenatori imposteranno gli schieramenti. Diana e Javorcic sono arrivati in pratica negli stessi giorni e quindi il “beneficio” della loro cura non è ancora compiutamente verificato. Al Mantova auguro di riuscire a continuare in questo momento favorevole, magari sfruttando il fattore campo contro una Feralpi che col suo 4-3-3 è votata all’attacco, ma contro gente come Ruopolo o lo stesso Momentè, o anche Dalla Bona, c’è da stare con gli occhi bene aperti. Insomma, sarà proprio un bel match».

Ore 17.30 – Coppa Italia Lega Pro: l’Alessandria batte il Pavia 3-1 grazie alla rete di Picone ed alla doppietta di Marconi. Gol della bandiera per gli azzurri siglato da Del Sante.

Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Questo è un gruppo importante, con tanti giocatori di qualità e “fuori-categoria” come Alex Pederzoli, un lusso riconosciuto da tutti in LegaPro». Parole di Mauro Lovisa il 3 ottobre, dopo la vittoria per 4-1 dei ramarri a Busto. Il Pordenone, con 2 successi e 3 pareggi nelle prime 5 giornate, era la sorpresa del girone. Alex Pederzoli il suo profeta. Da lì un solo exploit, 4 pareggi e una sconfitta. Rendimento ridimensionato dal valore delle avversarie (decisamente superiore a quello delle prime 5), ma anche da un calo nell’apporto alla squadra dato da Pederzoli. Inevitabile che, nel bene e nel male, l’attenzione di pubblico e critica si concentri sull’uomo di maggior spessore. Era così, con le dovute proporzioni, sperando di non essere accusati di blasfemia, nel Milan con Rivera, nell’Inter con Mazzola, nella Juve con Del Piero, nell’Udinese con Zico. Negli ultimi turni il giudizio della critica nei confronti del centrocampista dei ramarri non è stato certo esaltante. Alex non ha gradito e non manca di farlo notare, con la schiettezza che lo contraddistingue. «Mai nelle piazze dove ho giocato in precedenza – premette il regista – sono stato trattato con tanta severità. A me non sembra di far male e in questo mio giudizio sono confortato dalle parole del mister. Alcuni amici che masticano calcio da anni e sono venuti a vedermi giocare domenica con l’Alessandria (1-1) mi hanno fatto i complimenti. Forse – annota – all’inizio era più facile, per me e per tutto il Pordenone. Eravamo dei “ripescati”. Pian piano ci siamo fatti valere e siamo cresciuti. Ora tutti ci studiano e preparano accorgimenti per fermarci. Io sono costantemente raddoppiato e spesso mi arrivano addosso anche in tre. A me non dispiace, anzi – sorride – mi diverto. Dobbiamo renderci tutti conto che siamo il Pordenone e affrontiamo piazze di grande tradizione che oggi, se ancora non ci temono, sicuramente ci rispettano».

Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) Il Brasile, l’Italia. Il calcio a 11 e gli inizi in una palestra. Gli idoli Ronaldo e Adriano. E poi la cucina tricolore e quella del suo Paese, e un cuore ormai occupato. Caio De Cenco si racconta. Il bomber del Pordenone è l’idolo del momento. Il 26enne di San Paolo gioca, segna ed è il capocannoniere del campionato. La sua è la storia di un brasiliano allegro e spensierato ma responsabile e serio. E con un sogno nel cassetto: «Ho sempre fatto un passo alla volta. Dopo aver conquistato i “pro” penso alla serie B. Magari in neroverde». De Cenco, partiamo dall’arrivo in Italia. A quando risale? «Al 2005. Mi portò un procuratore al Boca San Lazzaro, club di Bologna. Restai quattro mesi, poi dovetti tornare a San Paolo: dovevo avere il passaporto italiano. Tornai nel 2007 con tutti i documenti in regola, grazie ai miei bisnonni. I genitori di mia mamma sono di Padova. Mi allenai col Boca per gli ultimi mesi della serie D del 2007-2008, senza giocare. Il mio primo campionato fu il 2008-2009. Esplosi subito, andando in doppia cifra. E il Cesena mi fece firmare un contratto triennale». È finito tra i “pro” in Italia nel calcio a 11. Ma la sua carriera non partì da un campo in erba… «Già: futsal, calcio a 5. Mio papà gioco col Palmeiras, presi da lui. Fino a 12 anni il mio sport era quello. Volevo sfondare e per riuscirci cambiai disciplina». Un centravanti brasiliano cresciuto nel Belpaese che idolo ha? «Ronaldo e Adriano. Mi sento ancora verdeoro nel calcio, pur vivendo da tempo in Italia. Ma grazie ai miei due modelli tifo Inter, oltre al Palmeiras. Sulla nazionale non ho dubbi: scelgo i “pentacampeao”». Lei quindi non farebbe come Eder, suo conterraneo eppure nazionale italiano? «Questo non lo so, forse sì (sorride, ndr). Scegliere gli azzurri sarebbe come dire “grazie” al Paese che mi dato la possibilità di diventare professionista e realizzare un sogno. Qual è il prossimo? Alzo il tiro, ma di poco: serie B. Col Pordenone sarebbe il massimo». A proposito: lei è sotto contratto col Pavia fino al 2017. Ai “ramarri” è in prestito. Lo sa che il club sta lottando per acquisirla a titolo definitivo? «Io penso a giocare e a fare bene. Certo è che mi fa piacere. Qui si sta bene, ho trovato la continuità e la serenità: un attaccante ha bisogno di questo per rendere. Adesso mi sento al top e devo dire grazie al Pordenone». Ma il presidente Lovisa a volte la bacchetta. Sa che dev’essere perfetto da qui a Natale per guadagnarsi le vacanze in Brasile? «(Sorride, ndr). Ho voglia di tornare nella mia città, a San Paolo. Per quanto stia bene qui, e possa vedere un futuro in Italia, è da lì che sono partito. Ho voglia di vedere i miei genitori, gli amici, il sole e il caldo. In quei giorni mi ricaricherò». In pochi vedevano in lei un vero goleador. Ora è l’idolo dei ragazzini e non solo: come si sente? «E’ il calcio. Se non segno per due-tre partite di fila torno a essere un attaccante “normale”. Fa parte del gioco. Vivo tutto questo con serenità, con allegria, mi godo il momento. Alla fine sono un ragazzo normale, senza grossi vizi: la festa l’ho già fatta. Mi piace andare al cinema e stare con gli amici, mangiare il churrasco, la grigliata brasiliana». Chiusura obbligata: anche la “quota rosa” dello stadio impazzisce per lei. Dà qualche speranza o chiude le porte alle fan neroverdi? «E’ un’attenzione che fa piacere. Ma ora sto conoscendo una ragazza, si chiama Clara ed è brasiliana come me. Quell’esultanza, col cuore a metà di domenica scorsa, è dedicata a lei».

Ore 16.10 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.00 – Qui Guizza: termina la partitella.

Ore 15.40 – Qui Guizza: cambi di moduli ed interpreti.

Ore 15.20 – Qui Guizza: partitella in famiglia a tutto campo. Provato il 4-3-1-2.

Ore 15.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento. Tutti presenti.

Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Il calciomercato? Il Venezia è a posto così e ha già tutto per staccare anche il Campodarsego». Non ha dubbi il ds Giorgio Perinetti circa le possibilità del team arancioneroverde di mantenere fino in fondo l’attuale primato conquistando la Lega Pro, ferma restando la necessità di avere la meglio sui padovani co-capolisti con 34 punti. «Il loro rendimento valorizza il nostro che ci vede imbattuti con 10 vittorie, 4 pareggi – sottolinea Perinetti – e qualche punto perso per strada. So che il Campodarsego sta pensando a rinforzarsi (per i giocatori di D il calciomercato sarà aperto dal 1. al 17 dicembre, ndr), noi invece non siamo interessati e solo in caso di infortuni ritoccheremo senza stravolgere un organico che sta rispettando le aspettative. Abbiamo piena fiducia di risolvere il duello a nostro favore». Dopo l’1-0 di Fontanafredda ieri al Taliercio è iniziata la preparazione alla sfida di domenica con l’Este al Penzo (ore 14.30): mister Favaretto ritroverà Calzi dopo la squalifica mentre Fabiano e Barreto rimangono osservati speciali. «Tra Este e Belluno ci aspettano due gare delicate, veniamo da 7 punti su 9 in otto giorni con l’unico neo del 2-2 subito al 95′ a Tamai, con un avversario che ha dato tutto contro il Venezia perdendo poi 3-0 sempre in casa con l’Abano. Siamo in due ad aver fatto il vuoto in classifica, quindi mi auguro che tutti affrontino anche il Campodarsego come fosse il Venezia». Una settimana fa Carbonaro firmava l’1-0 nel derby col Mestre davanti a quasi 3.800 tifosi. «La società lavora molto affinché quella partecipazione diventi normale e non un’eccezione, proprio perché c’è un traguardo importante da raggiungere, in campionato e in Coppa Italia. La rivalità a distanza col Campodarsego è uno stimolo e un motivo per tenere sempre alta la tensione, lavorando per capitalizzare meglio le tante occasioni che creiamo». A proposito della Coppa Italia il Venezia ha chiesto l’inversione del campo quindi mercoledì 25 il derby con la Clodiense si giocherà (ore 14.30) al Ballarin di Chioggia. Ieri sera una delegazione della squadra con il presidente Tacopina ha presenziato al Teatro Goldoni a #Stopallaviolenzacontroledonne.

Ore 14.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) E’ un inizio settimana che non lascia presagire nulla di buono per il Venezia, quello avviato ieri con la ripresa degli allenamenti. Le tre partite giocate in sette giorni, compreso il derby di mercoledì scorso con il Mestre, hanno lasciato il segno. E ieri l’infermeria arancioneroverde era decisamente affollata. Sono ancora fermi Gianni Fabiano e Vitor Barreto: ieri si sono allenati a parte e solo nei prossimi giorni si capirà se potranno rientrare al Penzo contro l’Este. Ma a loro si è aggiunto Leonardo Galli, uscito dolorante nel match di Fontanafredda: per lui la risonanza ha evidenziato una piccola lesione muscolare che richiederà una decina di giorni di stop. Inoltre si sono allenati a parte anche Modolo e Callegaro per risentimenti dovuti alle fatiche del match di domenica. Per fortuna questa sarà una settimana senza impegni aggiuntivi, a differenza di quanto capiterà con il turno di Coppa Italia in previsione mercoledì prossimo contro la Clodiense. C’è quindi tutto il tempo per provare a recuperare qualcuno dei giocatori al momento acciaccati. Di positivo c’è anche il rientro di Gianpaolo Calzi che ha finalmente scontato le due giornate di squalifica e può tornare a disposizione di mister Paolo Favaretto. Alla partita di domenica assisterà anche il presidente Joe Tacopina, che lunedì ripartirà alla volta di New York. Per il numero uno arancioneroverde questi sono giorni molto intensi, tra progetti, contatti e incontri. Tacopina sta incontrando rappresentanti istituzionali (nei prossimi giorni si vedrà con il direttore di Vela) e imprenditori con i quali avviare rapporti di collaborazione. Tra gli appuntamenti in agenda, spicca la visita della squadra alla Madonna della Salute, in programma sabato. Un appuntamento tradizionale per la squadra arancioneroverde ma che si carica di un significato in più visto che quest’anno ad incontrare il Patriarca Francesco Moraglia ci sarà anche il numero uno arancioneroverde.

Ore 14.10 – (La Nuova Venezia) «Ho scontato l’ingiusta squalifica di due giornate, adesso esco dal box e sono pronto per l’Este». Ritorna Giampaolo Calzi, costretto a saltare le partite con Mestre e Fontanafredda per i due turni di stop imposti dal giudice sportivo dopo l’espulsione a Tamai, che l’ex centrocampista della Pro Patria ha sempre contestato. «Mi è dispiaciuto star fuori, perdere soprattutto una sfida di grande fascino come il derby. Ringrazio il Venezia per il ricorso d’urgenza presentato, anche se non è andato a buon fine. Per fortuna c’erano due partite ravvicinate, così lo stop è durato solo pochi giorni». Venezia ora pari al Campodarsego. «Il campionato non finisce a Natale, a gennaio inizia il girone di ritorno e sarà un’altra storia, un altro campionato, più difficile. Se guardiamo gli altri gironi, i 34 punti ci permetterebbero di essere in fuga. Bravo il Campodarsego a tenere il nostro ritmo». Dopo il roboante 3-0 alla Calvi Noale, il Venezia ha realizzato quattro gol nelle successive cinque partite. «Non è cambiato niente» spiega Calzi, «fatta eccezione per il derby, dove siamo stati cinici a sfruttare una delle due occasioni create, nelle altre gare le palle-gol sono ugualmente fioccate». Domenica arriva l’Este al Penzo, squadra ermetica (otto reti al passivo come Venezia e Campodarsego), sconfitta solo a Belluno e in serie positiva da sei gare. «È una squadra che concede poco, gioca un buon campo, propositivo con il 4-3-3. Noi abbiamo un obiettivo preciso, l’Este un altro. E abbiamo dimostrato di saper anche soffrire, da squadra matura e camaleontica». Il Venezia può contare anche sulla panchina lunga. «È la nostra forza, chi entra, ha sempre fatto bene. Spendo due parole su Soligo, il suo esempio a 37 anni è da imitare. Siamo un gruppo forte, ma composto anche da persone vere». Intanto Favaretto perde per una decina di giorni Leonardo Galli, l’esterno sinistro uscito per infortunio muscolare a Fontanafredda. Al termine dell’allenamento, dirigenti, staff tecnico e una rappresentanza di giocatori (Vicario, D’Alessandro, Boyadhiez, Luciani, Ferrante, Busatto, Cantini, Acquadro, Callegaro, Cangemi, Soligo e Carbonaro) sono andati al teatro Goldoni, a Venezia, per partecipare alla Giornata internazionale contro la violenza sulla donne. Lunedì sera, invece , all’hotel Fior di Castelfranco Veneto, il direttore sportivo Giorgio Perinetti ha ricevuto il “Radicchio d’Oro” alla carriera.

Ore 13.50 – (La Provincia Pavese) Il discusso arbitraggio del signor Giovani di Grosseto della gara Pavia-Bassano porta conseguenze disciplinari al Pavia calcio. Il giudice sportivo di Lega Pro ha punito con un’ammenda di 3mila euro «perché al termine della gara al rientro negli spogliatoi persona non identificata, ma riconducibile alla società, avvicinava l’arbitro rivolgendogli reiterate frasi offensive, assumendo anche atteggiamento minaccioso». Inibito fino al 1 dicembre anche il segretario del Pavia Massimo Marchetti, perché in funzione di dirigente addetto all’arbitro «dopo il termine della gara negli spogliatoi assumeva atteggiamento irriguardoso verso l’arbitro». Per quanto riguarda la Coppa Italia di Lega Pro oggi si completa il secondo turno con le ultime gare. Oltre a Alessandria-Pavia si disputano Reggiana-Spal e Akragas-Catanzaro. Le tre vincenti entreranno negli ottavi in gara unica. Di sicuro la formazione qualificata dopo il match del Moccagatta affronterà la Cremonese. Accoppiamenti già stabiliti quelli Bassano-Cittadella, Pisa-Santarcangelo, Ancona-Robur Siena, Teramo-Casertana e Benevento-Foggia. Il tour de force di queste settimane per il Pavia calcio proseguirà oltre che in campionato il 2 dicembre prossimo in Tim Cup quando alle ore 18 affronterà il Verona.

Ore 13.30 – (La Provincia Pavese) Prima delle due sfide in cinque giorni al Moccagatta questo pomeriggio alle 15 tra Alessandria e Pavia. Gara valevole per il secondo turno di Coppa Italia di Lega Pro con probabile spazio in entrambe le formazioni per un massiccio turn-over rispetto alle squadre che vedremo poi in campo domenica prossima per la gara di campionato. La Coppa solitamente offre la possibilità a società con rose ampie e di qualità come quelle di Alessandria e Pavia di permettere ai tecnici di offrire più spazio a chi magari non sta trovando continuità in campionato. Non sarà, però, una gara senza motivazioni anche per la rivalità tra le due squadre e la volontà su entrambi i fronti di proseguire il cammino in Coppa di Lega Pro. Alessandria e Pavia sono accumunate anche dal fatto di essere ancora in lizza in Tim Cup: i grigi faranno visita al Palermo, gli azzurri al Verona. Viste le squalifiche arrivate ieri dal giudice sportivo probabile che il tecnico dell’Alessandria Angelo Gregucci possa impiegare Sosa e Marras, inutilizzabili per il match di campionato di domenica, nella gara odierna, mentre il Pavia ha l’imbarazzo della scelta avendo indisponibili solo gli infortunati Ghiringhelli e Mattia Marchi. Pronto a cercare il gol Stefano Del Sante impiegato nel finale di gara con il Bassano e rientrante dopo alcune settimane di stop per un infortunio muscolare. «Andiamo ad Alessandria per vincere perché vogliamo andare avanti in Coppa Italia come vogliamo su tutti i fronti ottenere il massimo, dal campionato alla gara di Tim Cup che giocheremo tra qualche settimana a Verona – spiega il centravanti azzurro – La squadra che vuole vincere il campionato deve avere una mentalità vincente. Per chi ha giocato meno e come me era stato fermo per infortunio qualche tempo è la Coppa Italia è l’occasione per mettere minutaggio nelle gambe e ritrovare confidenza con il campo e magari mettere in difficoltà il mister nelle scelte in vista dei prossimi impegni di campionato». E’ un Del Sante che scalpita pronto a mettersi in luce: «La voglia di giocare è tanta. Ho sofferto molto il dover star fermo per un mese, quando avrei voluto essere in campo a dare una mano ai compagni di squadra. Adesso che sono tornato in gruppo, voglio giocare, ci tengo a farlo come è normale che sia».

Ore 13.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) La giornata di ieri ha portato una notizia bella e una decisamente meno positiva per il Vicenza. Dopo l’espulsione di sabato scorso a Livorno, la squalifica di Filip Raicevic era attesa ma in casa biancorossa si sperava che lo stop potesse limitarsi a due giornate. La decisione del giudice sportivo invece ha decretato ben tre giornate di squalifica e per Pasquale Marino quella di Raicevic non sarà perdita da poco considerato che l’ex lucchese ha finora segnato sei reti in undici partite. La bella notizia arriva invece da Nicolò Brighenti: a due mesi dal gravissimo infortunio in uno scontro di gioco nel match contro il Come del 19 settembre scorso, il difensore di Bussolengo si è rimesso la tuta ed è salito sulla cyclette cominciando un lavoro personalizzato che, pur con le dovute cautele e prudenze del caso, potrebbe portare il difensore del Vicenza a vedere con maggiore ottimismo il rientro sui campi di gioco. Una notizia che tutto il gruppo e la tifoseria hanno accolto con grande soddisfazione e che ci si augura possa dare una ulteriore spinta alla compagine guidata da Pasquale Marino. «Veniamo da una serie di buoni risultati — spiega Andrea Mantovani — dopo la brutta sconfitta subita contro il Novara abbiamo reagito sul campo riuscendo a cogliere sette punti in quattro partite, di cui tre giocate in trasferta in campi difficili come quelli di Trapani, Cagliari e Livorno. In Toscana abbiamo giocato una buonissima partita, credo che nessuno possa obiettare se dico che meritavamo la vittoria. Purtroppo nel momento chiave del match abbiamo subito il pareggio di Vantaggiato e subito dopo siamo rimasti in dieci a causa dell’espulsione di Raicevic. Tutto è diventato più complicato anche se, pur in inferiorità numerica, non abbiamo sofferto molto». Un Vicenza che non è andato molto lontano dalla quarta vittoria esterna della stagione, rendimento che si contrappone a quello interno, che vede una sola vittoria al Menti. «In casa a volte gli episodi ci hanno anche dato contro — sottolinea Mantovani — abbiamo disputato buone gare in cui meritavamo la vittoria, come ad esempio contro Bari, Como e Crotone. Senza dubbio se abbiamo vinto in casa una sola partita qualcosa da migliorare c’è, ma contro l’Ascoli abbiamo giocato bene e vinto meritatamente e se continueremo così credo che il Menti, anche grazie al nostro pubblico, possa diventare davvero il nostro punto di forza». Una prova del nove molto importante ci sarà sabato, quando a Vicenza arriverà il Cesena dell’ex Ragusa. «Loro sono una squadra costruita per tornare subito in serie A — spiega il difensore torinese — giocano sempre un buon calcio. Noi però finora ce la siamo giocata alla pari con tutti e vogliamo ottenere una vittoria per restare in zona playoff; nella scorsa stagione li ho giocati con la maglia del Perugia e ora mi piacerebbe riprovarci. La squadra ha dei buoni valori tecnici, c’è un gruppo compatto, il mister è un valore aggiunto per la cadetteria. Se ci aggiungiamo un pubblico importante, ci sono tutte le componenti per fare bene».

Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Dopo il successo colto a Tamai, l’Abano anticipa la gara di campionato con il Mestre, valevole per il 15º turno del girone C di Serie D, a sabato 21. Si giocherà alle 14.30, allo stadio di Monteortone. Per i neroverdi, saliti in classifica a 14 punti, è un’ottima occasione per accorciare le distanze sugli avversari, a quota 18.

Ore 12.30 – (Corriere del Veneto) Si dice spesso che siano «fuochi di paglia». Eppure passano le settimane e il Campodarsego non solo non molla ma rilancia e difende con le unghie il primo posto in classifica, in coabitazione con il Venezia. Tanto che in laguna le dichiarazioni cominciano a orientarsi in modo deciso nella direzione della matricola terribile di Antonio Andreucci. Che continua a vincere, nello scontro diretto ha costretto la corazzata di Paolo Favaretto al pareggio e che, arrivata a questo punto, non si tira più indietro. «Se giochiamo come sappiamo — spiega Marco Malagò, centrocampista del Venezia — la spunteremo noi, ne sono certo». Gli fa eco Paolo Carbonaro: «Una di noi due prima o dopo mollerà — riflette la punta arancioneroverde — e quella squadra non saremo noi, potete starne certi». Insomma, se inizialmente il Venezia mostrava — giustamente — i muscoli, con il passare del tempo anche in laguna hanno capito che il Campodarsego, costruito per un tranquillo campionato di metà classifica e non certo per tentare la seconda scalata consecutiva, fa tremendamente sul serio. «Il Venezia è la squadra più attrezzata per tentare il salto di categoria — spiega il vicepresidente Adriano Maschio — noi proveremo a disturbarla… C’è euforia da parte di tutti, stiamo facendo un cammino incredibile e non pensavamo di essere già ora a -6 dalla salvezza. Eravamo partiti per disputare un campionato tranquillo, non per vincere». E invece il Campodarsego è in testa con il Venezia ed è giusto godersi questo momento magico, tanto più per una squadra al primo approccio con la serie D. «L’appetito vien mangiando e chissà che l’acquolina non venga anche al presidente — sorride Maschio — vincere il campionato vorrebbe dire che Venezia va sotto acqua… Noi stiamo vivendo questa bella favola, consapevoli che il nostro obiettivo non è il salto di categoria come magari lo è per i lagunari». Ma essere lì, perché no, è già un successo.

Ore 12.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Passano i giorni e cresce l’attesa per Bassano-Cittadella. Un derby atipico, giocato più volte in amichevole ma che aveva mai prima d’ora aveva assunto connotati di alta classifica in Lega Pro. Bassano e Cittadella a inizio stagione erano indicate tra le favorite d’obbligo per il passaggio di categoria e, tutto sommato, stanno rispettando pienamente i pronostici. Granata primi, quarti i giallorossi con la possibilità di recuperare ulteriormente terreno in caso di un successo, domenica pomeriggio, allo stadio Mercante. «Come espresso anche da altri addetti ai lavori — sottolinea Stefano Sottili — questo girone è molto più simile alla serie B che alla Lega Pro: c’è grande equilibrio e lo dimostrano anche gli altri risultati di quest’oggi e credo sarà così fino alla fine. Sarà importante far sentire tutti i giocatori importanti, perchè anche chi in questo momento magari sta trovando meno spazio sarà fondamentale per la seconda parte di stagione. Domenica ci aspetta un altro test durissimo, il Cittadella è tra le squadre migliori della categoria e non a caso è primo in classifica». Roberto Venturato per ora sta lavorando più che bene. I due pareggi ottenuti nelle ultime due uscite contro Lumezzane e Mantova hanno un po’ frenato lo slancio della squadra, che comunque ha mantenuto la vetta della classifica grazie alla frenata contemporanea delle altre concorrenti. «Siamo primi e questo ci rende felici — sottolinea l’allenatore granata — ma come abbiamo visto le squadre che ci possono mettere in difficoltà sono sempre dietro l’angolo. Domenica al Mercante sarà difficile, il Bassano ha fatto molto bene negli ultimi due anni e ci sarà da battagliare sul campo, perché affrontiamo un avversario attrezzato per competere ai massimi livelli». Nel frattempo ieri sono arrivate notizie dal giudice sportivo che potrebbero influenzare il big-match, in vista del quale è prevista una massiccia affluenza di tifosi dalla vicina Cittadella. E’ stato squalificato come previsto Mattia Proietti, espulso sabato a Pavia. Sono, invece, entrati in diffida Yusupha Bobb e Guido Davì, entrambi al quarto cartellino giallo.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Il bilancio sul campionato del Cittadella dopo undici giornate non può che essere positivo, visto il primo posto in classifica. Da qui in avanti però occorrerà confermarsi e continuare a crescere, come sottolinea il tecnico Roberto Venturato: «Va dato merito al gruppo e alla società di avere lavorato bene, ma i punti si stanno facendo sempre più pesanti perchè le giornate si accorciano, tutte le squadre ci mettono maggiore determinazione e le partite saranno sempre più battagliate». Sugli aspetti favorevoli, continua: «Abbiamo margini su cui lavorare e crescere a livello fisico, tecnico e tattico. Dobbiamo sempre più allenarci sui dettagli migliorando le piccole cose sia in fase difensiva, sia nella costruzione della manovra, sia negli ultimi 15-20 metri diventando più cinici nello sfruttare le occasioni da gol. Dobbiamo diventare più bravi portando più giocatori in area avversaria, migliorando il gioco collettivo. Ben venga anche la giocata del singolo, che ci può risolvere la partita, ma noi dobbiamo insistere sul concetto di squadra». Non mancano situazioni e episodi che hanno lasciato l’amaro in bocca. «C’è rammarico per alcune partite dove si poteva fare meglio. Con l’Albinoleffe, unica sconfitta, abbiamo commesso gravi errori e anche in altre dovevamo stare più attenti e determinati. Ci sono state anche decisioni arbitrali sfavorevoli con qualche rigore non concesso, inoltre l’ultimo gol di Coralli con il Mantova l’ho rivisto ed era regolare». Una panoramica sulle concorrenti per la promozione in serie B, conferma le previsioni di precampionato. «Forse l’unica sorpresa è il Pordenone – sostiene il tecnico granata – che gioca bene, ha qualità e un allenatore bravo. Le altre sono quelle pronosticate: Pavia, Alessandria, Reggiana e Bassano, che non lo ritengo una sorpresa perchè ha sostituito alcuni bravi giocatori con altri di pari valore. Queste squadre hanno organici e requisiti importanti, per cui lotteranno fino in fondo per la promozione». Sulle prossime due gare con Bassano e Reggiana, conclude: «Sono scontri diretti, partite che possono fare la differenza anche se siamo ancora lontani dalla meta. Dobbiamo affrontarle con umiltà e voglia di provarci, nella consapevolezza di voler ancora crescere». QUI TIFOSI. Stasera alle 20 ci sarà la “15. Festa della Fratellanza» con il terzo compleanno del Salf Granata Club a Fontaniva al ristorante “Da Godi”. Mercoledì della prossima settimana cena sociale all’agriturismo Sartor di San Giorgio in Bosco per il club “Dino Pettenuzzo” di presidente Renzo Brunoro, che presenterà il torneo indoor in programma al palazzetto dello sport il 12 e 13 dicembre. Infine un nuovo club granata, “Le Mura”, sarà inaugurato a Cittadella martedì primo dicembre alla pizzeria Torre di Malta.

Ore 11.20 – (Mattino di Padova) Non sarà una partita qualsiasi, quella di domenica pomeriggio, per Filippo Scaglia. Non può esserlo perché proprio a Bassano “Pippo” esordì nel calcio “vero”, nella stagione 2011/12. «Uscivo dalla Primavera del Torino, che mi mandò in prestito per un anno, il primo lontano da casa per me. Oggi non posso che ricordare con affetto quei tempi, importanti per la mia crescita, sia come calciatore che come uomo. Curiosamente, fui ingaggiato per andare a sostituire Michele Pellizzer, che poi, appena due stagioni dopo, ritrovai proprio sotto le Mura», racconta il difensore centrale del Cittadella. Chi è rimasto del gruppo di allora? «Si contano sulle dita di una mano: Proietti, Toninelli, Iocolano e Stevanin. Fra tutti, quello a cui sono più legato è Proietti (giocatore che salterà la gara con i granata perché squalificato dopo l’espulsione rimediata a Pavia, mentre il suo compagno Davì e Bobb, del Citta, ammoniti nell’ultimo turno, sono entrati in diffida, ndr). Da piccoli, prima che io approdassi al Toro, eravamo entrambi nel settore giovanile della Juve. Ogni tanto ci capita di ritrovarci proprio a Torino». Lo sentirà prima della partita? «Penso di sì, e gli dirò quello che gli dico ogni volta: caro Mattia, sono sicuro che il campionato lo vincerete voi (ride, ndr). Tra noi scherziamo sempre e non parliamo quasi mai di calcio». In realtà, il Bassano è davvero una delle vostre principali rivali per la promozione. «Lo è, ma è presto per parlare di sfida decisiva. Mancano troppe giornate e poi sono convinto che almeno altre tre squadre, Alessandria, Reggiana e Pavia, non siano da meno. E terrei d’occhio pure la FeralpiSalò. La classifica è la migliore dimostrazione del grande equilibrio esistente». Graduatoria cortissima anche perché voi avete sprecato diverse occasioni per prendere il largo. «Se c’è una cosa che ho capito, è che non bisogna guardare ai nomi sulla carta. In Lega Pro si corre ancora più che in Serie B e nessuno ti regala niente. Prendete il Mantova, che pure avrebbe qualità per provare a giocare in modo diverso: al Tombolato è rimasto arroccato in difesa per l’intero incontro. Mica è facile trovare spazi in zona gol se gli altri giocano così!». Torniamo al Bassano, che con il pareggio di Pavia pare aver scacciato la mini-crisi delle settimane precedenti. «Ha un gruppo solido, con cui ha vinto un campionato di C/2 e sfiorato la promozione in B nella scorsa stagione. Su quel telaio sono stati innestati elementi come Misuraca, Pietribiasi e Germinale, che sanno fare la differenza». Sarà anche il derby fra le squadre più osteggiate dal Palazzo nella scorsa stagione. «Purtroppo sì. Loro sono stati penalizzati per la faccenda dei punti tolti e ridati al Novara, noi non siamo stati nemmeno considerati per il ripescaggio, venendo scavalcati dal Brescia. E oggi vogliamo riprenderci sul campo quello che ci è stato tolto». Pascali differenziato. Ripresa degli allenamenti ieri pomeriggio al Tombolato. L’unico a lavorare a parte è stato Pascali, che ancora avverte il fastidio all’adduttore che gli ha fatto saltare le ultime due partite. Arbitro e biglietti. È attiva la prevendita dei biglietti per Bassano-Cittadella (arbitro Strippoli di Bari). È possibile acquistare il tagliando on line oppure nelle rivendite Ticketland2000, tra cui figura il bar Stadio, al Tombolato. Il prezzo per il Settore Ospiti (tribuna coperta) è di 12 euro più diritti di prevendita.

Ore 10.50 – (Gazzettino) La classifica è comunque molto corta e basta poco per ritrovarsi catapultati nelle zone che contano. «È vero, ma saranno fondamentali le partite fino alla sosta natalizia. Dopo la gara con il Bassano del 21 dicembre potremo dire se passiamo un Natale sereno e tranquillo oppure con le orecchie basse. Ovviamente spero che si verifichi la prima opzione. E chissà che anche la fortuna ci dia una mano, visto che soltanto con il Renate l’abbiamo avuta dalla nostra parte». Proprio lei ha svelato di recente il budget, superiore ai 5 milioni di euro, messo a disposizione dalla proprietà: se a gennaio ci sarà da tornare sul mercato siete pronti ad allargare ulteriormente i cordoni della borsa? «Sicuramente faremo le nostre considerazioni ed entro la prima decade di dicembre ci troveremo con il diesse De Poli per fare il punto sulla situazione. Ecco perché saranno importanti le prossime partite, per capire dove saremo in classifica. È chiaro comunque che se ci sarà da intervenire lo faremo. L’intenzione è cercare di non fare soffrire nel girone di ritorno, noi in primis e anche i tifosi».

Ore 10.40 – (Gazzettino) Adesso il calendario propone una serie di partite da sfruttare al massimo per risalire la china: Cuneo, Pro Patria e Albinoleffe. «Sulla carta sono senz’altro sfide abbordabili e proprio per questo motivo dobbiamo approfittarne, anche se al momento non abbiamo trovato ancora quella serenità mentale che avevamo nelle prime giornate di campionato. Intanto concentriamoci sul Cuneo. Conquistare i tre punti vorrebbe dire andare a Busto Arsizio con un altro morale e con quella serenità che avevamo prima delle sconfitte con Sudtirol e Cittadella». Crede che i biancoscudati abbiano accusato il contraccolpo di quei due stop di fila? «Certamente. Poi siamo andati a giocare con il Renate convinti di fare bene, e invece quella sfida e le due successive sono state tre gare nelle quali il Padova non era quello d’inizio campionato. Del resto può anche capitare che i giocatori perdano fiducia sul piano psicofisico. Però, ripeto, sono contento che le ultime due uscite hanno dimostrato che stiamo andando nella direzione giusta». Dopo undici giornate di campionato si aspettava qualche punto in più? «Indubbiamente sì, ma con i “se” non si va da nessuna parte».

Ore 10.30 – (Gazzettino) «La squadra è cresciuta sul piano mentale, ma per dire che siamo definitivamente usciti dal tunnel bisogna fare un filotto di almeno due-tre partite. Con il Cuneo potrebbe essere la partita della svolta». È Roberto Bonetto a indicare la sfida in programma sabato pomeriggio all’Euganeo come il possibile bivio della stagione biancoscudata, con l’auspicio naturalmente che la vittoria possa mettere le ali alla squadra. L’amministratore delegato del Padova chiarisce subito di non volere più parlare della crisi scoppiata e poi rientrata con il direttore sportivo Fabrizio De Poli per il “caso Amirante”, guardando esclusivamente all’attualità. «Sono contento del risultato ottenuto a Cremona dato che dopo il primo tempo ero molto preoccupato. Nella ripresa invece la squadra ha fatto tutt’altra prestazione e alla fine meritava la vittoria, ma sono ugualmente soddisfatto per come è andata. Abbiamo dato un po’ di continuità con due risultati positivi, anche se non siamo riusciti a trovare il successo. Però abbiamo pareggiato con Pordenone e Cremonese che sono compagini di medio-alta classifica».

Ore 10.20 – (Gazzettino) Ripresa della preparazione in vista della sfida con il Cuneo in programma sabato alle 15 all’Euganeo. Con i piemontesi non ci sarà Corti dato che è stato ammonito con la Cremonese ed essendo in diffida è stato squalificato per una giornata. Per lo stesso motivo non sarà a disposizione tra gli ospiti Gatto. Tra i biancoscudati ieri è rimasto ai box Petrilli per una leggera forma influenzale, per il resto gruppo al completo a parte il solito Amirante. Lavoro atletico, mini torneo con sei squadre su campo ridotto e partitella finale gli ingredienti della seduta, mentre oggi alle 15 è previsto un altro allenamento nel corso del quale si comincerà a lavorare in maniera più specifica sugli schemi anti Cuneo. Domani sessione di lavoro pomeridiana, venerdì al mattino la rifinitura. PREVENDITA. È già aperta e i biglietti possono essere acquistati fino sabato alle 12.30 nei punti vendita Ticketone e sull’omonimo sito internet. Sempre sabato alle 13.30 apriranno le biglietterie dello stadio, ma la società invita i tifosi ad acquistare i tagliandi in prevendita per evitare code ai botteghini, tanto più che in prevendita il costo del biglietto è più economico.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Petrilli influenzato. Alla ripresa degli allenamenti di ieri mattina Carmine Parlato ha dovuto registrare un’assenza inattesa: Nicola Petrilli, vittima di un leggero attacco influenzale, si è presentato regolarmente alla Guizza, ma è stato rimandato subito a casa, e tra oggi e domani si capirà se riuscirà a guarire in tempo. Chi di certo non sarà in campo sabato contro il Cuneo è Daniele Corti, che, come previsto, è stato squalificato dopo aver ricevuto la quinta ammonizione stagionale, al pari del centrocampista piemontese Emanuele Gatto. Pesante ammenda, invece, per la società cuneese, a cui il giudice sportivo ha comminato 2.500 euro di multa perché “i sostenitori rivolgevano alla terna arbitrale reiterate frasi offensive, e vergognosi riferimenti alla tragica scomparsa dell’arbitro Colosimo”. Sabato alle 15 Padova-Cuneo sarà diretta dall’arbitro Manuel Volpi, di Arezzo.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) A Cremona alla fine Petrilli è entrato, Ilari no. Se l’è spiegato? «È andata così, anche con le due punte la squadra ha girato bene. Nicola è un giocatore che a gara in corso sta dimostrando di essere devastante: spezza la partita come quasi nessuno in questa squadra sa fare. Per certi versi io e lui siamo simili, anch’io potrei entrare nei finali di gara, ma lui in questo momento è una spanna sopra a tutti, sta attraversando un periodo in cui letteralmente “vola” sul campo». Un punto sopra i playout, ma solo 5 sotto i playoff. Fate la corsa più su chi vi precede o chi vi insegue? «La classifica è strana, e credo che il campionato sarà così sino alla fine, molto livellato: è per questo che è importante perdere meno punti possibile. Adesso arriva un momento importante per la nostra stagione, ci aspettano tre gare dalle tante insidie nascoste, con Cuneo, Pro Patria e Albinoleffe. Qualcosa per strada l’abbiamo lasciato, ora non possiamo più permettercelo: 5 punti nelle prossime tre partite sarebbero pochi».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Il campionato che non ti aspetti: in Coppa era sembrato un perno della squadra, poi invece è arrivata solo panchina. «È un periodo difficile, ma durante l’anno ci sono tante variabili, e le carte in tavola possono cambiare. Io aspetto il mio momento, e spero di dare al più presto il mio contributo. Non mi aspettavo questa situazione, ma il rientro dopo l’infortunio è coinciso con il momento di flessione della squadra, quindi di gioie ne ho avute poche anche quando ho giocato, fra Sudtirol e Cittadella. Io lavoro bene, mi sento bene e ho recuperato la corsa che avevo a fine agosto. Mi manca solo il campo». A sfavorirla è anche il modulo delle ultime gare, sebbene l’anno scorso parecchie volte abbia giocato come interno di centrocampo. «Naturale, essendo io un esterno sono un po’ penalizzato dal 4-3-1-2. La differenza è che quest’anno ci sono molti più centrocampisti rispetto alla passata stagione, è normale che siano schierati giocatori di ruolo in mediana. Io sono comunque tranquillo, la vivo serenamente, anche se ho una voglia matta di ricominciare a giocare».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Proprio quando il suo ritorno in campo sembrava ormai deciso, di mezzo ci si è messo il colpo di tacco di Altinier. Marco Ilari non gioca una gara ufficiale dal match con il Renate, e in campionato, dopo aver perso le prime gare per infortunio, ha messo insieme sole tre presenze. Domenica scorsa a Cremona era pronto ad entrare insieme a Petrilli, e a ricomporre il tris di trequartisti con Cunico per l’ultima mezz’ora di gioco: l’1-1 siglato da Altinier, proprio quando la lavagna luminosa stava per alzarsi, ha indotto Parlato a fare retromarcia. «Nemmeno questa è stata la volta buona, evidentemente il periodo va così», confessa Ilari. «Scherzosamente una parolaccia ad Altinier l’ho detta: “Ma non potevi aspettare trenta secondi per fare quel gol?”. Però, a parte tutto, sono stato contento, abbiamo fatto un grande secondo tempo e ci meritavamo il pari».

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Salvadori è tornato al Ripa La Fenadora, fu scartato in estate per le caratteristiche troppo offensive ma poi il ds Fabrizio De Poli virò su Anastasio che ha dimostrato di dover crescere parecchio proprio in fase di contenimento. Per ora non ci sono stati contatti tra le due società ma va sottolineato che il Padova cerca solo una riserva a Favalli e per questo motivo la pista non va scartata. A centrocampo potrebbe essere acquistata una mezzala e per procedere serve che qualcuno esca dalla rosa. Nei giorni scorsi si sono diffuse voci a proposito di una cessione di Manuel Giandonato ma non sono stati trovati riscontri, anche perché il contratto biennale e le cifre percepite dall’ex Juve scoraggiano eventuali acquirenti. Da seguire anche la situazione di Fabiano . In estate il difensore brasiliano, dopo alcune partite in panchina, meditò di andarsene salvo poi tornare sui propri passi dopo un chiarimento con la società. Domenica a Cremona è stato escluso a sorpresa e accanto a Diniz è stato impiegato Niccolini. Una situazione che l’ex Lecce mal digerisce e che potrebbe indurlo a rivalutare la sua posizione. In attacco per ora l’unico nome uscito è quello di Giuseppe Gambino , ma la situazione è diversa da quella estiva: il centravanti si è trasferito a Monopoli e non sembra intenzionato a muoversi.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Si muove il mercato, a piccoli passi ma si muove. Ma la sostanza è che a gennaio il Padova si muoverà per correggere il tiro. Le prime indicazioni per ora ipotizzano tre ritocchi, uno per reparto. Un esterno sinistro al posto di Armando Anastasio , che quasi certamente tornerà al Napoli e verrà girato in prestito altrove (Pontedera è un’ipotesi plausibile ma ci sono altre opzioni), un centrocampista e un attaccante ma solo se Salvatore Amirante non offrirà garanzie assolute di tenuta fisica. Potrebbe esserci un ulteriore correttivo in difesa, soprattutto se Franco Gorzelewski non risolverà i problemi di tesseramento. In questo caso, però, l’argentino è pronto finalmente a vestire la maglia biancoscudata, al più tardi con la riapertura delle liste. Sulla fascia sinistra sono state valutate per ora due ipotesi. La prima porta a Paolo Pellicanò , esterno del Belluno che piace a tutto lo staff tecnico biancoscudato; la seconda prevederebbe un ritorno di Michael Salvadori , non confermato in estate e che ora può tornare di attualità. Su Pellicanò il Belluno per ora chiude le porte: «Sono due anni che il Padova vuole Pellicanò – ha dichiarato il ds Augusto Fardin – noi non abbiamo intenzione di lasciarlo partire, a meno di una proposta “indecente”».

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 22, Pavia 21, Reggiana 20, Bassano 19, Alessandria e FeralpiSalò 18, Cremonese 17, Giana Erminio, Pordenone e SudTirol 16, Padova 14, Cuneo, Lumezzane e Pro Piacenza 13, Mantova 12, Renate 9, AlbinoLeffe 7, Pro Patria 1.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati dell’undicesima giornata: Pro Patria-Reggiana 0-0, Cuneo-Pro Piacenza 0-1 (Rantier (Pp) al 45′ pt), Pavia-Bassano 1-1 (Germinale (Ba) al 25′ pt, Cristini (Pv) al 3′ st), SudTirol-Renate 0-0, FeralpiSalò-Lumezzane 2-1 (Tortori (Fs) al 36′ pt, Tagliavacche (Lu) al 48′ pt, Settembrini (Fs) al 37′ st), Cremonese-Padova 1-1 (Forte (Cr) al 19′ pt, Altinier (Pd) al 15′ st), AlbinoLeffe-Giana Erminio 0-2 (Bruno (Ge) al 16′ pt e al 48′ st), Pordenone-Alessandria 1-1 (Mezavilla (Al) al 27′ pt, De Cenco (Pn) al 40′ st), Cittadella-Mantova 0-0.

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 17 novembre: doppia seduta per i Biancoscdati, assente Petrilli vittima di un leggero attacco influenzale




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