Live 24! Pro Patria-Padova, -5: confronto tra squadra, allenatore, ds e presidente

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Ore 22.40 – (Il Piccolo) L’Unione 2012 può respirare almeno in campo. A Verona i triestini hanno raccolto un successo impronosticabile alla vigilia e arrivatoi n un rocambolesco finale. È una vittoria che dona un po’ di gioia a una squadra che fuori dal campo ha parecchi problemi sul fronte della società gestita dal presidente Pontrelli. Triestina dunque che prende un po’ di quota in classifica e padroni di casa che devono riporre quasi definitivamente il sogno di lottare per la prima piazza. L’Unione con uno scatto di carattere si impone in rimonta e nel secondo minuto dei sei concessi dall’arbitro, e che porta la firma di Migliorini. La Virtus Vecomp ha cullato fino all’ultimo il sogno di poter uscire dal campo con un risultato positivo, ma nonostante la buona prestazione, alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca. Il tecnico Roncelli rinforza il centrocampo nel 3-5-2 scelto con Giordani e Morelli di punta, dalla parte opposta è tridente puro nel 4-3-3 di Fresco. Primo squillo dei locali con Alba che centra il palo, e Mensah che si addormenta sbagliando il tap in. Altra chance per la squadra di Fresco con Vesentini che schiaccia di testa il pallone sugli sviluppi di un corner, ma non inquadra la porta. La prima frazione in pratica è tutta qui, con la Triestina che bada a controllare la partita e a ridurre i pericoli ma che a volte sembra davvrero troppo rinunciataria. Nella ripresa al 10′ altra chance per la Vecomp con Santuari, che se ne va in contropiede ma preferisce tirare invece di servire l’accorrente Vesentini, bravissimo comunque Di Piero ad opporsi. Il portiere fa la voce grossa al 22′ respingendo con classe la botta del solito Vesentini. Finalmente al 24′ il primo squillo degli alabardati con Proia, che dalla distanza chiama alla prodezza Tebaldi. Sembra incredibile ma dopo un’ora di gioco il punteggio è ancora sullo 0-0 nonostante le occasioni create. Al 27′ però la gara si sblocca grazie al calcio piazzato di Verdun che lascia di stucco il portiere. È l’1-0 che potrebbe stendere un toro, ma non questa coriacea Triestina che 12′ minuti dopo trova il pareggio su calcio di rigore con Proia, che realizza dopo il precedente fallo con tanto di espulsione diretta di Frienzi su Andjelkovic. Il pari sembra scritto, ma nel recupero arriva la rete della clamorosa rimonta: Santoni con lungo lancio serve Pontrelli, che a sua volta apre per Migliorini, botta sicura e fischio finale. Verona ha molto da recriminare ma la Triestina non ha rubato nulla perché le partite si giocano fino in fondo.

Ore 22.20 – (Gazzetta di Mantova) Poteva essere la vera svolta di questo sofferto campionato biancorosso e non lo è stata. Per questo la gara persa con la FeralpiSalò lascia il segno e rischia di pesare più del dovuto sul morale dell’intero ambiente. Dopo le imprese di Bassano e Cittadella, trovarsi in vantaggio anche contro la quinta forza del campionato (ora seconda) aveva illuso di poter risalire a grandi balzi la classifica. L’uno-due – meritatissimo – dei gardesani ha invece riportato tutti bruscamente alla realtà e lasciato l’Acm nello scomodo quartultimo posto che già occupava. Il problema è proprio lì: l’eredità ricevuta da Ivan Javorcic era pesante e ancor più pesante è il calendario che il tecnico croato s’è trovato ad affrontare, con una serie di impegni contro le migliori formazioni del campionato. All’appello mancano fra l’altro ancora Pavia e Alessandria (entrambe seconde), dopo Giana Erminio, Bassano, Cittadella e appunto FeralpiSalò. In questo quadro è già tanto non affondare, ma tenersi a galla in attesa di impegni più abbordabili e di quei ritocchi che a gennaio saranno necessari. Nel frattempo bisogna continuare a lavorare sul campo, per migliorare l’organizzazione del collettivo e soprattutto la fluidità della manovra offensiva. Javorcic (che oggi alle 15 riprenderà gli allenamenti) deve riuscire a capire fino in fondo le potenzialità della rosa, valutando anche se è possibile oppure no il recupero al 100% di elementi importanti, che finora si sono visti poco o hanno deluso le attese. Non perché in panchina siedano salvatori della patria, quanto perché dai “big” acquistati in estate con investimenti non risibili sarebbe lecito attendersi almeno un contributo importante a gara in corso, visto che la baracca la continuano a trainare i giovani. Tanti, troppi acciacchi e ritardi di condizione hanno caratterizzato la prima parte della stagione del Mantova e questo fronte meriterebbe a nostro avviso un’analisi approfondita per capire cos’è che davvero non ha funzionato. Tutto ciò premesso, è evidente che in questo momento l’importante è mantenere equilibrio. La squadra, da qualche settimana, quanto meno corre e lotta compatta su ogni palla dal primo all’ultimo minuto. È un buon punto di partenza, apprezzato anche dai tifosi, che non a caso sabato sera hanno comunque applaudito i biancorossi a fine gara. La vera dimensione di questo gruppo è invece ancora da trovare e probabilmente sta a metà strada fra il sucesso di Bassano e il ko con la FeralpiSalò. Servono ancora tempo e pazienza, insomma, anche se tifosi che da anni seguono un club continuamente in crisi, li hanno probabilmente esauriti da un pezzo.

Ore 22.00 – (Gazzettino) Il tecnico neroverde Massimiliano De Mozzi analizza la vittoria per 2-1 sul Mestre nell’anticipo del sabato: «A differenza di altre volte, abbiamo sofferto. Loro sono una buona squadra e hanno giocato bene a livello di palleggio. Il calcio è strano, quest’anno abbiamo perso partite in cui avevamo dominato dal punto di vista del gioco, mentre in questa occasione è stato il contrario. Anche se va detto che loro al di là del gol (al 49′ del secondo tempo, ndr) occasioni non ne hanno avute». Un Abano meno bello, ma più concreto. «Oltre ai gol abbiamo avuto due grosse occasioni nitide – puntualizza De Mozzi – Da questo punto di vista, il successo è meritato». Tra i migliori in campo i due nuovi innesti in attacco, Fusciello (doppietta contro il Mestre) e Pepe. «Con loro abbiamo fatto sette punti in tre partite, sono innesti importanti – sottolinea il tecnico – La classifica l’abbiamo sistemata e ora dobbiamo cercare di fare la terza vittoria contro il Fontanafredda». Nonostante il successo, momenti di alta tensione fuori dai cancelli hanno coinvolto De Mozzi, protagonista di una accesa discussione con un membro dello staff del Mestre fuori dal cancelli dello stadio. «Ho sbagliato a reagire a una provocazione – ammette l’’allenatore – Ne è nato un battibecco e i toni si sono alzati. Ma poi sono stato allontano dal mio staff. È stata più scena che altro».

Ore 21.40 – (La Provincia Pavese) «A Cittadella a trenta secondi dalla fine il gol lo prendi, stavolta lo abbiamo fatto noi, è il calcio». Gregucci da uomo di sport contiene un sorrisone a 32 denti e nel rendere omaggio al Pavia («gran squadra, la troveremo sicuramente in alto») e trova il miglior modo di rendere omaggio ai suoi, che hanno saputo ribaltare una partita che nel primo tempo era colorata di azzurro e ci hanno creduto fino alla fine, letteralmente. «Abbiamo rischiato tanto nel primo tempo – continua Gregucci – bene per agonismo ma male nel trovare le giuste posizioni, abbiamo perso un sacco di uno contro uno a metà campo e sulla tre quarti, il Pavia ha gli uomini giusti per sfruttare questo tipo di situazioni e siamo andati spesso in affanno. Abbiamo avuto anche noi le nostre belle occasioni, ma loro hanno fatto di più e potevano andare sul 2-0». E invece? «E invece nel secondo tempo siamo stati bravi. Non avevo molta scelta per i cambi, avevamo qualche assenza che ci limitava le opzioni. Ho messo il quarto attaccante e ci è andata bene». Scelta azzeccata e decisiva: «Sarà, oggi è andata bene e festeggiamo, avessimo perso sarebbero tutti qui a darmi del coglione – sorride Gregucci -. In realtà io a questi numeri non credo, puoi anche giocare con sei attaccanti, la cosa fondamentale non è questa: è come interpreti la partita, al di là delle caratteristiche degli uomini, e noi nel secondo tempo l’abbiamo interpretata bene». Partita bella, al di là del risultato: «Penso proprio che la gente si sia divertita. La mia squadra sta bene, chi è a disposizione è in condizioni eccellenti. Rispetto a mercoledì il Pavia ne ha cambiati dieci, io qualcuno di meno, per forza. Temevo il contraccolpo e invece sono andati tutti bene. Insomma, abbiamo sofferto, a tratti parecchio, ma è una vittoria che ci appaga». Con una dedica speciale: «E’ per il nostro team manager, ha perso il papà in settimana. Questi tre punti sono per lui».

Ore 21.30 – (La Provincia Pavese) Parla solo mister Marcolini, dopo la cocente sconfitta del Moccagatta, perché la società ha deciso di non mandare nessun altro in sala stampa. Sono parole, quelle del mister, come di consueto misurate, ma che inevitabilmente hanno il colore delle delusione tremenda per quel gol «anche un po’ casuale di Bocalon, bravo a crederci, che ha rovinato tutto». Due sconfitte con l’Alessandria in cinque giorni, ma a chi gli chiede se vorrebbe cancellare il Moccagatta, il tecnico azzurro risponde: «Solo per il risultato. Abbiamo visto una partita equilibrata tra due belle squadre, che giocano a calcio». Pochi dubbi sul fatto che il primo tempo del Pavia sia stato ottimo: «Abbiamo avuto anche una palla nitida per il 2-0, anche se pure l’Alessandria ha avuto qualche occasione per pareggiare. La palla è stata gestita in maniera ottimale. Nel secondo abbiamo sofferto un po’ di più, magari anche per la pressione sul possesso palla. E forse abbiamo anche un po’ pagato l’entusiasmo della squadra di casa che raggiunge l’1-1. Brucia però perderla quando ormai potevamo pareggiarla». L’ingresso di Iunco tra i grigi può aver scompaginato i piani del Pavia?«Più che altro il loro modulo era estremamente offensivo, bisogna riconquistare palla e fare male – risponde Marcolini – poi è chiaro che i giocatori bravi come Iunco possono fare ottime giocate decisiva. Però è un peccato perché penso che un pareggio lo avremmo assolutamente meritato». Ed è la seconda volta al Pavia che capita di perdere uno scontro diretto nei secondi finali: era già successo con il Cittadella, quella volta addirittura su autorete. «Brucia per quello che abbiamo fatto vedere, siamo venuti a giocarcela – dice Marcolini – ma una squadra che vuole vincere se non riesce a farlo deve almeno cercare di non perdere queste gare. Negli ultimi venti minuti abbiamo fatto un po’ più fatica, è vero, ma non posso nemmeno dimenticare che Del Sante ha avuto un’occasione clamorosa per il 2-1. Spiace, perché dopo il primo tempo avremmo potuto dare un messaggio chiaro». Già, visto che il Pavia vincendo sull’Alessandria era primo, avendo virtualmente scavalcato il Cittadella capolista. «E’ chiaro che quando la squadra di casa recupera, la palla diventa più calda: abbiamo tenuto meno palloni e siamo statio meno pericolosi, ma non siamo stati passivi. Certo, ci sono situazioni che non devono passare sotto traccia, le analizzeremo, ma ci sta soffrire e concedere qualcosa, anche se dovevamo chiuderla la partita. Ma abbiamo trovato una squadra che ha buttato dentro tutto quello che aveva, a volte rischiando anche un po’». Il campionato è lungo ed equilibrato: «Più ancora di quello che si poteva immaginare. Basta vedere il risultato di Reggio Emilia», dove il Pordenone è andato a vincere 4-1.

Ore 21.20 – (La Provincia Pavese) Il gusto dolce del primato in classifica, e poi quello amaro, amarissimo del gol della sconfitta a pochi secondi dal fischio finale. Il pomeriggio al Moccagatta brucia al Pavia per come è arrivata la vittoria dell’Alessandria. Un gran primo tempo, quello degli azzurri, chiuso con merito in vantaggio. Poi dopo il pareggio dei grigi gli uomini di Marcolini hanno perso un po’ di certezze e sono andati incontro a una sconfitta severa e beffarda. Il primo tempo degli azzurri è la dimostrazione che si può comandare le operazioni anche con una formazione sulla carta coperta, perché schiera quattro centrali sulla linea arretrata. Scelta forse anche dettata dallo schieramento iperoffensivo dell’Alessandria, un 4-4-2 molto spinto, con tre attaccanti e un esterno destro che gioca quasi sempre in linea con i compagni di reparto. Ma di fatto è il Pavia che fa la partita e già tra il 6’ e l’8’ produce due buone opportunità con Cesarini, che prima conclude uno scambio con Ferretti con un sinistro che non si alza abbastanza, e poi si sostituisce allo stesso Ferretti scaricando sull’esterno della rete. L’Alessandria è nelle mani di Branca, in veste di play maker, che prova a innescare il potenziale offensivo dei grigi e ci riesce quasi al 17’ con Facchin bravissimo a chiudere su Fischnaller liberato da un taglio verticale. Il doppio passo di Cesarini porta Malomo alla colpo di testa dall’area piccola, contrato da un difensore. La prima vera occasione per l’Alessandria arriva al 28’ con l’incornata di Marconi a fil di incrocio sul cross di Celjak, ma è un lampo perché è il Pavia a tenere meglio il campo e poco prima della mezzora passa. Morero nel tentativo di anticipare Ferretti sfiora l’autorete, Vannucchi rimedia a poi lo stesso Morero salva sulla ribattuta quasi a colpo sicuro dell’attaccante azzurro. Ma sul corner di Bellazzini arriva il gol: stacco perentorio di Marino che fionda a rete di testa, imprendibile per Vannucchi. Sull’1-0 il Pavia soffre la fiammata dell’Alessandria al 31’: svirgola la difesa azzurra in area, la palla si impenna e diventa un assist perfetto per Bocalon, che al volo da due passi trova l’opposizione miracolosa di Facchin. Che poi respinge il sinistro di Sabato. La gara si a mantiene bella viva tanto che il primo tempo si chiude con due clamorose occasioni da rete, una per parte: Cristini butta fuori di testa su delizioso cross di Bellazzini che sembrava solo da spingere in rete, poi Vitofrancesco manca il tap in sulla ribattuta di Facchin alla conclusione potente di Fischnaller. Gregucci decide di aumentare ulteriormente la carica offensiva della su squadra inserendo a inizio ripresa un altro attaccante, Iunco, per Vitofrancesco. E viene ripagato all’11’ quando proprio Iunco da destra va a pescare la testa di Bocalon, che prolunga la traiettoria di testa infilando l’angolo per l’1-1. Facchin è plastico su un gran destro di Fischnaller (palla bloccata all’incrocio) e poi alza sopra la traversa la conclusione maligna di Loviso. Il Pavia subito il pareggio si affida un po’ troppo ai lanci lunghi, la squadra perde le misure e non riesce più in quel pressing alto che aveva dato ottimi frutti nel primo tempo. La conseguenza è che l’Alessandria sembra crederci di più, e anche se non con manovre del tutto pulite e lineari crea più pericoli dalle parti di Facchin di quanto riescano a fare gli azzurri. L’unica chance per il Pavia ce l’ha Del Sante, entrato al posto di Ferretti, che attende troppo invece di battere subito a rete. La gara pare avviata al pareggio quando un’iniziativa sulla destra dei grigi dà il bottino grosso: una palla sporca arriva in area dove Bocalon, così sprecone in Coppa, non fallisce a tu per tu con Facchin. Che beffa.

Ore 21.00 – (Gazzetta di Reggio) Alla fine sono arrivati anche i primi fischi della stagione e l’invito ai giocatori a cambiare atteggiamento in campo. Ma per 90’ i tifosi della Reggiana non hanno mai smesso di cantare e incitare la squadra, confermandosi così come uno dei punti di forza dell’ambiente granata. Tra i sostenitori inizia ad emergere però anche un po’ di delusione, perché quest’anno le aspettative sono sicuramente alte. Gli ultimi risultati hanno raffreddato un po’ l’entusiasmo, tanto che ieri si è registrata l’affluenza più bassa dell’anno al Città del Tricolore, 4.134 spettatori, mentre la media precedente era di circa 4.500: numeri che comunque restano i più alti nel girone A della Lega Pro. La curva sud ha incitato la squadra e cantato per tutta la partita, anche dopo l’avvio choc del primo tempo. Quando Perilli aveva appena subito il 2-0 e gli 11 di Colombo di fatto non erano ancora entrati sul terreno di gioco, i sostenitori la sostenevano a gran voce. A fine primo tempo è però venuto fuori il malcontento, per la prima volta in stagione. Quando la squadra è rientrata negli spogliatoi le Teste Quadre hanno chiesto ai giocatori maggiore determinazione, mentre il Gruppo Vandelli cercava di caricarla cantando di crederci ancora. Nella ripresa la musica non è cambiata e i tifosi hanno iniziato a rumoreggiare e si sono sentiti cori come “non ci meritate” e “meritaeci”. I giocatori finita la gara si sono prima stretti tra di loro in mezzo al campo, poi hanno fatto un giro per salutare il pubbico: un modo per dimostrare che non scappano di fronte a una brutta prestazione. Il Gruppo Vandelli ha risposto al saluto, senza dare troppa voce alla delusione, mentre la curva sud ha lasciato partire qualche fischio e coro, per poi però riprendere l’incitamento alla Reggiana. Basterà una bella prestazione, sotto il profilo dell’impegno, perché l’idillio con i tifosi ritorni. E di certo a Cittadella ci saranno bandiere granata a sventolare sugli spalti, per quella che si presenta come una partita molto difficile. Prima del fischio d’inizio al Città del Tricolore il pubblico ha ascoltato in piedi la Marsigliese e poi l’inno italiano. Un modo per ribadire che il nostro Paese e la Francia sono uniti contro il terrorismo. In curva sud è stata anche esposta per tutta la partita una grande bandiera francese: un semplice gesto di solidarietà che ha un grande valore.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) «Sono io che decido e Colombo non è mai stato in discussione». A fine gara il presidente Stefano Compagni rivoluziona la scaletta dei consueti interventi in sala stampa e prende la parola per primo, per difendere a spada tratta il mister. Lo fa con voce a tratti rotta dalla tensione, attaccando la stampa, rea a suo dire di aver creato un clima di tensione intorno alla società. «Sono arrabbiato non per lo sbandamento della squadra, questa migliorerà, quanto per i commenti di certa stampa che non deve non può seminare il panico; in questo modo ci penalizziamo da soli». E va subito al sodo: «Il progetto di questa società è stato impostato a inizio stagione insieme a Medici, Gottardi, Vavassori, Barilli, a sponsor e dirigenti, e resta invariato. Vi anticipo che Alberto Colombo non si muove, non è in discussione. L’allenatore è parte del nostro programma. Non accetto quindi chi mette in discussione ogni cosa, chi crea sconforto solo per fare un po’ di gossip. Qui decido io e questa è la mia scelta». L’obiettivo dichiarato è dunque chi ha ipotizzato un possibile esonero di Colombo in caso di sconfitta. Ma in realtà il presidente ha voluto anche chiarire il ruolo di Vavassori, pur senza mai citarlo. I dirigenti granata non hanno infatti gradito le dichiarazioni dell’imprenditore lombardo dopo la partita con la Pro Patria, nel quale auspicava un cambio di modulo, e il botta e risposta che ne è scaturito, con lo stesso Colombo che poi ha replicato. Vavassori di fatto è apparso a tratti come “un socio occulto”, se non addirittura una sorta di presidente ombra, soprattutto alla luce dell’importante investimento economico. La dirigenza Reggiana ha voluto dunque rimettere le cose a posto, come confermato dal consigliere Gianfranco Medici («alla Reggiana decidiamo noi»). Lungo le scalinate dello stadio dopo la partita i gruppi di commentatori si sono sciolti alla svelta; c’è chi scuoteva la testa, chi parlava di incontro “stregato”, chi di qualche frizione negli spogliatoi. Il vice presidente granata Sisto Fontanili ha invitato invece a restare vicini alla squadra, a non perdere la serenità. «Quel rigore sbagliato ci ha pesato terribilmente; la traversa ci ha dato una mazzata. Ma una partita sbagliata si può sempre rimediare, gli obiettivi restano immutati». «La metamorfosi della squadra – ha commentato Osvaldo Bonacini – è inspiegabile. Non riesco a capire come mai, dopo il magnifico inizio. Un problema di condizione atletica o di carattere tecnico?».

Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) Diventa difficile commentare una sconfitta casalinga per 4-1 e il tecnico granata Alberto Colombo non nasconde certo le difficoltà del momento. «In questo momento è inutile parlare – attacca l’allenatore – la cosa migliore sarebbe stare zitti e lavorare perché non abbiamo altra alternativa. Chiedere scusa ai tifosi è fin troppo poco. Io mi vergogno come allenatore e ho il compito di rialzare subito la testa». Cosa è giusto fare in questo momento? «Bisogna tenere unito lo spogliatoio, evitare di lasciarsi andare perché potrebbe essere ancora più grave». E’ meglio evitare di parlare? «Parlare mi sembra superfluo perché in questo momento non abbiamo nessun diritto di parola. Se non quello di dire che ho commesso degli errori e con questo non voglio sollevare la squadra». Gli errori che si imputa sono legati al modulo con la difesa a quattro? «Contro il Pordenone abbiamo creato ma facendo così ho corso il rischio di mettere in difficoltà qualcuno dietro. Ho messo in difficoltà qualcuno sapendo che con questo modulo di gioco poteva non essere compatibile. Non è che con più punte si vincono le partite e questa partita ne è la riprova. Ho cercato di dare un input alla squadra, ma evidentemente non ci sono riuscito». Partita a parte, lei in questi ultimi giorni si è sempre sentito padrone dello spogliatoio e seguito dai giocatori? «I giocatori mi seguono e questa mi sembra già una cosa non di poco conto. E’ chiaro che quando sul campo non si hanno i risultati la sensazione da fuori può essere diversa. Io personalmente non ho questa impressione, però posso anche sbagliarmi. Può essere che da fuori si abbiano sensazioni diverse. Detto questo resta un dato: è vero che siamo in un momento negativo, ma la squadra mi ha sempre seguito fin dall’inizio. Perché dovrebbe smettere alla dodicesima? Poteva non seguirmi dall’inizio. La cosa evidente è che ci sono delle difficoltà in generale. Le aspettative sono tante e non è detto che corrispondano alla realtà dei fatti e al valore di questa squadra. In questo momento tutto è in discussione. Anche io mi sento in discussione, anche se il presidente non lo ha fatto». Crede di avere delle colpe? «Devo verificare se ho fatto tutto bene e sono il primo a dire che evidentemente non ho fatto tutto bene: questa partita lo dimostra. Tutti dobbiamo fare un po’ di autocritica e cercare di ripartire». In questo momento la parola difficoltà non è detta a caso. «Sono qui da un anno e mezzo, e questo è il primo vero momento di difficoltà. L’anno scorso abbiamo perso tre partite ma le aspettative erano diverse. Invece quest’anno le attese sono tante, per cui questo è il primo vero momento di difficoltà. Ed è proprio ora che non dobbiamo perdere l’equilibrio e darci una regolata. Se non lo facciamo, rischiamo di peggiorare le cose».

Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) Doveva essere la partita del riscatto e invece è stata quella che ha mostrato le prime crepe nell’ambiente granata e certificato una situazione che ora non è esagerato definire di crisi, sia di gioco che di risultati. Nei primi 30 minuti la Reggiana ha preso tre gol dal Pordenone, quanti ne aveva subiti nelle precedenti undici gare di campionato. Nel secondo tempo è arrivato anche il quarto. La sconfitta è talmente netta che non ha senso attaccarsi agli episodi, anche se resta l’amaro in bocca per il fatto che Bruccini ha sparato sulla traversa il rigore che avrebbe portato il risultato sul 2-2, confermando che dagli 11 metri i granata non sono capaci di metterla dentro (a Piacenza gli errori furono due nella stessa gara). Nelle ultime quattro gare la squadra di Colombo ha fatto appena due punti, perdendo le ultime due sfide in casa (tre se si conteggia la Spal in Coppa Italia). Un ruolino di marcia molto deludente, i cui effetti sono stati in parte mitigati dal fatto che in testa nessuno sta correndo e così la vetta resta, incredibilmente, ad appena tre lunghezze. Per quanto riguarda la partita di ieri il primo dato che balza all’occhio è che la Reggiana è entrata in campo con 15’ di ritardo, durante i quali il Pordenone non è rimasto certo a guardare, sfruttando le amnesie di una difesa mai così allo sbando. Al 5’ De Cenco ha aperto le danze di testa, dopo che un attimo prima Perilli era uscito a vuoto e Parola aveva salvato su tiro ravvicinato di Strizzolo. L’unica nota positiva al 15’, quando si è rivisto Arma, che servito alla perfezione da Nolè, autore di una prova positiva, ha realizzato il suo sesto centro stagionale da vero bomber di razza: controllo a seguire di petto e tiro ad incrociare sul portiere in uscita. L’attaccante marocchino viene servito poco e male, ma quando si trova di fronte alla porta sa essere micidiale. Dopo il momentaneo 2-1 la Reggiana ha avuto un sussulto e i friuliani hanno perso sicurezza. Al 19’ è arrivata l’occasione di pareggiare, quando l’arbitro, su segnalazione del guardalinee, ha assegnato un rigore per un fallo di mano di De Agostini. Bruccini dal dischetto ha confermato la maledizione dei rigori con un tiro violento che si è stampato sulla traversa. Da quel momento la partita non è più stata alla portata dei ragazzi di Colombo. Al 30’ Rampi ha perso palla malamente a centrocampo e poi nel tentativo di recuperare ha commesso fallo sulla destra dell’area granata. L’ex Pederzoli invece di tirare in mezzo, come tutti si aspettavano, ha tirato in porta, sorprendendo Perilli. Nella ripresa la musica non è cambiata. Colombo ha gettato nella mischia Pesenti e Maltese, ma i granata non sono riusciti a rendersi pericolosi. Il Pordenone ha preso sicurezza e al quarto d’ora della ripresa Filippini ha fatto ancora gol, con un tap-in a porta vuota dopo una respinta di Perilli su tiro di Berardi. La partita è finita tra i fischi dei tifosi della curva sud. Ora la Reggiana ha di fronte un calendario molto difficile. Sabato sarà in casa della capolista Cittadella e poi ospiterà il Pavia, ieri sconfitto dall’Alessandria.

Ore 20.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Bruno Tedino cerca di mantenere il suo solito controllo delle emozioni, ma gli brillano gli occhi. «Dedico questa vittoria – afferma – a mia figlia Niky (Nicole, ndr). Lei sa perchè». Inizialmente non spiega di più il tecnico neroverde. Poi si lascia sfuggire: «Perchè mi sopporta e – sorride – perchè aveva indovinato il risultato anche nelle sue proporzioni numeriche». Chiuso il dolce siparietto famigliare Tedino si concentra sulla gara. «Abbiamo iniziato subito alla grande giocando un ottimo calcio – Li abbiamo sorpresi e fatto subito due gol. Potevamo fare ancora meglio. Invece abbiamo subito per un quarto d’ora in cui la Reggiana avrebbe anche potuto pareggiare. Siamo stati fortunati in occasione della traversa colpita da Nolè su rigore. Rigore per altro assurdo perchè De Agostini ha toccato la palla involontariamente dopo aver subito un fallo. Ero – racconta Tedino – comunque sereno perchè i miei ragazzi stavano giocando alla grande». Ottimo Pordenone, ma anche Reggiana in evidente crisi. «Pare impossibile – riprende con sarcasmo il tecnico – ma tutte le nostre avversarie vengono date in crisi quando devono incontrarci. Io non ho visto un avversario allo sbando, ma una delle squadre che si giocheranno la promozione in serie B. Nell’occasione il mio Pordenone – conclude Tedino – è stato più forte». In serata è intervenuto a Sport Nordest di Tpn il presidente Mauro Lovisa. «Non ero a Reggio – ha premesso – Ero a Udine invitato dai Pozzo. Posso dire – ha raccontato con soddisfazione – che anche al nuovo Friuli parlavano del Pordenone e del risultato di Reggio Emilia. Abbiamo dimostrato che possiamo lottare e vincere con chiunque. Per questo non ci poniamo limiti. Viviamo partita per partita sperando di arrivare in alto». Poi assieme al consigliere regionale Elio De Anna, presente in studio, ha rilanciato l’dea di un nuovo stadio polivalente nel quale far crescere l’interesse per il calcio, lo sport in genere e lo spettacolo.

Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Ramarro bello e spietato. Travolge il fantasma granata e conquista una vittoria roboante che resterà negli annali della società. I ragazzi di Tedino hanno un inizio devastante (2-0 firmato De Cenco-Filippini), subiscono poi la reazione d’orgoglio dei padroni di casa che accorciano e potrebbero addirittura pareggiare su rigore, se la traversa non avesse respinto il tiro di Nolè. Scampato il pericolo Pederzoli assesta su piazzato il colpo del ko e nella ripresa Filippini firma la doppietta. Il tutto nella splendida cornice del “Città del tricolore” Mapei Stadium. Una domenica da incorniciare. Brividi quando nel Mapei risuonano gli inni di Francia e Italia. Non ci sono sorprese nel Pordenone preannunciato alla vigilia da Tedino. Strizzolo affianca De Cenco in prima linea. Alle loro spalle da trequartista opera Filippini. Il resto della formazione è invariato rispetto a quella che ha pareggiato con l’Alessandria. È 4-3-1-2 anche per i granata con Nolè e Arma in prima linea. Comincia subito forte il Pordenone e già al 2′ si rende pericoloso Berardi, la cui iniziativa viene neutralizzata da Spanò. Insistono i ramarri e al 5′ passano. È ancora l’intraprendente Berardi a prendere l’iniziativa. Perfetto il cross per De Cenco che stacca e di testa insacca il gol dell’ex. Non si ferma il Pordenone e dopo un salvataggio sulla linea di Parola raddoppia (9′) con Filippini che capitalizza un assist di petto di DC9. Fantastico: la miglior difesa di tutto il calcio professionisto in Italia perforata 2 volte nei primi 9′. Si scuotono i padroni di casa e accorciano al 16′, con Arma che riceve da Nolè, si insinua nelle retroguardia ospite e infila di precisione. Non c’è pausa. Al 18′ De Agostini ferma con un braccio un pallone in area neroverde. Panarese assegna il rigore. Va sul dischetto Nolè che però centra la traversa. Allora è il Pordenone che torna a ruggire. Buratto si procura una punizione. Va a batterla Pederzoli e con un perfetto tiro a giro beffa l’incerto Perilli. In mezzora la Reggiana subisce dai ramarri tanti gol quanti ne aveva incassati nelle undici giornate precedenti. Nolè cerca il riscatto al 40′. Tomei non si fa sorprendere. Dalla parte opposta Perilli deve uscire sui piedi di Strizzolo, la palla arriva a De Agostini che non centra la porta vuota (41′). La prima frazione si chiude su un tentativo senza fortuna di Bruccini (43′). Dal riposo la Reggiana rientra con Pesenti al posto di Rampi; nel Pordenone Cattaneo rieva Strizzolo. La gara resta viva con azioni su entrambi i fronti. Cercano gloria Buratto (51′), De cenco (55′), Angiulli (59′). Colombo prova la carta Maltese (60′), ma il Pordenone cala il poker. Perilli respinge un bolide di Berardi. Il più lesto ad arrivare sulla sfera è Filippini che ribadisce in rete firmando la doppietta personale (62′). Ammirevoli i supporters granata che continuano a incitare la squadra. C’è spazio per Valente che rileva Filippini (77′) osannato dai tifosi neroverdi al seguito nello spicchio di Mapei loro riservato e per Cosner (al posto di Buratto). Gara chiusa. I ramarri non affondano, controllano le residue velleità granata e fanno scorrere il tempo sino al 92′. Domenica trasferta a Salò per entrare nel giro dei grandi.

Ore 19.40 – (Messaggero Veneto) «Sognare non costa nulla, si dice; però tutto ciò che stiamo facendo è realtà…». Mauro Lovisa ieri a Reggio Emilia non c’era, si trovava al Friuli a seguire l’Udinese. Ma ha seguito i suoi ragazzi a distanza e ha ragione di esultare: il Pordenone può dire la sua nella lotta promozione. «Rimaniamo equilibrati, ma non poniamoci limiti – afferma il presidente dei neroverdi –. Questa è una vittoria storica, il successo di un gruppo maturo che sta raccogliendo quanto semina. Non perdiamo più i punti come a inizio stagione: non voglio neanche pensare dove saremmo senza quei pari con Pro Piacenza e Alto Adige. A ogni modo complimenti ai miei ragazzi e a Tedino: ormai lo chiamo “mago”, azzecca ogni mossa…». Lovisa continua raggiante e parla anche di mercato: «Otto punti nelle ultime 4 gare, tutte con corazzate – dichiara il massimo dirigente –: l’aspetto bello è che siamo noi a dominare, non gli avversari. Rinforzi? Tesseriamo in settimana Martignago. Poi vediamo: questo è un gioiellino che può anche andare avanti così com’è».

Ore 19.30 – (Messaggero Veneto) Reggiana contestata a fine gara, il presidente Stefano Colombi che scende in sala stampa e invita tutti a mantenere la calma, confermando poi un allenatore che dice di vergognarsi. In mezzo al patibolo, con una ventina di cronisti come “esecutori”, prova a farsi largo la felicità del Pordenone per questo storico successo al Mapei Stadium. Il volume è alto e Bruno Tedino deve alzare la voce per far sentire le sue parole di gioia. E’ una contentezza contenuta e pacata, quella dell’allenatore dei neroverdi, quasi volesse rispettare il momento di difficoltà degli avversari. «Abbiamo fatto una buona gara – attacca il trainer –: siamo partiti molto bene, cercando di mettere pressione e in crisi una squadra con grandi qualità nella fase di palleggio. Ci siamo riusciti e la gara si è messa subito in discesa. Poi – continua – ci siamo complicati la vita e solo la fortuna ci ha tenuto in piedi (il riferimento è al rigore calciato da Bruggini sulla traversa, ndr). Ma, al di là di quello, ero convinto comunque di vincere. Vedevo cosa stavamo facendo ed ero fiducioso. Vorrei fare una dedica: questo successo è per mia figlia Nicole, perché se lo merita». Tornando al match, Pordenone bravo a rimanere in partita e capace di passare al 4-4-1-1 per contenere la sfuriata della Reggiana. «Bravissimi i ragazzi – commenta Tedino – è merito loro se riusciamo a cambiare assetto durante il match. Ripeto, la squadra ha avuto un impatto eccezionale nel match. E’ la vittoria più bella? E’ un successo come gli altri». Il tecnico del Pordenone non si lascia andare neanche quando vede la classifica, anzi: «I play-off a 2 punti? Io dico di continuare a guardare il fondo della classifica, ci si mette un attimo a farsi del male…». Molto contento il protagonista del match, Alberto Filippini, autore di una doppietta personale. «Il miglior Pordenone della stagione – afferma l’attaccante bresciano –: sapevamo di potercela giocare alla pari. Siamo stati bravi e fortunati. I miei gol? Sono soddisfatto, ci volevano dopo un periodo in cui ho faticato per colpa di un infortunio. Ringrazio lo staff medico che mi ha permesso di recuperare». Infine Stefani, capitano dei neroverdi ed ex “condottiero” in campo della Reggiana. Che incoraggia la sua ex squadra e, soprattutto, loda il Pordenone. «E’ andata bene, abbiamo disputato una grande gara: questi sono tre punti importanti e ce li godiamo tutti». La chiusura con due frasi “pesanti”. La prima, di squadra: «Puntiamo in alto: bisogna essere ambiziosi». La seconda, personale: «Ho finalmente ripreso a divertirmi giocando a calcio. Non mi capitava da tanto tempo». E per un giocatore, questo, è forse il pensiero più importante.

Ore 19.20 – (Messaggero Veneto) Sventola il neroverde al Mapei Stadium. E l’abbinamento cromatico non è del Sassuolo, di casa al “vecchio” Giglio, ma è del Pordenone, che privo di 3 titolari conquista una lussuosa, scintillante, storica e meritata vittoria. Nel cuore dell’Emilia, per la prima volta in 95 anni, la squadra di Tedino batte la Reggiana. Lo fa con 4 gol, aggravando lo stato di crisi dei granata ma, soprattutto, consacrandosi come outsider per la lotta promozione. I neroverdi volano a 19 punti, a 2 dai play-off e a 4 dal primo posto. Nella città del tricolore una “sbandierata” di calcio chic, in uno stadio altrettanto chic – da serie A – che consegna alla società un blitz da sogno. Peccato solo che i tifosi al De Marchi non se la siano potuta godere, visti i problemi tecnici del sito Sportube.tv che trasmette i match di Lega Pro in diretta streaming. Emozioni. Reggiana in crisi, reduce da 4 gare (compresa la coppa Italia) senza vincere e senza gol. Rapporti tesi tra tecnico e dirigenza. I presupposti per il colpaccio c’erano tutti, ma Tedino non si fida. Così, di fronte a i granata riportati da Colombo al 4-3-1-2, il tecnico del Pordenone non schiera il tridente in linea ma ripropone il “rombo”, con Filippini dietro le punte De Cenco e Strizzolo. Conta l’atteggiamento però. E il Pordenone è da subito aggressivo. Fiuta la confusione degli emiliani e azzanna. Al 6’ è già avanti. Berardi dalla destra mette al centro per De Cenco: il bomber (ancora) di testa firma lo 0-1. E’ l’8º gol in campionato, il quinto nelle ultime 5 gare. L’avversario, già barcollante, teme un altro gancio. Un “cazzotto” che arriva al 10’. Boniotti scende sulla destra, palla d’esterno per De Cenco, che di petto appoggia per Filippini. Si scambiano i ruoli: Caio assist-man per il bresciano, che di destro fulmina Perilli. E’ lo 0-2 dopo 10’. Sussulti. Il Pordenone però crede di averla già vinta, questa sfida. Così al 16’ De Cenco, in un attimo di inconsapevolezza, sbaglia un alleggerimento. La palla arriva a Nolè, a metà campo, che dopo un dribbling la spedisce in profondità per Arma. Il marocchino arriva a tu per tu con Tomei e non sbaglia: 1-2 e gara riaperta. E, potenzialmente, sarebbe in equilibrio 3’ più tardi, perché l’arbitro assegna il rigore per un mani di De Agostini. Ma Bruggini va troppo convinto sul dischetto: traversa. La gara qui vive il suo momento di maggiore intensità e furore agonistico. La Reggiana spinge, sostenuta dall’amore incondizionato della sua curva. Tedino capisce di essere in difficoltà e abbandona il 4-3-1-2 passando al 4-4-1-1: Strizzolo esterno sinistro, Berardi dall’altra parte, Filippini dietro a De Cenco. E’ la mossa giusta, perché i granata non trovano sbocchi sugli esterni e il Pordenone non si abbassa troppo, potendo ripartire. Come al 31’ con Buratto, che scende sulla sinistra e si guadagna un fallo. Va Pederzoli a battere: Perilli legge male la traiettoria, battezza il pallone al centro dell’area e, invece, termina sul suo palo. Servito l’1-3, al 31’. Ramarri versione deluxe. Equilibrio. Il più è fatto basta arrivare a fine primo tempo, cosa che il Pordenone guadagna con facilità. Si rientra dagli spogliatoi, Colombo inserisce un’altra punta (Pesenti), Tedino fa entrare Cattaneo e si sistema col 4-4-2, con l’ala comasca a cavalcare sulla fascia destra e De Cenco appoggiato da Filippini. Ecco, proprio lui, l’ex Padova, trova al 17’ il colpo di grazia. Tiro di Berardi dal limite, palla sporcata da una deviazione: Perilli è ingannato, riesce a respingere la sfera che però arriva sui piedi di Filippini, a cui basta soltanto spingere il pallone in porta. Poker d’assi smazzato. E doppietta personale per il trequarti. Cala il gelo al Mapei Stadium, perché per il resto è un unico susseguirsi di cambi e di un’azione affannosa della Reggiana per salvare l’onore e la dignità. La squadra granata riesce nell’intento, se non altro di non subire altri gol. Ma a far festa è il Pordenone. E che festa: 4 a 1 al Mapei Stadium. Sembra un film. Invece è la realtà.

Ore 19.00 – (Corriere delle Alpi) Gongolante e un po’sorpreso dai risultati delle più immediate concorrenti. Roberto Vecchiato si gode un’altra prova di maturità dei suoi ragazzi e, dopo aver salutato i sempre presenti genitori, attacca: «E’ un grande momento, come credo sia normale quando vinci quasi sempre. Siamo soddisfatti e felici, anche se restiamo equilibrati visto che quando pareggiavamo all’inizio non ci siamo depressi. La classifica si fa guardare più volentieri, rispetto a quando non riuscivamo a vincere. Allo stesso tempo, però, ora è già il momento di guardare alle partite di mercoledì in Coppa e a quella con il Venezia». La scelta che ha sorpreso tutti è stata quella di rivedere subito in campo da titolare Pellicanò che ha disputato una partita davvero precisa e di sostanza: «Probabilmente poteva sembrare una scelta azzardata, ma se un giocatore sta bene e questa cosa me la confermano anche i dottori per me può giocare. Poteva esserci qualche dubbio sulla condizione e sulla tenuta per novantacinque minuti, ma Paolo è un giocatore di grande spessore anche atleticamente per cui anche su questa cosa ha risposto bene”. Incalzato poi sulla voce Padova per il centrale, Vecchiato dice la sua: «Io penso che se il Padova voglia prenderlo non abbia problemi. Se me lo portano via pazienza, se rimane sono sicuramente felice. Queste scelte spettano a lui e alla società». Ed ora è il momento del doppio impegno settimanale tra Fontanafredda in Coppa Italia e il Venezia, oggi battuto per la prima volta in campionato, domenica al Polisportivo. C’è già un’idea di massima di come affrontare queste due sfide? «Ora ci soffermiamo sulla partita con il Fontanafredda. In questi due giorni puntiamo a recuperare un po’ le forze, qualche giocatore giocherà anche mercoledì mentre altri riposeranno. Puntiamo a passare il turno in coppa ed andare ai sedicesimi, questo è sicuro. Stiamo bene anche dal punto di vista mentale, al momento, per cui credo che abbiamo le potenzialità per fare il massimo anche in queste due partite».

Ore 18.50 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno corre in quinta. Altra accelerata e inseguimento al terzo posto completato. Doppia festa finale. Per la vittoria ottenuta sulla Luparense e anche per il gol in extremis della Triestina, passata in casa della Virtus Vecomp. Il miglior modo di concludere la domenica, aperta dalla zuccata di Miniati, che ha inchiodato i paddovani. La squadra di Cunico ha sì a disposizione un attacco stellare, ma mostra parecchie lacune in fase difensiva e così si ritrova a ridosso della zona play-out. Terza posizione,quindi, per il Belluno, e nel mirino ora c’è il Venezia, domenica ospite al Polisportivo. Contro la squadra che ha preso il titolo sportivo del San Paolo e comprende la squadra di serie A di calcio a 5, mister Vecchiato sorprende un po’ tutti. Parevano destinati a ritornare in campo in occasione della Coppa Italia sia Pellicanò che Corbanese, invece i due sono nella lista dei titolari. Ci vorrà ancora qualche giorno per Solagna e, pure con il terzo portiere Righes infortunato, in panchina va l’allievo Della Libera, classe 1999. Il resto della formazione è più o meno confermata, con lo spostamento in avanti di Duravia e l’inserimento a metà campo di Miniati. Panchina per la coppia attaccante titolare delle ultime due settimane, ossia Acampora e Marta. Nella Luparense in campo dal primo minuto le due facce conosciute De March e Brotto, mentre è squalificato Nichele. In tribuna, tra l’altro, il nuovo Sottovia. Il tema della partita appare piuttosto chiaro fin dall’inizio. I rossoblù si affidano a lanci lunghi a cui poi devono pensare Brotto, Beccaro e Giglio. Il Belluno, capito l’andazzo, chiude gli spazi dietro e tutte le volte che può si butta dentro nelle farraginose seconda e terza linea dei padovani. Soprattutto dalla parte di Duravia, che ha ancora il piede caldo e ci prova da fuori al 6’, mandando di poco alto. Pescosta ci mette un po’ a prendere le misure a Beccaro, ma quando ci riesce costringe ad accentrare la manovra dei lupi. Risultato? Calcagnotto e soprattutto Pellicanò mettono in mostra il meglio del repertorio. E quando uno sbaglia, come l’ex Real Vicenza al 18’, ci pensa l’altro a mettere la pezza decisiva. Gli affondi del Belluno possono portare a qualcosa e il centro arriva puntuale al 22’. Cross, manco a dirlo del montebellunese ed elevazione precisa di Miniati. Uno a zero in fretta, come successo con Monfalcone e Virtus e a quel punto i gialloblù hanno il grosso merito di non tenere elevati i ritmi. Così facendo non creano molto, ma rischiano ancora meno. E così arriva l’intervallo. Ripresa? Diversa, e non può essere altrimenti. Ancora qualche sprazzo di Belluno, come quando Farinazzo di testa non riesce ad essere incisivo sulla pennellata di Mosca. A quel punto, la Luparense capisce che perdere senza neppure averci provato non è il massimo. Si sveglia Beccaro, molto più mobile , che manda due palloni dalle parti di Brino. Il Belluno non riesce ad uscire e Pellicanò è bravo a rinviare una zuccata di Brotto. Entra Marta per Farinazzo mentre Cunico inserisce anche Paganelli. Grosso rischio a metà frazione. Pescosta e Brino non si intendono su uno spiovente, ma Perosin non ci crede. Entra anche Acampora per Corbanese e questo garantisce maggiore vivacità in contropiede. C’è però ancora da stringere i denti. Al 87’ Miniati rilancia male di testa favorendo Paganelli che va a tu per tu con Brino. Miracolosa la deviazione a mano aperta del portiere. E dopo tre minuti di recupero la quinta festa può iniziare.

Ore 18.30 – (Mattino di Padova) La settima sconfitta stagionale è una vera mazzata per la Luparense San Paolo: stavolta a far festa a San Martino è il Belluno, formazione rodata e quadrata, che dopo aver dominato il primo è bravissimo a tenere il vantaggio nella ripresa. Un solo punto nelle ultime 4 gare casalinghe per i Lupi, che ora sprofondano in zona playout e che nel primo tempo scendono in campo con il freno a mano tirato: i Lupi, sempre secondi sul pallone e sovrastati anche nell’intensità di gioco, non arrivano mai quasi mai dalle parti di Brino nei primi 45’. La prima “quasi” occasione, proprio a favore della Luparense, arriva al 18’ complice un’indecisione di Calcagnotto: Brotto, rispolverato dal 1’ dopo diverse settimane, recupera la sfera e si incunea in area di rigore, ma viene fermato sul più bello da Pellicanò. È un lampo sporadico, perché da lì in poi la formazione bellunese prende in mano le redini del gioco e al 22’ passa: sul cross dalla destra di Duravia, si avvita Miniati, che anticipa Praticò (e pure il compagno Corbanese) e insacca all’angolino dove Bazzichetto non può arrivare. La Luparense accusa il colpo, fatica a rialzarsi e al 33’ rischia il tracollo: sul classico traversone dalla destra, stavolta di Corbanese, Farinazzo, svetta di testa Corbanese a sovrastare Praticò, ma Bazzichetto blocca in due tempi. Al 40’ la prima occasione di marca locale: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Severgnini calcia dal limite chiamando Brino ad una respinta difficoltosa, il iù lesto sul tap-in è De March ma Miniati salva sulla linea di porta. Al rientro dagli spogliatoi la squadra rossoblù prova a dare un altro volto alla sua giornata: Cunico chiama pressione e intensità, e per lo meno la Luparense dimostra ad inizio ripresa un piglio diverso. Il pallino del gioco passa in mano a Brotto e compagni, che però faticano a trovare la palla-gol nel mezzo delle solide maglie bellunesi: all’8’ Beccaro prova a girare di testa, ma la palla si spegne sopra la traversa; quindi al 14’ è ancora il capitano di giornata, direttamente da calcio di punizione, a chiamare Brino ad un intervento comunque non trascendentale. Ben altra musica, invece, al 43’: Miniati sbaglia il retropassaggio servendo in campo aperto Paganelli, entrato da una ventina di minuti sul terreno di gioco, che si ritrova solo davanti a Brino ma si lascia ipnotizzare dal numero 1 gialloblù, che compie il miracolo e devia in angolo. È l’ultima chance di una Luparense volitiva ma che dimostra per l’ennesima volta di non riuscire a lasciarsi alle spalle il momento-no. 16 punti conquistati, e piena zona playout: per Cunico e i suoi sarà dura. «Non meritavamo di perdere». Sono queste le prime parole a caldo di patron Stefano Zarattini dopo l’ennesima delusione casalinga della Luparense. Ma la realtà è che il momento-no ormai è aperto da diverse settimane: «Come minimo meritavamo il pareggio, ma abbiamo sbagliato occasioni da gol incredibili. C’è poco da dire: dobbiamo star zitti e pedalare, in attesa che si apra il mercato. L’allenatore non è in discussione, ma il primo tempo è stato veramente brutto: abbiamo fatto male, prendendo gol alla prima occasione del Belluno, e abbiamo fatto fatica a rimanere sul pezzo. Cunico è stato bravo nell’intervallo a dare una scossa alla squadra, perché nella ripresa la qualità del gioco è migliorata e sono arrivate anche le occasioni per pareggiare, peccato che siano state tutte fallite».

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «No panic, è la nostra prima sconfitta e non cambia nulla nel nostro progetto. L’Este però ha avuto più voglia di vincere di noi». In tribuna è scattato in piedi più volte, sbuffando e allargando le braccia, urlando in inglese le sue proteste contro alcune decisioni arbitrali «poco convincenti». A fine gara il nervosismo è ancora evidente sul suo volto teso, ma Joe Tacopina si sforza di gettare acqua sul fuoco. «L’arbitro? Bisogna essere diplomatici però non è facile perché sono tre partite che ci dice male – storce il naso il presidente -. È inaccettabile, il Venezia gioca per vincere, non si può continuare così». Il suo rientro odierno a New York sarà sicuramente turbato da un flashback su tutti. «C’era un rigore enorme per noi, il difensore dell’Este ha portato via la palla a Maccan con la mano, era sdraiato a terra. L’arbitro ha persino ammesso di averlo visto bene, ritenendolo tuttavia involontario. Assurdo, in un episodio così non va valutata l’intenzionalità ma il fatto oggettivo, cioè che il nostro attaccante non ha potuto calciare in area perché la sfera gli è stata tolta con un colpo di mano, punto. Io conosco le regole, anche chi arbitra dovrebbe saperle applicare come si deve». L’ex patron del Bologna non rifiuta nemmeno qualche critica alla squadra. «Questa sconfitta non è piacevole, dispiace prima per i tifosi e ovviamente per la squadra stessa, prima che per la classifica. Un risultato frustrante, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità perché oggi ha perso il Venezia in campo a prescindere dal rigore e dalle tre, dico tre espulsioni. L’Este ha avuto più voglia di vincere». Negativo in particolare il primo tempo.
«Come altre partite – sottolinea Tacopina – forse qualcuno pensa «siamo il Venezia» e quindi vinciamo. Sbagliato, la mentalità dev’essere quella di una squadra consapevole di essere forte ma di doversi conquistare la Lega Pro lottando sempre su ogni palla. E non ho dubbi, il prossimo anno ci saremo noi tra i professionisti. Squadra, stadio, società, il progetto è appena iniziato e va avanti perché non è successo niente per questo ko».

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il fatto di non aver avuto grosse responsabilità sui due gol non lo consola di certo. In sala stampa il portiere arancioneroverde Guglielmo Vicario lo dice senza mezzi termini: «Sono sconvolto, non so cosa dire perché al 90’stavamo ancora vincendo 1-0 ed invece mi trovo a dover commentare una sconfitta. Colpa di due episodi, due palle inattive fatali, anche se onestamente dobbiamo ammettere che tutti nel primo tempo avremmo potuto fare molto meglio. L’espulsione di Carbonaro? Mah, di sicuro Coraini ha cercato il contatto». Pur difeso dal compagno va da sè che Paolo Carbonaro non si dà pace. «Per come si è sviluppata quell’azione potevo solo cercare di andare a riprenderlo in qualche modo. Non mi va di parlare troppo degli arbitri, non vorrei leggessero le mie parole calcando poi ancor più la mano contro di noi. Io dico che Coraini era già a terra prima che io arrivassi e purtroppo l’arbitro ci è caduto». Da un «cattivo» all’altro, il capitano Matteo Serafini espulso subito dopo il gol del 2-1 dell’Este. «Ero già ammonito per un normale scontro di gioco, ma mi ha mostrato il rosso diretto perché rientrando a centrocampo gli ho chiesto «sei contento adesso?». Non l’ho offeso, gli ho chiesto dove gli avessi mancato di rispetto e lui non mi ha nemmeno risposto. Ci è stato negato un rigore clamoroso, non poteva non vedere e il grande rammarico è di dover digerire addirittura una sconfitta».

Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Qualcosa non funziona più nel Venezia. E la colpa è solamente in minima parte degli arbitri. Prima sconfitta stagionale per lo squadrone di Paolo Favaretto (che ora rischia la panchina) – nella giornata in cui il presidente Tacopina ha deciso di onorare Valeria Solesin dedicando le magliette alla sua memoria e in favore di Emergency, con la presenza del fratello Dario in tribuna – che cade in una manciata di secondi nel tempo di recupero contro l’Este. Una sconfitta che ci può stare anche se rifiutata rabbiosamente dall’intero Venezia con il presidente in testa, poichè ritenuta figlia di un pessimo arbitraggio. Prima di parlare del match è bene, però, fare due conti. Il Venezia nelle ultime partite ha raccolto appena 9 punti sui 18 disponibili: tre pareggi di fila, poi la vittoria nel derby e quella di Fontanafredda, quindi il ko di ieri. Dal più 4 in classifica sul Campodarsego ora è a meno 3. Le cifre appaionofredde (ma guardando l’andamento dei singoli match la valutazione complessiva non cambierebbe molto) e fotografano un’involuzione della squadra che non può trovare solamente giustificazione in qualche torto arbitrale. Indubbiamente ci troviamo di fronte a un team costruito per vincere che dopo un lungo periodo di supremazia assoluto (o quasi) ha iniziato a soffrire un po’ troppo il suo ruolo. Spiace per il ds Perinetti che ci accusa di non mettere abbastanza in evidenza gli errori degli arbitri, ma non risiede in qualche fischio sbagliato il momento-no della sua squadra, tantomeno esiste un complotto anti-Venezia. Sono più semplicemente questioni di mentalità, di concentrazione, di determinazione (eppure si sapeva che l’Este in ben quattro occasioni è andato in rete dopo il 43’ della ripresa). Lo diceva in settimana – e l’ha ripetuto ieri – il presidente Tacopina: “per vincere bisogna giocare”, e forse il Venezia lo fa solamente a tratti. Contro l’Este ha interpretato in maniera maldestra il primo tempo, concedendo spazio agli ospiti che non ne hanno saputo approfittare. Nella ripresa cambio di ritmo con l’innesto di Maccan e squadra efficace e briosa ma dopo il vantaggio (al 12’ rete di Fabiano su appoggio proprio di Maccan) arriva il patatrac. Al 17’ Carbonaro insegue Coraini lanciato verso la porta lagunare e lo strattona appena fuori area per poi farlo cadere: seconda ammonizione per la punta lagunare ed espulsione. Cresce così il nervosismo lagunare che si impenna a 5’ dalla fine. Mentre Callegaro è a terra a centrocampo, Maccan si invola sulla destra e in area si vede negare la rete dall’intervento di mano di Tiozzo da terra che arbitro e assistente non ritengono da rigore. Proteste veementi con battibecco tra il tecnico Favaretto e un giocatore ospite: l’allenatore viene allontanato. La tensione cresce a dismisura nel Venezia mentre cala drasticamente l’attenzione. E infatti i due gol arrivano su calci d’angolo: il primo al 47’ quando Rosina dalla destra centra per Ferrara che a centroarea incorna alle spalle di Vicario. Appena un minuto dopo sempre Rosina, ma stavolta dalla bandierina di sinistra, mette palla in mezzo, ribattuta verso il limite dove si presenta Arvia per un rasoterra che chiude il match. Non prima però che il capitano lagunare Serafini abbia il tempo di passare alle spalle dell’insufficiente arbitro Meloni deridendolo con un “Sarai contento adesso?” e meritandosi così l’espulsione: leggerezza inspiegabile per un giocatore della sua esperienza. Detto dei fatti salienti va ricordato che nella prima frazione ci sono state alcune azioni offensive non pericolosissime dell’Este a fronte di una bella palla di Carbonaro salvata quasi sulla linea da Guagnetti, mentre nella ripresa il protagonista Maccan ha tolto di testa una palla avvelenata proveniente dal calcio d’angolo, all’altezza del secondo palo. Per il Venezia la necessità di ritrovare l’umiltà perduta e la tranquillità indispensabile per riprendere il passo. Subito due prove: mercoledì Coppa a Chioggia, domenica viaggio a Belluno.

Ore 17.30 – (La Nuova Venezia) Ce ne sarebbero tante di cose da dire in questa gara interna contro l’Este: sconfitta, episodi, rigori non visti, proteste. L’allenatore del Venezia Paolo Favaretto parla subito del primo tempo. «Non è stato buono» spiega «mentre nella ripresa, con l’ingresso di Maccan, siamo riusciti ad avere un piglio diverso. Sui due gol loro, sono i primi che prendiamo da palla inattiva in questa stagione». L’espulsione di Carbonaro ha segnato il resto dell’incontro. «Dopo il rosso» continua il tecnico del Venezia «non ho tolto Serafini e Maccan proprio per tenere su la palla. Questo non è un campionato vinto, è da vincere e sappiamo non si tratterà di una passeggiata. Ci saranno degli incontri giocati male ma da vincere». Inevitabile con Favaretto parlare di quanto successo negli ultimi minuti di partita, dove a farne le spese è stato anche lui. «Loro non restituivano la palla con un nostro uomo a terra» spiega «e ho avuto un battibecco con un giocatore avversario. Ci sono stati tanti cartellini gialli a nostro carico, l’arbitro ha fatto ribattere certe punizioni, tutti dettagli pur di non farci prendere velocità. Certo, avesse dato quel rigore su Maccan e poi fosse stato trasformato, la partita sarebbe finita». Altro spirito in casa padovana: Andrea Pagan si gode il colpaccio. E non è la prima volta che l’Este ribalta tutto alla fine. «Non credo sia una fatalità» commenta «ci abbiamo sempre creduto e il risultato è arrivato al termine di una gara straordinaria. Forse il pareggio sarebbe stato più giusto ma non abbiamo rubato. Ci siamo presentati al Penzo facendo una gara a viso aperto». Sugli episodi tanto discussi, Pagan ha pochi dubbi. «Sul rigore reclamato dal Venezia» dichiara «Tiozzo è scivolato ma in precedenza anche noi possiamo recriminare per due episodi in area loro, per dei falli su Coraini e Ferrara».

Ore 17.20 – (La Nuova Venezia) Un giro di lancette in pieno recupero con due gol arrivati da calcio d’angolo, e l’Este dà il primo dispiacere stagionale al Venezia. I padovani passano al Penzo 2-1 in rimonta, al termine di una partita brutta e convulsa, con un Venezia poco ispirato nel primo tempo e che ha perso pezzi per strada con le espulsioni di Carbonaro, Serafini e Favaretto. Non certo una bella notizia in vista della trasferta di Belluno. Una giornata iniziata nel ricordo di Valeria Solesin, con il fratello Dario in tribuna accanto al presidente Tacopina, un minuto di silenzio e uno striscione della Curva Sud tra campo e spalti, e una raccolta fondi dei tifosi pro Emergency con cui collaborava la ricercatrice veneziana. Una giornata speciale, sotto questo profilo, cui Tacopina teneva molto. A livello sportivo, invece, il Venezia ha chinato la testa, la prima volta in casa, e in campionato dopo quattordici risultati utili di fila. Una squadra che sembra in affanno e con poche idee, quasi a corto di ossigeno. Ferrante è schierato sulla sinistra al posto di Galli, Luciani copre la fascia destra. Favaretto mette Callegaro a centrocampo, e per il resto la formazione è quella già vista più volte. L’Este fin dalle prime battute si mostra formazione quadrata, per nulla vogliosa di fare sconti alla capolista. Un 4-4-2, quello di Pagan, che manovra molto sulla sinistra e da dove porta spesso Marcandella a dare fastidio a Ferrante e Modolo. I padroni di casa provano a fare le cose per bene, agiscono di rimessa, ma salvo qualche fiammata di Carbonaro e Serafini mostrano poco. Anzi, in alcune occasioni pasticciano: come i due rinvii consecutivi sui piedi degli avversari da parte di Vicario, o lo svarione di Luciani in area che quasi manda Ferrara diretto in porta. L’iniziativa è spesso dell’Este che tuttavia non incide con Marcolini e Ferrara solo per la bravura dei centrali di difesa avversari. Così al riposo si va sullo 0-0 e con qualche sbadiglio. La ripresa inizia invece sotto il segno di Fabiano, attivissimo nel recuperare palloni a centrocampo, cercando poi la porta o il suggerimento per i compagni. Non è un caso se al 12’ proprio lui trova lo spazio giusto per l’1-0, con un tiro dal limite su sponda di petto di Maccan. Ma il Venezia è tutto qui, perché 6’ più tardi Carbonaro finisce anzitempo sotto la doccia. In contropiede Coraini si invola sulla destra, Carbonaro lo rincorre per quaranta metri, chiudendo con il fallo l’azione. Inizia fuori area, ma Coraini cade dentro. L’Este protesta, non arriva il rigore ma l’espulsione del bomber arancioneroverde. In dieci la squadra di Favaretto stenta ma potrebbe raddoppiare al 39’: Maccan in area si libera di Tiozzo, che da terra sposta il pallone con la mano. Per l’arbitro tutto regolare. Cresce il nervosismo, poco dopo Favaretto viene espulso, quindi in pieno recupero arriva il doppio colpo da ko degli ospiti: di testa Ferrara al 47’ e dal limite Arvia al 48’, sempre su azione da corner, fanno 2-1. Il Venezia annaspa e al 49’ perde anche Serafini (rosso diretto) dopo un “colloquio” con il direttore di gara, e la testa della classifica.

Ore 17.00 – (Mattino di Padova) Un colpaccio che forse nessuno più si aspettava. Ma guai a sottovalutare l’Este, già abile in passato a rivoltare le gare come un calzino negli ultimi minuti di gara. «Non credo sia una fatalità» commenta il tecnico Andrea Pagan «perché anche stavolta ci abbiamo sempre creduto e il risultato è arrivato al termine di una gara straordinaria. Forse il pareggio sarebbe stato più giusto ma non abbiamo rubato. Ci siamo presentati al Penzo facendo una gara a viso aperto». Sugli episodi tanto discussi in casa veneziana, Pagan ha pochi dubbi. «Sul rigore reclamato da loro» dichiara «Tiozzo è scivolato ma in precedenza anche noi possiamo recriminare per due episodi in area loro, per dei falli su Coraini e Ferrara».

Ore 16.50 – (Mattino di Padova) In effetti, non mollare mai dev’essere la prerogativa di questo Este, che a Venezia ha lasciato tutti di stucco venendo via con i tre punti. Nessuna ruberia, sia chiaro, anche perché la formazione di Andrea Pagan si è dimostrata solida e organizzata. E basta vedere come sono stati accolti i gol degli ospiti dalla stessa formazione padovana per capire come la vittoria del Penzo sia stata un’impresa: urla, corse all’impazzata, tifosi aggrappati alla rete. Gli arancioneroverdi, di contro, masticano amaro, recriminano per un rigore non dato verso la fine dell’incontro per un fallo di mano di Tiozzo su Maccan a pochi passi dalla porta e, in un colpo solo, perdono l’imbattibilità e il primo posto in classifica. È una gara corretta e tranquilla fino a metà del secondo tempo, quando il rosso al veneziano Carbonaro su Coraini lanciato verso l’area cambia le carte in tavola. Da lì il nervosismo cresce, come dimostrano le espulsioni dell’allenatore del Venezia Paolo Favaretto e del capitano Serafini, mentre l’Este ha la forza di aspettare il momento buono per colpire con due azioni da calcio d’angolo. Nel pareggio è bravo Ferrara a mettere la palla nell’angolo destro dove nessuno può arrivarci, nel raddoppio, arrivato pochi secondo dopo, sulla respinta della difesa Arvia trova il tiro vincente che manda nello sconforto il Venezia. Gli ospiti sanno tenere bene a bada per tutto l’incontro la formazione di casa; squadra compatta, poco spazio agli attaccanti avversari, gioco a viso aperto e senza farsi troppi scrupoli se c’è da far male. Favaretto capisce che non si può scherzare e nella ripresa getta nella mischia Maccan anche per allargare il fronte del gioco d’attacco. Il rasoterra di Fabiano lascia immobile Lorello e per il Venezia sembra possa essere il preludio a un altro successo. Invece pochi dopo l’uscita di Carbonaro cambia ridà ancor più vigore all’Este. Il finale è convulso: Callegaro è a terra, l’Este non mette fuori la palla e qualche veneziano si arrabbia, poi Tiozzo tocca la palla con la mano e qualcuno in tribuna e in campo s’arrabbia. Infine Ferrara e Arvia puniscono.

Ore 16.30 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.10 – Qui Guizza: partitella finale, non vi partecipa Diniz.

Ore 15.40 – Qui Guizza: nuove intensi esercizi col pallone.

Ore 15.20 – Qui Guizza: lavoro col pallone.

Ore 15.00 – Qui Guizza: termina il colloquio, inizia l’allenamento.

Ore 14.50 – Qui Guizza: dopo dieci minuti di colloquio Bergamin e De Poli escono dallo spogliatoio.

Ore 14.40 – Qui Guizza: inizia il colloquio, presente anche il presidente Bergamin.

Ore 14.30 – Qui Guizza: Biancoscudati in zona spogliatoi in attesa del colloquio con mister e ds.

Ore 14.00 – (Gazzettino) L’allenatore dei biancorossi Antonio Andreucci glissa da par suo sulla questione del primato solitario in classifica, preferendo rimarcare i valori dei giocatori e la squadra nella quale militano: «Abbiamo espresso un primo tempo straordinario sul piano del gioco. Non è facile vedere squadre che giocano in questa maniera, e dopo il loro gol siamo stati comunque in grado di riprendere in mano la partita, non concedendo più niente». Il tecnico del Campodarsego ammette un momentaneo calo, di cui il Levico, formazione con un reparto offensivo pericoloso, ha approfittato riducendo le distanze ma, una volta incassata la rete la sua squadra ha serrato i ranghi. Poi raccomanda la valorizzazione del patrimonio costituito dai giocatori, soprattutto i più esperti: «Prima di essere giocatori, ci sono uomini. Merlano, Bedin, Rupolo, Poletti dimostrano straordinario attaccamento alla maglia, con prestazioni e risultati». Andreucci allarga poi il discorso a tutti, mirando sempre ad un miglioramento, con un occhio a quelli all’esordio nella categoria, lasciando spazi per l’innalzamento della qualità. «A tre punti dalla salvezza» è la sintesi del commento del presidente dei biancorossi, Daniele Pagin, che tiene i piedi per terra, anche se l’occhio che brilla di contentezza rifulge in tutto lo stadio. «La squadra era stata costruita per la salvezza e nessuno si aspettava di fare un campionato così – commenta – Chiaramente adesso continueremo a fare il nostro e sarà il Venezia che dovrà raggiungerci e superarci». Il direttore generale Attilio Gementi tesse le lodi di tutte le componenti: «Complimenti ai ragazzi, all’allenatore, allo staff e a tutta la società che non fa mancare nulla. Si continua con il nostro campionato, serenamente, partita dopo partita».

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Campodarsego sugli scudi, senza se e senza ma. La matricola terribile con l’ambizione dichiarata della salvezza diventa capolista solitaria, a tre punti di distacco dal Venezia. Mentre infatti i superfavoriti arancioneroverdi perdono negli ultimi minuti contro l’Este per 2 a 1, il Campodarsego la spunta con un risultato identico contro il Levico Terme. Una vittoria maturata peraltro in una partita a due facce, con un ottimo primo tempo iniziato in discesa e qualche rischio di troppo nella ripresa. La squadra di casa va in gol nei primissimi secondi: avanza Cacurio sulla fascia, la difesa trentina sembra piuttosto spaesata e non blocca il cross basso, Tanasa è là ben appostato e segna da due passi. Raddoppia al 3’ Aliù, che raccoglie un altro passaggio di Cacurio sul filo del fuorigioco, avanza indisturbato e con un rasoterra ravvicinato batte nuovamente Zomer. Il Levico accenna a una timida reazione, ma senza rendersi particolarmente pericoloso. E al quarto d’ora sono i padroni di casa a sfiorare il tris con l’incornata del solito Aliù su calcio d’angolo. Idem dicasi per Cacurio verso la mezzora, che s’invola solitario verso la porta avversaria e costringe il portiere a uno scatto di reni. Sono sempre i biancorossi padovani a tenere le redini del gioco e, a parte un tentativo di Andreatta dall’altra parte, vanno nuovamente vicini al gol con un bel pallonetto di Radrezza. Al rientro dagli spogliatoi, i gialloblu ospiti appaiono molto più determinati e interrompono presto il monopolio dei corner degli avversari. Fino ad accorciare le distanze con Piccinini entrato da poco, tra i migliori in campo dei suoi, che s’infila a due metri dalla porta e insacca. La rete dà vigore ai trentini, i quali aumentano il pressing. Dopo una serie di sussulti nella propria metà campo, il Campodarsego si riaffaccia dalla parti di Zomer con i suoi attaccanti, ma Aliù non riesce a ribattere in rete una respinta su tiro di Radrezza. Il possesso palla si ribalta rispetto al primo tempo e il Levico cerca il pari con un cross del neoentrato Bettazza per Xausa. Occasione più ghiotta per il compagno Calì al 35’, che si gira molto bene su assist di Bettazza ma la cui conclusione è fuori misura. Sempre Bettazza suggerisce per Baido, tutto sfuma. Nell’ultima parte della gara la loro squadra assume un’impostazione più offensiva. Ma l’agognato gol del pareggio non arriva e i tre punti vanno tutti al Campodarsego, che nel finale ritrova la quadra e si difende con ordine e determinazione.

Ore 13.10 – (Gazzettino) C’era una gran bella cornice di pubblico al Mercante. Il settore dedicato agli ospiti era gremito dai sostenitori del Cittadella: circa 400, altri erano sparsi in tribuna, davvero niente male per l’inedito derby che mancava da oltre vent’anni, con precedenti soltanto nei dilettanti. E il tifo granata era davvero ben organizzato, con cori e incitamenti ai giocatori in campo per tutti i novanta minuti. La delusione per il vantaggio del Bassano non ha scalfito la passione dei tifosi, che hanno fatto sentire tutta la propria voce al momento del pareggio di Pascali. A fine gara l’abbraccio in campo dei giocatori, quelli granata poi si sono recati sotto il settore dei propri sostenitori per il giusto applauso. Non si saranno numeri da grande realtà, ma il tifo organizzato cresce.

Ore 12.50 – (Gazzettino) È stata una settimana difficile per Roberto Venturato, con la scomparsa della mamma Concetta che gli ha segnato gli ultimi giorni, quelli che portavano al big match del Mercante con il Bassano. «Abbiamo disputato un primo tempo dove non siamo riusciti a fare quello che sappiamo. Il Cittadella è mancato nel gioco a terra, il verticalizzare di continuo non fa parte del nostro gioco e siamo andati in difficoltà. Fossimo riusciti ad arrivare all’intervallo sullo 0-0 nella ripresa si sarebbe vista un’altra partita. Invece abbiamo preso gol su un calcio d’angolo che non c’era, e in avvio di ripresa ci sono stati dieci minuti di sbandamento, dove abbiamo rischiato di andare sotto 2-0. Poi il Cittadella è uscito bene, prendendo il controllo della partita. Il pari, alla fine, ci sta». L’allenatore granata sottolinea i meriti del Bassano: «Ha disputato una grande gara, di corsa, intensità e anche di buona qualità. Avere portato a casa un pareggio lo ritengo un merito importante dei miei ragazzi, che credo possano acquisire ancora più consapevolezza nei propri mezzi dopo novanta minuti così intensi». Il Cittadella è sceso in campo con Sgrigna. «Il Bassano lo abbiamo visto giocare attendendo gli avversari, chiudendo tutti gli spazi per poi ripartire. Uno come Sgrigna poteva quindi servirci sullo stretto, ha messo qualche pallone importante in mezzo. Puntavo sulla sua qualità per andare in vantaggio, poi con Jallow cercare le ripartenze. Abbiamo invece rivisto il tutto, anche mettendo in campo un giocatore come Paolucci che potesse sostenere di più Iori, i risultati credo si siano visti. Nell’ultima parte di gara ho notato il Cittadella che conosco. È un pareggio che vale, dare continuità ai risultati è un principio che conta moltissimo per raggiungere qualsiasi risultato. Chiaro poi che i tre punti ti fanno fare il salto».
Nei momenti più difficili ci ha pensato Alfonso a tenere in piedi il Cittadella. «Lo conosco ha quando aveva 16 anni, l’ho portato a Pizzighettone. Ha qualità importanti, deve raggiungere quella maturità psicologica che gli permetta il salto definitivo. A Bassano ha fatto un paio di parate di categoria superiore». Sabato la Reggiana, che ha perso male con il Pordenone. «Non mi stupisce, il Pordenone è una squadra che resterà sempre nei primissimi posti». Ecco allora l'”eroe” di Bassano, Enrico Alfonso: «Sono stato impegnato soprattutto a inizio ripresa, ho tenuto in partita i miei compagni, che sono poi riusciti a recuperare lo svantaggio». Sul gol del Bassano, il portiere spiega: «L’angolo non c’era. Iocolano ha toccato per ultimo, e c’è stata un’ostruzione nei miei confronti, mi sono ritrovato a terra, incapace di reagire». La parata più difficile? «Bella è stata quella sul colpo di testa di Pietribiasi, difficile quella sul colpo di tacco di Iocolano, improvviso». Infine un bassanese doc, Donazzan: «Ho debuttato al Mercante a 30 anni, un’emozione. Il Bassano ci ha messo in difficoltà, correva più di noi, in avvio di ripresa poteva arrivare al raddoppio. Dopo il pareggio, invece, ha meritato il Cittadella. Raddrizzare il risultato da queste parti è difficile, quella del Cittadella è stata una prova di grande carattere».

Ore 12.30 – (Gazzettino) Il Cittadella non sa più vincere: a Bassano incappa nel terzo pareggio consecutivo dopo Lumezzane e Mantova, ma grazie alle contemporanee sconfitte di Pavia e Reggiana (prossimo avversario) rafforza il primato in classifica, guadagnando un punto sulle immediate inseguitrici.
Pareggiare a Bassano, contro una delle squadre più regolari della Lega Pro, che nell’ultimo campionato è arrivata a un passo dalla promozione in serie B, ci può stare, ma per un tempo Sottili e i suoi ragazzi hanno davvero messo alle corde il Cittadella: il grande pressing in mezzo al campo ha tolto il respiro a Iori e le veloci ripartenze sulle corsie esterne impegnato il reparto difensivo, che ha letteralmente “ballato” nei primi dieci minuti della ripresa. Alfonso questa volta ci ha messo non una, bensì tre pezze in una manciata di minuti, raggiunto il pari. E poi è uscita l’organizzazione di gioco del Cittadella. La sorpresa di giornata di Venturato è il debutto dal primo minuto in attacco di Sgrigna, che fa coppia con Litteri. È più intraprendente il Cittadella in avvio di gara, la buona occasione capita al 25′, con il cross di Sgrigna sul quale interviene di testa Chiaretti. Pressato da Martinelli, la conclusione del brasiliano risulta debole e centrale. Da qui in avanti, esce il Bassano: alla mezz’ora il tiro di Falzerano è rimpallato in area e ne esce un assist perfetto per Misuraca che scarica il destro, si immola Pascali a deviare con il corpo. È il momento migliore dei giallorossi, Germinale di testa non inquadra lo specchio della porta. Il Cittadella invece fatica ad arrivare dalle parti di Rossi, merito di un Bassano che pressa molto e riparte con velocità doppia rispetto a quella dei granata, che si affidano ad improbabili lanci lunghi che diventano facile preda dei difensori di casa. Una soluzione che non rientra nel Dna della squadra di Venturato. Nel finale di frazione arriva il vantaggio del Bassano, contestato dal Cittadella perché nasce da un angolo che non c’era: nell’intervento di Scaglia su Iocolano era stato quest’ultimo a toccare il pallone. L’arbitro, mal sorretto dall’assistente, sbaglia, e dal corner battuto da Candido in mischia Davì trova la zampata vincente. Al rientro in campo si mette subito in evidenza Pietribiasi: la sua girata di destro dà l’illusione del gol, il pallone finisce sull’esterno della rete. Ci vuole invece un super intervento di Alfonso sullo stesso attaccante all’8′ per evitare il raddoppio, e altre due respinte decisive un minuto più tardi, ancora su Pietribiasi, quindi sul colpo di tacco di Iocolano da distanza ravvicinata. Il Cittadella adesso è in affanno, Venturato corre ai ripari inserendo Paolucci per uno spento Schenetti, quindi Jallow per Sgrigna. Nel momento di maggiore difficoltà i granata arrivano però al pareggio (22′): angolo di Paolucci e imperioso stacco di testa di Pascali che fa secco Rossi. Il difensore è poi costretto a lasciare il campo per problemi muscolari. Agguantato il pari cresce il Cittadella, mentre cala il Bassano che oramai ha già dato tutto. I granata, pur controllando senza problemi la partita, riescono però a produrre soltanto un paio di mischie in area avversaria nei minuti conclusivi della gara.

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Momenti di paura al 33’ della ripresa di Bassano-Cittadella, quando il pallone calciato da Simone Iocolano, il capitano dei vicentini, poco oltre la metà campo ha colpito alla testa Manuel Iori, che, essendo a distanza ravvicinata, è crollato a terra esanime. Il primo a rendersi conto della gravità della situazione è stato lo stesso numero 11, che ha subito soccorso il collega, il quale aveva perso conoscenza, allertando con ampi gesti arbitro e panchine. Sia i sanitari del Bassano che il medico del Cittadella, Ilario Candido, si sono precipitati in campo, per assistere il 33enne centrocampista nativo di Varese. Per fortuna con il passare dei minuti l’apprensione che si era creata fra i giocatori e tra i tifosi sugli spalti è svanita, perché il capitano granata è tornato in sè, uscendo con le proprie gambe dal terreno di gioco. Iori ha poi concluso la partita senza problemi. Tutto bene, anche negli spogliatoi.

Ore 11.10 – (Mattino di Padova) Un punto che ne vale, in realtà, due. Non tre, che sarebbe stato troppo, ma alla fine il peso specifico del pareggio strappato al Bassano è “tanta roba”. Perché il Pavia è andato a perdere ad Alessandria e perché la Reggiana, prossima rivale di Iori & C. sabato 28 al Tombolato, si è fatta surclassare in casa dallo scatenato (di questi tempi) Pordenone. L’occhiata alla classifica è di quelle che appagano: il Cittadella è capolista del girone A – lo era anche prima di ieri – non più con una sola lunghezza di vantaggio sulle immediate inseguitrici, bensì con due. E le rivali più vicine sono tre: Pavia ed Alessandria, più la sorprendente FeralpiSalò. Campionato equilibratissimo, dove otto squadre, oltre a quella di Roberto Venturato, sono lì, a sgomitare per il primato e le posizioni di immediato rincalzo che valgono i playoff. Quinto pareggio. Insieme ai friulani di Bruno Tedino, i granata sono gli unici a registrare una sola sconfitta in dodici giornate, con un bilancio oltremodo positivo di 6 vittorie e 5 pareggi. L’ultimo dei quali vale davvero doppio per due ragioni: 1) serve ad allungare, appunto, in classifica, ed è la prima volta che Iori & C. mettono una simile distanza fra sè e gli altri; 2) è stato conquistato, in rimonta, sul campo di una delle big del torneo, che nella circostanza ha confermato di essere tra le formazioni più accreditate per il successo a maggio 2016. Il Citta ha carattere, personalità e capacità di soffrire, qualità che lo possono portare lontano (e già gli valgono la leadership), anche se al “Mercante” ha rischiato seriamente di finire sotto di due reti e di incassare il secondo ko. Sostenuta da almeno 500 tifosi – tribunetta di fronte a quella centrale piena – la capolista ha reagito alla grande alla rete realizzata da Davì in mischia, alla fine del primo tempo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo che non c’era, e questo nonostante abbia sbandato vistosamente in avvio di ripresa. Giallorossi scatenati. È stata una sfida maschia, combattuta (alle volte anche troppo) ed intensa, dove sia l’una che l’altra delle contendenti hanno cercato di superarsi sino all’ultimo. Meglio gli uomini di Sottili sino al riposo, bravi a limitare la manovra del Citta, fatta di solito di scambi fitti e in velocità, con uno o due tocchi al massimo, e invece quasi mai espressa come si deve, anche perché Iori si è trovato spesso Candido, che lo pressava con continuità, a girargli attorno, costringendolo a liberarsi in fretta del pallone e a sbagliare così misura o direzione dei lanci. La prima svolta è arrivata allo scadere della frazione iniziale, dopo che i giallorossi avevano perso Germinale (uno degli “ex”) per infortunio, sostituendolo con un pimpante Pietribiasi. Angolo concesso dall’arbitro a Iocolano, dopo che quest’ultimo si era portato la palla sul fondo a seguito di un contrasto con Scaglia, e pallone calciato da Candido: mischione sotto la porta di Alfonso e Davì è stato il più lesto a girare nell’angolo in scivolata. Super Alfonso, poi Pascali. Uscito dallo spogliatoio, il Citta ha rischiato di capitolare per la seconda volta: Alfonso ha sfoderato tre interventi strepitosi, fra l’8’ e il 9’, su Pietribiasi (prima un’incornata, poi un tiro da dentro l’area) e, sul prosieguo della seconda azione, è scattato come un gatto a neutralizzare un colpo di tacco infido di Iocoloano. Scampato il pericolo, inseriti Paolucci e Jallow per rimettere un po’ le cose a posto (fuori Schenetti e Sgrigna, entrambi insufficienti), Venturato ha visto i suoi crescere di minuto in minuto, sino all’1-1, realizzato da Pascali, di testa, su angolo di Paolucci (22’). Il difensore è poi uscito per affaticamento muscolare, rimpiazzato da Cappelletti. Da lì in avanti il Citta non ha più corso pericoli, anzi ha concluso in crescendo. Infine, una domanda al designatore della Can Pro Giannoccaro e ai suoi vice: se Giuseppe Strippoli, di Bari, è considerato uno dei migliori arbitri, adatto a dirigere una gara di tale levatura, come saranno i suoi colleghi? Non ne ha azzeccata una, aiutato male dall’assistente Rossi di La Spezia che operava sotto la tribuna centrale, e ha scontentato tutti. Almeno avesse visto giusto negli episodi-chiave! Questo, purtroppo, è ciò che passa il convento dell’Aia…

Ore 10.40 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Subito una svolta oppure sarà resa dei conti”) Sei punti nelle ultime otto partite, la zona play out che incombe e una squadra che dopo un terzo di campionato non è ancora riuscita a trovare una propria identità sul piano della personalità e del gioco. È un Padova sull’orlo della crisi quello che esce dalla dolorosa sconfitta all’Euganeo con il Cuneo. Ancora una volta la truppa biancoscudata ha pagato a caro prezzo gli errori commessi, dimostrando poco cinismo davanti alla porta e sbandando pericolosamente in difesa. Se a tutto ciò aggiungiamo la scellerata espulsione rimediata da Favalli (assolutamente inutile il secondo cartellino giallo) e una insoddisfazione sempre più latente a livello societario, il quadro a tinte fosche è completo. Ecco dunque che la sfida di sabato prossimo sul campo della Pro Patria può diventare decisiva. Nel bene e nel male. Una vittoria a Busto Arsizio garantirebbe a Cunico e compagni un prezioso propellente per scacciare un po’ le nubi e rilanciarsi in classifica. Se invece anche in casa dell’ultima in classifica non dovessero arrivare i tre punti, la resa dei conti sarà inevitabile.

Ore 10.30 – (Gazzettino) Amareggiato anche l’amministratore delegato Roberto Bonetto. «I risultati sembrano alla nostra portata – esordisce – e poi, per una ragione o l’altra, veniamo sempre smentiti. Pensavo che quella con il Cuneo fosse la gara della svolta in un trittico che poteva permetterci di uscire da questa brutta situazione e dire la nostra, ma resto dell’idea che la nostra sia una buona rosa e non meriti questa posizione, anche se la classifica dice altro». Così sulla gara di sabato. «Ero abbastanza tranquillo, si vedeva che la squadra stava giocando e il Cuneo non ci aveva messo in difficoltà prima di quello spiacevole episodio». Bonetto si riferisce all’espulsione e tira le orecchie alla squadra per il gol preso subito dopo. «Per le proteste forse i ragazzi hanno perso la concentrazione quando invece occorreva resettare tutto. Andando al riposo a reti bianche poteva poi essere un’altra gara». E ora? «Tutti dobbiamo cambiare mentalità e atteggiamento, da noi dirigenti all’ultimo magazziniere, e capire che questa è un’altra categoria. Si è creata una situazione allucinante, siamo entrati in questo brutto vortice da cui bisogna uscire prima possibile, rimboccandosi le maniche. Se guardo le squadre avanti mi viene il mal di testa, pensiamo a quelle dietro che in questo turno, ringraziamo il cielo, non hanno fatto bene». Così su Parlato: «Il presidente ha già fatto delle considerazioni nel dopo gara e c’è un direttore sportivo. Se dobbiamo parlarne, lo faremo, ma lascio i giudizi tecnici a chi di dovere».

Ore 10.20 – (Gazzettino) Resta però la grande difficoltà di trovare la porta. «Nel primo tempo eravamo ancora un po’ contratti, ma non sono mancate le occasioni e non solo quella di Cunico». Nelle ultime otto partite i biancoscudati hanno ottenuto solo sei punti. «Un brutto cammino. Cosa ci manca? Non riusciamo ad avere continuità e cerchiamo da tempo un’identità che non riusciamo a trovare, anche se la gara con il Cuneo esula in parte dal discorso». È a rischio la posizione del tecnico Parlato? «Le analisi si fanno su tutti, me compreso. Abbiamo preso una mazzata, siamo arrabbiati, ma occorre ragionare con lucidità, valutando anche l’andamento della gara. Servono mentalità, identità e valori per vincere, consapevoli che anche le squadre di coda hanno qualità e lo stesso Cittadella ha avuto problemi con le ultime della classe». Si è sempre parlato di un campionato di medio-alta classifica. Cambiano le prospettive? «Bisogna solo pensare a migliorare, senza perdersi in altri discorsi e andare oltre gli episodi negativi. Resto convinto che questa resti una buona squadra, con giocatori importanti. Sul fronte del mercato ancora non si è fatta alcuna valutazione, ma a breve ne parlerò con il tecnico per decidere cosa cercare».

Ore 10.10 – (Gazzettino) Quella di sabato con il Cuneo doveva essere la partita del salto di qualità dopo le incoraggianti prestazioni con Pordenone e Cremonese. All’Euganeo si è invece vissuta una giornata da lupi, non solo in senso atmosferico, e il Padova, un punto sopra la zona play out, si trova ora a fare i conti con una realtà ben diversa rispetto alle aspettative di società e tifosi. Contro i piemontesi, pur non steccando sul piano del gioco, la squadra ha pagato a caro prezzo quei quattro minuti di follia a cavallo tra i due tempi in cui, per ingenuità o errori individuali, si è irrimediabilmente complicata la vita da sola, chiave di lettura confermata in buona parte anche dal diesse Fabrizio De Poli. «La realtà dei fatti – spiega – è effettivamente questa. L’espulsione di Favalli ci ha danneggiato; immediato, peggio ancora, è arrivato il gol per errori nostri e poi abbiamo messo un’altra pezza, favorendo il raddoppio dei piemontesi. In dieci uomini la squadra ha fatto il possibile, ma la gara era praticamente compromessa». Scatterà una multa per Favalli? «Poteva evitare la seconda ammonizione, ne parleremo».

Ore 10.00 – (Gazzettino) Una cena organizzata dall’associazione “Magico Padova” impegnata sul fronte dell’azionariato popolare, per divulgare le proprie iniziative e per raccogliere fondi per finanziare le radiocronache della squadra biancoscudata. Appuntamento mercoledì sera all’agriturismo La Rosa a Bosco di Rubano, dove saranno presenti vecchie glorie, giocatori e dirigenti del Padova, associazioni di categoria e tifosi. Il costo è di 30 euro, interamente devoluto al progetto “Da Gildo ad Antonio, la tradizione continua” a cui si può contribuire anche attraverso il portale web eppela.com. Prenotazioni alla mail contact@apmagicopadova.it

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «La realtà è che questa squadra non ha ancora trovato il proprio assetto, ed è ancora alla ricerca della propria identità, così come della giusta intensità di gioco. È il problema principale, perché solo un’identità precisa ti può dare la continuità in campionato. Dobbiamo trovarla presto». Altro aspetto su cui lei era stato critico in passato: la sterilità offensiva. Il Padova ha segnato solo 11 gol, è il quarto peggior attacco del campionato e soprattutto fatica a trovare interpreti diversi sotto porta. Finora hanno realizzato solo Neto Pereira, Altinier, Petrilli e Fabiano e mancano completamente i gol dei centrocampisti. Come ci si sblocca? «In fase offensiva abbiamo giocatori di valore e su questo non discuto. Con il Cuneo nel primo tempo ho visto cose buone, abbiamo creato abbastanza, anche se dobbiamo ancora lavorare molto dal punto di vista della finalizzazione. Non sono troppo critico su questo aspetto, abbiamo fatto buoni movimenti e potevamo anche buttarla dentro. C’è qualche passo in avanti, ma resta la preoccupazione sul momento della squadra. Troviamo la nostra identità e la mentalità giusta. E facciamolo il prima possibile».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Lei quali impressioni ne ha ricavato? «Innanzitutto bisogna sempre sforzarsi di analizzare le partite nel loro complesso, ed è quello che ho fatto anch’io sabato sera. Nella ripresa abbiamo giocato benissimo dieci contro undici, ma ormai la gara era compromessa e il terzo gol l’abbiamo preso soltanto per la grande voglia di andare a pareggiare. Purtroppo paghiamo quello sciagurato finale di primo tempo, con un’espulsione evitabile e il gol seguente. È giusto non cercare alibi, ma è difficile analizzare la partita senza prescindere dagli episodi. Per questo è corretto andare avanti per la nostra strada». Lei, anche recentemente, non ha nascosto le difficoltà della squadra. In dodici partite l’allenatore ha sempre cambiato formazione, alternato tutti gli uomini della rosa che ha a disposizione (solo Cucchiara e Dell’Andrea non hanno mai giocato) e non ha ancora trovato un proprio undicibase. Crede che sia questo il problema maggiore del Padova? «Sì. In estate abbiamo cambiato tanto, non so se sia dovuto a questo, ma di sicuro ci aspettavamo di trovare prima la quadratura del cerchio».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) L’autunno biancoscudato si è presentato molto più gelido del previsto. Il giorno dopo la sconfitta contro il Cuneo il Padova è costretto a leccarsi le ferite e, come ha sottolineato il presidente Bergamin, a riflettere su tutto quello che non va. Dopo un’ottima partenza, nelle ultime nove partite i biancoscudati hanno ottenuto appena una vittoria contro il Mantova, a fronte di quattro sconfitte e altrettanti pareggi, che hanno fatto piombare la squadra, di fatto, in zona playout. I processi mediatici, ovviamente, sono già iniziati e c’è chi sostiene che sia fondamentale una vittoria sabato prossimo contro la Pro Patria, per evitare ribaltoni tecnici. Sarà così? Non per il direttore sportivo Fabrizio De Poli, che non vuole sentire assolutamente parlare di una panchina a rischio per Carmine Parlato. «Finché ci sarò io, il mio compito sarà sempre quello di difendere l’allenatore, ma anche giocatori e dipendenti», la premessa di De Poli. «Cercherò di aiutare il tecnico il più possibile, Parlato è il nostro allenatore e domani (oggi, ndr) ci troveremo al campo e parleremo con la squadra. E poi, scusate, ma come si fa a dire che il tecnico possa rischiare la panchina dopo la sconfitta con il Cuneo? Ma l’avete vista la gara?».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Un dato peggiore la scorsa stagione si era registrato solo con il Montebelluna (ma con la “Fattori” squalificata) e alla prima gara con l’Union Pro a campagna abbonamenti appena iniziata. Insomma, un quadro piuttosto desolante. I tifosi sono molto critici, al termine della gara gli ultras hanno urlato «Meritiamo di più», mentre sui social le opinioni sono divergenti. In pochissimi, a dire la verità, chiedono la testa di Parlato, in molti però ne mettono in discussione le scelte: «Perché Petrilli continua a partire dalla panchina?», uno dei commenti più gettonati, seguito dai dubbi sulla difesa: «Come mai è stato accantonato Fabiano?». Valerio, su facebook, va oltre: «Caso De Poli, caso Giandonato, mi sembra che non ci siano ruoli precisi in società». Su una questione, tuttavia, il parere è quasi unanime: il mercato di gennaio. «Servono 4 rinforzi, altrimenti la vedo dura», il commento di Pino, al quale fanno seguito altre opinioni dello stesso tenore. Le parole promozione, serie B, playoff sono sparite dal dizionario dei tifosi, nessuno parla di spettro retrocessione, ma il rischio di essere risucchiati in zona playout fa paura. «A Busto Arsizio deve assolutamente arrivare la scossa», dicono tutti.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) C’è un aspetto che è difficilmente misurabile in maniera oggettiva, ma è facilmente percepibile nell’aria: la scintilla tra questo Padova e i suoi tifosi non è ancora scoccata. Lo scorso anno ha rappresentato una splendida eccezione, si eri ripartiti da zero, in una categoria sconosciuta, con una formazione che dominava il campionato e cercava di ripagare nel miglior modo possibile l’affetto dei tifosi. Quest’anno, per così dire, si è tornati alla normalità. Se è ancora grande il senso di gratitudine per i protagonisti, dal campo alla panchina passando per le stanze dei bottoni, che hanno riportato i biancoscudati tra i professionisti, l’amore per questo gruppo non è sbocciato. Una testimonianza arriva dalla risposta di pubblico per la sfida contro il Cuneo, che ha fatto registrare il record negativo di presenze stagionali. Ok che gli ingredienti per non gremire l’Euganeo c’erano tutti: maltempo, un sabato storicamente indigesto, avversario non certo blasonato, ma gli appena 443 paganti sono un dato sconfortante. In totale 3.854 spettatori.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 23, Alessandria, FeralpiSalò e Pavia 21, Bassano, Cremonese e Reggiana 20, Pordenone e SudTirol 19, Giana Erminio 17, Cuneo 16, Padova e Pro Piacenza 14, Lumezzane 13, Mantova 12, Renate 9, AlbinoLeffe 8, Pro Patria 2.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la dodicesima giornata: Padova-Cuneo 1-3 (Rinaldi (Cn) al 48′ pt, Chinellato (Cn) al 2′ st, Neto Pereira (Pd) al 10′ st, Ruggiero (Cn) al 44′ st), Pro Piacenza-AlbinoLeffe 0-0, Lumezzane-SudTirol 1-2 (Tulli (St) al 2′ st, Sarao (Lu) al 38′ st, Gliozzi (St) al 46′ st), Renate-Cremonese 0-1 (Brighenti (Cr) al 15′ st), Mantova-FeralpiSalò 1-2 (Ruopolo (Mn) al 10′ pt, Bracaletti (Fs) al 27′ st, Romero (Fs) al 37′ st), Bassano-Cittadella 1-1 (Davì (Ba) al 45′ pt, Pascali (Ci) al 22′ st), Giana Erminio-Pro Patria 0-0, Reggiana-Pordenone 1-4 (De Cenco (Pn) al 5′ pt, Filippini (Pn) al 10′ pt, Arma (Re) al 16′ pt, Pederzoli (Pn) al 31′ pt, Filippini (Pn) al 17′ st), Alessandria-Pavia 2-1 (Marino (Pv) al 29′ pt, Bocalon (Al) al 12′ st e al 48′ st)

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 22 novembre: giorno di riposo per i Biancoscudati dopo la sconfitta interna col Cuneo.




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