Live 24! Giana Erminio-Padova, -5: primo allenamento, si prepara la trasferta di Gorgonzola

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Ore 22.10 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 29, Alessandria 27, Bassano e FeralpiSalò 24, Pavia e SudTirol 23, Cremonese e Cuneo 22, Reggiana 21, Pordenone 19, Giana Erminio, Padova e Pro Piacenza 18, Lumezzane e Mantova 13, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 3.

Ore 22.00 – Lega Pro girone A, fischio finale: Mantova-Alessandria 0-4, a segno nella ripresa Marconi al 25′ e Fischnaller al 39′.

Ore 21.50 – (Il Piccolo) Ancora una delusione, ma stavolta ancora più cocente del pareggio con il Dro. Perché quando si gioca bene ma si spreca l’inverosimile, le sconfitte bruciano ancora di più ed Elio Roncelli, che ha continuato anche ieri a Monfalcone a guidare la panchina dell’Unione Triestina 2012, non lo nasconde: «Una sconfitta che non meritavamo – dice il tecnico – se c’era una squadra che doveva vincere, questa era la Triestina. Mi dispiace perché c’era parecchia gente di Trieste che si era avvicinata alla squadra e mi avrebbe fatto piacere regalare loro un successo. Il rammarico è grande perché anche stavolta dovevamo vincere per la quantità di gioco espressa e invece si torna a casa a mani vuote. La prestazione, anche a parere di chi ha visto la partita da fuori, è stata sulla stessa linea di domenica scorsa: ci siamo mangiati 4-5 gol davanti la porta, Contento poi ha fatto un paio di grandi interventi e alla fine, quando non concretizzi e sbagli troppo davanti alla porta, il calcio è cattivo e ti castiga. Soprattutto se dall’altra parte ti trovi di fronte un giocatore come Godeas, con una rete forse fortunosa ma di sicuro da grande giocatore». Se a Roncelli resta una consolazione, è almeno quella della prestazione e del debutto di un giovane della Juniores in serie D: «Sì, credo che abbiamo giocato a calcio, mentre dall’altra parte c’è stata la fortuna di avere un grande finalizzatore. I ragazzi hanno dato il massimo e vanno solamente lodati, considerata anche la situazione che conoscete bene. Inoltre avevamo una panchina cortissima, ancora più del solito, ma c’è la soddisfazione di aver fatto esordire un giovane come Volk, che credo abbia fatto anche bene». Certo, considerato che l’Unione è rimasta anche in superiorità numerica, si può parlare davvero di occasione persa: «Ma sì – conferma Roncelli – la partita l’avevamo in pugno, ma dopo aver sbagliato occasioni clamorose, abbiamo preso gol in contropiede. Invece di fare le cose semplici, abbiamo tentato con sufficienza un uno-due e perso palla. Ma ripeto, il calcio è questo». Fa un po’ di sensazione, comunque, che a giustiziare la Triestina sia stato proprio Godeas: «Ma non guardo se a giustiziarci è stato Godeas o un altro – dice Roncelli – non guardo i nomi. So solo che abbiamo preso gol. Per il resto, Godeas non lo scopro certo io, a un giocatore così non vanno concessi spazi, e alla prima che sbagli ti castiga. In ottica classifica abbiamo dato aria anche all’Ufm e questo non è certo positivo. Ma ripeto, sono deluso perché non meritavamo proprio la sconfitta».

Ore 21.40 – (Il Piccolo) Una zampata di Denis Godeas decide quasi allo scadere un derby combattuto e intenso – più sul campo che sugli spalti come si era abituati da queste parti – nel quale l’ha spuntata chi ci ha creduto fino in fondo. E l’Ufm ha dovuto sobbarcarsi tutte le difficoltà del caso, dai tre punti a tutti i costi contro la maggior serenità degli ospiti dettata da una classifica più tranquilla all’inferiorità numerica per il doppio giallo a Zetto negli ultimi 25′. Squadre schierate in modo speculare con due mediani a coprire i rispettivi reparti arretrati (e qui Proia e soprattutto Migliorini hanno vinto praticamente ogni duello), esterni ospiti molto più efficienti nelle percussioni personali e Nuova Triestina più armonica nella manovra almeno all’inizio sebbene il primo pericolo lo corra proprio Di Piero (grande intervento) sull’incornata a colpo sicuro di Denis Godeas al 2′. Santoni parte da sinistra e si accentra per servire Morelli dopo essersi bevuto Kozmann al 10′, rasoiata che scheggia il palo alla destra di Contento, la replica dei locali è veemente (incursione di Loperfido e capocciata di Godeas) e letale tanto che al 13′ sono proprio gli uomini di Zanuttig a trovare con costrutto la via del gol: Bertoni recupera un pallone perso malamente da Mian e serve prontamente Godeas che dai venti metri la piazza nell’angolino con un preciso destro a giro. Nemmeno il tempo di esultare e i biancorossi impattano: angolo di Proia sul quale la retroguardia monfalconese pasticcia (Contento la prende di pugno ma centra Andjelkovic) e Di Dionisio deve solo allungare la gamba per l’impatto vincente mettendo nel sacco sguarnito. Una galoppata di Proia senza esiti soddisfacenti conclude un primo quarto di gara ricco di emozioni, prima della mezzora è ancora il turno di Godeas che, pressato, viene stoppato da Di Piero. Sempre dalla distanza i botta e risposta tra Santoni (centrale al 35′) e Godeas (punizione-bomba contratta coi pugni da Di Piero al 38′), prima dell’intervallo il gesto tecnico di Bezzo è una prelibatezza (staffilata in perfetta coordinazione da fuori area su respinta di testa di Andjelkovic) ma, complice una leggera deviazione, la sfera sibila a lato di qualche centimetro. La ripresa si apre con un paio di angoli che i giocatori di casa non concretizzano a dovere e con qualche protesta sull’atterramento di Andjelkovic ai danni di Zetto, il primo tentativo triestino fa venire i brividi a Contento che al 18′ deve superarsi sulla spaccata di Di Dionisio: pallone deviato miracolosamente sul legno e quindi in angolo. Subito dopo il secondo giallo a Zetto che complica maledettamente i piani di Zanuttig, e qui l’Unione Triestina ha qualche demerito e la sfortuna di trovarsi di fronte un Contento in forma smagliante: il portierone dell’Ufm para il parabile e forse di più su Santoni (21′ e 28′) e Crosato (27′) prima di venir graziato da Morelli al 34′. Passata la buriana ecco il raggio di sole nel cielo biancazzurro al 41′ nato da un traversone di Bertoni dalla destra magistralmente servito da Catania: il pallone viene catturato al volo da Godeas che gira prontamente in porta ma Di Piero ribatte d’istinto, il centravanti si rialza prontamente e uncina nuovamente il cuoio facendo esplodere il “Comunale” con una conclusione a mezza altezza.

Ore 21.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Per la prima volta mi sento battuto meritatamente». Mauro Lovisa riesce a scherzare sulla sconfitta subita sabato dai suoi ramarri a opera di un Cittadella da categoria decisamente superiore. INCROCIO SBAGLIATO – Re Mauro incrocia i percorsi delle due squadre. «Se avessimo incontrato il Cittadella un mese fa – azzarda – forse le cose sarebbero andate un po’ diversamente. Sabato invece i granata erano nel loro momento migliore e noi, forse, nel nostro peggiore. Non è possibile “regalare” a un’avversaria da primissima fascia giocatori come Pederzoli, Finocchio, Marchi e Strizzolo. Senza nula togliere – precisa il presidente – a chi li ha sostituiti». Non solo le assenze hanno pesato sull’andamento del match. «Vero – concorda Lovisa -. Hanno fatto loro quello che dovevamo fare noi. Ci hanno aggredito altissimi. Pasa e Stefani erano sempre pressati dai loro avanti. Impossibile impostare da dietro. Sono stati bravi. Devo proprio fare i complimenti a Venturato che ha preparato la partita benissimo».
Tedino no? «Non poteva – il presidente giustifica il suo tecnico -.È da una ventina di giorni che la squadra non può allenarsi bene a causa di assenze per infortuni o per mali di stagione. Non è facile lavorare così. E pii – siferma pensieroso – forse stiamo anche pagando lo stress di questa prima parte di campionato. Può succede dopo una tirata come la nostra. Non dimentichiamo – sottolinea – da dove siamo partiti: da un ripescaggio». GUARDARE AVANTI – Pordenone ridimensionato? «No, direi – risponde re Mauro – richiamato alla realtà. Noi abbiamo un obbligo solo: arrivare a quota 40 più rapidamente possibile. Una voltà lì, con la mente libera, ci divertiremo di più. Io – strizza l’occhio il presidente – per primo. Adesso guardiamo avanti – invita -, al match di sabato a Cuneo, dove potremo riavere anche chi non ha giocato il match con la capolista».

Ore 21.10 – (Messaggero Veneto) Il campionato è ancora lungo, ma per ora il Pordenone deve riporre nel cassetto il sogno play-off. Dopo le due sconfitte consecutive, la squadra neroverde è tornata sulla terra. FeralpiSalò e Cittadella hanno dimostrato di avere qualcosa in più rispetto ai boys di Tedino, che comunque non abbiano sfigurato. Della post-season, eventualmente, se ne riparlerà più avanti, anche se, giova ricordarlo, a questo gruppo nessuno ha chiesto di centrare un obiettivo così ambizioso. L’ultimo rovescio. Si torni al match di due giorni fa, contro il Cittadella. I granata, primi in solitaria, sono arrivati al Bottecchia col piglio tipico di chi sta in cima. Sono andati in sotto, ma non si sono disuniti. Anzi: la rete incassata ha dato loro maggior forza. Così il Pordenone – incerottato – non ha potuto evitare la forza dell’onda avversaria. Ha subìto due gol in 20’, arrangiandosi per arrivare a fine primo tempo con lo scarto di una sola rete. Quando poi nella ripresa ha provato a raddrizzare la gara, con l’ingresso di Cattaneo e il passaggio al 4-4-2, è arrivata dopo soli 3’ di gioco la terza sberla padovana. La gara si è chiusa lì, non ha detto più nulla. Corti. Cos’ha detto l’ultima partita? Ha portato in superficie un concetto noto da tempo: che il Pordenone è un’ottima squadra qualora possa disporre di tutti i titolari al top. Appena due-tre elementi importanti mancano, la velocità di crociera diminiusce e la barca può prendere acqua. Basta vedere la gara col Cittadella: senza Pederzoli, Strizzolo, Marchi e Finocchio, con Mandorlini e De Cenco a mezzo servizio, il team ha tenuto il campo per 20’-25’. Poi il Cittadella, squadra costruita per vincere, in salute – quindi al massimo – ha iniziato come da previsione a fare ciò che voleva. Morale: per puntare ai play-off serve qualcosina in più, e questo non deve per forza significare un ritorno sul mercato, l’arrivo di altri giocatori oltre a Martignago, tesserato la scorsa settimana, bensì più semplicemente una rosa interamente a disposizione. Futuro. Invece il Pordenone di quest’anno ha avuto sinora, come detto, molti problemi: si consideri che, tra gli altri guai, il terzo centrale difensivo – Ingegneri – non è praticamente mai sceso in campo a causa di problemi legati alla salute fisica. Tedino, così come la proprietà, non si dispera e mantiene la fiducia. Ci sono ancora tre giornate da giocare da qui alla fine del girone d’andata, quindi l’intera seconda manche del torneo: tutto può accadere. E se anche non dovesse realizzarsi quel sogno, ci si accontenterebbe volentieri di una bella salvezza. Il ricordo di quel 31 maggio scorso, del ko a Monza per 6-3 e della retrocessione, è ancora vivo. Come anno post-ripescaggio proprietà e dirigenza vedrebbero di buonissimo il solo consolidamento in categoria. Magari continuando a divertire il pubblico.

Ore 20.50 – Lega Pro girone A, fine primo tempo: Mantova-Alessandria 0-2, reti di Mezavilla al 9′ e Branca al 24′.

Ore 20.20 – (La Provincia Pavese) «E’ stata una partita dai due volti, con il primo tempo tirato e occasioni sia per noi che per loro, e il secondo tempo di maggiore sofferenza». Alessandro Marchi dà questa interpretazione della gara contro la Reggiana. «Nel secondo tempo loro hanno alzato il baricentro e ci hanno messo in difficoltà – aggiunge il centrocampista azzurro –. Comunque questo è un punto prezioso, perché abbiamo incontrato avversari validissimi». Cosa manca alla squadra? «Un po’ di fiducia in più – dice Marchi –. Tornare a vincere potrebbe fare molto bene al morale». Troppe incertezze e ansie, secondo Marchi, spiegherebbero il momento del Pavia. «Purtroppo abbiamo avuto un calo anche fisico – aggiunge –. Parlo anche per me. Ma a questo punto le parole sono inutili: bisogna ripartire ed essere più concreti. Con il Mantova non siamo riusciti a ottenere la vittoria e anche con la Reggiana ci siamo dovuti accontentare. Ora la parola d’ordine è portare a casa il risultato. Ci proveremo sabato con il Lumezzane».

Ore 20.10 – (La Provincia Pavese) Una prova di carattere, ma più condizionata dalla paura che dal coraggio. «La risposta della squadra c’è stata e non posso rimproverare nulla ai ragazzi – è la dichiarazione a fine gara di mister Michele Marcolini –. Abbiamo rischiato, inutile nasconderci dietro l’evidenza. Ma per noi era una partita non semplice e abbiamo sentito molto il peso: giusto dispiacersi per la vittoria mancata, quindi, ma sono contento di come la squadra ha reagito e di quello che ha dato». Marcolini insiste sulla necessità di ripartire, ma non fornisce alcuna ricetta. «Non ci sono pozioni magiche – ribadisce –. Serve tanto lavoro, impegno e dedizione. Questo conta. Soprattutto non servono le chiacchiere». Gli azzurri, pur soffrendo tanto, hanno fatto il possibile, secondo il mister, per portare a casa un risultato che potesse ridare fiato al morale della squadra e ricacciare indietro i fantasmi, «ma non si può non considerare il dispendio e la fatica della gara con il Verona, che spiega in parte il calo della squadra – precisa Marcolini –. Le qualità comunque ci sono tutte, per ripartire». Il calo della squadra si è visto in particolare nel secondo tempo, quando il Pavia ha sofferto (e rischiato) di più e ha dovuto tenere testa ad avversari ugualmente motivati nel cercare la vittoria. Quanto ha pesato, in tutto questo, l’assenza di Cesarini, fuori per un problema al ginocchio? «Di sicuro parliamo di un giocatore importante, che speriamo di riavere presto al cento per cento, già dalla prossima partita – replica il mister –. Bellazzini però ha fatto bene, soprattutto nel primo tempo, nonostante una maggiore sofferenza nella seconda fase». Scarne dichiarazioni, invece, sull’assenza di La Camera, estromesso a sorpresa poche ore prima della gara con la Reggiana. Marcolini parla di una scelta del club: «La società mi ha detto che Giovanni non faceva più parte delle scelte tecniche». E a chi, confuso da prestazioni forse troppo altalenanti, gli chiede ci chiarire l’obiettivo del Pavia per questo campionato risponde senza tentennamenti: «Non abbiamo mai smesso di avere come obiettivo la vittoria del campionato, come altre squadre che si trovano nella nostra stessa situazione, peraltro. Ma le dichiarazioni di intenti in questo momento servono a poco, quello che cerchiamo ora è di essere più costanti. Questo è il nostro vero obiettivo». Di “paura” e di eccessiva prudenza parla anche il difensore Angelo Siniscalchi. Che però vuole anche precisare la sua lettura della gara: «Non si può parlare di mancanza di coraggio, perché il momento non ci permette di non essere coraggiosi. Certo la paura del rischio può avere prevalso, in alcuni momenti» ammette il giocatore. «La squadra comunque ha stretto i denti, abbiamo lottato fino alla fine e da questo carattere dobbiamo ripartire se vogliamo fare bene – aggiunge Siniscalchi –. Se abbiamo sofferto? Il giusto, direi. Abbiamo sperimentato un nuovo modulo di gioco, già dalla scorsa partita, ci poteva stare quindi soffrire un po’ ma non abbiamo concesso nulla di così importante agli avversari. Le qualità della squadra devono essere il nostro punto di forza per ripartire, perché la prestazione sul piano tecnico è stata indiscutibile».

Ore 20.00 – (La Provincia Pavese) Non solo il Pavia dovrà attendere per tornare alla vittoria, ma sarà necessario ritrovarsi per tornare in carreggiata se si vuole perseguire l’obiettivo promozione. A Reggio arriva un punto prezioso, per come si era messa la gara, con i granata a spingere nella ripresa senza trovare la rete del vantaggio che avrebbero onestamente meritato. Anche la Reggiana continua a inseguire da oltre un mese la vittoria, ma ieri ha dimostrato di poter tornare nelle primissime posizioni: il fatto di aver incontrato una squadra che, al di là del momento no sotto l’aspetto dei risultati, è di valore e propositiva attenua un po’ la delusione per un Pavia che nel secondo tempo è stato davvero troppo passivo. Nel primo tempo invece si vede tutto sommato un buon calcio tra due squadre che devono uscire dal periodo di stallo. La Reggiana cerca di aggredire sfruttando soprattutto le corsie laterali, ma riesce a essere pericolosa più che altro con conclusioni da fuori, prima prendendo le misure con Maltese (fuori di un paio di metri) e Bartolomei (nello specchio della porta ma centrale), poi andando vicino al gol tra il 34’ e il 35’ con la battuta al volo di Bruccini dall’interno dell’area, sulla quale Marino ci mette la faccia nel senso letterale del termine, quindi con il sinistro di Siega che trova Facchin pronto a bloccare. Il Pavia orfano di Cesarini e di La Camera (il primo estromesso da un infortunio, il secondo per decisione del club) parte più timido ma poco alla volta riesce a imbastire delle trame discrete. Al 27’ Mattia Marchi sfugge al controllo dell’avversario dopo uno scambio con Ferretti e punta l’area, ma viene buttato giù al limite. Posizione perfetta per Bellazzini, ma il piede non è abbastanza caldo. Poco dopo Ferretti prova a far esplodere il suo sinistro e la palla non esce di molto. Finale con doppia emozione al 41’: sul cross di Bartolomei stacca Arma e indirizza di testa in porta, ma Facchin anche stavolta è attentissimo. Sul fronte opposto Mattia Marchi sull’assist di Ghiringhelli si sposta la palla sul sinistro e serve l’allungo di Perilli per evitare il gol azzurro. Bruccini ci prova ancora da fuori, ma Facchin alla faccia dell’influenza che ne aveva messo in dubbio la presenza è bello reattivo. Nella ripresa invece man mano che passano i minuti si assiste a una gara a senso unico, con la Reggiana avanti e gli azzurri che fanno una fatica bestiale nelle uscite con la palla, e troppo spesso si rifugiano in un improduttivo lancio lungo. Quello della Reggiana non è un vero e proprio assedio ma ci sono fiammate che fanno ballare la difesa azzurra. Come al 10’ quando il tiro dal limite di Bartolomei si impenna sulla chiusura di Ghirighelli e cade poco sopra la traversa. Per un paio di minuti in area azzurra è caos, con palle che rimangono pericolosamente lì. Dalla mezzora, poi, la Reggiana prova a spingere con decisione sull’acceleratore: Maltese da fuori trova la deviazione di Pavan con palla che finisce sul palo, poi Bruccini da fuori scarica e sfiora la rete. Finale d’ansia, perché il Pavia pare sul punto di capitolare al 41’: cross rasoterra di Arma e girata di Angiulli che Facchin devia miracolosamente di piede e poi con Spanò un minuto dopo che si inserisce su un cross lungo da destra e di testa scheggia la traversa. C’è di buono che almeno il Pavia evita la beffa del gol su errori difensivi o nel finale, come troppo spesso è capitato negli ultimi tempi. Ma è una piccola consolazione.

Ore 19.30 – (Gazzetta di Reggio) «E’ incredibile, difficile da commentare e spiegare – commenta Alessandro Spanò – come abbiamo raccolto un sol punto in queste ultime due partite giocate contro squadre ambiziose. Non mi piace tirar in ballo buona e cattiva sorte, ma contro il Pavia , tra pali, traverse, prodezze del portiere avversario, conclusioni a lato di un niente non ci è davvero andata bene». Per lei già la seconda traversa stagione oltre a 2 gol, ci prende gusto ad andare avanti… «Sui calci piazzati e palle da fermo cerco di sfruttare il mio tempismo, l’anticipo, certo che ogni tanto dovrebbe anche andare dentro…». C’è da preoccuparsi? «Decisamente no, se non riuscissimo a produrre gioco e occasioni varrebbe la pena di farlo, ma così non mi sembra proprio il caso. E’ un momento che gira storto, ma se continuiamo a esprimerci i risultati verranno, ne sono sicuro». L’aspetto positivo, contro il Pavia, è stato il fatto che mai la Reggiana ha dato l’impressione di poterla perdere… «Sì, siamo sempre stati compatti e ordinati, l’avevamo preparata bene in settimana, ci siamo aiutati reciprocamente: l’aver lasciato a uno degli attacchi più forti del campionato un solo tiro per noi è stato gratificante». La classifica la guardate o è meglio lasciar perdere? «Non la guardiamo, se no c’è da arrabbiarsi e prendere paura, ti viene lo sconforto. Dobbiamo pensare alla prestazione, cercare di fare punti poi vedremo».

Ore 19.20 – (Gazzetta di Reggio) A piccoli passi sembra che stiamo ritrovando il miglior Mirko Bruccini. La prestazione dell’ex giocatore della Pro Patria è stata importante e nel finale di partita ha fatto la “barba” al palo con una conclusione dalla distanza. Nonostante la bella partita, però, la Reggiana non ha trovato i tre punti. «E’ davvero un peccato, potevamo portare a casa questi tre punti che penso sarebbero stati meritati dopo questa partita – spiega il centrocampista granata -. Siamo entrati con lo spirito giusto, con la testa giusta per affrontare una grande squadra. Eravamo consapevoli che facendo noi la partita, avremmo messo in difficoltà il Pavia. Penso che questo si sia visto, e penso anche che si sia rivisto il ritmo e la cattiveria dell’anno scorso. A Cittadella si era già visto qualcosa, col Pavia avete visto la vera Reggiana». Solo sfortuna o è mancato qualcosa da parte vostra? «Sembra solo sfortuna, perché le occasioni le abbiamo avute. La traversa di Spanò è clamorosa e in difesa non abbiamo subìto nulla. Anche dietro, De Biasi ha disputato una signora partita come gli altri compagni di reparto». Dopo una prestazione del genere, la Reggiana si abbatte o trova coraggio? «Non lasciamo perdere proprio nulla. Prendiamo di buono la prestazione e ripartiamo da questa. E’ un punto di partenza, e adesso pensiamo subito alla gara di Bergamo, che sarà molto insidiosa, perché l’Albinoleffe in casa fa un buon calcio». Stiamo ritrovando il Bruccini dell’anno scorso? «Mi sentivo bene, anche fisicamente. Così come a Cittadella. Vi dico la verità: anche io mi sono reso conto, nelle ultime partite, di non aver giocato come in realtà so fare». La Reggiana è distante 8 punti dal Cittadella. Voi guardate ancora il primo posto? «Certo che ci guardiamo. Fin dalla prima partita di campionato pensiamo di fare il campionato dell’anno scorso per restare ai vertici della classifica. Stasera ci abbiamo provato, i tifosi sembra abbiano apprezzato e credo siamo sulla strada giusta». Il blitz di alcuni tifosi ai campi di via Agosti vi ha stimolato? «Noi affrontiamo tutte le partite con lo spirito giusto. Alcuni ragazzi ci hanno fatto visita e questo ci ha fatto piacere. Anche loro cercano di starci vicini in questo periodo di difficoltà». Con l’Albinoleffe, che potrebbe accontentarsi di un punto, c’è il rischio di rivedere una Reggiana piatta? «Se siamo quelli di stasera penso si riesca a spuntarla. Alcune squadre contro di noi tendono ad abbassarsi, ma noi puntiamo a replicare la partita fatta col Pavia. Speriamo di continuare su questa strada».

Ore 19.10 – (Gazzetta di Reggio) «Che rabbia, serve un briciolo di fortuna» dice il presidente Compagni; «Che scalogna, dobbiamo farci benedire» aggiunge Medici che si dice consigliere “all’opposizione” ma evidentemente ha guardato la partita con gli stessi occhi del presidente. C’è palese rammarico nelle parole dei massimi dirigenti granata per un pari che va molto stretto alla Reggiana. «Vorrei vedere – aggiunge Compagni – chi osa lamentarsi per l’impegno dei ragazzi, Hanno corso, si sono sacrificati, hanno dominato la seconda frazione di gioco lasciando agli avversari solo una occasione nei primi 45 minuti, costringendoli poi a salvarsi in tutti i modi, anche con l’aiuto dei pali. La nostra squadra ha costruito una infinità di azioni, ha tenuto quasi costantemente il possesso della palla, ha fatto vedere che è in netta ripresa». Ci sono però 8 punti dalla vetta! «Le seconde – replica – sono però distanziate di soli tre punti, non è un abisso. Indubbiamente ci manca il gol, ma tutti si sono dannati per andare a segno. A me la squadra è piaciuta, ha girato bene anche in difesa, hanno dimostrato che c’è una grande voglia di riscatto. In settimana i giocatori si sono incontrati con i tifosi e c’è stato un franco confronto. La squadra c’è e si sente in grado di confrontarsi con tutti gli avversari del girone, ha voglia di giocare e, se possibile, di vincere. Sarebbe magari bello cominciare dal prossimo turno con l’Albinoeffe». Compagni completa la sua analisi sulla gara anticipando novità per la settimana entrante. Acquisti di giocatori? Nuovi ingressi in società? Un chiarimento con Vavassori? Sorride a tutte le domande ma tace: non resta che aspettare. Di possibili innesti nella formazione in effetti nessuno parla: è una eventualità che Medici non nega; è una ipotesi cui non fa cenno Compagni; è un tema sul quale glissa il direttore generale Ferrara. Basterà aspettare qualche giorno: lo sapremo presto. I giudizi dei dirigenti sulla gara sono intanto pienamente condivisi da altri spettatori. Come Osvaldo Bonacini che annota: «Squadra in evidente ripresa, è stato chiaramente palesato dal gioco. Serviva un po’ più di fortuna. Speriamo di continuare su questa strada». A dare una occhiata a Reggiana e Pavia sono stati notati anche due allenatori: Cavasin e Pane. Interessati ai granata? Pane sorride e dice di aver voluto analizzare entrambe le contendenti. In ogni caso ben difficilmente potranno sperare di prendere il posto di Colombo. Compagni – con calma olimpica – ribadisce che nessuno gli fa cambiare idea sul tecnico della panchina granata.

Ore 19.00 – (Gazzetta di Reggio) Non è arrivata la vittoria ma tanto di cappello a questa Reggiana. Un pensiero condiviso anche dal tecnico granata Alberto Colombo che al termine della gara non ha che parole d’elogio per i suoi ragazzi. Alla vigilia il mister aveva chiesto ai suoi ragazzi di fare punti, senza badare troppo alla prestazione, invece è arrivata una bella prestazione, ma solo un pari. «Siamo partiti molto bene nel primo tempo, poi nella seconda fase abbiamo avuto un calo. Nella ripresa abbiamo legittimato la supremazia con una grande prestazione». Possiamo dire che la ripresa è vicina? «Questa è la strada giusta e devo fare i complimenti ai ragazzi. Speriamo che inizi a girare anche un po’ di fortuna. E’ vero che bisogna andarsela a cercare e noi l’abbiamo fatto ma purtroppo senza successo». La strada però è quella giusta? «Sicuramente. Come avevamo detto dopo Cittadella, queste sono le prestazioni che ti aiutano ad uscire da un momento negativo. E’ logico che sarebbe stato meglio fare meno bene e portare a casa i tre punti. Però questa prestazione può infondere fiducia, quella fiducia che poteva svanire dopo un filotto di sei partite senza vittoria». Fare bene contro Cittadella e Pavia ha un valore aggiunto? «C’è però una differenza. Se a Cittadella si poteva pensare che dopo il loro 2-0 il Cittadella si poteva essere un po’ rilassato, contro il Pavia la partita è stata in bilico fino alla fine». Nel primo tempo avete giocato soprattutto sull’asse Spanò-Mogos, mentre Siega si è visto nel secondo tempo. «Dovevamo bilanciare di più il gioco destra-sinistra. E’ logico che con un modulo come quello del Pavia 4-3-1-2, gli esterni avevano più spazio di manovra e quindi dovevamo sfruttarli con continuità». Perchè la sostituzione di Nolè? «L’avevo visto meno presente rispetto alle altre partite. Secondo me aveva forzato troppo le giocate nel primo tempo e poteva essere più efficace nella semplicità. E’ andato alla ricerca della cosa difficile e non gli è riuscita, per cui ho preferito giocarmi le motivazioni che poteva avere Giannone». Invece la sostitizione Bartolomei-Angiulli? «Bartolomei l’avevo visto un po’ in calo. Ho la fortuna di avere dei cambi e ho inserito Angiulli». Non è arrivato il gol, però dietro la Reggiana non ha mai rischiato nulla: difesa promossa? «Sono particolarmente soddisfatto. Siamo stati bravi a non lasciare ai nostri avversari nessuna ripartenza». Frascatore è stato una sorpresa anche per lei? «E’ stata certamente la sua miglior prestazione da quando è qui. L’ho visto concentrato e convinto dei propri mezzi, e sono tanti. Mi ricorda un po’ il primo Andreoni: ragazzi con tanti mezzi ma timidi, caratterialmente fragili. Hanno bisogno di inanellare alcune buone prestazioni e sentire la fiducia di chi gli sta intorno». Sabato si va a Bergamo contro l’Albinoleffe. Dopo due prestazioni così diventa obbligatorio portare a casa i tre punti. «La rabbia per questa mancata vittoria contro il Pavia deve rappresentare la spinta per un’altra grande prestazione. Se guardiamo la classifica, cosa che non dovremmo fare, non è bellissima. Per questo motivo necessitiamo di punti per poterci rilanciare».

Ore 18.50 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana semina ma non raccoglie. La squadra di Alberto Colombo ha dominato un piccolo Pavia, che al Città del Tricolore ha badato solo a non prenderle, provando più che altro a giocare di rimessa. I granata cominciano ad avere troppi conti in sospeso con la sfortuna e ieri per due volte i legni hanno salvato nella ripresa il portiere lombardo Davide Facchin, prima su tiro deviato di Bruccini che è finito sul palo e poi su colpo di testa di Spanò che ha preso in pieno la traversa. Come era accaduto a Cittadella la Reggiana deve accontentarsi della prestazione e i punti sono stati meno di quelli meritati. La vetta della classifica ora si allontana: i granata sono al nono posto, a 8 lunghezze dal Cittadella, e soprattutto non trovano la via della vittoria dal 25 ottobre, in casa con la Cremonese. Molte comunque, nonostante il risultato, le note positive del match di ieri sera, dove la squadra ha giocato con il cuore ma anche con la testa, dimostrando quella serenità di cui si era parlato in settimana, nonostante il momento non positivo. Il primo dato che emerge è che l’inedita difesa ha fatto molto bene, a differenza di quanto accaduto nella trasferta di Cittadella. De Biasi, fatta eccezione per una sbavatura che poteva costare molto ai granata, si è rifatto rispetto alla precedente partita, mostrando sicurezza e mettendosi in evidenza con delle belle chiusure, così come Frascatore, mai così positivo come ieri sera. Una prestazione, quella del trio difensivo, che dà un po’ di tranquillità in più all’allenatore, che in questo periodo ha gli uomini contati nel reparto arretrato. In settimana Colombo aveva chiesto ai suoi maggiore spinta sulle fasce e finalmente dagli esterni sono arrivati dei cross, grazie anche alla vena di Bartolomei che ha svariato a destra e sinistra e buttato in mezzo buoni palloni, su uno dei quali Arma ha colpito di testa e indirizzato verso la porta, dove il portiere avversario ha fatto buona guardia. Ma è stato tutto il centrocampo che ha brillato e ha surclassato quello del Pavia. I lombardi hanno dato l’impressione fin dai primi minuti di voler giocare in contropiede, cercando di rallentare il gioco, talvolta anche perdendo tempo nelle rimesse dal fondo del portiere. Il montecchiese Andrea Ferretti si è visto in avvio con un paio di guizzi, poi è sparito come tutta la sua squadra. L’unica azione pericolosa dei lombardi si è registrata al 36’ del primo tempo, con un tiro potente di Marchi. La panchina del Pavia traballa da tempo, si dice, e ieri in tribuna si è visto tra gli spettatori l’allenatore Alberto Cavasin. La ripresa è stato un monologo granata, con gli ospiti che sono stati progressivamente schiacciati indietro. Nolè non è stato positivo come nelle precedenti gare e non ha inciso, mente Giannone, che gli è subentrato ha fatto bene e ha dato vivacità. Arma ha fatto la solita partita di sacrificio, ma in area i granata hanno combinato poco, rendendosi più pericolosi con i tiri da fuori. La Reggiana ha sfiorato il gol in più occasioni e in più modi. Oltre ai due legni, i giocatori granata si sono resi pericolosi con diverse conclusioni. Bruccini ha fatto la barba al palo con una botta da fuori, mentre Angiulli ha tentato la prodezza di tacco quasi dalla linea di fondo. La traversa di Spanò è arrivata a una manciata di minuti dalla fine, a conferma che la porta ieri era davvero stregata. La traversa aveva già negato la vittoria alla Reggiana nel recupero a Busto Arsizio e il pareggio nella partita interna con il Pordenone. A fine gara i giocatori di Colombo hanno raccolto solo applausi da tutti i settori dello stadio. Più di così, sotto il profilo dell’impegno, il pubblico non poteva chiedere. Resta l’amaro in bocca per una partita che si poteva vincere, contro un avversario che alla luce di quanto ha mostrato ieri sera continua ad essere in un momento d’appannamento, anche se ha due punti in più in classifica.

Ore 18.20 – (Gazzetta di Mantova) Dopo la delusione dello scorso anno, quando l’Alessandria fallì all’ultima giornata l’accesso ai playoff, i grigi sono partiti con la dichiarata intenzione di riprovarci. Confermato il blocco di 11 giocatori, gli acquisti dell’ex ds biancorosso Giuseppe Magalini sono stati tutti di alto livello: in difesa l’esterno Celjak dal Benevento e l’esperto centrale Morero (’82) dal Grosseto; tra centrocampo e attacco il trio Branca-Marras-Fischnaller dal Sudtirol, l’ex biancorosso ai tempi della B (’89) Gianluca Nicco dal Perugia e soprattutto bomber Bocalon, 16 reti l’anno scorso al Prato e tra i cannonieri più prolifici del girone con 8 reti. L’altro ex Filippo Boniperti è ora indisponibile dopo un intervento a causa di un’ernia. La partenza però è stata ad handicap: mister Scienza, che in estate aveva sostituito D’Angelo, nelle prime 4 gare aveva ottenuto solo altrettanti punti e in casa piemontese non hanno perso tempo esonerandolo e chiamando in panchina il 51enne Angelo Gregucci. Costui, ex giocatore con la maglia dei grigi, ad Alessandria si è inserito subito molto bene, non toccando il modulo 4-3-3 ma facendo compiere alla squadra un salto in avanti grazie a 6 vittorie, due pareggi e una sola sconfitta (a Cittadella, 2-1). Ora i grigi sono al secondo posto, a quota 24 punti. Nonostante le bocche da fuoco di cui dispo ne la squadra di Gregucci non segna a raffica: 18 gol sono un discreto bottino, comunque solo il quarto del girone A di Lega Pro. Paradossalmente meglio la difesa, che con 10 reti al passivo è seconda solo alla Reggiana (9). Lontano dal Moccagatta l’Alessandria non fa sfracelli: due vittorie (a Cuneo e Piacenza), due pareggi a Bassano e Pordenone ma anche due sconfitte a Lumezzane (gestione Scienza) e appunto Cittadella.

Ore 18.00 – (Gazzetta di Mantova) Dopo un’attesima lunghissima, durata nove giorni dall’ultimo 2-2 di Pavia, stasera al Martelli si accendono le luci per un Mantova-Alessandria (diretta tv su Raisport 1) dal sapore di testacoda. I grigi degli ex Magalini, Nicco e Boniperti (assente per infortunio) sono infatti secondi e vogliono continuare a inseguire il Cittadella capolista, mentre i biancorossi annaspano al quintultimo posto e vedono ora la zona salvezza lontana ben cinque punti. Le motivazioni in campo, dunque, non mancheranno di certo e c’è da aspettarsi una sfida palpitante, nella quale l’Acm proverà a sfatare il tabù casalingo. Con una discreta cornice di pubblico, visto che nonostante la giornata feriale e l’orario infelice dal Piemonte è annunciato l’arrivo di circa duecento tifosi. Il Mantova arriva all’appuntamento con le solite due defezioni (Caridi e Beretta) e con un Ruopolo sempre più acciaccato a causa del dolore al ginocchio che non gli permette di allenarsi regolarmente. Un problema al quale Javorcic stavolta potrebbe far fronte affidando la maglia numero 9 a Momentè. Questo, almeno, è quanto provato dal tecnico croato nel corso della rifinitura al Te, caratterizzata da cori degli ultrà biancorossi e dal saluto di tifosi bresciano al loro ex mister. L’altra novità di giornata dovrebbe essere il rientro di Di Santantonio a metà campo, con l’avanzamento di Zammarini a trequartista, al posto di Gonzi. «Gli ultimi dubbi li risolverò all’ultimo momento – precisa comunque Javorcic -, sto pensando più alla partita nel suo complesso che alla formazione iniziale». Che, tradotto, potrebbe significare: partire un po’ più coperti e solidi per poi giocarsi qualche carta offensiva in più durante la partita. Di certo il mister vuole che Scalise (ex di turno) e compagni provino a centrare l’impresa: «Questa è una di quelle partite che è bellissimo giocare: invidio i ragazzi, piacerebbe anche a me andare in campo. L’avversario più forte del campionato, la diretta tv… Sono tutti stimoli che devono portarci a giocare la partita perfetta e a inseguire un risultato di prestigio». Sull’altro fronte, l’Alessandria è annunciata con il consueto modulo 4-3-3 e quasi al completo (febbricitante il terzino Manfrin).

Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Dal mea culpa di Calzi («Sono stato un pirla») alla rabbia di Carbonaro contro gli arbitri («Basta, sono scarsi, scrivetelo pureà»). Poca voglia di festeggiare da parte degli arancioneroverdi ben consapevoli di quanto sia stato difficile avere ragione di una Ripa La Fenadora pur reduce dal sonoro 0-5 casalingo con la Virtus Vecomp. «Non posso fare un fallo così, non posso proprio, a prescindere dal fatto che ci fosse o che l’arbitro possa esser stato o meno frettoloso – scuote la testa Giampaolo Calzi, fuori per doppia ammonizione prima dell’intervallo – Non cerco alibi, ringrazio i miei compagni perché hanno vinto anche per me soffrendo e stringendo i denti. Cosa mi ha detto il mister? È stato anche troppo clemente con me». Furente a dir poco Paolo Carbonaro, decisivo avendo conquistato il penalty poi trasformato da Fabiano. «Quello del rigore è stato il fallo minore che io e miei compagni abbiamo subìto per tutta la partita senza che l’arbitro la smettesse di fischiarci contro a senso unico su trattenute, botte ed entrate dure ai nostri danni. Non è questione di malafede; non chiediamo favori, ma solo rispetto e parità di trattamento. Comunque il rigore per me c’era eccome, stavo davanti, il difensore si è aggrappato e ha allargato il braccio». «Teniamoci stretto questo successo meritato anche se non siamo stati molto brillanti – dichiara il match winner Gianni Fabiano – Il rigore? Una gara a chi era più freddo tra me e il loro portiere: ho cercato la massima concentrazione perché il pallone sicuramente pesava. Peccato per le 3-4 palle-gol nitide di inizio gara, nel complesso però non abbiamo concesso nulla e contava solo vincere. Forse siamo ancora un po’ timorosi perché pensiamo prima a non sbagliare giocate». Esausto Denis Maccan dopo una 90 e più minuti di sportellate con la difesa bellunese. «Abbiamo faticato davvero, però vincere così è comunque un segnale importante anche perché l’1-0 dà seguito allo 0-0 di Belluno. Ho patito un pò fisicamente, io per primo mi aspetto di fare di più in zona gol. Il rigore? Il primo ad aver subito fallo è stato Carbonaro, penso proprio ci fosse».

Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Serve un rigore al Venezia (per giunta dubbio) per evitare che il Campodarsego prenda il largo. Primo successo della gestione Favarin per i lagunari che faticano non poco ad aver ragione di un generosa ma non irresistibile Union Ripa e incassano l’ennesimo cartellino rosso a fine primo tempo. Poco gioco, tanta tensione, ma alla fine tre punti che permettono di tenere il passo della capolista – con tre punti di ritardo – attendendo tempi migliori. Il Venezia si lamenta per l’ennesima volta dell’arbitraggio per l’espulsione di Calzi per doppia ammonizione ma è lo stesso giocatore a fine partita a definirsi un “pirla” per l’ingenuità commessa a centrocampo e che l’ha portato all’uscita anticipata. Nei loro commenti invece gli arancioneroverdi sorvolano sulla generosità dimostrata dall’arbitro Bertolino – peraltro largamente insufficiente – nell’assegnazione del penalty per il contrasto tra Dall’Ara e Carbonaro in area e soprattutto per il rosso assolutamente ingiustificato nei confronti del giocatore ospite: non c’era alcuna chiara occasione da rete per il lagunare. Ma come detto ora come ora il problema non è la qualità degli arbitri ma lo stesso Venezia. Doveva esserci una partenza a razzo ed è vero che si sono registrati un paio di attacchi pungenti nei primi dieci minuti, ma poi il gioco si è perso. Tanto movimento di Maccan e Carbonaro ma poche, pochissime palle da giocare: Fabiano decentrato non suggerisce a dovere – lo fa molto meglio invece nella ripresa quando con uno schieramento variato a causa dell’espulsione di Calzi, può operare dove meglio riesce – , Innocenti non trova il passo e così il gioco si riduce a continui scambi di piaceri tra le due punte oppure a qualche sporadico traversone dalla sinistra. Va detto che l’Union Ripa non si difende e basta, abbozza delle uscite, cerca di contenere gli avversari sin dall’avvio del gioco con Santi, tra i più attivi degli ospiti, ma alla fine colleziona un solo tiro in porta pericoloso, per giunta con il subentrato Savi. Ora come ora il Venezia schierato da Favarin non pare avere il passo della squadra che può vincere il campionato con una certa serenità. Si innervosisce presto, commette qualche errore di troppo, non dimostra grande efficacia nel proporsi con continuità in avanti, pur esibendo individualità apprezzabili. Necessità di riorganizzare e sincronizzare nel nuovo metodo il gruppo richiedono tempo e Favarin pare non avere nessuna fretta: ma intanto il giro di boa è dietro l’angolo. La cronaca. 6’ Carbonaro da fuori appena sul fondo. 8’ Galli dalla sinistra centra per Maccan in corsa che sul primo palo spedisce sul fondo. 11’ Innocenti dalla distanza a lato. 22’ Carbonaro controlla palla vagante in area e conclude ravvicinato su Scaranto che devia. 39’ Galli dalla sinistra per Carbonaro che tocca e costringe l’estremo ospite alla parata in due tempi. 41’ Carbonaro per Maccan in area: tocco poco convinto, Scaranto controlla. Ripresa. 20’ Savi appena entrato dal fondo di destra impegna Vicario in una deviazione in tuffo. 34’ punizione di Fabiano dalla trequarti di destra a cercare il primo sette ma Santi toglie di testa. 38’ Carbonaro dalla destra con un rasoterra costringe Scaranto in angolo. 39’ corpo a corpo in area tra Dall’Ara e Carbonaro (entrambi spalle alla porta) con rigore generoso per i lagunari ed espulsione dell’ospite. 41’ Fabiano trasforma il rigore.

Ore 17.10 – (La Nuova Venezia) In casa Venezia si tira un sospiro di sollievo. Tre punti, arrivati per un rigore che ha fatto arrabbiare i bellunesi, un altro espulso messo nel tabellino – stavolta è toccato a Calzi – e una vittoria da tenersi stretta in attesa di tempi migliori, specie nella fluidità del gioco. L’allenatore Giancarlo Favarin, al ritorno al Penzo dopo essere subentrato a Paolo Favaretto, fa subito una modifica e cambia la panchina, da sud a nord. «Volevo un taglio con il passato» dice ridendo in sala stampa. Poi la conversazione si fa seria e si dice soddisfatto. «Sarebbe stato difficile vincere in 11 contro 11» spiega «ma abbiamo fatto il possibile per ottenere i tre punti. Nel primo tempo abbiamo avuto due-tre occasioni e forse serviva più determinazione. Alla fine, credo che solo il Venezia meritasse di vincere. In generale bene la difesa. Vinceremo noi il campionato». Due espulsi, un rigore contestato ed è logico che l’argomento arbitro tenga banco. «Il direttore di gara ha distribuito tanti gialli» aggiunge Favarin «e il rosso a Calzi mi è parso esagerato, anche se ha le sue responsabilità. Bisogna evitare di stare in dieci».

Ore 17.00 – (La Nuova Venezia) Il Venezia torna al successo, vince 1-0 contro l’Union Ripa ma non convince ancora. Solite lacune, distrazioni in mezzo al campo e quel cartellino rosso che non manca mai. Stavolta è toccato a Calzi lasciare i compagni in dieci prima dell’intervallo, e questo è un altro segno che qualcosa non va. I piagnistei contro gli arbitri non portano da nessuna parte e alla fine indispettiscono. L’unica cosa che serve a questa squadra è ritrovarsi, riordinare le idee, lasciare negli spogliatoi inutili fronzoli e badare al sodo. In tribuna la domanda che si sentiva ieri in bocca a più di qualche tifoso era: “Meglio un Venezia brutto e concreto, o uno che cerca di farsi bello e non cava un ragno dal buco?”. Tuttavia, vincere in inferiorità non era facile. La pochezza dell’avversario ha senza dubbio aiutato, ma se un merito va dato alla squadra di Favarin è stato quello di aver paradossalmente giocato meglio nella ripresa senza un uomo in campo, chiudendo le fonti del gioco e soprattutto mettendo la museruola a Santi e Madiotto che nel tridente d’attacco bellunese hanno mostrato grande generosità. Tutti elementi che, se applicati dall’inizio, probabilmente avrebbero evitato molti problemi e risolto prima la partita. Ma con i se e i ma non si va da nessuna parte, quindi i tre punti vanno presi come oro colato per cercare di trovare la quadra in vista della trasferta di domenica a Castelfranco. Valzer. Cambiano gli allenatori e anche le panchine, ma nel vero senso della parola. Ieri Favarin si è seduto alla sinistra della tribuna, la panca storica del Venezia, «tagliando con il passato in tutti i sensi» ha poi detto, rispetto alla scelta iniziale fatta dal collega Favaretto. Fatica. Il Venezia fa fatica nel primo tempo per prendere le misure agli avversari e inquadrare la porta. Maccan e Carbonaro ci provano in tre occasioni ma la mira è sbagliata, e poi c’è Scaranto a fare buona guardia. Al 20’ Ferrante chiede il cambio per una distorsione alla caviglia, con l’Union Ripa che prova a farsi vedere solo in contropiede. Santi incamera falli ma la porta non la trova, Busatto e Cernuto sostituiscono bene gli squalificati Modolo e Beccaro, mentre Innocenti tenta più volte di sfruttare gli spazi lasciati sulla sinistra da un Loat inconsistente, specie dopo il cartellino giallo al 27’. Poi la frittata la fa Calzi: due cartellini gialli in 4’, squadra in dieci e partita in salita. Reazione. Al rientro in campo Favarin schiera la squadra con il 4-4-1 e si vede più Venezia. La squadra lavora molto sulle fasce, Carbonaro e Maccan ci mettono il cuore ma il pallone resta sempre distante dai pali dell’Union Ripa. Quando lo 0-0 sembra ormai scontato arriva invece il rigore: è il 39’ e Dall’Ara atterra in area Carbonaro. Ci sta tutto. Dopo 2’ Fabiano spezza l’incantesimo e firma l’1-0 mentre il pallone passa sotto le braccia di Scaranto. Il resto è possesso palla con i bellunesi che non reagiscono. Buon per il Venezia, anche perché il Campodarsego non molla e la vetta è sempre a tre punti.

Ore 16.30 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.20 – Qui Guizza: termina solo ora il lavoro atletico dei titolari.

Ore 16.00 – Qui Guizza: partitella a metà campo per i panchinari di sabato mischiati alla Berretti.

Ore 15.40 – Qui Guizza: continua il lavoro tattico per i panchinari ed atletico per i titolari.

Ore 15.20 – Qui Guizza: chi non ha giocato contro l’AlbinoLeffe ora svolge lavoro tattico, mentre per i titolari di sabato è tempo di faticare agli ordini del preparatore atletico Tafuro.

Ore 15.00 – Qui Guizza: lavoro atletico per chi non ha giocato sabato diviso tra il campo sintetico ed i gradoni della tribuna del campo da rugby.

Ore 14.40 – Qui Guizza: inizia il primo allenamento settimanale dei Biancoscudati.

Ore 14.30 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno sull’ottovolante. Tra campionato e coppa in nove partite non ha festeggiato solo la settimana scorsa contro il Venezia. Per il resto, un percorso netto e, a questo punto, peccato per i punti lasciati per strada all’inizio. L’impressione però è che questa squadra abbia ancora parecchio da dare. Ieri la classica vittoria che dà una grande carica: «Direi che abbiamo fatto molto bene nel primo tempo, contro una squadra senza dubbio viva. Loro hanno grandi qualità e sapevamo che non sarebbe stato semplice. Nella ripresa invece abbiamo sofferto di più, ma alla fine non hanno praticamente mai tirato in porta. Era una tappa importante del nostro percorso e sono contento di averla superata così». Il cammino è positivo, ma gli obiettivi per ora restano immutati, anche perché davanti continuano a correre: «Puntiamo a restare in zona play-off, quindi nelle prime cinque. Adesso siamo terzi, ma la cosa importante è andare a fare punti anche nelle prossime giornate. Poi vedremo dove siamo. La classifica non l’abbiamo guardata all’inizio, quando pareggiavamo e non la facciamo nemmeno ora». Ci si avvia comunque ad una settimana importante. Mercoledì i sedicesimi di Coppa in casa della Virtus Vecomp, mentre domenica al Polisportivo la capolista Campodarsego: «Dobbiamo recuperare un po’ le energie in questo momento. Dietro non siamo in tanti, anche perché dobbiamo recuperare Mosca che ha questo problema muscolare. A metà campo e davanti, invece, abbiamo le alternative che ci permettono di cambiare qualcosa. Puntiamo a qualificarci, poi guarderemo alla sfida con il Campodarsego. Dobbiamo limitarci a pensare una cosa per volta, come sempre». Dall’altra parte è dispiaciuto per la sconfitta il mister padovano Maniero: «Abbiamo fatto un gran secondo tempo, ma non è bastato. Merito nostro perché avevamo di fronte una squadra forte, ormai abituata a giocare a memoria. Abbiamo sofferto troppo sulla destra nel primo tempo ma avevo anche qualche problema di infortuni. Peccato».

Ore 14.10 – (Corriere delle Alpi) Il Cobra annebbia l’Abano. Nella foschia dello stadio termale, spunta due volte il capitano gialloblù a firmare la quarta vittoria esterna di fila del Belluno. Un 2-1 maturato nel primo tempo, quando i gialloblù a tratti hanno spadroneggiato. Maggiore sofferenza nel finale, come succede quando si affronta, comunque, una buona squadra. Alla fine sono tre punti d’oro, che mettono di nuovo i bellunesi sul podio, visto il pari dell’Este a San Martino di Lupari. E peccato per i colpi nel finale di Campodarsego e Venezia, perché altrimenti le distanze si sarebbero accorciate. Tutto rimandato ai prossimi appuntamenti. Tra l’altro, domenica al Polisportivo ci sarà proprio la capolista Campodarsego e chissà che i risultati utili non possano continuare. Sorpresa alla consegna della lista delle formazioni con l’assenza di Mosca. Un problema al flessore, da valutare in settimana con l’ecografia necessaria. A questo punto va Pellicanò sulla fascia sinistra, lasciando a Sommacal il compito di affiancare Calcagnotto. Mediana con Miniati e Masoch accanto a Bertagno, tridente con Marta e Duravia ai lati di Corbanese. Nell’Abano, solo panca per l’ex Union, Caridi. C’è quasi più pubblico di fede gialloblù sugli spalti, desideroso di vedere il ritorno alla vittoria, dopo il pari con il Venezia. Sarà accontentato da una frazione quasi a senso unico. Il Belluno salta completamente la fase del prendere le misure e mette all’angolo i padovani. Bastano sette minuti, per vedere il vantaggio bellunese. Miniati bombarda dalla distanza, Ruzzarin respinge dalle parti di Corbanese, che ringrazia e scarica di potenza in porta. Strada in discesa e non ci si accorge quasi neanche del pallone che nel rugby avrebbe fruttato tre punti calciato da Ballarin. Il Belluno entra con facilità irrisoria a sinistra. Merito di Pellicanò, che sfrutta gli ampi spazi per creare sempre qualcosa di pericoloso. Duravia mette paura all’incerto Ruzzarin su punizione e poi il pari. Angolo dei neroverdi e Bortolotto segna. Incredulità generale e qualche momento di appannamento per la squadra di Vecchiato. Gnago, l’ex Sacilese, con la sua velocità qualche pericolo lo crea, ma ben presto il Belluno ritorna a controllare la partita. Due occasioni clamorose create dalle galoppate di Pellicanò, ma il giocatore non riesce mai ad arrivare la deviazione vincente. Anche Marta si dà da fare, svariando su tutto il fronte ma alla fine serve ancora il capitano a mettere la freccia e a sorpassare di nuovo i padroni di casa. Ancora un tiro da fuori, stavolta di Pellicanò, deviazione di Ruzzarin con l’aiuto del palo ma ribattuta lesta del bomber e nuovo vantaggio. Quasi neanche il tempo di riprendere che è già ora di andarsi a riposare. Ripresa e la nebbia diventa più fitta. Pure il Belluno però ha meno convinzione e subisce di più l’iniziativa ospite. Il primo brivido serio arriva su punizione. Schema che sorprende i gialloblù, ma Rampin viene chiuso in corner. Entra Farinazzo per Marta, ma soprattutto l’ex Padova Segato che qualche insidia la crea con la sua posizione tra le linee. Buon per il Belluno, che al 18’ Bortolotto mandi fuori di testa da posizione favorevolissima. Gnago crea ancora dei grattacapi, costringendo anche Brino alla prima e unica parata della sfida. Spazio ad Acampora per Corbanese, ma è Calcagnotto a fallire da due passi il pallone del tris. Acampora si vede annullare il gol per fuorigioco e sarà l’ultima occasione, prima della festa per un’altra fondamentale vittoria.

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Dopo la gara, il direttore sportivo (e tecnico dell’Abano) Andrea Maniero ha qualcosa da rimproverare ai suoi: «Abbiamo buttato via un tempo perché siamo partiti troppo contratti, quasi timorosi» spiega. «Abbiamo sofferto sulla nostra corsia di destra anche se avevamo preparato bene la partita, consapevoli che i maggiori pericoli sarebbero arrivati dai loro esterni di sinistra. Peccato». Dopo l’esonero di mister Massimiliano De Mozzi non è ancora chiaro quale sarà il futuro per la panchina dell’Abano. «Sono disposto a tutto perché tengo tantissimo a questa società» dice Maniero. «Tuttavia, io preferisco fare il direttore sportivo, ruolo che richiede impegno e possibilità di vedere partite e giocatori del settore giovanile. Il presidente farà le sue riflessioni in settimana».

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Tanto di cappello al Belluno, ma l’Abano deve battersi il petto. I neroverdi, dopo quattro risultati utili consecutivi, ricascano nell’anonimato generale della stagione, incassando due gol (molto simili, tra l’altro) da una formazione, quella di Roberto Vecchiato, tanto tosta quanto smaliziata. Il cambio di rotta imposto dall’allontanamento di mister Massimiliano De Mozzi, tuttavia, pesa ancora sul gioco di capitan Ballarin e colleghi, fin troppo contratti e diligenti nel primo tempo, intraprendenti (ma frenetici) nella ripresa. Resta da capire se l’inserimento dei nuovi acquisti, tra cui lo spilungone Gnago – schierato titolare – e l’esterno offensivo Caridi, porterà qualche soluzione in più. Insomma, l’Abano è un cantiere aperto, mentre il Belluno ha una rosa che viaggia a memoria: sulla fascia sinistra, Pellicanò dimostra di essere fra i migliori terzini del girone, mentre in avanti Miniati fa brillare la chioma su tutto il fronte d’attacco, a sostegno del dinoccolato Corbanese. È proprio il “Cobra” (così lo chiamano dalle parti di Belluno) a firmare l’1-0 dopo 7’: tiro dalla distanza di Miniati, respinta di Ruzzarin e infilata a botta sicura del 27enne. Gli ospiti continuano a premere e al 10’ sfiorano il raddoppio con Marta Bettina. Duravia ci prova su punizione al 15’ ma stavolta Ruzzarin devia in angolo. Proprio dal corner arriva la terza occasione del Belluno con Sommacal, che non riesce a impattare da pochi passi. L’Abano ritrova la retta via intorno al 18’: lo scambio tra Gnago e Fusciello fa perdere la trebisonda alla difesa avversaria, anche se a pareggiare i conti è Bortolotto che trova l’angolino col destro sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Il Belluno, però, torna in vantaggio al 43’ con un’azione fotocopia dell’1-0: conclusione dalla distanza di Pellicanò, Ruzzarin interviene ma Corbanese è lì vicino e non ha problemi a ribadire in rete. Non ci sono gol, invece, nella ripresa. Bortolotto al 55’ (tiro deviato) e Maniero al 62’ (cross di Gnago corretto da Fusciello) fanno venire i brividi ai bellunesi che, prima della mezz’ora, hanno pure un’ultima opportunità sprecata da Sommacal.

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) «Stiamo parlando di una partita condizionata da un errore arbitrale». Il tecnico dell’Este non le manda a dire: pietra dello scandalo il rigore dell’1-1, assegnato per un sospetto fallo di Tiozzo su Sottovia. «Dispiace dirlo, io non sarei uno che va a recriminare sulla condotta arbitrale», spiega Andrea Pagan, «ma perdere due punti per l’errore di qualcun altro un po’ di fastidio lo provoca, è inevitabile. Nell’occasione Tiozzo ha preso in pieno la palla, e il suo unico errore è stato quello di intervenire: col senno di poi, se fosse rimasto fermo non sarebbe successo niente. Certo è, però, che chiedere a un difensore di lasciar lì una palla in area per paura di guai peggiori non è giusto». Il punto, alla fine, ci può stare. Ma nel primo tempo l’Este era stato nettamente superiore: «Avremmo solo potuto essere un po’ più incisivi sotto porta, ma faccio i complimenti ai miei giocatori perché hanno fatto comunque una grande partita: un primo tempo molto buono, un secondo un po’ più di gestione ma la squadra è sempre stata positiva. Fosse finita 1-0 non ci sarebbe stato nulla da dire, nei 95’si è vista eccome la differenza tra le due squadre: una è venuta qui per cercare di vincere, l’altra che ha sfruttato un’occasione creata con molta furbizia. Fa parte del gioco. Era normale, tuttavia, che non potessimo andare a mille per tutta la gara: l’abbiamo fatto in quei 25 minuti del primo tempo nei quali siamo stati ottimi, ma il risultato finale non è stato deciso di certo dalla nostra ripresa un po’ meno brillante». Di diverso avviso l’allenatore della Luparense: «Io ero lontano, e così pure Pagan, quindi non capisco da dove venga tutta questa certezza dell’intervento pulito», la replica di Enrico Cunico. «Se per lui non era rigore, però, da parte mia dico che visto che il penalty è stato assegnato, a quel punto l’arbitro avrebbe dovuto sventolare in faccia a Tiozzo il secondo giallo. Loro avrebbero finito in dieci, e chissà come sarebbe andata». Nel complesso i Lupi hanno raccolto un solo punto, ma con una prestazione incoraggiante: «Nei primi 20 minuti avevamo tenuto bene, ma effettivamente dopo aver subito il gol dell’1-0 abbiamo avuto un brutto quarto d’ora. Nella ripresa invece ci siamo ricompattati, e abbiamo meritato il pari. Sono contento per i ragazzi, perché in questa gara era importante portare a casa almeno un punto. Abbiamo creato diverse opportunità contro la terza in classifica, siamo più che soddisfatti». La Luparense, nonostante manchi la vittoria ormai dal 14 ottobre, ha dimostrato con l’Este ben più di un passo avanti: «Oggi mi sarebbe bastata la prestazione, e la reazione c’è stata. La squadra è stata unita, ha rischiato poco e ha addirittura rischiato di vincere».

Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Un punto a testa e un 1-1 che, classifica alla mano, soddisfa maggiormente l’Este. Ma il derby di San Martino di Lupari restituisce una Luparense trasformata negli uomini (sei partenze e cinque arrivi in settimana) ma soprattutto nel gioco, che interrompe la corsa della squadra di Pagan reduce da tre vittorie consecutive e si prende un punto d’oro nonostante le polemiche: il gol del pari, arrivato su rigore nella ripresa, manda in bestia i giallorossi che protestano reclamando l’intervento sulla palla di Tiozzo. Partenza sprint. È la Luparense, con quattro nuovi elementi dell’undici titolare, ad amministrare con criterio i primi venti minuti. Giglio è il più ispirato, e per due volte sfiora il vantaggio – slalom in area all’8’ e staffilata al volo al 14’. I giallorossi di Pagan, però, nei secondi 25’ della prima frazione salgono in cattedra a centrocampo e sulle fasce capitalizzando al meglio un predominio tecnico e di campo fin troppo evidente. Vantaggio meritato. Al 15’, sull’errato retropassaggio di Severgnini, si avventa Caporali che da dentro l’area trova un prodigioso balzo di Rossetto a levare la palla dall’angolino. Copione simile al 26’, sulla girata mancina di Mastroianni. Al 33’, però, il fortino cade: calcio d’angolo tagliato di Ferrara, Severgnini si perde Mastroianni che anticipa l’uscita avventata di Rossetto e inzucca in rete. Il vantaggio è la naturale conclusione di un calcio spumeggiante: Nichele e compagni, impalpabili in avanti dopo che Cunico prova, abbastanza inspiegabilmente, a invertire gli esterni finendo solo per annullare Giglio, rischiano di soccombere al 39’, quando Rossetto respinge male un pallone non complicato, ma la ribattuta mancina di Marcandella si stampa sul palo. Nuovo ordine. L’intervallo permette un po’ a tutti di riordinare le idee, nello spogliatoio rossoblù. E nella ripresa, dopo qualche infruttuoso tentativo degli uomini di Pagan, la Luparense comincia a spingere. Roveretto e Sottovia, però, faticano a entrare nei meccanismi dopo un solo allenamento insieme, e a cambiare la gara è un episodio: è il 27’ quando l’ex bomber della Sacilese recupera palla in area e, spalle alla porta, la difende dall’arrivo di Tiozzo. La gamba c’è, l’intervento si vede, ma se il primo urto sia con la gamba o con la palla non è chiaro: in quella situazione meglio tenere a freno l’agonismo. L’Este cade nella trappola, e dagli undici metri Giglio pareggia i conti spiazzando Lorello. Nel finale potrebbe accadere di tutto, con un paio di contropiedi falliti dalla Luparense e due pericolosi calci piazzati dei giallorossi. Ma a conti fatti l’1-1 è il risultato più giusto.

Ore 12.30 – (Mattino di Padova) «Abbiamo commesso errori nel gioco e dovremo lavorare seriamente in settimana per rimediarli, ma il carattere della squadra che ha ribaltato un risultato sfavorevole va messo in rilievo. E di questo sono più soddisfatto. Onore comunque agli avversari che ci hanno messo alle corde». È un Antonio Andreucci disteso quello che s’incontra negli spogliatoi, ben diverso da quello che si è fatto espellere durante la gara. Il Campodarsego mantiene così inalterato il distacco dal Venezia, pure vittorioso in casa. Mentre il collega Maurizio De Pieri è di tutt’altro umore. «Non si può perdere una gara così, dopo essere stati in vantaggio per ben due volte. Purtroppo abbiamo avuto un arbitraggio che ci ha penalizzato di continuo». E sì che la terna arbitrale è stata oggetto di vivaci contestazioni anche dalla tifoseria di casa.

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Il Campodarsego torna alla vittoria contro il Fontanafredda, al termine di una partita incredibile piena di emozioni e di errori. La prima occasione è degli ospiti, con il tiro cross di Sadio negli attimi iniziali che per poco non entra in porta. Ci prova in due tempi pure il compagno di squadra Tonizzo. Dall’altra parte si porta in avanti Tanasa, che si ferisce alla testa. Al primo angolo Ruopolo segna di mano, gol che l’arbitro in un primo momento sembra voler convalidare per poi cambiare idea dopo le vibranti proteste dei friulani. Il gol annullato scuote comunque i padroni di casa, i quali si fanno vedere con un’incornata di Pelizzer. Presto arriva il vantaggio: su un rinvio maldestro di Buiatti, Radrezza prende palla e la gira a Cacurio che fa partire un traversone; Aliù lo arpiona e con una girata colpisce a botta sicura, la palla si stampa sulla traversa ma Pelizzer si tuffa e segna di testa. La gioia dura appena dieci minuti, perché Buson fa autogol nel tentativo di deviare il cross di Alcantara, su pressing di Frison. Lo stesso Alcantara è protagonista del ribaltamento del risultato al 41’, con un cross che Sadio sfrutta al meglio con una gran conclusione al volo su cui nulla può il portiere. I padovani accusano il colpo ma non si arrendono tanto che, su un’incertezza della retroguardia ospite, Aliù si inserisce in spaccata e con un rasoterra riporta la gara in pari. Non è ancora finita, perché Roveredo si fa vedere nuovamente dalle parti di Vanzato stavolta senza particolari sussulti. Al rientro dagli spogliatoi il Campodarsego parte con più grinta. È però il Fontafredda a segnare ancora grazie a un rigore contestato, su un’azione partita su un fallo fatto a Buson: per l’arbitro il dischetto è ineccepibile, batte Tonizzo che spiazza Vanzato. Un’autentica doccia fredda per la squadra di casa, che fatica nei minuti successivi a ritrovare gioco. Occorre perciò l’innesto di Kabine e Michelotto per suonare la carica, dopo qualche tentativo del solito Pelizzer. Proprio dai piedi di Kabine nasce la rete del nuovo pari, con un cross su calcio piazzato che trova pronta la testa di Cacurio. Lo stesso Kabine entra nell’area piccola ma il tiro s’infrange tra le gambe di un difensore. Chi crede che la partita sia finita si sbaglia, perché nel recupero viene assegnata una punizione da buona posizione ai biancorossi: batte il solito Kabine, che con una pregevole pennellata sigla il definitivo 4 a 3.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Giulio Bizzotto incarna lo stereotipo del bravo ragazzo. Faccia pulita, atteggiamento educato e gentile, un grande cuore. Il gol di Pordenone lo sognava di notte, ci teneva in maniera particolare perché aveva già pronta una dedica: al nonno “Bepi” come lui lo chiama affettuosamente. «È stato il suo compleanno qualche giorno fa, non sta tanto bene e ci tenevo a riservargli il gol. Sono contento di esserci riuscito». L’assist di Chiaretti è stato al bacio. «L’ho ringraziato molto, un assist perfetto. Durante la gara non ha compreso tutta la mia gioia, a fine partita gli ho spiegato perché ero così contento». Favore prontamente ricambiato nella ripresa. «È stato un caso che il mio assist fosse indirizzato proprio a lui. È stato bravo ad essere lì, pronto, un po’ com’era successo a me nel primo tempo». Prestazione splendida del Cittadella, ottima quella di Bizzotto. Lei è stato critico verso se stesso nell’ultimo periodo, dicendo ad esempio di dover imparare a correre di meno e meglio. «Devo un po’ prendere il ritmo-partita. A Pordenone magari avrei tenuto un’altra decina di minuti ma non di più. Fisicamente però finché posso cerco di dare tutto». Venturato l’ha sempre detto: Bizzotto è un giocatore importante, tornerà il suo momento. Il tecnico le ha detto qualcosa a fine partita? «Nulla di particolare, aldilà della stretta di mano negli spogliatoi». Diversi invece i gesti di riconoscenza dei compagni di squadra. «Tanti di loro non stanno giocando eppure mi hanno sempre sostenuto. Dovevo andare a festeggiare con loro il gol, l’ho fatto alla fine». La panchina granata di sabato era ricchissima: Jallow, Sgrigna, Coralli… «È la nostra forza, l’allenatore può scegliere chi vuole e sa di pescare sempre bene. La squadra è stata costruita per puntare in alto, per vincere». Riuscirvi a Pordenone, campo ancora inviolato, con una prestazione autoritaria, è un segnale ben preciso a tutte le inseguitrici. «Abbiamo giocato davvero bene. L’allenatore aveva preparato l’incontro dicendoci che ci sarebbe stato da battagliare. La nostra idea era quella di passare subito in vantaggio per poi amministrare la partita. L’ha fatto invece il Pordenone ma non ha cambiato l’inerzia della gara. Il Cittadella non ha abbassato la testa e continuato a giocare. Potevamo finire i primi 45 minuti con un vantaggio maggiore, in avvio di ripresa sul 3-1 siamo riusciti a controllare senza rischiare niente. Una dimostrazione di forza collettiva». Sollecitato sull’argomento, Venturato alla vigilia dell’incontro di Pordenone aveva detto che il Cittadella doveva fare qualcosa di più sul possesso-palla, per restare in alto. Prendere in mano la partita e portarla al termine con il piglio di grande squadra. «Ci siamo riusciti bene, su un campo difficile, dove nessuno aveva raccolto un risultato pieno». Adesso vi attende una settimana impegnativa, con un doppio appuntamento al Tombolato: giovedì sera la Coppa Italia con il Bassano, domenica altro big match di campionato con il Feralpisalò. Potrebbero essere giorni significativi in ottica futura? «Credo che certi discorsi siano già cominciati a Bassano prima e con la Reggiana poi. A Pordenone il Cittadella ha vinto allungando la serie positiva. La parte finale del campionato è difficile, ma vogliamo restare lì dove siamo in questo momento. Adesso, e alla fine del torneo». Le pressioni ce le avranno quelle che si trovano dietro. «Inseguire è sempre dispendioso, allenarci da primi in classifica invece è una sensazione bellissima».

Ore 11.20 – (Mattino di Padova) La risposta che serviva è arrivata. Non che il Cittadella capolista avesse bisogno di dimostrare qualcosa, ma è vero che nel mese di novembre le prestazioni di Iori e compagni, che pure erano bastate a mantenere la squadra in vetta al girone A di Lega Pro, non avevano convinto del tutto. Allo stadio Bottecchia di Pordenone, invece, sabato gli uomini di Venturato hanno saputo ribaltare l’iniziale svantaggio con una semplicità quasi disarmante, pressando alti e coordinati per tutta la durata del match, dando sempre l’impressione di avere la sfida sotto controllo e sferrando il colpo del k.o. alla prima occasione utile, all’alba della ripresa. Stante l’inaspettato stop interno della FeralpiSalò contro il Cuneo (0-1), e in attesa di quello che accadrà stasera fra Mantova e Alessandria, i punti di vantaggio sul quarto posto sono saliti a 5. In più si è finalmente rivisto uno dei giocatori più amati dalla tifoseria, Giulio Bizzotto, talento di casa tornato a bersaglio anche in campionato e capace così di interrompere un digiuno che durava dalla prima giornata, quando un suo centro servì ad abbattere il Cuneo. «Per nonno Bepi». «Ma io non ho mai vissuto la mancanza di gol come un’ossessione», racconta il diretto interessato. «Ho avuto le mie opportunità anche nelle scorse giornate, ma non avendo giocato tantissimo non me ne sono mai preoccupato. Sono felice della mia prestazione, questo sì. E ringrazio Chiaretti, che mi ha dato l’opportunità di realizzare il momentaneo 2-1: gran parte del merito, in quell’azione, è suo. In un certo senso mi sono sdebitato con lui nella ripresa, perché nel 3-1 ci siamo scambiati le parti: sono stato io a tener palla e ad offrirgli un assist abbastanza comodo». E per la rete messa a segno – l’ottava nella sua stagione, considerando anche le cinque firmate in Coppa Italia e quella siglata nella Coppa Lega Pro contro il Sudtirol – c’è una dedica speciale. «Il gol è tutto per mio nonno Bepi, che ha da poco compiuto gli anni e che non sta troppo bene di salute. Tenevo a fargli questo regalo». Anche a Pordenone, però, “baby Biz” non è durato sino alla fine: allo scoccare dell’ora di gioco ha lasciato spazio a Jallow, all’incirca com’era accaduto contro la Reggiana, quand’era stato rilevato da Cappelletti. «Ma stavolta sono stato io a chiedere il cambio all’allenatore. Mi ero reso conto di essere stanco e non volevo incappare negli errori della gara con gli emiliani». Un’ulteriore riprova della maturità di questo 19enne, ma anche un segnale: il definitivo salto di qualità, per Bizzotto, ci sarà quando riuscirà a gestire le proprie energie in modo più accorto. Il tempo, però, gioca tutto dalla parte di questo ragazzo, che vive con i genitori a Nove (Vicenza) e che, dopo aver raggiunto il diploma di ragioneria la scorsa estate, studia commercio estero all’Università di Treviso come privatista. L’ultimo sprint del 2015. Ieri per il Cittadella c’è stato l’unico giorno di riposo di una settimana particolarmente impegnativa. Già giovedì sera (alle 20.30, diretta tv su Rai Sport 1), infatti, i granata torneranno in campo per un impegno ufficiale, affrontando il Bassano al Tombolato per gli ottavi di finale della Coppa Italia Lega Pro. La gara è ad eliminazione diretta, per cui, in caso di parità al termine dei tempi regolamentari, si procederà con i supplementari e gli eventuali rigori. Domenica pomeriggio alle 15, invece, è attesa la FeralpiSalò, nel penultimo turno di campionato del 2015, prima di Cremonese-Cittadella del 20 dicembre. Il girone d’andata si chiuderà tuttavia soltanto con la prima sfida del 2016, sabato 9 o domenica 10 gennaio, quando in via Gabrielli si presenterà il Sudtirol. Derby di Coppa, i biglietti. Per quanto riguarda il derby di giovedì, la società granata ha stabilito per gli spettatori l’ingresso unico a 10 euro in Tribuna Coperta Ovest, mentre gli under 14 potranno presentarsi sugli spalti alla cifra simbolica di un euro. I tagliandi sono acquistabili rivolgendosi alla sede di via Ca’ dai Pase 41/b mercoledì e giovedì (oggi e domani rimarrà chiusa), con i botteghini dello stadio che saranno aperti a partire dalle 18.30. Sono anche acquistabili come sempre sul sito www.ticketone.it.

Ore 10.50 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Il dolce sapore di un sabato da bottino pieno”) Rialza la testa il Padova, spadroneggia il Cittadella. Va in archivio con un doppio sorriso la quattordicesima giornata di campionato. Il successo sull’Albinoleffe riporta un po’ di serenità nell’ambiente biancoscudato e consente a Pillon di preparare nel migliore dei modi la prossima sfida. La prova dell’Euganeo ha certificato un Padova ancora convalescente sul piano del gioco, che però si è applicato con grande rigore per mettere in pratica i dettami tattici del nuovo allenatore. La nota più lieta riguarda Altinier. L’attaccante è sembrato molto più coinvolto nello sviluppo della manovra offensiva, adoperandosi con lucidità sia nel lavoro di sponda per aprire gli spazi ai compagni e sia nella ricerca della profondità: al bacio il suo assist per il gol dell’1-0, lui ha conquistato la punizione trasformata da Petrilli per il raddoppio e da una sua giocata di tacco è nata l’azione che ha prodotto la terza rete. Chi invece viaggia a vele spiegate è il Cittadella, che continua a non fare sconti agli avversari negli scontri diretti per l’alta classifica: vittorie con Alessandria, Pavia, Cuneo e Pordenone, pareggio con il Bassano. Prima della sosta i granata troveranno sulla loro strada Feralpi Salò e Cremonese. Completare l’opera sarebbe un bellissimo regalo di Natale.

Ore 10.40 – (Gazzettino) Squadra che sabato ha fornito vari spunti. «Ci sono grossi margini di miglioramento, ma i ragazzi si sono applicati e hanno fatto bene tutto quello che avevo chiesto loro, con disponibilità al sacrificio e al gioco di squadra, dato che il mio credo calcistico prevede che si attacchi e si difenda in undici». Anche dove c’è da crescere, sono arrivate indicazioni incoraggianti. «C’è da lavorare maggiormente sulla manovra e lo sviluppo offensivo, ma sapevamo che avremmo trovato un avversario con dieci uomini dietro la linea. Serviva pazienza e i ragazzi hanno saputo fare girare la palla senza la fretta e la frenesia che fanno commettere gli errori, sfruttando l’occasione propizia per fare male». «Questo Padova mi piace – aggiunge – perché ha voglia di fare, buon punto di partenza. Si può vincere o perdere, ma poi il lavoro viene fuori e la partita è il frutto di quello che si fa in settimana. Se nel gruppo c’è questa cultura vuol dire che Parlato ha operato bene, anche se nel calcio, purtroppo, le fortune degli allenatori dipendono dai risultati. Io stesso ho vissuto momenti stupendi e la forte delusione degli esoneri».

Ore 10.30 – (Gazzettino) A parte la brevissima esperienza a Pisa – due sole gare prima di dimettersi – Pillon era fermo da un anno e mezzo. «Dopo 22 anni di carriera in panchina, mai mi era capitato di stare a fermo così tanto e la cosa mi pesava. Adesso ho a disposizione sei o sette mesi per cercare di dare il meglio». In una simile situazione come ha vissuto la vigilia? «Il giorno prima in maniera serena perché la squadra aveva risposto bene e vedevo i ragazzi concentrati sul campo. Con l’avvicinarsi dell’incontro, c’è sempre la tensione che precede l’inizio e sabato era maggiore del solito. Significa che c’è voglia di continuare questo lavoro a cui evidentemente devo dare ancora tanto». E a fine gara non sono mancati i messaggi di congratulazioni per l’esordio vincente. «Mi hanno fatto piacere le testimonianze d’affetto dei miei numerosi ex giocatori in giro per l’Italia o degli amici che ho a Padova». Quale è l’aspetto che l’ha sorpresa maggiormente in positivo? «La società, organizzata sotto ogni punto di vista, e l’ambiente che tutto sommato era sereno e privo d’isterismi. Per il resto, ragiono in termini di squadra nel suo complesso».

Ore 10.20 – (Gazzettino) Una vittoria, quella di sabato a spese dell’Albinoleffe, che sembrava scritta nel destino. L’ultimo successo biancoscudato risaliva al 24 ottobre e in quella occasione venne battuto il Mantova per 3-0, con gol di Neto Pereira nel primo tempo e doppietta di Petrilli nella ripresa. A seguire dalla tribuna quella gara, l’unica del Padova da lui vista dal vivo, c’era Giuseppe Pillon che, per un’incredibile coincidenza, 42 giorni dopo ha visto dalla panchina la stessa squadra, appena passata sotto la sua guida, prevalere con il medesimo risultato e con identica sequenza di reti. «Sinceramente – replica il giorno dopo l’allenatore di Mogliano – non ci avevo pensato. Contava solo vincere e mi fa comunque piacere che i ragazzi abbiano confermato la buona impressione che mi avevano fornito quel giorno». Diciotto anni fa in serie B, il 31 agosto 1997, il suo precedente esordio da tecnico all’Euganeo. Quella volta erano maggiori l’entusiasmo e le aspettative della vigilia, ma fu peggiore l’esito sul campo, con ko per 1-0 con il Castel di Sangro per un gol di Tresoldi dopo sette minuti. «Il calcio è strano e mille variabili possono decidere una partita, anche senza una logica».

Ore 10.10 – (Gazzettino) Nello stesso luogo, il ristorante Al Bosco di Cervarese, l’Aicb aveva festeggiato a giugno i propri 40 anni e la promozione in Lega Pro del Padova in un clima di grande entusiasmo. Sabato sera, nonostante il momento poco brillante e il recente cambio in panchina, erano oltre 160 i sostenitori biancoscudati che si sono ritrovati per la festa di Natale. «Vedere qui ancora tanta gente – ha dichiarato il presidente Giorgio Ferretti – è sicuramente un buon segno. La società merita un grande incoraggiamento e sono sicuro che le cose cambieranno». Insieme a lui, il vice Ilario Baldon, il direttivo, i club, tifosi storici come Mario Merighi e Luciano Favaron, le forze dell’ordine e la società rappresentata ai suoi massimi livelli. «Noi abbiamo tutto l’entusiasmo – ha dichiarato il presidente Bergamin – perché le soddisfazioni che arriveranno saranno il risultato del lavoro che stiamo facendo». Clima disteso tra lotteria, l’esibizione del mago Robi Gordon e una prima presentazione del libro di Paolo Donà “Terzo posto” dedicato allo storico campionato biancoscudato di seria A 1957-58 del Padova di prossima uscita.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Come avete vissuto voi della “vecchia guardia” quest’ultima settimana che ha portato all’esonero di Parlato? «Mi è dispiaciuto per il mister e gli ho mandato un messaggio per ringraziarlo. Sotto la sua gestione sono cresciuto molto, sia come persona che come giocatore. Devo tanto a Parlato. Però noi abbiamo il dovere di ripartire e fare meglio, e non è stato semplice preparare la gara con l’Albinoleffe. Sapevamo che mister Lavezzini sarebbe rimasto soltanto finché non si trovava il nuovo allenatore, e in questi casi è difficile mantenere la concentrazione alta. Possono mancare gli stimoli e invece ci siamo preparati bene e l’abbiamo dimostrato». La classifica è stata mossa, ma resta pur sempre grigia. Il Padova vale di più di queste posizioni medio-basse? «Tanti amici mi hanno ripetuto spesso, nelle ultime settimane: “ma come fate a stare così giù, con i giocatori che avete?”. Sta a noi adesso dimostrare che valiamo di più. Non abbiamo ancora fatto nulla e una sola vittoria non conta. Dobbiamo dare continuità».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Ma quali sono questi obiettivi? Il giocatore non si espone, eppure la sua voglia di rivalsa si coglie bene. «Innanzitutto sono in scadenza di contratto e voglio assolutamente mettermi in luce. Mi piacerebbe rinnovare con il Padova, perché i progetti della società si sposano con i miei. Negli ultimi anni ho perso terreno, ma non si fanno 40 gare in Serie B per caso. Mi piacerebbe molto tornare fra i cadetti e farlo con i biancoscudati. Ma se non sarà così, spero di trovare un’altra squadra ambiziosa». Il 2015 sembra essere l’anno del riscatto per la sua generazione, cresciuta all’ombra della Mole. «Il mio amico Giovinco è stato eletto Mvp in America, adesso è tornato in Italia e il prossimo week end che sarò a Torino spero di vederlo. Ma anche Maniero, nostro compagno nella Primavera della Juve, sta facendo benissimo a Bari. Sono contento». E dire che sabato lei è riuscito a segnare una doppietta, nonostante giocasse da esterno nel 4-4-2 con compiti di copertura. «È un ruolo tosto e dovrò lavorare ancora per abituarmi e far meglio. Si corre e ci si sacrifica, ma sono pronto».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Oggi con 5 reti è il capocannoniere stagionale della squadra, oltre che capocannoniere biancoscudato del 2015, visti i 13 gol complessivi. E dire che appena 12 mesi fa era ai margini della squadra… «Il calcio è così, può cambiare da un momento all’altro», sospira il diretto interessato. «Me li ricordo bene quei giorni, prima di dicembre avevo giocato appena tre spezzoni di partita. Era un periodo duro, volevo dimostrare il mio valore, ma non avevo molto spazio. Però non ho mai pensato di andarmene, mi sono fatto forza perché non volevo perdere il treno biancoscudato. Poteva essere un’occasione unica della carriera». La tenacia ha pagato, al punto che, dopo aver contribuito in modo decisivo alla promozione della scorsa stagione, quest’anno Petrilli sta disputando l’annata migliore della carriera. «Non avevo mai segnato così tanto tra i professionisti e sono molto felice. Ma ho ancora strada da fare per raggiungere gli obiettivi di squadra e anche personali. Il record di gol dell’anno scorso? Sarebbe bello eguagliarlo».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Il nuovo Padova di Pillon ha vinto, travolgendo 3-0 l’Albinoleffe e riportando un po’ di serenità in un ambiente fattosi cupo e teso nelle ultime settimane. L’impatto del nuovo tecnico, al di là del risultato, è stato positivo, anche perché il lavoro iniziale è proseguito sul solco tracciato da Parlato. La prova è la gara di sabato: stesso risultato dell’ultimo successo contro il Mantova, stessa sequenza di reti, stessi marcatori, Neto Pereira e Petrilli. Proprio quest’ultimo rappresenta il più grande anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova gestione biancoscudata. Nel giro di un anno, infatti, Petrilli si è preso il Padova. Proprio un anno fa – era il 7 dicembre 2014 – l’attaccante piemontese esordiva per la prima volta in campionato dal primo minuto con il Padova, sciorinando un’ottima prestazione contro il Legnago e non uscendo più di squadra a suon di giocate, assist e gol.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Gli attestati di stima manifestati per tutta la settimana sui social network avevano fatto capire l’enorme affetto che il pubblico biancoscudato nutre per Carmine Parlato. La partita di sabato all’Euganeo, la prima senza l’allenatore napoletano in panchina dopo 15 mesi, l’ha confermato. L’Aicb sul proprio giornale ha scritto parole d’elogio e affetto verso il mister della promozione dalla D in Lega Pro. La “Tribuna Fattori”, invece, l’ha ringraziato con uno striscione, esposto subito prima del fischio d’inizio della partita con l’Albinoleffe: “Arrivederci Carmine, il tuo posto è qui con noi”. Uno striscione firmato dagli ultras ma che, una volta esposto, ha scatenato gli applausi di tutti gli spettatori. Un tributo che è stato riferito allo stesso Carmine Parlato, il quale non ha perso tempo e nella serata di sabato ha pubblicato sul proprio profilo facebook la foto dello striscione apparso in curva, commentando: “Che dire… infinite grazie ragazzi (Tribuna Fattori)”. E da lì sono tornati a scatenarsi i tifosi, con il post che ha raggiunto quasi 900 “like” e decine di commenti, tra i quali quello molto significativo del vice-presidente del Padova Edoardo Bonetto, che ha scritto eloquentemente: “Grazie a te per sempre”

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Alla vigilia di Padova-Albinoleffe, con il debutto di Bepi Pillon in panchina, la cena degli auguri di fine anno organizzata dall’Aicb al ristorante “Al Bosco” di Cervarese Santa Croce avrebbe potuto trasformarsi nella conviviale dei rimpianti (la classifica precaria dei biancoscudati, il fresco esonero di Carmine Parlato, le polemiche seguite alla scelta, per quanto sofferta, della società di cambiare guida tecnica). Invece nulla di tutto ciò, la serata è riuscita nel migliore dei modi, stemperando quel clima di nervosa attesa che si respirava sin dall’inizio della settimana, perché quando si sostituisce un allenatore, per di più amato dalla tifoseria come il tecnico napoletano, la “temperatura” esterna si alza inevitabilmente. Sotto la regia di Giorgio Ferretti, coadiuvato da Ilario Baldon, Lella Zanchin, Antonio Pastore, Angelo Dainese e Giorgio Maistro, componenti del direttivo dell’Associazione, sono intervenute 160 persone, tutte rigorosamente di fede biancoscudata. A rappresentare la società i due fondatori della stessa, il presidente Bepi Bergamin e l’a.d. Roberto Bonetto, accompagnati dal vice-presidente Edoardo Bonetto, dal direttore sportivo Fabrizio De Poli, dal team manager Giancarlo Pontin, dal dirigente accompagnatore Pierino D’Ambrosio e dal responsabile dell’ufficio-stampa Massimo Candotti. Fra i tavoli volti noti, come quelli di Mario Merighi e dell’avvocato Mario Liccardo. Oltre alla tradizionale lotteria, il clou è stato rappresentato dai numeri dell’illusionista Roby Gordon, grande tifoso del Padova, reduce dagli spettacoli tenuti a Parigi. Le sue magìe hanno strappato applausi a scena aperta.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 29, Alessandria, Bassano e FeralpiSalò 24, Pavia e SudTirol 23, Cremonese e Cuneo 22, Reggiana 21, Pordenone 19, Giana Erminio, Padova e Pro Piacenza 18, Lumezzane e Mantova 13, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 3.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la quattordicesima giornata (5-6-7 dicembre): Lumezzane-Bassano 2-3 (Pietribiasi (Ba) al 33′ pt, Falzerano (Ba) al 10′ st, Nossa (Lu) al 16′ st, Mancosu (Lu) al 26′ st, Proietti (Ba) al 33′ st), Padova-AlbinoLeffe 3-0 (Neto Pereira (Pd) al 42′ pt, Petrilli (Pd) al 13′ st e al 27′ st), Pordenone-Cittadella 1-3 (Berardi (Pn) al 12′ pt, Litteri (Ci) al 20′ pt, Bizzotto (Ci) al 34′ pt, Chiaretti (Ci) al 3′ st), SudTirol-Pro Patria 2-1 (Gliozzi (St) su rigore al 34′ pt, Marra (Pp) al 16′ st, Bassoli (St) al 44′ st), Cremonese-Giana Erminio 1-1 (Pinto (Ge) al 21′ st, Brighenti (Cr) al 45′ st), FeralpiSalò-Cuneo 0-1 (Corradi (Cn) al 29’st), Reggiana-Pavia 0-0, Renate-Pro Piacenza 0-2 (Barba (Pp) al 11′ st, Sall (Pp) al 18′ st). Oggi, ore 20.00 Mantova-Alessandria.

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 6 dicembre: giorno di riposo per i Biancoscudati dopo il successo con l’AlbinoLeffe.




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