Padova-Bassano, il derby di Renzo da Brugine: “La società? Se non è successo quella volta….”

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«Pochi sanno che sono cresciuto in una fattoria. Sono orgoglioso delle mie radici e dell’educazione che ho ricevuto. La fattoria dei miei genitori era (ed è) a Brugine, a poco più di cento chilometri dalla Diesel» (Renzo Rosso, Be Stupid). Per il ritorno alle origini di Mister Diesel basterà attendere le 14 di domenica quando, per la prima volta, Padova e Bassano si affronteranno in un campionato di calcio professionistico: «Poteva succedere l’anno scorso – sorride il figlio Stefano, presidente del club giallorosso – ma poi sapete tutti purtroppo che fine ha fatto il Padova…». La ferita, del resto, sanguina ancora, nonostante la tenacia, il coraggio e la bravura di Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, capaci di far risorgere dalle ceneri un club che non c’era più. Sparito dopo 104 anni di storia e qualcuno di malagestione. Padova-Bassano è anche Rosso contro il suo passato. Renzo, che ha una settimana «full» declina e non apre l’album dei ricordi. Stefano ne fa le veci, come sempre per il piccolo Bassano Calcio, e lo fa per lui.

«Mio padre è una persona riservata – sorride – che non ama troppo l’esposizione mediatica. Parla poco, di calcio ancora meno. Poi è una settimana particolare, non so nemmeno come si sia organizzato per la partita. So che hanno chiamato tanti amici, del resto la nostra famiglia è ancora a Brugine. Mia madre era “quasi padovana”, fra Vigonza e il veneziano, io sono nato a a Marostica, dove vivo. Altro? Il vicepresidente Roberto Masiero è di Brugine come mio padre, ma credo che nessuno di noi per una serie di ragioni si senta legato al Calcio Padova. Non è un’offesa: ma io sono sempre vissuto nel vicentino, mio padre dai 20 anni in avanti si trasferì e lasciò la casa di famiglia. Ma è un derby in famiglia a tutti gli effetti, anche se a casa nostra si tifa Milan e Bassano». E pensare che ci fu un’occasione, fra la fine del 2010 e il 2011 in cui Rosso e il Padova potevano essere sposi. Ci si andò vicini, forse non vicinissimi, ma ci fu una trattativa (riservatissima) per la cessione del club a Mister Diesel: «Qualcosa sì – abbozza il presidente – io non fui coinvolto, ma diciamo che c’era una grossa spinta dal padovano».

«Mi vien da dire che se non è successo quella volta, è difficile che succeda in futuro. Se dovessimo mai decidere di lasciare Bassano, penso che sarebbe per una big: la Fiorentina è la prima che mi viene in mente, magari altre. Il concetto è che noi vogliamo fare calcio non per pubblicità, non ne abbiamo bisogno. Ma perché ci piace lo sport nel suo concetto più puro. E a ben guardare è più semplice coltivare questo concetto in provincia piuttosto che in città, nelle grandi piazze. Pensate a Bonacini e a Squinzi, al Carpi e al Sassuolo, allo stesso Chievo, a noi…». Gli intrecci sulla Padova-Bassano ci sono, ma per un motivo o per l’altro c’è sempre qualche intoppo a mettere i bastoni fra le ruote. Basti pensare a Iocolano e a Bizzotto corteggiati a lungo dal Padova: «La scelta di Bizzotto ha sorpreso anche noi – chiude Rosso – è stata fatta più col cuore che con la testa. Ci ha scelto, ne siamo orgogliosi e felici. Iocolano è il nostro capitano, ci ha detto che se fosse andato via sarebbe stato soltanto per salire di categoria. E così è stato. E domenica? Se devo fare due nomi, dico Pietribiasi e Neto Pereira, proprio bravo quel “vecchiotto”… E poi, che derby sia: ci temiamo entrambe, vediamo come finisce».

(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello)




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