Live 24! Padova-Reggiana, lunedì di annunci: acquistato De Risio, ceduto Dell’Andrea

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Ore 21.30 – (Il Piccolo) Paolo Doardo è soddisfatto soltanto a metà per il pareggio ottenuto contro il Calvi Noale. Il tecnico dell’Unione Triestina 2012, nonostante l’avversaria abbia preso due pali, ha dei rimpianti per le occasioni sciupate dai suoi, visto che alla vittoria a un certo punto ci aveva creduto davvero: «Sicuramente è un buon risultato su un campo difficile – dice Doardo – contro una squadra ottima che in porta ha un certo Fortin. Ma a dire il vero non sono del tutto soddisfatto: nel secondo tempo a un certo punto abbiamo rischiato giocando per vincere inserendo Skerjanc e in quel momento abbiamo preso in mano la partita. Abbiamo avuto anche due occasioni limpidissime con Bradaschia e lo stesso Skerjanc, ma non abbiamo concretizzato. E alla fine abbiamo rischiato grosso rischiando di perderla su due loro ripartenze, sulle quali il Calvi Noale ha preso due pali. Quindi alla fine sono contento perché poteva finire peggio, ma per come avevamo impostato la partita e da come si stava mettendo, speravo in qualcosa in più». Volti nuovi oggi in casa della Triestina. Oltre a Galasso e Puka, c’è stata anche la sorpresa dell’attaccante sloveno Davor Skerjanc, il cui tesseramento è stato perfezionato in extremis. Ma come mai non è partito dall’inizio? «Il giocatore è stato tesserato all’ultimo minuto – spiega Doardo – negli schemi provati in settimana lui non c’era e ci sono ovviamente movimenti e situazioni da conoscere bene: nelle condizioni difficili in cui siamo, non è semplice partire subito con un inserimento nuovo. Anche perché dovevamo mantenere un certo filtro in mezzo al campo, dove avevamo già Puka, classe 1997, che viene dalla Primavera dell’Avellino ma non ha ancora il passo della D e soprattutto il ritmo partita. Inoltre i cambi sono stati anche condizionati dall’infortunio di Spadari, che ci ha costretto a spendere subito una sostituzione. Quanto a Galasso ha fatto bene, è stato sostituito solo per il cambio di modulo. Naturalmente deve far minutaggio come tutti i nuovi, ma le partite si susseguono ed è ovvio che bisogna fare punti». Ieri anche a livello di modulo si è visto qualcosa di diverso, come spiega il tecnico: «Abbiamo iniziato con il 4-4-2, poi nella ripresa quando volevamo rischiare di più siamo passati al 4-3-3 e di questo modulo sono soddisfatto: con questo schema sono arrivate le nostre occasioni, mentre le loro sono arrivate solo su ripartenze dal portiere perché noi eravamo quasi sempre in attacco. È un modulo che può dare soddisfazioni».

Ore 21.20 – (Il Piccolo) L’Unione 2012 pareggia in trasferta 0-0 nel terzo turno del girone di ritorno con il Calvi Noale. Un risultato sostanzialmente giusto per gli infreddoliti spettatori che hanno assitito ad un modesto spettacolo. La gara infatti è stata molto combattuta, spesso spezzettata e con pochissimi tiri nello specchio. Qualcosa di più ha fatto la squadra di Doardo, ma sinceramente troppo poco per aspettarsi un risultato diverso dallo 0-0. Avvio che lascia presagire ben altro: al 6′ Franchitti va via sulla destra e crossa al centro, ma da due passi si ostacolano Viola e Bandiera e l’azione per i locali sfuma. Al 10′ azione in fotocopia e gol di Viola che viene però annullato per off side. Al 20′ occasione per la Triestina con Spadari, che spreca una favorevole azione tirando alto dai 16 metri. Poi il numero nove si fa male ed è costretto al cambio con Abrefah. Seconda chance per l’Unione al 38′ cross di Bradaschia e Giordani di testa non inquadra lo specchio. La prima frazione è tutta qui con le due squadre che lottano ma non riescono a superarsi, ritmi molto bassi anche per merito del Calvi Noale, mentre l’Unione sembra poco reattiva sopratutto dalla cintola in su. Nella ripresa al 10′ da un rimpallo, Vezzani si ritrova il pallone tra le mani dopo un pericoloso rimpallo che aveva favorito Viola. Nel giro di 4′ minuti la Triestina si scuote dal torpore e sfiora per due volte il vantaggio: prima con un destro di Bradaschia che termina di poco al lato, poi con una rovesciata di Giordani che sfiora il palo. Calvi Noale che in questa fase soffre di più la manovra degli avversari, ancora vicini al bersaglio al 21′ con Skerjanc, che si allarga sulla sinistra e cerca il diagonale da posizione molto difficile che esce di un soffio. Al 24′ Calvi vicinissimo al gol con Dell’Andrea, che centra il palo. La Triestina sembra accusare il colpo e d inizia a sbandare in fase difensiva, tante mischie davanti a Vezzani, che si dimostra sicuro nelle uscite e, proprio nel forcing finale, gran conclusione di Viola che si stampa ancora sul montante con il portiere battuto. Finisce 0-0 una gara non bella al di là di qualche emozione, con una Triestina che ha sofferto soprattutto negli ultimi 15′ minuti, per il resto il gol sarebbe anche potuto arrivare, perchè la squadra alabardata le sue occasioni le ha avute, ma non è stata precisa e fortunata sotto porta. Guardando anche le pagelle, sufficienza generale per tutti, anche se il portiere Vezzani è stato il più bravo. Troppo imprecisi invece Bradaschia e Giordani. Classifica che resta difficile, in quart’ultima posizione, e con un futuro societario incerto che verrà deciso entro fine mese. I tifosi alabardati proseguono a non sostenere la squadra in contrasto con la gestione e le idee della proprietà, ed anche in campo la squadra ne risente.

Ore 20.50 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno spreca tanto, il Fontanafredda ringrazia e pareggia. Il calcio è uno sport, tutto sommato, semplice. Se segni hai grosse possibilità di vincere, altrimenti, bene che vada, rimedi un punto. Il Belluno la sua rete l’ha fatta con Acampora. Solo che, in precedenza, avrebbe potuto segnarne almeno altre tre. Vuoi un paio di salvataggi sulla linea, vuoi una traversa, vuoi un gol annullato, sta di fatto che il tabellino, alla fine del primo tempo, era ancora immacolato. A quel punto il Belluno sapeva di rischiare per la reazione del Fontanafredda, ma non avrebbe mai creduto che Stiso trovasse il pareggio. Ci sarebbe stato comunque tempo, per provare a ritornare avanti, ma a un certo punto la squadra gialloblù si è ritrovata in nove. Rosso a Bertagno prima, problema muscolare per Pellicanò poi ed ecco lo stesso copione di Tamai. Paradossalmente, D’Incà ha avuto una buona situazione, ma a quel punto è stato positivo non aver ceduto alla continua pressione dei friulani. Che poco hanno fatto in attacco, ma gli è bastato per prendersi un punto che vale tantissimo, in chiave salvezza. Il Belluno vede, invece, l’Este andare a quota 43, mentre tiene due lunghezze dietro la Vecomp e il Tamai. Solo che sabato con il Levico tra squalifiche e infortuni non sarà semplice. Non saranno della partita, infatti, Bertagno, Pescosta e Miniati, oltre a Pellicanò che non si sa se riuscirà a rientrare. Dall’inizio, nel sempre suggestivo impianto friulano, si legge un canovaccio che ha per protagonisti solo i ragazzi in gialloblù. Vero, i due ex Samba e Radrezza proveranno qualcosa con conclusioni al volo ma niente di che. Viceversa il Belluno, quando accelera, è sempre pericoloso. Addirittura clamorosa la prima vera palla gol della squadra di Vecchiato appena dopo il 10’. Su un calcio piazzato, Mosca raccoglie di controbalzo un pallone vagante che l’agordino manda sulla traversa, il pallone resta davanti allo specchio e Acampora di testa non ci va con la giusta grinta, permettendo a Buiatti di deviare in corner. Di testa gli ospiti fanno paura. Masoch manda a lato di poco, mentre ci pensa il centralone di casa Malerba a togliere dalla linea un’inzuccata di Mosca. Ci saranno due minuti di pausa, quando Alcantara avrà la peggio in uno scontro con Brino e dovrà lasciare spazio ad Ortolan. Esulta il Belluno al 37’ quando, sempre di testa, Calcagnotto trova la deviazione decisiva su angolo di Duravia ma il signor Collu preferisce annullare per fallo in attacco. Ci sarà un altro salvataggio sulla riga, su un pallone ben indirizzato da Acampora dopo che il numero 7 aveva saltato Buiatti in uscita. E così, incredibilmente sullo 0-0, va in archivio il primo tempo. Ma non servirà tanto nella ripresa per il vantaggio gialloblù: pallone ben fiondato da Pescosta, rimbalzo strano in area e tocco di mano di Malerba. A dir poco vibranti le proteste della squadra di De Pieri che forse hanno il potere di distrarre Acampora. La conclusione dell’ex Monfalcone è bruttina e centrale, ma per fortuna c’è tempo e spazio per ribattere e portare avanti il Belluno. E qui il Fontanafredda si sveglia e, dopo un po’ di pressione, su un pallone respinto trova il pari. Bella la botta di Stiso dai 25 metri. Ci sarebbe tempo, ma Bertagno entra duro a metà campo e per lui c’è il rosso diretto. Non bastasse, Pellicanò mentre interviene in scivolata ha un problema muscolare. Erano già entrati D’Incà, Sommacal e Quarzago, quindi niente cambio. Regge comunque il fortino gialloblù e anzi, nel recupero, Acampora suggerisce bene per D’Incà ma da posizione defilata il fantasista non riesce a segnare.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) Assorbita la delusione per l’ennesimo pareggio collezionato sabato a Meda contro il Renate, il Mantova da oggi si ritufferà sul mercato per cercare di sbloccare le trattative in atto. In primis quella per l’attaccante Mattia Marchi, che dovrebbe arrivare da Pavia insieme al difensore Andrea Cristini in cambio di Valerio Foglio. Marchi, che è tentato anche da altri club (FeralpiSalò in primis) ieri ha giocato gli ultimi minuti di Pro Patria-Pavia e non ha ancora fornito una risposta definitiva all’Acm, che era attesa proprio ieri. La strada che porta a lui sembra decisamente in salita. Nell’ultima settimana, fra l’altro, patron Di Loreto e il presidente Musso hanno chiesto di avvicinarsi ancor di più al capezzale del Mantova a Dario Marcolin. L’ex allenatore del Catania è molto amico di Musso e si sta adoperando sia sul fronte mercato con alcune sue conoscenze e sia su quello tecnico, confrontandosi con mister Javorcic. «Nessun incarico ufficiale- spiega patron Serafino Di Loreto -ma una collaborazione assidua in qualità di amico della proprietà». Tornando al mercato, il Tuttocuoio ha proposto uno scambio per avere Moreno Beretta, ma il Mantova ha rifiutato. L’attaccante piace al Monza, ma non vorrebbe scendere in serie D. Alla sua partenza e a quelle di Gavazzi (la trattativa con il Pordenone non decolla) e Puccio sono legate altre operazioni del Mantova. La più urgente sarebbe l’ingaggio di un centrocampista, vista l’emergenza che si sta profilando nella rosa biancorossa con le contemporanee assenze di Raggio Garibaldi, Dalla Bona e Di Santantonio. L’Acm ha messo da tempo gli occhi su Giacomo Cenetti del Bassano e sarebbe proprio il caso di provare a forzare i tempi, magari prendendosi anche il rischio di farlo prima di aver effettuato cessioni. All’appello mancherebbe poi almeno un terzino sinistro e fra gli obiettivi resta il 22enne Matteo Liviero del Lecce. «Da qui alla fine del mercato centreremo i nostri obiettivi – promette il patron Serafino Di Loreto – e poi centreremo l’obiettivo salvezza, anche se ci sarà da soffrire parecchio. Alla gente di Mantova chiedo di restare vicina alla squadra e di sostenerla a prescindere dai risultati fino alla fine della stagione. Capisco che c’è delusione, ma i primi a masticare amaro siamo noi. Adesso, però, purtroppo la realtà è questa e bisogna capire che creare pressioni attorno a questo gruppo è controproducente».

Ore 19.50 – (Messaggero Veneto) E’ proprio vero: gli esami non finiscono mai. Perché dopo quello – superato – sul campo, Francesco Finocchio stamattina è atteso a un’altra prova. Il match-winner di sabato, infatti, stamattina è a Parma per sostenere l’esame di Intermediari finanziari all’università. Sì, perché l’attaccante reggiano è iscritto a Economia aziendale all’ateneo emiliano: una corso di laurea che sta frequentando con profitto. Finocchio dunque arriverà in serata a Pordenone e ritroverà domani i compagni, già presenti invece all’allenamento di ripresa odierno al De Marchi. Tedino, nel pomeriggio (alle 15), ritroverà Pederzoli – che rientra dalla squalifica – ma non potrà ancora disporre degli infortunati De Cenco, Cosner, Martignago e Marchi, oltre naturalmente a De Agostini, fuori dopo lo scontro di gioco subìto con la Pro Piacenza. In questi giorni sarà valutata in maniera più approfondita la situazione del terzino udinese. Ma il guaio al ginocchio sembra tale da poter causare uno stop di almeno un mese.

Ore 19.30 – (Messaggero Veneto) Sesto a 7 punti dalla vetta, a 4 dal secondo posto e a sole 3 lunghezze dai play-off. E’ una classifica scintillante quella che il Pordenone occupa in Lega Pro al termine della prima giornata di ritorno. Mai, negli ultimi 50 anni, la società cittadina era arrivata così in alto; mai si era trovata a gestire una situazione tanto prestigiosa. Eppure la squadra è lì, reduce da due vittorie di fila, intenzionata a non mollare e con una società pronta a intervenire sul mercato: in questi giorni si prova a chiudere con Martin del Pavia e Gavazzi del Mantova, anche se non è così semplice e veloce. La situazione. Il Pordenone si trova così in alto in virtù dei risultati di ieri. Solo il Cittadella, tra le big, ha vinto (2 a 0 a Cuneo). L’Alto Adige è stato rimontato dall’Albinoleffe sul 2-2 – e i bergamaschi affrontano i neroverdi, sabato prossimo –; il Pavia non è andato oltre lo 0-0 con la Pro Patria, così come la Reggiana con il Padova. Il Bassano, nel tardo pomeriggio, è riuscito a pareggiare in extremis con la Cremonese (1-1). Insomma, in questa giornata il Pordenone ha fatto un bel salto in avanti, arrivando a vedere da vicino i primi posti. Tedino, assieme alla società, predicano umiltà. Eppure dopo i successi con Giana Erminio e Pro Piacenza è dura rimanere con i piedi per terra. Entrambe le vittorie sono state ottenute in una situazione d’emergenza, con giocatori importanti ai box (su tutti De Cenco e Pederzoli). A cosa si può puntare con tutto l’organico a disposizione? A cosa può ambire la squadra qualora dovessero arrivare i rinforzi su cui la dirigenza sta lavorando? Ambizioni. Il tifoso queste domande se le pone. Sono i margini di crescita che inducono ad avere ottimismo, a sperare in qualcosa in più della salvezza. Il lavoro sul campo che Tedino e il suo staff portano quotidianamente avanti è tale da aver permesso alla rosa di migliorare giorno dopo giorno, di affacciarsi ai quartieri alti della classifica e quindi di pensare in grande. Adesso arriva un’altra gara con una squadra che lotta per la salvezza, quella di sabato a Bergamo con l’Albinoleffe (alle 15). Stefani e compagni sembrano pronti a superare l’ennesima prova di maturità, anche se come dice Tedino «serve mantenere la fame e l’umiltà che ci hanno sempre contraddistinto. Perché appena abbiamo fatto dei voli pindarici, abbiamo subìto degli sberloni». Rinforzi. Oggi il consulente di mercato Zamuner tornerà ad occuparsi delle situazioni legate a Martin e a Gavazzi. Le rispettive società dei giocatori – Pavia e Mantova – spingono per girare i loro giocatori al De Marchi, ma c’è il nodo ingaggio. Il Pordenone non può accollarsi tutto il peso economico, anzi; solo una piccola parte. Per questo gli affari sono ancora in alto mare, risolvibili solo con un aiuto sostanzioso da parte dei sodalizi lombardi.

Ore 19.00 – (La Provincia Pavese) La conferenza stampa di fine partita è – di solito – un momento rituale. Salvo eccezioni. Ad esempio quando su una panchina siede Eziolino Capuano, un tipo che solo pochi mesi fa ha definito i suoi giocatori (Arezzo): «Maiali e femminucce», facendo anche il verso. Dei maiali. Ma ieri Mister Alessio Pala, due anni fa allenatore del Pavia ha fatto la sua parte. Già in panchina era caldo, incitando i suoi con colorite imprecazioni con il suo tono da baritono bergamasco. Parte con toni bassi, parlando della partita: «Bene il Pavia, ma la migliore occasione l’abbiamo avuta noi – dice -. Questo Pavia non ha il fraseggio dello scorso anno. Allora giocava di più, ma concedeva anche di più. Ha giocatori straordinari per la categoria». Quindi, parlando della sua Pro Patria in mezzo alla bufera (la procura federale chiede di penalizzarla di 20 punti) dichiara un amore totale: «Se oggi mi chiedete se preferisco allenare il Cittadella primo in classifica o la Pro Patria rispondo la Pro Patria. Fare calcio come lo facciamo qui noi, in modo artigianale, è bello e divertente». Poi apre il capitolo Pavia: «Quella società mi ha truffato. Io mi ero comportato da signore, non volevo rubare una prelazione, ma loro (i vecchi proprietari) mi fecero firmare un contratto biennale, senza mai depositarlo. Così quando fui esonerato scoprii la verità». Pala per tre volte sottolinea che quel Pavia non ha niente a che fare con quello attuale, quello cinese: «Conosco bene anche il direttore generale, Bignotti, che è una brava persona, competente. Ma quel Pavia…. quel Pavia… c’era un magazziniere, che poi è morto che lo portavo a mangiare io, perché non lo pagavano neppure». E i tifosi? «I tifosi capiscono, per questo hanno esposto lo striscione per me. Loro mi rispettano e io rispetto loro».

Ore 18.45 – “Il Calcio Padova informa che da questa settimana il difensore classe 1997 Marco Dell’Andrea vestirà la maglia dell’A.C.D. Campodarsego Calcio 1974. Dell’Andrea tornerà a vestire la maglia biancoscudata da Luglio 2016”.

Ore 18.40 – Mercato Padova, ufficiale: Marco Dell’Andrea ceduto in prestito al Campodarsego.

Ore 18.35 – “Il Calcio Padova informa che nella giornata di oggi è stato perfezionato il trasferimento del centrocampista Carlo De Risio dalla Juve Stabia al Calcio Padova. Il giocatore sarà presentato alla stampa domani alle 14 allo stadio Euganeo”

Ore 18.30 – Mercato Padova, ufficiale: acquistato dalla Juve Stabia il centrocampista Carlo De Risio.

Ore 18.20 – (La Provincia Pavese) Non solo il mister è insoddisfatto della prestazione del Pavia sul campo – oggettivamente pessimo – della Pro Patria. In sala stampa arriva Giuseppe Pirrone, 29 anni, reduce dai primi 90’ interi come centrale di centrocampo (a fianco di Pavan): «Una squadra che si chiude in casa come ha fatto la Pro Patria con l’agonismo riesce a metterti in difficoltà. E in effetti questa squadra ha messo in difficoltà parecchie formazioni, visto che sta facendo diversi punti in queste ultime giornate». Ma secondo Pirrone (fino a dieci giorni fa giocatore dell’Ascoli) gli azzurri hanno da recriminare qualcosa sul piano del gioco: «Forse dovevamo essere più veloci nelle giocate. Le condizioni del campo non permettevano di fare più di due colpi, così è successo che parecchie volte ci hanno rubato palla e sono ripartiti – spiega il centrocampista – Poi, sul piano agonistico, dovevamo essere un po’ più cattivi». A livello personale, invece, Pirrone si sente in forma: «Sì, forse non sono ancora al 100%, ma manca poco, anche perché ho giocato tutto l’anno. Bisogna considerare – prosegue il calciatore del Pavia – che parecchi giocatori sono arrivati adesso, dobbiamo ancora trovare le giuste giocate. Anche per me l’impatto con la Lega Pro è positivo. Nel Pavia ci sono sicuramente buoni giocatori. E il fatto che a Busto Arsizio c’è più cattiveria che gioco non può essere un alibi per noi, queste partite dobbiamo vincerle».

Ore 18.00 – (La Provincia Pavese) Fabio Brini al secondo pareggio in otto giorni non può che essere insoddisfatto di un Pavia che non ha mostrato gioco. O almeno ben al di sotto delle ambizioni della società . «La squadra domenica si era espressa bene – dice il mister in sala stampa -. Qui oggi ha deluso. Non era quello che volevo, bisogna fare di più e molto. Sotto ogni punto di vista». Mister Brini forse rinuncerebbe anche ai baffi se gli evitassero le rituali conferenze stampa. Ieri pomeriggio, piuttosto che incontrare i giornalisti avrebbe rinunciato forse anche a qualcosa di più. Ma gli tocca parlare dell’ottavo punto in classifica che la Pro Patria si è assicurata giocando alla morte contro il Pavia: «Non è questa la strada per fare cose importanti. Bisogna imparare in fretta. In questo campionato non ti aspetta nessuno». Usa frasi brevi, senza troppe subordinate. Per cercare di limitare quello che, per Brini, è un vero supplizio si fa le domande da solo: «Vediamo di migliorare questa rosa che abbiamo, perché bisogna farlo». Ma qualcuno lo incalza: cosa deve migliorare il Pavia? «E’ un discorso globale, di interpretazione della partita dal primo all’ultimo minuto. Non è questione di reparto. E’ un fatto di cattiveria, di determinazione. Domenica l’ho vista, oggi un po’ meno. Anche sul piano del gioco. Quindi: onore alla Pro Patria. Sapevamo come giocava. Ma quello che pesa è che siamo al giro di boa, a metà campionato, e dobbiamo affrettare un po’ tutto».

Ore 17.40 – (La Provincia Pavese) Se una squadra che punta a vincere il campionato, o almeno ad acciuffare una delle prime posizioni, fa zero tiri nello specchio della porta contro l’ultima in classifica c’è qualcosa che non va. Anzi, ci sono parecchie cose che non vanno. Alla seconda uscita con Brini in panchina il Pavia fa un bel passo indietro, perde un’altra occasione per riavvicinarsi alle parti nobili della classifica ma soprattutto semina in campo un sacco di punti interrogativi sulla sua identità e sulle proprie ambizioni. Frustrate da una prestazione scialba contro una Pro Patria tosta sì, a immagine del proprio allenatore (l’ex Alessio Pala omaggiato dalla curva azzurra), ma rispetto alla quale ci dovrebbe essere un bel divario tecnico. Che invece ieri non s’è visto.Il gesticolare e gli urlacci tra il rabbioso e lo sconsolato di Brini, già nel primo tempo, dicono molto sulla prestazione di un Pavia che fatica a costruire gioco anche perché i nuovi sembrano ancora in fase di rodaggio: Pirrone non prende in mano la squadra e sulle corsie laterali né Manconi né De Silvestro riescono a sfondare. Le uniche vere opportunità degli azzurri passano nella prima frazione per il piede di Cesarini, in veste però di rifinitore: prima al 27’ lavora a modo suo una palla al limite e la offre a Manconi, che in corsa spara di poco alto sopra l’incrocio; poi due minuti dopo quando sullo stretto lancia Pavan nel corridoio giusto, con il mediano bravo a chiamare l’uno-due e inserirsi, ma anticipato in corner al momento di battere a rete davanti a La Gorga. Considerando la distanza in classifica e di organici, dunque, a fare migliore figura è la Pro Patria che si mostra molto più spregiudicata di quanto ci si potesse attendere, a cominciare dal modulo: non il barricadero 5-3-2 preannunciato, ma il 4-3-1-2 (sistema di gioco preferito da mister Pala) potendo contare sull’innesto immediato di Santana, ex serie A, sbarcato a Busto in settimana. Già al 4’ i tigrotti si rendono pericolosi con la discesa di Vettraino conclusa con un colpo di testa complicato di Capua, poi al 23’ ancora con Capua che non sfrutta un’uscita incerta di Facchin e sempre di testa spedisce al lato. La gara è molto spezzata dai falli e dai fischi a volte eccessivi del signor Panarese, che non sembra avere del tutto in pugno la gara, e il primo tempo si conclude con il destraccio forte ma largo di Santana, dopo incursione del solito Capua sulla sinistra. Si riparte all’8’ con il tocco prezioso di Cesarini a pescare in area Ferretti, incapace però di imprimere di testa la direzione e la forza giusta alla palla. E poi con il cambio di marcia di De Silvestro che buca la difesa della Pro Patria e va al tiro cross di sinistro che atterra sulla parte superiore della rete. Sembra un po’ più pimpante, il Pavia, ma è un fuoco che si spegne subito con i tigrotti che riprendono le misure e tornano a mordere le caviglie, non lasciando spazio e tempo per le idee al Pavia. E non solo, perché su una punizione guadagnata da Zaro in avanscoperta è la Pro ad andare vicinissima al gol al 19’ sulla girata di testa di Pisano che la manata di Facchin manda a sbattere sul palo, con l’ex Degeri che da un passo non riesce ad approfittarne. E il Pavia? Ci prova, ma i ritmi, soprattutto della circolazione della palla, non solo quelli giusti, e le geometrie approssimative. Ne viene fuori, come chance migliore – si fa per dire – solo un gran destro di Manconi alto non di tanto, con La Gorga (in maschera dopo l’operazione al naso) che conclude il pomeriggio senza sporcarsi i guanti. Davvero troppo poco se si vuole puntare in alto.

Ore 17.10 – (La Nuova Venezia) A volte ritornano, e con la famigerata legge dell’ex possono anche fare male. Emil Zubin ha fatto il suo, Denis Godeas ci è comunque andato vicino. Quasi 80 anni in due, un sacco di bei ricordi con la maglia del Venezia alle spalle, e ieri per la prima volta sono tornati da ex con il Monfalcone. «Da anni speravo di tornare qui ma non ci siamo mai incrociati in queste ultime stagioni» racconta Zubin, «il destino è questo, il Venezia se n’è trovato uno crudele in questi tempi per le note vicende societarie, ma ora il futuro è nelle sue mani. Il gol? E’ il mio mestiere, non potevo tirarmi dietro, ma mi ha fatto tantissimo piacere sentire i cori della curva per me, oltretutto subito dopo aver segnato». E quando gli si chiede delle voci di mercato delle scorse settimane, conferma: «Sì, è tutto vero, c’era molto di concreto per tornare al Venezia, e sarei venuto volentieri. Volevo restare vicino a casa, ma solo per il Venezia avrei cambiato idea. E lasciatemi salutare Dino dei Do Farai e tutti gli amici che ho ancora in città». Denis Godeas aggiunge: «Tornare qui allo stadio Penzo è una gioia, così come rivedere tanti conoscenti. Quello trascorso al Venezia è stato un anno fantastico e ho mille bellissimi ricordi. Sapevamo che non sarebbe stata una partita facile, ma al 90’ ci stavamo sperando nel pari, sarebbe stato un punto prezioso per la corsa salvezza. Dovevamo portarla a casa tirando qualche pallone in laguna, invece abbiamo preso un gol da polli».

Ore 16.50 – (La Nuova Venezia) Il direttore sportivo Giorgio Perinetti arriva in sala stampa. Ringrazia tutti per gli auguri di buon compleanno (65, ben portati, ndr) ricevuti a inizio partita anche attraverso l’altoparlante dello stadio e si complimenta per i tre punti ottenuti allo scadere. Poi cambia discorso e le frasi non sono tanto tenere: nel mirino gli arbitri e la gestione delle gare al Penzo. «Ho sempre detto al presidente Tacopina» attacca «che questo è il campionato più difficile da vincere, un po’ per l’adattamento alla categoria, un po’ per come gli avversari giocano a Venezia. C’è il massimo ostruzionismo, una tutela esagerata a un calcio che rompe, distrugge e perde tempo, vedi il portiere del Monfalcone. Siamo penalizzati e succede sempre in casa. Posso sopportare il protagonismo di chi viene al Penzo, non l’arroganza. Non si dica in giro che il Venezia è aiutato, non lo sopporto. Deve finire questa storia, subiamo solo danni». Perinetti fa la lista dei punti mancanti per gli arbitraggi. «Penso ai sette tra Abano, Tamai ed Este» spiega «ma dobbiamo essere più forti. Invece si difendono il calcio fisico, i falli e far scorrere il tempo. Qui a Venezia, gli arbitri non tutelano il gioco».

Ore 16.30 – (La Nuova Venezia) Non il miglior Venezia in versione 2015-2016 ma mai come stavolta, viste come si erano messe le cose, i tre punti vanno presi e portati a casa. Niente arancioneroverdi in versione goleada ma a chi fa notare come la vittoria sia arrivata quasi al 90’, l’allenatore Giancarlo Favarin non ha dubbi. «Quasi alla fine, sì, ma meritata» commenta «perché abbiamo cercato di ottenerla sino all’ultimo. Ha ragione il direttore Perinetti: difficile fare la partita al Penzo, anche con falli a metà campo sempre contro. Rispetto agli incontri precedenti, abbiamo recuperato meno palloni, ci sono stati degli errori nei passaggi per i pochi spazi a disposizione». Così l’eroe di giornata è Alberto Acquadro, suo il gol che dà i tre punti e smorza un po’ la polemica. «È stata una palla sporca» racconta il centrocampista «e ci ho creduto. Non so come l’ho colpita, l’importante sia finita dentro. In passato, il Campodarsego ha ribaltato il risultato verso fine gara, stavolta è toccato a noi». Tra le cose belle della partita, l’azione del primo gol veneziano, firmato Matteo Serafini. Sembrava l’inizio di una discesa, invece è stato il preludio a tanti grattacapi. «La gara è stata complicata» spiega il bomber «perché davanti avevamo un muro. Ci esprimiamo meglio se abbiamo spazi a disposizione ma dovremmo sfruttare di più le palle inattive: in partite come queste possono servire. Sull’1-1 siamo stati bravi a non mollare». L’occasione del raddoppio era capitata sul destro di Emilio Volpicelli ma dopo aver dribblato Ciroi, a porta vuota ha spedito fuori. Mani nei capelli tra i tifosi e mani tra i capelli del numero 10 veneziano, rimasto a terra qualche secondo a riflettere sull’errore. «La palla mi è rimbalzata male» racconta «ma ho avuto anche fretta nel concludere. Per fortuna ci ha pensato Acquadro a mettere le cose a posto e a prendere i tre punti». Anche Marco Modolo mette a referto un errore che poteva costare caro, in quel momento dell’incontro. «Ho letto male la direzione della palla» dice «e poi Zubin ha fatto gol. Dico meno male che siamo riusciti a vincere. Abbiamo disputato un buon incontro, specie nel primo tempo, con una buona mole di gioco, anche se le occasioni sono state solo un paio. Dopo aver fatto l’1-0 e aver mancato il raddoppio abbiamo smesso di giocare ma siamo stati bravi a rimanere ordinati sino alla fine. Siamo primi, dobbiamo guardare in casa propria perché dipende da noi». Paolo Carbonaro stava per entrare a inizio ripresa, poi il gol di Serafini lo ha fatto risedere in panchina, finché Favarin non lo ha gettato nella mischia al 30’ della ripresa sull’1-1 per cercare di trovare il bandolo della matassa. «Potevamo chiuderla prima» commenta l’attaccante «ed è normale, dopo la loro rete, pensare di non riuscire a vincere. Abbiamo ottimizzato al meglio l’ultima parte di gara e sono arrivati tre punti fondamentali».

Ore 16.10 – (La Nuova Venezia) Acquadro ha risolto la pratica Monfalcone con un gol allo scadere, ma il Venezia le ha provate tutte per farsi del male. È finita 2-1 con quattro tiri in porta in tutta la partita, e una serie di errori che ha coinvolto tutti, compreso l’arbitro. Una sfida combattuta, con la squadra di Favarin costantemente in possesso del pallino del gioco, ma non sempre può finire in goleada, e lo si è visto anche stavolta. Il Monfalcone non è quello di inizio campionato, ha uomini esperti come Mattielig, Godeas e Zubin, tutti ex arancioneroverdi che hanno mostrato il loro valore nonostante non siano più dei ragazzini, e alla prima occasione proprio Zubin ha infatti lasciato il segno. Il Venezia è partito bene, pressando sistematicamente gli avversari, raddoppiando appena possibile e recuperando palloni. Soligo si è come al solito caricato sulle spalle la squadra, dettando i ritmi e cercando soluzioni sugli esterni e, quando si poteva, per vie centrali. Il Monfalcone però si è chiusocon ordine, badando alla fase difensiva quando serviva e provando a sfruttare le briciole lasciate dagli avversari. Solo due le emozioni del primo tempo: al 13’ quando Volpicelli mette la palla in mezzo, Ciroi si lascia sfuggire il pallone sotto la pancia e Lattanzio non riesce a intervenire sulla linea; e al 18’ con Godeas che si trova un pallone di rimbalzo sulla tibia ma non lo può controllare a due passi dalla porta. Di mezzo qualche palla sparata tra i gabbiani, un arbitro apparso incerto ogni qualvolta serviva prendere una decisione, e i tifosi a battere le mani più dal freddo pungente che per ciò che stavano vedendo. Meglio la ripresa con il Venezia in vantaggio all’8’, merito dello scambio tra Lattanzio e Serafini in mezzo all’area, con quest’ultimo a far secco il portiere ospite per mantenere la testa della classifica marcatori. Chi pensava a tre punti facili facili si è però dovuto subito ricredere, e in pochi minuti se ne sono viste davvero di tutti i colori. Ad aprire le danze è stato Volpicelli con un errore di quelli da inserire nell’annuario delle bestialità. Scocca il 9’ quando Fernandez fa un retropassaggio al portiere, troppo corto: Volpicelli recupera, aggira Ciroi e a porta vuota da cinque metri svirgola di destro fin quasi a colpire la bandierina del corner. Il Venezia poteva chiudere la partita, invece è riuscito a perseverare. Al 24’ Galli compie una ingenuità al limite dell’area con un fallo di mano che per poco non costa il rigore, ma il Monfalcone non sfrutta l’occasione con la punizione di Godeas. Due minuti dopo la frittata la fa invece Modolo, pensando di cavarsela sulla pressione di Zubin. Altro retropassaggio corto e sull’unica vera occasione il bomber istriano non perdona. Non esulta, la curva lo acclama come poco prima aveva fatto con Godeas, e i fantasmi di un pareggio iniziano ad aleggiare sul Penzo. A scacciarli ci pensa Acquadro al 45’, con una deviazione sottomisura su assist di Carbonaro. La classica azione della disperazione nel finale, ma stavolta è andata bene e si può andare ad accendere un cero alla Madonna in Basilica della Salute.

Ore 15.40 – (Mattino di Padova) La serie positiva della Luparense San Paolo non si arresta, anzi: dopo le due vittorie scaccia-crisi contro Sacilese e Giorgione, la squadra di Cunico rimane a debita distanza dalla zona playout grazie al pareggio per 1-1 contro la Virtus Vecomp Verona. A San Martino di Lupari la formazione veronese, quinta forza del campionato uscita dalla zona playoff solo per colpa degli ultimi tre pareggi consecutivi, accarezza il sogno del ritorno alla vittoria, ma viene ripresa proprio nel finale dal pareggio di Pregnolato, difensore goleador. Un pareggio che, per quanto espresso sul campo, alla Luparense starebbe pure stretto: pur avendo controllato la gara e il gioco per lunghi tratti, Beccaro e compagni evitano la beffa proprio allo scadere, dopo essere finiti in svantaggio in occasione dell’unica sortita offensiva veronese. L’intero pallino del gioco, infatti, è di marca locale: nella prima mezz’ora i rossoblù di Enrico Cunico creano quattro palle-gol ma non riescono a sfruttarle. Già al 5’, sull’invito di Di Fusco, Roveretto appostato sul secondo palo cicca clamorosamente la palla del possibile vantaggio. Passano tre minuti, ed è lo stesso Di Fusco ad andare vicino al bersaglio: la traiettoria partita dal suo destro batte Tebaldi, ma trova sulla linea la provvidenziale deviazione di Santuari. Tra il 18’ e i 31’, quindi, vicino alla rete va anche Beccaro: sulla prima conclusione del capitano dei Lupi l’estremo difensore ospite blocca a terra, sulla seconda è decisiva l’opposizione del difensore veronese N’ze. Proprio nel momento di maggior spinta dei padovani, però, a passare è a sorpresa la Vecomp: al 36’ Antonello tocca maldestramente la sfera con la mano in area, e dal dischetto Cernigoi spiazza Rossetto. Dopo le proteste sul finire di primo tempo per un presunto penalty non concesso a Sottovia, ad inizio ripresa la Luparense riprende a spingere esattamente come aveva finito nella prima frazione. All’8’ Giglio prova a pescare il jolly direttamente da calcio di punizione, ma trova sulla sua strada il bel tuffo del solito Tebaldi; quindi, al 24’, N’ze buca clamorosamente l’intervento in copertura ma Beccaro, da solo al limite dell’area piccola, trova ancora una volta l’opposizione dell’estremo difensore. A scacciare l’incantesimo, proprio a 2’ dal novantesimo, ci pensa allora un difensore: si tratta di Pregnolato, che da almeno un trentina di metri lascia partire un destro terrificante che si insacca sotto l’incrocio dei pali. Lo stadio di San Martino esplode, e tanto basta. Nel finale c’è tempo solo per l’espulsione di Beccaro (doppio giallo per proteste a seguito di un altro presunto rigore non concesso) e per il triplice fischio.

Ore 15.20 – (Mattino di Padova) Karel Zeman ci è abituato. Fa qualcosa di buono e i meriti partono per la tangente, verso quel manuale vivente del calcio che è papà Zdenek, del quale pare custodisca schemi pure sotto il materasso. Resta il fatto che, mettendo da parte per un attimo moduli tattici, analogie e luoghi comuni, il boemo jr sta facendo punti, ben 9 (di fatto l’en plein) in questa prima fase del girone di ritorno. E dalle parti di Abano contano eccome. Col Dro la vittoria è risicata: l’1-0 è abbastanza sofferto, ma permette di mettere la terza “ics” sulla casellina delle vittorie consecutive e di scalare altre posizioni in classifica. I neroverdi affrontano la formazione trentina con un buon ritmo: se non fosse per un piccolo svarione della retroguardia, che per poco non favorisce gli ospiti, il taccuino di sponda droata, almeno nelle prime battute, resterebbe intonso. Degna di nota è invece l’iniziativa di Rampin, alter ego dello squalificato Bortolotto, che si fa deviare in corner da Chimini un rasoterra. L’Abano ha la migliore occasione per sbloccare il risultato al 25’: su una ribattuta di Chimini, De Cesare conclude fiacco e Kostadinovic salva sulla linea. Due minuti più tardi arriva il gol decisivo: Caridi fa tutto da solo e tenta l’infilata che si insacca alle spalle di Chimini nonostante il tentativo di salvataggio piuttosto maldestro di De Min. L’Abano fa fruttare le logiche “zemaniane” con inserimenti e traversoni: lo spiovente di Rampin, per esempio, è molto preciso, ma Fusciello non riesce a correggerlo in rete all’altezza del secondo palo. Sul finire del primo tempo si fa sotto il Dro: Proch riesce a servire a rimorchio Tessaro, che spara alto. Nella ripresa gli uomini di Christian Soave fanno penare l’Abano: prima Tessaro scalda le mani a Rossi Chauvenet dalla distanza, poi (al 33’) il portiere aponense dimostra di non aver scordato 6 anni di professionismo opponendosi al tiro al volo di Proch, bravo a raccogliere un pallone vagante all’altezza dei 16 metri. Ma il miracolo dei miracoli Chauvenet lo compie all’’89: deviazione da due passi di Amassoka, respinta col ginocchio per aria dell’estremo 31enne e risultato in saccoccia. «La squadra ha giocato bene soprattutto nel primo tempo» commenta nel post gara il tecnico termale Karel Zeman. «Il Dro si è rinforzato molto nel mercato invernale e ha dimostrato di essere un’ottima squadra. Nel secondo tempo, infatti, abbiamo sofferto molto anche perché alcuni giocatori non sono ancora al meglio». Zeman invita a tenere alte le antenne in vista dei prossimi impegni: «All’andata con Monfalcone e Sacilese è iniziato il periodo nero dell’Abano» rileva. «Dobbiamo stare attenti e affrontare entrambe le gare con grande attenzione»

Ore 15.00 – (Mattino di Padova) Un’altra festa rovinata (si fa per dire) dall’Este. Immaginate i tifosi del Levico, orfani del proprio stadio da 10 mesi e sballottati per un girone fra Trento, Rovereto e Pergine Valsugana. Al ritorno in casa, assistono al 0-4 per mano dei giallorossi che hanno già mandato a monte le passerelle di Venezia e Campodarsego. Insomma, un incubo tutto trentino. Una capatina in paradiso, invece, per Ferdinando Mastroianni, autore della tripletta che permette all’Este di allungare sulle inseguitrici (Belluno e Vecomp, bloccate sul pareggio da Fontanafredda e Luparense) con lo sguardo verso le due di testa, Venezia e Campodarsego, lontane ma non troppo. Mastroianni, dicevamo, e Marcandella: sono loro i punti fermi dell’attacco di mister Andrea Pagan, che può permettersi pure il lusso di lasciare in panca i vari Franciosi e Coraini. L’Este, al Comunale di viale Lido, non sbaglia un colpo: Maldonado offre un assist a Mastroianni dopo un minuto, Marcandella prova la conclusione dopo 10’. Il Levico fa il suo con Calì, servito su corner dall’ex di turno Baido, ma Lorello risponde alla grande. Dall’altra parte, Marcandella al 13’ (respinta di Zomer) e Busetto al 16’ (colpo di testa fuori), fanno capire che l’Este ha un’altra marcia. Anche Maldonado ci mette lo zampino, facendosi deviare in corner dall’estremo di casa un calcio di punizione. Calì e Baido, però, tengono in piedi il Levico con un’altra zuccata e una bel sinistro a fil di palo. L’Este passa in vantaggio al 43’: Mastroianni viene atterrato in area e l’arbitro concede il rigore, trasformato dallo stesso bomber giallorosso. Nella ripresa la compagine atestina dilaga: il bis di Mastroianni (servito da Marcandella) arriva al 54’. Il duetto si rinnova 9’ più tardi e Mastoianni infila il 3-0 col piedone. Succede poco altro fino al 90’, quando Marcandella s’impunta e mette dentro il sesto sigillo stagionale. Nel post-gara il tecnico dell’Este Andrea Pagan si gode la vittoria: «Penso che il risultato sia giusto: abbiamo giocato una buona partita contro una squadra che voleva far bella figura» afferma il mister chioggiotto.

Ore 14.40 – (Mattino di Padova) «Non era una partita facile, il Giorgione ha un buon collettivo e lo ha dimostrato impegnandoci mentalmente, oltre che fisicamente. Siamo stati comunque bravi a dare intensità alla gara e a sfruttare le occasioni. Negli ultimi venti minuti controllavamo il gioco e abbiamo ottenuto il raddoppio. Posso pertanto dire che è stato un successo meritato e voluto». Commenta così la prestazione del Campodarsego mister Antonio Andreucci. Una vittoria importante anche per il morale. «Era importante tornare subito a giocare da protagonisti. Del resto, se siamo là vicino alla vetta a contendere il primato al Venezia, credo sia un merito nostro; altrimenti l’attuale capolista si sarebbe già messa in cassaforte il campionato nei mesi scorsi». Il collega castellano Antonio Paganin pone invece minore accento al risultato e guarda avanti: «Abbiamo tanti giovani, il nostro obiettivo è di valorizzarli e di vincolarli alla società passando per una salvezza tranquilla. Anche perché un gruppo si costruisce con il tempo; nel nostro caso, si tratta di un lavoro partito l’anno scorso e che forse continuerà ulteriormente nei prossimi anni. Ad ogni modo, dopo le brutte prestazioni delle partite precedenti, possiamo dire di aver ritrovato il gioco: seppure al netto ci sia un solo tiro in porta, abbiamo sempre pressato e tenuto sulle corde i nostri avversari. E di fronte avevamo una squadra che non per caso si trova ai vertici della classifica, con giocatori come Kabine e Aliù riescono a capitalizzare ogni occasione».

Ore 14.30 – (Mattino di Padova) Il Campodarsergo torna alla vittoria, dopo lo stop del turno precedente, a spese del Giorgione di Castelfranco, che pure in più di qualche fase ha giocato alla pari. L’unico rammarico per i padroni di casa è di non aver riagganciato per un soffio l’attuale capolista Venezia, vittoriosa solo nel finale con il fanalino di coda Monfalcone e fino a quel momento a pari punti in classifica con i biancorossi. Ostenta massima serenità invece l’ambiente castellano, che nonostante la sconfitta ha dimostrato di saper portare avanti un progetto e di credere nel gruppo. Il primo quarto d’ora è soprattutto dei padovani, i quali partono più convinti e si fanno vedere con una serie di traversoni per Kabine e Aliù. Al 9’ stacca di testa Tanasa, su cross dalla bandierina, senza troppi sussulti. Su angolo tenta pure Buson, che manda direttamente alle stelle. Dall’altra parte risponde Gusella su punizione, comunque fuori misura. Altro batti e ribatti tra le iniziative del Campodarsego e il pressing del Giorgione dall’altra, ma il risultato non si schioda dallo zero e zero. Bisogna aspettare il 38’ per il gol del vantaggio padovano, quando Tanasa viene atterrato al limite dell’area e l’arbitro assegna la punizione: batte Kabine che fa partire un diagonale a mezz’aria e insacca, forse con una deviazione della barriera castellana che non sembra esente da colpe. In ogni caso gli ospiti non si arrendono e si ripropongono in avanti, prima con una botta al volo di De Stefani, che viene deviata in angolo, quindi con una conclusione di Giacomazzi sulla successiva azione dalla bandierina di poco a lato. Poi si chiude il primo tempo e tutti negli spogliatoi. In avvio di ripresa è Pellizzer il primo a proporsi, con un tentativo su un lungo traversone. Anche se ben più pericoloso si dimostra Gusella, sull’altra metà campo, con un gran tiro al volo sul quale si supera Merlano e riesce a mandare la palla in corner. La gara diventa vibrante e nascono occasioni da una parte e dall’altra. Bene Kabine, che ricevuta palla su un’azione tra Tanasa e Aliù, fa partire uno splendido diagonale, mentre i trevigiani guadagnano altri tiri dalla bandierina. Perlomeno fino all’ingresso in campo di Michelotto il quale, una volta servito su rimessa laterale, entra in area approfittando di un errore della retroguardia ospite e con un diagonale ravvicinato non lascia scampo a Pazzaia: e’ il 2 a 0 che sigilla il match. La compagine di Andreucci acquista ulteriore sicurezza e diventa padrona del campo. In chiusura si fa vedere anche Aliù su due cross del solito Kabine, prima anticipando un difensore con un’incornata in tuffo e costringendo Pazzaia a un poderoso intervento, quindi lanciandosi in avanti nell’area piccola per un aggancio sfumato d’un soffio. Sono gli ultimi sussulti, perché – nonostante l’ampio recupero – il risultato non cambia.

Ore 14.00 – (Gazzettino) Il Cittadella vince a Cuneo e allunga in classifica. Sulla partita, però, l’ombra del grave infortunio capitato a Yusupha Bobb, che nello scontro di gioco con Ruggiero ha rimediato la frattura del perone della gamba sinistra: il giocatore molto probabilmente sarà operato già domani dal dottor Bordin. La squadra di Roberto Venturato nella trasferta piemontese era chiamata al pronto riscatto dopo lo scivolone interno (il secondo consecutivo in casa) con il Sudtirol, e nello stesso tempo doveva approfittare della sconfitta di venerdì dell’Alessandria per staccare una delle maggiori candidate alla vittoria finale del campionato. Missione compiuta su tutti i fronti: il Cittadella questa volta ha vinto e convinto sull’insidioso campo di Cuneo (il tecnico granata alla vigilia dell’incontro aveva speso belle parole nei confronti della formazione allenata da Iacolino), lasciando agli avversari soltanto le briciole. Un gol per tempo e risultato mai messo in discussione: era questa la risposta che tutti si aspettavano dal Cittadella, che non ha quindi tradito le attese. L’ultima prestazione non era piaciuta né a Venturato né a Marchetti, e la squadra scende in campo a Cuneo con ben altro piglio rispetto a otto giorni fa. Subito tra i titolari il neo arrivato Nava a fare il terzino destro (panchina per Cappelletti), in avanti è Jallow a vincere il ballottaggio tra gli attaccanti e a fare da spalla a Litteri. Al 6′ il Cittadella va vicino al vantaggio: dalla battuta dell’angolo Scaglia nell’area piccola non riesce ad intervenire, il pallone arriva sul secondo palo dove c’è Iori, tutto solo, che non trova la zampata vincente. Immediata la risposta dei padroni di casa. Cross di Corradi, Ruggiero in area perde l’attimo buono e Benedetti spazza via. Al 23′ lo scontro di gioco tra Bobb e Ruggiero, il giocatore granata è costretto a lasciare il terreno di gioco in barella, al suo posto entra Lora. Un altro centrocampista in meno per Venturato, che già deve rinunciare a Paolucci. Alla mezz’ora protagonista Litteri, finta su Quitadamo e conclusione di destro, para in due tempi Tunno. Al 41′ l’episodio-chiave dell’incontro: cross di Schenetti e intervento scomposto in area di Rinaldi che tocca il pallone di piede prima che lo stesso finisca sul braccio tenuto molto largo. Per l’arbitro è rigore, tra le proteste dei giocatori di casa che invocano l’involontarietà della deviazione. Iori trasforma indirizzando sotto la traversa. Riprende con un piglio più deciso il Cuneo. Al 3′ ci prova dal limite Ruggiero, Lora ci mette il piede e rimpalla in angolo. I piemontesi smarriscono in fretta il brio dei primi minuti, così i Cittadella controlla senza dannarsi troppo l’anima, e al 25′ potrebbe sigillare l’incontro: il diagonale di Jallow è respinto a terra dal portiere, il pallone finisce proprio sui piedi dell’accorrente Litteri che ha tutto lo specchio della porta spalancato, ma l’attaccante perde l’attimo così Gatto riesce a ad anticiparlo. Il 2-0 arriva comunque alla mezz’ora, con Iori che pesca Schenetti in verticale, destro al volo che supera Tunno. E partita in archivio.

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Sfruttata l’occasione. C’era la possibilità di capitalizzare l’opportunità offerta dallo scivolone patito dall’Alessandria a Salò nell’anticipo di venerdì sera e il Cittadella ci è riuscito alla grande, passando per 2-0 allo stadio Paschiero. Ha cancellato così la sconfitta interna dello scorso turno incassata dal Sudtirol, cogliendo il quinto successo esterno della stagione e issandosi di nuovo al comando in solitario del Girone A della Lega Pro. Non un Cittadella spettacolare, quello visto ieri pomeriggio sul terreno piemontese, ma sarebbe stato difficile esserlo contro un avversario chiuso e molto generoso sul piano della corsa come questo Cuneo. Solido sì, questo lo è stato indubbiamente, anche perché “rassicurato” dai rientri di Scaglia in difesa e Iori a centrocampo. TEGOLA BOBB. Diverse novità nell’undici iniziale scelto da Venturato. In difesa, il tecnico di Atherton recupera Benedetti sulla corsia mancina e dà subito fiducia al nuovo arrivato Nava sull’altra fascia, preferendo De Leidi a Cappelletti in mezzo. In attacco a far coppia con Litteri c’è il vivace Jallow. Di spazi ce ne sono pochi e la gara è molto spezzettata, con il Citta che va vicino al bersaglio con Iori dopo appena cinque minuti, su calcio d’angolo. Nelle cronache d’antan la si sarebbe definita una gara “maschia” e a farne le spese è Bobb, costretto a uscire in barella al 23’ dopo un contrasto con Ruggiero. La diagnosi del dopo-partita è tremenda: frattura del perone della gamba sinistra. Sarà probabilmente operato domani a Cittadella dal dottor Bordin. IORI-GOL. Dal rigore reclamato a quello concesso e trasformato. Al 37’ Iori, che si era inserito in area dialogando con Jallow, finisce a terra dopo la scivolata in copertura di Bonanno, ma l’arbitro lascia correttamente proseguire. Quattro giri di lancetta più tardi, sul cross di Schenetti, l’intervento di Rinaldi è a dir poco maldestro: il centrale piemontese tenta il rinvio di piede e si calcia il pallone sul braccio, molto largo. È il classico episodio su cui il direttore di gara ha ampi margini di discrezione per decidere. Iacolino contesta accesamente, ma il penalty ci sta. Il capitano, dal dischetto, spiazza Tunno con una sassata sotto la traversa, trovando il suo quarto centro stagionale. E il Citta, in chiusura di frazione, approfitta del buon momento impegnando severamente l’estremo difensore con un bolide dalla destra di Jallow. CONTROLLO TOTALE. A quel punto la partita si adagia sui binari ideali per i granata che, nella ripresa, amministrano l’incontro con la sicurezza mancata nel turno precedente, anche per l’impeto del Sudtirol. Stavolta il Cuneo prova a premere ma la formazione granata si mostra a dir poco quadrata e pronta a colpire, anche perché i piemontesi non sembrano abituati a costruire. Litteri, al 25’, manca l’occasione più clamorosa, con Gatto che nega al centravanti catanese la gioia del gol a porta vuota anticipando il suo tap-in, dopo che Tunno aveva respinto il diagonale di Jallow. SCHENETTI-BIS. A infilare la partita in cassaforte provvede però Schenetti. Il gol del 2-0, che, di fatto, chiude l’incontro, è figlio dell’assist con il contagiri messo in mezzo da Iori: il numero sette granata è bravo a scegliere il tempo dell’inserimento, trovando al volo, di piatto, il suo secondo centro stagionale. Non succede più molto altro, con Venturato che finisce col dare spazio anche a Cappelletti e Bonazzoli e con Rinaldi che, in pieno recupero, manca quello che poteva essere il gol della bandiera. Il filotto delle partite “da vincere”, che vedrà il Cittadella affrontare in sequenza Pro Patria, Renate e Pro Piacenza inizia insomma nel migliore dei modi e i granata si godono la vetta.

Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Non è stata agevole la vittoria del Cittadella sul campo del Cuneo, ma i tre punti conquistati in Piemonte, nella prima partita del girone di ritorno, riportano i granata in vetta da soli. Appare soddisfatto, e non poteva essere diversamente, il tecnico veneto Roberto Venturato: la vittoria a Cuneo è di quelle che fanno classifica e morale. «La graduatoria – scandisce Venturato – è ancora tutta in grandissimo equilibrio, anche perché fra le diverse squadre non ci sono troppe differenze. Tutti sono preparati bene, e noi sapevamo di venire a Cuneo per confrontarci con una squadra che è lontana parente di quella che avevamo superato all’andata (2-1 il risultato al «Tombolato» nella prima di andata, ndr). I piemontesi con il passare delle giornate sono diventati una squadra quadrata, che sta portando avanti un grandissimo campionato e che in quest’occasione ha dimostrato i tanti progressi fatti con il passare delle giornate. Noi, dal canto nostro, arrivavamo a Cuneo non al meglio, con alcuni infortuni importanti ed un risultato, la sconfitta interna di domenica scorsa con il Sudtirol, difficile da digerire. Avevamo bisogno di una pronta risposta per spazzare via i dubbi lasciati dall’ultima partita, perché per provare a stare davanti fino al termine del campionato occorre soprattutto tanta continuità. Questo ho chiesto ai ragazzi, e sono stato prontamente accontentato. È un segnale forte che diamo a tutte le dirette concorrenti nella corsa al primo posto in classifica, e soprattutto a noi stessi. Noi attualmente siamo questi, siamo la squadra vista all’opera a Cuneo; non possiamo accontentarci e dobbiamo impegnarci per fare ancora meglio di quanto nelle nostre potenzialità». Contro i piemontesi è risultato decisivo l’episodio al 41′ della prima frazione, con il calcio di rigore concesso per un fallo di mano in area: «Non ero – aggiunge Venturato – nella posizione ideale per vedere il tocco o meno. È il classico episodio che vorrei rivedere. Ma in questa come in altre situazioni, occorre rispettare le decisioni dell’arbitro: credo che non abbia fatto troppi errori, e non ha certo favorito l’una o l’altra squadra. Stavolta siamo stati bravi a sfruttare l’occasione, poi nella ripresa è mancato qualcosa: ci voleva più spinta per cercare di chiudere prima la partita. Ma non era facile, abbiamo trovato un campo molto duro per il gelo, dove era difficile giocare la palla con attenzione». Domenica 24 ci vorrà di nuovo un’altra grande prestazione per aver ragione della rinnovata Pro Patria, che ieri in casa è stata fermata sullo zero a zero casalingo dal Pavia: «Peccato che non potremo contare su Yusupha Bobb, che è uscito per infortunio nel corso della prima frazione: si tratta di un problema serio al perone. Un brutto colpo in questo momento del campionato, mi spiace soprattutto per il ragazzo. Dal canto nostro daremo il massimo per non fare rimpiangere la sua assenza. Le alternative, per fortuna, non ci mancano».

Ore 13.00 – (Gazzetta di Reggio) Per Alessandro Spanò a Padova è arrivata l’ennesima prestazione senza sbavature. Preciso, lucido e puntuale in tutti gli interventi. Così come sono stati puntuali gli avversari nel puntare verso il suo volto. «Ho un problema al labbro – spiega il difensore – e una evidente ferita sotto al naso. In campo abbiamo fatto la guerra, ma va bene così». Si passa poi all’analisi della partita. «C’è stata una riscossa dal punto di vista caratteriale, e questo è certamente l’aspetto più importante. Da parte nostra c’era tanta voglia di rimanere uniti e fare una partita di squadra. L’abbiamo preparata bene: giocatori e staff». Ancora una volta la difesa è rimasta imbattuta, ma Spanò vuole dividere i meriti con i compagni. «Non è stato solo merito nostro ma di tutto il gruppo. Se per la fase offensiva spesso si vive di individualità, per la fase difensiva serve il supporto di tutta la squadra». Il discorso non può non cadere sulla settimana che la squadra si è lasciata alle spalle. «Non è stata una settimana facile – ammette Spanò – perché ci sono tante aspettative su di noi e i primi ad averle siamo noi stessi. Quando non riusciamo ad ottenere quello che vogliamo e logico che si vada incontro a settimane difficili. Però questa partita ha dimostrato che siamo una squadra con un certo carattere». Dopo Padova quindi ci sarà una settimana più serena, il modo migliore per preparare la scalata della classifica. «Dovrà essere un grande girone di ritorno che dovrà portare soddisfazioni a noi e ai tifosi. Di sicuro non molliamo: abbiamo grandi obiettivi e insieme li possiamo raggiungere». Si finisce con un sentito ringraziamento per i tifosi. «Ci sono sempre vicini anche nei momenti difficili ed era giusto andare sotto la curva per ringraziarli. Un gesto dovuto e di riconoscimento. Fanno parte anche loro del nostro progetto e la loro parte la stanno facendo alla grande». «Abbiamo fatto un buonissimo primo tempo. Il nostro obiettivo era di riscattare la partita di Bassano e penso ci siamo riusciti alla grande. Facciamo fatica a segnare, ma a mio parere ci manca anche un po’ di fortuna”. Commenta così lo 0-0 uno dei migliori in campo per i granata, Nicholas Siega, vero uomo di fiducia di Colombo. “Nella ripresa siamo andati meno bene, ma è uscito il nostro cuore e il nostro spirito di sacrificio. Ora dobbiamo voltare pagina – prosegue l’ex Pro Patria – e dobbiamo subito tornare a vincere in casa con il Lumezzane. Ci manca il gol? Sì, è vero. Col Padova abbiamo avuto due o tre occasioni nitide nel primo tempo per andare in vantaggio, mentre nel secondo le squadre erano molto lunghe. Secondo me abbiamo portato a casa un buon punto che ci potrà servire in futuro”». Due parole anche sulla situazione nello spogliatoio granata. Siega nega ci sia qualcuno che rema contro Alberto Colombo. «Siamo sempre stati dalla parte del mister e ogni cosa che ci è stata detta, anche in settimana negli spogliatoi, è per confrontarci e per risolvere i problemi che ci sono stati. Siamo tutti dalla sua parte e cerchiamo sempre di esprimerci come vorrebbe lui».

Ore 12.50 – (Gazzetta di Reggio) «Una bella prova di carattere dopo la settimana più difficile dell’anno. Ce lo aspettavamo perché sapevamo che i ragazzi volevano il riscatto dopo Bassano». Il presidente Stefano Compagni commenta così, a caldo, al triplice fischio finale all’Euganeo. «Ho visto una reazione di orgoglio. In settimana abbiamo fatto due chiacchiere e abbiamo detto ai ragazzi di pensare partita per partita, vivere alla giornata. Abbiamo detto che chi vuole giocare nella Reggiana è ben accetto. Come presidente credo che non sia giusto intervenire sempre ma soltanto in certi momenti, come quelli che abbiamo passato nei giorni scorsi». Il problema resta sempre la scarsa vena degli attaccanti. «Siamo mancati solo un po’ in fase realizzativa e speriamo di correggere questo problema. Il direttore Ferrara e la società ci sta lavorando, i nomi ci sono, ma il mercato come saperte si fa sia in uscita che in entrata». Soddisfatto della prestazione anche il consigliere Gianfranco Medici. «Nel primo tempo meritavamo qualcosa in più. Avevamo bisogno di una bella partita e abbiamo fatto una bella gara». Il socio Paolo Gottardi rivolge i complimenti ai giocatori per la reazione. «Dopo una settimana calda ho visto una delle più belle partite della Reggiana. Complimenti ai ragazzoi e all’allenatore Colombo».

Ore 12.40 – (Gazzetta di Reggio) Dopo una settimana difficile, per usare un eufemismo, la Reggiana esce dallo stadio Euganeo di Padova con un solo punto in più in classifica, ma con il morale sollevato. «Abbiamo visto una buonissima Reggiana nel primo tempo – attacca mister Alberto Colombo in sala stampa – ma in un campionato come questo non capita di avere molte occasioni. Contro il Padova ne abbiamo costruite due limpide nel primo tempo, mentre nella ripresa non abbiamo fatto la stessa partita». Quanto ha pesato l’uscita di Bartolomei? «Non voglio trovare alibi ma è innegabile che in quel momento abbiamo perso un giocatore che sapeva sia costruire che contrastare. Dopo la sua uscita abbiamo iniziato a buttare palla in avanti continuando però a fare bene la fase difensiva. Detto questo, è logico che ci sono dei problemi ma credo che rispetto a Bassano ci sia stato un passo avanti. Questo per togliere dalla testa tanti dubbi sul fatto che i giocatori non seguono l’allenatore». Non inizia a pesare troppo l’astinenza in fase offensiva? «Il discorso è semplice: le altre squadre quando contro di noi non giocano al massimo riescono a portare via un pareggio mentre noi quando non siamo al massimo perdiamo. E’ logico che dobbiamo diventare una squadra più cinica». Come giudica Arma? «Si è mosso meglio rispetto a Bassano. E’ logico che da un giocatore come lui ci si aspetta la finalizzazione della manovra. Diciamo che rispetto all’ultima partita due occasioni le ha avute: basterà un gol per ritrovare la serenità che serve a un attaccante». Lei che risposte ha avuto da questa partita? «Ho sempre avuto fiducia in questi ragazzi. Poi ci sta che si possa giocare male e a volte può sembrare che manchi l’impegno. E’ vero che la vittoria manca da un po’, ma abbiamo perso solo quattro partite». Anche per i tifosi crede che si arrivata la risposta che volevano? «Noi abbiamo un pubblico esigente ma che si accontenta anche di poco. Mi spiego: ambisce a risultati importanti ma alla squadra chiede soprattutto impegno. Contro il Padova ce l’hanno riconosciuto». Il vostro campionato ricomincia da Padova? «Dipenderà dalle prossime partite. In caso di filotto potremmo rientrare in un discorso più ampio». Angiulli? Problema fisico o una punizione? «Chi ha parlato di punizione? Ho manifestato che durante un all’allenamento secondo me stava rendendo meno e glielo ho fatto notare: tutto qui. Se non l’ha presa bene e il mal di schiena gli è venuto per questo, questo non ve lo so dire».

Ore 12.30 – (Gazzetta di Reggio) Nella settimana più difficile dell’anno, parole del presidente Stefano Compagni, la Reggiana sfodera una prova di carattere e dimostra una buona reazione dopo lo spettacolo deprimente di Bassano. Al termine dei 90 minuti però il leitmotiv è sempre lo stesso: gli attaccanti non segnano e se non si interverrà sul mercato con un acquisto giusto difficilmente si potrà continuare ad avere ambizioni importanti. Allo stadio Euganeo la partita finisce 0-0, con i granata che recriminano per un rigore non concesso su Arma e due errori commessi dallo stesso attaccante. Nella ripresa, altra consuetudine, la squadra è calata, anche se Perilli ha dovuto fare un solo intervento davvero importante. A fine gara l’allenatore Alberto Colombo ha detto di aver visto dei progressi nel centravanti Rachid Arma, se non altro perché ha tirato in porta, ma anche in questa partita del numero 9 si salva soltanto il grande impegno e lavoro di sacrificio a favore dei compagni di squadra perché sotto porta si sono visti errori sconcertanti. La proprietà ieri era allo stadio al completo mentre in curva c’erano oltre 360 tifosi granata, più altri in tribuna: segno che l’ambiente è ancora pronto a scommettere sulle potenzialità di questo gruppo. Il pareggio dovrebbe evitare le tensioni che si sono registrate nei giorni scorsi. Anche nella partita contro il Padova la difesa è stata protagonista di una bella prova, con un Sabotic sempre più sicuro dei sui mezzi. Bartolomei, poi uscito per infortunio, come lo stesso Mogos, ha fatto vedere degli ottimi spunti. Parola è tornato in campo e si è schierato davanti alla difesa, giocando una partita ordinata. Nei primi minuti della ripresa ha debuttato Mignanelli che ha subito mostrato di poter cambiare l’inerzia della partita, con un paio di ottimi affondi. Le cose migliori la Reggiana le ha mostrate nel primo tempo, dove il Padova, che voleva scavalcare i granata in classifica, non si è di fatto mai visto. Al 6’ Bartolomei è stato protagonista di una grande incursione sulla destra, con cross perfetto per Arma che da buona posizione ha schiacciato malamente di testa con la palla che ha superato la traversa. Al 14’ Nolè ha imbeccato benissimo il compagno d’attacco: Arma è entrato in area e ha tirato debolmente, sprecando quella che poteva essere una buona occasione. Al 37’ la stessa punta è partita in contropiede ma si è fatta recuperare. Al 40’ la Reggiana ha reclamato per un rigore che è sembrato netto: il marocchino è stato atterrato in area ma l’arbitro ha fischiato a favore del Padova. Nella ripresa la musica è cambiata e al primo minuto Perilli ha dovuto sventare un tiro pericoloso di Petrilli. Poi non è successo molto, anche se i padroni di casa nel finale hanno aumentato il pressing e provano a piazzare il colpo del ko. Per fortuna questa volta non è finita come a Bassano e francamente sarebbe stato un po’ troppo.

Ore 12.10 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 5.5; Dionisi 5.5, Diniz 6, Fabiano 6, Favalli 6; Ilari 5.5 (Sbraga sv), Corti 5.5, Bucolo 5.5, Petrilli 6 (Mazzocco 6); Altinier 6, Neto Pereira 6.5 (Cunico sv).

Ore 12.00 – (Gazzettino) Bravo nella circostanza Bartolomei a trovare l’affondo sulla destra e ad effettuare un cross al bacio per l’accorrente Arma: perfetto lo stacco del numero 9 della Reggiana, che proprio nel gioco aereo ha il suo punto di forza, ma pessimo l’impatto a schiacciare il pallone e così Petkovic ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Lo stesso attaccante ha avuto poco dopo un’altra ghiotta occasione dopo che Parola era riuscito a strappare la sfera dai piedi di Corti, ma anche questa volta la sua conclusione ha lasciato ampiamente a desiderare (sinistro debole e centrale). I due pericoli solo in parte sono riusciti a scuotere il Padova che ha avuto il suo momento migliore quasi in prossimità della mezz’ora. Prima ci ha provato Petrilli, il cui tiro è stato rimpallato da un difensore. Poi, sull’angolo successivo, Diniz non ha trovato la deviazione vincente da pochi passi. Il finale di tempo ha rilanciato la Reggiana. Decisivo un recupero di Bucolo su Arma, lanciato involontariamente da un’incomprensione tra Corti e Diniz. Un affettuoso abbraccio in area tra Fabiano e il solito Arma ha quindi fatto gridare al rigore gli ospiti, ma l’arbitro non è stato dello stesso avviso. Un po’ più equilibrata la ripresa, che si è aperta con un destro in corsa di Altinier respinto in tuffo da Perilli. La Reggiana ha dovuto inevitabilmente allentare un po’ la pressione e così il Padova, meglio disposto in campo, ha avuto più spazi per ripartire. Il gioco dei biancoscudati non è però mai decollato. E lo 0-0 si è trascinato fino al novantacinquesimo tra poche luci e tanta improvvisazione.

Ore 11.50 – (Gazzettino) Niente sorpasso in classifica. I biancoscudati sbattono sull’aggressività della Reggiana, rischiano in un paio di occasioni anche di finire sotto e alla fine danno l’impressione di accontentarsi del pareggio. Emblematico l’ultimo cambio di Pillon che ha inserito Sbraga al posto di Ilari, rafforzando gli ormeggi e chiudendo la gara con la difesa a cinque. È sottile la linea che divide i meriti della squadra emiliana e i demeriti del Padova. Di sicuro la formazione amaranto ha dimostrato una organizzazione di gioco superiore e anche tatticamente ha coperto meglio il campo, forte di un 3-5-2 molto dinamico soprattutto nella fase di non possesso. Bravi gli ospiti a pressare i giocatori di casa già nella loro metacampo, impedendo di fatto al Padova di ragionare. E qui sono venuti fuori i limiti di palleggio della truppa di Pillon, troppo lenta nella circolazione della sfera e imprecisa nelle giocate. I disagi nella costruzione della manovra hanno finito per ridurre all’osso anche la pericolosità offensiva della squadra: Petrilli (sempre raddoppiato) e Ilari hanno avuto vita dura sugli esterni, Neto Pereira ha saputo conquistare qualche preziosa punizione sulla trequarti facendo valere la sua classe e il suo fisico, Altinier ha dovuto giocare il più delle volte spalle alla porta. L’atteggiamento aggressivo della Reggiana ha messo subito alle corde i biancoscudati. E dopo sei minuti gli emiliani sono andati a un passo dal vantaggio.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Perché non ha inserito prima Cunico? «Avrei dovuto togliere uno dei due attaccanti. Eravamo già in difficoltà e se stravolgevo la squadra poteva essere peggio. L’ho messo nel finale al posto di Neto Pereira che ha avuto un affaticamento, niente di grave». Soddisfatto dell’apporto dei giocatori che sono subentrati? «Mi è piaciuto il loro spirito, è senz’altro un segnale positivo». Il Padova è la squadra con il maggiore numero di pareggi, e sotto la sua gestione sono tre in cinque gare. «Più vai avanti e più le partite sono difficili. Nel girone di ritorno tutte le squadre lottano per il proprio obiettivo e non è facile. Ripeto, in partite come quella di oggi (ieri, ndr) l’importante è non perdere. Comunque con il Bassano abbiamo fatto una partita d’alto livello fino all’infortunio di Niccolini, e con l’Alessandria è stata di altissimo livello per novanta minuti». Non disprezza il pareggio anche il presidente Giuseppe Bergamin: «Abbiamo portato a casa un buon risultato che ci consente di dare continuità ai risultati, quindi vedo il bicchiere mezzo pieno. Nei prossimi giorni vedremo anche di dare una quadratura all’organico, e da qui in avanti possiamo fare meglio di ciò che abbiamo fatto. Un attaccante di un certo peso ci vuole, e anche a centrocampo vedremo di rafforzarci. A me piacerebbe che arrivassero giovani di prospettiva, è anche in questa ottica che faremo le scelte». Un flash per chiudere del vice presidente Edoardo Bonetto: «Ero convinto di portare a casa i tre punti, a ogni modo ho visto un buon Padova che ha disputato un’ottima partita al cospetto di un avversario che è sicuramente tra i più forti del campionato».

Ore 11.30 – (Gazzettino) «In una giornata non positiva, l’importante è non avere perso». Si presenta così Bepi Pillon in sala stampa nel commentare una partita che per la prima volta da quando è approdato in panchina non ha visto la squadra girare nel modo migliore. «Non tutte le ciambelle vengono con il buco. Nel primo tempo non abbiamo lavorato da squadra e siamo andati in difficoltà, nella seconda frazione abbiamo messo a posto le cose. Non mi sono esaltato nelle partite precedenti e di sicuro non mi abbatto adesso. Davanti avevamo comunque un avversario che è stato attrezzato per salire di categoria, anche se ciò non toglie che non abbiamo disputato una partita brillante. Comunque guardo come sempre il bicchiere mezzo pieno». Sulle corsie laterali non siete riusciti a incidere. «Gli esterni non hanno svolto bene il lavoro che dovevano fare nella prima parte di gara, nella ripresa invece l’hanno fatto ed è stata un altra partita. D’altra parte se non ti muovi bene tatticamente, finisci per soffrire con squadre che giocano bene. Onestamente non eravamo brillanti come al solito». A parte un paio di spunti insidiosi concessi ad Arma in avvio di gara, tutto sommato la difesa ha fatto il suo. «Ha combattuto e tenuto botta anche nel momento di maggiore difficoltà. Ci sono partite nelle quali tutto riesce al meglio e altre nelle quali non è così, ma fa parte del gioco. E non mi demoralizzo per questo». Va avanti: «In generale abbiamo sbagliato tanti passaggi, anche in uscita. E quando ripeti gli stessi errori finisci per perdere sicurezza e diventa più difficile».

Ore 11.20 – (Gazzettino) Fermo restando che avete portato a cinque lunghezze il vantaggio sulla zona play out, il vostro campionato è ancora tutto da decifrare. «Gli ultimi tre pareggi sono maturati con compagini costruite per vincere e abbiamo visto che ce la possiamo giocare con tutte. Sta a noi adesso andare a Piacenza e fare risultato pieno. La classifica è comunque corta dato che siamo a sei punti dalla zona play off, dobbiamo restare tranquilli e continuare a lavorare visto che è un campionato lungo e difficile». In tribuna si è visto anche Daniel Niccolini, naturalmente munito di stampelle dopo l’intervento chirurgico per la ricostruzione del ginocchio infortunato in uno scontro di gioco fortuito con Petkovic nella precedente gara interna con il Bassano. Il difensore è apparso sorridente, e sul suo percorso di riabilitazione ha affermato: «Sta andando abbastanza bene, a breve avrò un’altra visita». Intanto, oggi la squadra godrà di una giornata di riposo e tornerà domani al lavoro per iniziare a preparare la prima delle due trasferte di fila in programma sabato alle 17.30 con la Pro Piacenza. Tra quindici giorni invece i biancoscudati saranno impegnati sul campo del Lumezzane.

Ore 11.10 – (Gazzettino) «È un punto che va bene, consente di muovere la classifica e avere continuità». Anche Alessandro Favalli si tiene ben stretto questo pareggio che allunga la striscia di risultati utili, pur riconoscendo qualche difficoltà nella prima parte di gara. «Loro hanno giocato meglio nel primo tempo, poi noi nel secondo abbiamo coperto gli spazi e fatto quello che dovevamo. Abbiamo pareggiato le ultime tre gare con tre ottime squadre come Bassano, Alessandria e Reggiana, e dobbiamo impegnarci per raggiungere i nostri obiettivi partita dopo partita. Nel primo tempo non siamo riusciti a uscire dalla nostra metà campo, nel finale invece poteva succedere qualcosa, anche un episodio che risolvesse la sfida, ma non è arrivato. Adesso abbiamo due trasferte di fila, ci prepareremo al meglio pensando intanto alla Pro Piacenza». Sulla stessa lunghezza d’onda Rosario Bucolo: «Sapevamo di affrontare una squadra forte e abbiamo disputato una buona partita, anche se nel primo tempo abbiamo sofferto un po’. Andiamo avanti per la nostra strada». Cosa vi ha detto all’intervallo l’allenatore? «Ci ha chiesto di stare più alti e di essere più corti, e infatti nella ripresa la Reggiana non ha mai tirato in porta».

Ore 10.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “La resurrezione dopo la caduta e illusioni smorzate”) Al resto ci hanno pensato i compagni, che hanno risposto benissimo alle sollecitazioni, e alla strigliata d’inizio settimana, di mister Venturato, dopo le ingenuità di cui si erano macchiati contro gli altoatesini. La stella granata risplende nel cielo del campionato di terza serie con intatto fulgore e ora può prendere il… volo in tutti i sensi, considerando che il calendario propone due sfide casalinghe di fila, con Pro Patria e Renate, impelagate ambedue nella zona a rischio retrocessione. Con gli investimenti fatti – ultimo Nava, ma bisognerà vedere come si ovvierà alla “tegola” del grave infortunio capitato a Bobb – Marchetti ha messo a disposizione dell’allenatore una rosa adeguata al ruolo e alle ambizioni sbandierate dalla società, per cui la scommessa futura si sposta su un altro piano: i granata riusciranno a far tesoro degli errori (pochi, a dire il vero) del passato per mantenere sino in fondo la leadership appena riconquistata? Ai posteri, come si suol dire, l’ardua sentenza… Ed eccoci al Padova. Un passo indietro rispetto alle positive prestazioni con Bassano ed Alessandria c’è stato, inutile negarlo, ma in altri momenti una partita come quella di ieri contro la Reggiana i biancoscudati l’avrebbero persa. Viaggiare ad una media di un punto a giornata non è il massimo, però ci sono avversari ed avversari: e la squadra ha dimostrato di poter stare alla pari con i più titolati pretendenti al successo finale e ai playoff, anche se, statisticamente, non è mai riuscita a battere nessuno di coloro che la precedono. Le 5 vittorie raccolte sin qui sono state ottenute, infatti, con Pro Piacenza, Lumezzane, Mantova, Albinoleffe e Giana Erminio (le ultime due dopo il cambio di guida tecnica). Qualcosa, evidentemente, manca ancora, nel motore, per potersi appaiare agli altri e lottare per i traguardi nobili. Perciò diventa importante il “mercato” da qui a fine mese: Sbraga dietro va bene, ma dopo il confronto con gli emiliani non scarteremmo a priori l’ipotesi di aggiungere, alla punta che si sta inseguendo (ieri De Poli era a Bolzano a seguire Sudtirol-Albinoleffe e Maritato non ha giocato. Sta a vedere che…), anche un centrocampista interditore-pedalatore. Di ricambi ai titolari c’è bisogno anche nel reparto centrale e crediamo che in società ne siano consapevoli. In ogni caso, è bene pensare a far punti a Piacenza e Lumezzane prima di tornare all’Euganeo. La strada resta lunga ed è meglio essere prudenti e non illudersi troppo.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “La resurrezione dopo la caduta e illusioni smorzate”) Dopo ogni caduta, il Cittadella è risorto. Era successo la settimana successiva al ko con l’AlbinoLeffe (24 ottobre scorso), il primo dei tre incassati fin qui, quando al Tombolato si presentò l’Alessandria e in pieno recupero Minesso regalò i tre punti. Si era ripetuto all’indomani dello scivolone interno con la FeralpiSalò (13 dicembre), quando i granata andarono a vincere, con un pizzico di fortuna che non guasta mai, sul campo della Cremonese. E adesso ecco la risposta che si auspicava dal gruppo di Venturato, con il blitz di Cuneo seguito alla nuova, inattesa sconfitta subita dal SudTirol (9 gennaio). E allora se siamo a quota tre, gli indizi raccolti fanno la prova che cercavamo: il Cittadella è tornato in vetta al girone A di Lega Pro perché è la squadra più continua. Se perde davanti ai propri tifosi, è pronto a riprendersi quanto lasciato per strada con gli interessi, complici i passi falsi delle avversarie. Guardate un po’ che scherzetto ha combinato la prima di ritorno: da appaiati che erano ai piemontesi, a quota 32, con il Bassano staccato di una lunghezza alle spalle, Iori & C. hanno piazzato un allungo da tre punti che può pesare tantissimo nell’economia della seconda parte di campionato. L’Alessandria, con la testa alla Coppa Italia dei big (stasera gioca a La Spezia), è finita al tappeto. sulle rive del Garda, e Bassano e Sudtirol non sono andati oltre il pareggio a Cremona e con l’Albinoleffe (incredibile il suicidio dell’undici di Stroppa, avanti di due gol sui bergamaschi). La Feralpi ha guadagnato terreno sulle concorrenti dirette, ma è staccata di ben 4 punti dalla capolista. Che dire? Avevamo sottolineato, una settimana fa, come non fosse casuale che in due sconfitte su tre avesse pesato l’assenza di capitan Iori e il fatto che il Citta sia tornato a correre, cogliendo la decima vittoria (su diciotto partite), proprio quando il regista ha ripreso in mano la bacchetta di comando, conferma quanto carisma abbia questo giocatore, punto di riferimento dentro e fuori lo spogliatoio.

Ore 10.30 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Petkovic 6; Dionisi 6, Diniz 6, Fabiano 5.5, Favalli 6; Ilari 5.5 (Sbraga sv), Corti 5.5, Bucolo 6, Petrilli 5.5 (Mazzocco 6); Altinier 6, Neto Pereira 5.5 (Cunico 6).

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Una girata a rete di Petrilli smorzata in angolo da Bartolomei e una deviazione aerea riuscita male a Diniz (29’) è tutto ciò che di pericoloso ha messo insieme la squadra di casa sino al riposo. E buon per lei che il signor Perotti non abbia giudicato da rigore (che, invece, secondo alcuni c’era) una trattenuta entro i 16 metri di Dionisi su Arma dopo una punizione a spiovere di Bartolomei (40’). Un po’ meglio nella ripresa. In avvio di secondo tempo, riordinate le idee negli spogliatoi e apportate alcune correzioni al modulo, i biancoscudati sono partiti baldanzosi e dopo 35 secondi dal via Altinier ha scagliato a rete di destro un bel pallone servitogli da Neto Pereira, trovando però Perilli attento a non farsi sorprendere e a deviare in tuffo sulla destra. Sino a dopo la mezz’ora non c’è stato altro di rilevante, poi, nel finale, il Padova è salito di tono e, con l’inserimento di Mazzocco e (soprattutto) Cunico, ha creato le premesse per far male ai granata, senza riuscirvi. Infine, in pieno recupero, su un angolo dalla destra, un’uscita errata di Petkovic ha fatto correre un intenso brivido lungo la schiena dei tifosi. Va bene così, anche se per la prima volta da quando è arrivato Pillon non ha visto i suoi uomini segnare. È il quarto 0 a 0, il nono pareggio stagionale. Per le statistiche, solo la Cremonese soffre così tanto di “pareggite”.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Colombo ha presentato infatti una squadra imbottita di centrocampisti (5), in grado di coprire tutta la larghezza del campo con positivi riscontri, e tre difensori dietro che hanno chiuso ogni varco alle punte biancoscudate (del resto, la Reggiana ha la miglior difesa del torneo, con 11 gol subìti in 18 gare). Il difetto, che spiega perché si è fermi a 18 reti realizzate, tante quante l’avversario, è che davanti il solo Arma, supportato da un inconcludente Nolè, combina poco. Eppure il modulo 3-5-2, che in ripiegamento diventava 5-3-2 o 5-3-1-1, si è rivelato un efficace antidoto al solito 4-4-2 di Pillon, perché sulle corsie esterne il Padova nei primi 45’ non ha quasi mai sfondato, e in mezzo, soprattutto in fase di uscita dalla propria area, è caduto in alcune leggerezze che potevano costargli caro (la più grave, commessa da Corti al 14’, ha lanciato Arma verso la porta veneta, ma il marocchino di Agadir ha concluso debolmente su Petkovic). Pochissimi tiri a rete. A testimoniare quanto difficile sia stato l’impatto di Neto Pereira & C. sul match, va detto che la prima conclusione nello specchio della porta di Perilli è arrivata al 21’, con un colpo di testa di Diniz alto, sugli sviluppi di una punizione di Petrilli. Più Reggiana, in ogni caso, anche se poco incisiva, e questo perchè ad alcune pedine-chiave dello scacchiere di Pillon riusciva difficile impostare e cercare la profondità.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Niente sorpasso, ma un altro pareggio. Il terzo di fila, dopo quelli con Bassano ed Alessandria, il quarto (comprendendo lo 0 a 0 di Busto Arsizio, amarissimo per Parlato, visto che gli è costato l’esonero) nelle ultime sei partite. Bepi Pillon ci sperava, se avesse battuto la Reggiana non solo l’avrebbe scavalcata in classifica – così, invece, resta a – 2 dagli emiliani – ma si sarebbe scrollato definitivamente di dosso il timore di doversi guardare sempre le spalle, visto e considerato che il Padova è ancora intruppato nel plotoncino di centroclassifica, ma con un + 5 sui playout. Per il tecnico trevigiano sarebbe stato il terzo successo in cinque gare, da quando cioè si è insediato in panchina ai primi di dicembre. Il bottino personale resta in ogni caso sostanzioso: 9 punti, tenuto conto che con i granata di Colombo si è esaurito un trittico di impegni al cospetto di avversari tostissimi, come (in sequenza) i giallorossi vicentini e i grigi piemontesi. E questo è ciò che conta, al momento. L’uomo in più in mezzo. Era finita 1-1 al “Mapei Stadium” il 6 settembre scorso, giorno del battesimo in Lega Pro, ieri il match all’Euganeo ha proposto di diverso solo il risultato, non la sostanza. Sfida senza reti, con pochissime emozioni e un verdetto che rispecchia equamente quel (poco, a dire il vero) che si è visto, dopo 95’ condizionati da molto tatticismo e da due sistemi di gioco che hanno finito per annullarsi o quasi.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Nemmeno nella ripresa, tuttavia, si è vista una gara spettacolare… «La partita è stata molto equilibrata, nessuna delle due squadre ha concesso molti spazi. Nel primo tempo i due esterni di centrocampo non stringevano e per questo andavamo costantemente in inferiorità numerica, e i due attaccanti non lavoravano su Parola in fase d’attacco. Dopo l’intervallo è andata meglio». Gli innesti di Mazzocco e Cunico hanno aggiunto un po’ di vivacità in avanti. «A dire la verità, Neto è uscito per un leggero affaticamento, ma di entrambi mi è piaciuto lo spirito con cui sono entrati in campo, è stato un bel segnale. La Reggiana un po’ è calata, noi abbiamo provato ad accelerare ma non siamo riusciti a cambiare la storia di una sfida difficile. L’importante è essere rimasti attenti e concentrati: provando a vincere gare come questa, il rischio è sempre di sbilanciarsi e perderle. Non sono del tutto soddisfatto, ma abbiamo comunque guadagnato un punto sulla zona playout, e affrontiamo con una discreta tranquillità le trasferte di Piacenza e Lumezzane».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Ad Alessandria, invece, la settimana scorsa abbiamo sfoderato una partita veramente buona per tutta la sua durata. Contro la Reggiana bisogna riconoscere che non abbiamo disputato una grande gara, siamo stati al di sotto di quello che potremmo fare». La causa? «Da un lato abbiamo affrontato una squadra forte e quadrata, che gioca bene a calcio e ha costruito, non va dimenticato, una rosa attrezzata per salire di categoria. Dall’altro lato, però, non è stata una partita brillante da parte nostra. Nel primo tempo abbiamo sofferto molto, tatticamente abbiamo sbagliato diverse cose, e solo nel secondo siamo riusciti a migliorare». Ritiene che la squadra abbia sbagliato l’approccio alla gara? «Per niente, anzi forse i ragazzi sono scesi in campo addirittura troppo tesi. È successo che tatticamente non abbiamo fatto alcuni movimenti basilari, ed è per questo che siamo andati in difficoltà. Oltre al fatto che poi, cominciando a perdere un paio di palloni di troppo in uscita dalla difesa, e sbagliando anche qualche rimessa laterale, siamo diventati un po’ insicuri».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Bassano, Alessandria e Reggiana: nessuna sconfitta, ma pure nessuna vittoria. Il Padova esce dal trittico di sfide contro le tre “corazzate” con tre pareggi e altrettanti punti, diverse note positive ma anche qualche piccolo “neo” da correggere. Contro i granata emiliani, ieri, c’è stato un piccolo passo indietro a livello di prestazione. Ma Bepi Pillon, pur ammettendo le difficoltà nel primo tempo della sua squadra, si tiene stretto il punto. «Non tutte le partite possono riuscire bene, e oggi (ieri, ndr) è stata una di queste», esordisce l’allenatore biancoscudato nel dopo-gara. «Ma in una giornata non positiva l’importante è non aver perso: ci portiamo a casa comunque un punto, il risultato l’abbiamo ottenuto, e per questo vedo il bicchiere mezzo pieno lo stesso». Qual è il bilancio delle ultime tre sfide, contro altrettanti avversari molto attrezzati? «Contro il Bassano abbiamo giocato per 60 minuti su altissimi livelli, calando solo nel finale anche per colpa degli infortuni di Niccolini e Neto Pereira.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) «In quest’ultima sfida non siamo partiti benissimo, non riuscivamo a trovare le giuste distanze in campo. Nella ripresa siamo cresciuti, ma è mancato l’episodio in grado di sbloccare la gara. Ora andiamo a Piacenza per provare a ritrovare la vittoria, ben sapendo che, se non si scende in campo con la testa giusta, si rischia di perdere». Concetto espresso anche da Alessandro Favalli: «Il campionato è strano, si può vincere o perdere contro chiunque e, se non ci si prepara bene, si rischiano brutte figure. Speriamo di ritrovare presto la vittoria, dopo tre pareggi comunque soddisfacenti contro squadre che lotteranno sino alla fine per la promozione diretta». A Piacenza ci sarà anche qualche volto nuovo? Il presidente Bepi Bergamin non lo esclude: «Stiamo dando continuità ai risultati e adesso pensiamo a sistemare l’organico. Vogliamo ragionare per fare delle scelte oculate e utili anche in prospettiva. Mi piacerebbe che arrivassero dei giovani, vediamo. Stiamo cercando la punta, ma non escludo che potremo rafforzarci anche a centrocampo».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Alla fine, come si dice in questi casi, il bicchiere è apparso mezzo pieno. Al termine di una partita non certo memorabile, il Padova sorride per aver colto il sesto risultato utile di fila, che smuove una classifica sempre identica lì in mezzo. All’inizio del girone di ritorno, quindi, dove conviene guardare? Strizzare l’occhio alla zona playoff o allontanare quella plyout? «Siamo il Padova e il Padova deve sempre mirare in alto», il parere di Rosario Bucolo. «La classifica è molto corta, la zona playoff non è così distante, visto che siamo solo a 6 punti. Prima, però, pensiamo a muoverci ancora, tornando a vincere per allontanare le squadre che ci inseguono». Tre pareggi consecutivi, infatti, hanno un po’ frenato la corsa di Pillon & C. «Però andiamo a vedere contro che avversari sono arrivati», continua il mediano siciliano. «Bassano, Alessandria e Reggiana sono formazioni costruite per vincere, contro le quali ce la siamo giocata alla pari».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) «Sono in tribuna per scelta tecnica, che pensavate?». Le stampelle gli danno una mano a sorreggersi, il tutore allacciato alla gamba sinistra lo costringe a muoversi a fatica. Ma il sorriso e la voglia di scherzare sono quelli di sempre. Aveva lasciato Padova prima di Natale con il magone e un ginocchio a pezzi, Daniel Niccolini: ci è tornato ieri, per la prima volta, per seguire dalle tribune dell’Euganeo la prestazione dei suoi compagni di squadra. E l’ha fatto con il sorriso, senza lesinare abbracci e battute alle tantissime persone che l’hanno salutato. «Dopo l’intervento al ginocchio sono rimasto a Firenze», ha raccontato il difensore biancoscudato, operato lo scorso 4 gennaio per la ricostruzione del piatto tibiale e di tre legamenti dell’articolazione. «Adesso devo portare ancora il tutore, e solo tra un po’ di tempo riuscirò a iniziare il vero lavoro di fisioterapia riabilitativa. In queste ultime settimane ho già perso circa 4 chili, ma per quello che mi è accaduto posso dire che, per fortuna, va tutto bene». Ha seguito la partita dall’alto, sopra la tribuna autorità, e ha sofferto nel vedere i compagni tentare, invano, di scardinare la difesa della Reggiana e difendersi con le unghie per non prendere il gol della beffa negli ultimi minuti. Poi, accompagnato come sempre da papà Maurizio, ha passato qualche ora con gli amici “più stretti” prima di far ritorno nuovamente a Firenze, a casa, per ricominciare la lunga routine che, suo malgrado, ne segnerà la quotidianità da qui ai prossimi sette mesi. Vedere che comunque non ha perso l’ottimismo, in ogni caso, è stato rasserenante per tutti coloro che l’hanno incontrato.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 35, Alessandria e Bassano 32, FeralpiSalò 31, SudTirol 30, Pavia e Pordenone 28, Reggiana 26, Cremonese, Giana Erminio e Padova 24, Cuneo 23, Pro Piacenza 22, Lumezzane 19, Mantova 17, Renate 16, AlbinoLeffe 13, Pro Patria 8.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della diciottesima giornata: Cuneo-Cittadella 0-2 (Iori (Ci) su rigore al 43′ pt, Schenetti (Ci) al 32′ st), Pro Patria-Pavia 0-0, Padova-Reggiana 0-0, SudTirol-AlbinoLeffe 2-2 (Gliozzi (St) al 39′ pt, Crovetto (st) al 1′ st, Checcucci (Al) al 22′ st, Magli (Al) al 30′ st), Cremonese-Bassano 1-1 (Brighenti (Cr) al 5′ pt, Davì (Ba) al 45′ st), Lumezzane-Giana Erminio 0-1 (Perna (Ge) al 8′ st), Renate-Mantova 1-1 (Florian (Re) al 16′ st, autogol di Malgrati (Mn) al 27′ st), Pordenone-Pro Piacenza 1-0 (Finocchio (Pn) al 14′ st), FeralpiSalò-Alessandria 3-0 (Maracchi (Fs) al 16′ pt, Bracaletti (Fs) su rigore al 26′ pt, Settembrini (Fs) al 5′ st).

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Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 17 gennaio: Il Padova non va oltre lo 0-0 con la Reggiana.




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