Live 24! Pro Piacenza-Padova, il giorno dopo: la “pareggite” non passa, sono 10 le “X” stagionali

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Ore 22.00 – (Corriere delle Alpi) Vittoria sofferta, ma mister Vecchiato è contento così. L’ultimo successo casalingo contro il Calvi Noale aveva lasciato l’allenatore del Belluno insoddisfatto della prestazione, le partite contro Fontanafredda e Levico Terme gli hanno però fatto tornare il sorriso. «Sono molto contento dei tre punti, è stata una vittoria sofferta, ma sapevamo che sarebbe stato così. Avevamo qualche problemino visto le assenze, ma è andata bene. Non è stata forse una bella gara sul piano tecnico, però i ragazzi sono stati bravi. Nel primo tempo abbiamo sofferto solo su punizione, quando il Levico ha preso la traversa, mentre nel secondo invece potevamo subito raddoppiare, prima che loro avessero a loro volta una buona palla gol. La rete subita? Siamo stati disattenti, abbiamo regalato la punizione, ma non ho visto grosse responsabilità del nostro portiere. Alla fine credo che abbia vinto chi è stato più bravo». Cambio azzeccato. A fine primo tempo il tecnico ha inserito Farinazzo, che ha ripagato la fiducia decidendo la partita. «Volevo sfruttare le armi che avevo a disposizione, Marco è un giocatore imprevedibile e Alessandro era già ammonito, per questo ho deciso la sostituzione tra i due tempi. Il campo? Molto duro, era difficile giocare, ma è stato un ostacolo per entrambe le squadre». Tecnico amareggiato, invece, per l’espulsione di Duravia che ha lasciato i compagni con l’uomo in meno nel finale per qualche protesta di troppo. «Un rosso che non va bene. Marco ha tanti pregi, ma ha anche questo difetto. Pagherà non giocando a casa sua». Sulla brillante prova di Quarzago, il classe 1999 che ha giocato 90 minuti a metà campo dimostrando ottime doti tecniche, Vecchiato applaude. «Ha fatto veramente una grande partita, non dimentichiamoci che ha ancora 16 anni. Penso che il Belluno abbia grandi meriti sotto questo aspetto, perché è una società che pensa sempre al futuro, fa giocare ragazzi molto giovani e investe senza mezzi termini su di loro».

Ore 21.40 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno non sbaglia. Mosca e Farinazzo mettono al tappeto il Levico Terme, con i gialloblù che salgono a quota 42 punti in classifica. Non è stata una partita facile per Corbanese e compagni, che si sono trovati in vantaggio dopo pochi minuti grazie al gol del terzino, ma non sono riusciti a concretizzare le occasioni create per il raddoppio, soprattutto con Acampora. Nella seconda frazione gli ospiti hanno trovato il pari con Piccinini, su una dormita della difesa bellunese, ma poco dopo si sono dovuti arrendere al neo entrato Farinazzo che, lasciato solo in area, ha incornato in rete sull’angolo di Duravia, che nel finale si è fatto cacciare per proteste. Il tutto su un campo in condizioni critiche, che ha complicato non poco la vita a entrambe le squadre. Mister Vecchiato, costretto a rinunciare a quattro titolari (Bertagno, Miniati e Pescosta squalificati, Pellicanò ai box per infortunio), schiera tra i pali Solagna mentre la difesa vede Calcagnotto e Franchetto centrali, con Mosca e Sommacal terzini. A centrocampo Duravia in cabina di regia, supportato da Masoch e dal baby Quarzago, mentre in attacco rientra dalla squalifica capitan Corbanese, fiancheggiato da Acampora, con Marta Bettina che si piazza alle spalle dei due. Prima del fischio d’inizio, però, spazio ai ringraziamenti, con il presidente Gianpiero Perissinotto che consegna a Corbanese una targa per i 100 gol in gialloblù, traguardo raggiunto contro il Calvi Noale. La partita si mette subito in discesa per il Belluno, che passa in vantaggio dopo 9’ grazie a un preciso colpo di testa di Mosca, bravo a riprendere una deviazione della difesa avversaria sugli sviluppi di una punizione dalla sinistra di Duravia e insaccare con l’aiuto del palo. Al 25’ i padroni di casa hanno l’occasione per raddoppiare: Michieli sbaglia il retropassaggio, Acampora si trova davanti un’autostrada, ma davanti a Zomer calcia senza convinzione, con l’estremo difensore che lo mura. Il primo vero sussulto del Levico arriva alla mezz’ora, con la fucilata su punizione di Tobanelli: Solagna non si fa sorprendere. Al 38’ trentini ancora pericolosi con Tessaro, sempre su calcio piazzato: il sinistro del numero 10 ospite è chirurgico, ma è provvidenziale la deviazione con la punta delle dita di Solagna, che si salva con l’aiuto della traversa. La ripresa si apre senza sussulti, ma al 10’ arriva il pareggio ospite: sugli sviluppi di una punizione i gialloblù lasciano Cali libero di fare la sponda sul secondo palo, palla al centro per Piccinini che approfitta di un’uscita incerta di Solagna e incorna in rete. Palla al centro e il Belluno cerca subito di tornare in vantaggio con il colpo di testa di Acampora, bravo a rubare il tempo al difensore su un cross dalla destra, ma Zomer su supera mettendoci la mano e respingendo sulla linea. Al 29’ Solagna torna protagonista distendendosi sul velenoso sinistro a incrociare di Baido, la palla carambola su Filippini che spara dal limite, ma la difesa gialloblù respinge. Nel momento più difficile, però, i padroni di casa trovano la forza per tornare avanti con il Farinazzo, lanciato nella mischia (al posto di un nervoso Marta Bettina) a inizio ripresa: sul calcio d’angolo dalla destra di Duravia la difesa del Levico si dimentica l’attaccante si trova libero sul dischetto e non si lascia pregare, battendo Zomer con un preciso colpo di testa a mezza altezza. Il Levico non ha la forza per reagire, ma al 41’ Duravia gli tende una mano, rimediando per proteste il secondo giallo. Ma il Belluno non si scompone e con le unghie porta a casa tre punti pesanti.

Ore 21.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Tanta amarezza per Pasquale Marino. Il 2-1 del San Nicola non va giù al tecnico del Vicenza, che punta il dito anche contro la direzione arbitrale. «Tanti episodi non mi hanno convinto, l’arbitro non mi è piaciuto e siamo amareggiati. Non capisco perché il fallo di Maniero sul secondo gol non sia stato sanzionato – le parole di Marino – mentre invece è stata fermata l’azione di Laverone. Al di là degli episodi è tutta le gestione, anche dei cartellini, che lascia perplessi». Marino prova a mettere il nervosismo da parte e ad analizzare con lucidità la partita. «E’ stata la nostra terza partita in una settimana eppure nel secondo tempo ce la siamo giocata, anche in dieci abbiamo sfiorato il gol col salvataggio sulla linea. La stanchezza l’abbiamo avvertita nel primo tempo: noi abbiamo preso il palo e loro hanno fatto gol». Protagonista in negativo il portiere del Vicenza, Mauro Vigorito. «Ha sbagliato sull’1-0 – ammette tranquillamente Marino – peccato perché poi ha fatto anche buone parate. L’errore ci può stare, mentre credo che sul secondo gol sia stato preso anche lui alla sprovvista per la mancata punizione fischiata, perché quella di Maniero è una chiara spinta su Brighenti. Vogliamo pagare solo per i nostri errori, il Bari non ha bisogno di regali».

Ore 20.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Con tanta amarezza e parecchi rimpianti, il Vicenza lascia il San Nicola di Bari a mani vuote. Senza nemmeno un punto, andando ad interrompere il momento positivo che poteva rilanciare la squadra di Marino in chiave play off dopo un avvio di stagione a dir poco complicato. Vincono i padroni di casa per 2-1, facendo vedere qualcosina in più ma senza brillare. Perché lo spettacolo non è certo stato il protagonista di una gara scialba, triste e noiosa per un primo tempo che si è sbloccato solo per «colpa» di Vigorito. Il portiere del Vicenza ha sulla coscienza le due reti del Bari: errori di valutazione nelle uscite che hanno regalato a Di Cesare prima e a Maniero poi due palle da spingere solo in rete. Il risultato è stato un ko per certi versi immeritato: la rinuncia di giocare del Vicenza non avrebbe certamente fatto meritare ai biancorossi l’intero bottino, ma l’ordine e la disciplina con la quale Marino aveva disposto in campo i suoi non aveva lasciato praticamente mai spazi al Bari. Che è comunque sembrato più vivace, intraprendente e convinto di poter tornare al successo. Anche senza Sansone (in tribuna, per scelta tecnica di Camplone) che «compensava» il forfait all’ultimo secondo dell’ex Galano. Sembrava aver superato il problema muscolare ma Marino è stato costretto a lasciarlo in panchina per un fastidio accusato pochi istanti prima del fischio d’inizio. Il motivo della partita lo si capisce comunque sin dalle prime battute: si cercano le vie laterali ed in particolare Rosina, il più ispirato ma anche impreciso troppo spesso al momento dell’ultimo passaggio. Il Vicenza invece – con atteggiamento fin troppo rinunciatario – non fa altro che affidarsi alle ripartenze. Gli errori in mezzo al campo abbondano, c’è confusione e soprattutto disattenzione in fase di costruzione: a pagarne sono i quasi diciassettemila spettatori che assistono ai primi 45’ senza praticamente mai entusiasmarsi, costretti ad arrendersi al 29’ a Vigorito che – dopo un paio di parate interessanti – offre quasi l’impressione di essere in giornata (bravo in uscita bassa su Defendi, mandato a rete da Rosina). La dormita della difesa dei padroni di casa illude l’ispirato Raicevic (palo da conclusione dal limite dell’area) e poi, mentre si aspetta solo l’intervallo, Vigorito la fa grossa: uscita a vuoto del portiere, Di Cesare sfrutta al meglio l’occasione per regalare a Camplone una ripresa più serena. Marino invece si gioca un po’ a sorpresa la carta Ebagua, per cercare di appesantire un reparto avanzato apparso spesso in difficoltà.
Il suo approccio alla gara è buono (il finale un po’ meno, perché lascia il Vicenza in dieci negli ultimi minuti per qualche parola di troppo al direttore di gara) ma – nel miglior momento del Vicenza – Vigorito sbaglia ancora: il portiere si lascia anticipare in uscita da Maniero. Fa 2-0, con il Vicenza che però si scuote subito e inizia a giocare e a creare. Raicevic ridà speranza ai suoi compagni con un bel gol (64’), Vigorito si fa perdonare in qualche modo su De Luca (65’) e, nonostante la superiorità, al Bari serve un Contini super negli ultimi minuti per evitare il ritorno di un Vicenza che s’accende troppo tardi.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Dopo l’addio di Angiulli e Giannone l’organico della Reggiana per la gara di domani col Lumezzane è fortemente sottodimensionato. Queste due partenze, non ancora compensate dai nuovi arrivati, vanno sommate ai tanti giovani già partiti ad inizio mercato ma soprattutto alle indisponibilità di Bruccini, Danza e De Biasi, tutti infortunati. Sospiro di sollievo per il centrale che si era infortunato nell’allenamento di giovedì: ieri l’esame strumentale ha evidenziato una leggera distrazione del legamento collaterale esterno del ginocchio sinistro: la prognosi del medico granata Taglia, prevede il ritorno in gruppo tra una ventina di giorni se non risulteranno complicazioni. Per quanto riguarda Bruccini , nella migliore delle ipotesi tornerà in campo nella gara con la Giana Erminio di inizio febbraio. La situazione di Danza sembra migliorare tanto che ieri il ragazzo ha lavorato sul prato, sebbene in modo differenziato, ma non sarà abile per questa partita. A disposizione per la fase tattica erano soltanto in 20, compresi il giovane Silenzi ed Erik Panizzi che in questa situazione potrebbe entrare nella lista di Lega Pro. Resta un rebus la formazione anti Lumezzane: oggi alle 11 la rifinitura scioglierà le riserve.

Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) Dopo Angiulli la Reggiana rescinde il contratto anche a Giannone. La società ha comunicato ieri la fine dell’avventura del fantasista napoletano in maglia granata, iniziata nel gennaio 2015. Il giocatore, che ha totalizzato 24 presenze e 4 gol, uno solo quest’anno sul campo del Mantova, era da tempo fuori dai piani di Colombo e pertanto la sua partenza era data per scontata. L’addio avviene dunque senza particolari rimpianti delle parti e senza recriminazioni, come invece accaduto con Angiulli. La rescissione non fa entrare soldi in cassa ma libera la Reggiana da uno degli stipendi più onerosi. Ora il giocatore è libero di trovare un accordo con altre squadre e da tempo si parla di un interessamento del Catania (si era detto anche il Benevento dove è approdato Angiulli). La squadra siciliana, secondo indiscrezioni, ha offerto a Giannone un contratto di due anni e mezzo e la firma sarebbe solo questione di ore. A questo punto tutti sono in attesa del colpo mercato della Reggiana, quello che da tempo è stato annunciato e che per una serie di motivi fino ad ora è slittato. Il presidente Stefano Compagni e il dg Raffaele Ferrara assicurano che arriverà un attaccante. Il nome più gettonato è quello di Marco Sansovini, che nei giorni scorsi sembrava essere ormai approdato al Foggia, prima che il passaggio saltasse per volontà del giocatore. La punta 35enne ha le caratteristiche che la Reggiana sta cercando: un attaccante in grado di aggredire gli spazi, far salire la squadra e soprattutto buttarla dentro un po’ più spesso. Da tempo la società ripete, come una mantra, che prima ci sarebbero state le uscite e poi sarebbe arrivata l’ora delle entrate. Ora che due giocatori importanti hanno svestito la maglia granata si attende il passo successivo. Tra i partenti era dato anche l’attaccante Pesenti, che però ha manifestato l’intenzione di restare a Reggio e rifiutato delle offerte da parte della Pro Patria e del Giana Erminio. A Padova nello scampolo di partita che gli è stato concesso Pesenti ha anche fatto vedere buone cose, compreso un tiro potente che è stato murato. Il fatto che gli siano stati concessi dei minuti vuol dire che non è più considerato fuori dai programmi societari.

Ore 19.40 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 38, Alessandria 35, FeralpiSalò 34, Bassano 32, Pordenone e SudTirol 31, Pavia 29, Reggiana 26, Cremonese e Padova 25, Giana Erminio 24, Cuneo e Pro Piacenza 23, Lumezzane e Renate 19, Mantova 18, AlbinoLeffe 13, Pro Patria 8.

Ore 19.30 – Lega Pro girone A, fischio finale: Pavia-Cremonese 0-0.

Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il man of the match è sicuramente Luca Cattaneo. «Nella vita – esordisce “Veleno” – non capita spesso di fare un gol come il mio. Cercato? Ci ho provato – strizza l’occhio – ed è andata bene. Sono contento, non soltanto per la rete e la mia prestazione – aggiunge Cattaneo -, ma soprattutto per la vittoria di gruppo. Avrei potuto segnare anche nel primo tempo (palo, ndr) e avremmo chiuso la partita lì». Sabato al Bottecchia arriverà il Mantova. «E sarà – sorride – anche il mio compleanno. Spero proprio di festeggiarlo sotto la curva». Arriva Tedino e gli si legge in faccia la soddisfazione. «È stata – afferma – la vittoria della maturità. Una vittoria di squadra. Nel primo tempo abbiamo fatto 35′ molto buoni, di grande intensità, con un pressing efficace e una buona circolazione di palla. Abbiamo avuto un paio di occasioni per andare sul 2-0. In quel caso la partita sarebbe finita. Invece nella ripresa l’impeto dell’Albinoleffe ci ha fatto soffrire per una buona mezzora. Del resto – sorride Bruno – in campo ci sono anche gli avversari. I ragazzi hanno giocato “insieme”. Complimenti anche a Strizzolo e Buratto, che sono entrati con lo spirito giusto e grande attaccamento. È questa – gongola il tecnico – la forza del gruppo. Del nostro gruppo». Quinto posto e un 2016 fatto di sole vittorie, tre di fila. È arrivato il momento di smettere di giocare a nascondino. «Mai giocato a nascondino – ribatte Tedino -. Vogliamo solo mantenere questa concentrazione e questa voglia sino alla fine. Non è vero che non abbiamo ambizioni. Queste arrivano e crescono con i risultati, ma – spiega il suo atteggiamento – vogliamo continuare ad affrontare la stagione partita per partita, continuando a divertirci e a divertire come stiamo facendo in questo inizio di nuovo anno».

Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Tre vittorie di fila e almeno per 24 ore il quinto posto solitario nella classifica di LegaPro a quota 31, a una sola lunghezza dalla Virtus Bassano (32), battuta in casa (1-2) dalla FeralpiSalò. Oggi giocheranno il Sudtirol (30) a Mantova e il Pavia (28) in casa con la Cremonese, e la classifica verrà completata. Comunque vada, da ieri nessuno potrà più ignorare i ramarri, che pongono con autorità la loro candidatura a occupare un posto playoff. Ciò detto, forte e chiaro, bisogna anche ammettere che il 3-0 (avviato in chiusura della prima frazione dal solito Filippini) è piuttosto generoso con i neroverdi. O meglio: è eccessivamente penalizzante per un Albinoleffe che nella ripresa ha stretto il Pordenone nella sua metà campo, nel tentativo di recuperare il match. Ma è altrettanto vero che proprio in quei 45′ di sofferenza, con punte e centrocampisti pronti a rinculare a stretto contatto con la difesa, il Pordenone si è meritato la vittoria. Tomei per la seconda volta è stato quasi inoperoso. Segno che Boniotti, Stefani, Ingegneri e Martin hanno saputo chiudere ogni varco con tempismo. L’esordio del mancino pasianese è stato oltremodo positivo. Martin è apparso pronto a presidiare la sua zona, a fare le diagonali e anche a proporsi con forza sulla fascia sinistra. Poi, come un’opera d’arte estemporanea, è arrivato il gol di Luca “Veleno” Cattaneo. Una volée di sinistro da fuori area, in posizione decentrata, che ha beffato Amadori ed è andata a infilarsi sotto la traversa. La rete di Strizzolo, giunta 3′ dopo (quando la Celeste aveva già alzato bandiera bianca), serve soprattutto per il morale del ragazzo. Tedino getta subito nella mischia Martin e conferma gli altri tre della linea difensiva. A centrocampo rientra Pederzoli, in mezzo a Pasa e Mandorlini. Davanti è libera di agire la fantasia di Cattaneo, Filippini e Finocchio. Sesia risponde con un 3-5-2, con Danti e Girardi in prima linea. Comincia bene l’Albinoleffe con Cortinovis che spedisce al centro un buon pallone (3′). Tomei anticipa Girardi e sarà questo il suo intervento più imegnativo. Dalla parte opposta (15′) ci prova Finocchio; sulla respinta di Amadori è Mandorlini a farsi anticipare da Vinetot. Tocca quindi a Finocchio (17′) sparare alto. Sono sempre i ramarri a condurre la danza senza però rendersi pericolosi sino al 40′, quando Pederzoli serve magnificamente Filippini che stoppa e infila la palla fra le gambe di Amadori: 1-0. Potrebbe raddoppiare subito Cattaneo (42′), ma la sua conclusione a giro manda la sfera ad accarezzare il legno più lontano. Filippini non è perfetto e manca una facile occasione al 44′. Musica diversa nella ripresa, con i bergamaschi Girardi (52′) e Danti (55′) che non hanno la mira giusta. Iniziano i cambi: Soncin per Ferretti e Strizzolo per Finocchio. D’Iglio spara altissimo un piazzato (74′). Spinge la Celeste. Il Pordenone dimostra di saper soffrire. Buratto (81′) rileva Filippini e rinforza le difese. Poi si alza l’artista Cattaneo. Prima (91′) la pennellata raffinata per il 2-0 d’autore. Poi l’assist misurato per il 3-0 di Strizzolo, che controlla e infila nell’angolo alla sua destra sull’uscita di Amadori. Forza ramarri, andiamo avanti. Sabato al Bottecchia si può cercare il poker con il Mantova.

Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) Nella fredda sala stampa dell’Atleti Azzurri d’Italia Bruno Tedino pronuncia una frase significativa: «Sta funzionando tutto». Già, non c’è nulla che non vada, in questo Pordenone, capace di ottenere nel cuore della Lombardia il terzo successo di fila e di toccare sempre più con mano la zona play-off. È il miglior momento della storia del club, un periodo tale da scatenare un’euforia incontenibile anche in Mauro Lovisa, presente ieri a Bergamo «mai tanto felice per questa squadra». Tuttavia, c’è un pizzico di polemica da parte dei tifosi della vecchia guardia, lamentatisi con la squadra per essere arrivata troppo tempo dopo il fischio finale a festeggiare la vittoria. La gara. Picchi di felicità mai toccati, per chi vive per il neroverde, ma Tedino tiene incollati i piedi per terra e analizza l’incontro con razionalità. «Abbiamo giocato molto bene per 35’ del primo tempo – afferma il tecnico neroverde –: ho visto buona intensità e circolazione di palla. Abbiamo segnato lo 0-1 ma poi non siamo riusciti a chiudere la gara. Così abbiamo sofferto il ritorno dell’Albinoleffe, che ci ha messo in difficoltà. La rete di Cattaneo ha poi chiuso il match». Il difetto evidenziato da Tedino: serviva archiviare prima l’incontro. Penserà da lunedì a come risolverlo. Intanto si gode i tre punti e una vittoria che ha reso felice anche il figlioletto Giovanni, che ieri ha compiuto 12 anni, calciatore in erba, e aveva chiesto come regalo un bel successo al papà. «Devo fare i complimenti alla squadra – chiude Tedino –: tutti hanno dato il loro contributo. Bravo poi Strizzolo, che è entrato alla grande e segnato una rete che meritava. È la vittoria della maturità e possiamo puntare in alto se continuiamo a mantenere quest’umiltà». Soddisfazione. A dir poco contento il presidente Lovisa. «Sono più che felice – dichiara dopo il 90’ a Bergamo –. Abbiamo imposto il nostro gioco: è un gruppo che ha personalità e questo aspetto mi soddisfa parecchio. Adesso dobbiamo e vogliamo continuare così, perché meritiamo di stare nei quartieri alti». Quindi la nota polemica: «In molti ci hanno snobbato e invece siamo lì, a lottare per i play-off. Stiamo andando alla grande e la città dev’essere orgogliosa di questa squadra». Man of the match. Chiusura con Luca Cattaneo, uomo-partita e autore di una rete pazzesca. «Cosa dire? Sono soddisfatto per me e per la squadra – afferma –. Il gol? Ci ho provato ed è andata bene. Non capita tutti i giorni di segnare in quel modo. Ci godiamo il successo e questi 31 punti, inaspettati. Speriamo – conclude – di ripeterci col Mantova e mi auguro di farmi un bel regalo di compleanno, visto che cade proprio sabato prossimo».

Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Non passa per Bergamo la linea dell’alta velocità. La tratta fa un’eccezione, almeno per un pomeriggio. Perché nella città lombarda sfreccia il treno neroverde. All’Atleti Azzurri d’Italia la squadra di Bruno Tedino supera l’Albinoleffe, ottiene la terza vittoria di fila e sale momentaneamente al quinto posto, a una lunghezza dai play-off nel girone A di Lega Pro. E’ un periodo fantastico per i “ramarri”. Nessun altro, nel gruppo, ha vinto tutte le gare del 2016. E nessuno, come il team cittadino, ha un feeling del genere con i bergamaschi: quella di ieri è la quarta affermazione in altrettante gare giocate nelle ultime due stagioni. Lo scorso gennaio, qui a Bergamo, i tre punti della rinascita, con Rossitto in panchina. Ieri quelli della “maturità”, come detto da Tedino in sala stampa. Sognare in grande? Si può, sempre di più. Di fronte a risultati e a questo gioco, non ci si può nascondere. Piglio da grande. Albinoleffe con un coperto 5-3-1-1. E’ chiaro l’intento di Sesia: primo non prenderle. Perché questo Pordenone è reduce da due successi di fila e si presenta all’Atleti Azzurri con un 4-3-3, con il nuovo Martin subito titolare e il tridente Cattaneo-Filippini-Finocchio pronto a fare male. E’ proprio quest’ultimo, match-winner con la Pro, a rendersi pericoloso. Bello il suo tiro al limite dell’area al 15’, con Amadori che respinge e salva il risultato. La gara si sblocca, dopo un inizio difficile: i locali fanno molta densità difensiva, tengono le linee molto vicine tra di loro e raddoppiano su Cattaneo. Il Pordenone fatica ad affondare, ma fa la gara. Già, perché la squadra di Tedino gioca a Bergamo per offendere, e sotto il profilo della personalità disputa un grande primo tempo. Vuole i tre punti e lo fa capire. Il segnale arriva al 40’. Pederzoli, al rientro dalla squalifica, ha la palla al limite dell’area. Vede il taglio di Filippini e lo serve, con una palla deliziosa: “Pippo” riceve e supera con un furbo tocco rasoterra Amadori. E’ lo 0-1, sesto gol nelle ultime 8 gare per l’attaccante bresciano, che esulta col suo solito calcio alla bandierina. Qui il Pordenone ha l’occasione per chiudere il match, ma prima Cattaneo – palo esterno con un gran tiro a giro – poi Filippini, che mastica la conclusione, non trovano il colpo del ko. Sofferenza. Raddoppio sfiorato: è il preludio a una ripresa di sofferenza. L’Albinoleffe, con grande impeto, cerca di raddrizzare la partita, esattamente come ha fatto la settimana scorsa con l’Alto Adige. Preme e inchioda il Pordenone nella propria area, che si difende con ordine ma fatica a ripartire, accusando la forza fisica dei rivali. Tedino allora inserisce Strizzolo, per avere più profondità. I biancazzurri però continuano a schiacciare i rivali e vanno vicinissimi al gol: ma Tomei, con una parata di grande intelligenza, si oppone di piede a un tentativo di Checcucci da distanza ravvicinata. Sospiro di sollievo. Che si tramuta in gioia sul finire del match, quando arriva la ciliegina sulla torta: palla in profondità di Mandorlini per Cattaneo sulla fascia sinistra: l’ala, al volo e senza pensarci due volte, calcia e spedisce la sfera in fondo al sacco, dopo aver colpito la traversa. Eurogol. E’ lo 0-2 al 45’. Game over. Ma c’è ancora spazio per Strizzolo che, ben imbeccato dallo stesso Cattaneo, trova il tris in contropiede. Finisce così, 0-3, il Pordenone corre veloce e sembra non esserci nessuno capace di fermarlo.

Ore 17.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Intensità, 90 minuti di spettacolo, pioggia di azioni e una sconfitta che sa di beffa. Il big match si rivela un boccone amaro per il Bassano, che viene superato dalla FeralpiSalo’ al termine di una gara spesso spettacolare. A decidere la partita un tocco sotto rete di Tantardini, bravo a sfruttare una grave sbavatura difensiva del Bassano. E dire che la squadra di Sottili aveva avuto innumerevoli occasioni per portarsi a casa tre punti. In chiave alta classifica, lo scivolone interno brucia e permette ai bresciani di mettere la freccia e superare i giallorossi. Il taccuino della partita è zeppo di occasioni. Giusto il tempo di accomodarsi in tribuna e la Feralpi si fa pericolosa: Tortori si beve mezza difesa, entra in area, supera Barison e stampa la palla sul palo: Bracaletti è appostato per il tap-in da pochi centimetri ma Rossi salva. Sul fronte opposto Fabbro obbliga Caglioni a un intervento di piedi con palla in angolo. Le occasioni si equivalgono nel giro di pochi minuti con un legno di Falzerano e traiettoria della palla surreale: anziché schiacciarsi in porta, torna in campo. A metà tempo i Leoni del Garda passano. Maracchi pesca in profondità Guerra, la difesa giallorossa sbaglia il fuorigioco e la punta centra il diagonale che supera Rossi. Il gol rende ancora più viva la partita: i bresciani sfiorano il raddoppio ma il Bassano pareggia con Fabbro: azione di Falzerano, cross dal fondo, serie di rimpalli e l’attaccante allunga il piede per gonfiare la rete. Terzo gol per il giovane talento. Il tecnico giallorosso è costretto a un cambio a inizio ripresa: fuori Toninelli che soffre l’irruenza di Tortori e dentro Semenzato. L’Oscar per la giocata se lo prende Iocolano: stop al volo sulla destra appena fuori dall’area, palombella di esterno e traiettoria che piove sulla traversa. A decidere la sfida è un episodio: Tantardini al 78’ sfrutta un pasticcio difensivo su calcio d’angolo, appoggiando in rete la palla che si era ritrovato sui piedi dopo una prima deviazione finita sul palo. E’ tardi per recuperare il match e a festeggiare è solo la Feralpi. E in serata è rimbalzata una notizia di mercato che ha del clamoroso: il capitano Simone Iocolano, a sei mesi dalla scadenza del suo contratto, sarebbe vicinissimo a passare all’Alessandria. La trattativa tra le società sembra sia davvero molto avanzata e si attendono novità a breve.

Ore 17.00 – Lega Pro girone A, fischio finale: Mantova-SudTirol 0-0.

Ore 16.40 – (Gazzettino) Capitan Iori al triplice fischio dell’arbitro non nasconde la propria delusione per il rischioso finale del Cittadella, alzando la voce in mezzo al campo. Per come si era messa la partita, la squadra di Venturato poteva benissimo risparmiarsi i patimenti degli ultimi minuti. «Abbiamo preso un gol in maniera ingenua – racconta Andrea Schenetti – Ci siamo complicati il finale dove abbiamo pure sofferto su qualche pallone. È sotto quest’aspetto che il Cittadella deve migliorare e stare più attento: la partita era oramai chiusa, l’abbiamo riaperta noi su un pallone inattivo. Sono cose che capitano ma non possono più succedere». Forse la concentrazione era un po’ calata sul doppio vantaggio: «Nell’arco della partita ci possono stare minuti in cui non sei attento come invece dovresti essere. Con la Pro Patria il Cittadella ha ampiamente meritato di vincere, ma negli ultimi dieci minuti abbiamo rischiato oltre il dovuto, rimettendo in partita l’avversaria». Nel primo tempo la squadra granata è apparsa quasi perfetta, ad esclusione dell’incrocio dei pali di Santana: «È stato bravo lui a trovare il gran tiro. Il Cittadella sino alla fine della stagione deve giocare come ha fatto nei primi 45 minuti con la Pro Patria e come dimostrato a Cuneo. Per arrivare in fondo serve una squadra cinica e concreta, che non molli mai». Intanto si sono guadagnati tre punti sul Bassano: «Vero, ma noi dobbiamo guardare soprattutto a noi stessi, restando sempre concentrati perché da qui a maggio dobbiamo vincere ancora tante partite», conclude Schenetti. Con un Litteri così, il compito diventa più facile: il centravanti ieri ha timbrato l’ottavo centro in campionato, con una perla. «Me lo voglio rivedere perché mi hanno detto tutti che è stato un gran gol, sono contento soprattutto per i tre punti». Il commento dell’allenatore Pala della Pro Patria sul Cittadella: «Dobbiamo essere orgogliosi della nostra prestazione, al cospetto della prima della classe che si trova in vetta meritatamente. Quella di Venturato è davvero una grande squadra».

Ore 16.30 – (Gazzettino) Il Cittadella ha superato il rischioso testa-coda con la Pro Patria tornando a vincere al Tombolato dopo le sconfitte con Feralpisalò e Sudtirol. Soddisfatto il tecnico granata Roberto Venturato: «Abbiamo fatto una prestazione importante contro una squadra che negli ultimi due mesi è cresciuta molto e sta attraversando un periodo di buona condizione fisica. Siamo riusciti a concedere poco alla Pro Patria e abbiamo costruito numerose occasioni da gol. Abbiamo valori importanti e li abbiamo dimostrati in campo, dobbiamo prendere sempre più consapevolezza di questo». Sul gol subìto nel finale, continua: «Sono dispiaciuto per questa ingenuità che ci ha lasciato dell’amarezza rimettendo in corsa l’avversario, ma fino a quel punto la nostra prestazione è stata positiva riuscendo a costruire e a verticalizzare con una certa sicurezza. Possiamo certamente fare meglio e portare fino al novantesimo queste positività, ho visto però che la squadra sa sfruttare le qualità dei giocatori, pertanto le va dato merito per i valori che ha espresso». Entrando nei dettagli, spiega: «Lora non era mai partito dall’inizio, ha avuto una opportunità importante che ha saputo sfruttare. Su questo non avevo alcun dubbio. Nel secondo gol ho avuto la sensazione che sia stato Bizzotto a mettere dentro il pallone». Sul pubblico: «Mi auguro che ci sia sempre più gente allo stadio e ci sostenga con l’entusiasmo giusto». Poi aggiunge: «Ci siamo resi conto degli errori fatti nelle ultime sconfitte in casa. Credo che il Tombolato debba diventare lo stadio dove concedere poco agli altri e fare punti. Nel calcio a qualsiasi livello non si può avere delle pause. Anche con la Pro Patria abbiamo visto che se concedi spazio ti mette in difficoltà». Soddisfatto per la vittoria sulla Pro Patria anche il direttore generale Stefano Marchetti: «Abbiamo controllato bene la partita e avuto anche la possibilità di fare il terzo gol. Nel finale invece lo abbiamo preso in circostanze che si potevano evitare. Avevamo preparato bene questa gara perchè sapevamo che poteva riservare delle sorprese. La Pro Patria in questo momento vale molto di più dei punti che ha in classifica. Vincere in casa è importante e ci tenevamo in modo particolare dopo le due ultime sconfitte al Tombolato. Sappiamo che qui spesse volte diventa più difficile poterci esprimere perchè l’avversario si chiude. Questa volta abbiamo fatto bene e non abbiamo concesso tanto». Sull’organico e sul mercato, conclude: «La nostra rosa ha dei rincalzi, se così si può chiamarli, che sono in grado di fare comunque bene. Lora si è fatto trovare pronto e ha disputato una grande partita. Affronterò l’ultima settimana del mercato molto tranquillo. Non prenderò nessun giocatore tanto per prendere, però se dovesse capitare l’occasione giusta qualcosa potrà succedere».

Ore 16.20 – (Gazzettino) Dopo due ko casalinghi di fila il Cittadella ritrova il feeling con il Tombolato e si sbarazza della Pro Patria. Un successo più netto di quello che dice il punteggio, anche se nel finale i granata hanno colpevolmente sofferto qualche brivido di troppo. Nel primo tempo la differenza di classifica (prima contro ultima) si è vista tutta sul piano del gioco. A fare la partita, infatti, è stata quasi sempre la truppa di Venturato, già in gol dopo appena cinque minuti grazie a una prodezza di Litteri, all’ottavo centro stagionale: il bomber ha addomesticato una sfera sul limite, si è girato su sè stesso in maniera fulminea e con un micidiale sinistro radente non ha dato scampo al portiere. La reazione della Pro Patria è stata abbastanza estemporanea, ma ciò non ha impedito a Santana di sfiorare il pareggio con un fendente da lontano che si è stampato sull’incrocio dei pali. Scampato il pericolo, il Cittadella ha ripreso a premere sull’acceleratore. Buone le geometrie espresse in questa fase dai granata grazie anche alla brillantezza di Lora e alle scorribande offensive di Litteri e Bizzotto, praticamente imprendibile i difensori ospiti. Per due volte Schenetti ha avuto tra i piedi l’occasione del raddoppio, ma in entrambe le circostanze i suoi tiri quasi a colpo sicuro sono stati deviati in maniera abbastanza fortuita dagli avversari. Ci ha provato anche Chiaretti, che da posizione favorevole non è riuscito ad inquadrare la porta. Da applausi poi una combinazione volante tra Iori e Litteri, conclusa da quest’ultimo con una giocata d’esterno sventata con bravura da La Gorga. A forza di provarci la formazione di casa ha raccolto i frutti della sua pressione (37’). Gran parte del merito è stato di Lora che sfruttando un rimpallo favorevole si è involato sulla sinistra ed è entrato in area quasi in prossimità della linea di fondo, il suo tocco al centro ha rimpallato sul piede di Ferri e la sfera ha scavalcato il portiere (era già gol quando Bizzotto ha spedito definitivamente il pallone in rete). Sotto di due gol il tecnico della Pro Patria non ha aspettato l’intervallo per effettuare il suo primo cambio (fuori Zaro, dentro Marra), dando subito un volto più offensivo alla squadra. La mossa ha per un attimo disorientato la difesa granata che si è fatta sorprendere da un’azione finalizzata da Santana, abile ad anticipare Alfonso in uscita. Provvidenziale il salvataggio di Scaglia davanti alla porta. E così il Cittadella è potuto rientrare negli spogliatoi forte del doppio vantaggio. Nella ripresa, tranne uno spunto di Bizzotto e un’altra travolgente azione sulla corsia di sinistra dell’ex milanista Lora, i granata hanno dato l’impressione di accontentarsi del 2-0. E la Pro Patria è riuscita al 38’ a riaprire la gara con un tocco sotto misura di Ferri. Il Cittadella ha rivisto per un attimo i fantasmi delle ultime due disavventure casalinghe, concedendo agli ospiti di farsi ancora minacciosi con un’incornata troppo centrale di D’Alessandro. La poca lucidità con la quale Iori e compagni hanno affrontato gli ultimi minuti ha creato qualche apprensione di troppo. Ma il triplice fischio dell’arbitro Fiorini ha scacciato tutti i timori. E sabato c’è subito l’occasione per concedere il bis: al Tombolato arriva il Renate.

Ore 16.00 – (Mattino di Padova) Come complicarsi la vita e vivere felici lo stesso. Il Cittadella supera 2-1 la Pro Patria, ultima in classifica, e si conferma in vetta, mantenendo tre lunghezze di margine sull’Alessandria. Ma non si fa mancare nulla, nemmeno dieci minuti finali di tensione. Già: una partita che i granata potevano comodamente vincere con tre o quattro gol di scarto – e nessuno avrebbe avuto niente da obiettare – termina con il Tombolato che attende con ansia il triplice fischio. Colpa della solita disattenzione difensiva, stavolta in seguito a un calcio d’angolo, che rischia di vanificare quanto la capolista aveva costruito negli 83’ precedenti. 83’ minuti di controllo assoluto della partita, in cui Iori e compagni erano sembrati giocare quasi a memoria, secondo uno spartito basato sul possesso palla e su rapidi tagli dentro l’area avversaria. Giusto anche dire che la formazione bustocca – peraltro in aria di pesante penalizzazione da parte del giudice sportivo – è parsa poca cosa, e si è affidata esclusivamente alle invenzioni di Santana. Ed è proprio per questo che quei minuti finali si potevano tranquillamente evitare. LITTERI MONSTRE. È il Cittadella a dover fare la partita, e la fa. Al primo affondo si porta in vantaggio con Litteri, abilissimo nell’addomesticare il pallone servitogli dalla destra da Chiaretti e a trafiggere La Gorga con un sinistro velenoso che incoccia sul palo interno e termina in rete. È’ l’ottava meraviglia stagionale del centravanti catanese, al di là del gol autore di una prova a dir poco generosa. Iori e soci hanno un paio di sbandamenti, subito dopo l’1-0 (sinistro da una ventina di metri di Santana che scalfisce l’incrocio dei pali) e in pieno recupero, con Scaglia che, a portiere battuto, salva sulla linea un diagonale dello stesso fantasista argentino. Ma sono solo due sbavature all’interno di un vero e proprio monologo granata: almeno otto le occasioni nitide create dalla Venturato’s band. Le principali? Bizzotto viene chiuso a sandwich in area avversaria, ma l’arbitro non concede il rigore; Schenetti, due volte, si vede rimpallare una conclusione botta sicura; Litteri, al volo, costringe al miracolo La Gorga dopo una sontuosa imbeccata di Iori. Ma il raddoppio arriva comunque: Lora sfonda sulla sinistra e mette in mezzo un pallone d’oro, deviazione bustocco, Bizzotto spinge in rete di petto proprio sulla linea di porta. FINALE IN ANSIA. Pala, dal canto suo, le prova tutte, cambiando più volte modulo e passando pure alla difesa a tre. Ma la musica rimane anche per metà della ripresa la stessa, con la Pro Patria che anzi lascia più spazi, favorendo le azioni di contropiede dei padroni di casa. Poi, quando il Citta prova ad addormentare la partita, ecco che… ad addormentarsi è la difesa. Mancano 7 minuti alla fine quando, nel parapiglia seguito a un corner, Ferri trova la deviazione vincente, che riapre un match che sembrava, a quel punto, abbondantemente in cassaforte. E un paio di brividi corrono lungo la schiena degli aficionados granata: sulla punizione dal limite battuta da Santana, D’Alessandro schiaccia di testa centralmente, chiamando Alfonso alla parata; poco dopo, un altro traversone dell’ex viola taglia l’area senza trovare deviazioni. Il Citta fatica a tenere palla, Bonazzoli se ne sta troppo defilato, Chiaretti ne spreca diversi con leggerezze non da lui. Ma la vittoria arriva: dopo due sconfitte interne consecutive si riprende a correre. E allora, naturalmente, va benissimo così.

Ore 15.40 – (Corriere del Veneto) Vento in poppa, la via verso la promozione è segnata. Vince, gioca bene, cancella pure le assenze, soffre nel finale e rischia di compromettere tutto. Ma alla fine quello che conta è la sentenza scritta su pietra: il Cittadella batte la Pro Patria 2-1 ed è sempre più primo in classifica, nonostante un Santana che, a volerla vedere come il suo allenatore Alessio Pala, «ha insegnato calcio a tutti, ha una qualità superiore rispetto a tutti gli altri giocatori scesi in campo». Vero, anzi verissimo: solo che con un solo giocatore in mezzo al deserto non si batte e nemmeno si ferma una squadra con un collettivo d’acciaio e con ricambi super in ogni reparto. Il Bassano intanto scivola, i granata partono a razzo e segnano dopo appena cinque minuti, giusto per staccare una rivale pericolosa: Chiaretti serve in area Litteri che stoppa benissimo il pallone, lo protegge spalle alla porta e di sinistro lascia partire una rasoiata che si insacca in rete dopo aver colpito il palo. Gesto tecnico da applausi, che sposta gli equilibri e mette le ali alla capolista. Il raddoppio arriva al 38’ e lo segna l’uomo più atteso. Quel Filippo Lora che, complice una serie di infortuni, doveva a tutti i costi sfruttare l’occasione. Il centrocampista scuola Milan si fa venti metri palla al piede arriva in area e cerca la porta. Palla in rete, forse con una deviazione in extremis di Bizzotto e un’ultima di Ferri che le immagini non chiariscono. Nella ripresa il Cittadella controlla senza affanni, poi al 38’ la partita si riapre. Mischia in area su angolo, l’ultimo tocco sembra di Marra che infila Alfonso. Finale in sofferenza con l’ottimo Santana a guidare il tentativo di riscossa del fanalino di coda del girone A. Al 44’ Alfonso raccoglie il colpo di testa di Degeri, che aveva girato a rete la punizione di Santana. Finisce 2-1, per il Cittadella una vittoria che vale oro e sempre più vento in poppa verso la B. «La prestazione è stata positiva — ammette Roberto Venturato — l’importante è fare punti e migliorare. La squadra è rimasta compatta, unita alla ricerca del terzo gol: queste sono situazioni che dobbiamo interiorizzare per poter migliorare e non subire reti, come invece è successo oggi. Però resta la prestazione e la vittoria, possiamo ritenerci soddisfatti, ora penseremo alla prossima finale».

Ore 15.10 – (La Provincia Pavese) Vuole il Pavia che ha pareggiato 2-2 con la Feralpi, non quello che la settimana scorsa ha fatto un brutto 0-0 con la Pro Patria. La richiesta di mister Fabio Brini – contro la Cremonese alla terza panchina con il Pavia – è chiara: «Il nostro percorso è quello intrapreso con la Feralpi, poi ci possono essere difficoltà dettate dal campo o da altro, ma dobbiamo essere bravi a superarle». E vincendo, stavolta, cosa che al Pavia è riuscita solo una volta nelle ultime nove gare. Anche perché la Cremonese non se la passa molto meglio e galleggia a metà classifica, una posizione inferiore alle aspettative: «Sulla carta le cose possono essere differenti, ma la Cremonese è una squadra importante e di qualità e se non affrontata con la grande determinazione che ci vuole può metterci in difficoltà». Si vedranno in campo anche Sforzini e Foglio, gli ultimi acquisti (mentre il maltese Muscat non è ancora tesserato)? E’ una decisione che Brini si riserva di prendere all’ultimo momento. Intanto di dice «abbastanza soddisfatto del marcato. Sono state fatte cose importanti, adesso bisogna mettere insieme i vari elementi e riuscire a fargli trovare la condizione giusta. E’ chiaro che c’è differenza tra la squadra di inizio stagione e quella attuale, e il mercato potrebbe non essere chiuso sia entrata che uscita. Bisogna cercare di ottenere il massimo nel poco tempo a disposizione». A proposito di uscite c’è quella possibile di Ferretti, chiesto in prestito dall’Avellino in B, ma che la società non vuole cedere. «Non so nulla di questo, c’è una gara e non voglio nemmeno prendere in considerazione il discorso, eventualnente se ne parlerà la settimana prossima. Se mi dispiacerebbe perdere Ferretti? A me dispiace sempre quando un giocatore va via. In ogni caso le operazioni di mercato si fanno per migliorare, se arrivano giocatori della stessa tipologia mi tengo quelli che ho». La Cremonese dal canto suo a gennaio ha inserito Suciu, Bianco e Pesce a centrocampo. Ma i risultato stentano ad arrivare e mister Pea si gioca la panchina con la gara di oggi. Chiusura sul caso Sarri-Mancini. «Sarebbe meglio se in campo non si dicesse di tutto e di più – dice Brini – quando le cose non vanno abbiamo poca razionalità. Però se succede qualcosa in campo bisogna risolverla subito lì, non bisogna farla uscire fuori».

Ore 14.40 – (Gazzetta di Mantova) Sono ormai anni che, pur senza sbandierarlo ai quattro venti, il Sudtirol tenta il grande salto in serie B. Eppure sembra sempre mancare qualcosina per finire l’opera: anche in questa stagione, con mister Giovanni Stroppa alla guida (cavallo di ritorno) il Sudtirol è in posizione di attesa. Quinto posto, 30 punti all’attivo e 8 lunghezze dalla capolista Cittadella: ma nell’ultimo turno, in casa contro l’Albinoleffe, ha perso una grossa occasione per avvicinarsi ulteriormente alla vetta facendosi imporre il 2-2 casalingo. Detto questo, è chiaro che stiamo comunque parlando di una squadra organizzata, ben messa in campo e che negli ultimi tre mesi (dal 24 ottobre 2015) ha perso solo una volta (il 12 dicembre) in casa dell’Alessandria per 2-1. Del resto si era visto anche nella gara di andata che gli altoatesini sono un complesso che punta in alto, con elementi di valore per la categoria come i difensori Bassoli (’90), Mladen (’91) e Tagliani (’89), l’esterno Cia (’88, vecchia conoscenza) e il lucido e classico regista 27enne Fink in mezzo al campo. In attacco quest’anno il valore aggiunto è dato dal ’95 Gliozzi, proveniente dal Sassuolo, autore fino a questo momento di 9 reti: ma anche gente come Tulli (’87), Tait (’93) e Kirilov (’92) sono da tenere d’occhio, mentre in questa finestra di mercato Maritato è stato ceduto alla Lucchese. Per ora il Sudtirol non ha fatto nuovi innesti: mister Stroppa punta più spesso sul 3-5-2 ma talvolta mescola le carte utilizzando anche moduli diversi. In trasferta i bolzanini hanno raccolto più punti che in casa: ben 5 vittorie, un pareggio e 3 sconfitte a Pavia, Cuneo e Alessandria. Con 24 reti all’attivo il Sudtirol ha il quinto miglior attacco del girone; la difesa invece è 13esima con 21 gol al passivo.

Ore 14.20 – (Gazzetta di Mantova) Un Mantova rinnovato per metà scende in campo oggi al Martelli contro il Sudtirol e va a caccia di una vittoria casalinga che manca ormai da più di tre mesi (18 ottobre, 2-0 al Lumezzane). L’impresa ovviamente non si prospetta facile, sia per l’allergia biancorossa ai successi (tre soli acuti in 18 match finora) e sia per il valore dell’avversario, che è in piena lotta per i playoff e che predilige le gare in trasferta, nelle quali (vedi articolo sotto) ha raccolto ben 16 dei suoi 30 punti in classifica. L’Acm si trova comunque in una condizione che fa passare in secondo piano le preoccupazioni per le qualità dei rivali di turno («una squadra organizzata, con gamba, tecnica e individualità di spicco» sintetizza mister Javorcic) e che obbliga a concentrarsi sul come superare i propri – enormi – problemi. La vittoria del Renate ha fatto scivolare il Mantova al terzultimo posto, a 6 punti dalla zona salvezza. La società ha deciso di provare a risalire la china rivoluzionando la rosa: per ora sono arrivati 5 giocatori e ne sono partiti 2, ma l’ultima settimana di mercato dovrebbe portare altre 7-8 cessioni e 3-4 innesti. A riprova di ciò, per l’occasione non sono stati convocati i partenti Anastasi (Pistoiese in pole), Beretta (Pordenone interessato) e Gavazzi (potrebbe andare proprio al Sudtirol), oltre allo squalificato Dalla Bona, anch’egli inserito fra i cedibili e richiesto con insistenza dall’Albinoleffe. Scalise e Momentè, invece, pur figurando fra i calciatori messi sul mercato dal club, dovrebbero essere in campo dall’inizio. Javorcic, inoltre, decide di schierare subito titolari i neoacquisti Perpetuini e Marchi, che hanno svolto soltanto un paio di allenamenti con i nuovi compagni. L’undici titolare potrebbe inoltre vedere, rispetto all’ultima trasferta di Meda, anche le novità Pane (in ballottaggio fra i pali con Bonato) e Raggio Garibaldi, quest’ultimo recuperato a tempo di record dopo la distorsione alla caviglia. Il condizionale è d’obbligo perché l’allenatore biancorosso, alla vigilia, conserva ancora diversi dubbi, che scioglierà «soltanto prima della gara». Riassumendo, i ballottaggi sono quattro: il già citato Pane-Bonato; Scalise-Scrosta per un posto da terzino (se giocasse Scrosta, Lo Bue andrebbe a destra); Longo-Zammarini a metà campo; Momentè-Tripoli in attacco. A prescindere dagli interpreti, Javorcic chiede alla sua squadra di affrontare questa partita «con coraggio», definendo l’appuntamento odierno come «quello che può cambiare il corso del nostro campionato». Di certo la posta in palio è pesante per lo stesso tecnico croato, al quale la società ha rinnovato più volte la fiducia ma che diventerebbe indifendibile o quasi a fronte di un altro capitombolo in casa.

Ore 13.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) In quello che sicuramente sarà il banco di prova più impegnativo del girone di ritorno il Venezia ritrova il suo faro. Questo pomeriggio a Verona (ore 14.30) nella tana della Virtus Vecomp pare scontato il rientro da titolare di Gianni Fabiano, rimasto forzatamente a guardare nelle ultime due vittoriose prestazioni degli arancioneroverdi. «Dopo il match dell’Epifania con il Dro ho accusato un affaticamento muscolare che ha consigliato prudenza – spiega il fantasista milanese – visto che quattro giorni dopo si giocava subito a Sacile. Una settimana fa, invece, ero a disposizione e sarei dovuto entrare nel secondo tempo». Un rientro slittato per la bandiera bianca alzata da Ferrante che ha costretto mister Favarin a un doppio cambio per rispettare la regola sugli under. «Avrei rimesso piede in campo volentieri, purtroppo c’è stato quell’intoppo e poi l’allenatore ha dovuto scegliere tra me e Carbonaro, azzeccando la mossa visto l’impatto avuto da Paolo non solo per l’assist del decisivo 2-1 fornito ad Acquadro». Oggi la Virtus Vecomp e tra una settimana la Luparense, una doppia trasferta in otto giorni che quasi «consola» un Venezia che al Penzo deve sudare parecchio per imporsi. «Vincere 1-0 o 7-0 non fa differenza, conta solo fare risultato pieno e ci stiamo riuscendo con merito, dimostrando di avere l’umiltà e il carattere per sgobbare». Il team veronese, seppur quinto a -16 da Fabiano e compagni (37 punti contro i 53 della capolista lagunare), è temibile soprattutto sul suo campo dove è scivolato una sola volta contro la Triestina. «Ci aspettano due trasferte molto toste, ma il Venezia è un osso durissimo per chiunque. In testa abbiamo solo l’obiettivo della Lega Pro e per fare centro ci servono ancora tanti punti. La Vecomp alla vigilia era una delle più ambiziose, il fatto che sia attardata non toglie nulla alle sue potenzialità. Ci aspetta un esame di maturità e vogliamo superarlo».

Ore 13.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Affrontiamo la squadra più forte tra le nostre avversarie». Giancarlo Favarin non ha dubbi: la Virtus Vecomp, alla quale oggi il Venezia fa visita, è la squadra più attrezzata tra le contendenti degli arancioneroverdi. Che poi la classifica dica altro, mettendo il Campodarsego a ridosso della vetta e i veronesi al limite basso della zona playoff, per il tecnico è solo un dettaglio. «Io parlo di qualità dei giocatori, a centrocampo e in attacco: per me sono i migliori che ho visto. E per quanto ci riguarda — sottolinea il tecnico arancioneroverde — la Virtus ha tutti i mezzi per metterci in difficoltà». E’ una trasferta delicatissima per la squadra di mister Favarin che non può permettersi passi falsi, per non far risalire nuovamente il Campodarsego (a -2) in cima alla classifica. Quella di oggi e quella di domenica prossima con la Luparense sono per il Venezia due prove insidiose, soprattutto perché il calendario del Campodarsego sulla carta risulta più agevole (oggi trasferta con la Triestina e poi in casa con il Dro). «Ci dobbiamo mettere a testa bassa e affrontare queste due trasferte impegnative. Se le supereremo indenni potremo tirare un’altra riga e tagliare fuori dai giochi le squadre più indietro». Compresa la Virtus, partita a inizio stagione con l’obiettivo del salto di categoria e attardata a -16 dalla vetta, con il forte rischio di uscire dalla zona playoff. «Contro di noi giocheranno la partita della vita, perché siamo il Venezia e tutti ci tengono a non sfigurare». All’andata si imposero gli arancioneroverdi per 2-1 (gol di Ferrante e Serafini) quando ancora le due squadre erano a punteggio pieno. Oggi Favarin recupera due pedine importanti come Fabiano e Carbonaro e, di fatto, ha l’intera rosa a disposizione, tranne Marcolini. Un’ampia varietà di scelta che comporta obbligatoriamente una serie di esclusioni: nella lista dei convocati diramata ieri non figurano Beccaro e Gualdi, mentre oggi dovrà essere effettuata un’ulteriore scrematura (Bortolin, Busatto e Taddia sono tra i «papabili»). «Contro una squadra come la Virtus — spiega Favarin — deve giocare gente agile davanti, anche se questo ci porterà a soffrire nei calci piazzati». Molto facile che in attacco torni Carbonaro, così come davanti dovrebbe riprendere il suo posto nel terzetto Fabiano. La Virtus di Gigi Fresco invece dovrebbe recuperare tra i titolari Mensah. Uno dei punti fermi dell’attacco veronese è costituito da Fabio Alba, ex arancioneroverde, visto per uno spezzone di stagione l’anno scorso: «E’ buon giocatore di prospettiva — dice Favarin — sta facendo molto bene in questa categoria». Oggi la società veronese si aspetta un grande afflusso di pubblico allo stadio e, proprio per questo, ha disposto l’entrata dei tifosi arancioneroverdi da un ingresso diverso rispetto ai tifosi di casa, da via Cornelio Nepote.

Ore 13.30 – (La Nuova Venezia) Prova della verità per il Venezia, prova d’orgoglio per la Virtus Verona. Trasferta insidiosa per Soligo e compagni, tasso di difficoltà superiore a quello che il Campodarsego troverà a Trieste. Poteva essere una sfida da primato a Verona, invece i rossoblu di Gigi Fresco si sono persi per strada, tanto da arrivare a questa partita con 16 punti in meno in classifica. Venezia a caccia della settima vittoria consecutiva, che consentirebbe a Favarin di eguagliare il record stabilito da Favaretto in avvio di torneo. Venezia che deve anche difendere l’imbattibilità in trasferta dove finora ha raccolto 22 punti in 10 gare (6 vittorie e 4 pari). Favarin recupera Ferrante e Luciani in difesa, solito ballottaggio tra i due esterni a destra, conferme per Modolo, Cernuto e Galli con Busatto convocato e Beccaro a casa, come Gualdi, Marcolini e Cangemi. La coppia Soligo-Acquadro sembra intoccabile in questa fase della stagione a centrocampo, dietro al possibile rientrante Carbonaro, ballottaggio Fabiano-Lattanzio con Volpicelli e Innocenti a giocarsi l’ultima maglia da esterno. Dall’altra parte veronesi reduci da tre pareggi consecutivi nel girone di ritorno, dopo che ne avevano totalizzati solo 4 nelle precedenti 19 partite. Il “Gavagnin-Nocini” è una sorta di fortino, dove ha vinto (1-2) solo la Triestina e ha totalizzato 22 dei 37 punti complessivi. Squadra ben arroccata in difesa con l’esperienza di N’Ze e Lechthaler, davanti giostra la fantasia di Alba con Joketic favorito a spalleggiare il bomber Cernigoi, per le rotazioni degli under. La squadra di Fresco è l’unica nel girone C ancora in corsa negli ottavi di Coppa Italia dove affronterà (mercoledì 17 febbraio) in trasferta l’Altovicentino. Per motivi di ordine pubblico è stato disposto che i tifosi del Venezia entreranno allo stadio da via Cornelio Nepote, i tifosi della Virtus Verona da via Montorio. Un solo precedente in serie D, il 31 gennaio 2010, quando la squadra di Favaretto passò a Verona (2-1) con doppietta di Correzzola (20’ e 26’ della ripresa), in mezzo il momentaneo pareggio (25’) di Pace. In precampionato il Venezia ha vinto 3-1 con reti di Beccaro, Ferrante e Innocenti. Probabili formazioni. Virtus Vecomp (4-4-2): 1 Tebaldi; 2 N’Ze, 5 Maccarone, 6 Lechthaler, 3 Peroni; 7 Santuari, 4 Rossi, 8 Burato, 10 Alba; 9 Cernigoi, 11 Joketic. A disposizione: Guagnetti, Padovani, Armani, Leone, Mensah, Cargnel, Vesentini, Agazzani, Boateng. Allenatore: Luigi Fresco. Venezia (4-2-3-1): 1 Vicario; 2 Ferrante, 5 Modolo, 6 Cernuto, 3 Galli; 4 Soligo, 8 Acquadro; 7 Volpicelli, 10 Fabiano, 11 Fabriano; 9 Carbonaro. A disposizione: Andreatta, Luciani, Taddia, Calzi, Lattanzio, Callegaro, Innocenti, Chicchiarelli, Maccan. Allenatore: Giancarlo Favarin. Arbitro: Ruggiero di Roma 1.

Ore 13.10 – (Gazzettino) Può essere un turno favorevole al Campodarsego quello che si gioca oggi alle 14.30. Bedin e compagni sono di scena al Rocco di Trieste per affrontare gli alabardati che non se la passano benissimo (quart’ultimi), mentre la capolista Venezia è impegnata in terra veronese con la Virtus Vecomp (quinta). Antonio Andreucci si limita a guardare in casa propria: «Pensiamo a migliorare il nostro gioco, tanto più che siamo passati al 4-3-3 ottenendo buone risposte. Era importante tornare al successo con il Giorgione per dare un segnale di solidità a noi stessi. Oggi ci aspetta una sfida di grande fascino in uno stadio bellissimo ed è una soddisfazione per tutto il nostro ambiente. Davanti non troveremo l’avversario incontrato all’andata, ma è comunque una squadra formata da giovani che lotta su tutti i palloni e che vorrà onorare la maglia che indossa. Questo per dire che sarà una gara impegnativa, anche se ho molta fiducia nei miei giocatori». ESTE. Va a caccia del quindicesimo risultato utile consecutivo nell’appuntamento a domicilio con il Tamai che è quinto (a braccetto con la Vecomp) e non perde da otto gare. Ecco Andrea Pagan: «È una sfida d’alta classifica e dobbiamo farci trovare pronti. Troveremo una squadra rognosa, ci vuole grande attenzione. Naturalmente ce la giochiamo come sempre, la squadra sta molto bene e ho grande fiducia. L’importante è fare sempre la prestazione perché alla lunga i risultati arrivano». Quale può essere la chiave di volta della partita? «Non snatureremo il nostro gioco, ma ci vuole pazienza. Tenere alta la concentrazione nelle due fasi farà la differenza». Indisponibile Rosina, acciaccato Busetto. ABANO. Ha la grande occasione di infilare la quarta vittoria consecutiva andando a fare visita alla Sacilese che è sempre più relegata in fondo alla classifica. «La vittoria con il Dro è stata importante per potere affrontare con serenità un avversario più abbordabile – spiega Karel Zeman – Senza comunque però dimenticare che l’unica vittoria della Sacilese è arrivata proprio all’andata con l’Abano, quindi ci vuole attenzione. Nelle ultime due gare abbiamo fatto dei grandissimi primi tempi, mentre nella ripresa abbiamo gestito un po’ troppo e rischiato anche di non farcela, spero che i ragazzi capiscano che se diamo maggiore continuità, possiamo fare meglio». Abano subito all’attacco per incanalare il match sui binari giusti? «Sì, proveremo a fare gol il prima possibile per poi avere più spazi». Maniero e Pepe ai box, Meneghello non al top. LUPARENSE SAN PAOLO. Affronta la trasferta con il Dro, che è due punti dietro. L’obiettivo è dare continuità al trend positivo (sette punti nelle ultime tre gare). Così il tecnico Enrico Cunico: «È un periodo nel quale stiamo bene mentalmente e fisicamente, ci mancano due punti in più che meritavamo con la Vecomp, ma continuando a giocare con questa voglia e intensità i risultati arriveranno. Siamo consci della nostra forza, il morale è alto e ce la giocheremo con umiltà. È una partita da interpretare nella maniera giusta, sapendo che siamo vicini in classifica e che il Dro ha fatto gran parte dei suoi punti in casa». Squalificati Beccaro e proprio Cunico che sarà rimpiazzato in panchina dal vice Raffaello Brazzale.

Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Un’occasione per allungare in classifica. Sarà (anche) una domenica di calcoli per le quattro squadre padovane di Serie D, impegnate in un turno (calcio d’inizio alle 14.30) che potrebbe portare qualche novità: il Campodarsego, di scena a Trieste, ha nel mirino il Venezia, mentre Este (in casa), Abano e Luparense (entrambe in trasferta), dovranno vedersela invece con Tamai, Sacilese e Dro. CAMPODARSEGO. I biancorossi continuano ad inseguire il Venezia che, oltre ad avere il vento in poppa, ha pure due punti in più. Gli arancioneroverdi affronteranno la Virtus Vecomp (quinta in classifica), squadra tutt’altro che abbordabile, allo stadio “Gavagnin-Nocini” di Verona. Il Campo, in casa della Triestina nel mitico “Rocco” (arbitro Marco D’Ascanio di Ancona), potrebbe tentare l’aggancio, o addirittura il sorpasso, ai danni dei lagunari, sfruttando le debolezze di una compagine, quella giuliana, martoriata dalle note vicende societarie. Mister Antonio Andreucci dovrà fare a meno del terzino Alberto Buson, fermato per un turno dal giudice. Sarebbe stato utile, a questo punto, l’impiego di Marco Dell’Andrea, giovane difensore che doveva arrivare in prestito dal Padova, ma l’affare è saltato per questioni di regolamento. Formazione Campodarsego (4-3-3): Vanzato; Favero, Gal, Ruopolo, Arthur; Bedin, Pelizzer, Piaggio; Radrezza, Cacurio, Kabine. All. Andreucci. ESTE. Dopo il poker di Levico, l’Este non ha alcuna intenzione di fermarsi. Il Tamai, però, è un avversario temibilissimo: la formazione liventina, quinta a pari merito con la Virtus Vecomp, vede la zona playoff mentre i giallorossi devono tenere a bada il Belluno per il terzo gradino del podio. Al Nuovo Stadio (arbitro Jacopo Bertini di Lucca) il tecnico atestino Andrea Pagan, nonostante gli acciacchi di Rosina e Busetto, schiererà la migliore formazione, confermando il prolifico trio d’attacco composto da Ferrara, Marcandella e Mastroianni. Formazione Este (4-3-3): Lorello; Tiozzo, Montin, Guagnetti, Colombara; Arvia, Caporali, Maldonado; Ferrara, Marcandella, Mastroianni. All. Pagan. ABANO. Tre vittorie consecutive non sono poche. Lo sanno bene i neroverdi di mister Karel Zeman, pronti a battere la Sacilese (arbitro Simone Biffi di Treviglio), ultima e con un piede in Eccellenza, per insidiare il nono posto, ora occupato dalla Liventina. Il buon gioco mostrato dall’Abano nelle ultime settimane ha portato entusiasmo e voglia di riscatto e pure i nuovi acquisti (Caridi, Gnago e Fusciello su tutti) hanno dimostrato di avere le carte in regola per trascinare i termali. Non sarà della partita capitan Ballarin, squalificato. Formazione Abano (4-3-3): Rossi Chauvenet; Tescaro, Cuccato, Thomassen, Zattarin; Bortolotto, Maistrello, De Cesare; Creati, Caridi, Gnago. All. Zeman. LUPARENSE. Procede alla grande pure la rincorsa della Luparense che, alle vittorie con Sacilese e Giorgione, nell’ultimo turno ha aggiunto l’ottimo pari con la Virtus Vecomp. Il Dro, tuttavia, insegue a due punti e tra le mura amiche (arbitro Filippo Prior di Ivrea), con una squadra ampiamente rinnovata, vorrebbe fare bella figura. I rossoblù saliranno in Trentino senza mister Enrico Cunico e capitan Marco Beccaro: entrambi sono stati squalificati. Formazione Luparense (3-4-3): Rossetto; Antonello, Baggio, Pregnolato; Sanavia, Cavallini, Pignat, Roveretto; Giglio, Sottovia, Di Fusco. All. Brazzale. GLI ANTICIPI. Giocate ieri: Belluno-Levico 2-1, Union Ripa-Calvi Noale 0-1.

Ore 12.30 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Pierpaolo Spettoli): Petkovic 6.5; Dionisi 5.5 (Cunico 6), Diniz 7, Sbraga 5.5, Favalli 6; Ilari 5.5, Bucolo 6 (Mazzocco sv), Corti 5.5, Petrilli 7; Neto Pereira 5.5, Altinier 5.

Ore 12.20 – (Gazzettino) Il Padova poco convincente della prima parte si trasforma nella ripresa. Petrilli e Neto Pereira ci provano dal limite, Fumagalli dice di no. E il portiere diventa grande protagonista salvandosi con l’aiuto del palo sulla punizione di Petrilli. È il momento migliore dei biancoscudati. Volata di Petrilli, assist al bacio per Altinier che si divora il gol deviando di testa sul palo. È ancora negli occhi l’occasionissima sciupata che arriva una doccia ghiacciata: l’1-0 della Pro Piacenza. Petrilli perde palla, la manovra di casa si sviluppa sulla sinistra con Martinez che favorisce l’inserimento di Ruffini abbandonato da Corti, il cross in mezzo è raccolto da Rantier che prende il tempo a Sbraga e con il mancino fulmina Petkovic. La reazione rabbiosa c’è tutta, e Pillon inserisce anche Cunico per Dionisi. Poi è il turno di Mazzocco al posto di Bucolo. La squadra ha il merito di crederci fino alla fine, ed è premiata con il pareggio: lancio di Favalli, Altinier spizza di testa, Cunico aggiusta per Petrilli che scaglia un diagonale imprendibile. E sfoga tutta la sua gioia sotto la curva degli ultras.

Ore 12.10 – (Gazzettino) Nonostante una supremazia nel possesso palla, la manovra del Padova non decolla con una sufficiente continuità. Qualche lancio lungo di troppo, unito a più di una sbavatura nel fraseggio, condizionano la prestazione nonostante la buona volontà. E allora ci si affida allo spunto dei singoli, come quando Favalli mette da sinistra un rasoterra in mezzo che sbuca sul secondo palo e Ilari in scivolata alza la mira. Trascorrono pochi minuti e questa volta è occasionissima, la più limpida del primo tempo. Bucolo mette in moto Petrilli che entra in area per vie centrali seminando un paio d’avversari, il suo mancino a botta sicura con Fumagalli ormai battuto termina a lato di un soffio. Non sono però tutte rose e fiori, perché il Padova rischia anche di andare sotto: Ruffini parte da centrocampo eludendo Dionisi, in progressione liquida Ilari e salta Diniz presentandosi al limite dell’area, provvidenziale Petkovic. Poi Alessandro si presenta minacciosamente al tiro, con sfera sul fondo. Prima del riposo la truppa di Pillon prova a riportarsi sotto porta, ma le difficoltà rimangono evidenti. E al riposo si va su uno 0-0 che non soddisfa troppo.

Ore 12.00 – (Gazzettino) Petrilli al fotofinish evita la sconfitta regalando al Padova un pareggio (quarto di fila). È il terzo dei cinque minuti di recupero quando l’esterno biancoscudato infila Fumagalli raddrizzando una gara che i biancoscudati non avrebbero meritato di perdere. Si allunga così la serie utile della gestione Pillon (sei risultati), anche se la squadra ha messo in mostra una prova dai due volti: primo tempo non all’altezza, ripresa con ben altro piglio. Senza dimenticare sullo 0-0 i due pali colpiti, clamoroso soprattutto quello di Altinier quando il vantaggio sembrava fatto. In campo la formazione annunciata con il debutto dal primo minuto di Sbraga in coppia con Diniz (fuori Fabiano), mentre Petrilli e Neto Pereira sono al loro posto. Sono i biancoscudati a tenere subito l’iniziativa, visto che gli emiliani restano arroccati nella loro metacampo per poi ripartire. Il primo spunto nasce sull’asse Bucolo-Ilari, con il cross dell’esterno smanacciato da Fumagalli. I rossoneri di casa mettono però in mostra buone doti in velocità nel ribaltare l’azione, con Martinez e Alessandro che nello spazio di un minuto chiamano in causa Petkovic.

Ore 11.40 – (Gazzettino) «Mi fa veramente incazzare vedere la squadra giocare un secondo tempo del genere, dopo una prima frazione così infelice. Dobbiamo cambiare registro». Non va certo per il sottile Bepi Pillon nel giudicare la prestazione del Padova, che è piaciuto a metà. «Dalla possibilità di passare in vantaggio, siamo invece andati sotto: è la legge del gol sbagliato e poi subìto. Ma non si può entrare in campo nel primo tempo in quel modo, ci siamo limitati a fare il compitino. Nella ripresa invece siamo stati più gagliardi e abbiamo avuto più occasioni per portarci in vantaggio. In questa categoria bisogna essere cattivi, tosti e aggressivi. Anche in occasione del loro gol abbiamo perso palla in mezzo al campo, ed è una cosa che si ripete. Ripeto, bisogna cambiare registro se vogliamo portarci in una zona di classifica più tranquilla, altrimenti diventa difficile se facciamo errori così evidenti». Quindi il tecnico va avanti nella sua disamina: «Dobbiamo trovare il giusto equilibrio per tutti i novanta minuti. A livello fisico siamo perfetti e lo si è visto dato che nel secondo tempo siamo cresciuti rispetto alla Pro Piacenza che è invece calata. Dobbiamo migliorare nella fase di gioco, e questa squadra ha grandi margini di miglioramento. Ora però non penso più in là della prossima partita con il Lumezzane». Un flash sulle operazioni in chiave mercato. «Spero che finisca presto questa finestra dedicata alla trattative. Mi aspetto comunque solo l’arrivo di un attaccante, non di più. E poi c’è da sfoltire un po’ la rosa».

Ore 11.30 – (Gazzettino) E il lieto fine sembra a un passo. «Venerdì ho parlato a lungo con De Poli, la prossima settimana ci incontreremo di nuovo e nell’occasione ci sarà anche il mio procuratore. Penso che il discorso possa essere chiuso nel modo migliore per tutti». La sua esultanza dopo il gol sotto la curva. «I tifosi ci seguono sempre, era doveroso ringraziarli». Venerdì nella rifinitura aveva accusato un acciacco. «Solo un’infiammazione dovuta ai campi pesanti alla Guizza, non è comunque niente di grave. Ho preso un antinfiammatorio e ho stretto i denti». Debutto da titolare agrodolce per Andrea Sbraga, protagonista di una buona prestazione fino al momento del gol di Rantier che gli ha bruciato il tempo. «Ha fatto lui un grande gol, gli è rimbalzata anche bene la palla. Sono quelle situazioni che prendi gol una volta su dieci». Aggiunge: «Più del mio esordio, era importante portare a casa i tre punti. Peccato, nel secondo tempo siamo cresciuti e meritavamo la vittoria, anche se sicuramente c’è da fare di più, perchè abbiamo capacità superiori. E dobbiamo puntare sempre a vincere».

Ore 11.20 – (Gazzettino) «Questo gol è per la mia ragazza e per la mia mamma, che sta facendo un gesto grandissimo in queste ore. Donerà un rene alla sorella che ne ha bisogno, e adesso la raggiungo in ospedale a Milano». È una dedica toccante quella di Nicola Petrilli, che con il suo diagonale al fotofinish ha regalato alla squadra un punto che era ormai quasi insperato. «È una partita che potevamo vincere se Altinier non avesse preso il palo, e pochi istanti più tardi abbiamo rischiato invece di perderla. Per fortuna l’abbiamo raddrizzata, ma c’è rammarico dato che potevamo fare di più». Una prima parte di gara decisamente opaca. Come se la spiega? «Anche il campo non ci ha agevolato, era ghiacciato ed era difficile giocare palla a terra. L’importante è avere preso almeno un punto, adesso ci attende una trasferta difficile e dobbiamo andare a Lumezzane per forza a vincere». Cosa manca alla squadra? «Un po’ di consapevolezza nei propri mezzi. Dobbiamo preoccuparci più a imporre il nostro gioco anziché pensare agli altri». Petrilli è anche impegnato in una partita fuori dal rettangolo di gioco, vale a dire quella del rinnovo del contratto.

Ore 11.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Giusto arrabbiarsi, la squadra deve ancora fare il salto di qualità”) Il Padova di Bepi Pillon deve ancora fare il salto di qualità per dirsi al sicuro da qualsiasi brutta sorpresa. Intendiamoci, quando ha rilevato la squadra da Parlato, l’allenatore di Preganziol aveva una mission delicata da assolvere: condurre i biancoscudati nel porto della tranquillità. Dopo le prime due vittorie (con Albinoleffe e sul campo della Giana Erminio), il compito sembrava più facile del previsto, invece le successive gare, contro avversari – va detto – di qualità nettamente superiore (Bassano, Alessandria e Reggiana), hanno frenato l’ottimismo diffusosi anche in società, e cioè che, cambiando il… manico, automaticamente i problemi fossero risolti. Non è così, e proprio la faccia scura e, diciamolo pure, incazzata del mister nella sala-stampa del “Garilli” conferma che c’è bisogno di andare a fondo della questione. Che poi, a prescindere dal cambio di modulo – Parlato sposava il 4-2-3-1, il suo successore ha optato per il 4-4-2 – è una sola: il modo in cui i giocatori approcciano le partite. Sia contro i granata emiliani che contro i rossoneri piacentini il Padova del primo tempo ha lasciato, infatti, parecchio a desiderare. A tratti quasi narcisistico nel suo fare calcio, l’undici biancoscudato è parso lento, prevedibile, poco “cattivo” nella maniera di opporsi all’avversario. Ci può stare una giornata storta, ma se a distanza di neppure una settimana la cosa si ripete, allora una spia rossa d’allarme si accende per forza sul quadro-comandi del tecnico. L’impressione è che i colleghi di Pillon abbiano trovato le contromisure efficaci per neutralizzare soprattutto la manovra sulle fasce: bloccati gli affondo dei vari Dionisi e Favalli (che arrivano da dietro), di Ilari e Petrilli (che si muovono dalla metà campo in su), si fatica terribilmente a cambiare marcia, oltrechè ad alzare i ritmi. Non sappiamo se ciò dipenda dalla mancanza di un vero regista, capace di dettare i tempi o di rallentare l’azione quando serve per far sì che chi tende a chiudersi a riccio nella propria metà campo venga fuori dal guscio, fatto sta che lungo gli out il Padova va giù di meno, perché la contrapposizione è valida: e senza cross o palloni pericolosi dal fondo è molto più complicato per Neto e Altinier trovare lo spunto vincente. Qualcuno dirà: e il mercato non deve servire a risolvere proprio simili problemi? Certo, la campagna d’inverno – manca solo una settimana alla chiusura delle liste – dovrà garantire adesso una o due punte (più due, ci auguriamo, che una) in grado di allargare il fronte d’attacco, sin qui troppo bloccato attorno alla coppia titolare, anche perché, Cunico a parte, non ci sono alternative al brasiliano e al mantovano. De Poli (via anche ieri) sta scorrendo la lista dei possibili candidati con attenzione, alla ricerca degli elementi giusti per assicurare a Pillon ciò che gli serve. Poi starà al mister fare le scelte che contano. Noi crediamo che, a questo punto, sia fondamentale avere ben presenti i limiti del gruppo e lavorare per ridurli al minimo o annullarli definitivamente. La “pareggite” – decimo nullo della stagione su 19 partite – non è il massimo, servono le vittorie e per vincere ci vuole obiettivamente qualche “bocca da fuoco” in più.

Ore 10.50 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Petkovic 6; Dionisi 5.5 (Cunico 6.5), Diniz 6.5, Sbraga 5.5, Favalli 6; Ilari 5.5, Corti 5.5, Bucolo 6 (Mazzocco sv), Petrilli 7; Neto Pereira 5.5, Altinier 5.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Due pali e la beffa di Rantier. Nella ripresa, finalmente, si vede una squadra diversa, capace di stringere d’assedio, anche se spesso in modo confuso, l’area della Pro. Ci provano Petrilli e poi Neto Pereira (su cui Fumagalli vola a deviare con bravura, 17’), e, quando i biancoscudati spingono con maggiore decisione, la sfortuna ci mette lo zampino, materializzandosi con i legni della porta di Fumagalli: prima una punizione di Petrilli, ad aggirare la barriera, si stampa sul montante alla sinistra con la deviazione decisiva del portiere (23’), poi è Altinier a divorarsi il vantaggio, a due passi dalla linea bianca, schiacciando di testa una palla scodellatagli nell’area piccola dallo stesso Petrilli, palla che picchia per terra e poi sul palo (29’). Gol sbagliato, gol subìto, dice una regola consolidata del calcio, e la Pro Piacenza punisce i veneti nel loro miglior momento: Petrilli perde un contrasto a centrocampo, il pallone giunge a Ruffini a sinistra, che va giù senza che Corti gli opponga la minima opposizione, e sul cross basso, a pelo d’erba, Rantier brucia sul tempo Sbraga e al volo di sinistro infila tra palo e portiere (32’). Petrilli nel recupero. Partita persa? No, perché con la forza della disperazione i biancoscudati si gettano in avanti e trovano l’1-1 al 3’ dei 5’ di recupero, con un’azione collettiva iniziata da Favalli e proseguita da Altinier, con assist di Cunico per Petrilli, il cui diagonale non perdona. Qualcosa c’è sicuramente da rivedere in questo Padova, che non riesce a decollare come dovrebbe e potrebbe.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) E così assistiamo ad un’interpretazione del copione richiesto che non può soddisfare Pillon: esterni bloccati sulle corsie laterali (più Ilari, a dire il vero, che Petrilli), centrocampisti costretti a correre e lavorare tantissimo, sia in fase di interdizione che di costruzione, ma soprattutto una tendenza al lancio lungo dalle retrovie per gli attaccanti che non approda a nulla, perché dietro gli emiliani si fanno rispettare, sia in centimetri che con palla a a terra. Due brividi in 46’. La Pro Piacenza, bloccata attorno al suo 3-4-3, che in fase difensiva si trasforma in 5-4-1, si rende pericolosa solo quando ha ampi spazi davanti da sfruttare. Rantier chiama al lavoro Petkovic (10’), poi un sinistro di Alessandro viene neutralizzato dal portiere serbo (11’). La prima delle due opportunità da gol che il Padova crea nasce da un cross di Favalli dalla sinistra, che attraversa tutta l’area e Ilari, d’impeto, al volo scaraventa in… curva (16’). La seconda è il frutto di un’incursione di Petrilli, che s’intrufola nei 16 metri e di sinistro calcia a fil di palo, con la sfera che sibila alla sinistra di Fumagalli (25’). Gli emiliani rispondono con un assolo di Ruffini, il quale si fa una quarantina di metri, supera tre avversari, entra in area e calcia (di destro, lui che è mancino) proprio su Petkovic (27’).

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Un punto in extremis, quando si stava materializzando la sconfitta, la prima dell’era Pillon. Il Padova si salva per il rotto della cuffia al “Garilli”, conquistando il settimo risultato utile consecutivo (il sesto da quando l’allenatore trevigiano siede in panchina, 10 punti presi su 18), e tenendo a due lunghezze di distanza gli avversari, gli ultimi sopra la zona spareggi-salvezza. Una partita double face, quella di Neto Pereira & C., che dimostra come il lavoro da fare sia ancora tanto. Il compitino o poco più. Schierato come si prevedeva, dunque con Sbraga, al debutto come ttitolare, al centro della difesa accanto a Diniz, e con Petrilli e Neto al loro posto, dopo aver lasciato più di un dubbio sul loro impiego alla vigilia, il Padova del primo tempo lascia piuttosto a desiderare. Per l’atteggiamento con cui affronta la gara, una gara che dovrebbe rappresentare la svolta del suo campionato, nel senso di affrancarsi definitivamente dalla zona playout e puntare verso posizioni migliori. È come se i biancoscudati si limitassero a svolgere il “compitino”, giusto per portare a casa il minimo sindacale, invece di aggredire, come logica e classifica suggerirebbero, un avversario che ha gli uomini contati (quattro titolari sono fuori, tra squalifiche ed infortuni), panchina compresa (dove siedono solo quattro riserve più il secondo portiere, perché Viali non ne ha di più a disposizione).

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Non aveva pensato di inserire Cunico prima del gol subito e non solo per recuperare? «No, perché siamo andati sotto nel nostro momento migliore e non volevo toccare la squadra. Subìto lo svantaggio, ho proposto un assetto offensivo, che fortunatamente ha pagato. Dobbiamo, però, cambiare registro, perché a volte sembra quasi che ci accontentiamo». Cosa si aspetta dal mercato? «Spero che finisca presto, perché il mercato è sempre una scocciatura. A me basta solo una punta, come ho sempre detto. E poi ci sarà anche bisogno di sfoltire un po’ la rosa». Deluso dall’andamento della gara anche il presidente Bepi Bergamin: «Sicuramente mi aspettavo qualcosa in più da questa gara», l’analisi del patron. «Invece abbiamo avuto un approccio sbagliato, disputando un primo tempo scialbo. Meglio nella ripresa, dove siamo stati più aggressivi e determinati anche nel recuperare il risultato. Pillon si è arrabbiato? Ha ragione. Perché, sebbene alla fine siamo riusciti a portare a casa un pareggio che sembrava compromesso, ci aspettavamo sicuramente qualcosa in più. Credo che questa squadra abbia delle potenzialità che finora sono rimaste inespresse».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) «I margini di miglioramento ci sono e dobbiamo tirarli fuori senza scuse. Anche perché adesso fisicamente stiamo bene, siamo cresciuti a lungo andare e al 90’ ne avevamo di più rispetto a loro. E proprio ripensando a questo, mi arrabbio ancora di più. Com’è possibile passare da una prestazione anonima come quella del primo tempo ad una più tonica come quella della ripresa? Forse abbiamo sbagliato approccio e sì che avevo detto ai ragazzi di stare attenti in avvio, visto l’ambiente particolare con pochissimo pubblico. Dovevamo essere più predisposti mentalmente». Si riparte, o almeno ci si augura di ripartire, da un secondo tempo in cui il Padova ha creato, sfiorato il gol e ci ha creduto sino alla fine. Anche se non ha evitato di subire una rete che poteva costare carissimo. «E anche in questo caso abbiamo commesso i soliti errori, perdendo un pallone in modo banale. Lasciamo troppe palle in uscita all’avversario e questo sicuramente è un aspetto da migliorare. Peccato, perché in quel momento avevamo preso in mano la partita, sfiorando il vantaggio e mostrandoci pimpanti e aggressivi».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Critico e arrabbiato come non lo era mai stato. Non è contento Bepi Pillon e il gol di Petrilli a tempo scaduto ne mitiga solo in parte la delusione per la prova modesta dei suoi. Il tecnico, dopo tre pareggi consecutivi, si aspettava tutto un altro Padova e invece è costretto a rimandare ancora quella svolta tanto attesa per dare uno scossone alla classifica. «Dobbiamo assolutamente cambiare registro, perché non si può scendere in campo come abbiamo fatto nel primo tempo», attacca nel dopo-gara. «A volte sembriamo quasi “beatificarci” di noi stessi, senza capire che in questa categoria serve essere più “cattivi” e aggressivi. Se vi vuole guadagnare una classifica più tranquilla, bisogna assolutamente far meglio di così. Non lo nascondo, sono incazzato». Pillon non ne fa una questione di singoli, anzi recita il mea culpa. «Quando dico che dobbiamo migliorare, parlo di tutti e mi metto al primo posto. Il responsabile sono io e devo dare di più anch’io».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «Abbiamo timore e affrontiamo le partite con troppa attenzione nei riguardi degli avversari, quando invece dovremmo pensare a imporre il nostro gioco. C’è da dire poi che il campo era ghiacciato, soprattutto sulla fascia in cui ho giocato nel primo tempo, ed era difficile tenere la palla a terra». Infine, c’è anche una dedica molto particolare per il gol. «Oltre che alla mia ragazza, vorrei dedicarlo a mia madre, che sta vivendo un momento complicato. Ha scelto di fare un grande gesto, donando un rene a una sua sorella che non sta bene. Infatti adesso corro in ospedale a Milano da lei». Non è stato un esordio troppo fortunato, invece, per Andrea Sbraga, che ha debuttato dal primo minuto al centro della difesa. «Sono dispiaciuto perché potevamo e volevamo vincere», confessa il centrale romano. «Non abbiamo subìto molto, a parte un paio di disattenzioni nel primo tempo. Nella ripresa, seppur senza fraseggi puliti, abbiamo creato diverse occasioni, andando vicini a cogliere i tre punti. Sono qui da solo due settimane, ma mi sembra che questo Padova abbia grandi qualità e debba puntare a vincere sempre». Cos’è successo in occasione del gol di Rantier? «Era evitabile, ma una rete così la si subisce una volta su dieci. Dobbiamo stare un po’ più attenti ed evitare certe giocate nella nostra metà campo».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La notizia migliore di giornata, paradossalmente, non è nemmeno il gol segnato allo scadere e che permette a Pillon di mantenere l’imbattibilità sulla panchina biancoscudata. La notizia migliore la regala Nicola Petrilli nel post partita, al termine di una settimana calda sul fronte mercato. L’esterno piemontese, infatti, annuncia di essere vicino al rinnovo contrattuale con il Padova, nonostante il pressing di tante altre squadre in Lega Pro: «Ieri (venerdì ndr) ho avuto una lunga chiacchierata con il direttore sportivo e abbiamo parlato anche con il mio procuratore», spiega. «In settimana dovremo avere un nuovo incontro, al termine del quale speriamo di chiudere nel migliore dei modi questa situazione. Il rinnovo dovrebbe essere vicino». In attesa della “fumata bianca” sul contratto, Petrilli si gode il sesto gol in campionato, festeggiato con una corsa liberatoria sotto la curva: «È stato un modo per ringraziare i tifosi che ci hanno seguiti e incitati anche in quest’occasione. Per fortuna è arrivato il pareggio, anche se resta il rammarico per le occasioni non concretizzate». Come si spiega un Padova così diverso tra primo e secondo tempo? «Secondo me a volte ci manca consapevolezza nei nostri mezzi».

Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Petkovic 6; Dionisi 5 (Cunico 6.5), Diniz 6.5, Sbraga 5, Favalli 5.5; Ilari 5, Corti 5, Bucolo 6.5 (Mazzocco sv), Petrilli 7; Neto Pereira 5, Altinier 5.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Delusione e un pizzico di rabbia. Il dopogara di Pro Piacenza-Padova è una processione di rimpianti e rammarico. «Mi aspettavo qualcosa di più come approccio alla partita – sospira il presidente Giuseppe Bergamin – nel primo tempo siamo stati scialbi. Non accetto volentieri questo risultato, eppure per come si era messa dobbiamo essere contenti». Pillon, dal canto suo, fronteggia la delusione per un primo tempo sconcertante della squadra: «Siamo incappati nella regola del gol sbagliato-gol subìto, ma dobbiamo cambiare registro se vogliamo puntare a qualcos’altro. Il secondo tempo è stato gagliardo ma dobbiamo essere più cattivi e tosti. Loro hanno fatto molto bene all’inizio, ma abbiamo concesso qualcosa e sbagliato tanto». Chiude Nicola Petrilli, ancora una volta protagonista assoluto: «C’è stata una lunga chiacchierata col ds De Poli venerdì sul rinnovo del mio contratto – spiega – in settimana ci troveremo anche col mio procuratore e vediamo di sistemare tutto. Sono convinto che andrà nel migliore dei modi. Dedico il gol a mia madre perché si è offerta di donare un rene a sua sorella che ne ha bisogno urgentemente».

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, come ama fare Bepi Pillon, si potrebbe ricordare la striscia di risultati utili (sei) da quando il cambio in panchina si è materializzato il 2 dicembre dello scorso anno. Quattro pareggi, due vittorie: solo che, a voler vedere il bicchiere mezzo vuoto, le due vittorie sono arrivate all’inizio e da qualche settimana a questa parte il Padova sembra essersi inceppato. Fatica a segnare, si distrae (a volte), fa poco gioco. Insomma, un brutto Padova: pareggia con il Pro Piacenza 1-1 per il rotto della cuffia, fa poco anzi pochissimo per costruire il successo, se poi ci si mette pure Altinier a sbagliare gol facili è chiaro come tutto diventi più complicato. La sentenza di fine gennaio: i playoff così restano una chimera, meglio rassegnarsi a una stagione di medio cabotaggio com’era nelle corde della squadra; se poi a Primavera inizierà una cavalcata irresistibile tanto di guadagnato. La curiosità: al 3’ della ripresa l’arbitro Pasciuta di Agrigento si accorge che in campo ci sono due giocatori con la maglia numero 3. Sconcerto in campo, alla fine Cardin si sfila la sua e indossa il 4. Succede anche questo in Lega Pro, non fossero bastati gli imbarazzi per la «vicenda Amirante» a Pavia. Sul campo succede poco o nulla, in mezzo al deserto del Garilli con 350 spettatori appena, metà dei quali in arrivo dalla città del Santo. Appunti sparsi del primo tempo: Petkovic blocca un diagonale di Rantier (10’), il portiere serbo si ripete un minuto dopo su Alessandro, poi Ilari spara alto da pochi passi un bell’invito di Favalli al 17’, infine è Petrilli con un’azione personale a sfiorare l’1-0. Senza dimenticare che il Pro Piacenza non rimane a guardare e per due volte (27’ e 31’) spaventa non poco Petkovic con Ruffini e Alessandro. Pronti, via e nella ripresa è ancora Petrilli (14’) l’uomo più pericoloso con un tiro deviato che per un nonnulla non centra il bersaglio. L’occasione colossale capita al 29’ ad Altinier che, incredibile, fallisce il vantaggio di testa a due passi dalla porta colpendo il palo. Delizioso l’assist di Petrilli, il più positivo fra i biancoscudati. Gol sbagliato, gol subito: cambio di fronte, Ruffini innesca Rantier che anticipa nettamente Sbraga e fulmina Petkovic per l’1-0 di casa. Siamo al 31’ e per il Padova è notte fonda. In extremis il lampo del solito Petrilli, che in diagonale regala a Pillon il quarto pari di fila. Dolceamaro, quasi insapore.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 38, Alessandria 35, FeralpiSalò 34, Bassano 32, Pordenone 31, SudTirol 30, Pavia 28, Reggiana 26, Padova 25, Cremonese e Giana Erminio 24, Cuneo e Pro Piacenza 23, Lumezzane e Renate 19, Mantova 17, AlbinoLeffe 13, Pro Patria 8.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la diciannovesima giornata: Bassano-FeralpiSalò 1-2, Alessandria-Cuneo 1-0, AlbinoLeffe-Pordenone 0-3, Cittadella-Pro Patria 2-1, Giana Erminio-Renate 1-2, Pro Piacenza-Padova 1-1. Oggi, ore 15.00 Mantova-SudTirol. Oggi, ore 17.30 Pavia-Cremonese. Domani, ore 20.30 Reggiana-Lumezzane.

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 23 gennaio: il Padova pareggia 1-1 col Pro Piacenza grazie ad un gol in pieno recupero di Nicola Petrilli.




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