Live 24! SudTirol-Padova, il giorno dopo: zero gol, un punto, nove risultati utili consecutivi

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Ore 22.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il giorno dopo, il pareggio colto a Pescara ha il sapore della beffa perché viste e riviste le immagini televisive degli episodi chiave della gara pare evidente come il Vicenza sia stato danneggiato dalle decisioni arbitrali. «Sul rigore che ha portato anche all’espulsione di Sampirisi — dice Pasquale Marino — non c’era intervento falloso e anche il fuorigioco in partenza di Lapadula. Oltre al danno abbiamo dovuto subire la beffa di finire la gara in dieci uomini, perderemo Sampirisi per sabato prossimo. Una decisione pesantissima, che peserà anche nel prossimo turno quando perderemo anche Moretti, ammonito pure lui nell’episodio del rigore. Un conto molto salato che non meritavamo, anche perché quando giochiamo male siamo i primi ad ammetterlo, ma allo stesso tempo è giusto sottolineare come a Pescara il risultato non è stato determinato da noi». E’ un Marino deluso e arrabbiato per il risultato e per come è maturato e stavolta la prestazione della sua squadra non centra. «E’ stata una partita facile da leggere – ha spiegato il tecnico del Vicenza – a Pescara ho visto la squadra che voglio contro un avversario costruito per la serie A. Ai miei ragazzi non posso che fare i complimenti, ma alla fine i tre punti non sono arrivati e c’è grande rammarico. Dopo la brutta sconfitta contro il Lanciano ho visto la reazione di chi vuole tirarsi fuori dalle zone pericolose: spero si sia capito che in futuro bisognerà essere più forti anche degli errori degli altri; decisioni sfavorevoli che, è giusto dirlo, ora iniziano ad essere tante». Arrabbiato è anche Federico Moretti che, ammonito a Pescara, dovrà saltare la prossima gara al Menti contro l’Avellino. «In campo avevamo visto tutti che il rigore non c’era – ha precisato Moretti – per questo mi sono lamentato con l’arbitro dicendogli che ci stava rovinando la partita: non penso che sia un’offesa e soprattutto una frase punibile con un cartellino giallo. Ormai però è andata, anche se brucia molto perdere due punti così». Moretti però cerca di trovare il lato positivo della trasferta di Pescara, un match in cui il Vicenza ha dimostrato di saper giocare bene a calcio. «Dopo la sconfitta contro il Lanciano ci siamo parlati e, se possibile, il gruppo si è unito e compattato ancora di più. A Pescara lo abbiamo dimostrato sul campo, siamo riusciti a comandare la gara e avremmo meritato di vincere. Abbiamo preso gol nel recupero quando eravamo ingiustamente in dieci, e questo ci fa arrabbiare molto perché i tre punti ci avrebbero fatto molto comodo per la classifica, sì, ma anche per aumentare l’autostima e la fiducia in noi stessi». Dispiaciuto è anche il direttore generale dei biancorossi Andrea Gazzoli, che torna a parlare degli errori arbitrali che in questo torneo spesso hanno tolto punti al Vicenza. «Molti tifosi ci hanno suggerito di farci sentire nelle sedi opportune – ha spiegato Gazzoli – e qualcosa faremo. Premesso che il “lamentarsi” non è una strada che ci piace percorrere, è giusto sottolineare che nel calcio di oggi tutti possono vedere e non è necessario che il Vicenza protesti perché chi di dovere veda quanto è accaduto a Pescara. I giornali nazionali hanno scritto di rigore ed espulsione inventati, le tv hanno proposto immagini chiare che non hanno bisogno di commenti. Ultimamente ci gira un po’ storta, diciamo che con i direttori di gara non siamo fortunati. Ma ora dobbiamo pensare a ripetere la prestazione di Pescara: se giocheremo ancora così di partite ne vinceremo molte».

Ore 22.10 – (Gazzetta di Reggio) Si può definirlo un “debutto dal primo minuto” quello di Antonio Letizia e di Francesco Rampi in occasione della gara col Mantova: il primo perché è appena arrivato da Matera e aveva esordito nella ripresa di Gorgonzola domenica scorsa, l’altro perché non giocava da parecchio tempo ed era alla sua prima da terzino destro dopo alcune apparizioni come esterno di centrocampo. La Reggiana pareggia 1-1 ma «E’ stata un’occasione persa – rimarca il napoletano – perché era una partita che potevamo vincere con un po’ più di fortuna. Anche a me è capitata la palla gol dopo una bella giocata ma non è finita come doveva perché il loro portiere, Pane, ha risposto con una grande parata. Pazienza, ma mi rifarò dalla prossima partita». «Bello l’impatto coi ragazzi – prosegue – e col pubblico allo stadio. Sulla sfida dico che il Mantova ha fatto la sua partita sfruttando le ripartenze, trovando il gol con un solo tiro in porta, poi tutti dietro alla palla e per noi è stato difficile trovare spazi. Sono due anni che gioco da prima punta con due esterni al fianco ma con l’ingresso di Arma è stato facile dialogare con lui perché è un’altra posizione che conosco, poi ho finito le batterie e mi son venuti i crampi». Contento della prestazione ma deluso dal risultato è il ragazzo di Foligno: «Da tempo non giocavo dall’inizio e alla fine ero un po’ stanco ma ho cercato di dare il mio contributo in un ruolo dove già avevo provato l’anno scorso, come alter ego di Andreoni». «E’ mancata la cattiveria in avanti – continua – ma il calcio è questo. Bastava mettere dentro una della tante occasioni e staremmo parlando di altro. Quando vuoi fare tanto eccedi e sbagli nell’ultimo passaggio ma la squadra era ordinata, offensiva e non rischiava niente. Non è questione di modulo perché siamo il blocco che lo scorso anno giocava col 4-3-3 e dopo i primi minuti di rodaggio ci è mancato solo il gol».

Ore 21.50 – (Gazzetta di Reggio) «D’ora in poi non dobbiamo più sbagliare». Il presidente Stefano Compagni è rammaricato per l’occasione persa di far punti contro un avversario non irresistibile. «Nostro demerito – dice – è non aver finalizzato il gioco creato. Abbiamo commesso alcuni errori di troppo. La partita l’abbiamo fatta noi e ci è mancato solo il gol della vittoria. Che rabbia…». Poi una osservazione critica al direttore di gara: «Troppe volte ci ha interrotto il gioco». «Loro ci hanno “picchiato” dall’inizio alla fine – aggiunge Gianfranco Medici – e l’arbitro non li ha fermati. Meglio il primo tempo; un po’ meno il secondo. Ottima la gara di Letizia che ha creato movimento e Nolè ha costruito 3/4 palle importanti. Però non riusciamo a metterla dentro; dovremo chiedere aiuto a qualche santo». Sguardo più distaccato quello dell’ex Beppe Aicardi. «Se la Reggiana vuol vincere deve osare di più, spostare il centrocampo in aiuto all’attacco. Quando la squadra si spinge in avanti mette in grossa difficoltà gli avversari. Penso sia un fatto di mentalità, di convinzione, dà l’impressione di non sentirsi vincente».

Ore 21.30 – (Gazzetta di Reggio) E’ un Alberto Colombo più teso del solito quello che si presenta in sala stampa per commentare il pareggio per 1-1 contro il Mantova. L’allenatore se la prende con qualche non meglio specificato «fenomeno che vedo anche qua e che scrive certe cose sui social network», qualcuno «che pensa di avere la verità in tasca e che si permette di dare giudizi senza avere la squadra sotto gli occhi tutti i giorni». Mister, che squadra ha visto? «E’ stata una partita giocata con tanto impegno e tanta foga anche se si sono visti poco raziocinio e lucidità». Un pareggio che compromette qualcosa? «Non credo. Basterà ritrovare la vittoria. Però, e mi ripeto, qualcuno non ha capito che questa è la Reggiana e non il Barcellona. Io capisco che c’è un pubblico molto esigente, e non parlo dei tifosi che sono sempre i primi a sostenerci, ma non abbiamo una striscia blu insieme al granata, per cui ci sta che si giochino anche partite non buone». C’è una spiegazione a questa prova? «Forse il fatto di essere andati sotto poco dopo l’inizio della partita, ci ha portato ad essere troppo frenetici e meno equilibrati». Però meglio il primo tempo: è d’accordo? «Sì, anche perché Letizia aveva più gamba mentre nel secondo tempo ci siamo spenti e abbiamo creato poco: non è stata una partita positiva”. Nel secondo tempo non si poteva fare di più? «Non siamo partiti con il piede giusto. Già nello spogliatoio c’era un atteggiamento strano, mi sembrava una squadra timorosa». Può essere lo schema con la difesa a quattro a mandare in confusione la squadra? «Credo che quelle sugli schemi siano tutte chiacchiere. I sistemi di gioco contano relativamente, conta di più come si esprime la squadra sul campo». Addio playoff? Si devono ridimensionate le aspettative? «Mi devo ripetere: non è la Reggiana dello scorso anno e non è il girone della passata stagione».

Ore 21.10 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana non è il Barcellona, ha ricordato a fine partita un mister Alberto Colombo insolitamente teso, e anche le squadre di testa spesso e volentieri incappano in risultati a sorpresa. Ma il pareggio maturato ieri pomeriggio al Città del Tricolore contro il Mantova, terzultimo in classifica, ridimensiona di molto le aspettative granata. Dopo un primo tempo giocato con tanta volontà, ma poca lucidità, nella ripresa Bruccini e compagni non sono stati capaci di prendere in mano la situazione e a tratti gli ospiti sono apparsi più determinati, anche quando hanno eretto le barricate. Le attenuanti non mancano. Gli infortuni e i giocatori a disposizione hanno convinto Colombo a tornare al 4-3-3, invocato da tutti dopo il secondo tempo di Gorgonzola contro la Giana Erminio come una panacea. Invece nel nuovo assetto la difesa ha sofferto molto, Sabotic e Frascatore sono stati autori di prestazioni negative, mentre in attacco le occasioni non sono fioccate, nemmeno quando nel finale si è passati a un arrembante 4-2-3-1. Il derby del Po è iniziato con i timori per l’ordine pubblico a causa dei tafferugli dell’andata. Un ingente dispositivo di sicurezza, che ha creato qualche problema al traffico, ha impedito qualsiasi contatto tra i tifosi di casa e i circa 200 lombardi. Allo stadio sono arrivate 4.200 persone, che sicuramente speravano in qualcosa di più. Il ruolino di marcia dei granata in questo girone di ritorno è lo stesso dell’andata. In quattro partite sono arrivati due pareggi e due vittorie. Posto che di gioco se n’è visto davvero poco, si possono al massimo valutare i singoli. Letizia nel primo tempo ha retto la squadra con la sua imprevedibilità e velocità. Anche nella ripresa l’unico tiro degno di questo nome è arrivato dai piedi del fantasista napoletano dopo una bella incursione in area e un tiro dalla destra salvato con i piedi dal portiere lombardo. Siega si conferma decisivo sotto porta e generoso in ogni zona del campo. Mignanelli nella difesa a quattro perde un po’ della sua spinta, ma resta uno dei migliori della squadra di Colombo. In mezzo al campo il migliore per quantità e qualità è Maltese. Il tridente offensivo è partito bene, anche se ovviamente i meccanismi non sono oliati e dunque Siega, Nolè e Letizia dimostrano di dover prendere le misure al nuovo modulo: si cercano ma l’intesa non c’è e non potrebbe nemmeno esserci dopo una partita. Il Mantova è andato in vantaggio al primo tiro, al 17’ con un gran gol da fuori di Gonzi, che però è nato da una serie di errori difensivi e da un intervento non perfetto di Perilli. Poco dopo lo svantaggio i granata hanno rischiato il colpo del ko ma poi la squadra è tornata a macinare gioco e ha raggiunto il pareggio con un bell’assist di Bruccini a Siega che, scattato sul filo del fuorigioco, ha freddato Pane. Nolè ha protestato per un presunto rigore, ma alla fine il pareggio ci sta tutto.

Ore 20.40 – (Gazzetta di Mantova) C’è anche un bel salvataggio di piede di Pasquale Pane sulla conclusione a botta di sicura di Letizia nella ripresa nell’1-1 in casa della Reggiana: la respinta poi ha dato il via ad un contropiede che nemmeno 1’ dopo don Tano Caridi ha concluso da posizione defilata sull’esterno della rete. E secondo il portiere biancorosso, in sostanza, il derby in sintesi è stato in questi due episoi: «Credo sia un pareggio giusto – dichiara l’estremo difensore – tra due squadre che hanno provato entrambe a vincere in tutti i modi. In particolare nel primo tempo eravamo partiti bene ma poi la Reggiana ha trovato la rete del pareggio. Nella ripresa siamo entrati con grande determinazione e li abbiamo messi più volte in difficoltà in contropiede dimostrando una buona brillantezza, ma loro si sono sempre chiusi molto bene, come del resto abbiamo fatto noi in difesa. Nel complesso va bene così».

Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) L’illusione di infrangere il tabù dura 15’, nei quali è impossibile non chiedersi dove fosse finito da tempo Juri Gonzi, elemento che oltretutto richiama all’ultimo (ed unico) successo della gestione Javorcic. «Sono rimasto fuori a lungo perlopiù per ragioni tattiche – afferma l’autore del vantaggio Acm – ed ora, con il cambio di modulo è arrivato il momento per caratteristiche come le mie, basate anche sulla corsa. Sono felice che il rientro sia coinciso con il mio ritorno al gol, peccato solo che qualche istante più tardi abbia fallito l’appuntamento con il raddoppio, strozzando troppo la palla che poi è uscita a lato. Ho cercato di sfruttare l’occasione concessa dall’allenatore e, non di meno, il prezioso assist di Perpetuini per sbloccare la partita. Nella ripresa non ci siamo disuniti e abbiamo provato ad approfittarne sulle ripartenze. Stringendo i denti è stato portato a casa un buon pari, anche se dobbiamo tornare ad assaporare al più presto i tre punti. Ci attendono ancora parecchi scontri diretti e non siamo più nella condizione di commettere passi falsi». Consapevole della difficoltà di uscire imbattuti, Andrea Trainotti tira un sospiro di sollievo e rimanda alle prossime battaglie: “Un punto qui è buono, i granata sono un complesso di valore. Se c’è rammarico è per aver solo sfiorato il raddoppio quando l’inerzia era dalla nostra parte e, soprattutto, per come è arrivata la rete del pari. Abbiamo sbagliato il taglio sulla chiusura difensiva, Siega si è inserito molto bene e ha fatto centro, anche se a me rimane il dubbio se fosse o meno in fuorigioco. Dobbiamo ripartire da questa buona prova e cercare di conquistare sei punti nelle gare con Cuneo e Lumezzane, che se non sono spareggi per la salvezza poco ci manca. A Cuneo si acuì la nostra crisi, ora possiamo uscirne».

Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) Soffre come non mai in tribuna, ma alla fine il patron del Mantova Serafino Di Loreto può dirsi soddisfatto. I biancorossi hanno strappato con le unghie un buon punto a Reggio Emilia: «Il cambio di modulo voluto dal mister – commenta al triplice fischio – ha dato ordine alla squadra. Sono soddisfatto, i ragazzi hanno osato e hanno sfoderato una prestazione convincente». C’è però il rammarico di non aver portato a casa l’intera posta. Nel primo tempo, subito dopo il vantaggio firmato Gonzi, proprio l’esterno offensivo si è ritrovato tra i piedi la palla giusta per il raddoppio. Sarebbe stata una mazzata per i padroni di casa, invece la girata di Gonzi è finita sull’esterno della rete: «In quel frangente potevamo chiuderla – annuisce Di Loreto – ed è un peccato non esserci riusciti. Quello che però mi è sembrato chiaro è che dal punto di vista tattico il Mantova si è mosso meglio rispetto alla Reggiana. Qualcosa è cambiato: ho visto più coraggio, più voglia di proporsi in avanti e soprattutto meno occasioni per gli avversari. Giocando così abbiamo evitato di vedere un assalto a Fort Apache». Di Loreto chiude la sua analisi con un applauso alla tifoseria, presente in circa 200 unità anche a Reggio Emilia dopo la grande delusione del ko nel derby casalingo con la Cremonese: «Faccio i complimenti ai tifosi, ci hanno sostenuto e hanno dimostrato di tenerci». Molta meno voglia di parlare da parte del presidente Sandro Musso. Il numero uno di Viale Te scende rapidamente le scalinate del Mapei Stadium e cerca di dileguarsi all’interno dell’ascensore. Incalzato dai cronisiti, sono pochissime le considerazioni del dopo gara: «Il pareggio? È positivo – dichiara – fuori casa fare un punto non è mai semplice». Dal primo minuto si è visto in campo Falou Samb, ultimo arrivato in maglia biancorossa: «Ha fatto una buona gara – dice Musso – un bravo ragazzo che può darci una mano». La chiusura, sempre telegrafica prima di imboccare la via del parcheggio dello stadio, è per i prossimi due impegni che attendono il Mantova. Il primo con il Cuneo in casa, il secondo con il Lumezzane in terra bresciana. Se l’Acm vuole provare ad uscire dalla zona rossa dei playout, queste gare non si possono sbagliare: «A questo punto – chiude Musso – queste due partite diventano veramente importanti». L’appuntamento ora è per domenica prossima al Martelli: con il Cuneo ingresso omaggio per i tifosi che hanno acquistato il tagliando della sfida interna con la Cremonese. Con la speranza che il finale sia totalmente diverso.

Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) Si è dovuto scervellare manco fosse al test di matematica alle superiori. Mister Ivan Javorcic ha cambiato modulo in corsa almeno 3 volte contro la Reggiana: una sorta di partita a scacchi che di fatto ha premiato le scelte del tecnico croato. Un Mantova quadrato e spigliato per un pari che non è affatto da buttare: «Mi sono divertito – ammette Javorcic – perché ci sono state molte situazioni di gioco interessanti. Noi abbiamo fatto bene, nel primo tempo siamo partiti con ordine e ci abbiamo provato con convinzione. Siamo andati meno bene nelle ripartenze, la Reggiana è stata più continua in questo. Nella ripresa siamo tornati a giocare in un modo che conosciamo meglio». L’analisi globale del match del Mapei Stadium parte dalla soddisfazione per un punto di carattere: «La prestazione c’è stata – sintetizza Javorcic – e non era semplice dopo gli ultimi eventi negativi che ci hanno colpito e dopo la settimana complicata che abbiamo affrontato. La squadra ci ha messo carattere, spirito di sacrificio e anche un certo ordine nel gioco. Il Mantova ha dimostrato di crederci». Il pesante ko con la Cremonese poteva mettere in difficoltà il gruppo. La reazione invece si è vista ed è stata apprezzata anche dal pubblico di fede biancorossa presente sulle gradinate: «Usciamo fortificati da questo stadio – continua il tecnico – e adesso pensiamo a buttarci con la testa sulle prossime due partite che per noi sono importanti. La Reggiana è una squadra di livello e portare a casa un risultato positivo ci da fiducia. I singoli? Tutti hanno fatto bene, da Gonzi a Longo passando per Falou. I giovani hanno lanciato dei segnali positivi. Chiaramente non è con questo punto che usciamo dai problemi, però ora c’è un pizzico di convinzione in più, frutto di una gara gagliarda». Alle porte due partite fondamentali. La prima in casa con il Cuneo, la seconda nella tana del Lumezzane. Due scontri diretti, due appuntamenti cruciali nella travagliata stagione a tinte biancorosse: «Siamo una squadra viva – sottolinea il mister – che per qualche strano motivo in trasferta riesce ad esprimersi meglio rispetto a quando gioca in casa. Ora dobbiamo rimetterci a lavorare a testa bassa per provare a vincere in casa. Fortunatamente i giocatori fuori causa qui a Reggio Emilia sono recuperabili per domenica prossima. Ci servono, nelle prossime due partite ci giochiamo il campionato».

Ore 19.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 44, FeralpiSalò e Pordenone 40, Alessandria 39, Bassano 37, Reggiana 34, Pavia e SudTirol 33, Padova 32, Cremonese 31, Giana Erminio 27, Cuneo 25, Pro Piacenza 24, Renate 22, Lumezzane 20, Mantova 19, AlbinoLeffe 15, Pro Patria 2 (-7 punti di penalizzazione).

Ore 19.20 – Lega Pro girone A, fischio finale: AlbinoLeffe-Alessandria 1-3, FeralpiSalò-Cremonese 4-2.

Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova esce dal derby di Reggio Emilia con in tasca un pari meritato, che non cambia l’anemica classifica biancorossa ma spezza comunque la serie negativa e dà fiducia e morale in vista del prossimo scontro diretto al Martelli con il Cuneo. Peccato, perché Javorcic ha stravinto sul piano tattico il duello a distanza il duello con il collega Colombo e perché il vantaggio siglato da Gonzi poteva essere gestito meglio. Ma a Caridi e compagni è mancato il colpo del ko, quello che i tifosi aspettano invano da ormai 99 giorni. Si comincia con entrambe le squadre rimaneggiate (6 assenti nell’Acm, 3 nella Reggiana) e rivoluzionate. Javorcic abbandona il modulo 4-3-1-2 e vara un 4-4-2 con Marchi e Falou al centro dell’attacco, Caridi a sinistra con compiti più che altro offensivi e Gonzi sull’altro fronte più attento ai ripiegamenti. Mister Colombo presenta una Reggiana disposta col 4-3-3 (solitamente utilizza il 3-5-2) e propone un tridente atipico, formato da soli fantasisti, con il bomber Arma (8 gol all’attivo) lasciato in panchina. I padroni di casa provano a partire forte ma faticano a costruire la manovra e soffrono l’attento e costante pressing biancorosso, che impedisce loro di trovare gli spazi necessari a innescare palla a terra i talentuosi Nolè, Letizia e Siega. Anzi, al primo vero affondo è proproprio il Mantova a trovare il vantaggio con Gonzi, bravo a calciare dal limite dopo un uno-due con Perpetuini e agevolato anche dal portiere avversario, nella circostanza non irreprensibile. L’Acm torna così al gol dopo 305’ di astinenza (sarebbero 468’ senza contare l’autorete col Renate) È il 17’ e la Reggiana accusa il colpo, al punto che tre minuti dopo è ancora Gonzi a mancare il raddoppio a pochi passi dalla porta. Da mangiarsi le mani. Il Mantova si rende ancora pericoloso con Marchi, poi gradatamente i granata riprendono in mano il pallino del gioco, si fanno insidiosi e poco dopo la mezzora trovano il pareggio con Siega. Il finale di tempo vede ancora la Reggiana in forcing, ma Pane è bravo a dire no a Letizia, mentre lo stesso ex Matera e Nolè in altre circostanze sbagliano la mira. Sull’altro fronte, invece, Marchi reclama invano il rigore per un fallo di mani di un avversario. A inizio ripresa Javorcic schiera i suoi con un 4-3-3 nel quale Caridi agisce da “falso nueve”. La Reggiana soffre il nuovo assetto biancorosso, anche se di occasioni da rete ne arrivano una per parte: Pane dice no coi piedi a Letizia, mentre Caridi non inquadra il bersaglio a porta vuota. La Reggiana vuole assolutamente vincere per riagganciare il treno playoff e allora Colombo butta dentro (15’) il centravanti Arma al posto della mezzala Bartolomei. Ora i granata giocano 4-2-4. Javorcic risponde con Di Santantonio al posto di Raggio, poi si cautela inserendo Scalise per Marchi: il modulo non cambia (Longo va a metà campo, Gonzi fa l’esterno d’attacco), così come la solidità della squadra, che non rischia nulla. Nolè reclama un rigore per una presunta trattenuta di Perpetuini, che in ogni caso avviene fuori area. La partita a scacchi fra i tecnici poi continua, con Colombo che butta dentro Pazienza per Letizia, al fine di annullare lo svantaggio numerico a metà campo. Javorcic risponde con Ungaro per Caridi e poi nel finale ordina la difesa a 5. L’unico vero brivido è un colpo di testa di Nolè, con Pane fuori tempo nell’uscita, che però finisce sopra la traversa. Il match si conclude quindi sull’1-1, con la Reggiana che mastica amaro e i biancorossi applauditissimi dai quasi 200 tifosi al seguito. Per salvarsi ci vorrà di più, ma questo è un discorso da fare con avversari più alla portata.

Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «È un sogno che continua», dice Bruno Tedino. Si fa serio, dopo un’opinione musicale («Gaetano Curreri il migliore a Sanremo») e un amichevole rimbrotto all’addetto stampa («Vuoi insegnare come si tiene il microfono a me, che a 6 anni facevo lo Zecchino d’Oro?»). «La squadra ha dato forti segnali di maturità – analizza l’allenatore del Pordenone -, giocando una delle sue partite migliori. Non bisogna guardare se è la Pro Patria o il Cittadella, perché hanno cambiato 4 sistemi in gara per metterci in difficoltà. Noi abbiamo fatto un secondo tempo a 200 all’ora, è fisiologico staccare la spina alla fine». Note positive che non finiscono qui. «Perché – continua – la squadra mi piace, ha un filo conduttore, non solo 4 giocatori importanti. Con i gol di 3 ragazzi diversi, sono contento per la disponibilità al sacrificio da parte di tutti. Ognuno di loro si mette al servizio dei compagni». – Secondo posto in solitaria, con il Bassano che rallenta ancora: fin dove si può arrivare? «Il Pordenone ha margini di miglioramento, il capolavoro arriverà se alla fine si saranno fatte ancora 12 partite così. L’intensità dovrà essere tale sino al termine. Intanto, insieme siamo disposti a qualsiasi sacrificio». – Finita una miniserie di partite “agevoli”, ne comincia una più impegnativa? «I tre punti sono importanti a prescindere da chi incontri. Evidentemente anche noi qualcosa siamo in grado di fare. Vediamo in settimana di recuperare qualcuno, come Ingegneri e Martin che rientra dalla squalifica, e ci prepariamo per Cremona». – Un’impressione sui tifosi che le hanno dedicato cori e striscioni? «La squadra trascina il pubblico e viceversa. I tifosi fanno bene a sognare, vedendo una partita e una squadra così».

Ore 18.20 – Lega Pro girone A, fine primo tempo: AlbinoLeffe-Alessandria 0-0, FeralpiSalò-Cremonese 3-1.

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Al triplice fischio un gruppo di supporter srotola davanti al plexiglass sotto la tribuna lo striscione confezionato e portato da Pedro, cuore del tifo neroverde. C’è scritto “Grazie Tedino: il primo obiettivo, la salvezza, è stato centrato”. Vero, ma il popolo neroverde intero sta già guardando avanti e ritma in coro «Serie B, serie B», galvanizzato dal sesto successo consecutivo di questo straordinario inizio di 2016, ottenuto ai danni della Pro Patria. Il 3-0 conserva il secondo posto (per almeno 24 ore solitario) e allunga a 450 minuti l’imbattibilità di Matteo Tomei. In verità l’estremo neroverde ha avuto poco da fare perché il Pordenone, passato in vantaggio presto (11′, Strizzolo) ha poi giocato al gatto con il topo. Ha alzato e abbassato i ritmi a piacimento, chiudendo una sfida per altro mai in discussione in 180 secondi, fra il 61′ e il 63′, con Buratto e Berrettoni ai loro primi gol stagionali. È un Bottecchia non ancora gremito (1400 spettatori), ma sicuramente ben caldo, quello che attende l’ingresso delle squadre. Quando Stefani e compagni sbucano dal tunnel, un bandierone enorme copre tutto il settore dove sono appostati ragazzi e tecnici delle giovanili. Tedino conferma il suo 4-3-1-2, con la novità del giovane Talin (’96) esterno mancino in difesa, Pasa centrale al fianco di Stefani e Boniotti a destra. In mezzo torna Buratto con Pederzoli e Mandorlini. Cattaneo gioca alle spalle di Strizzolo e Filippini. Disposizione pressoché analoga per la Pro Patria, che ha davanti la temuta (solo sulla carta) coppia Pià-Santana, poco mobile e servita male. I ramarri alzano subito i ritmi e mettono in difficoltà i lenti avversari. Il gol arriva presto. All’11’ un piazzato di Pederzoli favorisce Strizzolo, pronto la dara la zampata giusta nella mischia creatasi nell’area dei tigrotti. Passati in vantaggio i neroverdi rallentano, chiamando i biancoblù fuori dal guscio. I movimenti di D’Alessandro e compagni sono però al rallentatore e difficilmente la palla arriva nell’area di casa. Ci prova Marra da fuori (19′), ma il diagonale è alto. Ben diversa la velocità della sfera quando spingono i ramarri. Strizzolo (21′) mette di poco fuori l’imbeccata di Buratto. Al 35′ La Gorga vola a deviare una punizione di Pederzoli e 3′ dopo ancora l’attivissimo Strizzolo ruba il tempo a Ferri, controlla, si gira e tira. Il suo diagonale a filo d’era sfiora il legno più lontano. Al rientro dal riposo Berrettoni sostituisce Filippini. L’ex ascolano si mette subito in mostra con un servizio per Cattaneo (50′), che spara alto. Mandorlini tenta dalla lunga distanza: il suo “siluro” è di poco fuori misura. I ramarri frenano e accelerano a piacimento. Al 61′ alzano insieme il baricentro e confezionano una splendida azione corale, rifinita da Cattaneo e finalizzata al volo da Buratto. Scrosciano gli applausi. La Pro è ancora più groggy e 3′ dopo il ramarro piazza l’unghiata del definitivo ko. A firmarlo è Berrettoni, che capitalizza con un diagonale rasoterra l’assist di Strizzolo. Quando Luca viene chiamato fuori per far posto a Martignago (73′) scatta la standing ovation, dalla tribuna alla gradinata locali. Gara finita. I restanti 20′ sono per i cori che evocano la cadetteria e per gli irriverenti “Olé” che accompagnano la melina dei pordenonesi.

Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Questo Pordenone merita di più. Il buon afflusso di pubblico stimolato dalle varie iniziative societarie ha portato circa mille 400 persone al Bottecchia, ma non basta. Questa squadra, questa società e questo gruppo di lavoro hanno dimostrato di avere compiuto un salto di qualità e ora la città, i cittadini del territorio devono fare altrettanto. E’ necessaria quella massa critica da “sold out” anche in gradinata. Questo gruppo sta dimostrando una progettualità che con ogni probabilità in 95 anni di storia del club non si era mai vista. Un progetto non più miope, ma corollario di una strategia che non può prescindere dal sostegno di tutti, a tutti i livelli, ognuno nei limiti delle proprie possibilità. Uno sforzo profuso da un gruppo capace, pian piano, di crearsi uno stile Pordenone costruito sul lavoro e sulla professionalità e anche, perché no?, sugli errori del passato. Tutto ciò, quanto meno, merita la riconoscenza in termini di pubblico da parte della città e del territorio circostante. E non si tratta banalmente, se non soltanto in parte, di sostenere la società con il prezzo del biglietto, ma ben di più. Si tratta di creare quel circolo virtuoso che passa anche dal continuare a far parlare di questa città attraverso lo sport più popolare affinché altri “stakeholders” si possano interessare ad apportare valore aggiunto a questo gruppo. E poi, diciamolo, esiste anche e soprattutto il lato emotivo che caratterizza questo Pordenone in cui la passione sta facendo la differenza. Una passione che va alimentata e ripagata con il calore di un pubblico che ha il dovere di rispondere in massa. Che dire della partita di ieri: Pordenone in surplace, tre “peri” e, grazie bustocchi, alla prossima, avanti un altro con buona pace di prudenza e sobrietà, quanto mai “politically correct” in questo periodo. Non ce ne voglia il “low profile” di mister Tedino, al netto del calendario favorevole, sei vittorie consecutive e secondo posto in classifica sono un risultato straordinario, e questo Pordenone con la consueta umiltà, ma anche con altrettanta consapevolezza, non può temere Cremonese, Südtirol, Bassano e chi più ne ha più ne metta.

Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) Secondo posto in classifica, il contratto appena rinnovato sino al 2018: questo è uno dei momenti più belli della carriera di Bruno Tedino. «Stiamo vivendo un sogno», attacca infatti l’allenatore del Pordenone in sala stampa. La squadra vola e lui è il suo pilota, strepitoso nell’avere dato un’identità e un gioco del genere a un gruppo che – secondo i pronostici di tutti – poteva lottare solamente per la salvezza. Invece, dopo questa sesta vittoria di fila, ora può pensare a qualcosa di più grande. «Se riusciamo ad andare così forte e avere questa mentalità sino alla fine possiamo fare cose straordinarie – afferma il tecnico –. La squadra ha disputato una delle migliori partite del campionato. Facile contro la Pro Patria? Tutte le avversarie creano pericoli. La squadra – continua – ha ormai un suo modo di giocare: non vive di episodi o di giocate dei singoli». La coralità è l’aspetto che fa più bene sperare per il futuro. Per quel sogno chiamato serie B. «Dove possiamo migliorare? Si può sempre fare di più – spiega Tedino –, ma di sicuro dobbiamo mantenere questa aggressività, l’intensità, lo spirito di sacrificio. Qui tutti sono al servizio dei compagni. Una Squadra con la “S” maiuscola». In cui se esce un interprete e fa l’ingresso un altro poco cambia. Come Matteo Buratto, per esempio, tornato titolare e in rete per la prima volta in campionato. «La mia ragazza mi aveva detto che avrei segnato: è stata una buona profeta – attacca il centrocampista veneziano –. Me lo sentivo anch’io, stavamo parlando con i compagni dei tanti palloni invitanti che arrivano sul secondo palo: era troppo bella quella palla per sbagliare. E ora? Il primo obiettivo l’abbiamo raggiunto, adesso non poniamoci limiti». Bella rivincita per Buratto, che secondo alcuni non era adatto alla categoria. «Questo momento è il risultato di un percorso di crescita», afferma il giocatore, che dopo la partenza di Careri è il “ramarro” da più tempo in rosa (3 anni). «Il Pordenone – dice – sta diventando per me qualcosa di importante. Mi sono affezionato a questi colori». Chiusura col più “nuovo” della rosa, Berrettoni, al suo primo gol in neroverde. «Dedico questa rete al mio bambino Giosuè che compie domani (oggi, ndr) un anno – afferma l’attaccante –. Sono contento del momento e penso anche a società e staff, che mi hanno fatto subito sentire importante. Adesso non poniamoci limiti: continuiamo così. Abbiamo l’un per cento di disputare i play-off. Però ora facciamo paura a tutti». Intanto la squadra domani riprenderà ad allenarsi. Filippini, uscito in anticipo, non ha nulla di grave: si è fermato prima di un eventuale guaio muscolare. Sarà col gruppo e, con lui, Martin (scontata la squalifica) e si presume anche Ingegneri.

Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) E’ dura continuare a tenere i piedi per terra. I tifosi (e non soltanto) già volano: intonato a lungo il coro “Serie B”. L’entusiasmo è capibile. Perché il Pordenone non si ferma più. Nella quinta di ritorno del girone A di Lega Pro, i “ramarri” battono anche il fanalino di coda Pro Patria, centrano la sesta vittoria di fila, sono al momento secondi da soli e a 4 punti dalla capolista Cittadella, di scena domani col Pavia. Da una posizione tranquilla a pochi passi dalla vetta nel giro di un mese: più si va avanti più i “ramarri” rafforzano la propria candidatura alla cadetteria, ormai non più un sogno. Perché c’è una striscia di successi consecutivi pesante, figlia di un gruppo che ha principi di gioco ormai ben saldi, che non subisce gol da 450’ (ieri out 4 difensori…) e super-motivato. In palla. Si poteva sottovalutare la rivale di ieri: Tedino, fresco di rinnovo sino al 2018, temeva questo. In settimana ha dovuto tuonare in allenamento, perché vedeva qualcuno alzare il freno a mano. Ma il Pordenone viaggia subito ad alte velocità. La Pro Patria si schiera a specchio (4-3-1-2) per cercare di neutralizzare l’avversario, ma può poco. Filippini – allievo del tecnico avversario Pala nell’Atalanta – è pericoloso con un tiro al volo, quindi Cattaneo va vicino al gol dopo un contropiede avviato con Strizzolo. Il rombo dei neroverdi funziona e i tanti cambi, dovuti a squalifiche e infortuni – Talin per Martin, Pasa arretrato in difesa, Buratto in mezzo –, non si sentono. Tutti giocano a memoria. Così già all’11’ arriva l’1-0. Punizione dalla destra battuta da Pederzoli: la palla arriva in mezzo, Filippini colpisce, viene murato, ma tiene viva l’azione e serve Strizzolo. Il bomber è a un metro dalla porta: tiro, gol, lo stadio esplode. Gara in discesa e per il bomber è il terzo centro nelle ultime quattro gare, il secondo di fila in casa. Consolidare. La Pro Patria “salta in aria”: Pala infatti inserisce Sampietro e passa al 3-5-2, ma sono correttivi che incidono poco. Il Pordenone è troppo più forte e motivato. Nei primi 45’ soltanto un grande La Gorga mantiene il risultato sull’1-0. Il portiere della Pro Patria prima vola a deviare una punizione di Pederzoli, quindi fa un miracolo su Strizzolo (38’), toccando un diagonale quanto basta per farlo uscire dallo specchio. Il pallino della gara è completamente in mano ai “ramarri”, impressionanti per cattiveria e volume di gioco. E’ chiaro che il gol è nell’aria. Si va alla ripresa e arriva, dopo che la Pro Patria passa al 4-4-1-1. Cross dalla destra di Cattaneo sul secondo palo, sinistro al volo di Buratto, che La Gorga tocca, ma non trattiene: 2-0. E’ il 13’. Partita chiusa. Blindata al 19’ col 3-0: Berrettoni – entrato al 45’ – viene servito perfettamente da Strizzolo e, con un gran diagonale, sigla il tris. Come direbbe Maurizio Costanzo: sigla. In ascesa. Per “Berre” e Buratto primi gol stagionali: è sempre più cooperativa neroverde. Il che significa che la squadra ha un’infinità di soluzioni per segnare. Gli ultimi minuti sono soltanto cori dalla tribuna, uno cantato a favore del presidente Lovisa. E adesso? Arriva il bello, sabato prossimo c’è la Cremonese dell’ex Rossitto. Si alza il coefficiente di difficoltà. Ma sono gli altri, adesso, a dover temere i “ramarri”.

Ore 16.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il Bassano prima fa e poi disfa: in vantaggio di due gol la squadra di Sottili si fa rimontare con la doppietta di Chinellato, sprecando così l’occasione di salire al terzo posto in solitaria e di rinsaldare la quota playoff. Allo stadio Paschiero di Cuneo il tecnico Sottili schiera un Bassano d’emergenza, con l’esordiente Costa tra i pali al posto dello squalificato Rossi al pari del capitano Bizzotto. Nel 4-2-3-1 di partenza Momentè fa da boa in attacco, sostenuto a sinistra da Candido e a destra da Falzerano. Sulla sponda di casa il Cuneo di Iacolino cerca punti salvezza, schierando in avanti le punte «pesanti» Cristofoli e Chinellato. I primi minuti di gioco vedono un Cuneo più pimpante e un Bassano ben chiuso in difesa. All’11’ il primo sussulto della gara arriva dal destro di Candido che da posizione defilata tenta il colpo da biliardo con un piatto piazzato su cui Tunno arriva di piede e respinge. La pressione del Bassano aumenta, ma al 17’ sono i padroni di casa a sfiorare il vantaggio con una bella conclusione dal limite dell’area di Ruggiero: Costa ci arriva e blocca la sfera. Il Bassano reagisce e al 24’ passa in vantaggio: Proietti pesca nell’area cuneese Candido che, al volo, manda sotto l’incrocio per un gol da cineteca. Sul finale di tempo il Cuneo tenta la reazione rabbiosa, si spinge in avanti e a due minuti dal fischio di fine primo tempo ha l’occasione per rimettere in pari i conti. Da punizione Corradi fa da sponda di testa per Conrotto, che si trova il pallone tra i piedi a un metro dalla linea di porta ma incredibilmente spara sulla traversa, facendo tirare un enorme sospiro di sollievo a Costa e ai suoi. La ripresa si apre subito con il raddoppio dei giallorossi. È Momentè all’8’ a trovare il gol di testa dopo un’ottima azione sulla destra di D’Ambrosio, che crossa nel cuore dell’area per l’incornata del bomber bassanese che fa 2-0 per i giallorossi. I padroni di casa non si arrendono e tre minuti più tardi il neo entrato Beltrame ci prova con un buon destro che fa la barba al palo. Il gol del Cuneo è sull’aria e questo arriva al 29’ con il colpo di testa ravvicinato di Chinellato dopo l’assist al bacio di Beltrame. Nei minuti finali il forcing dei biancorossi mette alle corde la squadra di Sottili, che al terzo di recupero incassa la doppietta di Chinellato, che riceve in area, non ci pensa due volte e al volo la spara alle spalle di Costa. Al triplice fischio finale la festa cuneese può esplodere insieme a quella dei tifosi piemontesi, rendendo amarissimo il pomeriggio dei giallorossi. Ci sarà ora da riflettere per aver buttato alle ortiche una vittoria che praticamente era già in tasca.

Ore 16.00 – (La Provincia Pavese) «Continuo a documentarmi, c’è tanto da leggere e da imparare». E’ già difficile trovare un calciatore laureato, figuriamoci uno che è diventato (nel 2008) dottore in Storia medievale. Edoardo Gorini, difensore del Pavia delle stagioni d’oro (dal 2004 al 2006) e domani avversario da vice allenatore del Cittadella, è una mosca bianca nel mondo del pallone. Perché è ancora così difficile trovare calciatori che proseguono negli studi? Eppure di tempo libero ce n’è. «Ora è cambiato qualcosa perché con le lauree triennali c’è uno scoglio in meno. E’ cambiato anche il calcio: meno soldi, stipendi più bassi e situazione più precaria. Lo dico sempre ai giovani di lasciarsi aperte altre strade. Di tempo ne hanno, soprattutto al mattino, quando non c’è allenamento». Nove reti in 2 stagioni al Pavia, non male per un difensore. «C’è da dire che ero rigorista, anche se i rigori li devi segnare. E poi cercavo di sfruttare le mie doti fisiche sui calci piazzati. Diciamo che con i gol nascondevo qualche difetto». E’ cambiato il ruolo del difensore? «Ora si cerca di più di giocare la palla, magari meno in Lega Pro dove ci si affida ancora ai lanci lunghi. Far partire la manovra dal basso è più coinvolgente anche per un difensore, anche se io sono un po’ vecchio stampo: la prima cosa è non far segnare». Hai vestito poche maglie in carriera, forse per un senso di appartenenza che sembra essersi perso? «In carriera ho sempre dato più importanza al fatto di trovarmi bene in un posto, anche a costo di guadagnare di meno. Se sono ancora a Cittadella dopo sei anni da calciatore vuol dire che qualcosa ho lasciato a livello umano». Che futuro può avere la Lega Pro, dove i club sono costretti ad affrontare alti costi a fronte di introiti modesti? «Spero che la Lega Pro non diventi, come sembra, il campionato per le seconde squadre dei club di A, perderebbe il suo fascino. E’ giusto riformare, ma non perdere la possibilità di vedere la squadra della propria città. Tanto i giovani se sono bravi giocano, senza imposizioni. E non mi pare che questa scelta abbia dato grandi risultati. Poi già con l’abolizione della C2 si sono persi tanti posti di lavoro». Che idea c’è dall’esterno di questo Pavia cinese? «C’è curiosità. Negli anni dei Calisti la gestione era più familiare, ora più aziendale e forse più fredda, ma ci sta, visto che la cultura è diversa. Mi pare però che con tutti i movimenti, a livello dirigenziale e poi di mercato, ci sia un po’ di confusione». E sul Pavia? «Vista la rosa iniziale era una delle favorite, erano state fatte le cose giuste. La partenza era stata buona, ai primi risultati negativi si è forse un po’ persa la testa. Gli acquisti di gennaio sono importanti ed è arrivato un allenatore esperto, ma ci vuole tempo per creare l’amalgama». All’andata vinse il Cittadella e figurarono bene i giovani Bobb e Jallow. «Fu la prima partita in cui giocammo molto bene. Vincere contro una delle favorite è stato un segnale importante per il nostro campionato». Che gara sarà? «II Pavia mi pare una squadra organizzata che tende più ad aspettare e ripartire, riflette il credo dell’allenatore. La nostra arma è il gioco: mister Venturato ha portato idee nuove e ha fatto un lavoro importante. Il gruppo l’ha seguito con convinzione». Giocatori che t’hanno impressionato di altre squadre? «Tortori e Bracaletti della Feralpi. Poi Ferretti e Cesarini, forse un po’ discontinui ma fanno la differenza». Probabilità che il Pavia riesca a centrare i play off? «Deve inseguire e non è facile, però la squadra è forte. Direi un 50-60%».

Ore 15.40 – (La Provincia Pavese) Oggi pomeriggio il Pavia sosterrà l’allenamento di rifinitura e poi partirà per Cittadella dove domani sera alle ore 20 sarà impegnato nel posticipo della quinta di ritorno del girone A di Lega Pro al Tombolato sul campo della capolista Cittadella. Oggi gli azzurri sono a meno undici dalla vetta con il loro settimo (uno meno della Reggiana che ieri ha pareggiato colo Mantova). Quella di domani sera sarà una gara decisiva per il futuro del Pavia ? «Ci saranno poi ancora dodici gare di campionato quindi non decisiva ma importante perché al di là dei punti in palio e di quanti ne riusciremo a conquistare sarà un test d’esame per capire come stiamo contro la capolista Cittadella.Noi come loro siamo partiti con ambizioni, poi non abbiamo perso punti per strada rispetto al Cittadella. Ci sono stati cambiamenti tecnici e di giocatori e stiamo lavorando per ottenere il massimo. Per ora dobbiamo andare avanti di giornata in giornata senza preoccuparci della classifica. Tra sei-sette partite sarà diverso: a quel punto se saremo a quattro-cinque punti al massimo dalla vetta allora si potrà alzare l’asticella per puntare al primo posto finale. In caso contriamo dovremo, invece, concentrarci sulla conquista dei play off». Fondamentale è trovare la giusta amalgama al più presto tra i molti nuovi arrivati e la vecchia guardia del Pavia. «E’ normale che quando si cambia tanto ci sia una fase di assestamento naturale – ammette il portiere azzurro – Quando si va in ritiro, a inizio stagione, si ha un mese e mezzo non solo per mettere benzina nelle gambe ma per conoscersi e amalgamarsi. Ora, con sei-sette titolari nuovi, è normale che il meccanismo di squadra sia meno pratico. Ma è vero che diversi nuovi giocatori del Pavia sono qui da inizio gennaio ed è tempo di incominciare a fare risultati per risalire la classifica». Il Pavia, secondo Facchin non è poi così attardato: «L’Alessandria, considerata uno squadrone, ha perso punti nelle ultime giornate e nonostante un cammino non brillantissimo nelle scorse giornate siamo tornati solamente a tre punti da loro». Si è parlato molto del discorso attaccanti dopo la doppietta di Ferretti, escluso nelle giornate precedenti dopo l’arrivo di Sforzini. «L’attacco è sicuramente uno dei nostri punti di forza con i giocatori che abbiamo a disposizione. Sarà il mister a valutare se fare giocare i tre davanti insieme e come, o se scegliere di schierarne due di volta in volta. Di sicuro sono elementi che possono darci molto da qui alla fine del campionato».

Ore 15.20 – (Gazzettino) Manuel Iori, il capitano del Cittadella, finora ha realizzato quattro gol e sta ricalcando la sua migliore annata in veste di goleador, quella dei sette centri nel campionato 2006-07, culminata con la promozione in serie B nei play off a Cremona. La metà dei suoi gol nel campionato in corso, quelli con Padova e Reggiana, li ha messi a segno di sera. Se questi precedenti siano di buon auspicio per la partita di domani con il Pavia e la storia si ripeta secondo i cicli di Giambattista Vico, il capitano granata smorza ogni allusione, convinto che ogni vittoria bisogna guadagnarsela sul campo. «Sono cose che sono successe – sostiene – e che possono fare piacere, ma noi dobbiamo pensare ai nostri obiettivi attuali e lottare per raggiungerli nella consapevolezza che nessuno regala niente. Sulle due reti che ho realizzato di sera credo che sia una coincidenza, l’importante è che qualcuno faccia gol e siano utili al risultato. Tutto il resto non conta per la nostra classifica». Il vantaggio sulle dirette inseguitrici fa sicuramente morale, ma in un campionato che si sta dimostrando molto equilibrato bastano poche partite per rimettere tutto in discussione. Il centrocampista granata preferisce stare con i piedi per terra: «Noi non dobbiamo guardare adesso la classifica perchè conta solo il traguardo finale. C’è bisogno di canalizzare le nostre energie sul presente, di partita in partita, e non pensare ad altro». Avanti quindi con il Pavia, una squadra che va presa con le pinze, come spiega Iori: «A gennaio ha fatto un mercato importante ed era fin dall’inizio del campionato fra le favorite. Nel girone di andata non ha espresso al meglio le sue potenzialità, ha cambiato allenatore e con i nuovi arrivati si presenta al Tombolato fra le squadre più temibili. Per noi sarà una partita difficile e da affrontare con la massima determinazione». Il Cittadella arriva da quattro vittorie consecutive e nel girone di ritorno ha fatto bottino pieno contro squadre (Pro Piacenza e Renate) con le quali nell’andata aveva pareggiato. Segnali importanti di maturità e carattere, acquisiti cammin facendo dalla squadra di Roberto Venturato. Riprende il capitano: «Abbiamo affrontato nel modo giusto le ultime partite superando le difficoltà in corso di gara e mettendo sempre in pratica ciò che chiede l’allenatore. Fondamentale è dare continuità, vincere la prossima partita con il Pavia aumenterebbe ulteriormente l’autostima». Soprattutto in vista del derby con il Padova. «Ci penseremo da martedì – precisa – adesso è importante solo il Pavia». Sul pubblico granata conclude Iori: «C’è sempre stato un buon feeling, noi ci aspettiamo anche lunedì di essere supportati come è sempre stato fatto. In particolare durante la partite al Tombolato il calore dei nostri tifosi è particolarmente gradito». Questa mattina alle 11 allenamento di rifinitura, domani pranzo e ritiro, alle 20 fischio d’inizio, arbitra Giovane di Grosseto. Per i biglietti la sede è aperta domani dalle 9.30 alle 12.30 e dalla 15 alle 17. I botteghini dello stadio apriranno alle 18

Ore 15.00 – (Mattino di Padova) La notte porta consiglio. E, almeno sinora, porta pure vittorie. Il Cittadella capolista, che punta a riportare subito a sette i punti di vantaggio sulla concorrenza – dopo che ieri pomeriggio il Pordenone li ha ridotti a 4, liquidando 3-0 la Pro Patria con i gol di Strizzolo, Buratto e Berrettoni – in vista del posticipo col Pavia può confidare nei precedenti favorevoli. Tutte le volte che, in questa stagione, è sceso in campo sotto la luce dei riflettori ha sempre lasciato il Tombolato con il sorriso. È accaduto nel derby, vinto per 3-1 sul Padova, con la Reggiana, piegata 2-1, e, in Coppa Lega Pro, col Bassano, superato 2-1 negli ottavi di finale. Vedremo se la serie proseguirà con il match in cartellone domani sera alle 20, ripreso anche dalle telecamere di Rai Sport 1. Due ballottaggi. Stamattina alle 11.30 è prevista la seduta di rifinitura ma, per quanto riguarda i convocati, difficilmente si registreranno novità in ingresso: anche ieri Pascali ha continuato a lavorare a parte, è da escludere che possa essere della partita. Sarà confermata la linea difensiva vista a Piacenza nello scorso turno, con Scaglia e Cappelletti in mezzo. I principali dubbi riguardano centrocampo e attacco. In mediana, Zaccagni, Lora e Schenetti si contendono due maglie per andare ad affiancare Iori in cabina di regia. In attacco poi, si ripresenta il rebus di ogni week end: accanto all’inamovibile Litteri, Venturato potrebbe ripresentare Jallow, a segno una settimana fa. Ma non sempre essere andati a bersaglio ha garantito il posto in campo: Bizzotto, in rete con il Renate, ha guardato dalla panchina il match successivo. Di sicuro il modulo resterà il 4-3-1-2 che il tecnico di Atherton non ha più abbandonato proprio a partire dalla gara d’andata allo Stadio Fortunati, vinta 2-1 con i gol di Bobb e Coralli. La margherita di Brini. In casa lombarda, Brini recupera Siniscalchi in difesa e Sforzini in attacco: entrambi hanno scontato il loro turno di stop sabato con il Cuneo. Il Pavia effettuerà nel primo pomeriggio la sua seduta di rifinitura. Nel corso della settimana, il tecnico degli azzurri si è dilettato negli esperimenti, provando un inedito 4-3-1-2 a ricalcare quello del Citta, con Cesarini alle spalle di Sforzini e Ferretti. Sembra, però, solo una soluzione da adottare a gara in corso, perché difficilmente sarà abbandonato il consueto 4-2-3-1, con Sforzini ad agire al centro del reparto avanzato, Cesarini alle sue spalle e due ali offensive sulla trequarti. Ferretti, che pure viene dalla doppietta realizzata a Cuneo nello scorso turno, dovrebbe riaccomodarsi in panca. Azzi & C.: i tre ex. Tolto il secondo allenatore granata Gorini, che giocò nel Pavia una decina di anni fa, gli ex della sfida sono tutti nella rosa lombarda. Bellazzini, infortunato, non sarà della trasferta. Ci sono invece Marino, 15 presenze in maglia granata nella stagione 2013-2014, e il 21enne brasiliano Azzi, che dovrebbe agire da esterno sinistro e che, proprio nelle file del Cittadella, esordì in Italia, ingaggiato nel gennaio 2014. Per lui, che non fu confermato dal d.g. Marchetti a fine stagione, anche un gol nel derby col Padova. All’andata, in forza al Pavia c’era pure un altro ex, La Camera, ceduto al Como lo scorso 1 febbraio.

Ore 14.40 – (Corriere del Veneto) Non può essere sempre Gianluca Litteri a timbrare il cartellino. Domani, nel posticipo serale contro il Pavia in programma al Tombolato (ore 20), gli occhi saranno puntati, oltre che sul partner dell’ex centravanti della Ternana e del Vicenza (che dovrebbe essere Jallow), anche su Luca Chiaretti, che nelle ultime settimane non è stato brillante come nei momenti migliori del campionato. «E’ vero – ammette il talento granata – probabilmente nelle ultime settimane avrei potuto fare di più, ma la cosa importante è che la squadra abbia continuato a viaggiare a gran ritmo. Abbiamo acquisito un vantaggio molto importante sulle dirette concorrenti e sulle seconde (ieri il Pordenone ha vinto e si è fatto a -4, ndr ), ma il cammino è ancora lungo e dobbiamo giocare diversi scontri diretti. Dobbiamo essere concentrati, perché abbiamo visto e provato sulla nostra pelle come nessuno regali nulla e, anzi, spesso al primo errore si venga puniti severamente». Quanto alla formazione, in attesa delle novità in arrivo dalla rifinitura odierna, non ci dovrebbero essere scossoni clamorosi rispetto all’undici che ha battuto il Pro Piacenza otto giorni fa. I dubbi maggiori sono sulle corsie esterne in difesa, dove Benedetti, Nava e Salvi come sempre si giocano due maglie e in attacco, dove spesso e volentieri mister Roberto Venturato ha spiazzato tutti con scelte a dir poco sorprendenti a seconda dell’avversario che c’era di fronte. Dietro l’angolo si comincia ad avvertire già profumo di derby, ma il tecnico granata di Padova non vuole ancora sentire parlare. A Pavia, intanto, l’atmosfera sembra tornata serena, con una serie di risultati incoraggianti che hanno, di fatto, spazzato via i malumori delle settimane precedenti. Durante il suo giro nel centro di Pavia svolto in settimana il presidente Zhu ha voluto incontrare le due ragazze che gestiscono lo Shop-Up dell’Università, per il momento l’unico punto vendita delle divise ufficiali. Il massimo dirigente, accompagnato dalla moglie, ha sorpreso tutti quando ha voluto a tutti i costi comprare una maglia azzurra. «Presidente, questa la regaliamo noi a lei», hanno detto in coro le responsabili del negozio. «Assolutamente no, mi sembra il minimo che ne prenda una». Un’operazione simpatia per avvicinare i tifosi, dopo le polemiche ormai dissolte degli ultimi tempi. Zhu, peraltro, è sempre al centro dell’attenzione e c’è chi dice che sia in procinto di comprarsi il Bari: la notizia per ora è stata smentita, ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo e sarà bene tenere monitorata la situazione. Quanto alla formazione anti-Cittadella, è molto probabile la conferma dell’ex Paulo Dentello Azzi nel 4-4-2 di Brini. Il brasiliano sta crescendo e in settimana ha prenotato il gol dell’ex. La legge varrà anche questa volta?

Ore 14.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Spettatore da «senza voto» o quasi una settimana fa al Penzo col Montebelluna, decisivo mercoledì nella tana della Liventina. Guglielmo Vicario non ha tentennato e alzato il muro, blindando la sua porta in maniera provvidenziale per un Venezia che oggi ospita l’Abano a Sant’Elena – ore 14.30 – con l’unico obiettivo del terzo successo di fila. «Due prestazioni solide ci hanno portato sei punti fondamentali, figli soprattutto della rabbia per aver perso quel primo posto che avevamo fatto tanto per riprenderci all’inizio del 2016 – ricorda il 19enne udinese -. Normale che oggi tiferemo per la Virtus Vecomp contro il Campodarsego, speriamo che i veronesi abbiano lo stesso pizzico di fortuna che a noi era costato la sconfitta. Comunque sia chiaro che ciò non distoglierà la nostra totale concentrazione dall’Abano». Il meno tre non angustia troppo il numero uno arancioneroverde. «In palio ci sono ancora 36 punti, tra due settimane ci sarà lo scontro diretto al Penzo, sarebbe bello poterselo giocare per il sorpasso, però prima conta solo vincere con l’Abano e a Noale. Peraltro nei confronti dei nostri avversari odierni c’è grande voglia di rivalsa». All’andata il Venezia subì un contestato 2-2 al 90′. «Dopo aver dominato non fu facile digerire il primo pareggio dopo 7 vittorie consecutive. Vogliamo dimenticare quella giornata vincendo oggi, siamo carichi e convinti al punto giusto». Mercoledì il Venezia ha però concesso forse più del previsto alla Liventina. «Essendo rimasti in dieci abbiamo finito per schiacciarci un po’ troppo. Non abbiamo mollato di un passo, personalmente è ovvio che sono felice di aver contribuito togliendo il possibile 2-2 da sotto la traversa». Una prodezza che Vicario si tiene stretto. «Ne avevo bisogno, sentivo la necessità di aiutare un Venezia che concede poco o nulla ma che purtroppo ha preso troppi gol sull’unico tiro degli avversari. Alcune volte è mancata la mia mano, ora anch’io come tutti i miei compagni ho il morale alto per stendere un Abano che non commetteremo l’errore di sottovalutare».

Ore 13.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Terza partita in otto giorni e bottino da incrementare con la speranza che la capolista Campodarsego inciampi a Verona. Dopo i successi su Montebelluna e, mercoledì, sulla Liventina, il Venezia vuole fare il tris oggi al Penzo contro l’Abano. «Veniamo da due risultati importanti, ora cerchiamo la continuità — dice mister Giancarlo Favarin al rientro dopo i due turni di squalifica — il clima è buono, c’è la consapevolezza che siamo lì a giocarcela, al di là dei punti di vantaggio o svantaggio. Poi, è chiaro che si spera che qualcosa cosa possa accadere», riconosce il tecnico arancioneroverde pensando alla sfida parallela con il Campodarsego. Sulla carta, infatti, la giornata di oggi dovrebbe essere più favorevole al Venezia, rispetto alla capolista che oggi pomeriggio va a fare visita alla Virtus Vecomp: tre settimane fa i veronesi avevano battuto gli arancioneroverdi, allora in testa alla classifica, e il Venezia spera che facciano altrettanto con i biancorossi padovani. Il distacco è sempre di 3 punti, mancano due settimane allo scontro diretto e arrivarci con un divario inferiore o azzerato sarebbe importante. Intanto però c’è da pensare all’Abano, squadra da non sottovalutare come insegna il 2-2 dell’andata. Fu il primo «stop» dopo sette vittorie consecutive, arrivato nei minuti di recupero e complice una notevole svista arbitrale: il gol del pareggio infatti scaturì da un pallone che aveva ampiamente oltrepassato la linea laterale. E si può dire che il rapporto tra Venezia e classe arbitrale si sia incrinato proprio da allora. Nel frattempo la squadra termale ha cambiato molto con il mercato invernale e ora si trova nella parte medio-alta della classifica con 32 punti (ma una partita in meno) a -11 dalla zona play off. In panchina da dicembre siede Karel Zeman, il figlio di Zdenek, mentre sono arrivati gli attaccanti Fusciello, Caridi, Gnago e l’ex Pepe. «L’Abano ha cambiato molto in attacco — conferma mister Favarin — con giocatori dotati di buona tecnica. E’ una squadre che ha fatto meglio in trasferta, mi aspetto un gioco impostato sulle ripartenze». Il tecnico oggi non potrà contare sul suo vice Langella (squalificato) e dovrà fare a meno della punta Lattanzio, fuori per un turno; rientra invece Acquadro. In campo si profila il turn over, anche in funzione del turno infrasettimanale giocato mercoledì, ma non solo. Tra i convocati non figurano Maccan e Calzi, fuori per scelta tecnica: in particolare Maccan non ha convinto mercoledì. Out Cernuto (febbre), spazio a Beccaro. Dovrebbero rifiatare in panca Serafini e Marcolini, per Gualdi e Soligo. Davanti rientra Carbonaro.

Ore 13.30 – (La Nuova Venezia) Obbligato a vincere, come sempre, per rimanere agganciato al Campodarsego. Sperando che oggi la Virtus Verona tolga anche alla capolista quello che ha sottratto agli arancioneroverdi due settimane fa. Intanto, però, il Venezia dovrà domare l’Abano di Zeman junior, prima squadra a fermare gli arancioneroverdi (2-2) quando sulle due panchine sedevano ancora Favaretto e De Pieri. Altri tempi, Venezia allora capolista e non inseguitore, con una iniezione di nuovi giocatori su ambo i fronti nel corso dell’inverno. Terza partita in sette giorni, la rosa ampia consente a Favarin un’ampia scelta. Così, oltre allo squalificato Lattanzio, sono rimasti a casa l’influenzato Cernuto (con Beccaro promosso al fianco di Modolo), Calzi e Maccan, mentre si rivede dal primo minuto Gualdi, l’incursore di Favaretto (4 reti, l’ultima a Castelfranco) che più degli altri ha pagato il passaggio del centrocampo da tre a due elementi. Marcolini e Serafini partiranno dalla panchina, come il rientrante Ferrante, mentre Innocenti e Fabiano si giocano l’ultima maglia in attacco con Carbonaro nuovamente al centro, si ricostituisce in mezzo al campo la coppia Soligo-Acquadro. Zeman sembrava aver trovato il passo giusto dopo le festività natalizie: quattro vittorie di fila e un pareggio con la zona playout lasciata a distanza, poi il rinvio del match con la Virtus Verona e la sconfitta di mercoledì (1-2) in casa contro la Luparense dopo essere andato in vantaggio con Fusciello. Fedele al 4-3-3 di ispirazione paterna, Karel Zeman miscela spesso la formazione iniziale: toccherà a Pramparo affiancare l’esperto danese Thomassen(ex Padova) al centro del difesa, in porta Giacomo Bettin, di San Donà di Piave, che è già stato al Penzo all’andata con la Liventina, ritorna Bortolotto a centrocampo, mentre il tridente offensivo dovrebbe essere composto da Gnago (ex Sacilese)-Caridi-Fusciello. Non ci sarà il “giustiziere” del Venezia nel match d’andata, Luca Munarini a gennaio passato al Legnago, e nemmeno l’ex Nicola Segato ceduto al Budoni. Probabili formazioni Venezia (4-2-3-1): 1 Vicario; 2 Luciani, 5 Beccaro, 6 Modolo, 3 Galli; 4 Soligo, 8 Acquadro; 7 Volpicelli, 10 Gualdi, 11 Innocenti; 9 Carbonaro. A disposizione: 12 Andreatta, 13 Ferrante, 14 Busatto, 15 Taddia, 16 Marcolini, 17 Callegaro, 18 Fabiano, 19 Chicchiarelli, 20 Serafini. Allenatore: Giancarlo Favarin. Abano (4-3-3): 1 Bettin; 2 Tescaro, 5 Pramparo, 6 Thomassen, 3 Zattarin; 4 Ballarin, 8 De Cesare, 10 Bortolotto; 7 Gnago, 9 Caridi, 11 Fusciello. A disposizione: 12 Rossi Chauvenet, 13 Creati, 14 Maistrello, 15 Cuccato, 16 Ginestra, 17 Rampin, 18 Bertipaglia, 19 Ambrosi, 20 Rubinar. Allenatore: Karel Zeman. Arbitro: Natilla di Molfetta.

Ore 13.00 – (Gazzettino) È una tappa molto importante quella che affronta oggi alle 14.30 il Campodarsego sul campo della Virtus Vecomp, quinta forza del campionato e capace di battere il Venezia nel precedente turno casalingo. In più i veronesi arrivano freschi alla sfida con Bedin e compagni, dato che non hanno giocato le ultime due partite. «Se sarà un vantaggio o uno svantaggio lo vedremo in campo – sottolinea Antonio Andreucci – In teoria dovrebbero averla preparata meglio, poi noi siamo abituati da inizio anno a smentire tutti i pronostici. Le insidie? Hanno un organico di alto livello in tutti i reparti, la loro forza non è in discussione». Tra Campodarsego e Virtus Vecomp ci sono 20 punti di differenza in classifica. «Contano relativamente in una partita secca, mi aspetto una gara giocata a viso aperto». Le vittorie aiutano anche a dimenticare le fatiche degli impegni ravvicinati. «Ho visto bene i ragazzi, arriveremo pronti anche a questo appuntamento». Tanasa rientra dalla squalifica ma non è al meglio, Zecchin ha giocato ieri con la squadra juniores e oggi sarà in panchina. Il Campodarsego spera magari anche in un favore dall’Abano che è di scena al Penzo con il Venezia. «Sappiamo che partiamo sfavoriti e tutto ciò che viene è guadagnato – afferma Karel Zeman – Spero che la squadra si esprima bene, se poi non sarà sufficiente per fare risultato mi interessa relativamente dato che preferisco vedere buone prestazioni. Mercoledì con la Luparense San Paolo ci siamo espressi come mai avevo visto prima d’ora e dispiace aver perso nella ripresa dopo un primo tempo giocato a livelli sontuosi». Tra i neroverdi Maistrello è acciaccato, mentre Bortolotto e Rampin non sono al meglio. Fari puntati anche al Nuovo Comunale di Este per lo scontro diretto tra i giallorossi e il Belluno, unica squadra che al momento è stata capace di sconfiggere la truppa di Andrea Pagan. «Una partita particolare anche per la classifica dato che noi siamo terzi e loro quarti. È una prova della verità per noi, considerato che ci hanno battuto all’andata. Siamo sereni, l’unico rammarico è avere avuto a disposizione solo due mezzi allenamenti per prepararla, anche se abbiamo le idee molto chiare su quello che dobbiamo fare». Belluno invece che ha saltato il turno infrasettimanale. «Di sicuro saranno più riposati di noi, ma pensiamo solo a fare il nostro sul campo». Il pubblico di casa può darvi una spinta in più. «Devo ringraziarli pubblicamente per il sostegno che ci danno in ogni occasione, giocare una sfida così impegnativa in casa è meglio». Rinfrancata dal successo con l’Abano, la Luparense San Paolo punta al bis nella sfida casalinga con il Montebelluna. Una vittoria consentirebbe di portare a otto le lunghezze di vantaggio sui trevigiani invischiati nella zona pericolosa della classifica. Così il tecnico Enrico Cunico: «Per noi deve essere come una finale. Una vittoria ci consentirebbe di dare continuità, fermo restando che queste sono partite nelle quali è vietato perdere. Loro arrivano da cinque sconfitte, però sono una squadra viva. Se partiamo forte, possiamo metterli ancora più in difficoltà sul piano mentale. Mi aspetto che i ragazzi confermino i segnali positivi di mercoledì, li voglio pimpanti». Ancora ai box per squalifica lo stesso Cunico e Pignat, rientra Cavallini.

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Una domenica, tanto per cambiare, fondamentale. Per le quattro squadre padovane di Serie D sarà un’ottava giornata tutta da vivere (calcio d’inizio alle 14.30): la capolista Campodarsego sarà ospite della Virtus Vecomp Verona, quinta forza del campionato. Affascinante sarà pure il match del Nuovo Stadio fra Este e Belluno. In casa ci sarà pure la Luparense col Montebelluna, ma sarà Venezia-Abano la partita più attesa del giorno di San Valentino, con gli aponensi spinti dal tifo delle “cugine” di alta classifica. CAMPODARSEGO. I biancorossi seguiranno a distanza le gesta dell’Abano, certo, ma per riconfermare il primato solitario dovranno battere la Virtus Vecomp (arbitro Matteo Gariglio di Pinerolo). La compagine veronese non ha disputato le ultime due partite contro Abano e Calvi Noale, sulla carta difficili, per una visita alle strutture dell’Ajax (ad Amsterdam) e potrebbe dunque avere un piccolo vantaggio dal punto di vista atletico. Il “Campo” ha qualche partita in più sulle gambe, ma la carica data dalle cinque vittorie consecutive e dal testa a testa appassionante col Venezia potrebbe fare la differenza al “Gavagnin-Nocini”, considerato alla stregua di un “corridoio” per le misure piuttosto contenute, soprattutto in larghezza. Formazione Campodarsego (4-3-3): Vanzato; Bortot, Gal, Ruopolo, Buson; Pelizzer, Piaggio, Bedin; Radrezza, Kabine, Aliù. All. Andreucci. ESTE. Vuole continuare a stupire l’Este che, con il Belluno (arbitro Carina Susana Vitulano di Livorno), vorrebbe portare a sette le vittorie consecutive. Numeri da capogiro per gli uomini di Andrea Pagan, che si troveranno di fronte una formazione scafata, che ha pure ottenuto dalla Federazione il rinvio del match di mercoledì con il Ripa. I gialloblù, tra l’altro, sono quarti: con una vittoria, l’Este potrebbe allungare (forse definitivamente) sulla diretta inseguitrice, ora a -7, e provare ad acciuffare le due di testa. Formazione Este (4-3-3): Lorello; Favaro, Montin, Guagnetti, Rosina; Caporali, Arvia, Maldonado; Marcandella, Mastroianni, Coraini. All. Pagan. ABANO. L’Abano ha almeno due buoni motivi per provare a battere il Venezia (arbitro Fabio Natilla di Molfetta): riscattare la sconfitta nel turno infrasettimanale con la Luparense e prendersi la rivincita coi Leoni Alati dopo il beffardo pareggio dell’andata. La classifica, ora come ora, non può essere uno stimolo per la truppa di Karel Zeman, nona (con una partita da recuperare) e a debita distanza dai playout. Resta comunque la possibilità di togliersi una bella soddisfazione allo stadio “Penzo” di Venezia, grazie al bel gioco portato dal Boemo junior. Formazione Abano (4-3-3): Bettin; Tescaro, Pramparo, Thomassen, Zattarin; Ballarin, De Cesare, Bortolotto; Gnago, Caridi, Fusciello. All. Zeman. LUPARENSE. Con la vittoria di Abano, i Lupi hanno ripreso a macinare punti. Parte del merito va al nuovo acquisto Filippo Pittarello, autore di una doppietta e già punto di riferimento dell’attacco rossoblù. Al “Casée” di San Martino di Lupari arriva un Montebelluna (arbitro Marco Rossetti di Ancona) in piena lotta salvezza e alla ricerca di punti dopo cinque sconfitte consecutive.. Mister Enrico Cunico, ancora out per squalifica (al suo posto il vice Brazzale), dovrà rinunciare al centrocampista Abubakar, in ripresa da un leggero infortunio. Formazione Luparense (3-4-3): Rossetto; Antonello, Baggio, Pregnolato; Sanavia, Cavallini, Giglio, Perosin; Roveretto, Pittarello, Beccaro. All. Brazzale.

Ore 12.10 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Pierpaolo Spettoli): Favaro 6; Dionisi 6, Diniz 6.5, Sbraga 6.5, Favalli 6.5; Ilari 6 (Baldassin sv), Corti 6, De Risio 6, Mazzocco 6 (Petrilli sv); Neto Pereira 6.5, Altinier 6 (Sparacello sv).

Ore 12.00 – (Gazzettino) A questo punto si tira un po’ il fiato e il Padova, pur non brillando, trova le misure in mezzo al campo senza concedere agli avanti di casa altre opportunità. Anche perché dietro Diniz e Sbraga chiudono tutti i varchi, mentre Favaro si dimostra impeccabile nelle uscite. È semmai quando si tratta di riproporsi che alla truppa di Pillon manca la cattiveria giusta, nonostante l’impegno di Neto Pereira e Altinier. Bisogna attendere l’ultima azione della frazione per vedere la più ghiotta palla gol del match per il Padova. Sbraga mette una palla lunga che sembra sotto controllo di Mladen, con un guizzo Neto Pereira gliela ruba appoggiando immediatamente al centro per Altinier, il suo tocco ravvicinato (pressato da Bassoli) è respinto fortunosamente da Coser. Nella ripresa si vede un Padova migliore. Con il baricentro decisamente più alto tiene in scacco nella propria metacampo il Sudtirol, anche se non arriva a creare presupposti interessanti. Eccezione fatta per l’incornata di Altinier (cross di Favalli) che sorvola la traversa. Pochi minuti ed è Neto Pereira a sfruttare una sbavatura di Bandini per provarci con un destro da posizione leggermente defilata, Mladen è sulla traiettoria mettendo in angolo. Fin qui la squadra non concede nulla sul piano difensivo, se non un calcio piazzato a metà frazione (fallo di Sbraga su Gliozzi): Bandini trova la porta, ma Favaro è reattivo nella deviazione in angolo. Pillon mette dentro anche forze fresche per il rush finale (Sparacello per Altinier e Petrilli al posto di Mazzocco). Pur mettendoci buona volontà, la zampata non arriva. E alla fine può andare bene così, con l’immancabile saluto dei giocatori sotto il settore riservato agli ultras.

Ore 11.50 – (Gazzettino) Non arriva la terza vittoria di fila, ma è un pareggio da accettare con il sorriso. Il Padova porta via un punto da Bolzano che consente di allungare a nove gare la serie positiva e l’imbattibilità della gestione Pillon. E anche la classifica ne guadagna. Biancoscudati un po’ frenati nella prima frazione nonostante l’occasionissima sui piedi di Altinier a pochi secondi dal riposo, piglio più determinato nella ripresa con Neto Pereira e compagni che hanno alzato il baricentro esercitando una pressione costante nei confronti degli altoatesini, anche se è mancato il guizzo per fare propria l’intera posta. Alla fine comunque il risultato ci può stare, tenuto conto che in avvio il Sudtirol ha fatto tremare la porta con un palo di Bandini. Tutto come previsto nell’undici biancoscudato, dove Mazzocco rileva sulla corsia mancina Petrilli. Partenza con il turbo e per una decina di minuti entrambe le squadre cercano di affondare il colpo. I primi squilli sono di casa quando Gliozzi inventa un rasoterra che attraversa tutta l’area piccola, Crovetto rimette al centro e nel prosieguo dell’azione Furlan si vede il tiro rimpallato in extremis da Diniz. Pochi istanti ed è brivido grande questa volta su calcio di punizione (fallo del difensore brasiliano su Gliozzi): l’esecuzione di Bandini picchia contro il palo più lontano, con Favaro scavalcato dalla traiettoria. La replica biancoscudata non tarda ed è Neto Pereira a favorire l’inserimento in area di Mazzocco in area, il cui diagonale mancino si spegne di poco sul fondo. L’ultima cartuccia dell’avvio arrembante è ancora però di marca altoatesina con Fink che si trova solo all’altezza della lunetta dell’area, il suo destro non trova la porta.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Guardando alla classifica, si può pensare a obiettivi più importanti come i play off? «Per farlo bisogna alzare l’asticella dei punti dato che così non sono sufficienti. Pensiamo a fare bene le prossime gare, però dico la verità: qui sapevo che era difficile vincere, anche se avremmo voluto farlo». Per Alessandro Favaro è stato il ritorno in porta dopo quasi un girone in panchina. «Sono soddisfatto e se con i compagni l’intesa funziona, è frutto del lavoro che facciamo ogni giorno. Siamo contenti per questo risultato che ci permette di dare continuità. Nel secondo tempo meritavamo qualcosa in più, ma davanti avevamo una buona squadra». Sul palo colpito da Bandini. «È stato bravo lui, ha fatto un bel tiro, per fortuna è andata bene». È il momento di Carlo De Risio, questa la sua disamina. «L’allenatore ci aveva chiesto di aggredirli per tutta la partita, nel primo tempo non ci siamo riusciti e abbiamo sofferto un po’, nella ripresa siamo venuti fuori. Abbiamo dei rimpianti perchè abbiamo rischiato di vincere, ma siamo felici per la prestazione. Questa è comunque la strada giusta, è un pareggio che ci dà morale». Sulla sua prestazione, terza da titolare, il centrocampista aggiunge: «Sono molto tranquillo e sereno, cerco di allenarmi sempre al massimo e una mia caratteristica è quella di non mollare mai. Ho fatto solo tre gare, la strada è ancora lunga e spero di continuare a giocare».

Ore 11.30 – (Gazzettino) Tutti d’accordo nel dopo gara, è un pareggio che soddisfa. E anche Bepi Pillon si allinea al presidente Giuseppe Bergamin. «È un risultato positivo dato che è stato ottenuto contro un’ottima squadra che gioca molto bene al calcio. Non era facile venire qui e fare ciò che abbiamo fatto, per di più che il campo era difficile. Fino all’ultimo però abbiamo cercato di conquistare i tre punti e ci sono stati un paio di episodi per segnare: mi riferisco alla conclusione di Mazzocco, e soprattutto all’occasione di Altinier nel finale del primo tempo. Se va dentro quella palla, cambia la partita».
Quindi aggiunge: «È vero che loro hanno preso un palo, ma siamo stati bravi a non concedere quasi nulla a una squadra che nelle gare precedenti aveva costruito sempre molte opportunità. Siamo stati corti e compatti, e li abbiamo messi in difficoltà. Davvero un peccato non avere vinto, ci abbiamo provato, senza però riuscirci. Nel secondo tempo ho fatto delle sostituzioni offensive proprio per cercare la vittoria: ripeto, abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. Ora guardiamo avanti al Cittadella, ce la giocheremo come abbiamo sempre fatto». Pur non trovando il gol, la squadra ha confermato di essere in salute. «Siamo in crescita e l’abbiamo dimostrato finendo meglio la partita degli avversari sul piano fisico. Anche se questa non è stata una partita spettacolare, ma anche il terreno di gioco non ha aiutato». Come valuta la prestazione di Mazzocco come esterno mancino? «Ha fatto quello che doveva fare, ha avuto anche l’occasione per segnare. Petrilli? L’ho lasciato fuori perchè non si è allenato in settimana, e aveva saltato qualche giorno anche la settimana precedente. Ho scelto Mazzocco anche perché ho preferito avere un esterno di contenimento, considerato che Bandini spingeva molto».

Ore 11.20 – (Gazzettino) «Abbiamo disputato una buona partita, ci è mancato solo il guizzo risolutore». Il presidente Giuseppe Bergamin si tiene stretto il pareggio ed elogia i biancoscudati:. «Ancora una volta abbiamo dimostrato di avere una quadratura da squadra importante. Il pareggio come sempre vale un punto, ma abbiamo disputato una buona gara, pur facendo meglio nel secondo tempo. Era comunque difficile giocare su un campo del genere dato che era un po’ dissestato. Nella prima frazione li abbiamo comunque contrastati con efficacia, nella ripresa siamo stati più aggressivi, anche se come detto è mancato il tocco per risolvere la partita. Sinceramente me l’aspettavo da un momento all’altro, ma non è arrivato. Comunque questo pareggio è un buon risultato». E la squadra nella seconda frazione ha messo in luce anche una condizione fisica migliore rispetto agli avversari. «Proprio così, e abbiamo dato dimostrazione di avere buone individualità, oltre a essere un buon complesso di squadra». Intanto, questa mattina i biancoscudati si ritroveranno alla Guizza per l’allenamento, domani giorno di riposo, e da martedì si comincerà a preparare il derby con il Cittadella all’Euganeo.

Ore 11.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Tanti nulli, eppure solo 4 sconfitte. La squadra può giocarsela con tutti”) Sette vittorie, undici nulli (compreso quello di ieri a Bolzano) e quattro sconfitte. Ecco, numeri alla mano, il bilancio del Padova quando mancano 12 partite da qui al termine della stagione regolare, e ben sette di queste si giocheranno all’Euganeo. Se è vero che, insieme alla Cremonese, quella allenata oggi da Pillon è la squadra che ha raccolto il maggior numero di pareggi, è altrettanto assodato che si perde poco, anzi non si perde proprio. In due mesi e mezzo, da quando è arrivato, l’allenatore trevigiano ha lavorato a fondo sul gruppo lasciatogli da Parlato, formato da giocatori che avevano bisogno soprattutto di essere rasserenati e che, in alcuni casi, non avevano reso secondo le loro capacità, ed ha ottenuto alcuni significativi risultati: innanzitutto la chiarezza sulla disposizione in campo, visto e considerato che si è cambiato modulo, sposando in toto il 4-4-2; poi la sicurezza del reparto arretrato, che con l’innesto di Sbraga (sacrificato Fabiano, che resta comunque un valido difensore) ha sensibilmente aumentato il suo livello di graniticità, testimoniato dal fatto che da tre giornate la porta è inviolata; infine, una crescita imperiosa a livello di condizione fisica, perché nei secondi tempi – e non è più un caso – il Padova viene fuori, impone il suo tasso tecnico e la sua corsa e crea i presupposti per centrare il risultato pieno. Quali i difetti che vanno limati (perché ci sono anche quelli…)? Sicuramente il bisogno di un maggiore equilibrio nel rendimento all’interno della stessa gara (ieri, ad esempio, com’era accaduto all’andata, si è sofferto l’arrembante partenza del Sudtirol), con un approccio che, specie in trasferta, può e deve migliorare; a seguire, una “cattiveria” agonistica più insistita, non a “strappi”, in determinati momenti il pressing feroce che scatta già oltre la metà campo, con i vari Corti, De Risio e gli esterni, è in grado di creare seri imbarazzi agli avversari, e i difensori altoatesini lo hanno testimoniato; e poi ancora la necessità di essere più lucidi negli ultimi 20 metri, dove i fraseggi in velocità devono essere più precisi, per contare sul fattore-sorpresa. Più si va avanti, e più il Padova ha margini importanti di crescita. Dipenderà non solo dalla convinzione che Pillon saprà trasmettere ai giocatori, ma anche e soprattutto dalla forma atletica di gran parte di essi. Con la primavera arrivano i terreni asciutti e questo può tramutarsi in un vantaggio per i biancoscudati, che a livello di tecnica hanno pochi rivali nel girone A. Il “mercato” invernale ha alzato il livello complessivo della squadra, l’ha resa più forte, tant’è vero che il suo provvisorio nono posto è in sintonia con gli obiettivi dichiarati l’estate scorsa, ma è anche vero che, Cittadella e Pavia a parte, non ha perso con nessun’altra delle compagini che la precedono. In un raggruppamento dove l’equilibrio regna sovrano, la differenza la possono determinare la condizione e il morale. Sotto questo profilo, il derby di domenica 21 capita al momento giusto: contro la “corazzata” del torneo il Padova non parte affatto battuto. Può giocarsela alla pari e sperare nell’impresa. Non ce ne vogliano i tifosi granata, ma così diventerebbe tutto più bello.

Ore 10.50 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Favaro 6.5; Dionisi 6, Diniz 7, Sbraga 7, Favalli 6; Ilari 6 (Baldassin sv), Corti 6.5, De Risio 6.5, Mazzocco 6 (Petrilli sv); Altinier 6 (Sparacello 6), Neto Pereira 6.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Neto Pereira & C. sono apparsi più decisi e convinti, imponendo anche la loro maggiore fisicità. Al 21’, dopo che Altinier di testa aveva girato alto un bel cross di Favalli (15’), Neto ha calciato a colpo sicuro dentro l’area, imbattendosi, per sua sfortuna, nel corpo del capitano Furlan, che ne ha deviato il tiro sul fondo. Poco dopo, Favaro è volato in tuffo sulla sua destra, neutralizzando una splendida punizione del solito Bandini e mettendo in corner (25’). Alla fine, un cross di Dionisi, “spizzicato” di testa da Sparacello, ha posto Neto Pereira in condizione di finalizzare al meglio, ma il brasiliano ha spedito alto dall’interno dell’area. La sua posizione, tuttavia, era viziata da fuorigioco e l’arbitro avrebbe annullato in caso di rete (45’). Le altre volano. Qualcuno storcerà il naso, visto ciò che ha combinato il Pordenone scatenato di questi tempi (sesto successo di fila), balzato al secondo posto provvisorio e che costringe ora chi è dietro a tenere il passo per non uscire dai playoff. Che lo storca pure, il Padova va avanti ancora, rimanendo attaccato al carro. Cinque punti di distacco dalle terze/quarte sono sempre tanti, e per ora non si può pretendere di più. Semmai, applaudire.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Da lì in poi , invece,più nulla di significativo da registrare, a testimonianza dell’equilibrio registrato su un terreno infame (la pioggia lo aveva appesantito troppo), sino agli ultimi secondi della frazione, quando la squadra di Pillon è andata vicinissima al vantaggio: Neto ha rubato palla sulla sinistra a Mladen e ha indirizzato a centroarea, dove Altinier ha bruciato sullo scatto il proprio controllore deviando al volo verso la porta e trovando il piede provvidenziale di Coser a negargli la gioia del gol (45’). Difficoltà a finalizzare. Dunque, un Padova capace sicuramente di tenere testa agli altoatesini, desiderosi di riscatto, ma non così pungente come nelle precedenti occasioni. Ciò è dipeso pure dal fatto che non era semplice affrontare un Sudtirol che a centrocampo, sulle ripartenze, passava regolarmente da tre a cinque uomini e che, quando rovesciava il gioco nella metà campo biancoscudata, rischiava di far male, con inserimenti azzeccati fra le linee. L’assenza di Petrilli, pur dando atto a Mazzocco di non essere andato male, si è fatta sentire sino all’intervallo soprattutto negli “uno contro uno”, dove spesso il torinese fa la differenza. Nella ripresa, la bilancia della sfida è tornata ad avere, come in partenza, i due piatti in equilibrio, per pendere successivamente tutta dalla parte del Padova.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Ci sono pareggi e pareggi. Alcuni che fanno storcere la bocca, altri che sono bene accetti. Nella serie positiva di Bepi Pillon al Padova (nono risultato utile consecutivo su nove gare), a cui si aggiunge il nullo di Busto Arsizio, quello sì intriso di rabbia e maledizioni, costato il posto a Parlato, all’1-1 colto in extremis al “Garilli” contro la Pro Piacenza si somma questo 0-0 del “Druso” di Bolzano, che smuove ancora la classifica e che poi tanto brutto non è, anzi. Perché i biancoscudati hanno disputato una discreta partita – meglio nella seconda parte che nella prima – contro un avversario solido e pimpante, reduce da tre pareggi e una sconfitta, e che non riesce a vincere più davanti ai propri tifosi dal 19 dicembre scorso, quando superò la Pro Piacenza 2-1. E perché comunque un punto fuori casa è sempre utile a corroborare il morale di una formazione che, dopo il cambio di guida tecnica, non ha mai perso. Avvio pirotecnico e palo. Non è stato un primo tempo da far spellare le mani per gli applausi, eppure le premesse per una partita tirata e spettacolare c’erano tutte, a giudicare dai fuochi d’artificio sparati, su un fronte e sull’altro, nei dieci minuti iniziali: una conclusione insidiosa di Crovetto respinta dalla difesa veneta (2’), un gran tiro di Mazzocco da fuori area alto (6’), una punizione a giro dell’ottimo Bandini che ha mandato il pallone a stamparsi all’incrocio dei pali alla sinistra di Favaro (7’), una bella iniziativa di Neto Pereira con appoggio in area a Mazzocco, il cui diagonale di sinistro si è perso di un soffio sul fondo (9’), un bel destro da lontano di Fink finito un paio di metri a lato della porta ospite (10’).

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Rispetto al passato, la squadra ha mostrato anche di avere più di un’alternativa di valore, considerate le buone prestazioni di Mazzocco e Favaro. «Ho lasciato fuori Petrilli perché è stato fermo tutta la settimana. Ho preferito mettere un giocatore di quantità perché loro giocavano con tre mediani e a destra spingevano molto con Bandini. Mazzocco ha fatto ciò che gli ho chiesto e anche Favaro si è disimpegnato bene. L’infortunio di Petkovic non mi ha preoccupato, vedo Favaro ogni giorno in allenamento e lo considero un portiere dall’ottimo avvenire». Altro Bepi e altro leggero sorriso sotto il baffo: «Ho visto ancora una volta un Padova che ha dimostrato di avere l’ossatura di una formazione importante», il commento del presidente biancoscudato Bergamin. «Sicuramente ci siamo espressi meglio nella ripresa, peccato solo per le condizioni dissestate del campo. Sono contento perché la nostra condizione fisica è buona e si è visto nel finale di gara. Ci è mancato solo il guizzo decisivo per trovare il gol, ma non credo che non si sia osato a sufficienza. Certe volte bisogna anche accontentarsi».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Anche per questo prevale il rammarico per non aver portato a casa l’intera posta in palio? «Sì, c’è un po’ di rammarico visto che le occasioni più importanti le abbiamo avute noi, nonostante il loro palo su punizione in avvio. Nelle ultime partite il Sudtirol aveva creato tantissimo, invece con noi non è riuscito ad essere molto positivo, grazie soprattutto alla nostra compattezza. Potevamo vincere, peccato, gli episodi non sono girati dalla nostra parte, ma la striscia positiva continua e ci fa guardare avanti con fiducia. Ai ragazzi non posso rimproverare nulla perché hanno dato tutto quello che potevano». Il Padova resta, in questo modo, sempre nel guado di metà classifica, più vicino ai playoff che ai playout. Ma si può sperare realmente di agguantare il treno per gli spareggi-promozione? «Per farlo dovremo alzare l’asticella dei punti e far bene nelle prossime gare. Adesso pensiamo solo al Cittadella, contro cui ce la giocheremo come abbiamo sempre fatto. Siamo in crescita sia fisicamente che di testa, sappiamo soffrire quando c’è da soffrire, sappiamo reagire quando è il momento».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) C’è punto e punto. C’è il pareggio contro la Pro Piacenza che fa bollire il sangue nelle vene di un arrabbiatissimo Bepi Pillon e c’è lo 0 a 0 strappato al Sudtirol che soddisfa quasi pianamente il tecnico trevigiano. Il Padova non riesce a cogliere la terza vittoria consecutiva, rallenta un po’ in classifica, ma supera indenne lo scoglio altoatesino, molto temuto dallo staff tecnico alla vigilia. Ecco perché, nel dopo-partita, il sorriso sotto al baffo del mister trevigiano è ben più che accennato: «Il risultato è positivo e raccolto contro un’ottima squadra, che si è sempre distinta per qualità e organizzazione di gioco», la sua analisi. «Non era facile venire qui e far quello che abbiamo fatto noi, soprattutto considerate le condizioni del terreno di gioco, che impedivano le ripartenze veloci e hanno anche limitato lo spettacolo. Era la classica partita che poteva essere risolta da un episodio, e noi la palla buona l’avevamo anche avuta con Altinier a fine primo tempo. Fosse entrata, sarebbe cambiata la gara».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «In allenamento ho affinato una buona intesa con i difensori e voglio continuare così. Adesso la testa va al Cittadella, sperando di riprenderci anche contro i granata quanto lasciato per strada all’andata». Chi invece non c’era un girone fa è Carlo De Risio, rivelatosi acquisto più che azzeccato nel mercato di gennaio. In meno di un mese il centrocampista abruzzese ha preso in mano le chiavi della mediana, offrendo quelle geometrie che spesso erano mancate nella prima parte di stagione. «Ma ho giocato solo tre partite, la strada da fare è ancora molto lunga», si schermisce l’ex giocatore della Juve Stabia. «Spero solo di continuare così e magari regalarmi anche qualche gol. Sono molto sereno, dò sempre il massimo e la mia caratteristica principale è quella di non mollare mai». Anche il Padova prova a non mollare l’osso, nonostante il pareggio abbia un po’ rallentato la risalita. «Alla fine è un buon risultato contro una formazione che punta ai playoff. Io credo che questo punto ci dia morale per continuare di questo passo e affrontare nel migliore dei modi il Cittadella. È stata una partita molto dura a centrocampo, il campo non ci ha aiutato, ma siamo riusciti lo stesso ad uscire alla distanza e potevamo anche vincere».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il suo esordio all’Euganeo, a 20 anni appena, non era stato certo da ricordare. Non tanto per colpa sua, quanto per una prestazione molle della squadra, fattasi schiacciare e sconfiggere dal Sudtirol. Ecco perché, un girone dopo, Alessandro Favaro (tornato titolare per via dell’infortunio di Petkovic) non può che accettare di buon grado il pareggio di Bolzano. «Siamo contenti per aver dato continuità di risultati, anche perché abbiamo guadagnato un punto contro un’ottima squadra come il Sudtirol», commenta il portiere. «Nel secondo tempo meritavamo qualcosa in più, ma siamo soddisfatti del pareggio, vista la caratura dell’avversario». Non c’è un po’ di rammarico per non aver colto la terza vittoria consecutiva, che avrebbe proiettato il Padova nelle zone alte della classifica? «C’è un po’ di rimpianto, soprattutto per l’occasione di Altinier, che, se fosse entrata, credo ci avrebbe consegnato i tre punti. Io resto comunque felice per il pareggio ottenuto». Sul piano personale, com’è stato riassaporare il campo dopo tre mesi in panchina? «Credo di essermi fatto trovare pronto, sono stato fortunato nel primo tempo, visto che la punizione è sbattuta sul palo».

Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Favaro 6; Dionisi 6, Diniz 6.5, Sbraga 6.5, Favalli 6; Ilari 5 (Baldassin sv), Corti 6, De Risio 6, Mazzocco 6.5 (Petrilli 6); Neto Pereira 7, Altinier 5.5 (Sparacello 6).

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Al 7’ la migliore chance della giornata: Bandini con una strana traiettoria colpisce in pieno la traversa. In due minuti sul taccuino altre due chance: una per Mazzocco, che in diagonale sfiora il vantaggio e una per Fink, che fallisce il bersaglio di pochissimo. Succede poco o nulla, poi al 45’ Neto Pereira con una grande azione smarca Altinier a centro area, la sua girata viene parata d’istinto da Coser di piede. Identico copione nella ripresa. Le occasioni vere sono poche, la prima di Neto Pereira al 21’ con pallone deviato di un soffio a lato, la seconda ancora per Bandini, che trova pronto Favaro a mettere in angolo la traiettoria velenosa. Nel finale colossale chance per il Padova: Dionisi scende sulla destra (43’) e pesca a centroarea Sparacello, torre per Neto Pereira che mette a lato di pochissimo. Sarebbe stato comunque offside, segnalato in grave ritardo dall’assistente. Finisce senza reti e in bocca resta un retrogusto dolceamaro di chi sa che, ben difficilmente, da qui a fine stagione la squadra potrà agganciare la zona calda dietro alla lepre Cittadella. Per Pillon 17 punti in 9 partite senza mai perdere da quando ha sostituito Carmine Parlato in panchina. Un ruolino di marcia positivo, anche se non strabiliante, che aumenta i rimpianti per il tardivo esonero del suo precedessore. Magari, se si fosse fatta quella mossa con un po’ di maggiore celerità senza dar troppa retta agli umori della piazza, chissà…

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Missione fallita. Se l’obiettivo era quello di cambiare marcia, allora si può dire senza timori che la volontà di spiccare il volo verso i playoff, espressa alla vigilia da Pillon, è naufragata in 90 minuti di noia assoluta. E’ evidente che qualcosa non ha girato per il meglio nella trasferta di Bolzano. Campo difficile, ci mancherebbe; anzi, vincere al Druso è e resterà un problema per chiunque, figuriamoci per un Padova che continua a muovere la classifica ma che non riesce a scrollarsi di dosso la concorrenza, puntando con decisione il quarto posto. Se, invece, la missione era quella di proseguire una striscia positiva che si allunga a nove partite con Giuseppe Pillon in panchina, allora il Padova può dirsi ragionevolmente soddisfatto. Con il SudTirol finisce 0-0, non segna nessuno, le emozioni si contano con il contagocce e di gol non se ne vedono proprio. Che non sarebbe stata una partita semplice era noto sin dall’inizio. E infatti a Bolzano si soffre e si suda, lottando su ogni pallone. Tutte confermate le indicazioni emerse in settimana: Petrilli finisce in panchina, dopo aver svolto un solo allenamento in una settimana, al suo posto gioca Mazzocco. Che non demerita, ma la sua presenza in campo priva la squadra di fantasia e, anzi, deprime ulteriormente una manovra che non brilla quanto a qualità. Intendiamoci: il primo tempo di Mazzocco è lodevole, ma la presenza di Finocchio avrebbe forse reso meno prevedibile la trama tessuta in un’ora e mezzo di sbadigli.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Soppesa ogni parola, cerca un punto di equilibrio: «Abbiamo disputato una partita discreta, non eccezionale. Abbiamo fatto fatica nel primo tempo, nella ripresa abbiamo mollato gli ormeggi e siamo anche andati vicini al vantaggio. Direi che abbiamo acquisito da qualche settimana un’identità di gioco che prima ci mancava, andiamo avanti e continuiamo a non mollare». Chissà, forse il presidente Giuseppe Bergamin un pizzico di delusione non riesce a mascherarla, poi però prevale il raziocinio di chi sa che la squadra è questa e oltre un certo limite non si riesce ad andare. Giuseppe Pillon, al contrario, sembra più soddisfatto: «Siamo partiti un po’ contratti – evidenzia l’allenatore – però devo dire che su questo campo non era facile fare punti. Il terreno era in pessime condizioni, la palla dovevamo controllarla due o tre volte per domarla. Ci teniamo questo pari, che allunga la striscia di risultati utili». Chiude Carlo De Risio: «Il SudTirol ci ha messo un po’ in difficoltà – ammette – ma siamo stati bravi a resistere nel momento peggiore. E se fosse entrata quella palla di Altinier probabilmente sarebbe andata in modo diverso…».

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 44, Pordenone 40, Bassano e FeralpiSalò 37, Alessandria 36, Reggiana 34, Pavia e SudTirol 33, Padova 32, Cremonese 31, Giana Erminio 27, Cuneo 25, Pro Piacenza 24, Renate 22, Lumezzane 20, Mantova 19, AlbinoLeffe 15, Pro Patria 2 (-7 punti di penalizzazione).

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la ventiduesima giornata: Cuneo-Bassano 2-2 (Candido (Ba) al 25′ pt, Momenté (Ba) al 8′ st, Chinellato (Cn) al 29′ st e al 45′ st), Lumezzane-Renate 1-3 (Napoli (Re) al 22′ pt, Cruz (Lu) al 23′ st, Graziano (Re) al 39′ st, Curcio (Re) al 43′ st), Pordenone-Pro Patria 3-0 (Strizzolo (Pn) al 11′ pt, Buratto (Pn) al 14′ st, Berrettoni (Pn) al 18′ st), SudTirol-Padova 0-0, Reggiana-Mantova 1-1 (Gonzi (Mn) al 17′ pt, Siega (Re) al 32′ pt), Pro Piacenza-Giana Erminio 1-1 (Cogliati (Ge) al 5′ pt, Bini (Pp) al 29′ pt). Oggi, ore 17.30 AlbinoLeffe-Alessandria, FeralpiSalò-Cremonese. Lunedì, ore 20.00 Cittadella-Pavia.

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 13 febbraio: il Padova pareggia 0-0 a Bolzano col SudTirol e porta a nove le gare consecutive senza sconfitte.




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