Live 24! Mantova-Padova, il giorno dopo: meritato riposo e morale alle stelle

Condividi

Clicca qui per aggiornare la diretta

Ore 22.20 – (Il Piccolo) Doveva essere la partita trampolino verso la salvezza, quella che avrebbe dovuto sancire la conferma del fattore Rocco, e invece dopo tre successi casalinghi consecutivi per la Triestina è arrivato il capitombolo con l’Union Ripa. Con queste premesse, è comprensibile la delusione di Paolo Doardo a fine partita: «Una sconfitta che non ci voleva in questo momento – afferma il tecnico – anche per il modo in cui è arrivata: l’approccio rispetto a Montebelluna è stato decisamente migliore, abbiamo avuto delle palle gol, abbiamo sbagliato il rigore e abbiamo preso gol solo su un’autorete per una sfortunata deviazione di Di Dionisio. Vero che abbiamo concluso poco, ma lo spazio per concludere spesso c’è stato, però abbiamo sbagliato qualche tiro. La squadra è stata generosa, ha guadagnato tanti corner, ha cercato di spingere ma non siamo riusciti a portar a casa un risultato positivo». A Doardo non è andato giù piuttosto l’atteggiamento degli avversari, e qualche giocatore della Triestina c’è cascato dimostrando un certo nervosismo: «Sapevamo che l’Union Ripa era una squadra ostica, ma diciamo che è stata anche un po’ propensa alla provocazione. Qualche ammonizione in più per loro ci stava sicuramente, il loro numero cinque ha fatto sei falli prima di subire il giallo». Ha destato sorpresa l’assetto tattico iniziale dell’Unione: un 4-4-2 che spesso con Loperfido alle spalle di Giordani si è trasformato in un 4-4-1-1. Un atteggiamento forse troppo prudente per una squadra che doveva puntare alla vittoria. Doardo spiega così la sua scelta: «Si, c’erano meno attaccanti rispetto al solito, ma abbiamo cercato di giocare a specchio con l’avversario. Inoltre c’era anche la necessità di dare il cambio a qualcuno e farlo rifiatare visto che era la terza partita in sette giorni. Cornacchia ad esempio viene da un periodo di inattività e ne aveva giocate tre di fila. E in effetti dal punto di vista fisico la squadra ha tenuto bene, ha fatto il 60 per cento di possesso palla, ha spinto, e ha subito le iniziative degli avversari solo su palloni lunghi e su ripartenze. Loro in fondo hanno fatto due tiri in porta. Ripeto, l’atteggiamento dei ragazzi non mi è dispiaciuto, ma fa male il risultato». Altro episodio cruciale il rigore. A qualcuno, da fuori, è parso che Giordani avesse chiesto a Fantina se se la sentisse di tirare, ricevendo una risposta negativa. Ma al di là delle sensazione esterne, Doardo ribadisce quelle che sono le gerarchie: «I rigoristi sono Spadari e Giordani, chi sta meglio al momento del rigore lo tira. È già stabilito che sono loro due, certo anche Fantina pur entrando dopo poteva essere un rigorista, ma non ho visto cosa si sono detti fra loro. In ogni caso è stato un vero peccato, perché forse segnando il rigore la partita si poteva pure vincerla. Speriamo di rifarci fra due settimane, recuperando anche Bradaschia la cui assenza si è sentita molto in queste due partite. E speriamo ci possano essere anche un paio dei nuovi arrivati».

Ore 22.00 – (Il Piccolo) Quella contro l’Union Ripa era la prima prima gara da vincere nel rush finale per la salvezza. E invece la Triestina ha perso 1-0 e anche male. Perché l’Union, che da ieri si stacca a quota 37 in clasifica, ha calciato due volte nello specchio della porta. Perché i veneti hanno fatto poco o nulla se non sfruttare una rilassatezza difensiva (e non solo) degli alabardati. E a proposito di poca concentrazione la Triestina ha fallito il rigore del pareggio con un’esecuzione sciagurata di Giordani e non ha quasi mai impensierito seriamente il portiere Scaranto. Ma cosa è successo dopo la buona prestazione di una settimana fa contro il Belluno? La sola assenza dell’inventivo Bradaschia è importante ma è un alibi che non regge. Le gare ravvicinate possono pesare sulle gambe di giocatori non avvezzi alle partite infrasettimanali. Forsedopo le tre vittorie casalinghe qualcuno si è sentito appagato. Per restare ai fatti, non si possono non registrare alcuni cambi nell’assetto tattico. A Montebelluna, dove il primo obiettivo doveva essere quello di non perdere, Doardo (con Milanese in panchina) ha scelto il modulo a due punte e mezza. Ieri, in una partita, nella quale serviva avere il massimo impatto offensivo, il pubblico si è trovato sul campo un 4-4-1-1 con il solo Giordani tra le maglie neroverdi e il giovane Loperfido (finora quasi mai impiegato) a giostrare da trequartista. Risultato? Poca aggressività e incisività in avanti. Un po’ meglio nella ripresa con l’ingresso di addirittura tre attaccanti o quasi come Skerianc, Fantina e Cornacchia. I padroni di casa partono subito con scarsa convinzione. Madiotto e Savi hanno troppo spazio ma non sono particolarmente svegli. Il pubblico (ancora 800 spettatori) è perplesso. Ci prova Galasso (altra quasi new entry) al 20’ ma Scaranto è pronto e 5’ più tardi, sill’altro fronte, Vezzani è bravo a intervenire su una girata di Mason. L’Unione a centrocampo non tiene. Al 34’ arriva il gol: Madiotto è tanto libero di scoccare da 20 metri quanto fortunato a trovare sulla sua strada un difensore di casa che devia in modo imparabile la traiettoria della sfera. La Triestina reagisce e fa vedere il suo miglior momento. Giordani (37’) è meglio di Cucchiara ma, dopo aver fatto fuori il portiere tira debolmente in porta e consente a Ianneo di respingere sulla linea di porta. Al 40’ è Di Dionisio ad avere una buona occasione su assist di Spadari ma la palla va alta fuori dallo specchio della porta. Finisce il primo tempo con un punteggio troppo favorevole agli ospiti ma con una Triestina poco convincente. Doardo e Milanese cercano di mescolare le carte e propongono per la seconda frazione prima Cornacchia per Miani e poi al 10’ Fantina per Galasso. Gli alabardati alzano un po’ il baricentro della loro azione ma le occasioni non arrivano. Arriva invece una decisione inaspettata dell’arbitro Catucci che vede un fallo dei veneti in area. Rigore generoso e altrettanto generosa è la traiettoria di Giordani. Scaranto intercetta il pallone e ringrazia. I padroni di casa insistono ma creano solo una serie di calci d’angolo e un possibile rigore non concesso su Giordani. Tutto qua, nonostante nei sette minuti finali, l’Union giochi in dieci per l’espulsione di Peotta. Ora arriva la sosta prima della partita ancora al Rocco contro il fanalino Sacilese. Una pausa per riflettere. La zona play-out è tornata a inghiottire l’Unione. I motivi di riflessione non mancano.

Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Non era semplice vincere sul campo (al limite della praticabilità) del XXV Aprile. Con una Sacilese ormai con la testa alla prossima stagione in Eccellenza, il Belluno è riuscito a tirare fuori il classico coniglio dal cilindro. Dell’impresa ne è convinto anche mister Roberto Vecchiato che, al di là di poche imprecisioni riscontrate nei meccanismi di gioco della squadra, appare più che soddisfatto. «Era fondamentale non sottovalutare l’avversario – commenta la prestazione l’allenatore – e i ragazzi si sono dimostrati all’altezza del dovere. È vero, abbiamo sprecato diverse occasioni, Acampora forse non era nella sua giornata migliore, ma alla fine quello che conta è il risultato. Adesso, quando mancano ancora otto giornate alla fine del campionato, abbiamo un margine di vantaggio rispetto al Tamai di 11 punti. Siamo quarti in classifica e, sebbene il campionato sia ancora (relativamente) lungo, mi piacerebbe disputare per il terzo anno di fila i playoff». Sorriso stampato anche sulle labbra del giovanissimo Simone Quarzago, che già in serata aveva raggiunto Arco di Trento dove, tra venerdì e sabato, si disputerà un prestigioso torneo giovanile nazionale. Quarzago è stato convocato nella rappresentativa della Lega nazionale dilettanti U17: «Per me è un grande orgoglio – racconta -. Devo ringraziare per questo soprattutto mister Vecchiato e il suo vice Ivan Da Riz. Comincerò ad allenarmi con la selezione già a partire da oggi, poi nel weekend mi aspettano tre match importanti con Milan, Hellas Verona e Juventus». Il 16enne centrocampista del Belluno, già nelle mire di squadre come Udinese, Sampdoria e Carpi, potrebbe essere la rivelazione del futuro.

Ore 21.10 – (Corriere delle Alpi) Campo amico. Il Belluno vince ancora al XXV aprile di Sacile e agguanta un pezzo di play-off. Non tanto per la vittoria in sé, ottenuta comunque contro una Sacilese generosa, al di là degli evidenti limiti tecnici e su un campo tutt’altro che bello, quanto per i risultati delle altre. Il Tamai perde a Venezia e così la squadra di Vecchiato vola a più 11 sul sesto posto, in più distanzia la Virtus Vecomp. Successo meritato e piuttosto stretto nel punteggio, anche se l’aspetto più importante è che i gialloblù sono riusciti ad interpretare la partita in maniera eccellente fin da subito. Dopo il rovescio con la Triestina, sono arrivate due vittorie insindacabili e nell’ambiente bellunese ci sarebbe proprio voglia di continuare sabato nel derby . Potrebbe trattarsi del sigillo a una stagione che per ora sta andando più che bene, visto in più che il terzo posto è ancora alla portata. Nel campo che lo ha visto protagonista da capitano per cinque anni, Vecchiato lascia rifiatare Duravia. In panca va pure Mosca, che già aveva dato il suo importante contributo mercoledì con il Dro. C’è Acampora ad affiancare Corbanese, mentre Quarzago è il terzo centrocampista assieme a Bertagno e Masoch. Si vede un bel po’ di gente bellunese sugli spalti dello stadio liventino, anche perché il sole fa capire che non ci sono rischi di rinvio, nonostante le ampie zone in terra del campo. Dal via è subito e solo Belluno. Il giro palla è buono e manda dopo poco al tiro alto Quarzago. Netta e incredibile l’occasione mangiata di Acampora al 5′; l’ex Monfalcone è abile a scattare in linea sul filtrante di Miniati, ma davanti a Nutta calcia sull’esterno. Anche Masoch tenta da fuori prima che l’agordino sia protagonista del vantaggio timbrato Corbanese. Su di lui c’è un rimpallo, che diventa un assist al bomber, bravo in diagonale a freddare il numero uno di casa. Di solito il pericolo di queste partite è non sbloccarle, ma evidentemente non è più questo il caso. La Sacilese prova a fare qualcosa, ma sbaglia davvero tanto e rischia grosso quando, direttamente dal corner di Miniati, solo la smanacciata di Nutta manda il pallone sulla traversa. E’ davvero bravo il portiere friulano al 28′: l’angolo di Miniati è perfetto, il colpo di testa ben indirizzato da Calcagnotto pure ma il numero uno d’istinto riesce ad arrivarci. Altro corner, spizzata di Acampora e Corbanese da due passi manda alto. E’ maturo, comunque, il raddoppio. Stavolta, rispetto al primo centro, è un rimpallo sul capitano a favorire Miniati, che dai venti metri piazza il pallone alle spalle di Nutta. In avvio di ripresa, la Sacilese effettua subito un doppio cambio, ma più che altro per qualche minuto la squadra biancorossa pare più convinta di fare qualcosa e De Martin con un guizzo prova a dar lavoro a Solagna. Miniati ha una grossa chance da posizione invitante, poi Acampora è da applausi, quando salta Castellano e da posizione defilata fa partire una botta che va sulla traversa. Resta in 10 la Sacilese per un fallo non del tutto amichevole di Slongo sull’ex Monfalcone. Nel frattempo, spazio a Marta Bettina per Quarzago e D’Incà per Miniati. Il fantasista costringe subito a una parata in due tempi Nutta. Corbanese colleziona in serie due belle opportunità ma la più clamorosa è per D’Incà che, lanciato in profondità, spara su Nutta. C’è tempo per un altro esordio, quello di Da Forno, che sostituisce un encomiabile Acampora. Corbanese tenterà ancora nel recupero mandando però fuori di un nulla. Ma per la seconda vittoria di seguito può anche bastare così.

Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) «Gli obiettivi della Reggiana sono quelli di onorare l’impegno di campionato fino alla fine, nel migliore dei modi. Anche perché i giocatori in rosa saranno riconfermati sulla base di quello che faranno in questi mersi. Dunque ci aspettiamo il massimo da tutti. Al tempo stesso stiamo lavorando già alla prossima stagione e il prossimo tassello importante sarà la nomina di un direttore sportivo». Dopo la sconfitta di Cremona il presidente Stefano Compagni assicura che la squadra granata non tirerà i remi in barca nelle prossime nove partite che mancano alla fine del campionato. Perdere contatto con la vetta rischia di demotivare tutto l’ambiente, ma il presidente è convinto che questo non accadrà. Per ora il nome del nuovo ds non viene rivelato ma si sa che sarà un giovane, emergente, già molto considerato nell’ambiente. La Reggiana è cambiata in corsa quest’anno con l’addio del direttore generale Raffaele Ferrara e del suo staff. Quali tasselli mancano ancora perché la trasformazione sia del tutto conclusa? «Abbiamo nel mirino un direttore sportivo, al quale sarà affidata la campagna acquisti della prossima stagione. Il nome sarà annunciato entro aprile, posso dire che è una persona seria e competente che sarà utile per completare il nostro progetto. Con lui porremo le basi per il prossimo campionato». E’ da un po’ di tempo che ci state lavorando… «E’ una scelta fondamentale per il nostro futuro. Non possiamo sbagliare questa mossa. Dunque stiamo facendo tutte le valutazioni del caso». Nel frattempo il coordinatore tecnico Giancarlo Corradini si sta già confrontando quotidianamente con mister Alberto Colombo. «E’ un rapporto proficuo, nel rispetto dei ruoli che siamo sicuri darà buoni frutti». A proposito di Colombo. Il mister è confermato anche per la prossima stagione. La dirigenza lo ha ripetuto in ogni occasione, giusto? «Colombo e il suo staff hanno un contratto biennale. E’ assolutamente confermato anche per la prossima stagione». Torniamo al campionato in corso. Cosa si aspetta dalle prossime giornate? «Il campionato non è finito e di certo non siamo preoccupati solo del futuro. Siamo assolutamente concentrati sul finale di campionato e tutti devono onorare la maglia, come ci chiedono i tifosi che anche a Cremona ci sono stati molto vicini. I ragazzi devono guardare partita per partita». Inutile nasconderselo. Le battute d’arresto rischiano di avere contraccolpi negativi sul gruppo… «In realtà questo è un gruppo molto unito e tutto l’ambiente granata parla la stessa lingua. Siamo molto affiatati tra di noi. Lavoriamo per il presente e per il futuro in piena sintonia». Come ha visto la Reggiana a Cremona? «Nonostante la sconfitta ho visto una buona Reggiana in campo. Purtroppo non riusciamo a finalizzare, sotto porta va così. Ma la struttura della squadra è ottima e ce lo riconoscono anche i nostri avversari. Creiamo molto gioco però non riusciamo a segnare e questo complica il nostro campionato e ci ha creato più di qualche problema». Il campo pesante ha penalizzato la squadra di Colombo: lo hanno detto un po’ tutti ieri dopo la sconfitta allo Zini. «Noi abbiamo certe caratteristiche. Siamo una squadra tecnica, che gioca palla a terra e quando siamo obbligati a fare un gioco diverso è un problema. Soffriamo i campi pesanti, come era accaduto anche a Gorgonzola. Poi a Cremona abbiamo subito preso gol e questo ha condizionato tutta la gara. Siamo partiti subito male». Il futuro della Reggiana è tutta sulle vostre spalle. Voi soci, insieme a tanti piccoli sponsor che ormai sono circa 120. Periodicamente qualcuno si chiede se le vostre spalle sono abbastanza larghe… «Noi in questi mesi abbiamo dimostrato che siamo persone serie e ci stiamo facendo carico degli impegni che ci siamo presi. Nessuno può dire il contrario. Teniamo fede alla parola data e per noi questo è importante. Inoltre stiamo lavorando anche a un progetto di medio periodo con l’aiuto della città». Un messaggio ai tifosi? «Li ringrazio per l’appoggio che ci hanno dato e continuano a dare. Abbiamo preso la società in mano a fine luglio. Stiamo cercando di programmare nel migliore dei modi i prossimi passi, magari evitando qualche errore». Il bilancio della Reggiana del 2015 si è chiuso con un passivo che voi soci avete provveduto a ripianare. Ci sono alcune voci, a partire dai biglietti venduti, che però mostrano segnali di crescita molto promettenti in prospettiva. «Il bilancio che è stato recentemente depositato arriva al 30 giugno 2015. Il cambio societario è successivo. Gli effetti dei nuovi sponsor che sono entrati nel pool granata ed altre iniziative che abbiamo messo in piedi in questi mesi saranno rispecchiate nel prossimo bilancio».

Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana torna oggi ad allenarsi nel primo pomeriggio ai campi di via Agosti agli ordini di Paolo Zanetti. Mister Alberto Colombo sarà invece a Coverciano per la consueta cerimonia di premiazione de “La Panchina d’oro”, il riconoscimento che viene assegnato per celebrare il miglior allenatore della Serie A della scorsa stagione calcistica. Votati dai colleghi tecnici, verranno premiati anche il migliore allenatore di Serie B (Panchina d’argento), il miglior allenatore di Lega Pro (Panchina d’oro Lega Pro) e i migliori allenatori dei due massimi campionati italiani femminili, ovvero Serie A e Serie B. I granata iniziano a preparare la sfida di sabato sera al Città del Tricolore con il Sudtirol (fischio d’inizio ore 20.30). All’andata a Bolzano era finita 0-0. La squadra altoatesina ha agganciato i granata a 37 punti insieme alla Cremonese. L’emergenza per Colombo non è finita perché Sabotic, che era diffidato ed è stato amminato a Cremona, salterà il prossimo match. La difesa dunque dovrà essere ancora rimaneggiata. Il ritorno di Frascatore, che ha un problema al piede sinistro, è escluso. Da oggi dovrebbe riaggregarsi il centrale De Biasi, che prima dell’infortunio aveva ben figurato. Anche Nolè e Bartolomei sembrano sulla via del recupero. Di certo Mignanelli sarà a disposizione: un rientro importante che potrebbe consentire a Colombo di spostare Siega in zona gol, per supplire alle carenze ormai croniche dell’attacco.

Ore 19.50 – (Gazzettino) I numeri possono essere antipatici, sembrare freddi, ma non sbagliano mai. E dicono che il Cittadella, a nove giornate dal termine, sta dominando in lungo e in largo il proprio girone. Con 27 punti ancora in palio, la squadra di Roberto Venturato adesso ne ha 9 di vantaggio sul Pordenone che ieri ha pareggiato in casa con il Lumezzane, e 10 sul Bassano, terzo. A seguire l’Alessandria (prossimo avversario nel posticipo di lunedì prossimo) staccato di 13 lunghezze, poi tutte le altre. Confrontando i numeri della Lega Pro, ci si accorge anche che il Cittadella ha fatto più punti delle capoliste degli altri gironi – la Spal (girone B) ha 55 punti, il Benevento “solo” 47 nel girone C – e nessuna squadra può contare su un vantaggio così rilevante in classifica sulle inseguitrici. I numeri poi dicono che il Cittadella nelle prime otto giornate del girone di ritorno ha raccolto sette punti in più rispetto a quello dell’andata, frutto di un cammino senza alcun passo falso (due pareggi e un ko invece nella prima parte di campionato). «È stato portato avanti un lavoro importante in questi mesi, la squadra è cresciuta anche individualmente, e i risultati positivi generano entusiasmo e autostima», spiega il diggì Stefano Marchetti. I meriti sono eloquenti e pendono tutti dalla parte dei granata, ma c’è ancora tanta strada da percorrere. «Non abbiamo ancora vinto niente, i conti si fanno alla fine, quindi proseguiamo con questa umiltà, pensando a una gara per volta». Il Cittadella ha vinto le ultime due partite in condizioni atmosferiche avverse, su terreni di gioco pesanti che di fatto hanno azzerato le differenze di valori. Pochi ricami e tanta sostanza, anche a costo di snaturare il proprio credo calcistico. «Il grande merito della squadra, a Gorgonzola come al Tombolato, è stato quello di capire che tipo di partita si dovesse fare, e si è adeguata di conseguenza. È segno di grande maturità». Tra i punti di forza del Cittadella la qualità della rosa, che consente cambi senza influire sul rendimento collettivo. «Devo elogiare tutti, anche coloro che entrano nel corso della partita, che hanno dato un grosso contributo al gioco e ai risultati sin qui ottenuti. È la forza di questo gruppo». Tra le tante note positive anche il fatto che il Cittadella non incassa gol da tre partite: i miglioramenti nella fase difensiva sono evidenti. «È merito del collettivo, fa piacere rilevare i progressi dietro perché è su questo aspetto che abbiamo lavorato molto negli ultimi tempi. E se manteniamo inviolata la nostra porta, davanti abbiamo gente che il gol prima o poi lo fa». Adesso arrivano gli scontri diretti: lunedì l’Alessandria nel posticipo, Bassano, Reggiana e Pordenone dalla dodicesima giornata in avanti. Marchetti sottolinea: «Affronteremo squadre importanti, dovremo presentarci al massimo delle nostre forze». E come se non bastasse c’è anche l’obiettivo Coppa Italia. «Ci teniamo a questa manifestazione – afferma il direttore generale del Cittadella – perché rappresenta una vetrina importante per i nostri giovani. Mercoledì al Tombolato affronteremo la semifinale di ritorno con la Spal al massimo».

Ore 19.30 – (Gazzettino) Ancora una settimana divisa tra campionato e Coppa Italia. Mercoledì, infatti, alle 14.30 è in programma al Tombolato la semifinale di ritorno con la Spal. All’andata è finita 1-1, con reti di Zigoni su rigore per gli emiliani e pareggio in extremis di Cappelletti. I granata accederanno dunque alla finale con una vittoria o un pareggio a reti bianche. Se finirà 1-1 previsti tempi supplementari ed eventuali rigori. Ogni altro risultato premierà la Spal. Tra i granata rientreranno dalla squalifica Sgrigna e Amato. Da oggi biglietti disponibili sul web al sito ticketone.it e nella sede granata dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Stesso orario mattutino il giorno della gara in cui i botteghini dello stadio apriranno dalle 13. Previsto un tagliando unico per la tribuna coperta ovest a 10 euro (uno per gli under 14).

Ore 19.00 – (La Provincia Pavese) E’ uno show nel dopopartita quello del tecnico della Giana Erminio Cesare Albè. Per quaranta minuti monopolizza la sala stampa del Fortunati e dopo un’analisi «genuina» della gara con il Pavia si ferma a chiacchierare con i giornalisti e a quasi a forza viene portato via dai dirigenti con il pullman dei milanesi che fuori dal Fortunati lo aspetta per tornare a Gorgonzola, con le forze dell’ordine in attesa per scortare la squadra fino fuori dalla città. Il 66enne tecnico cresciuto fra i dilettanti e che da 22 anni guida la Giana, portandola dalla Promozione alla Lega Pro, è chiaro anche nell’analisi sul Pavia. E apre il suo intervento con una battuta: «A Pavia più che gol e schiaffoni non prendiamo – esordisce Albè – lo scorso anno giocando anche meglio dei nostri avversari siamo venuti e qui e andati a casa con una sconfitta per 3-0. Quest’anno giocando meno bene rispetto a un anno fa ne abbiamo presi due. Bisogna venir qui a giocare molto male per provare a portare a casa almeno uno 0-0». E il mister del Giana non nasconde di aver trovato un Pavia più quadrato rispetto all’andata. «Una squadra ben diversa da quella con cui abbiamo pareggiato a Gorgonzola, questa è decisamente più forte – dichiara il tecnico ospite – è una formazione più determinata. All’andata abbiamo pareggiato nel finale dopo aver giocato in dieci uomini tutto il secondo tempo. Questo Pavia è, invece, più determinato, tosto oltre ad avere qualità individuali incredibili a partire dai vari Cesarini, Ferretti e Sforzini e via dicendo. Noi oggi abbiamo sofferto molto la loro fisicità, la maggiore cattiveria e grinta che loro avevano in ogni contrasto. I due gol sono arrivati non a caso su calci d’angolo dove ribadisco hanno sfruttato la loro fisicità». Sul suo modo di intendere calcio poi Albè non ha peli sulla lingua quando qualcuno gli chiede come stanno i più esperti come Bruno e Gasbarroni, il primo entrato a gara in corso, l’altro tornato titolare a Pavia. «Come volete che stia un giocatore che da due mesi ha problemi – commenta il tecnico della Giana, riferendosi a Bruno – qui conta correre, allenarsi. Purtroppo non bastano le figurine per quello che dobbiamo fare. Io di album della Panini ne ho piena la cantina, ma per il nostro compito, lottare per rimanere in categoria, ci vuole altro». E poi spiega davanti a Tommaso Augello, uno dei suoi giocatori, che il calcio è come la vita: «I problemi veri ci sono ogni giorno e come nella vita vanno affrontati con la giusta serenità. Oggi siamo delusi, domani è un altro giorno».

Ore 18.40 – (La Provincia Pavese) «Si è fatto qualcosa di più rispetto alla partita scorsa ed è venuto anche il risultato. Siamo stati bravi nelle chiusure, a trovare i tempi. Deve essere questo lo spirito, fatto di sacrificio. I ragazzi hanno interpretato la gara con giusta intensità e attenzione. E quando vedo un attaccante che rincorre un avversario questo è il segnale che c’è lo spirito giusto». E’ di umore ben diverso Fabio Brini, rispetto al dopo partita di una settimana fa a Piacenza. La vittoria sulla Giana l’ha convinto e rappresenta un momento di crescita del suo Pavia. Decisivo l’uno-due nel finale di primo tempo per sbloccare una gara fino a quel momento equilibrata. «Queste partite sono decise solo da episodi, perché quando si gioca in una sola metà campo, con tutto il rispetto per l’atteggiamento della Giana – dice Brini – gli spazi diventano sempre più stretti ed è difficile giocare. Se riesci a far gol poi le cose possono andare diversamente nell’arco della gara». Analisi che passa ai problemi dei singoli e alle scelte. «Pirrone a metà primo tempo ha accusato un fastidio muscolare ed è stato meglio che uscisse. Giocare a certi ritmi porta anche a queste cose – spiega il tecnico del Pavia – Carraro è entrato al suo posto con lo spirito giusto e mi è piaciuto. E’ un ragazzo che lavora bene durante la settimana e come ho già detto qui non conta il singolo ma lo spirito di squadra. Ghiringhelli ha avuto la febbre sabato, oggi stava meglio ma non era il caso di rischiarlo. Ho sempre detto che si deve, poi, avere pazienza ed è venuto il momento di far assaporare il campo a Grillo e Kladrubsky, entrambi hanno bisogno di continuare a lavorare per tornare in condizione». Più alternative per il rush finale del Pavia, quindi con soluzioni alternative che ci saranno già da sabato a Padova perché Cesarini e Malomo, entrambi diffidati sono stati ammoniti e salteranno per squalifica il prossimo impegno. «Se mi preoccupassi di questo vorrebbe dire che non ho fiducia negli altri giocatori che ho a disposizione. Ritengo tutti importanti e lo dimostrano quando di volta in volta sono chiamati in causa. Qui – sottolinea Brini – non ci sono undici titolari. Tutti devono dimostrare di esserci per guadarci spazio. Poi ci sono anche scelte tecniche che si fanno in base anche alle caratteristiche degli avversari. Non giocano sempre gli stessi».

Ore 18.20 – (La Provincia Pavese) Basta il Pavia dei solisti di qualità e due corner sfruttati al meglio per superare una Giana volenterosa, centrare il tris di vittorie e proseguire quella rimonta verso la zona play off che adesso è solo a un punto. Lo spartito è più o meno quello della precedente gara interna, quella con l’Albinoleffe: inizio promettente, soprattutto sulla corsia sinistra grazie anche a un Foglio propositivo che cerca la testa di Sforzini, poi la verve si smorza rapidamente e le trame migliori appaiono quelle degli ospiti. Che al 16’ producono su calcio piazzato la prima vera occasione della partita, con l’ottimo Perico che svetta in area e costringe Facchin al volo sotto la traversa, lo stesso esterno riesce a colpire anche sul successivo angolo, ma stavolta senza problemi per il portiere azzurro. Al 23’ si fa male Pirrone, entra Carraro e la manovra azzurra ne guadagna in qualità: più palla a terra e meno sterili cross dalla trequarti. Gli effetti si vedono poco dopo la mezzora quando l’inserimento di Marchi e il lavoro di Cesarini (tornato titolare) sulla linea di fondo culminano nella girata di Sforzini sporcata in angolo. E proprio su angolo, ma qualche minuto dopo, al 37’, arriva il vantaggio azzurro: la Giana in affanno non riesce a liberare l’area e il retropassaggio di Cesarini per Foglio porta all’1-0, con il sinistro del terzino che carambola in maniera decisiva sul sedere di Polenghi, spiazzando Paleari. Marchi potrebbe subito raddoppiare con un gran destro angolato e forte che Paleari con una parata super neutralizza. Ma l’appuntamento con il raddoppio è solo rinviato di qualche secondo, perché sul corner Sforzini schiaccia di testa e Cesarini appostato vicino al palo si libera con furbizia di Marotta e in scivolata corregge in rete la traiettoria della palla, che altrimenti sarebbe uscita. L’uno-due è tremendo per la Giana, che però potrebbe accorciare con la botta sotto misura del solito Perico in entrata sul cross potente di Augello, che a sinistra aveva trovato campo libero sulla grande apertura di Biraghi. Il destraccio di Marotta a fine tempo spaventa invece più di quanto dovrebbe. Il Pavia entra in campo nella ripresa nelle condizioni migliori: è sufficiente gestire il doppio vantaggio per portare in cassa la terza, preziosissima, vittoria consecutiva. Ed è quello che avviene, anche se la Giana mette dentro il bomber Bruno (subito pericoloso sull’imbeccata di Gasbarroni) per un difensore centrale (Bonalumi) e passa dal 3-5-2 al 4-3-1-2. Gli azzurri possono sfruttare il contropiede e al 14’ Ferretti, sul lancio preciso di Carraro dopo uscita palla al piede, va a un passo dal chiudere in rete uno splendido slalom speciale nella difesa avversaria: palla alta di pochissimo. Gasbarroni pesca Bruno davanti alla porta ma il centravanti ciabatta un po’ la palla e favorisce l’ottima chiusura di Facchin in angolo. Ferretti ci riprova con un sinistro dei suoi da trenta metri, sarebbe stato un gol fantastico ma la mira è appena sballata. Il finale, con il Pavia in controllo, è quello delle occasioni sciupate (da Carraro, liberato dal tocco delizioso di Ferretti, e da Cogliati, che al volo in area manca il gol dell’ex) ma anche dell’atteso debutto di due azzurri, Grillo e Kladrubsky.

Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Sembrava scritto che il Bottecchia dovesse diventare una succursale del teatro Verdi con la nona sinfonia. invece è arrivato un mezzo passo falso in una gara iniziata col piglio giusto, compromessa da un errore, raddrizzata nella ripresa per poi veder sfiorarato il colpaccio nel finale. Una gara sulla quale hanno pesato le assenze in difesa, non tanto per la prestazione del reparto, ma per i riflessi che hanno avuto sulla mediana. L’assenza di Pasa infatti, anch’egli centrocampista prestato alla difesa, ha costretto Tedino a schierare Mandorlini in terza linea con Pederzoli poco sostenuto nel giropalla dagli scudieri Buratto e Berardi. Pazienza, in questa stagione il Pordenone ha già scritto le pagine più celebri della propria storia e da domani inizia il percorso grazie al quale potrebbe scriverne di ancor più memorabili. Sei gare le prossime, Bassano, Padova, Alessandra, Reggiana, Feralpi e Cittadella, contro le big del torneo che segneranno il futuro di questo fantastico gruppo. Con buona pace dello spirito “decoubertiniano” difficile limitarsi a dire che comunque vada sarà un successo, perché questo Pordenone ha mostrato cose troppo importanti per accontentarsi soltanto di partecipare

Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) «Solo se sei una vera squadra recuperi partite del genere. Noi l’abbiamo fatto». E’ molto soddisfatto del “suo” Pordenone Bruno Tedino, nonostante non sia arrivata la vittoria e il Cittadella sia volato a +9. Il tecnico neroverde è consapevole del grande match dei suoi, in cui avrebbero meritato qualcosa in più. «Ma abbiamo dato un grande segnale a noi stessi in vista del rush finale: la strada è quella giusta». Orgoglioso. È mancata solo la vittoria ai “ramarri”. Occasioni costruite, gioco espresso di qualità nonostante le molte assenze: il gruppo non perde mai i suoi principi e di questo Tedino va molto contento. «La squadra ha fatto molto bene – afferma in conferenza stampa –. C’è stata una sbavatura, che ha portato al gol, ma poi si è ripresa seppure per qualche minuto non si fosse resa conto di cosa stava succedendo: in fondo non è mai andata sotto nel punteggio negli ultimi due mesi. Quindi siamo cresciuti, cambiando sistema di gioco, e abbiamo iniziato a far male. Poi – continua – è arrivato il gol e ce n’è stato annullato uno per fuorigioco, che mi dicono non ci fosse. E’ andata così, ma siamo contenti, anche perché abbiamo concesso una sola ripartenza al Lumezzane». Ovvero: il Pordenone ha limitato al massimo la specialità della casa dell’avversario. «La nostra non è una prestazione di secondo piano, visto il valore dell’avversario. Il Lumezzane è una squadra molto forte – spiega Tedino –. Siamo stati bravi anche perché eravamo in emergenza e siamo partiti incassando subito un gol. Siamo una squadra vera. Resta solo l’amaro in bocca perché a un certo punto credevamo di vincerlo. A ogni modo andiamo avanti così». L’ultima battuta su Mandorlini, schierato in extremis centrale difensivo: «Ha disputato una partita attenta – chiude –. Matteo non mi sorprende: è un ragazzo che vorrei sempre allenare». Compleanno con gol. La rete dell’1-1 e la fascia di capitano, pur per un solo giorno che è anche quello del suo compleanno: alla domenica di Alex Pederzoli è mancato solo il successo. «Cioè la cosa più importante – afferma il centrocampista del Pordenone –. Ma dobbiamo essere contenti. Abbiamo disputato una grande gara, ma gli episodi sono determinati e stavolta non sono andati nella direzione giusta. A volte abbiamo fatto di meno e raccolto di più: stavolta è successo il contrario. Può capitare. Continuiamo però così, perché questo è un gruppo che si può togliere ancora delle soddisfazioni». Domenica prossima c’è lo scontro a Bassano, seconda contro terza: «Non è un problema avere solo un punto di vantaggio – spiega Pederzoli –. Sono già contento di giocare una partita così, che dà visibilità e spessore a una squadra. Ce la meritiamo. I play-off? Con enorme umiltà ci pensiamo, andando però avanti di partita in partita, senza fare programma». Intanto il centrocampista festeggia il suo primo compleanno in neroverde. «Bellissimo – chiude –. Qui mi sento davvero bene. Ho giocato in realtà con più seguito, ma mi sto affezionando. È uno dei gruppi più belli in cui sono stato: difficile trovare un’alchimia del genere».

Ore 17.10 – (Messaggero Veneto) Le note della nona sinfonia restano strozzate nelle corde dei “maestri” neroverdi, perché con la tradizionalmente scorbutica rivale Lumezzane s’interrompe a otto la serie di vittorie consecutive. Ma prima o poi doveva succedere che un’orchestra costruita non certo per suonare alla Scala “steccasse”. Alla fine il pari è tutt’altro che da buttare per la squadra di Tedino, anche se ai punti il successo ci sarebbe stato eccome. Colpiti a freddo, i ramarri, che da tempo immemore non andavano sotto nel punteggio, hanno avuto il merito di riuscire comunque a mettere del fieno in cascina. E se il palo nel finale non si fosse messo in mezzo, ora si starebbe celebrando l’ennesima grande impresa. Il vero rimpianto è la fuga, probabilmente definitiva, della capolista Cittadella, salita a più 9. Il Bassano, terzo incomodo, ora è a una sola lunghezza: lo scontro diretto di domenica prossima varrà dunque il secondo posto e il ruolo di inseguitrice ufficiale della lepre patavina. Pareggio positivo anche per l’emergenza in difesa: senza Stefani e Pasa, Tedino s’affida a Ingegneri e all’arretrato Mandorlini. A centrocampo il talento di Pederzoli è supportato da due “fuoriquota” come Buratto e Berardi. Il Pordenone parte col piglio giusto, ma il Lumezzane si dimostra subito avversario tosto. E al 7’ passa: angolo dalla sinistra di Genevier a spiovere in piena area piccola, Tomei sbaglia il tempo, esce a vuoto e per Sarao, appostato sulla linea di porta, è un giochetto mettere dentro l’1-0. Avvio di gara tutt’altro che felice per il portiere, reduce da una gara eroica a Bolzano. La doccia gelata non blocca i muscoli dei ramarri, che provano immediatamente a riequilibrare la gara, e forse lo fanno con troppa frenesia, quasi increduli di essere in svantaggio. Pian piano, però, prendono in mano la partita, sospinti da un Cattaneo onnipresente tra le linee e pure sulla fascia destra. Strizzolo al 19’ reclama un rigore (ma il primo fallo è suo) e al 27’ scalda le mani a Furlan. Al 35’ viene respinto dalla lifesa ospite un colpo di testa di Berardi su cross di Martin, palla a Buratto che da fuori area chiama Furlan al miracolo. Prima dell’intervallo termina a lato di poco una sventola di Mandorlini dai 35 metri. Nessun cambio all’intervallo e i neroverdi tornano in campo con la voglia di pareggiare immediatamente, badando a non scoprirsi troppo. Ma al 10’ rischiano grosso: apertura dalla destra di Varas per Cruz, tiro liftato e gran parata di Tomei. La palla “buona” per il Pordenone giusta sembra averla al 14’ Strizzolo, grazie a un lancio di 50 metri con il contagiri di Pederzoli. Il centravanti controlla con un gran numero, ma secondo l’arbitro il suo è gioco pericoloso e scatta il giallo. Al 15’ Tomei completa il suo riscatto deviando in corner una gran conclusione rasoterra di Cruz. Tedino inserisce Filippini per Berardi e qualche minuto dopo Valente – lo specialista dei minuti finali – per un poco ispirato Berrettoni: la mossa ha successo perché al primo pallone toccato, proprio Valente con un rilancio in profondità costringe Nossa a un affannoso retropassaggio di testa verso il portiere. Vi si avventa il “multi-polmoni” Strizzolo, che anticipa Furlan e viene steso in piena area. Stavolta il rigore è netto, come il cartellino all’estremo difensore, che per il direttore di gara è giallo. Dal dischetto Pederzoli non perdona, e il Bottecchia esplode in un incredibile boato. Pari strameritato, ma al Pordenone non basta: al 26’ ci prova Filippini con un destro debole, al 36’ Valente. Due minuti più tardi, su cross dello stesso Valente, ancora Filippini di testa colpisce in pieno la traversa. Sulla ribattuta segna Strizzolo, ma la sua posizione è irregolare. Al triplice fischio, gli applausi scroscianti arrivano comunque.

Ore 16.40 – (La Nuova Venezia) Dopo la terza vittoria in otto giorni, e in vista della sosta di domenica prossima, Giancarlo Favarin concederà due giorni e mezzo di riposo alla squadra. «I ragazzi se lo meritano» dice l’allenatore del Venezia, «preferirei però giocare il 20 contro il Mestre per non avere una pausa troppo lunga. Ad ogni modo mi adeguerò alle scelte della società». Poi analizza la vittoria sul Tamai. «Temevamo questa squadra perché ha qualità in contropiede e sa sfruttare gli spazi lasciati dagli avversari. Il nostro approccio tattico è stato perfetto, abbiamo imposto il ritmo giusto e il successo è meritato. Serafini corre come un ragazzino, Acquadro è in salute e sta disputando un grande campionato, e in generale tutti sono cresciuti tanto negli ultimi mesi. Il vantaggio in classifica è importante ma mancano ancora parecchie partite e ci sono insidie da affrontare l’Este. L’ideale sarebbe riuscire a chiudere i conti per la promozione entro metà aprile, anche se non sarà una passeggiata. Proprio la trasferta di Este ci dirà qualcosa di importante. Attenzione al Campodarsego, però, non molla mai e lo ha dimostrato anche questa domenica».

Ore 16.20 – (La Nuova Venezia) Con un Alberto Acquadro come quello visto al Penzo, il Venezia ha decisamente un asso in più nella manica in questa corsa verso il ritorno in Lega Pro. Un’altra prestazione convincente del centrocampista arancioneroverde, che commenta così: «Tutti corriamo e lottiamo, se diamo il cento per cento ogni partita non ce n’è per nessuno. Il segreto di questa squadra è nel gruppo e nell’affiatamento. Con il cambio di allenatore ho trovato più fiducia, e giocare a due centrocampo è il mio ruolo, non la mezzala. Ora mi sento libero, i compagni mi cercano e logicamente cresce la mia autostima e le prestazioni. Si è visto anche stavolta: abbiamo concesso poco o niente al Tamai, ci diamo da fare in campo con o senza palla. Il vantaggio in questo momento non è un aspetto che mi interessa, l’obiettivo è vincerle tutte. Se ci sarò contro il Mestre? Meglio se la si gioca il 20. Ovvio che mi piacerebbe essere in campo in una sfida come questa, ma l’importante è vincerla con o senza di me, e mi fido dei miei compagni». Sentiamo Matteo Serafini: «Sono contentissimo di questo risultato perché lavoriamo molto e 73 punti a questo punto del torneo sono davvero tanti» dice il capitano «sul rigore ho aspettato fino all’ultimo, ma Peresson ha fatto altrettanto. Non potevo che angolarla, però bravo lui a dirci di no in altre quattro occasioni durante la partita». Ai complimenti di De Agostini risponde così: «Chi è venuto a prendermi a Brescia contava su di me per l’aspetto umano e per trascinare gli altri. Noi “vecchi” stiamo dando tutto e dobbiamo metterci ancor più intensità». Marco Modolo parla invece di margini di crescita del gruppo. «Ne abbiamo ancora, soprattutto i più giovani, che stanno offrendo grandi prestazioni. Abbiamo raggiunto una maturazione importante come complesso di squadra, e ben venga qualche palla calciata in tribuna se necessario. Tre vittorie per 2-0 in otto giorni non sono poca cosa, soprattutto perché abbiamo preso cinque punti di vantaggio sul Campodarsego». Tra i grandi protagonisti della partita contro il Tamai c’è Gianni Fabiano. «Si fatica sempre però davanti riusciamo anche a divertirci. Due settimane fa ci eravamo prefissati nove punti in tre partite: ecco fatto! La squadra è forte ed ha qualità, il gruppo è unito e condividiamo la gioia dei risultati che otteniamo. Manca poco ormai, non possiamo fermarci adesso. Il rigore? Beh era netto, Faloppa ha cercato di fermarmi in ogni modo, l’ho saltato e ha fatto fallo in area». E per Luigi Luciani è arrivato finalmente un altro gol. «L’ho dedicato ai miei nonni che non ci sono più. Sono molto credente, e so che mi seguono da lassù. La filosofia però non cambia: la squadra viene prima di tutto indipendentemente da chi segna. L’importante è aver giocato una bella partita, sotto tutti i punti di vista, quindi godiamoci questo momento e attendiamo la sfida con il Mestre che sarà di sicuro impegnativa».

Ore 16.00 – (La Nuova Venezia) Si potrebbe definire una partita “normale”. Il risultato è un 2-0 classico, il Venezia dimostra che la sua classifica è giusta, comanda una partita segnando due gol che potevano benissimo essere il doppio, e il conto alla fine lo paga il Tamai, che da parte sua gioca 90 onesti minuti cercando senza riuscire di tenere il passo della corazzata. Tutto qui, sembra poco, ma in realtà la sfida offre il conforto di una serenità ritrovata in casa veneziana, e una condizione in questo momento splendida per lanciare lo sprint finale. Nel quale il Venezia aumenta le chances di arrivare da sola, senza bisogno del volatone gomito a gomito con il Campodarsego o chi altro. Partita sotto controllo dal primo all’ultimo minuto, con un palo di Galli al 9’, un rasoterra di Maccan che dà i brividi ai friulani a metà primo tempo, e poi il destro piazzato di Serafini al 34’, sul quale Peresson è bravo a mettere in corner. L’azione che nasce dalla bandierina si conclude con la zampata di Luciani, che stavolta mette dentro in mischia senza complicità altrui. Gol tutto suo, insomma, non come a Noale quando i filmati avevavo costretto a scrivere autogol di Griggio sul tabellino. Una volta in vantaggio i giochi sono fatti, il Venezia attuale non è quello distratto di qualche tempo fa. La squadra non concede nulla al Tamai, la cui blanda reazione è tutta in un rasoterra di Paladin e in una successiva parata di Orange Vicario su Tuan. Con Soligo-Acquadro mediani centrali questo Venezia ha trovato la quadratura giusta. E poi, anche se – come dicono i sapienti – non ci sono più le stagioni di una volta, bisogna dire che Serafini sta vivendo una ennesima primavera. Lucidissimo, disposto al sacrificio sulla trequarti e a volte anche più indietro, il centravanti detta idee e palloni corti o lunghi, apre sugli esterni o taglia al centro con estrema facilità e diventa difficile da marcare per il Tamai, costretto a provare (riuscendoci poco) con l’anticipo di Furlan. Musica uguale nel secondo tempo, durante il quale Diaw prende l’unico cartellino della partita (l’aveva rischiato prima), e Fabiano inventa una azione capolavoro, la difesa friulana non riesce a fermarlo sulla trequarti e così lo abbatte in area. Rigore, gol di Serafini e tanti saluti . Furie rosse che si sbiadiscono, Venezia non contento, un altro paio di occasioni e poi una traversa piena, firmata Carbonaro, su punizione dal limite dell’area. Il Venezia non rischia, corsie chiuse sull’esterno, i due centrali comandano con forza, emerge un Acquadro rivelazione del campionato, qualche cambio permette anche di gestire le scorte di fiato, anche se in questo momento nessuno è in riserva. Finale vivace, Carbonaro vuole il gol e va vicino due-tre volte, il Tamai si affaccia timido in un paio di azioni ma deve limitarsi al tiro dalla lunga distanza, perchè in area quelli del Venezia non fanno entrare nessuno. Bel Venezia, insomma, mentre arriva la notizia del 3-3 del Campodarsego. Ma davvero interessa a qualcuno cosa fa il Campodarsego?

Ore 15.30 – (Mattino di Padova) Enrico Cunico può prendersi una piccola rivincita dopo la sfortunata gara d’andata. Il tecnico della Luparense non vuole dirlo, ma con questi tre punti la salvezza sembra in ghiaccio: «Finché non c’è la matematica non mi esprimo», le parole dell’allenatore. «Sono felice per questa vittoria anche se è arrivata in maniera molto sofferta. Abbiamo trovato di fronte una squadra ben organizzata e in salute ma siamo stati bravi ad approfittare del loro calo negli ultimi minuti. Alla fine credo sia un successo meritato». Non la pensa così il tecnico della Calvi, Giovanni Soncin: «Se c’era una squadra che doveva vincere, quella era la nostra. È una sconfitta che fa male, perché abbiamo creato molto più di loro. Dobbiamo fare mea culpa per non essere riusciti a sfruttare le occasioni create, ma sono felice per la prova dei miei».

Ore 15.10 – (Mattino di Padova) Terza vittoria di fila e salvezza quasi in cassaforte. La Luparense si accontenta di uno striminzito, sofferto, ma preziosissimo 1-0 per battere la Calvi Noale e consolidare la propria posizione di centro classifica. I Lupi trovano il vantaggio a 2’ dallo scadere, quando il pareggio sembra risultato scritto. A decidere il match un colpo di testa di Roveretto, dopo che nel primo tempo la Calvi aveva anche sbagliato un rigore con Viola. AVVIO LENTO. La prima mezz’ora è abbastanza soporifera. La Calvi Noale parte meglio e prova a rendersi pericolosa sugli esterni, ma il forcing si esaurisce dopo sei minuti, con il colpo di testa di Viola, su azione d’angolo, che sfiora il palo. La Luparense pian piano conquista terreno e prende in mano la partita. Un predominio comunque sterile, vista l’ottima disposizione dei veneziani, costruiti attorno a un 4-4-2 che concede ben pochi spazi. Sottovia ci prova due volte di testa, prima dell’occasionissima che capita allo stesso centravanti al 43′. Sullo splendido filtrante di Beccaro, Sottovia si presenta a tu per tu con Fortin che esce alla disperata e respinge la conclusione. Uno schiaffo che sveglia la Calvi Noale. Al crepuscolo del primo tempo la formazione di Soncin sfiora ripetutamente il vantaggio in un crescendo di occasioni. Prima Rossetto respinge in malo modo la punizione di Bandiera, la difesa riesce a spazzare ma il pallone arriva a Marton che calcia dai 20 metri trovando la deviazione del portiere. Siamo già nei minuti di recupero ma non è finita, visto che da un contropiede mancato della Luparense nasce l’azione che porta al calcio di rigore per la Calvi. Penalty molto dubbio, fischiato per un fallo di mano di Cavallini proprio al vertice dell’area. Veementi le proteste in campo e sugli spalti, ma Viola mette tutti d’accordo calciando sulla traversa. VELENO IN CODA. I veneziani non accusano il colpo e nella ripresa continuano il loro predominio, con Viola che conferma la sua giornata-no tirando alle stelle da centro area, al 9′, dopo un’irresistibile progressione di Meite. La Calvi sembra sul punto di far propria la partita, ma negli ultimi venti minuti la fatica delle tre gare in una settimana si fa sentire. Dopo aver sfiorato il gol con Pignat alla mezz’ora, la Luparense trova la rete al 43′. Sugli sviluppi di un corner Cavallini rimette al centro trovando la testa di Roveretto che batte Fortin e fa esplodere lo stadio.

Ore 14.40 – (Mattino di Padova) L’ex di turno è Alessandro Lorello, che nel finale di primo tempo ha smorzato i sogni di gloria del giovane Velardi. Un gol del Giorgione avrebbe potuto riaprire la partita. «Avevamo difeso male, non dovevamo concedere quel contropiede, il tiro era centrale e sono stato un po’ aiutato nella parata. Il campo è ancora quello che avevo lasciato, non aiuta certo il gioco». Dice mister Pagan: «Siamo stati meno belli di altre volte, quando abbiamo lasciato per strada punti preziosi. Ventinesimo gol di Mastroianni? L’anno scorso ne aveva fatti sei. L’ho visto bene, è tornato molto in difesa. Molti nostri giocatori hanno bisogno di rifiatare, sabato avremo il recupero con la Sacilese, poi la sosta ci permetterà una pausa. Secondo posto? Eravamo partiti per salvarci».

Ore 14.20 – (Mattino di Padova) L’ultimo Mastroianni famoso a passare per Castelfranco fu Marcello, arrivò in Rolls Royce nel 1976, per le riprese a villa Bolasco del film Culastrisce Nobile Veneziano, insieme a Lino Toffolo, Celentano e la Mori. Ferdinando non è così bello e famoso, non richiama eserciti femminili in cerca di autografi e magari qualcosina in più, ma fa gol a raffica. Capocannoniere del girone, stampa il suo nome nella memoria più che delle signore castellane, dei tifosi del Giorgione. Decide la sfida con l’Este con due gol, lasciando chiudere il conto all’ex Caporali. Inguaia ulteriormente il Giorgione, ricacciandolo in zona play out, e condisce con una buona dose di peperoncino il prossimo derby tra Giorgione e Montebelluna, dopo la sosta. Ancora una volta Castelfranco e Montebelluna incrociano il loro destino, ma ormai è una storia lunga. Veniamo al nostro Mastroianni. Arrivato come spauracchio tale si è dimostrato. Paganin nel contenerlo non è certo fortunato (già Fontana è fuori per squalifica), Gianmarco Vio, il più in palla e dotato di personalità dei difensori, deve dare forfait dopo appena 12′ per un sospetto stiramento. Al 21′ Mastroianni scalda le mani a Pazzaia, 2′ dopo ci prova Caporali e Pazzaia dice ancora no aiutandosi in corner: pallone dalla bandierina, blocco sui difensori, Mastroianni solo soletto con la porta sguarnita può firmare il primo autografo. Este in vantaggio, superiore sul piano della qualità e dell’organizzazione, ma lento a livello di ritmo. Il Giorgione prova a rialzare la testa, con Podvorica che al 34′ inventa un quasieurogol dal 30 metri e soprattutto con il giovane Velardi che, lanciato in contropiede da Gashi, non crede ai sui occhi e per non sbagliare tira in bocca a Lorello. Ripresa, 13′ Mastroianni risponde al quasieurogol di Podvorica e poi al 18′ firma il secondo autografo su contropiede e appoggio di Busetto. Partita decisa, il Giorgione non deve costruire la sua salvezza sull’Este, ma gli serve un po’ di attenzione difensiva Prova a riaprire l’incontro nel finale Gashi con una bella giocata, chiude al 41′ Caporali.

Ore 13.50 – (Gazzettino) «Ben venga la pausa, ho visto la squadra non al 100 per cento e credo che ci sia un momento di flessione. Dobbiamo prendere fiato e ritrovare le energie». Queste le prime parole del presidente biancocorosso Daniele Pagin dopo il pareggio con l’Abano. «Un Campodarsego al meglio – continua – avrebbe vinto. Abbiamo regalato un tempo ai nostri avversari, più incisivi nella ripresa. Purtroppo ora siamo a cinque lunghezze dalla vetta ma la prima cosa è fare la corsa su noi stessi. Il Venezia è più attrezzato e nello scontro diretto si è visto: nonostante l’arbitraggio a noi sfavorevole, ha infatti vinto meritatamente. La sosta arriva in un buon momento – chiude Pagin – ci servirà e penso che alla ripresa del campionato rivedremo il Campodarsego di inizio stagione». «Credo che il pareggio sia un risultato giusto – dichiara Antonio Andreucci – l’Abano ci ha totalmente sorpreso nell’avvio di gara. Hanno tenuto un ritmo altissimo e noi non siamo riusciti in nessun modo a contenerli. Poi nella ripresa abbiamo riportato la gara in equilibrio, non solo recuperando i due gol ma poi anche il terzo. Dobbiamo ripartire da qui – prosegue il tecnico del Campodarsego – dalla reazione avuta nel secondo tempo. Questa squadra ha carattere e nonostante un primo tempo negativo abbiamo trovato la forza di reagire, di questo sono molto soddisfatto». I cinque punti di distanza dal Venezia non preoccupano Andreucci, che commenta anche le parole del presidente Pagin: «Noi non abbiamo mai fatto la corsa sul Venezia. Durante la stagione si è creata questa rivalità ma non siamo partiti per batterci con loro. Dobbiamo pensare a noi stessi e cercare sempre di dare il massimo nelle nostre gare, quelle degli altri non ci devono interessare. Probabilmente il presidente ha ragione – aggiunge il tecnico toscano – ma non credo che la nostra flessione sia dovuta a un calo fisico. Forse il tenere la testa della classifica per tante giornate ci ha stancato molto a livello mentale. La pausa ci servirà per ricaricare le batterie. Se il problema fosse fisico – chiude il tecnico del Campodarsego – non avremmo avuto questa grande reazione nel secondo tempo». Deciso e pronto a ritrovare presto la vittoria anche Mehdi Kabine, autore della seconda rete biancorossa: «Nel primo tempo ci siamo quasi fatti gol da soli concedendo due contropiedi da calcio d’angolo a nostro favore. Va sottolineato però la grande prova dell’Abano al quale faccio i miei personali complimenti. Nonostante ciò siamo riusciti a recuperare il doppio svantaggio. La squadra è viva e non molleremo mai». Infine un pensiero al primo posto: «Finchè la matematica non ci condannerà noi continueremo a crederci».

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Dopo la gara, negli spogliatoi, non si sente volare una mosca: l’impressione è che il pareggio non vada bene a nessuna delle due squadre. Lo staff dell’Abano, in particolare, fatica a digerire i primi dieci minuti della ripresa, decisivi per la prima rimonta del Campodarsego. La conferma arriva dal tecnico aponense Karel Zeman, tutt’altro che felice dopo il 3-3 finale. Il Boemo jr voleva i tre punti, una sorta di premio per una prestazione, a suo dire, «da prima della classe». «Abbiamo dimostrato di essere superiori al Campodarsego sotto il profilo del gioco», afferma sicuro Zeman. «Non posso essere contento di un pareggio quando la mia squadra domina per 80 minuti in lungo e in largo e non porta a casa il risultato pieno». In effetti, l’Abano ha disputato un primo tempo di grande livello. «Penso che nei campi di Serie D si sia visto raramente un gioco del genere» aggiunge. «Nella prima frazione di gioco avremmo potuto segnare sei gol e forse la nostra vera colpa sta proprio nell’aver tenuto in partita il Campodarsego». Non fa i salti di gioia nemmeno lo stopper Dan Thomassen: «Al di là della buona prestazione contro la seconda in classifica resta il rammarico per il pareggio finale» ammette. «Nel primo tempo potevamo segnare anche il 3-0, poi abbiamo avuto dieci minuti assurdi, forse inspiegabili. Peccato». Il mister del Campodarsego Antonio Andreucci, invece, non butta via niente, nonostante il passo indietro, soprattutto nella corsa alla Lega Pro: «Abbiamo regalato un tempo ma bisogna riconoscere i meriti dell’Abano che è partito con un ritmo impressionante», commenta. «Il nostro portiere Merlano, tra l’altro, è riuscito a tenerci in partita con alcune parate fantastiche. Nella ripresa, invece, abbiamo dimostrato il nostro grande carattere, rimontando due gol e pareggiando i conti dopo la rete di Bortolotto. La sosta della Serie D (domenica prossima, ndr) ci farà bene. Abbiamo bisogno di staccare». Il Venezia, che ha battuto in casa il Tamai, è volato a +5: «La rivalità col Venezia è nata per la nostra situazione di classifica», chiude Andreucci. «Noi non siamo partiti per vincere il campionato, loro sì. Se saranno bravi a gestire il vantaggio buon per loro. Di sicuro lotteremo fino alla fine». Il patron del Campodarsego Daniele Pagin è altrettanto tranquillo, anche se il distacco con la diretta concorrente inizia ad essere piuttosto pesante: «Sono dispiaciuto perché 5 punti iniziano ad essere tanti» confessa il presidente. «Forse stiamo pagando un po’ di stanchezza dopo tante partite giocate al 120 per cento. In ogni caso, ne mancano ancora otto e può succedere di tutto. Sono sicuro che, dopo la sosta, il Campodarsego tornerà grande».

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Tatticismi, schermaglie, sbadigli. Dimenticatevi tutto. Abano–Campodarsego potrebbe ricevere una nomination come partita più bella dell’anno. Non inganni il risultato, un 3-3 che profuma di spettacolo, non tanto per la quantità di palloni raccolti in fondo al sacco da Merlano e Bettin, quanto per la serie di rimonte e contro rimonte messe in scena dalle due “cugine”. Perché c’è qualcosa di clamoroso nel doppio svantaggio iniziale del Campodarsego, arrivato ad Abano con l’obbligo di vincere per non perdere terreno sul Venezia e, dall’altra parte, nel ritmo dell’Abano, spinto da motivazioni che non arrivano di certo dalla classifica. Due contropiedi permettono di lasciare di stucco gli uomini di mister Antonio Andreucci: al 7’, infatti, la verticalizzazione di Bortolotto per Caridi, pronto a servire Gnago, propizia l’infilata di De Cesare. L’1-0, di fatto, è un trionfo della geometria applicata al calcio. Non è da meno la parabola di De Cesare che, due minuti più tardi, scavalca Bedin e finisce fra i piedi di Gnago, che entra in area e supera Merlano. Il “Campo” accusa il colpo, eccome. Non basta la punizione di Kabine (11’) a caricare i biancorossi, surclassati dai padroni di casa che, al 24’, rischiano pure di chiudere i conti con Bortolotto, imbeccato da Creati: Merlano devia in angolo. Proprio dal corner scaturisce un’altra occasione per i neroverdi, sfortunati sia sulla zuccata di Bortolotto che colpisce il palo, sia sul tap-in involontario di De Cesare, tradito proprio dal legno. Lo stesso Bortolotto fa tutto da solo e poi calcia senza fortuna al 27’, prima Creati a tu per tu con l’estremo ospite, approssimativo nella staffilata (43’). Il Campodarsego rialza la testa nella ripresa: Kabine, un po’ troppo nervoso nella prima frazione di gioco, si riscatta con la specialità della casa, il calcio di punizione, trovando la deviazione provvidenziale di Thomassen (6’). Il gol di Aliù (al volo) che riapre il match arriva in un amen, così come la “genialata” di Kabine che, al 53’, riceve il pallone al centro area da Pellizzer, aggira il diretto marcatore e firma il 2-2. Per l’Abano è una botta tremenda, anche se gli aponensi (che reclamano pure un rigore per un presunto fallo di mano in area di un difensore del Campodarsego), ritrovano la retta via con Bortolotto: il fantasista, al 72’, trova l’incrocio di sinistro da 25 metri. Il Campodarsego rimette a posto le cose poco dopo la mezz’ora con Gal, che svetta con una scelta di tempo elvetica sul corner di Michelotto. Il difensore biancorosso si ripete nei minuti di recupero, ma stavolta è Bettin a salvare sulla linea di porta.

Ore 12.40 – (Gazzetta di Mantova) Non è stato un rientro facile, dopo sei giornate in panchina, quello del portiere Francesco Bonato. «Innegabile, ho provato un po’ di emozione – spiega nel dopopartita – di certo non è stato un buon rientro. Siamo partiti male e abbiamo incassato due gol che erano sicuramente evitabili. Così come il terzo, di cui mi assumo la responsabilità, visto che era un cross in area piccola: mi sono girato male e non sono riuscito ad intervenire. Ora dobbiamo voltare pagina in fretta e tornare a fare punti. Serve reagire subito, a testa alta e con la consapevolezza che non siamo questi». Sconsolato anche il commento di Juri Gonzi. «Onore al Padova, da parte nostra non c’è stata la voglia che abbiamo messo in campo col Cuneo – esordisce – e ne siamo consapevoli. Ci è mancata l’aggressività in tanti frangenti, anche negli episodi. Come nel caso dell’occasione che ho avuto in area nel secondo tempo. Dobbiamo rimetterci a lavorare, a testa bassa: siamo un gruppo unito e con delle qualità. Nelle prossime partite, se vogliamo uscire dalla zona calda della classifica, dobbiamo farlo vedere sul campo»

Ore 12.30 – (Gazzetta di Mantova) Gaetano Caridi si prende la briga, da capitano e bandiera del Mantova, di presentarsi in sala stampa per commentare un’altra amara sconfitta. «In realtà è davvero difficile trovare le parole per commentare questa partita – esordisce Tano – loro si sono dimostrati migliori sotto troppi punti di vista sfoderando un miglior atteggiamento, ma anche molta più qualità e personalità. Noi invece dobbiamo fermarci tutti e farci un’esame di coscienza, mettendo al bando i voli pindarici. E mettendoci in testa che siamo una squadra che si deve salvare e che per farlo deve cambiare ritmo». Mancano nove partite e ci si aspetta di vedere un altro Mantova. «Qui avevamo di fronte un grande avversario – prosegue Caridi, uscito anzitempo anche a causa di un piccolo fastidio al polpaccio che l’ha tormentato in settimana -, dobbiamo archiviare in fretta questa giornata e dobbiamo avere per forza una reazione importante perché ormai la realtà che abbiamo di fronte è chiara, siamo terzultimi e dobbiamo far di tutto per risalire». Mattia Marchi è al terzo gol in tre partite. Ma la soddisfazione personale sfuma di fronte all’amarezza per la sconfitta. «E’ una sconfitta che pesa – confessa -, sapevamo che era una partita importante, in casa, ed eravamo ansiosi di riprendere il filo delle belle prove contro Reggiana e Cuneo. Invece mi sento di dire che abbiamo sbagliato completamente l’approccio che, per esempio, contro il Cuneo era stato eccezionale. Peccato perché il mio gol sembrava poterci ridare speranza, invece aver subìto dopo tre minuti il 3-1 ci ha definitivamente tagliato le gambe. Ora dobbiamo continuare a lavorare e sacrificarci. Siamo un grande gruppo e sono sicuro che quello che facciamo ad ogni allenamento prima o poi verrà ripagato».

Ore 12.20 – (Gazzetta di Mantova) L’ex presidente biancorosso Fabrizio Lori è l’unico rappresentante della società a rilasciare un commento a fine partita, e le sue parole come sempre trovano un folto gruppo di sportivi ad ascoltarle in silenzio: «Il Padova ha meritato di vincere, tutto qui – è il suo incipit – bisogna ripartire subito e pensare ad ottenere la salvezza». Il patron ha seguito tutto l’incontro vicino all’ex capitano biancorosso Mattia Notari: «È venuto a trovarci – prova a spiegare sinteticamente – vedremo che cosa accadrà in futuro». L’attenzione di Lori, più che all’incontro con alcuni vecchi amici della tribuna centrale, rimane focalizzata sull’andamento dell’incontro perso in malo modo: «Essì – sottolinea Lori – questa è stata proprio una partitaccia, e non si può certo piangere per l’accaduto ma fin dalla ripresa degli allenamenti è indispensabile tornare a preparare al meglio la partita di sabato sera a Gorgonzola, ci attende una partita molto importante per evitare anche l’accesso ai playout. La Giana Erminio ha cinque punti più di noi, ma a nove giornate dalla conclusione della stagione regolare esistono i margini per riuscire a raggiungere l’obiettivo salvezza». Sugli spalti anche il consigliere Carlo Giovanardi, poco incline a complimenti per il tecnico ma all’apparenza solidale con chi parla di “mal del timone”.

Ore 12.10 – (Gazzetta di Mantova) A metà del secondo tempo, ufficialmente per evitare il traffico ma in realtà per disperazione e noia profonda (verrebbe da dire, prendendo a prestito Vacca degli Squallor…), Serafino Di Loreto abbandona la tribuna del Martelli, dando la sensazione di preferire un posto isolato nel quale liberare la sua rabbia per la più brutta prestazione del Mantova in questo ultimo mese. In realtà il patron, sarà per la soddisfazione della carica di presidente della società che controlla le finanze della Lega Pro oppure sarà per le frequenti voci di interessamento al Mantova di questo o quel gruppo, non sembra prendersela troppo e anzi trova lo spunto per filosofeggiare. Al cronista però resta l’impressione che il suo tono di voce abbia tratto giovamento da chissà quale sfogo, facilmente inquadrabile nell’obiettivo: «Non era lecito attendersi di battere con punteggio eclatante una squadra economicamente solidissima come il Padova – spiega – nè è opportuno stracciarci le vesti per le tre reti incassate, tutte le partite devono vederci impegnati al massimo per la conquista dei tre punti però ritengo che le squadre attualmente posizionate fra i 22 e i 28 punti siamo quelle alle quali dobbiamo realmente strappare il risultato pieno». Uno sguardo alla classifica permette di stabilire che, in questo lotto, il Mantova deve ancora sfidare quattro squadre: la Giana Erminio (sabato a Gorgonzola), il Pro Piacenza (al Martelli il 24 aprile), la Pro Patria (a Busto Arsizio nel weekend del primo maggio) e l’Albinoleffe (in casa all’ultima giornata, l’8 maggio). Sono queste le quattro candidate alla sconfitta contro il Mantova, a giudizio di Di Loreto che non perde l’occasione per suonare la carica ai suoi beniamini: «Siamo stati troppo timorosi – sottolinea – sabato la Giana Erminio dev’essere affrontata con ben altro spirito, questo ha finito con l’agevolare ancor di più il gioco del Padova». Di Loreto non si nasconde di fronte alla domanda sul futuro di Ivan Javorcic: «Proprio perchè da questa partita contro il Padova poteva arrivare un risultato negativo dobbiamo rimboccarci le maniche e tornare a vincere. È a Gorgonzola che dobbiamo rivedere il Mantova che conosciamo, non voglio pensare ad un risultato diverso dalla vittoria perchè conosco le qualità della squadra e so che i ragazzi possono fare risultato».

Ore 12.00 – (Gazzetta di Mantova) Stavolta nelle parole di mister Ivan Javorcic la rabbia e l’amarezza, nell’analisi della gara, sembrano lasciare spazio alla consapevolezza di non avere scuse. La sconfitta con il Padova è stata meritata, sia perché i veneti si sono dimostrati superiori, sia perché non c’è stato l’atteggiamento volto a tentare di mettere in difficoltà gli avversari. Ed il tecnico di Spalato si assume in toto la responsabilità del ko e della prestazione. «Che il Padova fosse forte lo sapevamo e lo ha dimostrato – dichiara – , di sicuro noi abbiamo fatto poco o nulla per metterlo in difficoltà. Potevamo sperare di creargli qualche problema dal punto di vista dell’aggressività, del ritmo e dell’intensità, al contrario non abbiamo fatto nulla di tutto questo, concedendo loro questo ulteriore vantaggio. Sono usciti così tutti i nostri limiti e quando la squadra si esprime così sottotono il primo responsabile sono io». Il tecnico salva solo l’inizio della ripresa, con il 2-1 di Marchi: «In qualche frangente eravamo riusciti a lasciare liberi di esprimersi i nostri giocatori di qualità – prosegue – , poi c’è stato l’episodio del 3-1 che ci ha tagliato le gambe». Una prestazione tanto sconcertante, in una gara quasi decisiva per la stagione, preoccupa parecchio e Javorcic lo sa: «Così non si può andare avanti – dice – ed è evidente che alla ripresa della preparazione dobbiamo fare una lunga chiacchierata tutti assieme. Il momento è delicato e grave, il campo ci ha dato messaggi sui quali dobbiamo riflettere. Che idea mi sono fatto? Preferisco tenermi per me queste valutazioni: dobbiamo guardarci in faccia, renderci conto che abbiamo nove gare attraverso le quali dobbiamo salvarci o direttamente o tramite i playout».

Ore 11.50 – (Gazzetta di Mantova) Un Mantova sconcertante alza bandiera bianca in casa contro il Padova e incassa una sconfitta talmente netta che l’1-3 finale appare perfino generoso nei confronti dei biancorossi. La zona salvezza si allontana di un punto (ora è a 5 lunghezze), ma non sono i numeri a preoccupare bensì la pochezza di una squadra che – in una fase cruciale del campionato – si arrende agli avversari senza quasi lottare. Inconcepibile, così come è inconcepibile assistere a un match in cui il pur lanciatissimo Padova sembra di almeno due categorie superiore a un Mantova che non dà mai l’impressione di poterlo contrastare. Due gol subiti (meglio, regalati) nel primo tempo, poi il 2-1 della speranza al quale segue 120 secondi dopo il 3-1. Al 12’ della ripresa la gara è già finita e questo è inaccettabile per una squadra che sta lottando per la sopravvivenza. Entrando nei dettagli del pomeriggio del Martelli, si comincia davanti a quasi 2.600 (encomiabili) spettatori, con le due squadre schierate secondo moduli e formazioni annunciate. Entrambi i tecnici propongono il 4-4-2, Javorcic cambia soltanto il portiere (dentro Bonato) rispetto alle ultime gare e Pillon sostituisce l’infortunato Corti con Mazzocco in mediana, proponendo in attacco la coppia formata da Neto Pereira e dall’ex di turno Altinier. Bastano pochi minuti per capire che il Mantova non c’è. I biancorossi giocano sotto rimo, soffrono il pressing avversario e perdono tutti i duelli uno contro uno. Insomma, al posto di vedere la squadra più debole che punta sui ritmi alti per limitare il gap qualitativo, accade esattamente il contrario. Ed è una mattanza. In meno di un quarto d’ora gli ospiti vanno alla conclusione più volte e Altinier colpisce una traversa. Al 18’ il “capolavoro”: il Mantova riesce a subire un contropiede da calcio d’angolo e Finocchio infila l’1-0 sotto la Te, gentilmente aiutato da difensori e portiere biancorossi, tutti in tilt. La “reazione” (gli unici a provarci sono Sereni e Caridi sull’out sinistro) è inconsistente e nel finale di tempo (38’) arriva il raddoppio del solito Finocchio, lasciato tutto solo sul secondo palo. Sull’altro fronte Marchi sciupa poi un’ottima occasione, ma all’intervallo lo 0-2 è più che meritato. Javorcic lascia negli spogliatoi il frastornato Lo Bue e inserisce Longo, ma non è certo questa la mossa che può cambiare la partita. Il tecnico croato spera che lo sia invece il cambio di modulo, con il passaggio al 4-3-1-2, che vede Caridi trequartista e Gonzi mezzala. Qualche piccolo imbarazzo il Padova sembra accusarlo, ma i fatti dimostreranno che si tratta più di un rilassamento dei biancoscudati che di altro. Quando infatti (10’) Marchi butta dentro il 2-1 aiutandosi anche con un fallo che l’arbitro non vede, il Padova si rigetta immediatamente in avanti con foga. E in due minuti insacca il 3-1 con Altinier. A questo punto l’arbitro potrebbe anche fischiare la fine, perché in campo tutto è già scritto. Javorcic prova a inserire Tripoli per Perpetuini, inventando Caridi regista alla Pirlo, poi toglie anche il capitano e butta dentro Di Santantonio (perso per perso, perché non una punta?). Sul rettangolo verde non cambia nulla: il Mantova è già sparito e il Padova sfiora altri due gol con Altinier e il neoentrato Baldassin. Finisce così 3-1, con i biancoscudati a far festa con i loro tifosi sotto la curva Cisa e il Mantova che rientra a capo chino negli spogliatoi, senza scusanti per una prestazione senza qualità nè orgoglio.

Ore 11.30 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Favaro 6; Diniz 6.5, Sbraga 6.5, Fabiano 6, Favalli 6; Ilari 7, Mazzocco 6.5, De Risio 6.5, Finocchio 8 (st 26′ Baldassin sv); Altinier 7 (Sparacello sv, Bearzotti sv), Neto Pereira 6.5.

Ore 11.20 – (Gazzettino) La reazione del Mantova è pressoché nulla e i biancoscudati controllano la gara con la massima tranquillità, con un unico pericolo al 35′ quando Marchi, su angolo di Caridi, incorna alto. Un paio di minuti dopo il Padova raddoppia sul proprio asse brasiliano: cross dalla destra di Neto Pereira, servito da Ilari, con Finocchio che sbuca sul secondo palo e, indisturbato, insacca di testa in tuffo. Prima dell’intervallo un’ottima occasione per i virgiliani ancora con Marchi che su punizione dalla trequarti di Sereni, brucia sul tempo Favalli ma in scivolata calcia alto. In avvio di ripresa ancora un’indecisione su un piazzato del Mantova. Su punizione di Perpetuini Diniz si perde Gonzi che però dal centro dell’area calcia debole ed è comoda la prima e unica parata della gara di Favaro. Simili modalità (angolo di Sereni al 10′) e il solito Marchi questa volta non perdona, prendendo in controtempo Favaro a due passi dalla porta, in un’azione però viziata forse da una sua precedente spinta su Favalli non sanzionata dall’arbitro. Neanche il tempo di prendere paura che il Padova fa nuovamente la voce grossa e Altinier, mantovano ed ex, appostato sul secondo palo su perfetto traversone di Ilari, deve solo appoggiare la palla in rete di testa, senza poi esultare. I cambi del Mantova, che passa al 4-3-1-2, non variano il trend della gara che vede invece il Padova sfiorare il poker con Altinier e poi con il neo entrato Baldassin.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Di fronte a un Mantova fin troppo arrendevole, il Padova conquista la terza vittoria esterna della gestione Pillon, raggiunge virtualmente l’obiettivo salvezza e crea i presupposti per un finale di campionato tutto da seguire in chiave play off, ora a 5 punti. Gara di fatto archiviata già nel primo tempo con il terribile uno-due di Finocchio che festeggia nel migliore dei modi il suo debutto dal primo minuto. Mai quest’anno Neto e colleghi avevano segnato tre reti fuori casa. Il tecnico biancoscudato spedisce in panchina Dionisi e Petrilli. In difesa viene confermato Fabiano, con il rientrante Diniz dirottato a destra, mentre Finocchio agisce da esterno alto a sinistra. Mazzocco è infine preferito a Baldassin per rilevare l’infortunato Corti in mediana. Assente tra i lombardi l’ex Ruopolo, operato in settimana al ginocchio. L’approccio alla gara dei padroni di casa è decisamente morbido. Ed è il Padova ad affacciarsi con maggiore pericolosità nella trequarti avversaria, anche sfruttando la libertà a destra di Diniz un cui tiro, dopo un bel cambio campo di Finocchio e assist all’indietro di Ilari, è deviato in angolo da un difensore. Poco dopo biancoscudati vicinissimi al vantaggio con Altinier che, pescato a destra, sfrutta un’indecisione di Sereni e Scrosta e supera il portiere con un morbido pallonetto, ma la palla colpisce la parte alta della traversa. In un simile contesto di gara, il gol arriva naturale, su un’azione di rimessa avviata da Mazzocco, proseguita da Ilari e finalizzata da Finocchio che si porta la palla sul sinistro e, appena dentro l’area, dal limite brucia Bonato sul primo palo. Una bellissima rete.

Ore 11.00 – (Gazzettino) «Abbiamo portato a casa la vittoria con largo merito – commenta il presidente Giuseppe Bergamin – e mi sono divertito perché il Padova ha pure giocato bene. Dopo avere preso un gol che in qualche modo ci ha scosso, siamo andati a riprenderci il doppio vantaggio». E ora? «La prossima settimana guarderemo avanti con maggiore convinzione nei nostri mezzi e dobbiamo ancora dimostrare contro due avversarie di alto livello (Pavia e Pordenone, ndr) la nostra forza. La gara con il Mantova era uno spartiacque e ora abbiamo più squadre dietro che avanti. Continuando così penso che potremo toglierci qualche soddisfazione». Il protagonista del giorno è Francesco Finocchio, che, gettato nella mischia dal primo minuto, ha risposto nel migliore dei modi. «Il primo gol – racconta – è frutto di un contropiede gestito bene in velocità; ho calciato di sinistro ed è andata bene. Nel secondo è stata una grande giocata di Neto che mi ha praticamente messo in testa una palla che ho dovuto solo spingere. Sono contento per le reti, ma soprattutto per la vittoria che ci avvicina alle posizioni alte di classifica. Ero concentrato e sapevo che era una bella opportunità da sfruttare». Per Altinier ottava marcatura stagionale, arrivata subito dopo la rete del Mantova che avrebbe potuto riaprire la gara: «Era un momento favorevole per loro che erano carichi e avevano avuto una reazione importante a inizio ripresa. Con il nostro gol si è riportata la partita dalla nostra parte, anche a livello psicologico. Ora sognare non costa nulla, ci proviamo». Nel finale momenti di paura per Sparacello per un colpo alla testa che lo ha costretto a uscire dal campo in barella. All’inizio il giocatore era un po’ frastornato, dopo qualche minuto si è ripreso ed è tornato a Padova con i compagni.

Ore 10.50 – (Gazzettino) «Sono contento per la prestazione, oltre che del risultato. Di fronte a una squadra che lotta per salvarsi non è mai facile, ma gli onori vanno ai giocatori, autori di un’ottima prestazione». Così Beppe Pillon al termine della gara vinta al “Martelli” che regala una spinta importante al Padova. L’analisi del tecnico prosegue poi con la scelta di schierare Finocchio dall’inizio: «Quando vedo giocatori in condizione che in allenamento cercano di conquistarsi il posto io li metto dentro. Sono pagato per fare delle scelte a volte anche dolorose, ma cerco di mettere sempre in campo la squadra che può fare più male all’avversario». Decisivo proprio l’apporto globale sulle corsie esterne: «Abbiamo lavorato molto su questo, ma il segreto è stato quello di aggredire alti gli avversari perché quando lo fai, hai meno spazio da percorrere, per i terzini diventano più facili le sovrapposizioni e si può fare male. Non dobbiamo temere la profondità». Poi aggiunge: «Stiamo bene fisicamente e mentalmente, chi gioca fa sempre il suo dovere. Passata una brutta settimana sul piano nervoso dopo la sconfitta con il Cittadella, che per me non meritavamo, siamo stati poi bravi a vincere con il Renate e a Mantova la squadra si è espressa bene sul piano del gioco». Cosa cambia adesso? «Al novanta per cento siamo salvi, mancano ancora tre punti. Dobbiamo continuare così, gara dopo gara, cercando di migliorarci e vincere più possibile. Per recuperare il gap e agganciare i play off servirebbe un filotto di quattro o cinque successi».

Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “E’ un inizio 2016 da incorniciare: 16 punti in 9 gare e rinforzi azzeccati”) Almeno un senso, a questi due mesi che restano di Lega Pro, adesso il Padova può darlo: progressiva, ma costante, la sua rimonta verso i piani alti della classifica dev’essere interpretata e vissuta come un’opportunità, una chance inaspettata, da cogliere a tutto tondo. Siamo sinceri, non avremmo scommesso un euro sulla possibilità di un aggancio al treno in corsa per gli spareggi-promozione che valgono un posto in Serie B (li disputeranno la seconda e la terza di ogni girone, più le due migliori quarte, che in questo momento sono nel raggruppamento Nord e in quello Sud), eppure i risultati del 2016 – i pareggi con Alessandria, Reggiana, Pro Piacenza e Sudtirol, le vittorie con Lumezzane, FeralpiSalò, Renate e Mantova, unica sconfitta con il Cittadella capolista solitario, per un totale di 16 punti in carniere su 27 – danno la misura della bontà del lavoro svolto da Pillon e dal suo staff e dell’ottima risposta del gruppo alle indicazioni ricevute dall’allenatore di Preganziol. Aggiungiamoci la bontà della campagna acquisti di gennaio (rinforzi azzeccati, come si è visto), di cui va dato atto al ds De Poli, ed ecco spiegata la svolta che sta maturando nel gruppo biancoscudato. Il pensiero corre al campionato di Serie B 2010/11, quando, uscito bastonato dal derby del Tombolato, con Calori ad un passo dall’esonero (ufficializzato poco dopo da un Cestaro imbufalito) e le sabbie mobili sotto i piedi, il Padova si affidò ad Alessandro Dal Canto per provare a salvarsi: l’alchimia che si creò in quello spogliatoio, prima sbandato e fragile, portò la squadra da lì in avanti addirittura a guadagnarsi la partecipazione ai playoff per la Serie A, sfumati poi a Novara, in una finale purtroppo segnata dall’espulsione di Cesar e dal sacrificio (incomprensibile) di El Shaarawy per Trevisan. Più ancora (il pensiero corre) al Padova di Carlo Sabatini, sempre in terza serie, nel 2008/09: dopo la sconfitta interna con il Ravenna, a 6 giornate dal termine era staccato di 6 punti dagli spareggi-promozione, che agguantò inanellando una serie strepitosa di 5 vittorie e 1 pareggio (16 punti). Il resto lo conoscete, fu Serie B a Busto Arsizio. Ha ragione Pillon nel ripetere, a se stesso prima ancora che all’ambiente, che è indispensabile un filotto di vittorie, ma davanti, a parte i granata di Venturato ormai irraggiungibili, più di qualcuno sta rallentando e potrebbe piantarsi da qui a maggio. Insomma, tentar non nuoce, la salvezza è acquisita e si può pensare ad altro, con la testa sgombra da pensieri. Proprio questa “leggerezza” d’animo potrebbe rivelarsi l’arma in più per scalare altri gradini e attestarsi a ridosso delle varie Alessandria, FeralpiSalò e Pavia. Una parola, per chiudere, sull’organico attuale a disposizione del mister: le scelte (vincenti) di ieri confermano una sensazione maturata nelle ultime settimane, e cioè che le alternative valide ci siano e che il Padova non sia affatto messo così male come qualcuno voleva far credere. Pillon vede tutto e poi fa le sue scelte, che alle volte può anche sbagliare. È riuscito persino a tornare sui suoi passi con Bucolo, con cui si era scontrato duramente. Vogliamo riconoscergli i meriti che gli spettano? Vedremo come finirà, ma intanto, fossimo nei dirigenti, la proposta di rinnovo gliela metteremmo sotto il naso prima di Pasqua.

Ore 10.20 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia): Favaro 6; Diniz 7, Sbraga 7, Fabiano 6, Favalli 6; Ilari 7, Mazzocco 6.5, De Risio 7, Finocchio 8 (Baldassin 6); Altinier 7 (Sparacello sv, Bearzotti sv), Neto Pereira 7. 

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Bis concesso 20 minuti dopo: sempre Ilari ha innescato Neto Pereira sulla destra, cross da fondo campo al bacio sul palo opposto, dove in tuffo, di testa, Finocchio ha uccellato sia Lo Bue che lo stesso Bonato. Fallo evidente, 2-1 da annullare. Nella ripresa il Mantova ha cercato di reagire in qualche modo, prima impegnando Favaro con una girata morbida di Gonzi (3’), poi riducendo le distanze su azione chiaramente viziata da un’irregolarità: angolo di Sereni e nell’area piccola Marchi è andato all’impatto al volo, di destro, dopo aver strattonato ben bene Favalli che lo controllava e averlo mandato per le terre (10’). Altinier, la legge dell’ex. Partita riaperta? Un’illusione per i virgiliani, in quanto i biancoscudati in 120 secondi hanno rimesso i conti a posto: Ilari è andato via sulla destra a Perpetuini e ha messo lungo un pallone delizioso, che, con Bonato fuori posizione, Altinier di testa ha appoggiato docilmente in rete (12’). Ottavo sigillo per il bomber, e altra rete rifilata alla sua vecchia squadra dopo quella in Coppa Italia del 14 agosto 2015 (finì 1-1). Lo stesso Altinier poco dopo ha sfiorato il 4-1, con tiro fuori di un niente su assist aereo di Fabiano, in seguito ad un corner (25’) e il neo-entrato Baldassin ha alzato troppo sull’uscita avventata di Bonato fallendo il bersaglio (29’). Adesso il calendario pone sulla strada del Padova Pavia e Pordenone, una dopo l’altra: ostacoli difficilissimi, ma questo gruppo sta molto bene ed è solido. Chissà…

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) L’allenatore trevigiano, per la prima volta, ha cambiato tre/undicesimi della formazione-base, e i fatti gli hanno dato ragione: difesa con Diniz a destra al posto di Dionisi, e conferma di Fabiano al centro, centrocampo con Mazzocco accanto a De Risio (essendo Corti out per infortunio), fascia sinistra appannaggio di Finocchio al posto del solito Petrilli. E proprio l’ormai 24enne (festeggerà il compleanno il 30 aprile prossimo) italo-brasiliano, giunto a fine gennaio dal Pordenone, è stato il grande protagonista del primo tempo, aprendo come una scatola di sardine, con le sue giocate e il suo opportunismo, la difesa biancorossa e mettendo sui binari ideali un confronto temuto alla vigilia. Dopo una traversa (parte superiore) colpita da Altinier, che ha approfittato di un’incertezza di Scrosta per puntare verso Bonato e superarlo con un pallonetto (11’), il numero 11 biancoscudato ha sbloccato il risultato con un’azione magistrale sulla fascia, dopo aver ricevuto palla da Mazzocco, che era stato servito da Ilari: percussione di una trentina di metri, doppio passo al limite dell’area, finta verso destra a sbilanciare Lo Bue e gran tiro di sinistro, all’interno dei 16 metri, con la sfera che si è insaccata sotto l’incrocio alla destra del portiere (18’).

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Salvezza blindata? Macchè, il Padova inquadra nel suo mirino i playoff quando mancano nove giornate alla fine. La vittoria di Mantova – la seconda consecutiva dopo il ko nel derby con il Cittadella, la nona complessiva – schiude orizzonti che sino a poco tempo fa parevano impossibili da… intravvedere. Perché i tre punti conquistati ieri consentono ai biancoscudati non solo di scavare un fossato incolmabile, alle loro spalle, sulla zona playout, ma soprattutto di balzare sul settimo gradino della classifica, scavalcando in un batter d’ali Cremonese, Reggiana e Sudtirol e portandosi a 5 lunghezze dall’Alessandria, quarta a quota 43. Come dire: una stagione che cambia di colpo prospettiva, e stiamo parlando pur sempre di una neo-promossa. Un tabù che cade dopo 15 anni. Era dal 2001, ultima giornata del campionato di C/2 (vinto con Varrella in panchina), che il Padova non sbancava il “Martelli”. Allora era stato un 3-2, stavolta c’è un 3-1 a suggellare l’impresa, che infrange una tradizione negativa durata anche troppo. E il terzo successo esterno – tutti e tre con Pillon in panchina (gli altri due a Gorgonzola e Lumezzane) – arriva da un altro viaggio in Lombardia, terra che evidentemente porta bene a Neto Pereira & C. E senza soffrire più di tanto, tale e tanta è stata la superiorità mostrata nei confronti di un avversario che, oggettivamente, è parso più debole persino di quanto toccato con mano all’Euganeo, nel match d’andata, dove pure subì un 3-0 senza storia.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Il secondo gol di Finocchio ne è stato l’emblema: ha fatto ciò che lei più volte aveva predicato… «Nelle ultime partite arrivavamo sempre in ritardo nelle chiusure dell’azione, e ci abbiamo lavorato molto: ho chiesto di aggredire alti, a costo di rischiare qualcosa, e la tattica ha pagato». Siete stati bravi anche a trovare l’immediato 3-1 dopo la rete di Marchi. «Probabilmente ci siamo arrabbiati, abbiamo avuto una forte reazione nervosa. Io sinceramente non mi ero nemmeno accorto della trattenuta su Favalli, ma prendere quel gol ci deve aver dato semplicemente la scossa, e nel finale di gara avremmo anche potuto concretizzare qualche azione in più e arrotondare ulteriormente il punteggio». Per la prima volta ha cambiato 3 giocatori, un quarto della formazione. Come valuta la risposta della squadra? «Mi conforta molto, perché i nuovi si sono inseriti bene in gruppo e sanno come comportarsi, come voglio che giochino. È un dato importante, non è mai facile entrare in un meccanismo già oliato a gennaio: sono molto contento di loro, come pure di tutti gli altri».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Non abbiamo più motivo di preoccuparci per ciò che avviene dietro di noi, quindi non ci costa nulla giocarci tutto ciò che abbiamo per provare a riprendere chi ci precede. Probabilmente non sarà facile, perché per recuperare così tanto terreno in sole nove giornate dobbiamo trovare il filotto di vittorie che non abbiamo mai avuto. Ed è un peccato, perché con 2-3 punti in più, magari di quelli persi qua e là sul percorso, oggi avremmo molte più chance». Di questa gara, invece, cosa rimane? «Una grande prestazione, soprattutto perché siamo stati bravi ad entrare in campo molto aggressivi: sapevo che il Mantova avrebbe provato a partire forte, e per questo ho voluto preparare molto bene l’approccio alla gara». Qual è stata la chiave della vittoria? «La nostra pressione molto più alta del solito. È una questione assai semplice: se attacchi l’avversario con quei 10-15 metri in più di baricentro, in caso di ripartenza c’è molto meno spazio da coprire per arrivare in porta. E se le distanze si accorciano, anche gli esterni hanno più possibilità di giungere a chiudere l’azione».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Dodici punti sopra la zona playout, con nove partite da giocare. Dodici punti, come quelli che il Padova ha raccolto lontano dall’Euganeo nelle sei partite esterne sotto la guida di Bepi Pillon: la marcia quasi perfetta dei biancoscudati in versione “da trasferta” vive a Mantova il suo momento più alto. Perché mai, nella stagione, il Padova aveva segnato 3 gol lontano da casa, ma soprattutto perché ormai la salvezza è a portata di mano. «Faccio i complimenti alla squadra per come ha giocato, perché giocare contro il Mantova è sempre difficile», esordisce Pillon nel post-gara del “Martelli”. «C’è grande soddisfazione, abbiamo quasi raggiunto il nostro primo obiettivo: per la salvezza, ormai, penso che manchino 2 o 3 punti, quindi possiamo dirci tranquilli». Adesso si fa interessante la lotta per i playoff: 5 punti dall’Alessandria sono recuperabili? «Ci sono ancora 9 partite e 27 punti in palio, e per questo ce la giochiamo.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) «E c’è un retroscena da raccontare. Nel girone d’andata, contro l’Alessandria, avevo avuto un’occasione molto simile: avevo scartato il difensore, ma poi avevo calciato rasoterra. Tomei (il portiere del Pordenone, ndr) dopo la partita mi disse: “Se ti ricapita una situazione come questa, calcia alto, perché il portiere tende sempre a buttarsi per coprire lo specchio”. E così è stato: devo ringraziare anche lui per il prezioso consiglio». Un pomeriggio magico che riapre la corsa ai playoff. «Dedico questa doppietta ai miei compagni di squadra, che mi hanno fatto sentire subito a mio agio, ma anche alla mia famiglia e ai tifosi. Non devo esaltarmi però, non ho ancora fatto niente. Sono qui ormai da più di un mese, è stato giusto aspettare per consentire di ambientarmi e per capire gli schemi del mister, e devo solo sfruttare le opportunità che mi vengono date. Adesso sono molto contento, sia per i gol che per una vittoria importantissima, che ci permette di salire in classifica e rende molto più avvincente il nostro finale di stagione. Volevamo partite forte sin da subito, sapevamo che, se il Mantova fosse andato sotto, per noi la strada sarebbe stata in discesa: siamo stati bravi e fortunati a sfruttare l’occasione».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Il protagonista che non ti aspetti ha la freschezza del giovanotto, l’esuberanza del debuttante, la voglia del nuovo arrivato di spaccare il mondo. E poco importa per quel cognome curioso: Francesco Finocchio a Mantova, nella sua prima partita da titolare, ha lasciato un segno indelebile e verrà ricordato solo per i suoi due gol. Nato da mamma brasiliana e papà italiano, quasi per rendere onore sino in fondo alle sue origini ha esibito colpi provenienti da repertori diversi: il primo gol, doppio passo e sinistro sotto il “sette”, ha i connotati del calcio sudamericano, tutto fantasia e sorpresa, mentre il secondo, un colpo di testa sul secondo palo, porta con sé l’italianità del 4-4-2, dell’esterno opportunista pronto ad inserirsi dalla sua fascia. «Ma se il primo è il colpo più nelle mie corde, effettivamente segno spesso anche di testa», sorride Finocchio, che con i 2 gol siglati con il Pordenone, prima del trasferimento, sale a quota 4 reti realizzate in stagione.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 56, Pordenone 47, Bassano 46, Alessandria 43, FeralpiSalò e Pavia 42, Padova 38, Cremonese, Reggiana e SudTirol 37, Cuneo 28, Giana Erminio e Lumezzane 27, Pro Piacenza 26, Renate 25, Mantova 22, AlbinoLeffe 15, Pro Patria 2 (-7 punti di penalizzazione).

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della la venticinquesima giornata: SudTirol-Cuneo 1-0 (Tulli (St) al 45′ st), Cremonese-Reggiana 2-1 (Maiorino (Cr) al 3′ pt, Pacilli (Cr) al 34′ st, Arma (Re) al 39′ st), Cittadella-AlbinoLeffe 1-0 (Jallow (Ci) al 22′ pt), FeralpiSalò-Pro Piacenza 1-1 (Tortori (Fs) al 22′ st, Alessandro (Pp) al 46′ st), Pro Patria-Bassano 0-1 (Bizzotto (Ba) al 12′ st), Mantova-Padova 1-3 (Finocchio (Pd) al 18′ pt e al 38′ pt, Marchi (Mn) al 10′ st, Altinier (Pd) al 12′ st), Renate-Alessandria 0-4 (Branca (Al) al 16′ pt, Bocalon (Al) al 13′ st, Branca (Al) al 26′ st, Marconi (Al) al 47′ st), Pavia-Giana Erminio 2-0 (Foglio (Pv) al 37′ pt, Cesarini (Pv) al 39′ pt), Pordenone-Lumezzane 1-1 (Sarao (Lu) al 7′ pt, Pederzoli (Pn) al 25′ st).

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 6 marzo: i Biancoscudati espugnano Mantova, vittoria per 3-1 grazie alla doppietta di Finocchio ed alla rete di Altinier.




Commenti

commenti

About Gabriele Fusar Poli


WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com