Live 24! Padova-Giana Erminio, -4: torna Dionisi, out De Risio e Petkovic, problemi per Diniz

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Ore 23.00 – (Il Piccolo) Ieri pomeriggio nello studio del notaio Pietro Ruan è stata formalizzata la cessione d’azienda da parte della curatela fallimentare dell’Unione Triestina 2012 all’Unione sportiva Triestina calcio 1918. È l’atto tecnico che conclude l’iter avviato la settimana scorsa con l’aggiudicazione della cordata-Milanese in conformità al bando d’asta (100 mila euro il prezzo oltre alla garanzia fideiussioria di 246 mila euro per il pagamento del debito sportivo). Ora Milanese e i suoi legali possono inoltrare la richiesta di affiliazione della nuova società alla federcalcio. Una pratica che verosimilmente non sarà evasa prima della partita di domenica contro l’Ufm. La vendita è stata autorizzata dal giudice delegato Riccardo Merluzzi nell’interesse della procedura fallimentare. Ma c’è un ricorso presentato dall’ex presidente Pontrelli sul quale la Corte d’Appello non si è ancora pronunciata (ma deve farlo per legge nelle prossime ore a due settimane di distanza dall’udienza). «La cessione avvenuta con il passaggio di proprietà davanti al notaio – spiega il curatore fallimentare Giuseppe Alessio Vernì – non è modificabile nel caso in cui la Corte d’Appello accogliesse il ricorso presentato dal precedente proprietario. Se la sentenza dovesse essere favorevole al ricorrente, sarà revocato il fallimento dell’Unione Triestina 2012 ma non l’atto di cessione». Insomma, qualora la Corte si pronunciasse in favore di Pontrelli l’Unione Triestina 2012 non sarebbe più in fallimento ma di fatto sarebbe di fatto una scatola vuota e forse con debiti (non quelli sportivi)da saldare. Non è da escludere peraltro che siano intraprese altre azioni legali da parte di Pontrelli. Il passaggio di ieri consentirà, una volta superato il passaggio federale, all’Unione sportiva Triestina 1918 di entarre in pieno possesso dell’Alabarda. Il capitale sociale della nuova società è di 100 mila euro e tutte le quote sono di proprietà di Mauro Biasin (l’imprenditore australiano nato a Trieste) cugino di Mauro Milanese che ha attualmente tutte le deleghe in qualità di amministratore unico. La nuova società ha già ottenuto dai tifosi il comodato gratuito del marchio dai tifosi e quindi presto (forse non ancora domenica per il derby con l’Ufm) lo scudetto storico con l’alabarda potrà essere affisso sulle maglie dei giocatori. Dopo quasi sette mesi di vicissitudini con l’intervento del Tribunale, prima sulla richiesta di concordato presentata da Pontrelli, poi con lo strano interregno di Favarato (gestione di dicembre e gennaio) e infine con la dichiarazione di fallimento del 2 febbraio, il passaggio di ieri sembra chiudere definitivamente un capitolo tribolato. Le sorprese sono sempre dietro l’angolo ma il progetto sportivo di Milanese sta per partire. Nella speranza, anzi con l’assoluta necessità, che quanto accadrà sul campo non vanifichi quanto fatto a tavolino per il mantenimento del titolo sportivo (con una ripartenza dall’Eccellenza). Questo è il compito che tocca a Bordin e ai giocatori. Con l’appoggio del pubblico ritrovato e con una vittoria nel derby con i cugini biancocelesti di Godeas la Triestina 1918 può farcela.

Ore 22.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Luogo e numeri sono stati decisi. Il match di domenica tra l’Unionripa Fenadora e il Venezia, valevole per la 36. giornata della serie D, ha i contorni ben delineati sul fronte sicurezza. La questione è infatti stata al centro del vertice di ieri mattina in prefettura tra il vice prefetto vicario Carlo De Rogatis, rappresentanti delle forze dell’ordine, del Comune di Seren del Grappa sede dell’impianto sportivo che ospiterà la sfida e della società Unionripa. «Si giocherà a Rasai, spazio abituale delle partite casalinghe della squadra locale – spiega, a margine del tavolo, il capo di gabinetto di Palazzo dei Rettori, Andrea Celsi – la Questura ha assicurato come sia il luogo ideale per la disputa, perché lontano dal centro abitato». In quanto ai numeri, si prevedono rinforzi di forze dell’ordine provenienti da fuori provincia pari a circa 20 unità, le quali si andranno ad aggiungere a un corpo di divise locali ancora da quantificare. Sul fronte dei tifosi le stime del comunicato ufficiale parlano di «oltre 400 persone» attese dal Veneziano a sostenere i neroverdi, pronte a salutare il possibile ingresso in serie C dei loro beniamini. A loro, gli ospiti, sarà riservata la tribuna coperta da 1000 posti e saranno messi a disposizione a partire da domani 850 biglietti. «Il campionato è importante, vogliamo sia una giornata di sport e basta – il commento di Celsi -. La tifoseria del Venezia è abituata a palcoscenici anche più importanti, contiamo vada tutto bene».

Ore 22.20 – (La Provincia Pavese) A tre giornate dalla fine il girone A di Lega Pro ha dato ufficialmente il verdetto della promozione del Cittadella in serie B. Un traguardo ormai ipotecato da qualche giornata per la formazione di mister Venturato e raggiunto con il 3-1 sul Pordenone nel posticipo della trentunesima giornata. Con undici punti di vantaggio sul Bassano la capolista non è più raggiungibile. Momento chiave della stagione sicuramente le undici vittorie consecutive nelle altrettante prime giornate di ritorno. Tra queste il sofferto 3-2 sul Pavia in una delle migliori gare, nonostante la sconfitta, della formazione azzurra. Ora proprio il Pavia, settimo, pur non avendo obiettivi di classifica sarà arbitro della corsa play out e play off nelle prossime due giornate. Domenica 24 aprile alle 18 a Lumezzane gli azzurri affrontano, infatti, un avversario che condivide la quintultima posizione in classifica con la Pro Piacenza, a meno uno dal Renate e a più due sul Cuneo. Match decisamente con motivazioni delicate per i bresciani che sul loro campo nelle ultime quattro giornate casalinghe hanno ottenuto tre vittorie e un pareggio. La settimana successiva, nell’ultima uscita stagionale al Fortunati, sabato 30 aprile alle ore 14,30 la squadra di mister Stefano Rossini ospiterà il Pordenone. I friulani oggi sono terzi appaiati all’Alessandria con 56 e sono ad un passo dall’ottenere la partecipazione ai play off. Anche in caso di quarto posto finale i “ramarri” oggi sarebbero insieme alla Casertana, pure lei con 56 punti, una delle migliori quarte dei tre gironi di Lega Pro. Rimarrebbe fuori, infatti, l’Ancona che è a quota 50. Nell’ultimo impegno stagionale il Pavia si congederà a Salò sul campo della Feralpi domenica 8 maggio alle 15 in uno sfida che servirà solamente a determinare i piazzamenti finali nella zona a ridosso di quella play off. Poi l’ultimo appuntamento rimarrà quello del 13 maggio quando in Piazza della Vittoria alla presenza del presidente Zhu e e dell’intero staff dirigenziale sarà inaugurato il nuovo Pavia Store nel cuore della città. In quella sede si potrebbe sapere qualcosa di più in merito alla prossima stagione. Intanto il Collegio arbitrale di Lega Pro ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’ex tecnico azzurro Riccardo Maspero contro il Pavia, difeso dall’avvocato Cesare Di Cinto, dichiarando il proprio difetto di “potestas iudicandi” in merito ad un accordo di risarcimento del danno non sottoposto a clausola compromissoria.

Ore 22.00 – (Gazzetta di Reggio) Il 24enne centrocampista Dario Maltese è legato alla Reggiana sino al 30 giugno 2018. Ma come in compagni dovrà riconquistarsi la fiducia di società e tifosi nelle gare restanti. Ora non rimane che attaccarsi alla qualificazione alla Tim Cup? «Ci teniamo a fare bella figura e ad onorare la maglia. Nelle tre gare che mancano cercheremo di dare filo da torcere a tutte poi se sarà nono, ottavo o settimo posto l’importante sarà finire più in alto possibile». Poi… il prossimo anno? «Sono e mi sento un giocatore della Reggiana». Ha sentito di una possibile “piazza pulita”? «Ascolto il mio presidente, il mio allenatore ed i compagni, tutto quello che si dice fuori è relativo. Inoltre sapete che l’anno scorso feci di tutto per tornare a Reggio perché qui sto bene». Dopo una stagione così non ha voglia di cambiare aria? «Sono deluso perché ho iniziato la carriera disputando i play out il primo anno, poi mi sono salvato direttamente l’anno dopo, l’anno scorso sono arrivato ai play off con la Reggiana e nel frattempo avevo sentito odore di serie B. Questo campionato lo vivo come una sconfitta perché con una squadra del genere si dovevano centrare almeno i play off». Giudica forte la squadra? «Ne sono convinto». Allora questa classifica? «Si fatica a concretizzare le occasioni mentre altre squadre, penso al Cittadella, creano poco ma fanno sempre gol. Ci ha “rubato” 5 punti in due partite, segnando sempre su palle inattive». Colombo va confermato? «Ho un grande rapporto con lui, sarebbe giusto». Sa che domenica arbitrerà una donna? «Ah si? Vuol dire che mi farò la barba…».

Ore 21.50 – (Gazzetta di Reggio) Riparte da dove era iniziata, come in una partita a dama, la carriera di Matteo Rizzi. Il suo percorso sembrava delineato, dopo aver segnato con la maglia della Reggiana – tre anni fa – qualcosa come 24 reti nel campionato dei giovanissimi nazionali. L’Inter è immediatamente piombata su di lui, ma dopo una stagione a Milano le strade si sono separate. A questo punto il baby prodigio è passato al Cesena ma dopo sei mesi, è ritornato in granata. Questo 16enne di Campogalliano gioca titolare in Nazionale ed ha qualità e numeri decisamente importanti per arrivare lontano. Se il tempo e l’esperienza aiutano a crescere ed a tamponare le ferite, Matteo Rizzi dimostra finalmente di cominciare a far tesoro degli avvenimenti. LA LEZIONE. Dice: «Per me il calcio è davanti a tutto, ho finalmente capito che devo ascoltare di più i consigli delle persone esperte e di coloro che mi parlano a fin di bene». Una di queste è Fausto Vezzani, il suo talent scout, che lo scoprì a 11 anni quando faceva ancora la prima media: «Rizzi è un attaccante moderno, piedi buoni, fisico importante, con spiccate potenzialità realizzative.Va ricostruito caratterialmente, con l’obiettivo di sfondare con noi l’anno prossimo in Berretti e con uno sguardo importante alla prima squadra, dove può benissimo essere inserito». Chi lo allena da pochi mesi è il tecnico degli allievi nazionali Giorgio Gherardi: «Ha fatto molto bene nei primi quindici giorni, poi si è un po’ seduto; preso forse dalla girandola di convocazioni in maglia azzurra. È giovane, deve capire che giornalmente occorre migliorare l’intensità del lavoro, perché è dalla applicazione settimanale che si determina la prestazione della partita. Matteo ha forza fisica, svaria, fa movimenti da centravanti vero, quando è concentrato gli riescono cose importanti. Deve acquisire continuità, si deve mettere in testa il concetto di lavoro quotidiano». L’AZZURRO. Ora il promettente attaccante è infortunato, accusa una distorsione al ginocchio sinistro rimediata nel Torneo di Rubiera. Prima aveva inanellato un buon periodo nelle varie convocazioni in Nazionale, indispensabili per il repertorio motivazionale e per ridare la giusta piega al suo riscatto personale. «A febbraio sono stato convocato a Coverciano nell’Under 19 – ricorda con un pizzico d’orgoglio – a marzo con l’Under 17 dove ho fatto gol in amichevole contro la Berretti della Pistoiese. Con la Nazionale ho poi giocato al Torneo di Arco, abbiamo battuto il Napoli e pareggiato con l’Inter con una mia prodezza. Mi piacerebbe realizzare il sogno della vita, quello di fare carriera nel calcio, partendo proprio dalla Reggiana». Un allenatore che ha influito molto sul suo decollo è stato Cristian Bedogni, adesso però al box granata in diversi lavorano al suo recupero, è in corso un restyling che si spera dia frutti importanti. Scordarsi il passato e ritornare in gioco, è questa la missione del nuovo corso di Matteo Rizzi che intanto sogna il suo idolo Higuain e si gode una invidiabile retrospettiva di reti d’autore. «Ricordo con piacere tre anni fa nella Reggiana la doppietta segnata al Milan nei sedicesimi di finale dei giovanissimi nazionali, con l’Inter un gol nel derby contro il Milan, a Cesena la rete che ho rifilato all’Inter, come ho fatto di recente con la Nazionale ad Arco”. L’aria di riscatto è già nelle sue corde, il futuro granata è tutto suo.

Ore 21.30 – (Gazzetta di Mantova) I biancorossi hanno ripreso ieri la preparazione in vista della gara di domenica (ore 18) al Martelli contro il Pro Piacenza. Mister Prina ha fatto lavorare i suoi sia in mattinata e sia nel pomeriggio al “Dante Micheli”. Nella seduta pomeridiana il tecnico ha anche provato in campo quella che potrebbe essere la formazione titolare, nella quale la novità più importante sarebbe l’utilizzo di Tripoli nel ruolo di mezzala al posto dello squalificato Di Santantonio, fermato per un turno dal giudice sportivo. Una mossa volta a rendere più offensivo l’ormai collaudato 5-3-2. Per il resto, sulla corsia sinistra si dovrebbe rivedere Sereni, che ha scontato la squalifica, mentre in attacco potrebbe esserci la coppia Falou-Marchi. Il condizionale è d’obbligo, sia perché siamo soltanto all’inizio della settimana di allenamenti e sia perché Marchi sta convivendo con una dolorosa fasciate plantare, per cui le sue condizioni vanno valutate giorno per giorno. A fine settimana mister Prina valuterà poi anche la possibilità di convocare Gaetano Caridi, che per ora si sta allenando a parte. Nei prossimi giorni saranno da vagliare anche le condizioni degli altri biancorossi acciaccati: Masiello, Cristini e Ungaro. Oggi la squadra svolgerà altri due allenamenti; domani, alle ore 15, verrà giocata invece un’amichevole contro una mista formata dai giocatori delle squadre Berretti e Allievi. Domenica a dirigere Mantova-Pro Piacenza sarà l’arbitro Giovanni Luciano di Lamezia Terme, coadiuvato dai guardalinee Daniele Marchi di Bologna e Patric Lenarduzzi di Merano. Con il fischietto calabrese il Mantova ha due precedenti: 0-0 nel 2013 a Pergocrema e ko per 1-0 l’anno scorso a Novara. In entrambe le circostanze Luciano fu contestato dall’Acm: per un rigore netto negato a Spinale e per la mancata espulsione di un giocatore del Novara dopo una gomitata a Gonzi.

Ore 21.20 – (Gazzetta di Mantova) «Faremo di tutto per provare a vincere le prossime tre partite, ma non vorrei che ci creassimo troppe ansie: la storia dice che finora il Mantova ha vinto soltanto 5 volte, per cui tutti sappiano che non sarà facile». L’allenatore Luca Prina chiarisce fin dall’inizio della settimana che quella a cui è chiamata l’Acm è una vera impresa. Ancor più ardua visto che il mister è stato squalificato per due giornate dal giudice sportivo e dunque non potrà essere in panchina. La motivazione è «per comportamento offensivo verso un assistente arbitrale durante la gara» e lascia l’amaro in bocca a Prina: «Io ho protestato per l’espulsione di Di Santantonio, ma ci tengo a dire che non ho offeso nessuno. Fra l’altro – e il team manager Paolo Musso mi è testimone – a fine gara sono andato a parlare con la terna e ci siamo lasciati con grande serenità. Non mi aspettavo la squalifica. Mi spiace perché ho la sensazione che a questa squadra serva un punto di riferimento durante la partita… Comunque non c’è problema, ci organizzeremo con Ciccio (Graziani, ndr), al quale non manca certo il temperamento». Detto ciò, Prina torna sul momento del Mantova: «Ho rivisto la gara di Alessandria e confermo che è stata un’ottima partita difensiva. Adesso però arriva il difficile, perché dovremo mantenere quegli equilibri ma imparare anche a fare qualcosa di più in fase offensiva. È un passaggio delicato, ci vorrà molta attenzione. Proveremo magari ad acquisire qualche tempo di gioco in più in mezzo al campo per essere più pericolosi davanti. Tripoli mezzala? L’ho provato, è un’idea. Fra l’altro il ragazzo l’ha fatto qualche volta ad Ascoli. Lo sto pungolando molto, gli ho ricordato che nei due anni prima di arrivare qui ha segnato 17 gol e dunque non può aver disimparato… Vediamo, valutiamo giorno per giorno, dobbiamo anche capire se avremo Marchi a disposizione. Fra l’altro il Pro Piacenza è squadra che in trasferta ha già vinto 6 gare, per cui non sarà un ostacolo semplice da superare. Faremo di tutto per provarci, ma ripeto: nulla deve deviarci dalla nostra strada, che è quella di preparare al meglio i playout».

Ore 21.10 – (Gazzetta di Mantova) Sarà che lunedì sera è andato a trovare Ivan Juric prima di Cesena-Crotone e gli è salito un groppo in gola, sarà che dopo quattro estati roventi passate a tentare di salvare il Mantova non ne può più, fatto è che Bruno Bompieri vuota il sacco. E lo fa sintetizzando con estrema efficacia il suo pensiero sul progetto lanciato pubblicamente dal patron biancorosso Serafino Di Loreto: «Che scoperta, se dagli imprenditori di Mantova si raccogliessero 3 milioni di euro, lo farei anch’io il presidente…». Di Loreto, infatti, ha detto di esser pronto a mettere un milione a titolo personale nell’Acm a patto che fra soci, imprenditori locali e tifosi si arrivi ad accumulare una somma di 4 milioni per affrontare il prossimo campionato con l’obiettivo di andare in serie B. Il campionato che Ivan Juric sta stravincendo con il suo Crotone: «Sono andato a trovarlo lunedì – racconta Bompieri -, con lui ho un ottimo rapporto, ci sentiamo sempre. A breve verrà lui a trovarci a Mantova. È un grande allenatore, il mio più grosso rimpianto: se l’avessi conosciuto nei primi anni di mia presidenza, adesso chissà dove saremmo… Lui l’anno scorso sarebbe rimasto, ma voleva delle garanzie da noi soci mantovani. Non potevamo dargliele, stavamo uscendo e non potevamo sapere come sarebbe andata. E in effetti, guardate come siamo messi…». E qui si torna all’attualità: «Avevamo avvisato Musso e Di Loreto che sul territorio avrebbero trovato poco aiuto, perché l’avevamo provato sulla nostra pelle per anni. Loro però erano convinti di far meglio. Purtroppo far calcio qui è difficile, noi glielo abbiamo sempre detto. E poi hanno sforato di parecchio il budget iniziale, credo che quello sia il vero problema». Una pausa, poi Bompieri passa a spiegare l’atteggiamento suo e dei soci Tirelli e Giovanardi: «Noi non abbiamo mai garantito di restare tre anni, ma abbiamo messo sul piatto i fondi per questa stagione e li abbiamo già versati tutti. In più abbiamo garantito metà fideiussione. Per la prossima stagione una mano potremmo anche darla, perché vogliamo bene al Mantova, ma i miracoli non possiamo farli. Siamo stanchi, in sei anni abbiamo speso cifre enormi pur di riportare la squadra in C1 e di salvarla quando ci sono stati i problemi con Lodi e soprattutto con Di Matteo. Ora pensavamo di aver trovato nella Sdl un’azienda pronta ad assicurare un futuro certo alla società e invece siamo ancora qui. Ogni giorno le carte in tavola cambiano, non so davvero come andrà a finire». Intanto, in Viale Te si continua a lavorare anche alla ricerca di possibili nuovi soci non mantovani: «Ci sono due-tre cantieri aperti – informa il dg Gianfranco Bernasconi -. Stiamo parlando con cordate formate da gente che ha già fatto calcio e sulla quale abbiamo preso le necessarie informazioni. Non posso ancora sbilanciarmi, ma credo che in due settimane, o al massimo tre, queste situazioni verranno definite in un senso o nell’altro. Si tratta di possibili partner che potrebbero entrare con il 30% delle quote, avendo voce in capitolo anche nella gestione tecnica. Nel frattempo – conclude Bernasconi – speriamo che il progetto lanciato da Di Loreto possa trovare riscontri positivi».

Ore 20.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) I neroverdi tornano da Cittadella con una certezza: hanno ritrovato il vero Emanuele Berrettoni. Una notizia da prima pagina, per Bruno Tedino, che nella volata playoff (i giochi non sono ancora chiusi, serviranno 4 o 5 punti tra Cuneo, Pavia e Giana) potrà contare sul bomber che tutti si immaginavano di vedere dopo l’arrivo nel mercato di gennaio. Invece Berrettoni ci ha messo un po’ a ingranare, complice una condizione fisica non al top dopo i primi mesi della stagione trascorsi ad Ascoli, con tanta panchina e poco campo. Anche a Pordenone ha assaggiato l’esclusione, ma ha saputo aspettare. E ora, a ridosso della post-season, eccolo tirato a lucido. A Cittadella ha segnato Strizzolo, ma lui è stato semplicemente il migliore. Schierato da Tedino al posto di Luca Cattaneo ha risposto alla grande, garantendo esattamente quello che chiedeva il tecnico. Ossia creazione della superiorità numerica, giocate di prima negli ultimi 20 metri, innalzamento dell’indice di pericolosità tanto caro al mister. Serviva questo, per mettere in difficoltà il Cittadella. Serviva il miglior Berrettoni, poi, per sfruttare l’immensa mole di lavoro che come al solito ha messo sul campo il “gemello” Luca Strizzolo. Poi ci sono i numeri: Berrettoni nel posticipo ha inquadrato tre volte la porta di Alfonso (meglio di ogni altro giocatore in maglia neroverde), impegnando due volte in modo serio il portiere del Cittadella. Cinque in totale i tentativi verso la rete, due dei quali finiti a lato. L’ex laziale è votato alla concretezza. Mai un tocco in più, sempre primo sul pallone, pochissimi appoggi sbagliati: è questo l’attaccante esterno che vuole Tedino. Ciliegina sulla torta, è arrivato l’assist per Strizzolo, al termine di una combinazione che ha trovato “Berre” pronto all’inserimento. Sintomo di una condizione atletica in crescita. E indicazione per il prossimo futuro: nelle gerarchie del Pordenone, ora, c’è al top Emanuele Berrettoni, che si candida a diventare l’uomo-playoff.

Ore 20.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Non stiamo giocando come al solito, ma negli ultimi minuti abbiamo dato segni di risveglio e quindi sono fiducioso». Così Mauro Lovisa lunedì sera, intevistato dal cronista di RaiSport nell’intervallo del match al Tombolato. In quel momento il Cittadella stava vincendo per 1-0. Fiducia ben riposta, perché il ramarro nella ripresa è riuscito a pareggiare con Strizzolo; tradita poi negli ultimi 5’ (recupero compreso), a causa delle amnesie difensive di Stefani e compagni che hanno permesso il golasso di Lora e lo slalom di Coralli fra i paletti della retroguardia neroverde. Alla fine mister Mauro Tedino e i suoi sono tornati a casa con un 1-3 estremamente penalizzante e ingeneroso, visto il generale equilibrio prodotto dalle contendenti nell’arco degli 89′ precedenti. RE MAURO DELUSO – Non è arrabbiato, Mauro Lovisa. «No – conferma -, soltanto deluso. Non dalla prestazione dei ragazzi che è stata più che positiva, ma dal risultato. La partita – alza le spalle il presidente – era finita da almeno un quarto d’ora. Il pareggio tutto sommato andava bene a tutte e due, dopo un’ora e un quarto di battaglia. Anzi, forse andava meglio a loro, visto che il Pordenone stava disputando una ripresa nettamente più produttiva. Poi è arrivato il gol di Lora. Fantastico. Forse anche un po’… fortunato. Il giocatore di scuola milanista ha colpito al volo di potenza infilando la palla dove Matteo Tomei non poteva arrivare. Il terzo gol vale solo per le statistiche». Statistiche sì, ma Coralli si è “bevuto” sia Stefani che Ingegneri, prima di tirare. «Il capitano – annuisce Lovisa – è un po’ stanco. Sta tirando la carretta dalla scorsa estate. Per questo sono convinto che sarà importante il recupero di Marchi. Così come quello di Beltrame per l’attacco». NULLA È CAMBIATO – La sconfitta di Cittadella “relega” il Pordenone al quarto posto, sempre con 56 punti, comunque in zona playoff. «Sì – riprende Lovisa -. Il Padova, quinto con 51, può arrivare al massimo a quota 60 e gli scontri diretti sono a nostro favore. Ci basterebbe fare 4 punti nelle prossime 3 gare. Arrivare secondi o quarti cambia poco o nulla: il meccanismo degli abbinamenti negli spareggi è così complicato che ci potrebbe poi arrivare qualsiasi avversario. In ogni caso – ritrova baldanza Re Mauro – io non temo nessuno. Se proprio potessi scegliere eviterei soltanto il Foggia. Le altre non mi fanno paura, perché se il Cittadella è da serie B, anche noi lo siamo».

Ore 20.20 – (Messaggero Veneto) Un traguardo il Pordenone l’ha già centrato. E non è da poco. I “ramarri”, infatti, sono matematicamente qualificati alla Tim Cup, il secondo obiettivo chiesto alla squadra da parte della società dopo la salvezza. La prossima stagione, dunque, i neroverdi prenderanno parte alla coppa dei “big”, tornando così nella competizione dopo due campionati. La prima volta fu nel 2013-2014, quando il Pordenone ci arrivò grazie al secondo posto in classifica in serie D dell’anno precedente: al tempo la formazione di Parlato riuscì a superare il primo turno battendo a Nocera Inferiore la squadra locale (2-0) e arrendendosi solo per 1-0 al Pescara in casa del Delfino. Alla Tim Cup 2016-2017, lo si ricordi, sono ammesse sette società per il girone in cui le prime due squadre sono promosse in serie B, classificate dal terzo al non posto e sedici club di cui otto per ognuno degli altri due gruppi (piazzamenti che vanno dal secondo al nono posto). Il Pordenone rientra in ogni caso, avendo accumulato punti sufficienti di margine sulla prima delle escluse. La competizione partirà in agosto e, come spesso accade, una squadra di Lega Pro – il Pordenone in questo caso – dovrebbe trovarsi una rivale di serie B da affrontare con tutta probabilità in trasferta. Una bella occasione per esportare nuovamente il “marchio” e, ovviamente, cercare di andare il più avanti possibile, consci della cavalcata che è riuscita a portare avanti quest’anno l’Alessandria, che è arrivata sino alla semifinale col Milan. Passare più turni possibile significa prestigio, tifosi felici ma anche soldi che entrano nelle casse del club.

Ore 20.10 – (Messaggero Veneto) Non solo non è dispiaciuto. È pure soddisfatto. «Abbiamo dimostrato di essere una grande squadra: ci toglieremo delle grandi soddisfazioni in questo finale di stagione». Dal Tombolato è uscito ancora più carico del solito, Mauro Lovisa, presidente di un Pordenone che ha perso il match con la capolista Cittadella, ma che ha dimostrato «di essere forte. Ora pensiamo al Cuneo, ma andiamo avanti così che conquistiamo i playoff e poi ce la giocheremo con tutte». Insomma, anche il massimo dirigente dei neroverdi, solitamente molto esigente, si sente rafforzato dopo la gara con i granata. Consapevole, soprattutto, di aver costruito una signor squadra. «Abbiamo giocato alla pari col Cittadella e a tratti meritavamo di vincere – afferma Lovisa –. Peccato per quel gol subìto al 90’, nato da una palla che potevamo spazzare e che invece abbiamo preferito giocare: ma va così, è il nostro Dna. Per certi versi sono rammaricato di avere tanti punti di distacco dalla capolista. Perché sul campo non si è vista questa differenza». Crede ciecamente nel suo Pordenone, il presidente, e in un finale di annata che può essere entusiasmante. «Basti guardare il gol dell’1-1: un’azione da manuale del calcio – spiega –. Per questo sono fiducioso. Nulla ci può spaventare, adesso, vista la nostra forza e il nostro gioco. E davanti abbiamo tante carte per poter far male. Qualcuno si è lamentato per l’assenza di Cattaneo? Nel reparto offensivo siamo in tanti ed è bello che ci sia concorrenza. Luca tornerà a giocare e sarà importante». Ma per Lovisa, adesso, il giocatore che può determinare è soprattutto uno: Berrettoni. «Ha giocato benissimo – afferma il presidente del Pordenone – e può essere l’arma in più da adesso in poi. Ha dato una qualità incredibile al reparto offensivo. Ma non solo lui sarà importante: aspetto anche Beltrame. Ripeto: siamo una squadra molto forte. Adesso prepariamo il match col Cuneo, molto difficile visto che i piemontesi lottano per salvarsi». Se il Pordenone conquista il successo compie forse l’ultimo, decisivo, passo per i playoff. Poi, centrare almeno due punti al cospetto di Pavia e Giana Erminio – che salvo sorprese non dovrebbero avere più obiettivi da centrare – non dovrebbe essere così difficile.

Ore 19.40 – (Giornale di Vicenza) È stata la notte magica del Cittadella tornato in B con largo anticipo e nel giro di una stagione soltanto dopo la retrocessione del maggio 2015. È la forza della programmazione di una società che ha saputo tesaurizzare al meglio il vantaggio del paracadute, il contributo economico che spetta a chi scivola al piano di sotto, esattamente ciò che con cifre nettamente diverse sta facendo il Cagliari in B.Ma solo a scorrere i protagonisti di Cittadella -Pordenone di lunedì sera balza all’occhio come i protagonisti diretti o riflessi del nostro territorio siano tantissimi. Guardiamo al Cittadella, ad esempio: l’ex portiere del Lanereossi Vicenza, Enrico Alfonso, risolutivo in questa annata boom, oppure Filippo Lora, il mediano venitreenne di Valdagno che al 90′ ha formalmente firmato il 2-1 granata che ha spalancato le porte della cadetteria con una rete da dvd. Lui che quest’anno si è specializzato in sigilli pesanti come quello che ha autografato il raid di Alessandria. O ancora Pippo Scaglia, leader difensivo oggi e aspirante totem di retroguardia col Bassano di Jaconi, o lo stesso Nicola Donazzan, il povese ex Sassuolo e rincalzo di lusso del team di Venturato. Ma è una sfilza infinita che contempla pure Giulio Bizzotto, il talentuoso giocatore di Nove, un giovanissimo prospetto che al momento conduce la classifica marcatori della Tim Cup con 5 reti in attesa della finalissima Juve-Milan dell’Olimpico.Bizzotto, che tra l’altro è amicissimo del portiere di scorta del Bassano, Davide Costa e che in merito al titolo di bomber di Coppa minimizza («Quattro reti le ho segnate al Potenza che si è presentato con la squadra Berretti, non era impossibile», ammette con onestà). Procediamo? Via allora col bucaniere Litteri e con Alessandro Sgrigna, a lungo bandiera biancorossa e l’estate scorsa promesso sposo mancato del Bassano, al pari di Mattia Minesso, ex Lane che a gennaio stava per sbarcare in giallorosso ed è saltato tutto ad accordo già raggiunto. Quanto al Pordenone nemmeno lì si scherza: gli ex Real Vicenza Tomei, Strizzolo e Stefani (quest’ultimo cresciuto nel vivaio del Bassano), Berrettoni e Cattaneo ex pupilli virtussini, Ingegneri lo scorso anno nella banda Diesel, il diesse Mateos ex colonna della Virtus, Mandorlini e Pasa i cui padri sono transitati per Vicenza e Bassano e infine Talin, ex giovanili Lane. Può bastare?

Ore 19.30 – (Giornale di Vicenza) Venti giorni fa quando è scattata di fatto la lunga volatona playoff dal fondo del rettilineo, il Bassano ha dato il primo colpo di pedale razziando Cittadella. Adesso però siamo al colpo di reni quasi sotto lo striscione, il cartello dei 200 metri già varcato, conta lo sprint, chi ha più gamba, muscoli, spunto e freschezza per tagliare il traguardo. Sono in quattro a giocarsela al fotofinish: Bassano, che oggi ha la posizione migliore per agguantare il tesoro del secondo posto sul filo di lana, l’Alessandria, terza forza che tuttavia vanta un organico da mille e una notte, corroborato peraltro da una discreta continuità di risultato, il Pordenone rivelazione anch’esso a 56 e infine il Padova che a quota 51 deve solo vincere.CALENDARIO. Il Bassano ha due impegni veri su tre, nel senso che ha uno scontro diretto in casa col Padova, tra l’altro un derby, l’imminente duello in esterna col Renate dove non ha mai vinto e con una squadra che si batte per la salvezza. Chiude a Reggio dinanzi a un avversario senza più motivazioni. L’Alessandria ha Alto Adige in trasferta e Reggiana in casa senza più obiettivi di classifica pure se i grigi al Moccagatta sono meno torrenziali.L’ultima a Padova con un interlocutore che quel giorno potrebbe essere fuori dai giochi, ecco perchè l’en plein può essere credibile, anche perché il gruppo è in condizione. Il Pordenone invece, come stato di forma è proprio in palla, ma il pericolante Cuneo è un osso duro, mentre Pavia in esterna non srotolerà tappeti rossi in ogni caso. L’ultima a domicilio con una Giana presumibilmente al sicuro potrebbe valere una comoda passerella. Infine il Padova che il subentrante Pillon ha risollevato di peso dalla zona salvezza a quella promozione ha la testa sgombra e nulla da perdere. Ma gli serve un filotto totale sfruttando i due scontri diretti su tre (Bassano ed Alessandria). Ma al primo pareggio è out. Seconda, terza e quarta hanno gli spareggi in cassa, il Padova recita da guastatore, ma la seconda piazza vale un patrimonio.

Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Manca solo un respiro per la Lega Pro, io però festeggerò davvero quando saliremo in serie A. Stiamo per compiere un passo, importantissimo ma solo il primo, verso quello che è il nostro obiettivo». Esulta, non si esalta e guarda sempre al prossimo traguardo Joe Tacopina, in partenza oggi per New York con la tranquillità di lasciare un Venezia mai così vicino alla matematica promozione. Domenica, infatti, un punto sarà sufficiente in casa dei bellunesi della Ripa Fenadora (ore 15 a Rasai di Seren del Grappa). «Quella col Belluno è stata una grande vittoria, mi ha entusiasmato soprattutto il secondo tempo e per la prima volta mi sono scoperto scaramantico – confida il presidente, neo 50enne -. A fine primo tempo perdevamo 1-0 e all’inizio del secondo, quando Modolo ha pareggiato, ero «in ritardo» ancora al piano superiore (l’area vip sopra la tribuna centrale, ndr). La coincidenza mi è parsa positiva e mi sono detto «vediamo se porta bene», in effetti poi le cose sono andate alla grande con altri tre gol. Bastasse per vincere sempre salirei anche sul tetto». Amuleti a parte Tacopina ha coronato al meglio una settimana particolarmente intensa data la trasferta ad Abu Dhabi. «Ho illustrato a vari imprenditori il nostro progetto per l’area del Quadrante di Tessera e ho riscontrato grande interesse per un complesso che andrà al di là del semplice stadio. Oltre all’impianto per il calcio ci saranno un palasport (Tacopina usa spesso il termine americano «arena», ndr), alberghi e attività commerciali. Sarà il top dei top, non mi ha certo stupito l’entusiasmo dei miei interlocutori». Nell’ultimo match al Penzo sugli spalti hanno gioito 2.400 tifosi e domenica nel Bellunese in centinaia andranno in trasferta. «I tifosi arancioneroverdi in questi anni hanno sofferto tanto per le vicissitudini societarie, nei loro occhi leggo la speranza e il loro attaccamento è uno stimolo e una responsabilità per noi. Mi spiace non esserci a Rasai in quello che speriamo sia il giorno della Lega Pro, prima di una serie di vittorie per riportare in alto l’arancioneroverde».

Ore 18.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Dopo il sopralluogo di lunedì e il vertice in Prefettura di ieri mattina, è arrivata l’ultima conferma: la sfida di domenica tra Union Ripa e Venezia si giocherà proprio a Rasai di Seren del Grappa. Ieri è arrivato l’ultimo ok, dopo il vertice tra il viceprefetto Carlo De Rogatis, i rappresentanti delle forze dell’ordine, del Comune e dell’Union. Sarà così il piccolo stadio — non più di un migliaio di posti — ad ospitare la partita che, con tutta probabilità, decreterà la promozione degli arancioneroverdi in Lega Pro. I tifosi si stanno già organizzando per accorrere in massa e la società bellunese metterà a disposizione 850 biglietti per gli ospiti: di fatto invertirà le tribune, ospitando in quella solitamente riservata alla tifoseria di casa e più capiente (da 500 posti a sedere più altri in piedi), i supporter veneziani. La prevendita inizierà oggi pomeriggio, anche se non è ancora arrivata la comunicazione ufficiale da parte del Venezia che attende le ultime indicazioni dalla società neroverde. Sarà infatti l’Unionripa a occuparsi direttamente della vendita dei biglietti e inizierà da oggi, con una persona incaricata dalla società, che sarà presente nella sede arancioneroverde di viale Ancona. Per i pullman delle tifoserie organizzate (Curva Sud e VeneziaUnited hanno già riempito più di un mezzo) l’Unionripa chiede che si mettano in contatto con la propria segreteria (info@unionripalafenadora.it ) per i parcheggi. Infine dal vertice di ieri è partita la richiesta al Ministero dell’Interno di assegnare un contingente di rinforzo alle usuali forze dell’ordine. Altro sopralluogo ieri, ma al Penzo, tra i dirigenti arancioneroverdi guidati dal presidente Joe Tacopina, i rappresentanti della Rai, del Comune, di Vela, della Figc e delle forze dell’ordine, in vista dell’amichevole Italia-Francia under 21 del 2 giugno. Tutto sembra procedere senza intoppi di sorta. Ieri infine, il presidente Tacopina, che oggi rientrerà negli Stati Uniti, ha presenziato a Ca’ Sagredo alla Cena del Lions Club di Venezia. La squadra riprende oggi gli allenamenti, dopo un giorno supplementare di riposo concesso da mister Favarin.

Ore 18.40 – (La Nuova Venezia) Si gioca a Rasai, oggi le novità sulla prevendita dei biglietti. Nessuna sorpresa dall’ultimo vertice che si è tenuto ieri mattina a Belluno in vista della partita tra Union Ripa La Fenadora (da lunedì sera è ufficiale la fusione con la Feltrese, la nuova società si chiamerà Unione Feltrese) e Venezia Football Club. Ieri mattina si è tenuta in Prefettura, a Belluno, una riunione per le misure d’ordine pubblico e la sicurezza da adottare domenica, alla presenza del viceprefetto vicario Carlo De Rogatis, dei rappresentati delle forze dell’ordine e del comune di Seren del Grappa, oltre ovviamente ai dirigenti dell’Union Ripa La Fenadora. In base anche alle indicazioni date dalla Questura di Belluno e stilate dopo il sopralluogo effettuato venerdì mattina, è stato confermato che la partita si disputerà allo stadio di Rasai, frazione a meno di un chilometro da Seren del Grappa, senza prendere in esame un eventuale struttura alternativa. Ai tifosi del Venezia, l’Union Ripa metterà a disposizione 850 biglietti (l’impianto ha una capienza stimata di 1050 posti), destinando la tribuna coperta, il servizio di sicurezza sarà garantito dalle forze dell’ordine e verrà inoltrata, per l’occasione, al Ministero dell’Interno la richiesta per ottenere un contingente di rinforzo rispetto ai numeri abituali. Sarà predisposta una segnaletica stradale per garantire un arrivo separato da parte delle due tifoserie ai parcheggi dell’impianto di Rasai, come saranno previsti ingressi allo stadio separati, come saranno separati i servizi igienici e il bar. I biglietti dovrebbero arrivare in sede al Venezia oggi, quanto prima la società arancioneroverde ufficializzerà l’apertura della prevendita, gli orari in cui potranno essere acquistati e il costo dei tagliandi. Proseguono intanto i preparativi per la trasferta nella piana bellunese da parte dei tifosi del Venezia: la Curva Sud VeneziaMestre ha deciso di anticipare leggermente la partenza che avverrà alle 11.45 dal People Mover, a Venezia, e a mezzogiorno da piazza Barche, a Mestre. Saranno tre i pullman al seguito del Venezia (due della Curva Sud e uno di VeneziaUnited), ma molti tifosi si uniranno utilizzando messi propri. Striscioni, coreografie e magliette celebrative sono “nascoste” e lo rimarranno fino a domenica quando al Venezia basterà un pareggio per ottenere con due giornate d’anticipo la promozione in Lega Pro.

Ore 18.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Sulla carta si scrive pareggio, in realtà è praticamente una vittoria. Sentenza in arrivo dall’Arechi: il Vicenza non è ancora salvo, ma adesso è davvero vicino alla meta. Uno 0-0 di platino, quello strappato da Lerda, perché se il campionato finisse oggi retrocederebbero in Lega Pro il Como, il Livorno e la Salernitana e ai playoff se la vedrebbero il Modena e il Latina. La strada è ancora lunga, ma i biancorossi allungano a +2 sulla zona dei playout e quando la percorri con una sicurezza sconosciuta prima dell’arrivo di Franco Lerda sulla panchina biancorossa e di Antonio Tesoro in cabina di regia, è chiaro che l’ottimismo sia d’obbligo. Per un tempo domina la paura, nessuno azzarda una giocata risolutrice. Il solo Galano ha qualcosa in più rispetto alla calma piatta generale e non a caso, quando vai a verificare il taccuino, spunta proprio l’ex barese a griffare le occasioni migliori. Lerda lascia a riposo Giacomelli non al meglio, almeno inizialmente, inserendo Sbrissa sulla linea dei trequartisti. Nel primo tempo le occasioni ci sono, ma spuntano in mezzo al deserto: scrutando con maggiore attenzione, si colgono al 16’ il tap-in di Sbrissa che si alza appena sopra la traversa, la risposta di Tuia un minuto più tardi con pallone appena a lato e, soprattutto, il miracolo di Terracciano al 22’ su Galano, che fa urlare al gol i tifosi biancorossi accorsi all’Arechi. Ma c’è lavoro pure per Benussi, che al 26’ stoppa un bel tiro dalla distanza di Ikonomodis e al 29’ si ripete sempre sul centrocampista della Salernitana. Stop. Non c’è altro, nel primo tempo dell’Arechi, un vero inno alla paura con qualche fiammata d’autore. Nella ripresa la Salernitana capisce che deve osare di più e al 9’ ecco il colpo di testa di Donnarumma su angolo di Ronaldo che sfiora la traversa. Lerda prova a mollare gli ormeggi, fuori Sbrissa e dentro Giacomelli, poi a metà secondo tempo fuori Ebagua in serata no e dentro il suo alter ego Raicevic, ormai abituato a partire dalla panchina nelle ultime uscite. Lo stallo persistente a centrocampo è il leit-motiv della serata dell’Arechi, poi è chiaro che l’orecchio capta le notizie in arrivo dagli altri campi, all’insegna del «mors tua, vita mea». Ed è ancora Galano a spezzare l’equilibrio, con il suo solito sinistro magico a trovare i guantoni di Terracciano. Una scossa elettrica, recepita dall’ex Gatto, che al 30’ disegna una traiettoria perfetta per Zito, che dovrebbe battere al volo ma non trova la coordinazione giusta per far esplodere l’Arechi. Menichini a questo punto si gioca la carta Coda, sparando tutte le cartucce a propria disposizione e schierandosi con un iperoffensivo 4-2-4. Il pareggio serve davvero a poco alla Salernitana e bisogna vincere per sperare, ma il Vicenza si difende egregiamente sfruttando l’ennesima serata di grazia del capitano Brighenti. Nel finale, con la Salernitana a provare il tutto per tutto, al 43’ D’Elia compie un intervento difensivo che vale quasi come un gol segnato, poi un cross di Franco mette i brividi alla difesa biancorossa. In qualche modo il bunker biancorosso regge, ne esce uno 0-0 che strappa tanti sorrisi per il futuro prossimo.

Ore 17.50 – (Giornale di Vicenza) Un punto che serve a poco per la classifica della Salernitana. Lo hanno compreso i tifosi, che hanno fischiato la squadra al termine, lo sa ovviamente lo stesso allenatore dei granata, Leonardo Menichini: «Non è stata la partita che ci aspettavamo né il risultato che volevamo. Purtroppo non siamo riusciti a costruire tanto, nonostante abbia cercato di cambiare più volte a gara in corso. Speriamo in futuro di avere anche maggiore fortuna, il campionato resta comunque difficile, anche perché la concorrenza è davvero agguerrita. Col Livorno bisogna assolutamente vincere». Non ha premiato la scelta iniziale di affidarsi al 5-3-2, con le cose che sono andate meglio nell’ultima mezz’ora con la difesa a quattro. «È vero che col 4-4-2 si è vista sempre la miglior Salernitana – argomenta Menichini – ma è pur vero che abbiamo subito tanti gol. Stiamo cercando gli equilibri giusti, in una settimana in cui abbiamo avuto tanti problemi e assenze ho cercato di dare maggiore sostanza e copertura alla squadra, affidandomi a giocatori più freschi perché in questo momento le energie sono importanti».Il pareggio non ha contribuito a migliorare la situazione di classifica della Salernitana, che ora potrebbe anche decidere di affidarsi ad un altro tecnico. Menichini, infatti, rischia l’esonero. Oggi se ne saprà di più.

Ore 17.40 – (Giornale di Vicenza) All’Arechi, contro una Salernitana che doveva vincere a tutti i costi, si poteva temere una partita in apnea per la difesa biancorossa. In realtà il portiere Francesco Benussi non ha dovuto compiere miracoli particolari, ben protetto dai suoi compagni. «In questo periodo ci stiamo difendendo veramente di reparto – spiega il numero 1 veneziano -. In questo modo concediamo poco, ci facciamo trovare pronti a leggere le varie situazioni di gioco, mettendo in pratica il grande lavoro specifico che facciamo in settimana». Dopo uno spareggio-salvezza superato brillantemente, adesso il Vicenza se la vedrà con uno Spezia che punta ai playoff. «Noi però dovremo cercare di ottenere comunque un risultato positivo, perché nel girone di ritorno se ti devi salvare bisogna anche “rubare” punti alle squadre più forti – avverte Benussi -. Adesso, quindi, occorre subito ricaricare le energie: anch’io ho un ginocchio un po’ traballante, ma per fortuna non è niente di serio, sarò al mio posto».Ed è probabile che anche Salvatore D’Elia debba stringere i denti per disputare la terza partita settimanale, considerando la rosa molto ristretta. «Ma stiamo bene sia dal punto di vista fisico, sia mentalmente grazie ai risultati positivi, quindi anche la fatica si sente meno – dice il terzino campano -. Questo zero a zero ottenuto a Salerno, con una partita di sacrificio, conferma che abbiamo l’atteggiamento giusto per raggiungere l’obiettivo della doppia salvezza, sia sul campo, sia per la società: ne siamo consapevoli, ci teniamo molto e per questo diamo tutto». Nel finale, D’Elia ha affrontato da avversario anche l’ex compagno di squadra Gatto. «Conoscevamo bene le sue qualità, per fortuna siamo riusciti a concedergli poco o niente». Un passo è stato fatto.

Ore 17.30 – (Giornale di Vicenza) Franco Lerda può gonfiare il petto d’orgoglio per la prestazione dei suoi ragazzi a Salerno. Il Vicenza, infatti, ha affrontato questo difficile e fondamentale scontro diretto nel migliore dei modi, conquistando con pieno merito un pareggio che vale oro colato sulla strada verso la salvezza. «Abbiamo cercato di fare la partita, di vincerla, ma quando non si può vincere è importante non perdere, e così è stato – sottolinea il tecnico biancorosso con pragmatismo -. Nel primo tempo abbiamo anche creato alcune occasioni importanti con Sbrissa, Galano, Ebagua; magari con un po’ di cinismo in più potevamo andare in vantaggio, ma siamo comunque molto soddisfatti».Nella ripresa la Salernitana ha spinto e si è imbottita di punte, ma si sono corsi comunque pochi rischi…Siamo sempre rimasti ordinati, cercando di ripartire con pericolosità quando ne abbiamo avuto occasione: era questo il modo giusto di interpretare la gara. Ce ne torniamo con un punto strameritato, conquistato fuori casa contro una squadra spinta da un pubblico importante. La Salernitana così rimane a 5 lunghezze di ritardo e noi abbiamo mosso ancora la classifica. Sappiamo però che da qui al 20 maggio, per raggiungere la salvezza, dovremo sudare ancora molto.Per la prima volta in questa stagione il Vicenza ha riproposto la stessa formazione iniziale in due incontri consecutivi, peraltro molto ravvicinati…Sì, perché tutti avevano recuperato bene e venivamo da un’ottima prestazione contro la Ternana. Avevo anche preventivato l’ingresso di Giacomelli a inizio della ripresa ed ha fatto bene, così come tutti gli altri. Stavolta uno dei tanti diffidati, Signori, è stato ammonito e sabato giocherà qualcun altro, ma prima o poi doveva capitare, non è un problema: chiunque giocherà, farà certamente bene.Quinto risultato utile di fila: sono più i meriti dell’allenatore o della squadra?Il merito è sempre dei ragazzi. Gli allenatori quando non fanno danni, hanno già fatto bene; se poi riescono a dare qualcosa in più, tanto meglio. Dal primo momento in cui sono arrivato a Vicenza i giocatori si sono messi a mia disposizione, stanno raccogliendo i frutti del loro impegno dando ottime risposte sul campo e sono molto felice per loro.Il trittico si completa sabato contro lo Spezia, una gara che nasconde molte insidie anche per l’organico degli avversari. O no?Ci aspetta un’altra partita molto difficile, contro un’ottima squadra che ha grandi qualità e giustamente lotta per i playoff. Come sempre, volteremo subito pagina e la prepareremo nel migliore dei modi.

Ore 17.20 – (Giornale di Vicenza) Con una Lucky Strike fra le labbra, un po’ come facevano gli americani approdati a due passi da qui nel lontano ’44 favorendo il governicchio di Badoglio e re sciaboletta: il Vicenza che sbarca a Salerno interpreta così la gara, ma l’atteggiamento di consapevole padronanza di mezzi e spazi non sconfina mai in atteggiamenti che vanno sopra le righe, anzi. Anche perché nel finale di contesa la Salernitana, com’è nella logica delle cose, inguaiata come sta, cresce e crea un paio di occasioni da brividi nonostante la temperatura sia di quelle che invitano alla spiaggia e la brezza sembri portare con sè profumo di limoni dalla costiera amalfitana. È lì, in quell’ultimo quarto d’ora, che il Vicenza sa stringere i denti, è lì che matura un pareggio prezioso di fronte al quale solo qualche bel “mona” che crede che la squadra sia diventata d’improvviso il Real Madrid può storcere il naso. No, il Lane non tradisce, non ha nulla di badogliano nel sangue se è vero come è vero che le attese della vigilia non vengono meno e, anzi, indipendentemente da quanto maturato su altri campi, aggiunge un tassello prezioso nel mosaico sempre meno complesso della salvezza. Il tecnico dei granata Menichini, allievo di Mazzone, lascia intendere uno schieramento virato sul 3-5-2, ma la realtà dice sin da subito 5-3-2. E lo si può capire visto il peso specifico racchiuso nel 4-2-3-1 disegnato da Lerda con Ebagua che fa subito capire di che pasta è fatto con un’incursione sulla sinistra condita da un virtuosismo che strappa l’ammirazione (3′). La Salernitana s’affaccia in area biancorossa al 7′ quando un pericoloso traversone mancino non è intercettato da sinistra e il bolide di un granata è murato da un compagno di squadra piazzato davanti a Benussi. Galano appare leggermente più arretrato del consueto, è Sbrissa che invece prova a rendersi pericoloso al 16′ quando salta un uomo, converge ed esplode il destro: fuori di poco (16′). Un minuto dopo buono scambio Zito-Tuia con tentativo di spaccata mal riuscito di quest’ultimo. La combinazione Ebagua-Moretti-Galano al 20′ strappa applausi, il tiro del Robben della Capitanata che giunge poco dopo (22′) trova la provvidenziale opposizione dei guantoni di Terracciano. È la volta di Benussi prodursi in un plastico intervento su tiro di Oikonomidis con palla deviata sopra la barra trasversale quando i minuti sono 26 mentre, nota di… doloroso colore, Sbrissa rovina sul fotografo Antonio Trogu al 28′ (con conseguenze piuttosto pesanti per l’operatore: un obbiettivo rotto e il rischio di una microfrattura allo scafoide) il Oikonomidis pare trovarci gusto: al 29′ la sua conclusione da destra trova ancora pronto Benussi. Anche Sbrissa ritenta la sorte in maniera analoga alla precedente ma la conclusione è velleitaria (32′). Al 38′ lo stesso Sbrissa non trova il tempo per concludere di destro dopo un assist d’oro di Galano e il tempo si chiude con una punizione mal congegnata tra Galano e Moretti.La ripresa vede dopo 8′ D’Elia rendersi prezioso alla causa con ottima chiusura su Donnarumma ma subito dopo, a cavallo tra i minuti 9 e 10, è un doppio rischio quello che corre il Vicenza: prima Brighenti su cross di Ronaldo anticipa di testa sfiorando l’autorete, poi è Donnarumma che timbra la traversa anticipando il capitano sia pur commettendo fallo. Dopo l’ingresso di Giacomelli al posto di Sbrissa, Menichini gioca la carta dell’ex Gatto al 17′ e con l’uscita di Bagadur la Salernitana passa alla difesa a quattro. In campo entra Raicevic per un Ebagua via via più inconsistente (botta immediata respinta da un campano) e al 28′ Moretti pesca Galano che aggancia, si gira e tira fulmineamente: Terracciano mette in angolo. Il quarto d’ora finale mette alla prova anche la tenuta nervosa del Vicenza che lascia cadere la sigaretta dalle labbra, stringe i denti, trema per un’incornata maldestra di Gatto sottoporta (34′), manda ancora D’Elia a risolvere in chiusura una situazione scabrosa (44′) in un’area bollente e gestisce i 4′ di recupero con una ritrovata scaltrezza. Sarà politicamente scorretto, ma può riaccendersi una sigaretta.

Ore 16.50 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.30 – Qui Guizza: lavoro col pallone per le riserve, mentre i titolari svolgono lavoro defaticante.

Ore 16.10 – Qui Guizza: lavoro differenziato per i titolari di Bergamo, tra loro manca Diniz. Tra le riserve presente anche Dionisi.

Ore 15.50 – Qui Guizza: assenti De Risio e Petkovic.

Ore 15.30 – Qui Guizza: i Biancoscudati si spostano in palestra.

Ore 15.10 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per il primo allenamento settimanale.

Ore 14.50 – (Gazzettino) La promozione in serie B è la naturale conclusione di un campionato dominato dal Cittadella, non in vetta alla classifica solo in quattro giornate su 34 e mai distante dal primo posto più di due lunghezze. E se nel girone d’andata le più agguerrite concorrenti sono comunque riuscite a tenere il passo dei granata, dopo il giro di boa la formazione di Venturato ha preso il largo, con un’incredibile striscia di undici vittorie che hanno portato al meritato e atteso verdetto con tre giornate di anticipo. Analizzando il cammino del Cittadella e rivedendo le classifiche turno dopo turno, non bisogna farsi ingannare dal fatto che la partita vinta a Busto Arsizio, prevista alla seconda giornata, è stata in realtà giocata a metà ottobre. Il primo atto vede al Tombolato la matricola Cuneo arrendersi per 2-1 a una squadra ancora parzialmente in fase di assestamento, ma non per questo meno cinica, con Jallow e Bizzotto primi marcatori. Non c’è storia nemmeno con la Pro Patria, nella gara appunto giocata un mese dopo, mentre la prima stecca – se cosìsi può definire un pareggio esterno a reti bianche – arriva con il Renate, esaltato dal proprio portiere Castelli. In questa fase la squadra perde qualche punto di troppo con le piccole e con il pari per 1-1 in casa con il Pro Piacenza (Litteri replica a Cristofoli) cede perde la vetta al Bassano, tallonato dal Pavia che sette giorni dopo si arrende sul proprio campo a Iori e colleghi che ottengono la prima vittoria pesante stagionale, con replica sette giorni dopo nel derby con il Padova (3-1) che vale il ritorno al comando. Poi un successo di misura sulla Giana Erminio (decide Schenetti) e, all’ottava di campionato arriva il primo ko, tanto per cambiare con il tutt’altro che irresistibile Albinoleffe. Testa persa, ma ripresa la settimana successiva, questa volta in solitario, effetto della vittoria per 2-1 con l’Alessandria, come con il Pavia sul filo di lana grazie a Minesso dopo il botta e risposta tra Litteri e Bocalon. Seguono tre pareggi di fila, in due casi ancora con le piccole (Lumezzane e Mantova) e poi a Bassano, ma la vetta non sfugge e addirittura i granata allungano a +2 su Pavia, Alessandria e Feralpi. Due successi pesanti con Reggiana (2-1) e a Pordenone (3-1) regalano ulteriore fiducia, ma poi il Cittadella perde il suo primo match casalingo con il Feralpi, e con esso, per l’ultima volta, il primato in classifica (15. giornata) ripreso subito dopo vincendo a Cremona (1-0, gol di Paolucci nel finale). Il 9 gennaio ancora una sconfitta in casa, questa volta per 3-2 con il Sudtirol, che comporta l’aggancio in vetta dell’Alessandria, ma con il girone di ritorno arriva il momento dell’allungo decisivo con undici successi di cui sei esterni. Alla diciottesima (vittoria a Cuneo) il vantaggio passa a +3, per salire a quattro lunghezze alla ventesima (Cittadella-Renate 4-2) e a +7 dopo il turno successivo (vittoria a Piacenza). Con il Pavia il 15 febbraio ancora tre punti rocamboleschi (doppia rimonta e gol decisivo di Iori al 90′) e pesantissimi, bissati nel derby all’Euganeo (1-0) e quindici giorni dopo espugnando d’autorità (2-1) il “Moccagatta” di Alessandria grazie all’uno-due prima dell’intervallo di Lora e Chiaretti. Ora il vantaggio sulla seconda è +10 e diventa +13 nel turno pre-pasquale grazie allo scivolone interno del Bassano con il Pavia e ai tre punti ottenuti dai granata a Mantova. Da quel momento in poi si tratta di attendere il suggello della matematica, soltanto rinviato dal ko con i vicentini e il pareggio di Reggio Emilia.

Ore 14.30 – (Gazzettino) Anche chi non segue abitualmente il calcio non fatica a rendersi conto che a Cittadella è successo qualcosa di importante. Basta girare per le strade cittadine dove nei display comunali campeggia la frase “Cittadella Calcio, promozione in serie B. Bravi”. Anche l’ex sindaco della città murata Massimo Bitonci, ora primo cittadino a Padova ha rivolto un pensiero al salto di categoria conquistato da Iori e colleghi. «I miei complimenti – ha scritto – alla squadra e alla famiglia Gabrielli, è un risultato eccezionale. Auspico che il Padova, che già la stagione scorsa è stato subito promosso e quest’anno ha fatto un campionato di assestamento, salga presto in B e possa proseguire la sfida con il Cittadella. Mio padre era un dirigente della Gabrielli e so quando avere una società sana dietro le spalle sia importante. Guardate quello che ha subìto il Calcio Padova. Cittadella dimostra che curare la gestione è fondamentale come lavorare con la squadra. Una cosa che apprezzano i tifosi e gli amanti dello sport». E già da lunedì sera nella sede granata sono giunti messaggi di congratulazioni per la fresca promozione in serie B. Si sono fatte vive, via mail o con altri mezzi, squadre di Lega Pro come il Foggia che proprio a spese del Cittadella si è aggiudicato giovedì la Coppa Italia di categoria, ma pure di tornei superiori. Non sono mancate le felicitazioni delle autorità calcistiche nazionali con i messaggi del presidente della Lega Pro Gabriele Gravina e quello di bentornato con la firma di Andrea Abodi, numero uno della Lega Serie B. Sulla rete si sono fatti sentire alcuni dei vecchi protagonisti a Cittadella come Riccardo Meggiorini, ora al Chievo, che così ha scritto sul proprio profilo Facebook: «Complimenti al Cittadella tornato in serie B! Società e tifosi che porterò sempre nel cuore!». E sempre da Verona, sponda Chievo, sono arrivato belle parole anche dall’ex tecnico granata Rolando Maran: «Per me è una grandissima gioia, sono il loro primo tifoso e mi sono goduto lo spettacolo. Un ambiente in cui sono cresciuto e che mi ha dato molto. Realtà come Cittadella e Chievo fanno bene al calcio».

Ore 14.10 – (Gazzettino) Il grande assente nella serata dei festeggiamenti per il ritorno in serie B era proprio lui, Stefano Marchetti, forse l’artefice principale della splendida annata. Il direttore generale del Cittadella, espulso dal campo per proteste dopo il presunto rigore non assegnato per fallo su Litteri (per lui una maxi squalifica fino al 30 giugno per ingiurie all’arbitro), ha preferito lasciare tutti gli onori agli altri, dai giocatori ai tecnici, al presidente Andrea Gabrielli, e festeggiare per conto proprio. «Ero lì con tutti, ma sono rimasto in disparte. Tranquillo, solo come stesso». Magari ce l’aveva per l’espulsione. «Assolutamente no, faceva parte della partita, ma non c’entra niente. Me ne sono rimasto nello spogliatoio, non c’è un motivo particolare: ho deciso di fare così, per assaporarmi al meglio la promozione, un po’ alla volta. Avevo una grande tensione che mi impediva persino di gioire. Ho lasciato che tutti festeggiassero liberamente una stagione straordinaria». Ma cosa ha provato al triplice fischio dell’arbitro? «Oltre che una grande gioia, un peso in meno sullo stomaco. Avvertivo come detto tanta tensione dall’ultimo anno, dalla retrocessione, adesso dentro di me ho gioia e senso di liberazione». Marchetti ha pareggiato i conti, insomma. Dopo l’amarezza per le delusioni della precedente stagione sportiva, le soddisfazioni per il campionato del Cittadella da assoluto protagonista. Quando si riuscirà a comprendere sino in fondo lo spessore di un’annata come questa? «A volte finché vivi le cose non riesci a dare un’esatta valutazione. Pensandoci per bene invece ti rendi conto di aver fatto qualcosa di straordinario, incredibile. Aggiungo di storico, e non solo per il Cittadella ma per il calcio intero. Abbiamo vinto undici volte di fila, è record per la categoria, siamo stati sempre al vertice, e siamo stati promossi con tre giornate di anticipo. Abbiamo raggiunto la finale di Coppa Italia, e abbiamo il capocannoniere di quella di Lega Pro, Coralli e della Tim Cup, con Bizzotto che ha cinque gol all’attivo». Il Cittadella ha dominato il proprio girone. «Solo una grande squadra resta in testa per un intero campionato. Una squadra con giocatori importanti e prima ancora uomini di spessore: senza uno spogliatoio coeso e compatto come il nostro, non raggiungi certi risultati. Giorno dopo giorno ci renderemo conto dell’impresa compiuta, per certi versi irripetibile». Bellissimi i festeggiamenti sul prato del Tombolato, con i tifosi davvero vicini e partecipi. «Il pubblico piano piano si è unito alla squadra. Il Cittadella è cresciuto costantemente, giornata dopo giornata, così anche i nostri tifosi, che si sono goduti un bel calcio». Il segreto del successo? «Migliorare sempre, senza mai accontentarsi di quanto raggiunto. Siamo partiti bene, ma abbiamo accelerato in maniera devastante nel girone di ritorno con undici vittorie consecutive. Segno di regolarità di una squadra matura, che non ha mai sottovalutato l’avversario, né quello più forte, sulla carta, né quello debole. Il Cittadella è sceso in campo sempre come se stesse per disputare una finale, è stato fatto un grande lavoro». Si sentiva che quella con il Pordenone poteva essere la partita giusta per la promozione? «Sapevo e lo speravo. Potevamo festeggiare anche a Reggio Emilia, dove siamo tornati con grande rabbia dentro. Questa squadra le partite determinanti non le ha sbagliate. Penso alle vittorie di Pavia, Pordenone, Padova, Alessandria, tanto per citarne qualcuna». Non è ancora conclusa la stagione, ma Marchetti pensa già alla prossima? «No, intanto vediamo di chiudere bene il campionato, continuando a vincere. Poi staccherò la spina prima di mettermi a fare tutte le valutazioni necessarie in vista del prossimo anno».

Ore 13.50 – (Gazzettino) Lunedì sera nel big-match con il Pordenone al novantesimo è scoppiata la bomba esultante dei tifosi granata. Filippo Lora ha fulminato con un diagonale al volo il portiere ospite Tomei e in quell’istante il sogno della B si è materializzato. Ed è iniziata a fiorire la festa. L’ex capitano della Primavera del Milan riconosce l’importanza e la bellezza del suo gesto, ma minimizza: «Sono stati tanti altri gli episodi che hanno determinato questa promozione in serie B. Il mio ha coronato l’impegno di un gruppo che ha sempre lavorato con tenacia e costanza puntando con determinazione a questo obiettivo. Può farmi piacere che questo gol sia coinciso con il suo matematico raggiungimento e che pertanto rimanga come una tappa importante nella storia del Cittadella». È stato un gran gol calciando il pallone al volo su assist di Amedeo Benedetti. Il coraggio di averci provato è segno di consapevolezza nei propri mezzi. «Ho visto che la palla mi arrivava perfetta e senza pensarci mi sono detto “se non calcio al volo adesso, quando potrò farlo?” Ed è andata nel migliore dei modi. Quando l’ho vista entrare in porta ho pensato che era fatta. La dedica è per la squadra perchè il gol è sempre il coronamento del lavoro di tutti». In questo ultimo periodo il centrocampista granata ha giocato con una certa continuità crescendo di partita in partita e affermandosi come un elemento determinante per raggiungere gli obiettivi della società. Certamente queste soddisfazioni sono anche una compensazione meritata dopo due anni difficili, caratterizzatii da due gravi infortuni ad entrambe le ginocchia. «Per fortuna questi momenti sfortunati sono alle spalle e adesso mi sento più forte di prima. Lo avevo dichiarato quando giocavo di meno e sono contento per averlo dimostrato rendendomi utile alla squadra». Su come ha passato la notte scorsa, continua: «Ho festeggiato assieme ai miei compagni in centro a Cittadella. C’erano tutti, è stata una cosa unica. Molti sono stati i complimenti e le telefonate che mi sono arrivati da tifosi, amici e conoscenti». Su questa stagione favolosa, conclude: «È una annata superpositiva. Abbiamo stravinto il campionato, che era il nostro vero obiettivo, siamo arrivati in finale di Coppa Italia con tante soddisfazioni. Sono contento perchè fra campionato e Coppa mi sono ritagliato i miei spazi. Godiamoci il momento, ma ci sono ancora tre partite da disputare».

Ore 13.30 – (Gazzettino) È troppo stretto il titolo di Re di Coppe attribuito a Claudio “Ciccio” Coralli, capocannoniere con dieci reti in sette partite nella Coppa Italia Lega Pro. Il gol del 3-1, che ha lanciato al settimo cielo il popolo granata nella sfida con il Pordenone, conferisce al bomber di Borgo San Lorenzo la qualifica di Asso Pigliatutto perchè non solo ha spalancato le porte della serie B al Cittadella, bissando il 3-1 del 2008 a Cremona, ma unito al recente gol pesante realizzato a Mantova lo consacra goleador decisivo anche in campionato e lo immortala ai vertici dell’Olympo granata con 58 gol (finora) con la maglia del Cittadella. «Sto vivendo un momento particolare, è difficile fare confronti in situazioni diverse. L’ambiente del Cittadella è ottimo e spero di finire la carriera qui. Intanto mi impegno per portare il bottino ancora più su. Il sogno più bello si è avverato con il ritorno in serie B, godiamoci questa festa e portiamo a termine le ultime partite continuando a fare bene. Adesso siamo liberi di testa». Un confronto fra il 3-1 di Cremona e questo con il Pordenone ha analogie e differenze sostanziali. «A Cremona – puntualizza Coralli – nessuno si aspettava il nostro passaggio in serie B (il Cittadella aveva perso l’andata play off al Tombolato per 1-0, ndr), mentre con il Pordenone non era scontata la nostra vittoria, ma ormai la B era fortemente nelle aspettative di tutti. Noi abbiamo creduto fino alla fine nel successo pieno, che è arrivato in extremis a conferma della grande forza di carattere e della compattezza di questo gruppo». Non è da tutti entrare dalla panchina e fare gol. Dopo Mantova il bomber fiorentino si è ripetuto dove più ci teneva: davanti al proprio pubblico nella sfida decisiva. «Non succede sempre – riprende – segnare entrando dalla panchina. Sapevo che era importante, lo volevo ed è uscito anche il gol che dedico alla mia famiglia (moglie Debora e figlia Gioia ndr) e alla famiglia Gabrielli, che ha sempre creduto in noi». Il tecnico granata Roberto Venturato ha definito il gol di Coralli una «favola meritata» nella notte delle stelle. «Ho un buon rapporto con lui e sono felice per questo suo apprezzamento nei miei confronti. È il secondo campionato che vinco con Venturato, dopo quello dalla C2 alla C1 con il Pizzighettone». I due gol che hanno fatto la differenza con il Pordenone sono stati realizzati da due giocatori entrati dalla panchina e reduci dalla finale di ritorno di Coppa Italia con il Foggia. Prosegue Coralli: «Il segreto è il gruppo unito. Chi entra si fa trovare pronto e dà tutto. Remiamo tutti compatti nella stessa direzione indipendentemente da chi gioca in campionato o nelle Coppe». Su come è proseguita la festa dopo il trionfo in campo, conclude Coralli: «Siamo andati in giro per Cittadella a bar e nelle piazze. C’era tanta gente a condividere con noi questo traguardo importante. Mi sono arrivate telefonate e sms anche da chi non me l’aspettavo. Fra questi Valdifiori e Giovanni Martusciello, ma anche tanti altri».

Ore 13.10 – (Gazzettino) Lunedì sera, al triplice fischio dell’arbitro, è esplosa la festa granata, che è continuata per tutta la notte. Tutto è cominciato con l’apertura dei cancelli del Tombolato, con i tifosi che si sono riversati sul prato a rincorrere i propri beniamini. C’è chi si accontentava di una foto, chi di un autografo, chi è riuscito a prendersi la maglia o i pantaloncini. C’è persino chi chiedeva gli scarpini a qualche giocatore. Poi è diventato protagonista lo spumante, che scorreva a fiumi, con bottiglie magnum preparate appositamente per l’evento, tutte con una grande «B» stampata sull’etichetta. E chi non è stato bagnato dallo spumante si è preso il classico gavettone d’acqua, che non ha risparmiato nessuno, nemmeno il presidente Andrea Gabrielli. Terminati i festeggiamenti in campo, anche la sala stampa è diventata terra di conquista per i giocatori che hanno continuato a brindare e a cantare. Esaurita l’euforia del post gara, la festa è continuata nel centro di Cittadella, dove c’erano centinaia di tifosi ad aspettare la squadra, con i fumogeni granata, prima di entrare nei pub. E qui lo spumante ha lasciato il posto alla birra e alla porchetta. E ai cori, con i giocatori del Cittadella che ne avevano per tutti e di tutti i gusti. A partire dall’inno intonato dal portiere Alfonso che è diventato il tormentone numero uno anche sui social network, scandito con il megafono. Quindi ogni giocatore ha avuto il suo momento di grazia con un coro fatto ad arte, non è sfuggito alla «legge dello spogliatoio» nemmeno il tecnico Roberto Venturato, che nel frattempo aveva raggiunto i giocatori nel locale. È stata poi la volta del presidente Andrea Gabrielli, visibilmente contento e anche emozionato se vogliamo, esultante quasi al pari dei suoi giocatori. Al suo seguito gran parte della dirigenza e i collaboratori della società. Più passavano le ore, più si assottigliava la cornice dei tifosi, e cresceva in proporzione l’euforia dei giocatori, che hanno cambiato locale ma non il clima festaiolo, che si è protratto per tutta la notte. Ora si torna alla normalità, c’è un campionato da onorare sino alla fine, con le restanti tre giornate da giocare, poi le finali per la Supercoppa. Per questo motivo non è stata ancora fissata la data della festa di piazza, come spiega l’assessore Francesco Pozzato: «Dobbiamo trovare una sera che rispetti il campionato ancora in corso e che allo stesso tempo possa attirare più gente possibile. Le date disponibili non sono molte, perché la piazza Pierobon ha già un calendario fitto di appuntamenti, punteremo al sabato in modo da coinvolgere anche i ragazzi delle scuole». Oggi potrebbe essere il giorno giusto per scegliere la data. Un pensiero anche sull’annata del Cittadella. «Ha compiuto un’impresa memorabile. In questo periodo dove circola sempre meno liquidità nel calcio la differenza la fanno le società, con una programmazione attenta e oculata. Il Cittadella è un esempio per il calcio, ha grandi valori. La piazza poi è tranquilla, i giocatori possono lavorare bene e crescere, come è avvenuto anche in questa stagione. A parte la parentesi della retrocessione, il Cittadella si sta contraddistinguendo per una regolarità e una affidabilità da ammirare».

Ore 12.50 – (Mattino di Padova) La birra ha preso il posto del prosecco, ma per il resto poco è cambiato. A mutare soltanto l’ambiente intorno a loro, i protagonisti del trionfo, e le ore, che via via si facevano più piccole per poi ritornare grandi. Non è scemata nemmeno minimamente l’euforia, che è rimasta la stessa fino alle 6 del mattino. La meritatissima festa-promozione dei giocatori del Cittadella è proseguita per tutta la notte tra lunedì e martedì, spostandosi dal Tombolato all’interno delle Mura, in tre successive tappe. La prima al “Cetra”, locale di Porta Vicenza che ha ospitato la parte iniziale dei bagordi. Panini alla porchetta e birra a fiumi ad accompagnare i cori dei tifosi, intonati dagli stessi giocatori. Donazzan, salito sul tavolo, a guidare la comitiva, con Litteri a dargli manforte, munito di megafono, sulle note sentite spesso al Tombolato: “E tanto già lo so / che l’anno prossimo / gioco di sabato”; l’immancabile “ohohohoh Ciccio Coralli”, qualche bonario sfottò rivolto ai “cugini” del Padova e del Bassano e quel “Salutate la capolista” che da un po’ di tempo allo stadio non si sentiva, per motivi scaramantici. Nessun discorso ufficiale. Capitan Iori, sollecitato, finge di provarci ma si ferma a un «Forza Citta!» che basta e avanza, perché, in una notte del genere, non c’è altro da dire. A festa già iniziata arriva anche lo staff tecnico, con Venturato, Gorini, Musso e Pierobon dietro al presidente Andrea Gabrielli. Manca solo il d.g. Marchetti («Sono andato in campo ma poi sono rientrato presto in spogliatoio, il triplice fischio è arrivato come una liberazione e mi ha svuotato»). Si scopre anche chi ha fatto uscire dal cilindro le magliette celebrative della promozione, con quella “B” in bella evidenza e i nomi di tutti i giocatori: proprio Iori e Donazzan, ma di nascosto dalla dirigenza, che, sempre per la solita scaramanzia, non voleva che venisse azzardato niente del genere. Poi, quando il “Cetra” chiude, e mentre i tifosi rientrano a casa – il giorno dopo tocca pur sempre lavorare… – i giocatori raggiungono un altro locale in pieno centro, “L’Autostazione”. Ma la festa non finisce, perché ci si sposta sull’altro lato della strada, al “Gossip Bar”, storico covo granata. E sempre canti e sempre balli e sempre gavettoni di birra ad accompagnare il tutto, con un giorno di riposo in più davanti. Venturato ha deciso di spostare la ripresa degli allenamenti, inizialmente fissata per oggi, a domani. E nessuno potrà dire che non è un premio meritato.

Ore 12.30 – (Mattino di Padova) «Siamo tornati al nostro posto». Una marcia inarrestabile ed è festa, piena e totale, dentro e fuori le Mura. Un lunedì sera da… invasione, perché il fiume granata voleva andare ovunque: prima in campo, dopo la matematica certezza degli ultimi tre punti, e poi in centro storico, con le bandiere e i caroselli di auto e motorini. Un fiume in piena, che ha occupato ogni spazio e poi ha deciso pure di prendere il volo, imboccando la salita del pennone di Piazza Pierobon, conquistato con una scritta lunga diversi metri, “Totalmente dipendente”, che è un verso del coro dei tifosi: “Totalmente dipendente / non so stare senza te / ho il granata nelle vene / tifo il Citta olè”. Almeno 500 persone hanno deciso di fare le ore piccole per festeggiare la promozione in B, raggiunta con largo anticipo. Ma non è finita, si è voluto ancora trovarsi, vedersi, stringersi e abbracciarsi: perché «ce lo siamo meritati, siamo stati forti, bravi, i migliori» è quanto rivendicano i supporter cittadellesi. «Insieme alla società entro la fine del campionato organizzeremo una festa in piazza per celebrare degnamente il ritorno tra i cadetti», anticipa il vicesindaco reggente di Cittadella, Luca Pierobon. «Ero allo stadio anche lunedì, ho seguito tutte le partite del Citta in casa, bravissimi i giocatori, e bravissimi anche tutti i dirigenti, un campionato eccezionale», aggiunge l’amministratore. «L’altra sera si è giocato in uno stadio praticamente pieno, c’era la tensione giusta. Poi siamo andati tutti insieme in centro, a festeggiare». La maggior parte dei tifosi si è fermata fino a tardi al “Cetra”: il locale di via Indipendenza è uno dei ritrovi storici dei fedelissimi granata, raggiunti pure da giocatori, allenatore e dirigenti. Allo scoccare del 94’ il prato verde del Tombolato è stato invaso da un entusiasmo incontenibile. «Siamo tornati in B, è questa la nostra categoria, quella che ci compete». Subito è stata srotolata una gigantografia, una “B” enorme su sfondo giallo, e poi l’immagine dello storico patron Angelo Gabrielli, una figura scolpita nel cuore di tutti. Sempre a lui è andata la dedica del nuovo trionfo: «Lassù abbiamo un Angelo che veglia su di noi». Le bacheche Facebook sono state inondate di scatti: gira lo striscione più romantico, “Il vincitore è un sognatore che non ha mai mollato”, c’è chi ha cucinato biscotti a forma di “B” per iniziare il mattino con il successo in bocca, i selfie con gli eroi dell’impresa si sono sprecati, pure i più piccoli hanno girato con cappellini e la seconda lettera dell’alfabeto ostentata con orgoglio, mentre i più goliardici hanno rivendicato con il cartello “pochi ma sbronzi” la forza della provincia, che ha raggiunto l’elite del calcio nazionale. È stata festa pure ieri, e così l’amministrazione ha rinunciato agli annunci dei parcheggi e alle comunicazioni dei vigili urbani sui tabelloni luminosi, sostituendoli con una sola scritta: “Cittadella Calcio promozione serie B! Bravi!”. L’adrenalina, già alta nella notte, è rimasta tale per l’intera giornata, fra i commenti sulla gloriosa cavalcata in Lega Pro e – come da tradizione – l’ironia nei confronti dei “cugini” del Padova: sfottò a non finire, e non potrebbe essere altrimenti per Davide che ancora una volta ha avuto la meglio su Golia, «anche se mica è una sorpresa, è così da anni e anni», ha aggiunto sarcastico più di qualcuno. Gioia collettiva senza fine: «Siamo felici, felici come chi è ritornato al suo posto: la B. La B è nostra». Come dar loro torto?

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) «Di sicuro non mi rovina la festa». Stefano Marchetti commenta così la “stangata” sul Cittadella dopo il match-promozione vinto sul Pordenone. Il direttore generale granata è stato inibito fino al 30 giugno 2016 “per comportamento offensivo verso l’arbitro durante la gara (espulso, sanzione aggravata per la qualifica di dirigente addetto all’arbitro)”. Quasi in contemporanea sono arrivati anche i provvedimenti relativi alla finale di ritorno della Coppa Italia di Lega Pro contro il Foggia di giovedì scorso e, nemmeno in questo caso, le sanzioni sono state leggere. Due turni al secondo allenatore Edoardo Gorini “per atto di violenza verso un calciatore della squadra avversaria al termine del primo tempo di gara”, e altrettanti sono stati comminati al portiere Enrico Alfonso per le medesime ragioni. Stessa punizione per Vincenzo Sarno del Foggia, evidentemente coinvolto nel parapiglia. Cappelletti, Coralli e Minesso, che erano diffidati e sono stati ammoniti, sono invece stati fermati per un turno. Resta da capire se le squalifiche di Coppa saranno scontate in Tim Cup («dipenderà dal regolamento della prossima stagione», fanno sapere dalla società granata), perché la Coppa di Lega Pro, com’è ovvio, non sarà più un problema del Citta. «Lunedì sera non ho offeso nessuno, ma dopo il rigore non dato a Litteri e il fallo su Chiaretti ignorato davanti ai miei occhi non sono più riuscito a trattenermi: gli arbitri possono sbagliare, ci mancherebbe!, ma da qualche settimana gli errori si stavano ripetendo con una certa frequenza e volevo far sentire la mia voce», sbotta Marchetti. «Per quanto riguarda le squalifiche di Coppa, mi chiedo cosa sia stato scritto nel referto: Alfonso aveva cercato di calmare gli animi e invece è stato punito, senza motivo».

Ore 11.50 – (Corriere del Veneto) «Per quest’ennesima, grandissima impresa, faccio i complimenti alla squadra, al mister Venturato, al dg Marchetti e, in particolare, alla società. Quindi alla famiglia Gabrielli, che conosco da tempo e di cui apprezzo l’integrità morale, la competenza, l’umiltà, la trasparenza e la professionalità. Valori che hanno saputo trasferire prima nella loro azienda e poi nel loro club calcistico». Tra i tanti che celebrano il ritorno in B del Cittadella, c’è un tifoso d’eccezione. Ovvero Massimo Bitonci, sindaco della città murata dal 2002 al 2012 e, da un paio d’anni, primo cittadino di Padova. «Mi auguro che quella che oggi è la festa del Cittadella – dice Bitonci – possa essere, tra qualche mese, anche quella del Padova. Credo che i playoff siano alla portata e, raggiunto quel traguardo, tutto sarebbe possibile. Insomma, spero che il derby si possa presto rigiocare in B». Quindi, nel confronto con i Gabrielli, Bitonci parla così di Bergamin e Bonetto: «Adesso, dopo anni di mala-gestione, il Padova è in buone mani, guidato da persone serie che non hanno alcun altro interesse se non quello di riportare presto i biancoscudati dove meritano. E se il ritorno in B non avverrà già quest’anno sarà senz’altro per il prossimo».

Ore 11.30 – (Corriere del Veneto) La prima volta fu allo stadio Bentegodi contro il Brescello, la seconda allo Zini di Cremona con una rimonta d’altri tempi, la terza è quella più «semplice», senza troppi affanni, con tre giornate d’anticipo. Due promozioni su tre portano la sua firma. Era l’8 giugno 2008 e Claudio Coralli marchiò col pennarello indelebile un successo «pazzesco», in rimonta dopo il ko dell’andata. Sirigu gli parò un rigore, non si arrese e siglò una rete decisiva, in coppia con Riccardo Meggiorini, che ieri non ha voluto far mancare il suo saluto affettuoso dalla vicina Verona: «Complimenti al Cittadella tornato in serie B. Società e tifosi che porterò sempre nel cuore». Otto anni dopo, «Ciccio» Coralli, che sulla carta di identità come data di nascita porta scritto 1 marzo 1983, ha qualche acciacco in più, ma evidentemente era scritto nel libro del destino che il gol che chiude il sipario lo avrebbe segnato lui. Minuto numero 92’, un dribbling in progressione, poi la rete del 3-1 al Pordenone che fa impazzire il Tombolato e la corsa sotto la gradinata Est, da quella che lui, toscano di Borgo San Lorenzo, chiama «la mia gente». Poi la festa, la gioia incontenibile, tanta felicità per quel gol che aveva sognato a lungo. «Ero ossessionato da quel pensiero – sorride Coralli – volevo solo segnare, volevo lasciare il mio marchio su questa promozione. Dopo il gol non ho capito più nulla ma otto anni fa, lo confesso, sentivo di più la partita. Quella promozione fu tirata per i capelli, soffertissima, questa era diversa. Sapevamo che prima o poi sarebbe arrivata, era solo questione di tempo. Certo, è stato bellissimo segnare il gol finale, una gioia immensa di fronte al mio pubblico. Quando gioco in casa io mi esalto, sento il calore della gente e mi carico. È bello essere andato in rete ancora una volta nella gara decisiva. Avevo realizzato un gol simile a questo l’anno scorso contro il Pescara, il dribbling e il tiro a rientrare non è una novità, l’ho fatto ancora e sono contento». E così, l’urlo dello speaker Stefano Albertin, ormai senza voce dopo una partita vissuta con una tensione incommensurabile, «Gol!, Gol, gol, gol gol: ha segnato, con il numero 20, proprio lui, Ciccioooooo Coralliiii…». Senza più voce, come quando capisci che il tuo nome è scritto nel libro del destino. E non può essere un caso che un’alchimia come quella che lega Coralli e il Cittadella abbia di nuovo prodotto un brivido da ricordare.

Ore 11.10 – (Corriere del Veneto) «Vuole passare di qui? Deve suonare il clacson e urlare “serie B, serie B”, altrimenti si torna indietro». Sono passate le due del mattino di martedì, eppure di fronte alla Birreria Cetra, in pieno centro a Cittadella, c’è ancora tanta voglia di festeggiare. La festa, quella vera, è ancora ben lungi dall’esaurirsi perché poche ora prima il Citta ha conquistato il ritorno tra i cadetti dopo solo un anno di «purgatorio» in Lega Pro. Dentro il locale i giocatori urlano, i tifosi pure, si beve, la birra scorre. La location è di quelle abituali, per un tuffo nella Cittadella nottambula, quella che vuole tributare, sei anni dopo l’ultima promozione, il giusto elogio a una squadra straordinaria. «Un gruppo di uomini veri — sorriderà a orari ben più consoni il dg Stefano Marchetti — perché la nostra promozione parte da qui. Io non volevo lasciare da sconfitto, avevo un groppo in gola l’anno scorso e adesso voglio godermi fino in fondo la festa. Mancano ancora tre giornate, abbiamo fatto una vera impresa, con sofferenza e determinazione abbiamo portato a casa gli ultimi punti. Prima di tutto abbiamo tenuto a posto i conti, poi siamo ripartiti da uomini veri e adesso ce l’abbiamo finalmente fatto. Come mi sento? Vivo questa promozione come una liberazione, quello che era accaduto lo scorso anno per me era un macigno pesantissimo da sostenere. No, non potevo andarmene così». E infatti Marchetti è rimasto, creando un gruppo di ferro, che ha festeggiato fino a tarda ora. Tra parrucche improbabili, bevute e caroselli su decapottabili, il coro che ha fatto il giro d’Italia intonato da Enrico Alfonso seduto sopra la traversa della propria porta al Tombolato. E tanti ringraziamenti a Gabrielli e al dg, a cui hanno dedicato la promozione, tra gli altri, Coralli, Venturato e Paolucci. «La festa — spiega quest’ultimo — ha voluto lasciarla a noi ma lui è un fenomeno, è il vero artefice di questa promozione». E così fino a notte fonda Cittadella ha festeggiato, nel suo stile, lontano dai clamori della città, con quell’orgoglio divenuto pomo della discordia con la vicina Padova. Tanto che qualcuno propone pure di staccarsi dalla città del Santo e di chiedere l’annessione alla provincia di Vicenza. In stagione fanno fin qui 69 punti, record di vittorie consecutive, giovani talenti come Jallow, Bobb, Zaccagni, Benedetti, altri in rampa di lancio come Xamin, Varnier, Maniero, Fasolo e Bizzotto, applausi da tutta Italia. Cittadella è in festa, a ricordare l’impresa provvede pure l’amministrazione comunale, con i video luminosi dei cartelli «Cittadella calcio, promozione serie B, bravi!». E ora? Resta da costruire la squadra per la prossima stagione ma domanda vera è: ci sarà ancora Marchetti? Lui fa spallucce: «L’anno scorso non potevo lasciare le cose in quel modo. Adesso ho sistemato tutto, ma voglio godermi la festa. Poi ne parleremo più avanti, parleremo anche dell’allenatore e di tutto… Ogni cosa a suo tempo». Radio-mercato giura che Marchetti abbia ricevuto un’offerta importante, stavolta irrinunciabile. E c’è pure chi dice che il nuovo allenatore del Cittadella sarà Cristian Bucchi, perché Venturato rimarrà solo se ci sarà ancora Marchetti in sella. Voci, quasi sussurri. Basterà aspettare per saperne di più. Ma adesso, appunto, è solo il momento di festeggiare.

Ore 10.40 – (Gazzettino) Dopo quest’ultima vittoria il clima all’interno dello spogliatoio è ancora più improntato verso l’ottimismo. «Vero, avere recuperato due punti sui play off ci dà un po’ di slancio in più, ma non abbiamo fatto ancora niente. E domenica ci attende una sfida difficile con la Giana Erminio che è reduce dal successo con un’ottima squadra come la Cremonese. Peccato che non sia già salva, avrebbe avuto una tensione più bassa. A noi però piacciono le partite vere, e ci giochiamo anche questa». All’andata, tra l’altro, era arrivato il primo successo biancoscudato in trasferta, guarda caso firmato da lei e Neto Pereira. «Avevamo disputato un’ottima partita e meritavamo di segnare anche più gol. Speriamo di ripeterci, anche se ci aspetta una gara complicata». Il Cittadella, sua ex squadra per qualche mese nel 2006, è stato promosso in serie B. «L’unica cosa che mi sento di dire è che ha meritato di vincere questo campionato, e mi fa piacere che l’abbia fatto nel ricordo del signor Angelo, una bravissima persona che all’epoca ho avuto come presidente».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Giusto: non solo segna Altinier, ma anche Neto Pereira è approdato l’altra sera in doppia cifra, e non gli accadeva da sei stagioni. «È tutta la squadra che crea e che è in salute, bisogna mantenere questa condizione anche nelle prossime gare che sono decisive». Nel dopo-gara a caldo Bepi Pillon ha dato comunque una tiratina d’orecchie ai biancoscudati per i due gol incassati. «Fa bene a tenere alta la tensione. Siamo nel finale di stagione e più che il gioco o la condizione fisica, contano soprattutto concentrazione, attenzione e cattiveria agonistica. Possono fare la differenza in questo momento». Pordenone e Alessandria sono a cinque lunghezze. Su quale delle due fate la corsa? «In teoria sull’Alessandria dato che abbiamo lo scontro diretto, ma nel calcio non c’è niente di scontato. Noi dobbiamo fare una cosa grande, ossia vincerle tutte. Poi vediamo cosa accade negli altri campi».

Ore 10.20 – (Gazzettino) Otto sigilli nelle ultime otto partite. Ancora una volta Cristian Altinier ha confermato di essere un autentico bomber di razza, tanto che la sua doppietta ha stroncato le velleità di rimonta dell’Albinoleffe consegnando la vittoria ai biancoscudati, adesso a cinque lunghezze dal quarto posto che vale una poltrona play off. Due gol che consolidano l’attaccante in cima alla classifica dei cannonieri del Padova (14 centri), e che lo portano a un solo sigillo da Brighenti (Cremonese) che è il bomber del campionato. «Fa sempre piacere andare a rete – esordisce Altinier – ma se ci riesco il merito è di tutta la squadra che mi supporta, e lo stesso vale per Neto Pereira che sta segnando molto. Non è comunque il momento di pensare alle questioni personali, l’obiettivo principale è raggiungere un traguardo che sarebbe fenomenale, quasi un sogno. Finora abbiamo disputato un grandissimo campionato, tanto che con la vecchia formula saremmo già nei play off. Se pensiamo che siamo una neopromossa, stiamo facendo qualcosa di incredibile e fino alla fine non dobbiamo mollare un centimetro».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Infine, c’è anche il Pordenone, che dopo la sconfitta di Cittadella è scivolato al quarto posto dopo essere stato il primo inseguitore dei granata per buona parte della stagione: i neroverdi, pur non avendo scontri diretti davanti, non hanno ugualmente un calendario agevole, con gli incroci tra due pericolanti (Cuneo e Giana) e la grande delusa (il Pavia) che contro gli uomini di Tedino giocherà l’ultima partita davanti al proprio pubblico. Le possibilità. Le chance del Padova di raggiungere il 4º posto, in definitiva, sono poche, e non dipendono esclusivamente dai risultati dei biancoscudati. Ma Pillon, carico come non mai dopo il successo sull’Albinoleffe, non vuole cali di tensione: «Anche se abbiamo solo il 5 o il 10% di possibilità di farcela, ce le dobbiamo giocare», le sue parole. «Io dico che ce la possiamo fare: basta un mezzo passo falso dell’Alessandria, e tutto tornerebbe di nuovo in corsa, visto che all’ultima giornata avremo lo scontro diretto. L’importante è tenere alta la concentrazione e non mollare: non voglio che si buttino al vento cinque mesi di lavoro».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Percorso in salita. E nemmeno il calendario, a dirla tutta, sembra concedere grandi margini di speranza. Il più difficile, per le quattro squadre che si contendono i tre posti dietro al Cittadella, sembra essere proprio quello del Padova: domenica all’Euganeo arriverà la Giana Erminio, che lotta per la salvezza diretta e punta a mantenere il rassicurante vantaggio di + 3 sulla zona playout, quindi arriveranno i due scontri diretti di fine campionato, a Bassano (il 30 aprile) e in casa contro l’Alessandria (l’8 maggio). L’ultimo appuntamento in viale Rocco, però, potrebbe essere decisivo solo se i grigi perdessero colpi nei prossimi 180’. La squadra di Angelo Gregucci, nei prossimi dieci giorni, se la vedrà contro il Sudtirol (a Bolzano) e al “Moccagatta” contro la Reggiana: due formazioni non certo agevoli, ma a tutti gli effetti già in vacanza, visto che entrambe non hanno più nulla da chiedere. Il Bassano, invece, prima di accogliere i biancoscudati al “Mercante”, sarà di scena sull’insidioso campo del pericolante Renate, e all’ultima giornata chiuderà proprio in casa della Reggiana.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La resa dei conti è vicina. Ancora 270 minuti, per stabilire le tre squadre del girone A che accederanno ai playoff per la promozione in Serie B. Il Bassano guarda tutti dall’alto in basso, Alessandria e Pordenone si fiancheggiano a due punti di distanza, sul gradino di quota 56, mentre il Padova, in ripresa e lanciato dalla lunga ricorsa, rimane a 5 lunghezze di distanza, ma consapevole di avere a disposizione due scontri diretti per giocarsi le ultime chance. Margine minimo. La matematica non lascia dubbi: tre vittorie nelle ultime tre gare potrebbero comunque non bastare alla squadra di Bepi Pillon per avere la certezza aritmetica di poter accedere agli spareggi-promozione. Conquistare 9 punti su 9 è condizione necessaria per sperare ancora, ma non sufficiente: se Alessandria e Pordenone dovessero vincere le prossime due partite, diventerebbero comunque irraggiungibili. Al Bassano, che invece al momento ha 7 punti di vantaggio su Neto Pereira & C., basta una sola vittoria per ipotecare aritmeticamente l’accesso ai playoff (e sarebbe il secondo anno consecutivo).

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Dopo aver goduto di un giorno di riposo nelle 24 ore successive alla vittoriosa trasferta di Bergamo, il Padova oggi pomeriggio si ritroverà ai campi della Guizza per la ripresa degli allenamenti. All’orizzonte c’è già il prossimo impegno, quello di domenica alle 18 all’Euganeo contro la Giana Erminio. E allo stadio si attende una cornice di pubblico degna dell’appuntamento: la squadra si sta ancora giocando la possibilità di accedere ai playoff, e il fatto che si giochi di domenica potrebbe richiamare un buon numero di spettatori. Sul campo, invece, sarà una battaglia vera e propria: la Giana si gioca la salvezza, il Padova un sogno. Entrambe le squadre saranno pressochè al completo, senza squalificati. E Bepi Pillon potrebbe finalmente avere la possibilità di scegliere in mezzo al campo: nonostante il forfait di De Risio, Corti è dato in miglioramento e potrebbe tornare disponibile a tutti gli effetti, fermo restando che Bucolo, tornato lunedì per la prima volta nel suo ruolo naturale, ha dimostrato di non aver affatto dimenticato come rendersi utile alla squadra.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) E il Baffo torna sul match vinto dai suoi 4-2 con l’Albinoleffe. «Non si possono commettere certi errori: non è accettabile e non posso accettarlo. È successo in casa con la Pro Patria ed è successo anche a Bergamo. Abbiamo vinto in entrambi i casi, ma tocca a noi vincere tutte le partite che ci rimangono e dobbiamo metterci in testa che di errori non possiamo più permettercene». Pillon è un martello e insiste ripetutamente su questi concetti, perché ai playoff in cuor suo ci ha sempre segretamente creduto, anche nei momenti più complicati. È ambizioso per natura e sa bene di giocarsi tanto, non si accontenta nemmeno in questo caso, in cui la società non gli ha chiesto espressamente i playoff. E intanto, fra i suoi tanti successi, c’è quello di aver rilanciato in modo importante Cristian Altinier, arrivato a quota 14 gol stagionali. Come a dire che il materiale su cui lavorare c’era pure in estate, fermo restando che i rinforzi di gennaio hanno avuto un indiscutibile peso al termine della stagione lungo la strada che porta al quarto posto.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Penna, carta e calcolatrice. Conti alla mano, Giuseppe Pillon ha ottenuto 36 punti in 18 partite, una media di 2 ogni match disputato. Proiettando questo ruolino di marcia sull’intera stagione, si arriverebbe a 68. Un gioco, quasi un’iperbole, ma che Giuseppe Pillon abbia una marcia da promozione è ormai sotto gli occhi di tutti. Lo spiraglio playoff per il Padova è ancora piuttosto piccolo, perché l’Alessandria è attesa da due partite sulla carta più che abbordabili contro SudTirol e Reggiana, che nulla hanno da chiedere all’attuale campionato. E perché neppure tre vittorie consecutive nelle tre partite che mancano al termine della stagione contro Giana, Bassano e Alessandria potrebbero bastare per un incredibile aggancio agli spareggi promozione. Pillon sul campo si è già meritato la riconferma per il prossimo campionato, ma chiederà una squadra più forte di quella dell’attuale stagione. Perché sa bene che l’asticella andrà alzata e che la piazza non si accontenterà più del medio cabotaggio. «Dobbiamo metterci in testa di andare fino in fondo — tuona l’allenatore trevigiano — poi se non ce la faremo sarà un altro discorso. Abbiamo una possibilità, sia pure ridotta, di farcela: cerchiamo di sfruttarla fino alla fine».

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 69, Bassano 58, Alessandria e Pordenone 56, Padova 51, FeralpiSalò 49, Pavia 48, Cremonese 46, Reggiana 45, SudTirol 43, Giana Erminio 38, Renate 36, Lumezzane e Pro Piacenza 35, Cuneo 33, Mantova 27, AlbinoLeffe 19, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentunesima giornata: Cuneo-FeralpiSalò 1-0 (Chinellato (Cn) al 37′ st), Alessandria-Mantova 0-0, Bassano-Lumezzane 1-0 (Pietribiasi (Ba) al 24′ pt), Pro Piacenza-Renate 0-0, Giana Erminio-Cremonese 2-1 (Perico (Ge) dal 29′ pt, Brighenti (Cr) al 6′ st, Bruno (Ge) al 23′ st), Pavia-Reggiana 2-0, Pro Patria-SudTirol 0-1, AlbinoLeffe-Padova 2-4, Cittadella-Pordenone 3-1.

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 19 aprile: giorno di riposo per i Biancoscudati dopo la vittoria esterna con l’AlbinoLeffe.




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