Live 24! Padova, inizia oggi l’ultima settimana di lavoro per i Biancoscudati

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Ore 22.30 – (Il Piccolo) I due grandi vantaggi di giocare i play-out in casa (l’appuntamento con la Liventina è per il 22 maggio) sono ovviamente quello del fattore campo e il fatto di avere a disposizione due risultati su tre. E anche se mister Bordin, giustamente, ha sottolineato che non si potrà certo andare in campo pensando al pareggio, il fatto di non dover vincere a tutti i costi è la più bella notizia che la Triestina potesse avere in vista del match con la Liventina. Innanzitutto perché la Triestina fa una fatica immane a vincere: solo Sacilese e Fontanafredda hanno ottenuto meno vittorie dell’Unione, che in questo campionato si è fermata a 9 successi. E tra l’altro la squadra di Bordin, nelle ultime nove partite della stagione, solo una volta è uscita dal campo con i 3 punti, in occasione della trasferta di Castelfranco Veneto con il Giorgione, ovvero contro una squadra poi retrocessa. E poi, sembrerà banale dirlo, ma per vincere bisogna per forza segnare. E qui sta forse la più grande pecca di questa squadra in questa stagione. O meglio, il più grande difetto di tutte le varie Triestine che si sono succedute in questo tormentato campionato (sarà opportuno ricordare che sono stati 46 i giocatori utilizzati in questo campionato). I numeri parlano chiaro: con soli 40 gol realizzati (1,05 a partita), la Triestina vanta (si fa per dire) il terzultimo attacco del girone. Peggio, oltre ovviamente alla Sacilese, ha fatto solamente il Dro. Tutte le altre invece, dal Fontanafredda alla Liventina, e perfino il retrocesso Giorgione, hanno dimostrato una maggior facilità ad andare in gol rispetto agli alabardati. Se l’Unione ha guadagnato almeno i play-out, lo deve a una decente tenuta difensiva: non che qui si sia fatto granchè, perché alla fine sono stati comunque ben 57 i gol al passivo (1,5 a incontro), ma almeno in questo settore ci sono state altre cinque squadre che hanno fatto peggio. Insomma, con la sterilità che caratterizza la squadra alabardata, un play-out da dover vincere assolutamente sarebbe stato praticamente un incubo. Lo dimostra anche il fatto che l’assenza per un problema alla spalla nelle ultime partite di quello che alla fine è il capocannoniere alabardato stagionale (seppur con soli 5 gol), ovvero Giordani, ha pesato molto più del previsto in fase realizzativa. Già, perché chi nei primi mesi aveva dimostrato una certa dimestichezza con la rete, ovvero i vari Kabine (4 reti), Proia (4), Zubin (3), Zanardo (2) e Santoni (2), da tempo calcano altri palcoscenici. Della rosa attuale, a parte il citato Giordani, solo Di Dionisio che non è un attaccante è arrivato a 3 gol, mentre Skerjanc si è fermato a 2. Del resto è tutta la stagione che manca un vero bomber, e non poteva certo porvi rimedio Milanese a mercato chiuso pescando tra gli svincolati.

Ore 22.00 – (Corriere delle Alpi) Ad Este bisogna vincere. Il Belluno per passare al secondo turno dei playoff può solo ottenere un successo in casa dei padovani e per farlo avrà a disposizione i 90′ regolamentari. Se poi il punteggio sarà ancora di parità si giocheranno ulteriori 30′ nei quali i gialloblù dovranno per forza vincere per passare. Non sarà facile. Negli ultimi quattro anni, infatti, Belluno ed Este si sono affrontate sei volte in campionato: i gialloblù non sono mai riusciti a vincere in trasferta ma, a conti fatti, hanno una vittoria in più tra le mura amiche. Il bilancio ad oggi dice 2 successi per il Belluno (entrambi in casa), uno per la formazione padovana e tre pareggi. I numeri generali quindi dicono di poco Belluno. «Sarebbe bello invertire questa tendenza – commenta il direttore sportivo Augusto Fardin – sono di natura una persona ottimista, ma per domenica la vedo davvero dura. Il nostro avversario ha proprio una bella squadra con una rosa ampia». Assenze pesanti. Il Belluno si presenterà in terra padovana senza tre giocatori importanti. Marco Farinazzo e Marco Duravia sono stati appena operati e ritorneranno la prossima stagione, Antonio Acampora invece non ci sarà per squalifica. «Se fossimo al completo ce la giocheremmo alla pari – continua Fardin – ma con queste tre assenze la partita si fa veramente dura. Sono tutti e tre giocatori importanti per la squadra, in questo momento è un peccato non avere in particolare Acampora che stava dimostrando di essere in gran forma». Totò riconfermato. A fine stagione l’attaccante ex Monfalcone e la società gialloblù si siederanno attorno ad un tavolo e decideranno il da farsi, ma il ds gialloblù anticipa le mosse della società. «La nostra intenzione è quella di riconfermarlo – continua Fardin – ovviamente bisognerà sentire anche le intenzioni del giocatore, ma noi vogliamo tenerlo. Per quanto riguarda Madiotto, non ho molto da dire. Dicono che abbia offerte dalla Lega Pro e immagino che prima di tutto dia la precedenza a quelle, poi immagino che ci sia l’ Union Feltre in pole position». Quanto vale un eventuale passaggio al secondo turno? «Vale molto per la soddisfazione – conclude Fardin – ma quello che sarebbe davvero bello è che la Virtus Vecomp battesse il Campodarsego, così nel caso si giocherebbe il secondo turno al Polisportivo». Numeri contro l’Este. Nella stagione 2012-2013, quando sulla panchina c’era Roberto Raschi, il Belluno all’andata è uscito sconfitto 4-0 in trasferta ma si è rifatto tra le mura amiche per 3-1. Al primo anno di Vecchiato entrambi gli scontri sono finiti 1-1, per i gialloblù e le reti sono state messe a segno all’andata da Osagiede e al ritorno da bomber Corbanese. Lo scorso anno Belluno ed Este non sono finite nello stesso girone, mentre nella stagione appena conclusa la squadra di Piazzale della Resistenza ha ottenuto una vittoria al Polisportivo, grazie alle reti di Stefano Mosca e ancora di Corbanese mentre al ritorno i gialloblù sono stati fermati sull’1-1 e a segno è andato Totò Acampora, che domenica purtroppo non ci potrà essere per squalifica.

Ore 21.30 – (La Provincia Pavese) Tranne che per le squadre impegnate in play off e play out di Lega Pro con l’ultima di campionato per le altre società è già tempo di voltar pagina. Di fare bilanci e di incominciare a pensare al futuro. E comunque una seria programmazione in molti casi ha già preso il via. A partire dalla scelta dell’allenatore della prossima stagione. Per esempio già ieri la Feralpisalò ha ufficializzato di non voler prolungare il contratto con il suo allenatore Aimo Diana, che era stato promosso dalla Berretti alla Prima squadra. Al Pavia lo spartiacque tra presente e futuro doveva essere l’inaugurazione di Casa Pavia, lo store in Piazza della Vittoria che sarà aperto da venerdì pomeriggio. Per l’occasione era atteso il rientro in Italia del presidente Zhu che a quanto trapela (ovviamente non ufficialmente perché continuano i silenzi del club azzurro che saranno interrotti questa mattina per la presentazione dell’iniziativa di venerdì, ndr), invece non dovrebbe tornare in questi giorni. A questo punto dovrebbe, il condizionale è sempre d’obbligo, essere il vicepresidente David Wang a fare le veci del massimo dirigente azzurro. Sarà, quindi, l’occasione per capire anche le idee e le prospettive per la prossima stagione. Sarà Wang a parlare con i responsabili operativi del club, il direttore generale Nicola Bignotti e il dirigente della Prima squadra Aldo Preite per valutare i programmi? A lui sarà sottoposta la valutazione del nuovo allenatore del Pavia, punto di partenza della programmazione? Domande che dovranno avere delle risposte nel giro di una decina giorni perché i tempi stringono per poter proseguire in un progetto sportivo che sul piano tecnico porterebbe una nuova rivoluzione. Se da una parte al 1° luglio il Pavia con il rientro dei giocatori in prestito avrà sotto contratto ben 26 giocatori è altrettanto vero che bisogna capire chi di questi può rientrare nella costruzione di una rosa per il prossimo torneo di Lega Pro. Dell’attuale gruppo che concluderà questa settimana la sua avventura 2015-16 sulla carta la possibilità di rimanere nei piani tecnici riguarda non più di cinque-sei elementi al massimo. Un numero che sulla carta sembra ottimistico e che dipenderà anche dalle richieste che giungeranno in via Alzaia per giocatori che potrebbero scegliere altri lidi per proseguire la propria carriera professionale. In questo clima, che sembra in questi giorni di stand-by, ci si attendono indicazioni, o le prime mosse per capire le intenzioni della dirigenza cinese del Pavia.

Ore 21.00 – (Gazzetta di Reggio) Mike Piazza è stato “agganciato” lo scorso dicembre da Alberto Bertolini, osservatore della squadra di calcio inglese Southampton (che dovrebbe entrare nello staff granata con lo stesso ruolo) e da un altro osservatore, Massimo Montecchiesi. Nello stesso mese di dicembre si è visto ai campi di via Agosti Maurizio Franzone, ex portiere che poi ha accompagnato ad aprile Piazza a Reggio ed è recentemente tornato per studiare eventuali interventi da realizzare al centro sportivo granata. Con Piazza a Reggio c’era anche il connazionale ed ex giocatore di baseball Bill Holmberg. La trattativa è presto passata nelle mani del presidente Stefano Compagni. A fine marzo sono emerse le prime indiscrezioni di un interessamento della stella del baseball alla società granata. Il 20 aprile Mike è stato avvistato al Città del Tricolore con Franzone in occasione di Sassuolo-Sampdoria. Pochi giorni prima aveva assistito in incognito alla trasferta della Reggiana a Pavia. Da giorni si dice che sia stato raggiunto un accordo di base per la cessione del 60% delle quote. Manca la firma. E non è ovviamente poco.

Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) E’ cresciuto nel culto della famiglia e delle sue origini italiane. E’ un fervente cattolico e per la sua fede non smette mai di ringraziare la madre che fin da piccolo lo portava a messa ogni domenica con i suoi quattro fratelli. E’ ossessionato, parole sue, dal calcio europeo, ed è innamorato dell’Italia, una terra che per lui rappresenta le origini del padre Vince, il pallone e la culla della cristianità. Potrebbe diventare il nuovo proprietario della Reggiana, ma per i reggiani la stella del baseball Mike Piazza è per ora un perfetto sconosciuto. In attesa che l’accordo tra le parti venga sottoscritto, ecco un ritratto dello sportivo americano così come emerge anche dalla sua autobiografia “The long shot”, uscita negli Stati Uniti nel 2014. IL CALCIO. Mike Piazza si definisce «un grande fan di calcio» e in particolare della serie A italiana. «La mia ossessione per il calcio europeo non è semplice da raccontare – scrive – ma è stata ben alimentata dalle mie visite in Italia. Credo si tratti di un caso di dipendenza». Un espressione che ricorda il “totalmente dipendente” cantato dai tifosi granata e anche della Pallacanestro Reggiana. Mike Piazza dice anche che il motivo principale per il quale ha uno smartphone è seguire gli aggiornamenti sul Palermo, la squadra che tifa e che voleva comprare, salvo poi ritirarsi per i costi troppo alti dell’operazione. L’ITALIA. Il Belpaese non è solo la terra d’origine del padre Vince e del nonno Rosario, emigrato dalla provincia di Agrigento. Per lo sportivo Usa, che si definisce «mezzo italiano, mezzo slovacco e del tutto americano», l’Italia rappresenta la storia e il cattolicesimo. «In larga parte – dice – la mia attrazione con il Paese e Roma in particolare deriva dal traboccante atmosfera di tradizione cristiana». Nel 2006 Piazza ha giocato con la nazionale italiana di baseball, dove poi ha avuto esperienze come coach. LA FEDE RELIGIOSA. Mike Piazza prende molto sul serio la sua vita spirituale. Nella sua autobiografia e nelle sue interviste fa spesso riferimento al cattolicesimo e alla devozione per la Madonna, e sul suo profilo Twitter campeggia una foto della Vergine Maria. La sua fede deriva principalmente dalla madre Veronica, originaria della Slovacchia. Il campione racconta che la prima sera in cui uscì con la sua futura moglie, Alicia Rickter, modella ed attrice, gli argomenti principali furono «Dio e lo shopping». UNA STORIA AMERICANA.Piazza è cresciuto in Pennsylvania, non lontano da Philadelphia. Lo sport è sempre stato al centro dei suoi interessi fin da ragazzo, insieme alla musica metal e al rap. Quella della famiglia Piazza è una classica storia americana, di emigranti poveri che sono riusciti a farsi una posizione. Il padre Vince è partito dal nulla ed arrivato ad accumulare una fortuna nel settore immobiliare e delle auto usate. Piazza parla spesso dei genitori e dice che il padre Vince gli ha insegnato a lottare e gli ha trasmesso il senso della famiglia. L’educazione ricevuta gli ha impedito di cadere in alcuni eccessi, come lui stesso racconta. «Bevevo qualche birra – racconta nella sua autobiografia – ma onestamente non ho mai sentito il bisogno di fumare marijuana o provare droghe sperimentali». UNA VITA DA CAMPIONE. La vita di Piazza è stata segnata da 16 anni di carriera nel baseball professionistico che ne hanno fatto negli Stati Uniti una leggenda, oltre che un uomo ricco: i soli ingaggi gli hanno fruttato 120 milioni di dollari. «Quando si tratta di baseball sono un inguaribile romantico – ha scritto -. Ci ho giocato, l’ho praticato, ne ho letto. L’ho riverito e amato e ho sempre pensato che mi avrebbe ricambiato». Sarà amore anche con la Reggiana?

Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) Ieri a Firenze si è tenuto il consiglio direttivo della Lega Pro, al quale ha preso parte in qualità di presidente della Calcio Servizi Spa anche il patron del Mantova Serafino Di Loreto. È stato dato mandato al presidente Gabriele Gravina di andare avanti nel “braccio di ferro” con la Figc per riportare la Lega Pro al format di 60 squadre, eliminando l’obbligo (attualmente in vigore) di versare 500mila euro a fondo perduto per le società che vogliono essere ripescate. Il consiglio direttivo ha inoltre nominato due Commissioni: la prima dedicata allo sviluppo dei settori giovanili, che ha come coordinatori Mauro Lovisa (Pordenone) e Alessandra Borgonovo, vicepresidente Lega Pro, e rappresentanti dei club Monopoli, Padova e Prato; poi la Commissione Marketing, coordinata dal vicepresidente Mauro Grimaldi, avrà al suo interno rappresentanti dei club Alessandria, Casertana, L’Aquila, Pistoiese e Teramo.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) «Eh no, non avrei proprio mai pensato di trovarmi qui dieci anni dopo a soffrire e sperare di non veder retrocedere il Mantova in serie D». Le parole sono di Fabrizio Lori, che il 21 maggio 2006 festeggiava in campo a Trieste con la sua Acm il matematico accesso ai playoff per la serie A. Vale a dire il momento più alto degli ultimi 44 anni di storia del club di Viale Te. E adesso, nella stessa data si siederà sulle tribune del “Paschiero” di Cuneo a tifare per un Mantova di cui è “consigliere del presidente” affinché agguanti una soffertissima salvezza in Lega Pro. Ed eviti la prima retrocessione sul campo in serie D in 105 anni di storia. «Non sapevo fosse il 21 maggio, ma ricordo bene quella partita a Trieste che ci diede la matematica certezza dei playoff – dice Fabrizio Lori -. Così come non dimenticherò mai la semifinale vinta con il Modena e la finale che non ci permisero di vincere contro il Torino. Quello è stato l’anno più bello della mia esperienza nel Mantova, avremmo meritato di andare in serie A e di entrare nella storia del calcio, visto che mai nessuna squadra è riuscita ad approdare nel massimo campionato con tre promozioni consecutive. Saremmo diventati il Leicester dell’epoca – sorride -, compiendo un’impresa straordinaria anche sul fronte economico, visto che chiudemmo quella stagione con 500mila euro di attivo. E sono certo che poi ci saremmo tolti delle belle soddisfazioni anche in A. Ma, visto che non si vive di ricordi, adesso pensiamo all’oggi e speriamo che la data 21 maggio sia almeno di buon auspicio per salvarci». Lori sta vivendo questa stagione in un ruolo inedito ma con la passione di sempre. E ha messo anche lo zampino nell’ultima scelta tecnica fatta dal presidente Musso: «Sì, eravamo a Ostiglia nel giorno in cui era stato deciso di esonerare Javorcic – racconta -, con Sandro (Musso, ndr) e suo figlio Paolo. E lì abbiamo deciso di prendere Prina. Direi che non avremmo potuto fare scelta migliore. Il mister ha rianimato la squadra, ha fatto vedere di avere capacità ed esperienza notevoli. Del resto in passato non aveva vinto dei campionati per caso. Secondo me ha fatto un mezzo miracolo già riportandoci sopra al Cuneo: ora spero che lo completi con la salvezza e che resti con noi perché può dare molto al Mantova». Rispetto ai playoff di dieci anni fa, Lori dice di vivere con molto più stress i playout attuali: «Allora c’era tensione ma grande entusiasmo, adesso ci si gioca una fetta del futuro del Mantova e dunque si soffre di più. Magari per me è così anche perché non posso incidere più di tanto. In ogni caso, da quando sono tornato allo stadio, vivo tutto con grande partecipazione». Alla squadra, però, Lori consiglia di allontanare le tensioni: «Bisogna essere consapevoli dell’importanza della posta in palio, ma riuscire a vivere gli spareggi il più serenamente possibile, senza caricarsi di tensioni. Per il resto, sarà fondamentale stare concentratissimi dal primo all’ultimo minuto di entrambe le partite, perché in queste sfide basta un episodio a cambiare tutto». Alla salvezza della squadra è legato almeno in parte anche quello della società, il cui assetto futuro resta per ora incerto: «Adesso – scandisce Lori – credo che l’unica cosa su cui concentrarsi debba essere la salvezza. Poi la dirigenza deciderà il da farsi». Ma nel futuro del Mantova ci sarà ancora Fabrizio Lori? «Per quanto mi riguarda, ho ricevuto una richiesta d’aiuto in un momento delicatissimo della stagione e non ho esitato a metterci la faccia perché amo davvero questi colori. Gli accordi presi in quella circostanza prevedevano una collaborazione esterna fino alla salvezza. Per la prossima stagione, invece, avrei avuto un ruolo ben definito e avremmo cosruito insieme una squadra in grado di ben figurare in categoria. E così sarà se gli accordi verranno rispettati».

Ore 19.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Da Bannia, Torre, Pasiano, Casarsa, Valvasone, a Foggia, Lecce, Pisa, Casertana. Ne ha fatta di strada il Pordenone dall’estate 2004, quando grazie all’intervento dell’allora sindaco Segio Bolzonello, il ramarro rinacque dalla terra bruciata della gestione Mungari. Anzi, dalla sabbia del Don Bosco di Giampaolo Zuzzi. Ancora oggi ci chiediamo perchè dalla casacca neroverde sia scomparso quel rettangolino bluarancio che ricordava il sacrificio del club oratoriano. Da quei giri sui campi della provincia, spesso accompagnati anche dai lazzi degli avversari, arrivarono poi quattro promozioni (anche una retrocessione), una Coppa Italia regionale, uno Scudetto Dilettanti, un ripescaggio il Lega Pro e, ultima impresa, l’attuale accesso ai playoff per la promozione in serie B. «Confesso – rivela Sergio Bolzonello, oggi vicegovernatore regionale – che domenica, al termine dell’ultima della stagione regolare vinta con il Giana (3-1, ndr), Mauro (Lovisa, ndr) e io ci siamo guardati negli occhi e li avevamo lucidi tutti due. Per la gente come me, cresciuta a pane e pallone, che da quarant’anni segue il Pordenone in qualunque categoria abbia giocato, questo è un momento di grande gioia e commozione». ANDREMO IN B – Non è il politico che parla, ma il super tifoso: «Andremo in B – afferma infatti – ne sono convinto. Questa squadra ha il fuoco dell’entusiasmo addosso. Nessun traguardo oggi le è precluso. Quando ancora in Eccellenza, Mauro parlava di grande calcio gli davamo tutti bonariamente del “pazzo”. Così come la scorsa estate – sorride Bolzonello – quando è stato pagato mezzo milione di euro per ilripescaggio. Oggi dobbiamo tutti ammettere che aveva ragione lui, che ha saputo guardare lontano e credere in se stesso e nella sua società. Un esempio per gli imprenditori. In serie B poi – guarda lontano anche il vicegovernatore – le cose cambiano in meglio grazie ai contributi, ai diritti televisivi e d’immagine, all’interesse degli sponsor. Lovisa non si fermerà. Ha in testa la serie A e non mi stupirei se arrivasse prima di quanto chiunque possa aspettarselo». PER LA REGIONE – Bolzonello sottolinea i vantaggi anche per la Regione della crescita del ramarro. «È un fatto reputazionale – afferma – e un distintivo per il Friuli Venezia Giulia avere l’Udinese in serie A e il Pordenone, magari anche in serie B, che sta attirando su di sè l’attenzione e l’ammirazione di tutta Italia. Adesso – conclude – è arrivato il momento di provare a ridare la dignità di un tempo anche alla Triestina».

Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Mauro Lovisa, al termine di Pordenone-Giana, sembrava averla sparata un po’ grossa. Aveva parlato di uno stadio Bottecchia colorato da 800 tifosi della Casertana. La verità, oggi, è che il patròn neroverde scoprirà di non aver sbagliato di tanto la sua previsione. Dalla città della Reggia, infatti, è pronta un’invasione pacifica che si muoverà verso Pordenone. Ma non arriverà solo dalla Campania. Anzi, la maggior parte dei supporters rossoblù dovrebbe giungere dal Nordest. Solo nel Pordenonese, ad esempio, i cittadini di origine casertana sono quasi un migliaio. E alcuni di loro, di domenica in domenica, sono diventati anche tifosi del Pordenone. Si prepareranno quindi a vivere una giornata da derby del cuore. «Sono ancora indeciso – spiega ad esempio Giosuè Caruso, che vive a Rorai – ma l’amore per la mia terra mi porterà allo stadio con i colori rossoblù». Molti, poi, quelli che arriveranno dalle province di Belluno, Treviso e Venezia. Ieri, all’annuncio dell’orario stabilito per il primo turno di playoff, tanti tifosi della Casertana residenti al Nord si sono riversati sul profilo Facebook del club campano per ricevere informazioni sulla necessità o meno della supporter card e per organizzarsi al fine di riuscire a seguire la loro squadra del cuore nella rara trasferta al nord. «Vivo a Belluno – scrive ad esempio Massimo Di Meo – e per la prima volta potrò vedere la mia Casertana dal vivo». Ma i messaggi di questo genere sono già decine e decine. Si calcola poi che una ventina di casertani siano pronti ad arrivare da Udine per contribuire a dipingere il Bottecchia anche di rossoblù, per quella che potrebbe diventare la partita con maggior afflusso di tifosi ospiti della recente storia del Pordenone. Intanto, sempre a proposito di storia, la gara di domenica vedrà scendere in campo i 22 giocatori con le magliette corredate dal nome scritto sulla schiena. Lo prevede il regolamento della Legapro: ai playoff si gioca come in serie B e serie A, con numerazione fissa e casacca personalizzata. Nel Pordenone la numero nove è stata assegnata a Luca Strizzolo, mentre il prestigioso dieci è finito sulle spalle di Matteo Mandorlini. Giocherà con la undici, invece, Emanuele Berrettoni. Al capitano Mirko Stefani andrà la numero quattro.

Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Già venduti oltre mille biglietti, con code allo sportello di viale della Libertà. Previsto il pienone per la gara di domenica (inizio alle 18) fra Casertana, valida per i quarti di finale dei playoff per la promozione in serie B. I posti in tribuna sono già esauriti. Restano i tagliandi per la gradinata che prevedibilmente verranno «bruciati» nei prossimi giorni. Usufruire della prevendita -avvisa la società neroverde – è assolutamente consigliato. La stessa ricorda inoltre che essendosi conclusa la stagione regolare ed essendo i playoff organizzati dalla Lega Pro, gli abbinamenti non sono più validi. I titolari degli stessi, tuttavia, hanno un diritto di prelazione sul posto occupato in campionato. Coloro che sono interessati a esercitare tale opzione per farlo devono recarsi oggi, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 al centro sportivo De Marchi (ingresso zona bar). Per gli altri le sedi delle prevendite sono il bar Libertà di viale Libertà a Pordenone e il Caffè Nogaredo di via Sclavons a Cordenons.

Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) Se il centrocampista della Casertana, Kelvin Matute, è diventato calciatore professionista, lo deve in particolar modo al Sarone e al suo ds di allora, Massimo Barbieri. Il percorso della mezzala, classe ’88 e originaria del Camerun, è partito nel 2005 dalla squadra d’Eccellenza della Pedemontana. E a raccontare quei momenti è proprio l’uomo-mercato del tempo dei biancorossi, adesso responsabile del vivaio del Fontanafredda. «Al tempo il Carpendolo, squadra “pro”, era in ritiro in Piancavallo – afferma –. La sua dirigenza ci aveva chiesto di organizzare una squadra, una selezione mista per un’amichevole l’ultimo giorno di ritiro. Per completare la rosa, chiedemmo aiuto a un procuratore di Vittorio Veneto, che nell’occasione ci portò diversi ragazzi africani. Tra questi Kelvin Matute, appena arrivato dall’Africa». Il test-match comincia e il colored si mette subito in mostra. «Nel primo quarto d’ora colpisce due pali – racconta Barbieri –: uno col destro, l’altro col sinistro. Rimasi impressionato. Così decisi di portarlo a Sarone. Purtroppo, però, Kelvin non giocò mai: mancava il nullaosta, con noi si allenava solamente». Tuttavia fu segnalato e venne notato dall’Udinese. Assistito dal nuovo agente del tempo, il pordenonese doc Nicola Locatelli, Matute passò l’annata successiva tra i bianconeri e, sistemati i problemi burocratici, fece anche un paio di panchine. Da lì partì il suo percorso, che ha toccato piazze come Trieste, Arezzo, Latina, Pro Vercelli e, da ultimo, Casertana: quasi 200 presenze tra i “pro”. «Di lui conservo un bel ricordo – chiude Barbieri -. Un ragazzo educato che ancora si fa sentire per gli auguri di Natale. Spero di trovare il tempo per andare a salutarlo in ritiro e ricordargli quei momenti».

Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Questi playoff saranno storici anche per un altro motivo: per la prima volta in 96 anni il Pordenone giocherà con le maglie con i nomi. Proprio ieri i “ramarri” hanno comunicato tutti gli abbinamenti. Confermati praticamente i numeri dei titolari, con la coppia di terzini Boniotti e Martin a scegliere il 2 e il 3; capitan Stefani il suo “solito” 4, Pederzoli l’8, Mandorlini il 10 e Strizzolo il 9. “Novità” per Cattaneo, che ha lasciato il 7 usato nella prima parte di stagione e poi il 9 in luogo del 16. Numero da riserva per il titolare Ingegneri, che ha deciso di “puntare” sul 18. Curiosità: i numeri sono stati scelti dai giocatori durante la trasferta di Pavia mediante un’asta tra di loro, dove non sono mancati gli sfottò. Altra particolarità, per i play-off verrà usata una patch Lega Pro speciale, mai utilizzata in campionato. L’elenco completo della numerazione: 1 Tomei, 2 Boniotti, 3 Martin, 4 Stefani, 5 Pasa, 6 De Agostini, 7 Filippini, 8 Pederzoli, 9 Strizzolo, 10 Mandorlini, 11 Berrettoni, 12 De Toni, 13 Marchi, 14 Beltrame, 15 Berardi, 16 Cattaneo, 17 Talin, 18 Ingegneri, 19 Valente, 20 Buratto, 21 Ramadani, 22 Martignago, 23 Castelletto, 24 Cosner, 25 D’Arsiè.

Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Perché stravolgere delle abitudini che hanno portato a un incredibile secondo posto? E infatti, per la settimana che porta alla prima gara dei playoff, il Pordenone lavorerà come ha sempre fatto in questa stagione: ieri ripresa con seduta pomeridiana, oggi, domani e venerdì allenamento alle 15 e, infine, rifinitura sabato mattina a porte chiuse. Nessuno stravolgimento, l’elogio della normalità se così si può definire. Il tecnico Bruno Tedino ha scelto di mantenere le tradizioni, perché è col modo originale che ha conquistato un grande obiettivo. Non è previsto neppure uno speciale ritiro per la gara: ogni giocatore dormirà a casa propria, come ha sempre fatto. Nel corso della settimana sarà più importante cercare di recuperare almeno un elemento nel reparto arretrato. L’obiettivo, infatti, è di reinserire nella lista dei convocati Luca Cattaneo. Perché, oltre a Martignago – per lui stagione finita – neppure Filippini recupererà per il match di domenica con la Casertana. Il giocatore bresciano deve ancora guarire dalla botta al piede rimediata nell’incontro col Cuneo. Al momento sono così disponibili al cento per cento quattro attaccanti: Strizzolo, Beltrame, Valente e Berrettoni, anche se quest’ultimo ha interrotto ieri l’allenamento a causa di qualche dolore alla schiena. Tuttavia non pare nulla di grave se non un affaticamento (e di conseguenza un riposo precauzionale). Per il resto Tedino ha tutti a disposizione: portieri, difensori e centrocampisti. Nessun elemento dei tre reparti è al momento fuori uso per domenica. É differente invece la situazione in casa rossoblù. La Casertana, infatti, ha la “grana” portiere: Gragnaniello è squalificato e, al suo posto, il tecnico Romaniello sta facendo di tutto per recuperare il secondo, ovvero Maiellaro. Ce la farà? Secondo indiscrezioni sembrerebbe di sì, anche se l’estremo classe ’94 è tutto da verificare: dopo quattro stagioni di serie D è passato la scorsa estate in Lega Pro e quest’anno non ha mai giocato. Per lui sarebbe un debutto di fuoco. Cattive notizie anche dal reparto difensivo. L’ex Inter, Fiorentina e Catania Potenza pare sia ancora fuori uso. Allo stesso tempo anche Bonifazi non dovrebbe farcela. Si profilano così scelte obbligate per il terzetto difensivo, che verosimilmente sarà composto da Idda, Rainone e Murolo. I tre non giocano assieme da due mesi, esattamente dalla gara del 5 marzo con l’Ischia vinta per 2-0. Buono il rendimento d’assieme del trio: 7 gol subiti (su 35 totali) nella tredici gare disputate. Visto l’affiatamento e la qualità dovranno essere loro a far sentire a proprio agio il portiere che giocherà domenica.

Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) I pordenonesi che vogliono essere al Bottecchia domenica devono darsi una mossa. Perché già in mattinata potrebbero andare a ruba gli ultimi biglietti rimasti. Un “saccheggio”, ieri, si è verificato per i tagliandi di Pordenone-Casertana, prima gara dei playoff, in programma domenica alle 18 in via Stadio: in neanche 24 ore sono stati venduti più di 1000 ingressi e, a disposizione, ci sono ora poco meno di 500 ticket quasi tutti in gradinata. Sono stati presi d’assalto i punti vendita, ovvero il Bar Libertà, il caffè Nogaredo e il centro De Marchi, la casa dei “ramarri”, con lunghe code e momenti d’attesa che nessuno hai mai vissuto per un match dei neroverdi: anche in questo senso sarà una partita storica quella di domenica. Intensa. Lo è stata la giornata di ieri, sin dalle prime ore del mattino. Chi pensava infatti di prendersela con calma ha sbagliato di grosso: prima di mezzogiorno già mezzo migliaio di biglietti era stato venduto, perché in pochi vogliono perdersi il match che può valere l’accesso alle semifinali play-off. Nel pomeriggio la “febbre neroverde” si è mantenuta costante, per poi scemare verso l’ora di cena. Al momento la situazione è la seguente: per la tribuna – sia centrale e laterale – sono disponibili ancora pochissimi tagliandi. Questo è un segnale importante, perché nessuno ha voluto guardare ai prezzi, aumentati decisamente verso l’alto nella parte nobile dello stadio (10 euro in più per la spicchio di tribuna centrale). Chi vorrà acquistare un ingresso dovrà pensare alla gradinata, settore dove sono rimasti ancora diverse centinaia di postazioni libera. Intanto stamattina ultima chiamata per gli abbonati, che potranno presentarsi dalle 10 alle 13 al De Marchi per usufruire del diritto di prelazione che gli spetta. Le previsioni parlano di un’altra giornata di fuoco, molto probabilmente l’ultima: dopodiché non ci saranno più biglietti a disposizione. Da Caserta. In mattinata era circolata la voce di un’invasione di massa da parte dei tifosi casertani al Bottecchia: si sosteneva che fossero stati acquistati già 700 tagliandi, di fatto l’intero settore ospiti a loro riservato. Nel pomeriggio è arrivata la smentita. Al momento, infatti, in Campania sono stati venduti una cinquantina di ticket, tanto dunque da essere in linea con la previsione fatta da parte della società rossoblù: nel corso della riunione play-off di Lega Pro a Firenze, infatti, i dirigenti sostenevano che non ci sarebbero stati sugli spalti più di 300 tifosi. La squadra, infatti, ha un buon seguito in casa, ma la trasferta è impegnativa e non tutti se la possono permettere, nonostante metta in palio una semifinale playoff e in generale la possibilità di salire in serie B. Maxi-schermo. Il presidente del Pordenone Mauro Lovisa, già dopo la gara vinta con la Giana Erminio, aveva dichiarato l’intenzione di chiedere al Comune l’installazione di un maxi-schermo in piazza XX settembre, per permettere così a chi non sarebbe riuscito ad acquistare il biglietto di vedere comunque la gara in un luogo di ritrovo. Tuttavia, al momento, non ci sono novità in tal senso: è difficile che l’operazione vada in porto. Non è escluso comunque che il quadro possa cambiare in questi giorni, anche se per i tifosi e appassionati che rimarranno fuori dallo stadio rimane naturalmente la possibilità di vedere il match su internet attraverso Sportube. Anche per playoff e playout la piattaforma web continuerà a mostrare le immagini delle gare. La sensazione è che, mai come stavolta, ci saranno così tanti accessi al sito web da parte di tifosi neroverdi per una partita casalinga.

Ore 16.50 – (Giornale di Vicenza) Bassano e Lecce saranno anche le prime squadre domenica a sperimentare l’ebbrezza dei nomi e i numeri personalizzati sulle maglie come in serie A. Per questo esperimento che sarà introdotto dalla prossima stagione, non sono consentiti numeri un po’ troppo bizzarri tipo il 99 o via discorrendo ma ci sarà una numerazione progressiva tipo Mondiali che verrà rispettata. Ieri la società ha reso noto la numerazione definitiva: 1 Rossi; 2 Toninelli; 3 Semenzato; 4 Cenetti; 5 Bizzotto; 6 Stevanin; 7)Falzerano; 8 Proietti; 9 Pietribiasi; 10 Misuraca; 11 Candido; 12 Costa; 13 Barison; 14 D’Ambrosio; 15 Soprano; 16; Davì; 17 Piscitella; 18 Fabbro; 19 Martinelli; 20 Gargiulo; 21 Voltan; 22 Laurenti; 23 Momentè; 24 Maistrello.Intanto a Lecce è in dubbio per domenica il centrale difensivo Cosenza, colpito duro a una spalla nella gara di sabato con la Lupa Castelli. Per lui almeno 48 ore di riposo e terapie, poi verrà monitorato di nuovo e solo in quel momento si deciderà se schierarlo o meno contro gli uomini di Sottili. Infine nessun squalificato da parte del giudice sportivo per il Bassano e il Lecce. D’ora in poi, alla seconda ammonizione scatta la squalifica, come nelle coppe europee.

Ore 16.30 – (Giornale di Vicenza) Raccontano che a Lecce officeranno addirittura in ventimila alla messa pagana del debutto playoff nella smisurata arena del via del Mare, a dispetto della diretta tv su Raisport. Previsione forse ottimistica, di sicuro quelli del Bassano ventimila in una volta non li hanno mai visti.All’Olimpico contro la Lazio due estati fa erano poco più di 12 mila, sei anni fa a Verona in un derby di C1 si oltrepassarono le 15 mila unità al Bentegodi, ma ventimila mai. Se saranno davvero così tanti (e un filo dubitiamo) ci sarebbe di che soffrire di vertigini. BONJOUR TRISTESSE. L’aspetto più curioso e singolare (e anche un po’ comico se non fosse incredibilmente vero) è che Lecce e Bassano si avvicinano a questo rendez-vous senza domani con l’entusiasmo di chi ha appena perso un parente. Mica le squadre, eh, bensì le rispettive piazze, travolte entrambe da un pessimismo cosmico senza ragione. In Puglia erano convinti che bastasse il cambio di proprietà con la consulenza amichevole di un drago come Pantaleo Corvino per balzare al piano di sopra. A Bassano invece hanno vissuto il mancato debutto in casa al pari di un tradimento del migliore amico, la certificazione di sicura eliminazione. Come se affrontare lo stesso Lecce al Mercante avesse garantito in automatico l’accesso in semifinale. Al tirar delle somme questo clima da tregenda che si respira di qua e anche di là non fa bene allo spettacolo dei playoff che deve comunque essere showtime, l’epilogo per il quale ci si è sbattuti un anno intero. È pieno di trombati illustri che restano fuori dal recinto a guardare, esserci è comunque un privilegio, non una colpa da espiare. MALEDIZIONE PLAYOFF. Anche qua è un rosario di recriminazioni per tutte e due. Il Lecce ha un pessimo rapporto con gli spareggi: è stato ripetutamente buggerato, dal Trapani, al Benevento, dal Carpi e dal Frosinone, queste ultime due volte in finale e insomma sul tacco d’Italia vedono queste sfide con la simpatia con cui un vegano vede sfilare la bistecca sul piatto. Ma pure a Bassano mica si scherza: siamo alla sesta partecipazione e nelle precedenti sei è andata sistematicamente buca. Normale che salga un po’ di irritazione. Bassano il suo tormentato cammino playoff l’ha cominciato nel 2007, semifinali col Lecco per la C1: all’andata al Mercante nubifragio e campo impraticabile: 0-0. Al ritorno 2-1 Lecco al 92′ e passano loro. L’anno dopo finalissima col Portogruaro: 3-2 a Porto, 1-2 al velodromo con rigore fallito in partenza sullo 0-0. Nel 2009, semifinali col Giulianova: 1-1 in casa, 1-0 al 94′ in Abruzzo tra mille polemiche. Nel 2013, semifinali col Monza, 1-0 in Brianza, 1-2 qua. Poi lo scorso anno è storia recente con la beffa dinanzi al Como e a un altro acquazzone biblico. Il Bassano perse anche un playoff di serie D, col Cologna Veneta nel 2003 buono per un ripescaggio in C2.

Ore 16.00 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 15.40 – Qui Guizza: partitella con Petrilli in porta e Favaro a centrocampo. Assenti Cunico, Diniz, Neto Pereira, Petkovic e Corti.

Ore 15.20 – Qui Guizza: allenamento sotto alla pioggia per i Biancoscudati.

Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Caro Venezia, ci vediamo in finale al Tardini». A fissare l’appuntamento per il 5 giugno è Fabio Lauria, indimenticato beniamino arancioneroverde nella doppia promozione (2011-2013) dalla serie D alla Lega Pro1. Oggi il 29enne fantasista napoletano è uno dei trascinatori di quel Parma che un anno fa lasciava la serie A, per i noti «disastri» societari, e che è ripartito dominando il girone D di serie D restando imbattuto. «Per me sarebbe un sogno affrontare proprio il Venezia, una città e dei colori che significano tantissimo nella mia vita – ricorda con piacere -. Nel 2012 vincemmo lo scudetto a Gubbio battendo il Teramo, un trionfo più esaltante della promozione in Lega Pro data un pò troppo per scontata. Con Favarin facemmo grandi cose divertendo noi e i tifosi, il mister è un vincente e gli faccio i complimenti per aver riportato di nuovo l’arancioneroverde fuori dalla serie D». Il percorso verso il tricolore di Venezia (domenica al Penzo col Bellinzago alle ore 16) e Parma (sabato ospite del Gubbio) inizierà in gironi differenti: per trovarsi in finale occorrerà vincere il proprio triangolare (o risultare la migliore seconda dei tre gironi) e sperare che il sorteggio non faccia uscire l’abbinamento già in semifinale. «In Emilia sto vivendo un’esperienza fantastica, la scorsa estate ci trovammo in sei giocatori a Collecchio, un centro sportivo «da Europa» che però portava i segni delle traversie societarie. Le carte vincenti sono state le persone, dal presidente Nevio Scala al dirigente Minotti a mister Apolloni, bandiere gialloblù oggi alla base della rinascita. Hanno coniato il «Parma della gente» con abbonamenti popolari (curva a 25 euro, ndr) e i tifosi hanno risposto in 9.000 con picchi fino a 16 mila. Si commenta da sè». Gli emiliani hanno conquistato 94 punti in 38 giornate, il Venezia 90 e il Piacenza 96. «Mai la poule scudetto, contando anche Sambenedettese, Siracusa e tutte le altre, aveva avuto tante piazze così nobili in una volta sola – sottolinea Lauria, 7 reti in 25 presenze in stagione -. Vedere il Venezia che riparte con Tacopina (oggi in partenza per New York dopo aver incontrato ieri a Mestre i dirigente della Virtus Bologna di basket, ndr) è una gioia, ritrovarci in finale lo sarebbe ancora di più. Speriamo di essere bravi e un pizzico fortunati». TIFOSI – Ragazzi fino a 18 anni gratis e biglietti scontati per Venezia-Sporting Bellinzago di domenica al Penzo (ore 16), gara d’esordio nella poule scudetto e ultima casalinga della stagione. Da oggi e fino a venerdì pomeriggio a Mestre nella sede societaria (viale Ancona 43; ore 9.30-12.30 e 15-18) e agli sportelli Vela è attiva la prevendita ai seguenti prezzi: curva sud 4 euro, tribuna laterale 10, tribuna vip 15, curva ospiti 7.

Ore 14.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Scatta oggi la prevendita dei biglietti per la prima sfida al Penzo della poule scudetto. Il Venezia affronterà domenica il Bellinzago (ore 16) e la società, per favorire l’affluenza dei tifosi allo stadio, ha abbassato i prezzi: il biglietto in Curva Sud costerà 4 euro, quello in Tribuna laterale 10 euro, in Tribuna centrale 15 e in Curva ospiti 7 euro. Ingresso gratuito per i ragazzi fino a 18 anni. La squadra ha ripreso ieri gli allenamenti e non ci sono particolari contrattempi fisici da registrare, se non la frattura alla mano sinistra di Soligo che però non dovrebbe precludergli un’eventuale presenza in campo. Oggi intanto ripartirà per gli Usa il presidente Joe Tacopina, dopo un soggiorno fitto di appuntamenti. Tra gli altri, anche un passaggio con la dirigenza bolognese – sponda Virtus – per verificare l’eventuale disponibilità di alcuni investitori newyorkesi ad impegnarsi nel rilancio della squadra di basket retrocessa in A2. Il patron arancioneroverde ha chiesto di poter verificare altri «numeri» di bilancio e si è dichiarato ottimista, perché «si tratta di un grande club — ha detto — con storia e potenziale». Ma tra i passaggi importanti, anche la tappa romana della settimana scorsa al Coni, dove Tacopina avrebbe discusso del progetto stadio, per il quale intende avvalersi anche della società Futura B voluta dal presidente di Lega, Andrea Abodi, che fornisce strumenti necessari alla realizzazione degli impianti sportivi della serie cadetta. Ma prima occorre salire in serie B. Obiettivo che la società arancioneroverde intende centrare subito. E il budget sarà per questo più che adeguato. Tacopina ha parlato di 6,5 milioni di euro di investimento. «E’ una cifra – precisa Giorgio Perinetti – che riguarda l’intera gestione della stagione. Non stiamo parlando solo degli ingaggi dei giocatori». Di fatto, però, se la gestione di quest’anno era costata circa 3,5 milioni, vuol dire che l’intenzione è quella di raddoppiare la cifra, compreso dunque il budget destinato all’allestimento di una squadra che abbia tutti i mezzi il salto di categoria. «Con il presidente – aggiunge il ds – stiamo parlando per i dettagli. Ma dobbiamo anche parlare con i giocatori, intendiamo confermarne alcuni di questo gruppo. Ma prima dobbiamo pensare alla partita di domenica, la squadra deve pensare al campo».

Ore 14.10 – (La Nuova Venezia) Ha vinto lo scudetto di categoria nel 2012 con la maglia del Venezia. E adesso punta a fare il bis. Matteo Marcolini è a metà dell’opera. Arrivato a dicembre dall’Este, voluto da Favarin, Marcolini è arrivato al top nel finale di stagione dopo qualche infortunio di troppo. «La promozione non ci basta, adesso vogliamo vincere la poule scudetto per consentire al Venezia di giocare con il tricolore sul petto in Lega Pro» proclama sicuro il centrocampista romagnolo, «non siamo sazi, lo abbiamo dimostrato con Giorgione e Triestina. La rosa è ampia, le soluzioni molteplici, sarebbe bellissimo regalare il titolo italiano dilettanti ai nostri tifosi». Una pole scudetto con tanti club blasonati, come Parma e Piacenza. «Sono società dal nobile passato, ma non solo Parma, Piacenza e Venezia, anche Sambenedettese e Gubbio sono state in serie B, Siracusa è una piazza ambiziosa, ma non sono da sottovalutare nemmeno Bellinzago e Virtus Francavilla. Tutte hanno vinto un girone, quindi tutte possono ambire allo scudetto. Credo che conteranno molto le motivazioni, e noi ne abbiamo ancora tante. Poi le feste sono terminate, da ieri la nostra testa è proiettata al Bellinzago. Una vittoria ci metterebbe in buona posizione e ci consentirebbe di andare a Piacenza con entusiasmo». Quattro anni fa il Venezia si vestì di tricolore. «Il triangolare con Aosta e Castiglione fu una formalità, il Martina in semifinale l’avversario più ostico, molto di più del Teramo che regolammo in finale dopo essere andati quasi subito in svantaggio. Ci aspettavamo la Salernitana in finale, invece arrivò il Teramo…». Stadio Tardini. Una semifinale e la finale per assegnare il titolo italiano dilettanti si disputeranno allo stadio Tardini di Parma, indipendentemente dalla qualificazione degli emiliani. Prevendita. Parte stamattina (ore 11) la prevendita per Venezia-Bellinzago, prima gara valida per la Poule Scudetto 2016, in programma domenica al Penzo (ore 16). Prezzi: è Curva Sud 4 euro, tribuna laterale 10 euro e centrale 15 euro, curva ospiti 7 euro, gratis i ragazzi fino ai 18 anni. Biglietti acquistabili in sede fino a venerdì e nelle agenzie Vela convenzionate: Piazzale Roma (8.30-18.30), Tronchetto (8.30-18), Lido, Piazzale S.M.Elisabetta (8.30-18.30), Mestre, Via Verdi 14/D (lunedì-venerdì 8.30-18.30), sabato dalle 8 alle 13.30), Dolo via Mazzini 108 (da lunedì a sabato dalle 8.30 alle 18.30) e Sottomarina, Viale Padova 22 (tutti i giorni dalle 8.30 alle 18.30).

Ore 13.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) E’ stata per molti la sorpresa positiva del finale di stagione del Vicenza. Il giocatore che per grinta e determinazione ha conquistato la tifoseria biancorossa. Daniel Adejo è arrivato a fine febbraio in un momento di grande difficoltà per il Vicenza, guidato allora da Pasquale Marino, ma è riuscito ad imporsi in fretta risultando uno dei giocatori chiave nella rimonta biancorossa in classifica. «Quando sono arrivato la squadra stava attraversando un momento negativo anche a causa dei tanti infortuni che limitavano l’organico a disposizione — spiega Adejo — ma sono sempre stato convinto che con lavoro e impegno ne saremmo venuti fuori. Magari con mister Lerda siamo andati anche oltre le più rosee aspettative. Ma alla salvezza manca un punto e dobbiamo andarcelo a prendere a Latina». Adejo contro la Virtus Entella è andato vicinissimo al gol, con un colpo di tacco sugli sviluppi di un’azione da calcio d’angolo. «Ci ho provato con il tacco perché potevo indirizzare il pallone verso la porta solo in quel modo — dice il difensore — e nell’occasione è stato bravo il loro portiere che ha respinto di piede. Ma se avessi segnato un gol così sarebbe stata la fine del calcio… Io che segno di tacco? Non ci si può credere» se la ride l’ex difensore della Reggina e dei greci dell’Ael Kalloni, che ha il contratto con il Vicenza in scadenza a giugno: la sua posizione quindi è aperta a tutte le soluzioni. «E’ così — conferma Adejo — a febbraio ho firmato un contratto fino a giugno senza alcuna clausola, quindi appena finirà il campionato parlerò con il mio procuratore e decideremo quale sarà per me la soluzione migliore». Parole che non renderanno felici i tifosi del Vicenza, i quali vorrebbero che Adejo restasse in biancorosso anche la prossima stagione. «A Vicenza mi sono trovato bene e lo stesso si può dire per la mia famiglia. Ho trascorso tre mesi molto positivi, ho conosciuto una tifoseria splendida che ti porta a dare il massimo perché ti sostiene con calore e presenza da massima serie. L’aver conquistato la stima e la fiducia di questa piazza mi fa piacere, quando deciderò dove andare a giocare nel prossimo campionato terrò conto di questo. Ma, come detto, c’è ancora una salvezza da conquistare anche se è chiaro che manca poco per centrare la permanenza matematica in serie B».

Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) Dopo il successo contro l’Entella, per la prima volta dal suo arrivo sulla panchina biancorossa Franco Lerda ha staccato la spina per un giorno supplementare. I giocatori si sono quindi ritrovati solo ieri al centro tecnico Morosini per la ripresa degli allenamenti: volti decisamente distesi e clima positivo, grazie alla consapevolezza di aver fatto un passo in avanti decisivo verso la salvezza. Mario Sampirisi, però, non ha ancora idealmente stappato la bottiglia: «Il calcio è troppo strano, non è fatta finché non è fatta davvero – rimarca con una punta di comprensibile scaramanzia -. Personalmente, aspetterò comunque le undici di sera del 20 maggio, dopo l’ultima partita, per rilassarmi. È vero però che questi due giorni, per la prima volta in una stagione molto complicata, sono stati all’insegno di una grande serenità: ci voleva proprio».A questo punto è più l’orgoglio per essersi risollevati, o il rimpianto per un’annata andata peggio del previsto?Per come si era messa dobbiamo ritenerci soddisfatti, siamo riusciti a fare qualcosa di difficile e importante: la situazione era diventata oggettivamente complicata, il gruppo ha dimostrato una grande forza di reazione, mettendo in campo gli attributi come la gente giustamente pretendeva da noi. Però se ripenso ai tanti infortuni, alla serie pazzesca di pareggi del girone d’andata in cui avremmo meritato la vittoria, ovvio che resta anche parecchia amarezza.Con l’arrivo di Lerda la squadra è tornata a vincere. Quale il suo merito maggiore?Ha trovato la chiave giusta per sbloccarci. Purtroppo prima, per un motivo o per l’altro, non ci eravamo riusciti: ci siamo infilati in una serie di risultati negativi, penalizzanti anche oltre le nostre prestazioni sul campo, e senza più trovare il colpo della svolta.Che poi è arrivato ad Ascoli…Sì, senza dubbio. A maggior ragione, forse, per il fatto di aver vinto pur giocando a lungo in dieci: lì ci siamo detti che potevamo farcela, eravamo ancora una squadra viva e con delle potenzialità, che poi per fortuna sono riuscite ad emergere.La difesa stessa ha ritrovato solidità, e lei è tornato stabilmente a fare il terzino.Eh, prima purtroppo una miriade di infortuni ci aveva costretti a cambiare formazione praticamente ogni settimana: così diventa tutto più difficile. Nelle ultime partite, invece, la squadra ha potuto sviluppare automatismi più oliati: anche sulla mia corsia, per esempio, il fatto di avere formato una coppia stabile con Vita ci ha consentito di migliorare molto l’intesa.È giusto dire che, con le sue difficoltà, questo campionato probabilmente è stato ancora più utile del precedente per farvi maturare?Per me sicuramente. Venivamo da una stagione da sogno, dove tutto era stato fantastico, ma affrontare un campionato così complicato ha richiesto a tutti noi di tirare fuori ogni risorsa. Io mi sono messo alla prova anche in altri ruoli, cercando di dare una mano, come tutti i miei compagni: la disponibilità e la voglia di aiutarci sempre ci hanno consentito di venirne fuori, anche grazie al supporto e alla pazienza dei tifosi che ci sono rimasti vicini nei momenti più duri, contestando sempre con civiltà.Quanto è stato importante, nei momenti bui, mantenere la voglia di sorridere?Lo spirito di gruppo non è mai mancato. Dite che io sono tra i “pagliacci” dello spogliatoio, ed è vero che mi piace scherzare con i compagni, ma per fortuna non sono l’unico: da Ebagua e D’Elia, ogni giocatore del gruppo ha cercato di tenere il morale alto.E peccato davvero che non ci fosse sempre con noi Manfredini, un vero campione anche sotto questo aspetto.Con quale spirito andrete a Latina?Con la voglia di dare il massimo, contro un avversario che giocherà alla morte: per loro sarà una partita ancora più cruciale, è un dato di fatto. Noi però abbiamo la possibilità di chiudere in crescendo: vincendo le ultime due ci avvicineremmo a metà classifica, e sarebbe un bel riscatto dopo essere arrivati quasi sul fondo…

Ore 12.50 – (Mattino di Padova) La stagione di Serie D non è ancora arrivata ai titoli di coda, ma le grandi manovre dietro le quinte sono già iniziate. Ed è da San Martino di Lupari che arriva la prima, clamorosa indiscrezione: dopo un solo anno di gestione, e una quarta serie iniziata con grandi progetti e con un sesto posto comunque onorevole, Stefano Zarattini potrebbe fare un passo indietro. Sarebbe una svolta da choc, perché dopo soli dodici mesi metterebbe in bilico il futuro della Luparense, e con esso pure il titolo sportivo del San Paolo Padova, ormai “abbonato” alle continue tribolazioni: due anni fa arrivò il fallimento societario, l’anno scorso l’acquisizione del rinnovato Atletico San Paolo (ancora in crisi finanziaria) da parte della nuova Luparense FC, quindi, oggi, la possibile svolta. Zarattini, presidente da vent’anni della Luparense calcio a 5, nata nel 1996 e portata, negli anni, a grandi trionfi italiani e internazionali che l’hanno resa la società più titolata del futsal tricolore, tergiversa: se fino a qualche mese fa sembrava proprio il calcio a 5 la disciplina destinata al declino di fronte allo sviluppo della squadra di Serie D, ora lo scenario si potrebbe ribaltare. E questo proprio per gli ultimi risultati del quintetto rossoblù, che con la lunga rincorsa in campionato e l’approdo alla semifinale-scudetto avrebbe fatto riesplodere nel cuore del patron l’amore per la disciplina “indoor”. Ecco perché, adesso, a rischiare di venir messo in secondo piano è il calcio a 11: l’intera prima squadra ieri ha riconsegnato il materiale tecnico alla società, e dopo la gara di domenica scorsa a Feltre ha definitivamente sospeso gli allenamenti. La proprietà è stata chiara con giocatori e staff tecnico: in attesa di novità, ognuno si senta libero di andare a parlare con altre squadre eventualmente interessate. Ufficialmente la ragione è motivata dal fatto che sino a quando non sarà conclusa la stagione del calcio a 5, tutte le energie societarie saranno dedicate ai playoff, e non sarebbe corretto tenere in stand-by un’intera squadra. Ma il dubbio rimane, e c’è una sola persona che può fugarlo: lo stesso Stefano Zarattini. Il diretto interessato non conferma e non smentisce l’ipotesi di tornare a dedicarsi, dalla prossima stagione sportiva, esclusivamente al calcio a 5. «Non risponderò nemmeno sotto tortura, fino a che non saranno finiti i playoff di futsal», si limita a commentare. «È giusto, adesso, rispettare una squadra che si sta giocando lo scudetto. Più avanti, quando tutto sarà finito, penserò a cosa fare: c’è la possibilità che vadano avanti sia l’una che l’altra». Ma non è escluso il contrario, pare di capire dalle sue parole: se l’esperimento del calcio a San Martino dovesse concludersi dopo un solo anno, sul piatto tornerebbe un titolo di Serie D che già l’anno scorso faceva gola a diversi club, Vigontina in primis.

Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Tutto pronto per il Belluno. L’Este giocherà al Nuovo Stadio il primo match dei playoff, ritrovando i gialloblù di Roberto Vecchiato a tre mesi esatti dalla sfida del 14 febbraio (finita 1-1). Una partita che i giallorossi affronteranno sulla scia di entusiasmo lasciata dal poker rifilato all’Abano nel derby di domenica scorsa e dal record di punti in Serie D (ben 76, come nel 2010) eguagliato proprio all’ultima di campionato. Un eventuale trionfo negli spareggi per il ripescaggio in Lega Pro potrebbe essere come la panna sulle fragole per i ragazzi di Andrea Pagan, reduci da un campionato di vertice nonostante premesse tutt’altro che rosee, come conferma il vice-presidente Stefano Marchetti: «Quest’anno partivamo proprio da zero. Sapevamo, però, di avere un ottimo mister, che ha mostrato sin dal primo giorno qualità umane e tecniche indiscutibili. Ora siamo arrivati ai playoff e puntiamo a vincerli: il Belluno è un’ottima squadra, è vero, ma in queste 38 partite abbiamo dimostrato di potercela giocare con chiunque, Venezia incluso». Post season a parte, per l’Este è stata la stagione dei record: terzo posto a tre lunghezze dal Campodarsego, miglior difesa (22 gol subìti), un altro bomber in rampa di lancio, quel Ferdinando Mastroianni (24 reti all’attivo) che ora si contendono Carpi, Casertana, Spal, Catania, Lumezzane e Trento. «Penso sia stata la nostra migliore stagione in Serie D. Quest’anno non ci siamo giocati la promozione in Lega Pro come nel 2010 o nel 2012 (con Montichiari e Forlì, ndr), ma partivamo con una rosa senza nomi altisonanti e ampiamente rivoluzionata. È stato tutto perfetto». Una marcia, quella di capitan Lorello e colleghi, che ha riavvicinato pure gli sponsor, i quali ora vorrebbero aiutare il patron Renzo Lucchiari ad allestire un organico ancora più competitivo, bloccando il tecnico Andrea Pagan (su di lui c’è l’Altovicentino e pure un ammiccamento dalla Lega Pro) e altri protagonisti come il già citato Mastroianni. «Vogliamo goderci questi ultimi 15 giorni arrivando il più avanti possibile nei playoff», glissa Marchetti. «Poi ci siederemo a un tavolo con il presidente, i soci e gli altri sponsor per costruire il nuovo Este. Sarà molto difficile trattenere i nostri “pezzi” migliori, ma siamo felici che la nostra sia diventata una piazza che valorizza tecnici e giocatori, come peraltro è stata per Lasagna due anni fa. Significa che qui si lavora bene e in serenità».

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) L’avventura nei playoff di Serie D del Campodarsego inizierà domenica prossima con la sfida casalinga contro la Virtus Vecomp (calcio d’inizio alle ore 16). Allo stadio “Gabbiano” la squadra veronese, piazzatasi quinta al termine della regular season, avrà soltanto un risultato a disposizione (in caso di parità al 90’ si disputeranno i tempi supplementari e non sono previsti i calci di rigore) per accedere alla finalissima del 22 maggio. Un doppio vantaggio che aiuta, certo, ma non spiana la strada alle ambizioni del “Campo”, pronto ad onorare l’ultima tornata di partite ufficiali per entrare in orbita Lega Pro attraverso le graduatorie di ripescaggio. Una possibilità, quella di vivere un’estate tra carte, consultazioni e attese snervanti per salire tra i professionisti, messa da parte, almeno in un primo momento, dal presidente Daniele Pagin, salvo poi ridimensionare il rifiuto a priori con un sano temporeggiamento. Tant’è vero che neppure il direttore generale Attilio Gementi si sente più di escludere l’ipotesi, seppure ancora remota. «Il refrain della nostra stagione è sempre stato “una cosa alla volta”, quindi prima bisogna pensare alla Virtus Vecomp, forse la peggiore avversaria che potesse capitarci, poi alla finalissima e infine alle eventuali graduatorie», afferma Gementi. «Faremo le nostre valutazioni in base alle novità che arriveranno dalla Federazione e dando un occhio alle retrocessioni dalla Lega Pro. Ad oggi il Campodarsego è una società di Serie D che deve concludere una stagione e lavorare per costruire una nuova squadra». Una nuova squadra, appunto. Che, in caso di quarta serie, dovrebbe puntare a migliorare e a migliorarsi. Come? «Penso sia molto difficile superare quota 79 punti, ottenuti in 38 partite “vere”, senza regali o… brodini di fine stagione. Al di là della sfida con il Venezia, dobbiamo solo essere orgogliosi del nostro cammino. Abbiamo raggiunto un traguardo storico». «Ad agosto», prosegue Gementi, «ci eravamo posti l’obbiettivo di arrivare entro le prime cinque o sei posizioni. Abano, Luparense e Virtus Vecomp erano attrezzate per disputare un campionato di vertice e non sono riuscite a confermare le attese, mentre noi abbiamo rovesciato le gerarchie. Il prossimo anno sarà tale e quale: partiremo dalla medio-alta classifica per puntare sempre più in alto». Il direttore generale, com’è ovvio nella settimana che precede gli spareggi, non entra nello specifico, ma sa bene che maggio, giugno e luglio saranno per lui mesi “caldissimi”. Tra l’altro, con ogni probabilità ci sarà l’addio del mister Antonio Andreucci (per lui si parla del Mestre): «Lunedì c’è stata una chiacchierata con il nostro tecnico», chiarisce Gementi. «Con Antonio abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi e dobbiamo solo capire se si può ancora continuare insieme oppure se si è chiuso un ciclo. Ci siamo ridati appuntamento a lunedì 16. Una volta sciolto il nodo relativo alla guida tecnica, parleremo con i giocatori. Cambierà qualcosa, è fisiologico, ma tutte le decisioni verranno prese in piena sintonia con chi ha dato tanto al Campodarsego».

Ore 11.40 – (Gazzettino) Smaltita l’euforia post-promozione, che si è protratta per una ventina di giorni tra feste e celebrazioni in tv (l’ultima lunedì sera nella trasmissione “Tutti in Campo” di Tv7 Triveneta), il Cittadella torna oggi a lavoro per preparare al meglio l’appendice di campionato rappresentata dalla Supercoppa di Lega Pro. Tre incontri per decretare la squadra più forte dei tre gironi, con la truppa di Roberto Venturato che entrerà in scena dal secondo turno, mercoledì 18 maggio. Come lavoreranno i granata? Lo chiediamo al professor Andrea Redigolo, il preparatore atletico: «Nell’ultima partita di campionato ho visto abbastanza bene i ragazzi, considerando il periodo dell’anno in cui ci troviamo. L’intensità di gioco non è stata affatto male, quando abbiamo provato a spingere per recuperare il doppio svantaggio il Cittadella si è mosso bene. Domenica poi faceva caldo». In queste ultime settimane si è lavorato meno. «Abbiamo ridotto il numero degli allenamenti e aumentato il riposo. Anche l’attenzione mentale è diminuita, com’era logico che avvenisse dopo la promozione. I ragazzi comunque quando sono chiamati a lavorare l’hanno fatto bene, come sempre». Adesso si farà sul serio. «Qualcuno si è allenato anche in questi due giorni di riposo, seguendo un programma di mantenimento concordato. Lavoreremo con il pallone, cercando di tenere un po’ alta l’intensità. Sabato poi è prevista un’amichevole (a Rosà alle 15.30, ndr), utile per non perdere il ritmo-partita». Il calendario della Supercoppa non è favorevole ai colori granata, riservando due gare tra mercoledì e domenica. Ecco come si lavorerà: «Ci sono due aspetti da valutare, quello fisico e quello mentale. È una volata, due autentiche finali ravvicinate. Servono intensità e brillantezza mentale, ci saranno soprattutto partitine, intervallando qualche seduta improntata sulla forza». Cosa farà la differenza in Supercoppa? «Arriveremo tutti allo stesso modo, dopo aver festeggiato la promozione. Ogni aspetto è importante, ma nelle partite secche quello mentale è decisivo».

Ore 11.20 – (Mattino di Padova) «Se conosco “Io vagabondo”? Praticamente l’ho scritta io!». E via a cantare, il cappello di paglia, ricordo della recente festa per la promozione, ben calcato in testa. Abituati a vederlo ringhiare a bordo campo – e l’uso del verbo “ringhiare” non è casuale, erano gli stessi giocatori a prenderlo in giro facendo il verso della belva quando parlava – faceva sorridere vedere il direttore generale Stefano Marchetti intonare il successo dei Nomadi. È stato uno dei tanti simpatici siparietti andati in scena nel corso della puntata speciale di “Tuttincampo Spogliatoi”, il programma condotto da Giorgio Borile ed Elisabetta Corazza che, lunedì sera, è stato interamente dedicato al Cittadella, presente negli studi di Tv 7 Triveneta al gran completo, con giocatori, staff tecnico e dirigenti (assenti solo Litteri e Bonazzoli). È stata tutto tranne che la “solita” trasmissione dedicata al calcio, animata com’era dal clima goliardico che ha caratterizzato le ultime settimane in casa granata. Basti dire che gli stessi giocatori sono stati lesti ad approfittare del numero di telefono riservato ai telespettatori da casa per inondare di divertenti messaggi la redazione. Qualche esempio? «Ma come fa Gorini ad avere i capelli così belli?», rivolto al secondo allenatore. Oppure, dopo un po’ che se ne stava in disparte: «Qualcuno svegli Pierobon», preso in giro anche per un altro particolare: «Sulla testa di Pierobon si può leggere il futuro». Diversi i momenti canori. Sì, perché, oltre a Marchetti pure il portiere Enrico Alfonso si è esibito, sulle note di “La compagnia”, cover di Vasco Rossi presa da Battisti, accompagnato dal massaggiatore Giovanni Pivato e dal coro di tutti i compagni, pronti a fare la “ola”. E poi ecco Chiaretti invitato ad offrire un saggio di samba («Ma la musica che state mandando è quella della capoeira, come faccio a ballare la samba?», l’obiezione del fantasista carioca), e Pascali, manco a dirlo l’autentica anima della sarabanda, a vestire i panni del giornalista. E lui che s’impossessa del microfono e si rivolge a Marchetti: «Sono Manuel Pascali di Novella 2000, qual è stata la partita in cui ha capito che la sua squadra ce l’avrebbe fatta?», il d.g. che svicola e parla di diversi episodi fuori dal campo «che mi hanno fatto comprendere che eravate un vero gruppo», il difensore centrale che insiste, e Marchetti che sbotta: «Ne avete vinte talmente tante, cosa vuoi che te ne indichi una sola…». Ci sono stati, però, anche momenti più seri. Per la prima volta in tv erano seduti uno accanto all’altro il presidente Andrea Gabrielli («In famiglia sanno come ragiono, e quando sono previsti interventi che superano quelli ordinari, metto subito tutti al corrente»), la sorella Margherita («Perché porci dei limiti su dove potremo arrivare in futuro?») e il fratello Piergiorgio («Siamo uniti: dopo di me ha raccolto il testimone Andrea, e quando si stancherà toccherà magari a Mariangela o a Margherita succedergli al vertice»). Bandite le considerazioni sul mercato, perché la stagione granata non è ancora conclusa. Gli uomini di Venturato, che riprenderanno ad allenarsi oggi pomeriggio al Tombolato, devono affrontare la SuperCoppa. «Adesso ci vedete sbracare, ma quando c’è da lavorare lo facciamo con il massimo impegno», ha chiosato Alfonso.

Ore 11.00 – (Mattino di Padova) Dal granata al… rosa è solo questione di sfumature. Già, perché ci sono novità importanti in arrivo per l’attività di base del Cittadella. Accanto al progetto “Piccoli Amici” è pronto ad esordire, dalla stagione 2016/17, un settore giovanile femminile. Sarà un processo graduale, quello della svolta “rosa” nel vivaio, che partirà proprio dalla “Scuola Calcio”, come richiesto dalle nuove normative Figc. Ad occuparsi del progetto il professor Claudio Conte, già responsabile dell’attività di base della società: in stretta collaborazione con il responsabile delle giovanili Lucio Fasolato allestirà una formazione under 12 di almeno 20 giovani tesserate. Nel 2017/18 l’under 12 raddoppierà con almeno 40 tesserate, mentre nel 2018/19 sarà allestita una vera e propria formazione under 15 (l’equivalente dei Giovanissimi), per arrivare ad una formazione under 17 (l’equivalente degli Allievi). In campo saranno applicate le metodologie di allenamento della “Scuola Calcio” maschile tradizionale. Le formazioni femminili saranno a tutti gli effetti parte integrante della società e giocheranno in campionati di ragazze (se la Federazione veneta riuscirà ad avere un numero sufficiente di club per organizzarne), oppure saranno messe subito alla prova tra i “maschietti” dei club dilettantistici. La campagna di reclutamento è iniziata: per tutte le informazioni è possibile scrivere alla mail responsabileattivitadibase@ascittadella.it o chiamare lo 049. 5972693. E c’è anche la possibilità di partecipare attivamente e provare la disciplina quest’estate durante il “CittadellaCamp”, a prezzi agevolati.

Ore 10.30 – (Gazzettino) «Finora non ho parlato con nessuno, ma mi piacerebbe restare dato che sono stato molto bene. Il girone d’andata con la Juve Stabia non è stato bello perché ho avuto degli infortuni che mi hanno fermato, a Padova sono riuscito invece a giocare con continuità e sono felice».  Proprio lei potrebbe essere un perno dei biancoscudati nella prossima stagione, nella quale ci si aspetta un Padova pronto a lottare fino in fondo per il salto in serie B. «Vediamo cosa succederà, nei prossimi giorni incontrerò il mio procuratore e parlerò anche con la società. Padova è una piazza ambiziosa che non vuole restare in Lega Pro ed è normale che si punti a vincere l’anno prossimo». Diceva di trovarsi bene con Pillon, immaginiamo che sia favorevole a una sua conferma. «I risultati ci sono stati e per quello che ha dimostrato merita di rimanere, anche se non sono decisioni che spettano a me. La squadra deve proseguire sulla rotta intrapresa quest’anno e fare in modo che diventi più forte e solida». Anche la posizione di De Poli è al vaglio del club. «È una persona che stimo. Però, ribadisco, sono decisioni che deve prendere la società».

Ore 10.20 – (Gazzettino) Se il Padova è incespicato nel momento cruciale della rincorsa ai play off, una chiave di lettura può essere vista anche nell’assenza di Carlo De Risio per infortunio nelle sfida con la Giana Erminio (oltre ad Albinoleffe e Pro Patria), che è stata appunto fatale. Tanto che dopo il suo rientro nella trasferta con il Bassano, proprio Pillon ha elogiato il centrocampista definendolo un punto di riferimento preziosissimo per la squadra alla luce delle sue caratteristiche tecniche.Parole al miele che il diretto interessato commenta così: «Fanno senz’altro piacere, però magari perdevamo lo stesso con la Giana anche se c’ero io. Se la squadra ha fatto bene nel girone di ritorno, il merito è di tutti. Poi, ripeto, le dichiarazioni dell’allenatore fanno piacere e mi trovo bene con lui perché mi ha dato molta fiducia. Devo continuare a lavorare per migliorare ancora e per giocare più partite possibili l’anno prossimo». Qui viene il nocciolo della questione, dato che lo stesso De Risio fa il punto sulla sua situazione contrattuale. «Al momento sono in scadenza, anche se nel contratto che avevo sottoscritto c’è un’opzione per il prolungamento».

Ore 10.10 – (Gazzettino) Dovrebbe andare in scena oggi il faccia a faccia tra lo stato maggiore del club e Bepi Pillon per scambiarsi le rispettive opinioni anche in ottica futura, visto che il tecnico è in scadenza in contratto. In serata, tra l’altro, si terrà la cena di chiusura della stagione organizzata all’agriturismo La Penisola di Campo San Martino, e alla quale interverrà tutto l’entourage della squadra, vale a dire dirigenti, staff tecnico e giocatori.
Quanto a quest’ultimo, oggi si ritroveranno al centro sportivo della Guizza per una sgambata anche se il campionato è andato ormai in archivio. Un appuntamento sul campo è previsto anche per domani e venerdì, poi dovrebbe scattare il “rompete le righe”.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Ieri si è spostato a Fiume Veneto, in provincia di Pordenone, per seguire l’amichevole fra Italia e Croazia a livello di Nazionali Under 16. Hanno vinto i croati 2 a 1. In serata, insieme ad alcuni giocatori della vecchia guardia, ha partecipato alla cena del club “Amissi” al “Bosco” di Cervarese Santa Croce. Quanto a Pillon, attende il confronto con la società prima di capire dove sarà il prossimo anno. Ha mantenuto il patto sancito con la piazza al momento del suo arrivo, a dicembre 2015: spingere il Padova lontano dalla zona a rischio e portarlo in acque più tranquille. Ha fatto ancora meglio, sfiorando – ed è il suo grosso rammarico non averli centrati – i playoff. Ma il suo lavoro è stato ottimo e di questo bisognerà tener conto al momento di varare i programmi per il 2016/17. Quanto a Cunico, l’ipotesi di affidargli un ruolo in società, se dovesse decidere di smettere con il calcio giocato, è più fondata di quanto si pensi. Ma tocca a lui dire che cosa vuol fare da… grande.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Nè Bepi Bergamin nè Roberto Bonetto, a quanto ci risulta, hanno intavolato sinora alcun discorso relativo al futuro con l’allenatore di Preganziol dopo la vittoriosa partita con l’Alessandria. Lo dovrebbero fare già oggi, ma è possibile che il confronto slitti di qualche giorno. Tantopiù che prima del week end ci dovrà pur essere un’indicazione precisa su chi gestirà la costruzione della rosa per la prossima stagione, molto importante non solo per gli obiettivi ribaditi anche domenica (provare a salire in B) ma anche per gli stessi equilibri societari. Il direttore sportivo Fabrizio De Poli aspetta lumi in tal senso: nonostante sia legato da un altro anno di contratto, sa bene di essere sotto osservazione, ma continua a svolgere il suo compito in apparenza senza problemi.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Le uniche notizie certe che escono dalla sede del Calcio Padova riguardano i due appuntamenti fissati per la giornata odierna: alle 15 ripresa degli allenamenti alla Guizza, prima di tre sedute (domani e dopodomani, sempre di pomeriggio, le altre due) che chiuderanno la stagione, visto che per venerdì è annunciato “il rompete le righe”, con l’arrivederci per molti alla prossima stagione; alle 20, poi, dirigenti, giocatori e staff tecnico si ritroveranno all’agriturismo “La Penisola” di Campo San Martino per la cena di fine campionato, una conviviale voluta dalla società, e a cui non parteciperanno le famiglie dei biancoscudati, per un degno saluto al gruppo, che ha conquistato il quinto posto al primo anno di Lega Pro. Sarà questa l’occasione utile per cominciare ad avviare quel confronto con l’area tecnica, rappresentata dal direttore sportivo Fabrizio De Poli e dall’allenatore Bepi Pillon, che dovrebbe portare alle decisioni che contano da parte della proprietà?

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Al momento il favorito continua ad essere Zamuner, attuale consulente di mercato del Pordenone e che (pare, fra smentite di facciata e qualche mezza ammissione dietro le quinte) sia stato già incontrato dalla proprietà di viale Nereo Rocco nello scorso weekend. L’idea, se si procederà in questa direzione sarebbe quella di nominarlo dg con delega al mercato, visto che lo stesso Zamuner non è ancora in possesso del patentino di ds visto il suo recente passato da agente Fifa. L’alternativa principale continua ad essere Seeber, attuale dg del Bassano, per il quale ogni discorso è stato rinviato a dopo i playoff. Ulteriori novità riguardano un quarto candidato (un dirigente esperto) sondato nei giorni scorsi ma, pare, fuori gioco. Un quadro coerente con le recenti dichiarazioni dei due soci di maggioranza, che hanno posticipato la decisione e che stasera incontreranno a cena all’Agriturismo la Penisola di Campo San Martino la squadra per un meeting di fine stagione a cui parteciperà anche Giuseppe Pillon. Il quale aspetta un faccia a faccia con la proprietà per decidere il proprio futuro e che ha chance di conferma decisamente maggiori rispetto a De Poli. Smentito, infine, un ritorno di fiamma del Venezia, che lo aveva contattato dopo l’esonero di Paolo Favaretto e che proseguirà con Giancarlo Favarin in panchina.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Passano i giorni e le certezze, se non ancora granitiche, aumentano. Fabrizio De Poli molto difficilmente sarà ancora il direttore sportivo del Padova nella prossima stagione e questo nonostante un contratto in essere fino al 30 giugno 2017. E la sorpresa di giornata è che spunta pure un altro nome, quello del «cavallo di ritorno» Mauro Meluso, nella rosa dei candidati per la prossima stagione. L’attuale direttore sportivo del Cosenza e già a Padova nelle scorse stagioni, in scadenza di contratto, ha incontrato nei giorni scorsi in gran segreto Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto. Un faccia a faccia che emerge solo a distanza di alcuni giorni e che, tuttavia, non avrebbe portato ad alcun sviluppo tangibile. Tanto che Meluso al momento viene segnalato sul punto di rinnovare a Cosenza e che la volata sembra essere ristretta a Giorgio Zamuner e Werner Seever. Rimbalzano voci sempre più insistenti di incontri, telefonate e comunque di giri d’orizzonte che confermano in modo inequivocabile la volontà da parte di Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto di procedere ad un avvicendamento sulla poltrona dirigenziale biancoscudata.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica finale: Cittadella 76, Pordenone 65, Bassano 62, Alessandria 57, Padova 54, Cremonese 53, Reggiana 52, FeralpiSalò 50, Pavia 49, SudTirol 44, Renate 43, Giana Erminio e Lumezzane 42, Pro Piacenza 39, Cuneo e Mantova 34, AlbinoLeffe 20, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentaquattresima giornata: Cremonese-Cuneo 2-1 (Sansovini (Cr) al 15′ st, Brighenti (Cr) al 22′ st, Cavalli (Cn) al 38′ st), FeralpiSalò-Pavia 1-3 (Manconi (Pv) al 9′ st, Ferretti (Pv) al 13′ st, Romero (Fs) al 35′ st, Ferretti (Pv) al 44′ st), Lumezzane-Pro Piacenza 0-0, Mantova-AlbinoLeffe 1-1 (Gonzi (Mn) al 25′ pt, Magli (Al) al 33′ pt), Padova-Alessandria 4-0 (Fabiano (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 23′ pt, Altinier (Pd) al 25′ pt e al 1′ st), Pordenone-Giana Erminio 3-1 (Bruno (Ge) al 12′ pt, Beltrame (Pn) al 16′ pt e al 2′ st, Valente (Pn) al 36′ st), Reggiana-Bassano 2-2 (Mignanelli (Re) al 47′ pt, Momenté (Ba) al 27′ st, Alessi (Re) su rigore al 37′ st, Cenetti (Ba) al 46′ st), Renate-Pro Patria 3-1 (Napoli (Re) al 3′ pt, Teso (Re) al 10′ pt, Santana (Pp) al 35′ pt, Ekuban (Re) al 20′ st), SudTirol-Cittadella 2-3 (Fink (St) al 5′ pt, Tait (St) al 11′ pt, Litteri (Ci) al 12′ pt, Paolucci (Ci) al 43′ pt, Coralli (Ci) al 25′ st).

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 10 maggio: seconda giornata di riposo per i Biancoscudati dopo il 4-0 di fine stagione all’Alessandria.




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