Live 24! Padova, dopo l’allenatore si passa ai giocatori: impazzano le trattative

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Ore 21.30 – (Il Piccolo) Cominciano finalmente a riempirsi le caselle del nuovo organigramma della Triestina di Milanese e Biasin. E, coerentemente con il fatto che questa prima parte di lavoro si sta concentrando molto sui giovani (vedi lo stage per gli under e gli Juniores appena concluso), le prime nomine ufficiali riguardano proprio il vivaio: il responsabile generale sarà Mauro Loschiavo mentre il responsabile tecnico sarà Christian Fantina. Loschiavo, in gioventù calciatore, arriva da una lunga esperienza con il Trieste Calcio, dove ha ricoperto proprio il ruolo di responsabile del settore giovanile mietendo molti successi e ha curato i rapporti della Scuola calcio della società di De Bosichi con il Milan: porta sicuramente esperienza e professionalità in un ruolo certamente delicato, visto che il settore giovanile alabardato in pratica è tutto da ricostruire. Quanto a Fantina, inutile sottolineare quanto la nomina trasudi riconoscimento per il senso di appartenenza di Christian, che in questi ultimi mesi ha vestito con tanto cuore la maglia alabardata sul campo, ma che soprattutto è un tifoso sfegatato dell’Unione, un vero e proprio ragazzo da curva Furlan che ora potrà dare una mano anche in un’altra veste. Parte così la ricostruzione di un settore che nella prossima stagione, oltre alla formazione Juniores, vedrà scendere in campo anche le squadre Esordienti, Pulcini e Primi Calci. Proprio lo stage appena concluso, oltre ad aver messo in evidenza qualche giovane per la squadra Juniores (su tutti due ragazzi rumeni), ha soddisfatto la società anche per la questione portieri per la prima squadra. Quasi sicuramente infatti, se davvero la coppia di elementi provati sarà tesserata, con due classe 1996 come lo sloveno Radikon e il valdostano Consol, la Triestina avrebbe sistemato la casella, alla quale fin da subito ha voluto riservare uno dei quattro slot under a disposizione. Ma il fatto che si lavori sui giovani non esclude che si stia accelerando anche la questione allenatore: ieri il Campodarsego ha fatto sapere che il 30 giugno si interromperà il matrimonio con il tecnico Antonio Andreucci. E proprio rumors veneziani danno con insistenza Andreucci come allenatore in pole per laTriestina.

Ore 21.00 – (Corriere delle Alpi) Fardin è sicuro, Paolo Pellicanò è ormai del Venezia. Manca ancora l’ufficialità sia chiaro, ma il direttore sportivo del Belluno si sta muovendo sul mercato, tenendo conto che la prossima stagione il forte difensore gialloblù, che diventerà un “vecchio” dal prossimo anno, non sarà nella rosa del Belluno. «Ho parlato con il direttore sportivo del Venezia Giorgio Perinetti una decina di giorni fa e mi aveva detto che con Pellicanò la cosa era fatta – spiega Fardin – dopo hanno cambiato allenatore, ma non penso che questo possa cambiare le cose. Il nuovo allenatore Filippo Inzaghi non conoscerà Pellicanò probabilmente, ma immagino si fidi del suo ds». I fuoriquota tengono in sospeso il mercato del Belluno. Davide Solagna e Marco Farinazzo non hanno ancora sciolto il nodo sul loro futuro e una loro eventuale partenza aprirebbe diversi scenari come conferma il direttore sportivo Augusto Fardin. «Gabriele Brino è del Bassano e ci ha detto di non avere l’intenzione di restare da noi – spiega il dirigente gialloblù Fardin – non so dove andrà ma a questo punto è una questione che riguarda lui e chi è proprietario del suo cartellino. Per quanto riguarda Davide Solagna, da parte nostra è riconfermato, ma arrivando un portiere del 1998, è chiaro che partirebbe per fare il secondo, anche se nel calcio non si può mai sapere cosa possa succedere durante una stagione. Lui sta pensando cosa fare, siamo in attesa di sapere qualcosa, se rimarrà avremo bisogno di un solo estremo difensore, se andrà via allora due». Quel portiere che sicuramente serve sarà Matteo Menegazzo del Pordenone? «È quello che abbiamo già incontrato di persona, che reputo un passo importante – continua Fardin – niente è deciso perché il ragazzo deve dirci di sì e poi bisogna trovare l’accordo con il Pordenone. Alla società abbiamo chiesto se erano disponibili a cederlo e hanno detto di si, ma ancora di soldi non abbiamo parlato, le sensazioni però sono positive». Con Nicola Borghetto della Liventina avete parlato? «Si lo abbiamo sentito al telefono, ma con lui la trattativa è più indietro rispetto all’altra perché non ci siamo incontrati di persona – continua Fardin – trovarsi attorno ad un tavolo è un passaggio decisivo in queste cose. Bordignon? Il portiere del Nervesa lo abbiamo sentito, ma ha problemi con gli orari della scuola. Bisogna vedere se riuscirebbe ad arrivare in tempo agli allenamenti. In più quest’anno aveva due giorni a settimana il dopo scuola, se li dovesse avere anche il prossimo sarebbe impossibile portarlo qui». C’è stato qualche passo in avanti con Marco Farinazzo? «No, la questione non si sblocca e personalmente non ho buone sensazioni». In difesa servono altri due esterni giovani per completare la rosa? «Ce ne basta uno – conclude Fardin – lo stiamo cercando fuori provincia. L’altro sarà Dosso, classe 1997 del nostro settore giovanile, che lo scorso hanno ha giocato a Campodarsego. In più c’è Giovanni Pescosta che è confermato. Ritorna alla base anche Marco Schiocchet, mentre penso che rimarranno al San Giorgio Sedico, anche se devo ancora parlarci, Lorenzo Moretti, Stefano Longo e Marco D’Incà».

Ore 20.30 – (La Provincia Pavese) «Il Pavia calcio sarà regolarmente iscritto al prossimo camionato, non vedo problemi particolari». A manifestare questa certezza è Maurizio Del Tenno, 43 anni, imprenditore valtellinese con un passato di deputato berlusconiano e poi assessore regionale in Lombardia. E’ socio (30%) di Xiadong Zhu (70%) nel progetto milanese del Giardino d’Inverno, un immobile di lusso, 110 appartamenti in zona Porta Nuova, un investimento da 70 milioni. E’ il principale business che il finanziere cinese ha fatto in Italia. Un investimento complessivo da 70 milioni che si augura più remunerativo del Pavia calcio, un pozzo senza fondo nel quale ha già bruciato almeno milioni di euro e dal quale vuole assolutamente uscirne. Lo conferma proprio Del Tenno, premettendo di non interessarsi al calcio in alcun modo e di non essere interessato a entrare come socio nell’Ac Pavia: «I progetti a Milano del presidente Zhu vanno avanti, l’unico problema è che si è sgasato per il Pavia – dice al telefono l’imprenditore di Sondrio -. Ma non vedo particolari problemi. Certamente il budget per la prossima stagione sarà molto, ma molto diminuito». In queste ore, a Shanghai ci è in corso il vertice sul futuro del Pavia. Alcuni collaboratori di Zhu sono partiti giovedì e non rientreranno in Italia prima della prossima settimana. Possibili acquirenti in vista?: «Posso dire che ci sono imprenditori interessati a subentrare», sottolinea Del Tenno che, ovviamente, non fa alcun nomea questo proposito». Difficile spiegare le ragioni dello sgasamento del patron del Pavia. Ma Del Tenno qualche sospetto ce l’ha? «Mi chiede se il presidente Zhu si è sentito sfruttato e spremuto? Come si fa a negare. Il calcio è anche un mondo complesso, ma devo dire che il presidente Zhu ha avuto molte brutte sorprese». David Wang, il socio di Zhu nell’Ac Pavia (le quote sono rispettivamente 15 e 85%) in questi giorni non rilascia dichiarazioni. I suoi rapporti con la struttura italiana sono in questi giorni quasi inesistenti, di reciprova disistima. L’analisi che i cinesi fanno dopo due anni a Pavia è sicuramente di un’iniziativa con tanti errori, ma anche di scarsa collaborazione in città e nella provincia di Pavia. Maurizio Del Tenno non esclude comunque che il presidente Zhu possa tornare in Italia a breve. Nelle ultime settimane – lascia intendere concludendo la telefonata Maurizio Del Tenno, la proprietà cinese avrebbe fatto alcune «sorprese», che avrebbero molto poco gradito. Ma sul contenuto delle «sorprese», l’imprenditore valtellinese non ha voluto entrare nei dettagli: «In fondo si tratta di cose che io sento di sfuggita, ho colto bene il senso, ma non conosco né cifre, né particolari».

Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) La stagione terminerà ufficialmente il 30 giugno ma c’è già grande fermento in Lega Pro: quasi tutte le squadre hanno iniziato operazioni di mercato e molte hanno già cambiato allenatore. Partire per tempo è fondamentale perché mai come si erano viste in terza serie l’arrivo in massa di tante piazze storiche: Parma, Piacenza, Como, Modena, Livorno, Venezia. Naturalmente non saranno tutte avversarie dei granata ma renderanno più competitivo il torneo anche in ottica play off visto che, tra l’altro,saranno allargati fino alla decima classificata di ogni girone. FORMULA DEI PLAY OFF. Terza contro decima, quarta contro nona e così via, sempre in casa della miglior piazzata, con le quattro vincenti di ogni girone che saranno unite alle tre seconde ed alla vincente della Coppa Italia di Lega Pro (queste quattro saltano il primo turno), per un totale di 16 squadre; chiamate ad affrontarsi in calendario predefinito di andata/ritorno con eventuali supplementari e rigori. Le otto vincenti parteciperanno alla Final Eight: quarti con andata/ritorno, semifinale e finale in campo neutro. RIPESCAGGI, ESCLUSIONI. Proviamo a capire come potrebbe essere il campionato visto che si prospetta l’ennesima estate calda tra esclusioni eccellenti e ripescaggi. Dall’ultima riunione di Lega Pro è emersa la volontà del presidente Gabriele Gravina di riportare il torneo a 60 squadre, cioè al format originario dell’estate 2014. Qui iniziano i problemi: vanno trovate almeno 6 squadre da aggiungere alle attuali 54 e per i ripescaggi sono stati introdotti criteri stringenti a partire dalla regolarità dei conti e dall’assenza di pendenze disciplinari negli ultimi due anni. E poi il poter usufruire di uno stadio a norma nel territorio fino ad un assegno a fondo perduto di 250mila euro per l’iscrizione. Tra le nove retrocesse solo il Cuneo ne avrebbe facoltà ma, tramite l’ad Oscar Becchio, lascia intendere di non voler pagare tale cifra. A questo punto entrerebbero in ballo le vincenti dei play off di serie D: tra loro la Correggese, ma con quegli stessi criteri richiesti molte società non saranno in grado di iscriversi. BIG DECADUTE. Non è un caso che in questi giorni si siano fatte avanti altre piazze storiche, decadute da anni ma ora economicamente salde, come Taranto, Grosseto, Trieste e Reggio Calabria. Vedremo a fine mese chi avrà inoltrato la domanda e soprattutto se l’avranno fatto club aventi diritto perché non è un mistero che Carrarese, Ancona, Casertana e Modena navighino in acque cattive. Poi ci vorrà il tempo per controllare domande e fidejussioni, ricorsi e controricorsi: prima di agosto sarà dura conoscere le partecipanti. I GIRONI. Sempre secondo indiscrezioni dall’assemblea di Firenze, non c’è intenzione di stravolgere il passato (qualcuno ipotizzava suddivisioni verticali o sorteggi) ma, almeno nel centro-nord, si cercherebbe di separare le tante squadre toscane, emiliane e lombarde per evitare pericolosi incroci. I tifosi granata smaniano di sapere se andranno a Parma o a Modena dopo tanti anni mentre la nuova dirigenza vorrebbe conoscere tutti gli avversari per iniziare a muoversi di conseguenza. Ad esempio, se per la Reggiana fosse ancora girone A, il ridimensionamento di Pavia eAlessandria lo renderebbero più abbordabile. Il pericolo maggiore sembra il neopromosso Venezia dell’italoamericano Joe Tacopina: ha messo Filippo Inzaghi al timone e promesso colpi di mercato ogni giorno. Reggiana-Venezia sarebbe anche un bel derby a stelle e strisce per il neo arrivato Mike Piazza…

Ore 19.30 – (Gazzetta di Mantova) Sembra ieri eppure sono passati esattamente dieci anni dall’11 giugno 2006, giornata in cui il Mantova perse al Delle Alpi la finale di ritorno dei playoff per la promozione in serie A. «Il punto più alto della storia biancorossa degli ultimi 44 anni – ricorda l’allora presidente Fabrizio -, pochi giorni in cui passammo dalla gioia più grande alla delusione più cocente. Fu un colpo al cuore e anche motivo di grande rabbia perché non fecero andare quella partita come doveva andare: la serie A ci venne scippata, tutta Italia lo vide in tv e ne è testimone. Più che la serata di Torino, però – aggiunge Lori – preferisco ricordare tutta la cavalcata di quell’anno di serie B. Fu una cosa fantastica, in città e in provincia c’era un entusiasmo incredibile. Al Martelli, quando giocammo la finale di andata, io credo che quella sera avremmo battuto anche Barcellona o Real Madrid. Nell’aria c’era qualcosa di magico, qualcosa che non so spiegarvi a parole». Dieci anni dopo Lori, al fianco di Roberto Masiero, sembra sul punto di rientrare davvero nel Mantova da protagonista… «È una casualità curiosa, ma della situazione attuale non voglio parlare finché non sarà tutto nero su bianco. Dico soltanto che salvarsi è stato essenziale e che la prossima Lega Pro sarà forse la più forte e bella di sempre , viste le squadre che vi parteciperanno». Da Lori a capitan Gaetano Caridi la musica non cambia: «Quella gara di Torino ho voluto cancellarla dalla mente – dice Don Tano -, ancora fatico a parlarne dalla rabbia. Quella serata ci ha devastato: se fossimo andati in serie A, come meritavamo, secondo me ci saremmo rimasti di sicuro per qualche anno, non avremmo fatto le comparse. Non dico che saremmo diventati come il Chievo, ma ci saremmo tolti tante soddisfazioni». Adesso invece si lotta per sopravvivere… «Se me l’avessero detto dieci anni fa non ci avrei mai creduto – conclude Caridi -, ma il calcio è fatto di cicli e prima o poi anche Mantova tornerà in alto. Spero il prima possibile».

Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) Il prossimo campionato di Lega Pro sarà affascinante per il gran numero di grandi club in campo e anche per il nuovo regolamento playoff. Agli spareggi promozione accederanno infatti le squadre classificate dal secondo al decimo posto, più la vincente della Coppa Italia. Ai playout, invece, come al solito andranno i club dal penultimo al quintultimo posto. Fino alla fine, dunque, tutte le formazioni saranno in lotta per qualche obiettivo. I playoff si svolgeranno in tre fasi. Alla prima accederanno 24 squadre, quelle classificatesi dal terzo al decimo posto: in ogni girone, gara secca sul campo della meglio classificata con lo schema terza-decima, quarta-nona e così via. Nella seconda fase, oltre alle 12 qualificate dalla prima, entreranno in gioco le tre squadre seconde classificate e la vincente della Coppa Italia (se questa è già nei playoff, è promossa, retrocessa o nei playout, entra in gioco l’undicesima classificata che ha fatto più punti nei tre gironi). A quel punto ci saranno gare di andata e ritorno per determinare le 8 formazioni che disputeranno l’ultima fase, la Final Eight. I quarti di finale (stabiliti per sorteggio) saranno disputati con gare di andata e ritorno, mentre le semifinali verranno giocate in gare unica, così come la finalissima che stabilirà quale club sarà promosso in serie B oltre alle tre prime classificate nei gironi in campionato. Per le retrocessioni non cambia quasi nulla: unica variante per i playout è che la penultima classificata retrocederà direttamente se ha un distacco di oltre 10 punti dalla quintultima: stesso discorso per la terzultima se ha un distacco di oltre 5 punti dalla quartultima.

Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova la prossima settimana – a meno di sorprese – passerà nelle mani dell’imprenditore vicentino Roberto Masiero. Il presidente Sandro Musso e i soci mantovani Bompieri, Tirelli e Giovanardi (che si riuniranno oggi fra loro) non lo dicono ufficialmente, ma sono tutti orientati a preferire l’offerta di Masiero rispetto a quella di Claudio Dondi. Non sul piano economico (sono pressoché identiche) bensì per il tipo di progetto prospettato dall’imprenditore vicentino e anche per la presenza al suo fianco di Fabrizio Lori. Come sempre, a rompere gli indugi è patron Serafino Di Loreto, che non ha mai peli sulla lingua: «Siamo orientati su Masiero e aspettiamo anche l’ok dei soci mantovani per ufficializzare la posizione. La mia carica nella Sdl? Se qui qualcuno pensa possa rivelarsi utile, potrei anche restare con un incarico dirigenziale, altrimenti andrò via anch’io. Se volessi, ho già la fila di club di Lega Pro che mi chiedono di andare a lavorare con loro». Detto ciò, resta il fatto che in certe fasi nulla può essere dato per scontato. E questo anche se la piazza stessa sembra più propensa a dar fiducia a Lori (più che a Masiero). In queste ore i contatti fra soci e quelli con i potenziali acquirenti si moltiplicano: oggi i soci mantovani si riuniranno per decidere anche in che misura sponsorizzare l’Acm il prossimo anno, poi lunedì ci sarà un nuovo vertice con Musso e da lì dovrebbe uscire la definitiva fumata bianca sulla cessione. Che andrà formalizzata poi entro la settimana. Nel frattempo i due potenziali acquirenti sono pronti a muoversi anche per la prossima stagione: Lori ha già chiesto a mister Prina e al direttore operativo Togni di restare, Dondi lavora da tempo in contatto con Turella e Monelli ed è in parola con Boninsegna di vedersi per parlare dopo l’eventuale acquisto del Mantova. Ciò che resta sullo sfondo è che si tratta, per l’opinione pubblica (ma a detta dei soci anche per loro) di una cessione al buio. Nel senso che, sia per quanto riguarda Masiero e sia per quanto concerne Dondi, si sa poco o nulla di concreto sul loro progetto. Meglio: di Masiero (che 15 anni fa fu suggerito a Castagnaro come direttore tecnico dal procuratore Andrea Pastorello) i soci dicono che prenderebbe il Mantova con una società inglese. Niente nome, niente curriculum dell’uomo, niente dicharazioni. Sul tavolo c’è “soltanto” la parola di Lori, che si sta esponendo tanto. Dondi invece, sempre secondo i soci, prenderebbe il Mantova con la sua azienda (non un colosso) Energy Lab e affiderebbe la presidenza all’avvocato monzese Emauele Mosca. Chi sarebbero gli altri finanziatori non è dato sapere. Così è se vi pare.

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Ha vinto la logica del mercato, con buona pace di tutti. Luca Strizzolo intorno alle 13 di ieri è diventato un giocatore del Cittadella. Il capocannoniere dell’ultima stagione del Pordenone ha messo la firma su un biennale, con opzione per un altro anno, e per la prima volta in carriera “assaggerà” la B. La formazione che ha vinto il girone A di LegaPro era l’unica tra le cadette a offrirgli la possibilità di far parte di un organico di serie B. Le altre pretendenti (Trapani e Vicenza) lo avrebbero ingaggiato per poi probabilmente farlo partire nuovamente in prestito, magari ancora in LegaPro. Insomma, un’occasione da prendere al volo. E l’attaccante non se l’è lasciata sfuggire. Strizzolo lascia così definitivamente i ramarri, che avevano creduto in lui e che grazie alle «cure» di Bruno Tedino hanno sfornato una punta pronta per la seconda serie. RETROSCENA – Il passaggio di Strizzolo al Cittadella è contornato da veleni. Luca infatti aveva davanti a sè un contratto tutto nuovo preparato dal Pordenone. I neroverdi volevano blindarlo allungando la durata del rapporto di lavoro. Ma il giocatore ha atteso e alla fine la B è arrivata. Era un sogno, lo ha realizzato. Solo pochi giorni fa il presidente Mauro Lovisa aveva tuonato nei confronti dell’agente del giocatore, Federico Francioni, che però ieri ha condotto – legalmente – in porto l’operazione che permetterà a Strizzolo il salto di categoria. ATTACCO – Ora la squadra si ritrova ufficialmente senza bomber. Via De Cenco a gennaio, via Strizzolo a inizio estate. Serve un puntello e, con Mastroianni finito al Sudtirol, si proverà a fare uno sforzo per Minesso del Cittadella. L’attaccante è in attesa di notizie dalla città fortificata, ma la sensazione è che non rientri più nei piani di Venturato. Quindi potenziale via libera, ma spetterà al club neroverde valutare la bontà dell’operazione. MOVIMENTI – Il Pordenone guarda anche a Luca Magnino, centrocampista e capitano dell’Udinese Primavera. Il classe ’97 arriverebbe in prestito. Attenzione al Venezia, perché pare più vicino ad Alex Pederzoli. Le voci in arrivo dalla Laguna parlano di un accordo biennale a cui il regista sarebbe pronto a dire sì. Nelle prossime ore se ne saprà di più, ma oggi il leader del centrocampo sembra più lontano.
TRATTATIVE – Una settimana, quella che inizierà lunedì, che in città farà rima con trattative. Calde quelle relative alle conferme di Mandorlini, Ingegneri e Pasa. Casi diversi, ma identica volontà da parte della società, che vuole tenerli tutti. Poi si discuteranno i prestiti di Martin (Pavia) e Boniotti (Brescia). Quasi impossibile che resti Stefano Beltrame, di proprietà della Juve. BIANCOSCUDATI – Infine il Padova, che ieri mattina ha ufficializzato il nome del nuovo tecnico. È Oscar Brevi, in buonissimi rapporti con l’ex pordenonese Giorgio Zamuner. Un profilo che sarebbe tornato buono sul Noncello in caso di partenza di Bruno Tedino. Invece allenerà sul Brenta.

Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) La Lega Pro si avvicina, non soltanto per la qualità delle squadre, a serie B e A. Il Consiglio federale, infatti, ha esteso all’ex serie C l’obbligo di indossare le maglie personalizzate. Dalla prossima stagione, dunque, numeri a piacere e nomi stampati sulle spalle. Un esperimento che il Pordenone ha già testato nel corso dei playoff, ovvero contro la Casertana e nelle due semifinali col Pisa. Novità gradita soprattutto per questioni di marketing. Le maglie dei giocatori avranno un maggiore appeal, in quanto più facile sarà per i tifosi distinguere la casacca del proprio beniamino. Non è l’unica novità. La Figc ha infatti pure stabilito di ampliare lo spazio riservato allo sponsor commerciale nella parte anteriore: si passa da 250 a 350 centimetri quadrati. A tutto vantaggio di visibilità e ricavi. Aumenteranno pure altri servizi per i tifosi. Ieri, infatti, il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina ha illustrato ai responsabile della comunicazione dei club della categoria alcune novità per la prossima stagione, quali l’emissione di una card per fruire della pay per view Lega Pro Channel, in aggiunta all’abbonamento allo stadio.

Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Ora c’è anche quell’ufficialità tanto temuta dai tifosi neroverdi: Luca Strizzolo non è più un giocatore del Pordenone. L’attaccante (classe ’92), tra i protagonisti dell’exploit dei ramarri nell’ultimo campionato di Lega Pro, ieri ha firmato un biennale con il Cittadella, neopromosso in serie B. Non è stato un addio al miele quello con il bomber rilanciato (30 presenze e 9 gol) da Tedino. Il presidente Lovisa nei giorni scorsi aveva parlarto apertamente di mancanza di rispetto, riferendosi al mancato prolungamento del contratto. Comunque sia, ora c’è un buco da colmare. Con chi? Persa la scommessa Ferdinando Mastroianni (’92), dall’Este approdato all’AltoAdige, rimane viva la pista Mattia Minesso (’90), che potrebbe fare il percorso inverso di Strizzolo. Mentre dalle pagine del sito Friuligol si è proposto ai neroverdi Fabio Cristofoli, centravanti (’83) la scorsa stagione divisosi tra Pro Piacenza (segnando al Pordenone alla prima giornata) e Cuneo, nonchè ex Sacilese. Nel frattempo potrebbe essere in dirittura la trattativa per portare sul Noncello il capitano della Primavera dell’Udinese, Luca Magnino

Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) Ci sono giocatori che impari ad amare con gli anni. E altri con cui il feeling scatta quasi immediato. Per gran parte dei tifosi del Pordenone, con Luca Cattaneo è stato così. Una sorta di amore a prima vista. Vuoi per la sua generosità in campo, vuoi per i modi affabili fuori. Sta di fatto che se avessero potuto eleggere un simbolo di questa storica stagione, l’esterno ex Bassano avrebbe avuto ottime probabilità di essere il prescelto. Non a caso è stato nominato il miglior giocatore della stagione dai lettori di Tuttolegapro. Ora, però, dopo Strizzolo, il popolo neroverde rischia di perdere pure lui. C’è un altro anno di contratto, ma risuonano le sirene della serie B: le uniche, a detta del giocatore, in grado di portarlo via. Cattaneo, a che punto sono le trattative in corso? «Se devo rimanere in Lega Pro, la mia scelta sarà Pordenone, con cui oltretutto sono sotto contratto. Mentre se mi arriveranno offerte dalla B penso sia comprensibile che le prenda in considerazione, nella speranza che pure il Pordenone possa giovarsi di una mia cessione. Fra qualche giorno vedrò il presidente Lovisa per parlarne». Dopo Strizzolo, lei e altri giocatori importanti in uscita. Non sarebbe troppo per gli equilibri di una squadra entrata nella storia? «Luca (Strizzolo, ndr) non poteva rifiutare il Cittadella. Anche considerando la sua giovane età. Perdiamo un ragazzo stupendo oltre che un giocatore dalle qualità tecniche strepitose, ma quando capitano queste opportunità di crescita c’è poco da fare». E come potrà eventualmente il Pordenone supplire a queste partenze eccellenti? «A prescindere da chi arriverà nel corso del mercato, il Pordenone ha saputo costruire una solida organizzazione societaria. Penso che questa sia la migliore garanzia di un futuro roseo. E poi è rimasto mister Tedino, altro grande artefice dei nostri successi». A proposito, come sono i rapporti col mister? Ha qualche rimpianto sul suo utilizzo? «I rapporti sono ottimi. Il mister è stato capace di creare un gruppo fantastico, che alla lunga si è rivelata la nostra arma in più. Non dimentichiamo che eravamo partiti per salvarci e tra la diffidenza generale. Rimpianti? Sì, quello di essermi fatto male nel mese decisivo. Il tallone mi dà ancora fastidio». Pordenone rivelazione della stagione, si diceva. Anche grazie ad alcuni suoi gol entrati nella “hall of fame” della stagione. Quale preferisce? «Non c’è dubbio, quello con l’Albinoleffe. In molti mi dicono pure quello con l’AltoAdige, ma nel primo caso era più difficile perchè la palla arrivava dall’alto. Nel secondo ce l’avevo tra i piedi». Eurogol a parte, cosa le resterà dentro di questa stagione? «È il terzo anno consecutivo che conquisto i playoff. Ma stavolta è stato ancora più speciale. Perché nessuno se li aspettava, per il legame con la gente che è cresciuto domenica dopo domenica. Sino ad arrivare a un Bottecchia tutto esaurito». Grazie a voi una città ha riscoperto il piacere di andare allo stadio. È d’accordo? «Certo. L’affetto che ci hanno dimostrato i tifosi meritava la promozione in serie B. Non siamo riusciti a conquistarla, ma ci riproveremo la prossima stagione». Proprio sicuro, col Padova di Brevi (ora ufficiale), il Venezia di Inzaghi, forse il Parma, e le altre big del girone? «Nulla è impossibile. Ma di certo la prossima Lega Pro sarà ancora più competitiva». Una “B2” che senza Cattaneo si farebbe più difficile.

Ore 16.50 – (Giornale di Vicenza) Sul rettilineo d’arrivo la sagoma più nitida è quella di Luca D’Angelo. Da tre giorni lo davamo in pole position per la panchina del Bassano, e ora lo scatto decisivo pare proprio l’abbia compiuto questo omone di 45 anni, pescarese, un tempo roccioso difensore di provincia in B. La preferenza della proprietà e del digì Werner Seeber sembra proprio caduta sul tecnico che ha portato prima il Rimini in C2, poi l’Alessandria nella Lega Pro Unica e in mezzo ha salvato sempre i romagnoli alla prima annata tra i professionisti. Quest’anno ha preso in mano l’Andria da matricola della C e l’ha condotta a un brillantissimo settimo posto, quando in Puglia erano già belli felici per la salvezza. D’Angelo, uomo di poche parole e tanti fatti, nell’ultimo mese ha detto no al Pavia (prima che affiorassero serie criticità finanziarie) e soprattutto al Matera, che su di lui è andato in pressing forsennato ogni santo giorno e si è arreso solamente dopo aver incassato l’ennesimo rifiuto. Una doppia rinuncia, forse perché D’Angelo sapeva di avere sotto mano la chance di Bassano. Interpellato, l’allenatore se ne sta abbottonatissimo, come da copione. «È vero che ho parlato col direttore Seeber nelle scorse settimane – ammette – ma è stato un colloquio in superficie più incentrato su alcuni giocatori di categoria. Un’eventuale opportunità a Bassano? Chi non sarebbe felice lusingato di poter lavorare in una realtà di questo tipo, è tra le più solide e rinomate dell’intera Lega, magari potesse verificarsi un’occasione del genere…». Stop, fine delle trasmissioni. D’Angelo non si lascia scappare mezza parola di più, ma è indubbio che speri possa toccare a lui l’eredità di Sottili. Ovunque è andato ha lasciato eccellenti ricordi. Chi l’ha conosciuto ne esalta le qualità da timoniere e le doti umane. Leale e tutto d’un pezzo (da qui il soprannome di Orso). Niente uscite ad effetto, ma tanta concretezza. Ciò di cui ha bisogno Bassano.

Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Al Venezia ha sempre dato filo da torcere e rifilato 7 gol in sei incroci, ora però potrà farsi «perdonare». Francesco Virdis è il primo tassello nel nuovo attacco arancioneroverde per la Lega Pro, firmato con un biennale dopo la sua terza stagione in carriera a Savona. «Un anno fa ho messo la famiglia davanti al pallone, stavo per diventare papà e quindi sono tornato a giocare nella città della mia compagna – racconta il 31enne sardo di Ozieri -. È stata un’annata durissima nella squadra più penalizzata d’Italia, con un -15 sarebbe servito un miracolo per restare in Lega Pro». Per il neo lagunare 7 gol che non gli ha consentito di bissare i 39 del biennio 2012-2014. «Ricordo che nella Pro2 2012/13 la nostra fortuna fu di arrivare al Penzo con la promozione in tasca, perché il Venezia, che vinse 3-2, era in grande ascesa e non a caso ci seguì in Pro1 vincendo i playoff. So che da un anno è iniziato un corso tutto nuovo. C’è una nuova società molto forte e questo è sempre il miglior punto di partenza per pensare in grande». Virdis (conterraneo ma nemmeno parente del più famoso Pietro Paolo ex Milan e Juventus, «Un accostamento che mi perseguita» ci scherza su) ha già superato le visite mediche e conosciuto il presidente Tacopina e il ds Perinetti. «Mi sembra un sogno arrivare in un club con simili ambizioni, gli acquisti di Domizzi e Baldanzeddu sono un grande inizio, la presenza in panchina di Pippo Inzaghi che fin da bambino è un mio idolo è una chance imperdibile per migliorare, anche a 31 anni». Stando ai nomi fatti per l’attacco, Cacia, Granoche e Calaiò, la concorrenza non mancherà (mentre per il portiere il ’91 Elia Bastianoni del Catania pare aver sorpassato l’ex Spezia Danilo Russo). «Rispetto tutti ma non temo nessuno, per puntare in alto in Lega Pro c’è bisogno di tante frecce. La volontà e la possibilità della dirigenza di investire è un’ottima base di partenza, ma Cremonese e Alessandria ad esempio dimostrano come per vincere non basti spendere. Il ds Perinetti è in grado di prendere qualsiasi giocatore, in campo starà a noi sfruttare la grande possibilità di giocare per portare in alto il Venezia». Oggi al Penzo (dalle ore 9) il 2. Torneo dei Bambini organizzato dalla Curva Sud.

Ore 16.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Daniele Cacia è un vecchio pallino del direttore sportivo del Venezia Giorgio Perinetti. Lo ha sempre stimato, provò a portarlo a Siena quando era il centravanti del Padova e i rapporti con Alessandro Dal Canto non erano idilliaci. Si trattò a lungo, a due giorni dal gong del calciomercato invernale si era a un passo dall’intesa, ma poi tutto sfumò per l’opposizione del Lecce. Adesso Perinetti ci riprova. Cacia è reduce da un grande campionato ad Ascoli, con 17 gol in 34 partite. A 33 anni, però, potrebbe essere convinto da una proposta del Venezia, che gli ha messo sul piatto cifre importanti e un contratto pluriennale. Un’offensiva che potrebbe continuare nei prossimi giorni, così come protrarsi più in là con i tempi. E di nomi importanti ne stanno uscendo in continuazione. Dopo aver chiuso Domizzi, Baldanzeddu e Virdis e aver abbandonato la pista Davì nonostante l’accordo con il giocatore, Perinetti sta trattando un altro colpo importantissimo per la categoria: è vicina l’intesa con il Pordenone per Alex Pederzoli, sotto contratto, ma oggetto di un corteggiamento insistente e mirato, si tratta anche con Nicola Mancino, già cercato nel mercato invernale e che è in scadenza di contratto col Rimini. E piace pure Andrea Settembrini, 32 presenze e 2 gol nel Feralpisalò nella passata stagione, è un altro nome sul taccuino di Perinetti. Il centrocampista toscano verrà sottoposto all’attenzione di Inzaghi e l’ultima parola spetterà al neo tecnico. Se Inzaghi dirà sì, la trattativa si può chiudere a stretto giro di posta, senza eccessivi problemi. Il giocatore ovviamente sarebbe entusiasta di trasferirsi a Venezia. In uscita da segnalare che la Triestina è interessata a Serafini e Calzi, che potrebbero trasferirsi in coppia, come lo scorso anno in laguna dalla Pro Patria: «Sono dispiaciuto della situazione che si è venuta a creare – spiega Serafini – se devo essere sincero mi aspettavo una diversa considerazione dopo aver segnato 21 gol e aver contribuito alla promozione. Sia chiaro, so bene che la Lega Pro non è la Serie D, ma l’anno precedente avevo fatto 13 gol con la Pro Patria e la categoria la conosco molto bene. So anche molto bene quanti anni ho, per questo non pretenderei nulla, non certo di giocare sempre. Ci mancherebbe. Se ho scelto il Venezia un anno fa è perché credevo in questo progetto e in questa società. Non è ancora certo che vada via, però ci sono buone possibilità che succeda. Io spero ancora di rimanere. E questo mi dispiace, la situazione non è facile. Sono molto legato all’ambiente e alla tifoseria, se dovessi andare via cercherei una soluzione il più vicino possibile a Brescia, dove abito». Intanto ieri Perinetti è stato premiato a Viareggio dalla Lega Dilettanti come «dirigente distintosi per attività e professionalità» nella D 2015/16.

Ore 15.40 – (La Nuova Venezia) Dopo il triplice botto con Domizzi, Baldanzeddu e Virdis, Giorgio Perinetti è sceso a Viareggio per ricevere il premio come miglior dirigente della serie D, ma ha continuato a tessere il puzzle per completare il mosaico da affidare a Filippo Inzaghi. Molte le piste battute, alcuni nomi vicini, ma l’ultima parola spetterà al neotecnico che è partito per Formentera con una valigia zeppa di video. Probabilmente anche Perinetti si concederà un giorno di riposo, per ripartire all’attacco sin dal lunedì. Accantonata la suggestiva ipotesi di Jean François Gillet, il Venezia va a caccia di un portiere, dopo gli accordi raggiunti con Guglielmo Vicario e Carlo Bortolin. Tra i nomi papabili Elia Bastianoni e Danilo Russo, ma Perinetti potrebbe orientarsi anche su elementi di maggior esperienza. Bastianoni, classe 1991, ha giocato nell’ultima stagione a Catania nel girone C della Lega Pro, mentre Russo si è svincolato dopo avere iniziato la stagione a Matera. Tra i giocatori caldeggiati da Giancarlo Favarin, in dirittura d’arrivo l’ingaggio del giovane difensore Paolo Pellicanò, che si è messo in mostra nel campionato appena terminato con il Belluno e che ha trovato il placet anche da parte di Inzaghi. Andrea Settembrini, ventiquattrenne centrocampista aretino della Feralpisalò (32 presenze, 2 reti), potrebbe arrivare a puntellare il centrocampo. Il nome “forte” per l’attacco è quello di Daniele Cacia, mai sceso in terza serie, 17 reti in serie B con l’Ascoli nella passata stagione, mentre si era fermato a 12 con il Bologna nel torneo precedente, sempre in B. Tra gli ex della passata stagione, l’attaccante Giacomo Innocenti è inseguito da Renate e Tuttocuoio. Maglie. Ieri si è tenuto a Firenze un altro incontro con i rappresentanti delle società di Lega Pro, in particolare con i responsabili marketing e il Venezia era rappresentato da Giuseppe Di Paola. Una delle novità più interessanti è che dalla prossima stagione anche in Lega Pro i giocatori avranno le maglie personalizzate. Sono state definite anche le norme per i ripescaggi in Lega Pro che vedranno un’alternanza tra formazioni retrocesse al termine dell’ultima stagione e le formazioni che hanno vinto in serie D i playoff in base a classifiche appositamente redatte. Bambini. Oggi, a partire dalle 9, al “Penzo” la seconda edizione del Torneo dei Bambini, organizzato dai tifosi della Curva Sud VeneziaMestre, in collaborazione con il Venezia Fc e Hospitality Graspodeua.

Ore 15.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Con la promozione del Pescara in A manca un solo tassello per completare l’elenco delle ventidue che si affronteranno l’anno prossimo nel torneo cadetto. Domenica a Foggia, i pugliesi e il Pisa giocheranno la gara di ritorno dei playoff con i toscani che partiranno dal 4 a 2 dell’andata. Ma per i tifosi vicentini il prossimo torneo assumerà un valore particolare non solo per il tanto atteso cambio di proprietà, ma anche per il ritorno in B dei cugini del Verona, di quello dopo 23 anni della Spal e della immediata risalita del Cittadella, che consentirà ai tifosi di giocare quasi una gara in casa in più. «La tifoseria attende il prossimo campionato con trepidazione – sottolinea Angelo Barbaro, leader del club “Prime Uve” ed organizzatore delle trasferte del centro di coordinamento clubs biancorossi – c’è grande attesa perché tutti sperano che dopo il cambio di proprietà si possa iniziare un nuovo corso in cui non ci sia da soffrire come in precedenza, ma anche per il ritorno in serie B soprattutto del Verona con cui si giocherà il vero derby veneto». Barbaro non dimentica però nemmeno le sfide che si giocheranno contro la Spal e Brescia. «Tornare a Ferrara sarà sicuramente bello, non solo per la rivalità esistente tra i due club, ma anche perché in quello stadio il Vicenza evitò la C2 battendo il Prato in uno spareggio giocato di giovedì con nove mila vicentini sugli spalti. Ma attesa c’è anche per la sfida contro il Brescia, sperando che stavolta ci sia consentito di essere allo stadio». Nel prossimo campionato il Vicenza ritroverà da avversario anche Pasquale Marino, sulla panchina del Frosinone, e anche un ex moto amato come Cristian Bucchi, che allenerà il Perugia.« Sono tutti elementi che daranno maggior interesse al campionato del Vicenza – sottolinea Barbaro – un torneo in cui credo che ci sarà anche un aumento delle presenze allo stadio visto che molti tifosi avevano deciso di disertare il Menti fino a quando non sarebbe cambiata la proprietà. Chiaro che dipenderà molto dal valore della squadra che sarà allestita, perché il tifoso vicentino ha sofferto molto e ha dovuto ingoiare tante delusioni ed amarezze. La speranza è di poter assistere ad un torneo tranquillo in cui ci si possa divertire vedendo giocare un buon calcio». L’opera di risanamento del club annunciata dalla nuova proprietà trova d’accordo la gran parte della tifoseria, con la precisazione però che non sia dimenticato l’aspetto tecnico. «Della gravissima situazione del bilancio che la nuova proprietà ha trovato siamo tutti al corrente – spiega Barbaro – e per questo ringraziamo i soci di Vi. Fin. per aver salvato il Vicenza dal fallimento e di averlo mantenuto nel calcio che conta. Però contiamo anche che ci sia attenzione nel costruire una squadra in grado di ben figurare in B».

Ore 14.50 – (Giornale di Vicenza) Un tapiro, per favore. Ma forse anche una squadra all’altezza. Pochi, al pari di Luca Di Matteo, hanno conosciuto la vera sfiga in tema di pallone. Di Matteo, esterno pescarese appena retrocesso con la Virtus Lanciano, è forse uno dei casi più singolari degli ultimi tempi. Lo ricorderete al Vicenza. Ha vestito la maglia biancorossa in due riprese. Nella stagione 2010-2011, agli ordini di Rolando Maran, chiude con 43 presenze disputando un buon campionato. Tornato al Palermo, titolare del cartellino, Di Matteo viene girato al Lecce in prestito; con i pugliesi esordisce per la prima volta in A e chiude la stagione con 7 presenze. Il suo ritorno al Vicenza, a titolo definitivo, è datato all’estate 2012, l’anno della retrocessione. In quella stagione maledetta, Di Matteo si fa ricordare per un bellissimo gol realizzato al Livorno (al Menti finì 3-3): recupero della palla a metà campo, discesa solitaria verso il cuore dell’area, tocco vincente sul secondo palo per la rete del momentaneo 3-1. Nella stagione successiva, che il Vicenza riprende dalla serie cadetta per effetto della riammissione. Di Matteo disputa il girone di andata, poi viene ceduto al Padova. E prima di accasarsi all’ombra degli Euganei scrive pure una commossa lettera di ringraziamento ai tifosi e alla società biancorossi parlando di Vicenza come una «seconda casa». L’esperienza con i biancoscudati non è felice. Firma un contratto fino al giugno 2015, esordisce contro il Carpi e viene espulso. Finisce la stagione con 8 presenze e in luglio, dopo la mancata iscrizione della squadra al campionato di Lega Pro, resta svincolato.E arriviamo così al Teramo – altra squadra caratterizzata dai colori biancorossi – un’altra parentesi assurda per Di Matteo. La formazione abruzzese che milita in Lega Pro è quella che annovera l’asso del Pescara appena salito in A, Gianluca Lapadula. È l’attaccante nato da padre pugliese e madre peruviana a trascinare a suon di gol il Teramo in serie B. Lapadula, Di Matteo e compagni festeggiano il traguardo con una gara d’anticipo vincendo 2-0 a Savona. Ma la Corte d’Appello Federale li ricaccia in terza serie con 6 punti di penalizzazione per responsabilità diretta del presidente Luciano Campitelli nel concordare col Savona la decisiva vittoria per la promozione. A quel punto Di Matteo cerca fortuna ad un’ora circa di strada e si accasa alla Virtus Lanciano. Cambiano i colori, ma la sfortuna lo perseguita (quando se ne andò la seconda volta da Vicenza disse che sperava di giocarsi le sue carte in A!). La retrocessione dei rossoneri è storia recente (ai playout dopo la doppia sconfitta con la Salernitana). Anni nerissimi per Di Matteo. Gli auguriamo di rifarsi. Ma che sia veramente la volta buona.

Ore 14.30 – (Giornale di Vicenza) Il nuovo Vicenza riparte dalle fondamenta. Se è vero che alcuni pezzi pregiati della rosa dovranno essere sacrificati sull’altare degli equilibri finanziari, è altrettanto vero che il tecnico Franco Lerda e il d. s. Antonio Tesoro intendono comunque ripartire da alcuni pilastri individuati nel campionato appena concluso, a partire dal pacchetto difensivo. Ecco allora che a fianco del capitano Nicolò Brighenti si è ormai vicinissimi a perfezionare la conferma di Daniel Adejo; dietro di loro, dato il prolungamento automatico del contratto ottenuto con la salvezza, la terza certezza sarà rappresentata dal portiere Francesco Benussi.Numero 1. L’esperto giocatore veneziano, in verità, vanta numerosi estimatori, a cominciare proprio da quel Venezia che con Joe Tacopina alla presidenza e Pippo Inzaghi in panchina punta ad un campionato di Lega Pro di vertice. Benussi tuttavia ha dichiarato più volte di essere felice di rimanere in biancorosso se il Vicenza vorrà ancora puntare su di lui; il che pare ovvio, dopo l’eccellente finale di stagione del numero 1. Sotto contratto, in questo momento, c’è anche Mauro Vigorito, che pure fino all’infortunio alla spalla sinistra (coinciso con l’esonero di Marino) era stato titolare. Il rendimento elevatissimo che ha assicurato Benussi nello scorcio di stagione decisivo per conquistare la salvezza gli hanno fatto però guadagnare sul campo i galloni da “titolarissimo”: il veneziano ha così prevalso sul sardo in un dualismo che negli ultimi campionati, curiosamente, si è proposto sistematicamente nella porta vicentina.Una porta per due. Si ricorderà infatti come lo stesso Vigorito, nel campionato 2014/15, avesse soffiato il posto a Nicolas Bremec a partire dal girone di ritorno. Anche in quel caso il “dodicesimo” aveva saputo cogliere al meglio l’opportunità per un infortunio del titolare, che poi comunque si era fatto trovare pronto per tornare tra i pali quando Vigorito era stato indisponibile, come nella semifinale playoff di ritorno con il Pescara. Una ruota che gira: proprio Bremec, infatti, era stato il portiere scelto per rilevare nel girone di ritorno del campionato 2012/13 il discontinuo Carlo Pinsoglio, che purtroppo per lui anche quest’anno a Livorno ha confermato di incappare in alcune topiche clamorose. Nemmeno con la retrocessione in Lega Pro la porta trovò un estremo difensore fisso: il titolare designato per il campionato 2013/14 Nicola Ravaglia, infatti, dopo alcuni errori piuttosto marchiani fu lasciato in panchina da Lopez, che gli preferì nel finale il padovano di nascita (ma vicentino doc nel tifo, essendo di Montecchio) Enrico Alfonso. Proprio Alfonso il prossimo anno tornerà da avversario al Menti, dopo avere conquistato la promozione in B come titolare del Cittadella. E ci volle del tempo anche al pur bravo Alberto Frison per convincere gli allenatori biancorossi a schierarlo titolare: Rolando Maran, infatti, nel 2010/11 lo aveva inizialmente alternato a Danilo Russo, preferendo infine quest’ultimo e dando il via libera alla cessione in prestito al Frosinone del portiere cresciuto nel Treviso; solo nel campionato successivo Frison giocò da titolare fisso, risultando uno dei migliori nel disgraziato torneo chiuso nel peggiore dei modi, con l’assurdo playout di Empoli. Frison, peraltro, al momento è svincolato, dopo una stagione da inattivo per avere rescisso a settembre il contratto con la Salernitana: un potenziale “dodicesimo” a cui fare un pensierino?

Ore 14.00 – (Gazzettino) Il Campodarsego e Antonio Andreucci si lasciano. Dopo due anni coronati dalle vittorie del campionato di Eccellenza e della Coppa Veneto di categoria (stagione 2014-2015) e dei play off di serie D (2015-2016) che hanno rappresentato l’apice della storia calcistica del club biancorosso, è stato annunciato ieri il divorzio con il tecnico toscano. Si chiude così un ciclo magico, forse irripetibile, con il direttore generale Attilio Gementi che nei prossimi giorni dovrà scegliere l’erede sul quale puntare, in attesa di conoscere quale campionato affronterà la squadra: ripescaggio in Lega Pro o permanenza in serie D. «Antonio ha dato lustro e valore a questa società e a questa squadra – afferma il presidente Daniele Pagin – In due anni ha vinto un campionato in Eccellenza, e ha ottenuto una grandissima vittoria anche in serie D in una stagione nella quale eravamo partiti per salvarci e siamo andati ben oltre le aspettative. Mi dispiace che si arrivi a questo epilogo, ma non è detto che in futuro non ci si possa incontrare di nuovo. Gli faccio un grande in bocca al lupo e spero che il Campodarsego presto intraprenda un nuovo cammino. Nei prossimi giorni individueremo il profilo del nuovo tecnico, per ripartire più carichi di sempre». Non manca un flash del direttore generale Gementi: «Ci siamo trovati giovedì e abbiamo preso di comune accordo questa decisione che è stata fatta a malincuore da entrambe le parti. Al di là dell’aspetto tecnico, mi dispiace separarmi da lui dal punto di vista umano dato che c’è un rapporto di stima reciproca. I risultati ottenuti in questi due anni sono sotto gli occhi di tutti, Antonio ha ottenuto il massimo». Di eventuale rinnovo o separazione se ne parla ormai da oltre un mese. Come mai l’avete tirata così per le lunghe? «Non sono d’accordo, abbiamo sempre detto che c’erano delle priorità relative alla situazione ripescaggio e altro». Quanto al successore aggiunge: «Nei prossimi giorni cercheremo il profilo giusto. Non possiamo sbagliare, la scelta del nuovo tecnico è fondamentale». Nelle scorse settimane Gementi aveva fatto una chiacchierata con alcuni papabili, tra i quali Enrico Cunico ex Luparense San Paolo. Un altro nome potrebbe essere Paolo Favaretto che ha guidato nella prima parte di stagione il Venezia, grande rivale del Campodarsego. Ecco Andreucci: «Quando ci siamo trovati l’altro ieri c’era una grande emozione generale perché abbiamo vissuto momenti molto intensi in questi due anni, e abbiamo deciso insieme di rinnovare le nostre motivazioni. Ancora una volta è stata fatta una scelta pensando alla squadra. Da un lato dispiace essendosi creati dei rapporti umani che vanno oltre all’aspetto calcistico, dall’altra bisogna anche capire che ci sono dei momenti nei quali è giusto iniziare un nuovo percorso». Il ricordo più bello che conserva? «Quando siamo stati promossi in serie D, non dimenticherò mai l’abbraccio con il presidente Pagin, il direttore Gementi e capitan Bedin. Ma tutti questi due anni sono stati una bella favola che deve continuare perché Campodarsego è una grande famiglia». Andreucci comunque non rimarrà a spasso e due sembrano le soluzioni più probabili: Triestina o Clodiense.

Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Ha portato il Campodarsego dall’Eccellenza ai vertici del calcio dilettantistico nazionale. Antonio Andreucci ha chiuso ieri la sua esperienza da tecnico dei biancorossi. La sua posizione era in fase di stallo da qualche settimana. Il patron Daniele Pagin e il direttore generale Attilio Gementi erano (e sono ancora) infatti occupati sul fronte ripescaggio, anche se la Lega Pro sembra sempre più lontana – quasi sicuramente inaccessibile – a causa dei requisiti piuttosto proibitivi per procedere con l’iter burocratico. L’incontro decisivo che ha sancito la fine dell’era Andreucci è avvenuto giovedì. «Abbiamo deciso che, dopo due anni memorabili, era giusto trovare nuovi stimoli e nuove motivazioni, per entrambe le parti», spiega l’allenatore toscano. «È stato un incontro emozionante, quasi sofferto, anche perché, in questi anni, abbiamo stretto rapporti umani molto forti anche fuori dal campo. Campodarsego è un ambiente fantastico, una vera e propria famiglia che merita la Lega Pro». Il ricordo più bello, più che la vittoria dei playoff , è la cavalcata trionfale da “matricola” della Serie D: «Lottare con il Venezia è stato bellissimo. Il Campodarsego merita i professionisti, anche e soprattutto per questo motivo». Andreucci ha pure scritto una lettera, pubblicata nel sito del Campodarsego, in cui ha ringraziato Pagin «per la passione, la serietà e l’ambizione», Gementi per i meriti sportivi e il rapporto di amicizia, i collaboratori, dal suo “secondo” Stevanato all’allenatore dei portieri Al Jaberi, passando per il preparatore atletico Guzzonato e il massaggiatore Giacomini, i vice-presidenti Maschio e Saretta e il responsabile del settore giovanile Maggiolo. Un saluto particolare è andato, infine, al capitano Maurizio Bedin per «il suo abbraccio dopo ogni successo che toglieva il respiro», i giocatori e i tifosi, «l’anima del grande Campodarsego». La carriera di Andreucci potrebbe proseguire alla Triestina: «Non so ancora dove allenerò», chiude il tecnico. «Per ora ci sono solo voci». Il Campodarsego, invece, dovrebbe annunciare la nuova guida tecnica lunedì. Nelle ultime ore si è fatto il nome di Enrico Cunico, nell’ultima stagione alla Luparense San Paolo.

Ore 13.10 – (Gazzettino) Si è fatto attendere qualche giorno di troppo, ma finalmente ieri è arrivato l’annuncio ufficiale: Luca Strizzolo è un giocatore del Cittadella. Dopo il difensore Ivan Pedrelli, la società granata mette così a segno il secondo rinforzo stagionale. Strizzolo, nato a Udine nel 1992, si affaccerà per la prima volta alla serie B. «È un passo importante anche per me. Il Cittadella è una società bene costruita, dalle solide fondamenta, organizzata davvero bene. Ho optato per questa scelta perché sono ancora relativamente giovane e voglio, devo crescere ancora, e notoriamente a Cittadella si lavora bene, serenamente, si matura come calciatore». Strizzolo ha un parlare spigliato, sa quello che dice e quello che vuole. A 24 anni giocherà in serie B: è l’età giusta per spiccare il volo? «Me lo auguro proprio. Ci sono calciatori che fanno il salto di categoria anche più vecchi di me, voglio dare il massimo per questa nuova maglia, e ricompensare la fiducia che mi è stata concessa». Il Cittadella l’ha seguita per buona parte dell’anno: quand’è iniziata la trattativa? «Ho saputo dell’interesse sul finire della stagione, ma i colloqui veri e propri sono iniziati a bocce ferme, a campionato concluso. Prima di aprire una trattativa con il Cittadella, comunque, ho parlato con il Pordenone». Che non ha preso bene la sua scelta di non rinnovare. «Mi volevano tenere a tutti i costi, non ci siamo lasciati nel modo migliore». C’erano altre squadre che la cercavano? «Ho letto del Trapani, ma a me non è mai stato riferito niente. So che il Padova si è interessato». Cosa chiede alla prossima annata? «Spero, anzi voglio fare del mio meglio. Ringrazio chi mi ha fatto crescere e voluto bene nell’ultimo anno: i tifosi del Pordenone, l’allenatore Tedino, i miei ex compagni di squadra, tutta la dirigenza». In maglia neroverde ha realizzato 9 gol e sfornato 6 assist: una buonissima annata. Che tipo di attaccante si definirebbe? «Tedino mi ha detto che sono una punta moderna, che non si risparmia nella fase difensiva ed è sempre pronto in quella offensiva. Mi ha dato questa definizione, credo sia corretta. So fare sia la prima che la seconda punta, indifferentemente». A Cittadella c’è un certo Litteri che ha lasciato un segno profondo nella promozione finale. In attesa di conoscere il suo futuro, lei si vedrebbe bene in coppia con lui? «Siamo simili, ma non uguali. Secondo me la coesistenza è fattibile». Il messaggio ai suoi nuovi tifosi: «Non mi risparmierò mai, darò tutto me stesso lavorando sodo per ripagare chi ha creduto in me».

Ore 12.50 – (Gazzettino) Appuntamento con la storia. Oggi alle 16 a Roma, al “Salaria Sport Village” il Cittadella affronterà l’Arezzo nella finale del campionato nazionale Berretti. La squadra di Giulio Giacomin nelle “Final four” che si stanno disputando nella capitale, giovedì ha sconfitto 2-0 la Cremonese, la formazione che era indicata come favorita per lo scudetto, perché nella stagione regolare aveva stradominato il campionato nel girone B, finendo prima con ben dieci punti di vantaggio proprio sul Cittadella. Grazie ai gol di Stocco e Fasolo i granata hanno raggiunto la finale e oggi affronteranno l’Arezzo che a sua volta ha superato con lo stesso punteggio il Catania. Giacomin dovrà fare a meno di Zonta (espulso in semifinale per doppio giallo) e Varnier (ammonito, era in diffida), ma recupera il difensore Maniero che ha scontato il turno di squalifica. «Chi gioca saprà farsi valere nella finalissima», aveva detto il tecnico al termine della gara con la Cremonese. Cittadella-Arezzo sarà trasmessa in diretta su Sportube.tv.

Ore 12.30 – (Mattino di Padova) La lunga stagione del Cittadella può coprirsi di un nuovo capitolo di gloria. Oggi pomeriggio, alle 16, la Berretti granata scenderà in campo a Roma per giocarsi lo scudetto di categoria contro l’Arezzo. Sarebbe un risultato storico per la società padovana, che mai è arrivata così in alto, a livello nazionale, con una propria formazione giovanile. La finale è un traguardo assolutamente meritato per i ragazzi di Giacomin (nella foto), che soltanto due giorni fa hanno fatto fuori la Cremonese, dominatrice del girone B nella stagione regolare. Il Citta ha avuto una crescita stupefacente da metà campionato in poi, visto che delle 20 partite giocate nel 2016 ne ha persa soltanto una, quella ininfluente nel ritorno dei quarti contro il Bassano. Di fronte, al Salaria Sport Village, si troverà un’avversaria altrettanto in forma, quell’Arezzo in grado di vincere il proprio girone con 65 punti e di sbarazzarsi nelle ultime partite di Casertana e Catania. «È una squadra fisica e si vede che ha qualcosa in più delle altre», il commento del tecnico Giulio Giacomin. «Ci manca l’ultimo sforzo per raggiungere un traguardo eccezionale. Come recita il famoso detto: le finali non si giocano, si vincono. Dovremo dare tutto e l’importante sarà non avere rimpianti». Se per il Citta è la prima volta a livelli impensabili, non si può dire lo stesso per alcuni suoi giocatori. I vari Fasolo, Varnier e Maniero non più tardi di tre anni fa erano arrivati ad un passo dallo scudetto Giovanissimi con il Padova, fermati solo in semifinale ai tempi supplementari dalla Roma. Bravi sono stati i responsabili del vivaio granata, oltre che a cullare i propri talenti (vedi Bizzotto, che non fa parte della spedizione visto che ormai è in pianta stabile con la prima squadra), ad accaparrarsi i migliori prospetti rimasti liberi dal crac di Cestaro e Penocchio. Proprio Varnier, oltre a Zonta (entrambi squalificati), sarà il grande assente di questa finale, mentre rispetto alla gara contro la Cremonese, Giacomin recupera Maniero a centrocampo. «Chi prenderà il posto degli assenti si dimostrerà sicuramente all’altezza. Abbiamo le carte in regola per farcela». La gara sarà visibile in diretta streaming su Sportube: in caso di parità, supplementari e calci di rigore.

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) «Sono Luca Strizzolo e mi manda capitan Manuel Iori». Non dice proprio così, il nuovo attaccante del Cittadella, ma, in fondo, è come se le parole fossero queste. La firma che lo lega alla società granata per le prossime due stagioni è finalmente arrivata ieri, ma non si può nemmeno parlare di un “tira e molla” con il d.g. Stefano Marchetti, perché che il matrimonio s’avesse da fare era certo da diversi giorni. Ventiquattr’anni, nell’ultimo campionato di Lega Pro fra i protagonisti della cavalcata playoff del Pordenone, questo ragazzo di Udine («Anzi, di un paesino che si chiama Bicinicco», precisa lui) prima del “sì” ha appunto avuto modo di confrontarsi telefonicamente con Iori. «Lo conosco di persona per esserci stato in ritiro assieme al Pisa. Mi ha detto che sarà contento di rivedermi e che questa è una società organizzata e seria: il posto ideale in cui un giovane può crescere». Nel corso dell’ultima stagione Strizzolo ha totalizzato 30 presenze, condite da 9 gol e 6 assist, giocando sia come prima che come seconda punta. «Bruno Tedino, che mi ha allenato a Pordenone, parla di me come di un “attaccante moderno”. È lui a dirlo, per carità, ma credo che lo sostenga perché non mi risparmio nella fase difensiva, aiutando molto i compagni. Posso giocare in tutt’e due i ruoli, e so di potermi esprimere al meglio quando ho l’opportunità di attaccare gli spazi». Il suo arrivo non va valutato come uno stop alla trattativa per trattenere Gianluca Litteri, che rimarrà in stand-by sino a quando non emergerà il nome del nuovo tecnico del Latina (Christian Panucci il favorito). Sulle sue tracce c’erano almeno altri tre club: il Pordenone, che voleva tenerlo, ma che è stato costretto a cederlo a parametro zero, Trapani e Padova. «Ma il Cittadella è stato l’unico a fare sul serio. Per me sarà il debutto in Serie B, un campionato che sono curioso di affrontare. Non mi sono fatto un’idea di come sarà, ma so che con l’impegno e la determinazione potrò dire la mia anche in questa categoria». A leggere certe dichiarazioni, Strizzolo non si è lasciato benissimo con il patron del Pordenone Lovisa, che si aspettava che rinnovasse con i “ramarri” friulani. «C’è stata qualche incomprensione, ma oggi voglio ringraziare lui, la società, mister Tedino e i tifosi, oltre al mio procuratore Francioni, che mi ha dato modo di approdare al Citta».

Ore 11.50 – (Corriere del Veneto) Il Cittadella ha ufficializzato ieri Luca Strizzolo, lo scorso anno al Pordenone. Per lui contratto biennale e intesa raggiunta su tutta la linea. Il Cittadella potrebbe spuntarla col Latina per Litteri. Marchetti tratta un forte giocatore italiano all’estero, potrebbero esserci novità nei prossimi giorni. Intanto l’Entella riscatterà Pellizzer, mentre novità potrebbero arrivare per il reparto offensivo. Continua a circolare il nome di Brighenti (Cremonese), ma pare che il neo tecnico Attilio Tesser ne abbia chiesto la conferma. Nei prossimi giorni potrebbe decollare la trattativa per Misuraca, che non ha rinnovato col Bassano.

Ore 11.20 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Passi sicuri e obiettivi chiari: la strada giusta”) Una società che ha ricucito gli strappi del passato e che ora appare più solida che mai. Una disponibilità finanziaria all’altezza delle ambizioni, che mette sempre al primo posto l’amore e la passione per il Biancoscudo. Un progetto tecnico che ha come obiettivo una squadra di forte personalità ma anche di ampia prospettiva sul futuro. Un allenatore motivato che è in perfetta sintonia con il direttore generale e la proprietà. Ecco il Padova edizione 2016-2017. Ovviamente saranno i risultati a giudicare il lavoro intrapreso, ma questi primi passi impongono – lo ribadiamo – una fiducia costruttiva. L’importante è continuare sulla strada dell’equilibrio e della chiarezza, senza speculare sull’affetto dei tifosi.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Quanto al modulo di gioco, è eloquente: «Uno vincente non esiste, altrimenti lo userebbero tutti. Conta la personalità e la mentalità che si riesce a trasmettere alla squadra, e conta conoscere le caratteristiche che si hanno nel gruppo: un allenatore è bravo quando riesce a fare esprimere al massimo i giocatori che ha a disposizione, poi il modulo è una conseguenza. A Cremona facevo il 4-3-3, a Catanzaro ero partito con il 4-2-3-1 per poi passare al 3-5-2. Ripeto, non è un sistema che ti fa vincere, ma la mentalità che l’allenatore trasmette alla squadra. E servono giocatori che abbiano grandi motivazioni». Nella seconda parte di stagione Pillon era entrato nel cuore dei tifosi, che avrebbero voluto la sua conferma. La spaventa doverne raccogliere l’eredità? «Pillon è un allenatore ottimo, l’ho anche avuto quando giocavo. Non giudico ciò che ha fatto, mi concentro solo sul lavoro che devo fare. Se faccio questo mestiere, bisogna assumersi delle responsabilità. Non ho paura, cercherò di lavorare il più possibile per trasmettere le mie idee alla squadra. Sono già stato in piazze dove c’erano pressioni, io sono qui per dare il massimo. E per fare qualcosa d’importante – conclude Brevi – ci deve essere sintonia con tutte le componenti, vale a dire società, tifosi e stampa».

Ore 11.00 – (Gazzettino) Ecco Giorgio Zamuner che spiega la sua decisione di puntare su Brevi, con il quale tra l’altro condivide un’amicizia quasi fraterna: «In realtà è stata sempre la mia prima opzione perché è una persona che conosco bene, so che è molto preparato, e ha accettato con entusiasmo questa opportunità. È vero che mi sono confrontato con altri candidati, ma nella mia testa avevo già fatto la mia scelta da qualche giorno. Sono convinto che sia la persona giusta, ora sta a me costruirgli una squadra per metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio. Il budget messo a disposizione dalla società è ottimo per costruire una squadra forte, tenendo conto che in questa categoria ci vuole gente che abbia fame per raggiungere certi obiettivi». A questo punto, di nuovo riflettori puntati su Brevi che con i biancoscudati cerca il riscatto dopo le ultime due annate poco felici con Spal e Rimini. «Cominceremo a fare delle valutazioni con il direttore e con la società sui giocatori, ma conosco la squadra avendola vista giocare quest’anno. Posso dire che non si tratta di dover fare una ricostruzione dato che c’è già un’ottima base di partenza. Anche i numeri dicono che c’è un gruppo di valore dal quale ripartire, con reparto difensivo e reparto avanzato che hanno fatto buone cose. Un campionato di vertice? L’anno scorso il Padova è arrivato quinto, si cerca sempre di lavorare per migliorare. L’ambizione è proprio questa dato che c’è una società solida e seria».

Ore 10.50 – (Gazzettino) «Vedo che siete in tanti, anche se è normale perché le aspettative di una realtà importante e blasonata come Padova sono molte. Questo è uno stimolo in più per dare tutto me stesso, sono molto contento per questa opportunità. Mi reputo una persona seria, corretta e diretta». Si presenta così, nella sala stampa dell’Euganeo gremita di cronisti, Oscar Brevi, che da ieri è il nuovo allenatore del Padova. Contratto di un anno per lui, con rinnovo per la stagione successiva legato al raggiungimento degli obiettivi. A fare gli onori di casa il presidente Giuseppe Bergamin: «La settimana scorsa abbiamo presentato il nuovo direttore che di concerto con la società ha lavorato in questi giorni per creare il nuovo staff tecnico al quale affidiamo la squadra per soddisfare le nostre aspettative con i risultati. Zamuner ha lavorato bene nella scelta dei suoi collaboratori. Non conosco Brevi, ma mi ha fatto una buona impressione. È una persona seria e preparata, e se la scelta è andata in questa direzione, significa che le motivazioni ci sono».

Ore 10.40 – (Gazzettino) «Siamo una società coesa e unita, tutte le decisioni sono state condivise dalla proprietà». È l’amministratore delegato Roberto Bonetto a ribadire la fermezza del club. «La società ha una visione comune, è solida e vuole andare avanti per costruire un futuro roseo. La nostra volontà è renderla ancora più forte finanziariamente. Siamo piccoli imprenditori seri che hanno il Padova nel cuore. Non siamo qui per costruire appartamenti o centri commerciali, ma per portare il Padova in condizioni di autosufficienza in modo che se un giorno Bonetto o Bergamin escono, c’è un futuro. Abbiamo sempre detto che i cancelli sono aperti a nuovi soci». Sul budget. «È tra i più importanti in categoria e ci permetterà di perseguire gli obiettivi. Quali sono? Dal quarto posto in su. Non stiamo sbaraccando, abbiamo tenuto i giocatori più forti e andremo sul mercato per prendere il meglio. Dateci fiducia perché se vogliamo riportare il Padova nelle categorie che merita, bisogna remare tutti dalla stessa parte. E se a settembre o ottobre avremo sbagliato, riconosceremo gli errori, fatti comunque in buone fede».

Ore 10.20 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Auguri doverosi, ne ha bisogno chi ha stravolto tutto”) Trentatrè giorni dopo la partita con l’Alessandria, ultimo atto di un campionato di Lega Pro chiuso, da “matricola”, con un ottimo quinto posto, il Padova ha completato, con l’ingaggio dell’allenatore, la sua rivoluzione tecnica, un “ribaltone” in piena regola. Non se ne sentiva affatto il bisogno, ma, tant’è, nella stanza dei bottoni così hanno deciso (a sentir loro, in totale sintonia, e noi continuiamo a dubitarne) Bergamin e Bonetto, e così è stato. Certo che ora bisogna prendere il pallottoliere per contare quanti componenti del nuovo staff, fra dirigenti e uomini di campo, saranno a libro-paga, oltre al fatto che dovranno essere rispettati i contratti in essere con De Poli e Parlato. Se non sbagliamo i conti, sono in 9, partendo da Zamuner per arrivare a Lavezzini, il cui ruolo è cambiato, mentre prima erano 7 (il ds e il team manager Giancarlo Pontin, più lo staff di Pillon), e di questi ultimi è rimasto Zancopè. Ognuno spende i soldi come crede, ma è un’altra di quelle operazioni incomprensibili che questa società negli ultimi tempi ha partorito, così come non c’è tuttora chiarezza sul budget a disposizione per il mercato. Se a Pillon, così come ha raccontato lui stesso, era stato prospettato un investimento complessivo di poco più di 700 mila euro, è quantomeno singolare parlare – come ha fatto l’a.d. – di «uno dei più importanti della categoria». Soprattutto se occorre mettere in conto, insistiamo, emolumenti superiori per avere più tecnici e collaboratori nell’organigramma. A Brevi, nei confronti del quale troviamo assurdo, come fa qualche tifoso, muovere già delle critiche, rivolgiamo un caloroso (e doveroso) augurio. Ne ha molto di bisogno, perché la “rivoluzione” del terzo anno è figlia anche di tanto camaleontismo. E quando si cambia pelle così in fretta, bisogna stare attenti a non… scottarsi.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) «Non esiste un modulo di per sé vincente: l’importante è la mentalità che si trasmette alla squadra, e la necessità è far rendere al massimo il materiale che c’è nel gruppo. Faccio un esempio: per esaltare le qualità di Neto Pereira il 4-3-3 potrebbe non essere valido, perché portandolo sull’esterno si toglie forza alla squadra. Quanto ai giocatori da prendere, non ci sono “fedelissimi” o elementi di fiducia: esistono solo giocatori bravi». L’impatto. La prima risposta della tifoseria, dopo la sua investitura, non è stata di certo entusiasta. Ma Brevi, deciso e razionale, non si è lasciato spaventare dall’impatto con un ambiente un po’ scettico. «Ho già vissuto piazze in cui c’era pressione, e sono qui per dare tutto me stesso. Sarà con il lavoro che cercherò, con la massima correttezza e il massimo rispetto, di far cambiare l’opinione nei miei confronti. Quello che possiamo fare è vincere le partite: per svolgere questo mestiere bisogna prendersi le responsabilità, e io sono qui per affrontarle senza paura».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Un anno di contratto, con opzione di rinnovo in base ai risultati. «Sono molto contento di questa opportunità», le prime parole di Brevi dopo l’insediamento. «Mi reputo una persona seria, corretta e diretta. So che le aspettative del Padova sono degne di una realtà molto importante per la categoria. Per me il blasone è sicuramente uno stimolo ulteriore a dare il massimo». Le idee. Ora che il Padova ha il suo mister, può finalmente cominciare l’opera di costruzione della squadra. «Conosco l’organico dell’anno scorso, il Padova ha fatto un campionato importante e di certo iniziamo da un’ottima base di partenza. Forse è un po’ prematuro parlare della squadra che verrà, ma il fatto di non cominciare da zero, di non avere nulla da ricostruire, è un ottimo punto su cui costruire il futuro». Anche se il modulo favorito è il 4-3-3, nella sua carriera Brevi ha spesso utilizzato anche il 4-2-3-1, giocandosi a Catanzaro anche la carta della difesa a 3.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il nuovo allenatore del Padova è un milanese di 49 anni dalla voce sicura, e con una grande voglia di rivincita. Oscar Brevi siederà sulla panchina biancoscudata: ormai non c’erano più dubbi sul fatto che la scelta di Giorgio Zamuner sarebbe ricaduta su di lui. Ieri mattina, dopo un breve confronto con la proprietà, è arrivata la firma, e nel pomeriggio c’è stata, allo stadio, la presentazione ufficiale. Ma accanto al tecnico lombardo ci sarà anche un pezzo del Padova che fu: il vice, infatti, sarà Andrea Bergamo. Padovano, protagonista come giocatore nei primi anni Duemila, poi in panchina (proprio come vice) sotto la gestione di Maurizio Pellegrino. La scelta. «Brevi è sempre stata la mia prima opzione per la panchina», è stata l’ammissione del direttore generale Zamuner. «Una persona che conosco, che so avere capacità sul campo, preparazione e motivazioni. Ha accettato con entusiasmo, e anche se negli ultimi giorni mi sono confrontato anche con altre persone (D’Aversa e Petrone, ndr), nella mia testa la scelta era già fatta. Con lui arriva anche Andrea Bergamo, che è stato mio compagno di squadra e che stimo molto: è un padovano e so che qui è ben visto, per noi un ulteriore tassello per crescere dal punto di vista tecnico».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «Qui non abbiamo americani o cinesi, ma due piccoli imprenditori che hanno il Biancoscudo nel cuore. Non siamo qui per business o per costruire appartamenti, vogliamo solo costruire un Padova solido. Ma questo non significa che smantelleremo la buona squadra dello scorso anno: abbiamo confermato tutti i giocatori migliori, il budget stagionale è uno dei più importanti della categoria, e gli obiettivi sono di alta classifica». Insieme ad Oscar Brevi e al vice Andrea Bergamo, arriveranno nuove figure nello staff: Fabio Martinelli sarà il preparatore atletico, Ottavio Strano collaboratore tecnico, Marcelo Mateos il nuovo team manager. Confermati Adriano Zancopè alla preparazione dei portieri e Simone Tognon allo scouting: quest’ultimo sarà supportato da Rino Lavezzini, che rimarrà in società rivestendo questo nuovo ruolo.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) «Provate a darci un po’ di fiducia: aspettate un paio di mesi prima di giudicare». Con queste parole, l’amministratore delegato Roberto Bonetto ha invitato alla collaborazione tutta la piazza padovana. «I successi nascono da un gruppo coeso: se vogliamo rivedere Padova nelle categorie a cui ambisce, cerchiamo di fare fronte comune e diamo tempo alla società di portare avanti il suo programma. Se a ottobre avremo sbagliato, riconosceremo i nostri errori, ma tutte le scelte che abbiamo fatto finora le abbiamo condivise. Le “baruffe” ci sono state, come in tutte le buone famiglie, ma sono rientrate: per il bene del Padova, la nostra volontà è rendere più forte finanziariamente la società, e metterla in condizione di autosufficienza nel caso in cui, in futuro, qualcuno di noi possa compiere un passo indietro».

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Bolle il mercato, a Padova e Cittadella, senza dimenticare il Campodarsego, ancora appeso a una speranza (remota) di ripescaggio in Lega Pro. Il direttore generale Giorgio Zamuner ha già messo in cantiere le prime mosse. Offerta a Mattia Minesso (in foto), che lascerà il Cittadella: si attende la risposta del giocatore, cercato anche da Bassano e Pordenone. Per la difesa quasi sicuramente non verrà rinnovato il contratto a Fabiano, che potrebbe finire al Catania, anche se per il momento non arrivano conferme in merito alla pista siciliana. Proposta recapitata pure a Guido Davì, che aveva un accordo col Venezia prima dell’arrivo di Filippo Inzaghi in panchina. Per adesso l’agente nicchia, su Davì ci sono pure il Benevento e la Feralpisalò. Giandonato è di ritorno da Lanciano per fine prestito, ma il club abruzzese, se riuscirà a evitare la sparizione dopo le recenti difficoltà economiche, ha già annunciato la volontà di riscattarlo. Nomi cari al neoallenatore Oscar Brevi sono Domenico Germinale, attaccante nell’ultima stagione a Bassano, dove si è procurato un grave infortunio al ginocchio, l’esterno sinistro basso del Lecce Matteo Legittimo, che può giocare anche a destra e di Giordano Fioretti, 10 gol lo scorso anno nella Maceratese. Per ora soltanto idee (come Berra della Pro Vercelli), soltanto accostamenti, nessun affare fatto o in dirittura d’arrivo. Ma il telefono di Zamuner comincia a essere bollente e scatta la caccia al rinforzo.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Si presenta con un profilo basso, ma deciso. Il clima di sfiducia e di scetticismo lo ha percepito, dire che lo spaventi tuttavia sarebbe errato. Guarda la platea, ha un moto di sorpresa quando si accorge che sala stampa dello stadio Euganeo è piena: «Ma quanti siete, caspita…». Il primo giorno di Oscar Brevi da nuovo allenatore del Padova è all’insegna della prudenza e della voglia di dimostrare a tutti che la sua carriera ha avuto anche qualche lampo importante, come a Cremona e a Catanzaro, oltre al passaggio a vuoto di Ferrara, su cui ci sarebbe molto da dire: «Non conoscevo Brevi – ammette il presidente Giuseppe Bergamin – ma mi ha fatto una buona impressione e lo vedo molto determinato». Una strada in salita, quella che aspetta Brevi, da percorrere con costanza e attenzione: «Ma questo dopotutto già lo sapevo anche prima di venire a Padova – sorride Brevi – conosco Pillon, di cui sono stato giocatore. E lo ritengo un ottimo allenatore. Ma nel calcio va così, ognuno di noi, quando siede su una panchina nuova raccoglie l’eredità di qualcun altro. E io sono pronto ad accettare la sfida, tentando il più possibile di portare in alto questa squadra». A questo proposito, a fare ancora una volta chiarezza sugli obiettivi della società pensa l’amministratore delegato Roberto Bonetto, che spiega: «Vorrei che dalla società uscisse un messaggio chiaro: questa società ha una visione comune, è solida e vuole andare avanti per costruire un futuro roseo. Per il bene del Calcio Padova siamo una società coesa ed unita, quindi tutte le decisioni prese finora sono state condivise. La nostra volontà è di rendere più forte e solida la società a livello economico. Non siamo qua per fare business e puntiamo alla “padovanità”, perché poi magari arrivano americani, asiatici e via dicendo ed abbiamo visto com’è andata a finire altrove… Non stiamo sbaraccando, Diniz e Altinier sono sotto contratto, abbiamo rinnovato De Risio e Neto Pereira, Sbraga è nostro, Favalli pure». Brevi precisa: «Mi reputo una persona seria, diretta e corretta. Il Padova arriva da un buonissimo campionato, quindi le basi solide ci sono già. L’ho visto giocare più volte l’anno scorso, conosco i giocatori e qualcuno l’ho già allenato. Con il direttore Zamuner troveremo i giocatori ideali che ci permettano di migliorare. Vogliamo migliorare e il modulo lo decideremo strada facendo». Zamuner, a sua volta, cita una serie di giocatori da cui ripartire e fra questi non c’è Fabiano. Il cui rinnovo, a questo punto, è da escludere, considerato il contemporaneo forte interesse per Ingegneri (lo scorso anno a Pordenone): «La base c’è – spiega il dg – e da questa ripartiremo, mettendo dentro altri giocatori importanti. Dovremo lavorare sulla fascia destra, sul centrocampo e sull’attacco. Dove il nostro obiettivo è quello di portare un’altra punta e un’altra giovane e di prospettiva». Partire (relativamente) a fari spenti, lasciando il ruolo di favoriti ad altri, in definitiva, può non essere necessariamente un male.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica finale: Cittadella 76, Pordenone 65, Bassano 62, Alessandria 57, Padova 54, Cremonese 53, Reggiana 52, FeralpiSalò 50, Pavia 49, SudTirol 44, Renate 43, Giana Erminio e Lumezzane 42, Pro Piacenza 39, Cuneo e Mantova 34, AlbinoLeffe 20, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentaquattresima giornata: Cremonese-Cuneo 2-1 (Sansovini (Cr) al 15′ st, Brighenti (Cr) al 22′ st, Cavalli (Cn) al 38′ st), FeralpiSalò-Pavia 1-3 (Manconi (Pv) al 9′ st, Ferretti (Pv) al 13′ st, Romero (Fs) al 35′ st, Ferretti (Pv) al 44′ st), Lumezzane-Pro Piacenza 0-0, Mantova-AlbinoLeffe 1-1 (Gonzi (Mn) al 25′ pt, Magli (Al) al 33′ pt), Padova-Alessandria 4-0 (Fabiano (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 23′ pt, Altinier (Pd) al 25′ pt e al 1′ st), Pordenone-Giana Erminio 3-1 (Bruno (Ge) al 12′ pt, Beltrame (Pn) al 16′ pt e al 2′ st, Valente (Pn) al 36′ st), Reggiana-Bassano 2-2 (Mignanelli (Re) al 47′ pt, Momenté (Ba) al 27′ st, Alessi (Re) su rigore al 37′ st, Cenetti (Ba) al 46′ st), Renate-Pro Patria 3-1 (Napoli (Re) al 3′ pt, Teso (Re) al 10′ pt, Santana (Pp) al 35′ pt, Ekuban (Re) al 20′ st), SudTirol-Cittadella 2-3 (Fink (St) al 5′ pt, Tait (St) al 11′ pt, Litteri (Ci) al 12′ pt, Paolucci (Ci) al 43′ pt, Coralli (Ci) al 25′ st).

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.




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