Live 24! Padova, a Mezzano arrivano Matteo Mandorlini e Domenico Germinale

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Ore 22.10 – (Alto Adige) Il diesse Piazzi ha trovato l’ala sinistra. Si tratterebbe (il condizionale è d’obbligo) del ventiduenne Marco Rosafio, attaccante italo-svizzero, (cartellino di proprietà del Lecce) che nella scorsa stagione ha militato nelle file del Monopoli. La carriera di Rosafio parte nelle file del settore giovanile della società salentina. Maglia giallorossa che l’attaccante, nato a Coira (Chur in tedesco) nel Cantone dei Grigioni, indossa per la prima volta da professionista a soli 18 anni. Una unica presenza con il Lecce, mentre sono ventisei quelle che il giovane virgulto registra, sempre in C1, con la maglia dell’Esperia Viareggio. Nelle ultime due stagioni Rosafio firma ulteriori prestazioni in Legapro: nella stagione 2014-2015 viaggia nel girone di andata ancora con il Lecce (5 presenze, 0 gol), mentre nel girone di ritorno si appunta sul petto lo scudetto del Forlì, disputando sedici incontri e realizzando una rete. Nella passata stagione, come detto, per l’ala sinistra si sono schiuse le porte del Monopoli, giocando 20 partite realizzando una rete. Da un attaccante da testare ad un altro che ha già impresso il suo marchio. Il “ragazzo di Calabria” Ettore Gliozzi rimane alla corte dell’Alto Adige. Piazzi ha trovato l’accordo con il Sassuolo che ha concesso il prestito annuale. Nella stagione stroppiana, Gliozzi ha esaltato le platee distinguendosi come un attaccante di razza, forte fisicamente e con l’istinto tipico del rapinatore d’area. La punta è maturata con la maglia amaranto approdando successivamente al Sassuolo, seguendo le “orme” di un altro compagno di spogliatoio come Simone Missiroli. Con i neroverdi emiliani, Gliozzi ha la soddisfazione di timbrare una presenza in serie A (Sassuolo-Torino). Nella passata stagione l’attaccante si è distinto anche per essere risultato il fromboliere principe della compagine biancorossa realizzando nove reti in venti incontri. In casa Alto Adige è stato anche perfezionato il rinnovo del prestito di Alessandro Bassoli. L’intesa maturata con il Chievo Verona, proprietario del cartellino, consente al ventiseienne difensore di proseguire la militanza con la maglia altoatesina, con la quale ha già totalizzato 94 presenze e 7 gol, in tre stagioni non consecutive. Giova ricordare che anche Bassoli, cresciuto calcisticamente nel Bologna, con la maglia rossoblù vanta una presenza nella massima serie. Dal calcio mercato ai prossimi appuntamenti stagionali che per l’Alto Adige partiranno con la Tim Cup. Competizione alla quale la società di Baumgartner è stata ammessa al posto del Pavia, escluso dal campionato di Lega Pro.

Ore 21.50 – (Alto Adige) E’ finita tre a zero ma il nuovo Alto Adige ha saputo tenere testa al Grifone. Nel primo test amichevole della stagione, i biancorossi di Viali hanno incrociato i tacchetti nell’amichevole di lusso giocato contro il Genoa di mister Juric. Sul terreno della Val Stubai, in Austria, l’Alto Adige ha sciorinare un calcio aggressivo, almeno nella prima parte della gara, dimostrando già qualche buona intesa, anche se il tutto, ovviamente, dev’essere letto nell’ottica di una compagine appesantita dai carichi di lavoro accumulati nei primi giorni di ritiro. Il Genoa, con il trentino Fiamozzi in rosa, si è aggiudicato il match, gonfiando tre volte la rete biancorossa grazie alle marcature di Pavoletti, Ocampos e Gakpè. Mister Viali ha fatto girare in campo tutti gli uomini a sua disposizione, mentre tra le file rossoblù hanno marcato visita Munoz, Ntcham e Lazovic. L’avvio della gara è di marca Alto Adige con un paio di conclusioni di Gliozzi, fresco di rinnovo: sulla prima l’estremo Lamanna addomestica la sfera con un puntuale intervento, mentre nella seconda il calabrese traccia una parabola che scheggia la traversa. Poi viene fuori il Genoa, che all’8’ sblocca il risultato con Pavoletti: azione pregevole e bella da vedere intessuta con scambi di prima con Ocampos e Gapkè, sigillata da Pavoletti con un tapin facile facile. Il raddoppio genoano arriva al 39’ con Ocampos che di testa anticipa tutti e insacca su corner. La seconda frazione riparte praticamente con la terza rete rossoblù firmata al 13’ da Gakpè, il quale su gran palla filtrante di Ocampos, beffa Coser con un colpo sotto che va ad anticipare l’uscita dell’estremo. Da qui in avanti la gara procede sotto l’incalzare della girandola dei cambi ed in questo periodo il Genoa sfiora ancora la marcatura con Rincon, Pandev, Zanimacchia e Capel. L’unico cartellino giallo della gara è stato sventolato sotto il naso di Marchese, stranamente. «Sono molto contento per l’atteggiamento dimostrato dai miei ragazzi – ha detto mister Viali a fine gara – lavoriamo da tre giorni per cui la condizione fisica non poteva essere ottimale. Nonostante ciò abbiamo provato quelle situazioni alle quali tengo particolarmente, sopratutto in fase di aggressività. Lo abbiamo fatto pur avendo di fronte una squadra di serie A, qualche volta l’abbiamo fatto bene, altre volte meno. I ragazzi, comunque, e sopratutto i più giovani hanno dimostrato coraggio per tutti i novanta minuti. L’undici del primo tempo, quello titolare? No, assolutamente. I ragazzi dovevano fare un tempo a testa, anzi qualcuno come Tulli ha avuto un minutaggio preciso (30’) per via delle non perfette condizioni fisiche. Ho voluto mischiare un po’ le carte facendo giocare tutti».

Ore 21.30 – (Gazzetta di Reggio) Partenza importante per la campagna abbonamenti della Reggiana. Mike Piazza dagli States e Stefano Compagni hanno spinto i tifosi ed essi hanno risposto presente fin dal primo giorno disponibile della campagna abbonamenti. Alle ore 19 di ieri erano infatti già 154 (2 Tribune Autorità, 29 Tribune Centrali, 55 Distinti e 67 Curva Sud) gli abbonamenti sottoscritti dai tifosi, segno evidente e tangibile dell’entusiasmo che regna attorno alla squadra di mister Colucci. Il numero è certamente destinato a salire nell’arco della serata perché potendo sottoscrivere il tagliando stagionale anche on line ognuno può farlo a qualsiasi ora del giorno o della notte comodamente dalla propria abitazione. In una sola giornata sono stati sottoscritti più abbonamenti che nell’intera prima settimana di campagna della scorsa stagione. L’abbonamento numero 1 lo ha sottoscritto Alessandro Menozzi, bancario, sfegatato tifoso della Reggiana. Ha scelto il settore Distinti.

Ore 21.10 – (Gazzetta di Reggio) Anche per il centrocampista Dario Maltese questo ritiro di Villa Minozzo con la Reggiana è il primo in assoluto, nonostante quello appena iniziato sia per lui il terzo anno di militanza con la casacca granata. Il giocatore palermitano, nelle precedenti due stagioni, era infatti di proprietà del Latina e in entrambi i casi si era aggregato a Spanò e compagni solo alla fine del mercato estivo. Finalmente per lei arriva un inizio di stagione non di rincorsa… «Infatti, di solito arrivavo a Reggio dopo venti o trenta giorni ma credo sia meglio iniziare tutti insieme ed, oltre ciò, quest’anno mi sento molto più maturo e potrò crescere ancora. Devo limare alcune pecche anche grazie ai consigli del mister». La prima impressione che si ha, da fuori, è che in questa Reggiana sembri regnare un clima sereno ed ideale. «E’ così. Qui ci si prepara al meglio per questa nuova avventura, anche per dimenticare quella dell’anno scorso, nella speranza di ripartire con un piglio diverso ed in maniera differente. Sappiamo che la società si è rinnovata e potenziata ed il nuovo tecnico ne è l’espressione sul campo, perciò vogliamo tutti fare bene». Ripensando a come è finita la passata stagione sentite già pressione addosso? «Ancora no, ma per ora è importante pensare ad allenarci ed a correre poi quando arriveranno le partite ci penseremo». Secondo lei cosa può dare in più l’arrivo di Leonardo Colucci? «Sotto il profilo umano e calcistico ci può insegnare tanto, soprattutto ad uno che gioca nel mio ruolo dal momento che lui è stato un centrocampista, ma in generale credo che possa aiutare tutti. Basta stare attenti e concentrati durante gli allenamenti». Le sembra un gruppo importante? «Molti sono giovani e poco esperti della categoria perciò si deve lavorare tanto. Chiaro è che dopo sei giorni non posso esprimermi sul fatto che siamo già affiatati ma abbiamo comunque grandi margini di miglioramento e possiamo solo crescere». Dario Maltese si aspetta di avere in mano le leve della regìa tattica di questa nuova Reggiana? «Io darò il massimo durante la settimana per ritagliarmi il mio spazio e per giocare di più e meglio, poi se arriverà qualcuno più bravo di me pazienza ma comunque sono scelte che non spettano a me». Guardando le possibili avversarie quale ruolo nel prossimo campionato potrà recitare la Reggiana? «E’ inutile pensare adesso agli altri, molto meglio guardare in casa nostra e valutare le cose di giorno in giorno e di partita in partita. Poi… si vedrà». DAL RITIRO. Nella giornata di ieri la formazione allenata dal tecnico Leonardo Colcci ha svolto una sola seduta di allenamento al mattino, con il tecnico granata che ha lasciato ai giocatori il pomeriggio libero. «Non voglio più tornare al calcio di 15 anni fa quando si facevano 25 giorni di ritiro consecutivi e poi ti lasciavano mezza giornata libera. Crediamo che quando ci sono carichi di lavoro importanti sia giusto lasciare alla squadra anche il meritato riposo».

Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) A vederlo sul campo, Leonardo Colucci sembra ancora un giocatore: corre insieme ai calciatori, li incita dall’inizio alla fine dell’allenamento cercando di trasmettere il proprio spirito alla squadra. Che vuole sia fatta di uomini che hanno voglia di lottare. Di fatto la Reggiana sembra essere già ad un buon punto della strada dettata dal proprio tecnico. Come stanno procedendo questi primi giorni in quota? «Molto bene, sono davvero soddisfatto dell’impegno e dell’abnegazione che i ragazzi mettono sul campo in ogni allenamento. Iniziamo ad avere una fisionomia di squadra e di gruppo. Questo è l’aspetto su cui ho puntato fin dal primo giorno: voglio una squadra che non molli mai». Su quali aspetti state ora lavorando? «Abbiamo fatto una partenza in crescendo sotto l’aspetto fisico e stiamo lavorando tanto sui principi di gioco, prestando molta attenzione al gruppo, perché dal più vecchio al più giovane devono dare tutti il massimo sempre» In città c’è grande attesa… «La sentiamo anche qua, questo ritiro ci fa sentire il calore dei tifosi. Girando per il paese si notano le bandiere fuori dalle terrazze e questo è un segno di vicinanza». Che cosa vi manca ancora? «Dei ragazzi in ruoli specifici, soprattutto a centrocampo dove abbiamo solo Bartolomei, Maltese e Bonetto. La società sta seguendo dei profili importanti e per raggiungerli ci vuole tempo. Certo, prima arrivano meglio è, così da riuscire ad integrarsi al meglio non solo sul campo, ma anche nel gruppo». Durante gli allenamenti nessuno tira indietro la gamba, è quello che chiede ai giocatori? «Si parte da questo per ottenere dei risultati, dall’atteggiamento e dalla mentalità. La garra, come si dice in Sud America, non deve mai mancare, dopodiché si inizia a parlare di calcio. Si può giocare ed essere aggressivi, ci vuole tempo però sono contentissimo dell’atteggiamento e della mentalità che i ragazzi stanno motrando». Cosa vi ha portato Marchi? «E’ un professionista esemplare. Ha dimostrato grande attaccamento al progetto volendo venire a tutti i costi a Reggio, scendendo di categoria e riducendosi l’ingaggio avendo ancora un biennale alla Pro Vercelli. Abbiamo un uomo di spessore che sarà da esempio ai più giovani». Un nome sul taccuino di Grammatica è Cesarini… «Puntiamo ad vere 6/7 elementi di qualità che si giocheranno il posto. Creare una competizione al di là del nome è importante. Il direttore questo lo sa e credo si stia muovendo alla grande. I profili che ha sono profili da Reggiana». Lombardo e Pellizzari? «Li conosco per averli affrontati con la Primavera, devono crescere senza troppe pressioni, ma chi lo merita scenderà in campo, qui l’età non conta».

Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova continua ad allenarsi al Martelli in vista del debutto stagionale, fissato per sabato (ore 17) contro una selezione di calciatori mantovani di Prima categoria e Promozione. Ieri mister Luca Prina ha fatto svolgere principalmente test atletici, «per avere un quadro completo sulla situazione dei ragazzi – spiega il tecnico – e personalizzare poi la preparazione». Oltre a Di Santantonio, che sta svolgendo la riabilitazione alla caviglia a Volta, assente Momentè, messo ko da un virus intestinale che l’ha costretto addirittura al ricovero ospedaliero. Gli altri biancorossi sono tutti in buone condizioni e pronti ad affrontare oggi e domani le prime doppie sedute della stagione, nel corso delle quali i carichi di lavoro aumenteranno. Sabato, oltre alla prima amichevole stagionale, ci sarà anche un allenamento mattutino. Poi domenica Caridi e compagni godranno di una giornata di riposo. Per quanto riguarda la seconda amichevole stagionale, fissata per mercoledì al Martelli (ore 18) contro una selezione di calciatori bresciani di Promozione e Prima categoria, ci sarà una sorpresa. A calcare il prato del Martelli tornerà infatti, da avversario, Davide Bersi. Il mancino, che in biancorosso ha vissuto tre stagioni collezionando 92 presenze e 8 gol, ha scelto infatti di scendere di categoria e di andare in Promozione al CazzagoBornato, dove allenerà anche una squadra del vivaio. Bersi ha infatti nel frattempo aperto un’agenzia di assicurazione insieme a un altro ex biancorosso, Giordano Paganotto.

Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) Dopo il ritorno in biancorosso di Filippo Boniperti, anche quello di Angelo Siniscalchi è imminente: «Sarò lì venerdì pomeriggio – dice il 32enne difensore -, aspettiamo la firma e poi brinderemo. Ci siamo sentiti la prima volta martedì, penso che una trattativa più veloce di questa non si poteva fare». Siniscalchi è felice perché ha voluto fortemente l’Acm, dichiarandolo pubblicamente, andando incontro alla società sotto il profilo economico e «facendo un grande sforzo», come confermano i dirigenti di Viale Te. L’obiettivo del presidente Sandro Musso, per far tornare i conti, è comunque quello di effettuare almeno una cessione nelle prossime 48 ore e agevolare così la firma di Siniscalchi. Il mirino è puntato soprattutto sul centrocampista Perpetuini, che continua a temporeggiare pur avendo offerte da ben 4 squadre (Lucchese, Pistoiese, Messina e Ancona) e sull’attaccante Tripoli, corteggiato da Ancona e FerapiSalò. Per Momentè, Sereni e De Respinis, invece, al momento non ci sono offerte concrete sul tavolo. E per gli ultimi due non è da escludere a priori la via della rescissione contrattuale. Nel frattempo, oggi il Mantova accoglierà il 20enne centrocampista Ibrahima Pape Sene (preso in prestito dall’Entella), che atterrerà alla Malpensa in mattinata dal Senegal e nel pomeriggio sarà già in campo agli ordini di mister Luca Prina. Sempre in giornata dovrebbero arrivare a Mantova altri due acquisti: si tratta del 22enne esterno Andrea Bandini dell’Inter (lo scorso anno 26 partite nel Sudtirol, l’anno prima 33 nel Prato) e del coetaneo esterno sinistro Giuseppe Nicolao del Napoli, nell’ultima stagione (9 presenze) penalizzato a Melfi da un grave infortunio al ginocchio. Proprio per questo motivo, Nicolao starà per una settimana a Mantova in prova, in modo che lo staff medico e lo staff tecnico possano verificare bene le sue condizioni fisiche. Una fumata nera, invece, arriva per Andrea Trainotti. Il 23enne difensore, che sta recuperando dall’intervento al ginocchio e dovrebbe tornare in campo a fine ottobre, ha ricevuto dal Padova un’offerta economica importante e l’Acm ha risposto al suo procuratore che non intende partecipare all’asta. Per quanto riguarda invece Matteo Paro, si attende fra oggi e domani una sua risposta. Il 33enne regista potrebbe infatti accasarsi in serie B (pare siano interessate Latina e Ternana), ma in caso contrario considererebbe Mantova la sua prima scelta in Lega Pro. L’arrivo di Paro completerebbe il reparto di centrocampo e a quel punto il Mantova dovrebbe puntellare la rosa soltanto con alcuni altri giovani. Fra questi il 21enne portiere del Crotone Luca Maniero, che nella scorsa stagione ha collezionato 5 presenze nel Pordenone. Per quanto riguarda la difesa, restano percorribili le piste che portano ad altri due giovani centrali: il 20enne Valerio Zigrossi dell’Entella e il 21enne Giacomo Lucarini del Genoa. Sembra invece inarrivabile, a causa dell’oneroso contratto sottoscritto con l’Udinese, il 22enne Agostino Camigliano, che lo scorso anno ha giocato soltanto tre partite in B a Trapani, ma che ha alle spalle esperienze in cadetteria anche con Brescia, Entella e Cittadella. Per quanto riguarda gli ex biancorossi, c’è da segnalare che il 21enne esterno Leonardo Longo (11 gare con l’Acm nell’ultimo torneo) si è accasato al Catanzaro. Per Juri Gonzi (che il Mantova avrebbe voluto trattenere ma a soltanto a cifre abbordabili) si parla invece di un interessamento del Fano.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Modena) Seconda amichevole stagionale per il Modena di Simone Pavan, che alle 17 di oggi sfiderà sul campo Lotta di Fanano il Fiorano, squadra di Eccellenza allenata da Mirko Fontana. La cornice di pubblico sarà probabilmente ancora più desolante rispetto a quella di domenica scorsa, quando ad assistere al primo test contro una rappresentativa locale c’erano circa 150 spettatori, ma riconquistare i tifosi dopo la retrocessione in Lega Pro sarà una missione difficile e lunga, inevitabilmente legata anche alle mosse di una società sempre più invisa alla piazza ed in affanno. Qualcosa di più veritiero si potrà comunque vedere, perché l’asticella delle difficoltà inizierà ad alzarsi, seppure l’avversaria sia sempre una formazione dilettantistica, e soprattutto perché il Modena avrà nelle gambe quattro giorni di lavoro atletico e tattico. Nella seconda amichevole stagionale farà il proprio debutto anche Alberto Cossentino, difensore 27enne ingaggiato per rimpolpare una retroguardia orfana di centrali esperti. Cossentino ieri mattina si è sottoposto alle visite mediche, prima di recarsi in sede per firmare un contratto annuale e raggiungere i nuovi compagni in ritiro, dove nel pomeriggio ha svolto il suo primo allenamento. Nella sua carriera, dopo il debutto in Europa League con il Palermo quando ancora era un giovane di belle speranze della Primavera, c’è tanta serie C vissuta con alterne fortune, anche alla Reggiana, ed una parentesi in D alla Torres nella passata stagione, quella che gli ha fatto guadagnare la chiamata del Modena e ritrovare la Lega Pro. Con un piccolo giallo, visto che il 15 luglio era stato annunciato come nuovo giocatore del Rieti in serie D, presto risolto da un comunicato del club laziale: “Il calciatore è stato lasciato libero di rispondere alla chiamata del Modena ritenendo il trasferimento in Lega Pro migliorativo, a riprova ulteriore che la scelta era caduta su un elemento dalle indubbie qualità tecnico-tattiche”. Non è un colpo ad effetto, ma un profilo di quelli sui quali inevitabilmente si punterà in questa stagione, sperando che la scelta porti anche qualche soddisfazione sportiva oltre ad un sicuro risparmio. Tra oggi e domani il ds Pavarese dovrebbe chiudere per l’ala classe ’97 Samuel Appiah. Prima, però, può arrivare una punta esperta.

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Sarà la Primavera dell’Udinese a fare l’esame al Pordenone prima dell’esordio dei neroverdi in Tim Cup (avversaria ancora da designare) il 31 luglio. I giovani bianconeri di Luca Mattiussi (dirigente responsabile Angelo Trevisan) affronteranno i neroverdi a Maniago il 28 luglio alle 18. Gara che sarà un buon test per entrambe le formazioni. La Primavera udinese infatti dall’11 al 15 agosto sarà impegnata a Caen (Francia) per la Peronne Cup. BUONA LA PRIMA – Ieri intanto ha svolto il suo primo allenamento in val But Sergiu Suciu. «Sono contento che sia arrivato – ha detto Bruno Tedino che ha fortemente voluto il romeno -. Ovviamente ora è in ritardo di preparazione rispetto ai compagni che stanno lavorando già da una decina di giorni. Mi aspetto che ci dia dentro con determinazione per colmare il gap. Certo – gongola il tecnico-manager – è un ottimo acquisto. È una mezzala di buona fisicità che sa fare entrambe le fasi, è dotato di buona tecnica e ha giusti tempi d’inserimento. Elemento ideale per sostituire Mandorlini». COMPLETO – Rispetto alla scorsa stagione iniziata sempre ad Arta il Pordenone 16-17 sembra già al completo. «Sì – annuisce Tedino -. Anzi siamo in 27. Il numero ideale per una rosa è 24». Tre neroverdi quindi sono di troppo. In attesa di fare la valigia sono Valente e Finocchio. «Ragazzi ammirabili – li ritiene Tedino – perchè nonostante tutto stanno lavorando come e di più degli altri. Chi li prenderà se li troverà già pronti a scendere in campo». Il terzo? «Probabilmente un giovane – risponde Tedino -. Qualcuno dei fuoriquota sta facendo un po’ di fatica a tenere i ritmi di una prima squadra di professionisti». ULTIMI GIORNI – Il Pordenone resterà ad Arta sino al 24 luglio. Domani Stefani e compagni affronteranno il secondo test-match del ritiro. Il primo, di sabato scorso contro la selezione Arta-Cedarchis, si è concluso con un 19-0 esagerato che ha fatto divertire i 200 supporters che non hanno voluto mancare la vernice dei ramarri e la festa susseguente del Sabato Neroverde, durante la quale è stata presentata la squadra e la nuova campagna abbonamenti. Sparring partner di domani sarà il Bordano sul rettangolo del campo sportivo di Imponzo. «Dovrebbe essere – rivela Tedino – una squadra in grado di impegnarci un po’ di più rispetto alla selezione Arta-Cedarchis, fatta comunque di ragazzi generosi e soprattutto leali e ben attenti a non farci del male in questa fase critica della preparazione». Per assistere alla seconda e ultima amichevole del ritiro arriverà a Imponzo anche il presidente Mauro Lovisa che è particolarmente soddisfatto della campagna di rafforzamento, con la regia di Tedino, Denis Fiorin e Matteo (suo figlio), e dell’impegno che vecchi e nuovi ramarri stanno mettendo per preparare la nuova stagione.

Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) Un altro tassello va al suo posto. Il Pordenone ha ufficializzato l’acquisto del centrocampista Jeremie Broh-Tonye (classe ’97). Papà ivoriano, mamma camerunense, ma di nazionalità italiana, Broh è stato uno dei giocatori più promettenti dell’ultimo campionato Primavera, che ha disputato con la maglia del Sassuolo. Due gol e 4 assist: sono solo i numeri più evidenti di un talento in erba su cui molti sono pronti a scommettere. In particolare il tecnico neroverde Bruno Tedino, che è riuscito a strappare al Sassuolo il prestito del giocatore sino al giugno del 2017, nonostante su di lui ci fossero molti altri club di Lega Pro e, pare, anche di B. Predestinato. Del resto, Broh è già noto alla platea del grande calcio, avendo debuttato in serie A in un Fiorentina-Parma del maggio 2015. Allora vestiva la maglia dei ducali, allenati da Roberto Donadoni. Era l’anno della retrocessione in serie B dei parmensi e del successivo fallimento con ripartenza dai dilettanti. Così il Sassuolo, una delle società più attente ai giovani futuribili, non se l’è lasciato scappare e dopo un torneo con la Primavera, ha deciso di farlo maturare in riva al Noncello. Per la gioia di Tedino. In arrivo. Il quale ora può considerare praticamente chiuso anche il centrocampo. La ciliegina sulla torta arriverà nelle prossime ore e si chiamerà Sergiu Suciu (’90), il mediano del Torino reduce da una stagione alla Cremonese. Suciu, così come Broh, già lavora agli ordini dell’allenatore neroverde nel ritiro di Arta. Con i loro innesti non si dovrebbe sentire la mancanza di Matteo Mandorlini, ormai destinato a firmare per il Padova. La risoluzione è vicina. Nel frattempo il dg biancoscudato Giorgio Zamuner starebbe per mettere a segno un colpaccio: l’attaccante ex Empoli, la scorsa stagione ad Avellino, Francesco Tavano (’79). Rinnovo. Ma il Pordenone, che continua a pensare pure a Fabio Bellazzini (’87) del Pavia, non teme la concorrenza. E oltre a rinforzarsi, sta blindando i suoi gioielli. Prolungato (manca solo l’ufficialità) di un anno il contratto dell’estroso Luca Cattaneo (’89), in scadenza nel 2017. Per la felicità dei tifosi, di cui l’ex Bassano è un autentico beniamino. Abbonamenti. A proposito di tifo: da sabato via alla campagna abbonamenti per i fedelissimi della scorsa stagione. Quindi, da lunedì a mercoledì prossimo ancora prelazione, mentre da giovedì 28, vendita libera. La campagna abbonamenti sarà illustrata nel dettaglio in una conferenza in programma domani alle 15 al centro sportivo De Marchi.

Ore 18.50 – (Giornale di Vicenza) Ufficiosamente Caio De Cenco, sogno più o meno proibito del Bassano è fuori portata. In realtà invece Werner Seeber non ha smesso l’idea di conquistare il centravanti italobrasiliano che il tracollo del Pavia ha lasciato sul mercato e il Trapani ha subito arpionato. L’offerta del Bassano al procuratore dell’attaccante è pervenuta: naturalmente non può competere col triennale che i siciliani hanno squadernato al giocatore, tuttavia il general manager di via Piave non trascura un particolare. Questo: il Trapani vanta un arsenale offensivo ricco e completo e il rischio concreto è che De Cenco finisca in seconda o terza fila. Ecco perchè non è escluso che lo stesso Trapani possa girare in prestito la punta e in tal caso Bassano accoglierebbe a braccia aperte uno sfondatore che ha nei piedi la tecnica anche per muoversi da spalla offensiva nonostante la stazza. Se i siculi non libereranno l’eccellente Petkovic richiesto a gran voce in A, davvero De Cenco potrebbe essere di troppo laggiù e utilissimo invece quassù.Intanto ha subito un nuovo stop la trattativa per portare Simone Perico al Bassano. L’ennesimo impasse ha spazientito Seeber e spinto il direttore generale ad abbandonare il tavolo dell’intesa con l’agente del difensore goleador della Giana Erminio con cui l’operazione sarebbe dovuta andare in porto nella mattinata di ieri. Il general manager virtussino non ha perso tempo e ha virato su una delle alternative nel ruolo annotate nella sua agenda. Si tratta di Giovanni Formiconi, 27 anni da compiere in dicembre (stessa classe di Perico, tra l’altro), nativo di Genova, l’ultima stagione alla Cremonese dove ha raccolto 20 presenze. Formiconi, un metro e 83 per 70 kg, affiancato dal procuratore Danilo Caravello, lo stesso di Berrettoni, questo mese si è svincolato dalla Cremonese, il dialogo col Bassano è avviatissimo e ci sono davvero buone chance che già domani il ragazzo possa vestire il giallorosso. Formiconi, terzino destro classico che all’occorrenza può fare anche l’esterno di fascia di un centrocampo a cinque, ha debuttato in C2 con la Cisco Roma a 18 anni (8 gettoni), quindi subito il salto di categoria l’anno seguente col Lumezzane in C1 (con 22 partite all’attivo), poi ancora C1 a Benevento (26 caps), il balzo in serie B al Grosseto (9 gare per lui) e ancora due annate in C1 coi maremmani da titolare coronate da una rete, prima del passaggio alla Cremonese. Se c’è ancora una speranza di arrivare ugualmente a Perico? Seeber non ha chiuso totalmente la porta al ragazzo della Giana Erminio ma si è calato ormai nell’ordine di idee di puntare dritto su Formiconi, un rinforzo affidabile e la strada per agganciarlo inoltre è molto meno irta di ostacoli rispetto al percorso accidentato per approdare a Perico. Infine oggi in Lega sono in programma i sorteggi del primo turno di Tim Cup, la Coppa Italia dei big. C’è anche il Bassano in lizza che debutterà nella sfida secca domenica 31 luglio. In giornata conoscerà sia l’avversario e sia se disputerà al Mercante oppure in trasferta l’ouverture stagionale.

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Il ritorno della Lega Pro a 60 squadre? Per noi sarebbe meglio, però non sono così ottimista che tale obiettivo possa essere raggiunto». Non nasconde le sue perplessità Giorgio Perinetti, ds di un Venezia ben lontano dai patemi di tante altre piazze. «Noi lavoriamo per diventare squadra – fissa l’obiettivo il dirigente lagunare – e il resto ci lascia abbastanza indifferenti. È chiaro come analizzando la situazione della categoria, in cui ci affacciamo da «ultimi arrivati», sia impossibile non definirla drammatica visto che a poco più di un mese dal debutto in campionato (28 agosto, ndr) le squadre iscritte sono appena 48 e i gironi un miraggio». A sentire Perinetti il domani della terza serie è segnato: «Una riforma dei campionati è imprescindibile, il futuro dovrà vedere una serie A a 18 squadre, una B a 20 e una C a 40. Oggi le norme prevedono il ritorno da 54 a 60 club, i fatti però dicono che siamo già più vicini ai quaranta. Personalmente ribadisco che per il Venezia, avendo un organico lungo e importante, sarebbe meglio un torneo da 38 giornate». L’ex ds di Palermo e Bari si era già detto favorevole ad una suddivisione verticale dei gironi per qualificare la Lega Pro.
«A guardare le papabili di ripescaggio il baricentro sembra destinato a spostarsi verso sud. Le mie perplessità sono per i playoff, che in un girone da 20 coinvolgeranno metà squadre, ma se le partecipanti scendessero a 18 il numero di 10 ammesse sarebbe a dir poco eccessivo». Il Campodarsego, che in serie D ha tenuto testa al Venezia, è tornato in corsa per la riammissione in Lega Pro (che diversamente dal ripescaggio non prevede i 250 euro a fondo perduto) ma pare scioglierà la riserva in prossimità della scadenza del termine di martedì 26 luglio. «Il paradosso è che nemmeno le squadre promosse, come il Bellinzago che ha rinunciato, o che lottano per vincere arrivano a iscriversi in Lega Pro. Ci sono tanti equilibri difficili da trovare, la situazione è molto complicata ma fortunatamente il Venezia può pensare solo a crescere allenandosi come sta facendo».

Ore 18.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Una giornata «veneziana» per Matteo Serafini: ieri mattina il bomber arancioneroverde (ormai ex) ha ricevuto il premio «Man of the season» dall’associazione di tifosi VeneziaUnited e nel pomeriggio ha poi risolto il suo contratto con il Venezia. Un passaggio annunciato che ora rende definitivo l’addio. Dopo un primo momento di amarezza per la mancata riconferma l’attaccante bresciano ha accettato la decisione: «Sono stato e sarò sempre orgoglioso di avere indossato questa maglia, ora farò il tifo perché questo sogno e questo progetto si possa avverare. Il Venezia – ha riconosciuto Serafini – sta costruendo una corazzata, su basi solide e in modo serio. Ci sono tutti i presupposti per vivere un altro anno da protagonisti. La serie B sarà un ulteriore passaggio per arrivare là dove club e tifosi meritano di stare». Una ventina i supporter presenti ieri a Marghera, alla sede di Voltapagina, per la consegna della targa che, curiosamente, è sempre andata a calciatori del Venezia in uscita: prima di Serafini erano stati infatti premiati Emil Zubin, Fabio Lauria, Denis Godeas, Riccardo Bocalon e Stefano Fortunato. Per Serafini dovrebbe profilarsi l’accordo con la Triestina, anche se il giocatore sta ancora valutando. Dovesse firmare, potrebbe raggiungere già domani la squadra in ritiro a Pieve di Cadore. E sembra aver preso la direzione di Trieste anche Paolo Carbonaro. Ieri intanto è arrivata la notizia della squalifica di Valerio Bertotto, per una vicenda di compensi extracontrattuali risalente al 2009, quando giocava nel Venezia dei fratelli Poletti. Bertotto, attuale tecnico del Messina, è stato sanzionato dal Tribunale federale nazionale con un mese di squalifica e 1500 euro di multa (già scontati 15 giorni e già versata la multa) «per aver pattuito e percepito somme superiori a quelle previste dal contratto di prestazione sportiva, per un totale di compensi extracontrattuali di 25mila euro, al fine di limitare gli impegni contributivi e gli oneri erariali della società». Bertotto aveva chiuso la stagione in laguna, dove era aveva disputato 13 partite, rimanendo svincolato a fine stagione a causa del fallimento societario. Prosegue infine il ritiro della squadra di Inzaghi a Piancavallo, dove ieri sono arrivati tre giocatori della Berretti: l’esterno Alessio Mortati, la punta Maichol Cardarelli e il terzino Michael Fiore, tutti del ‘99. Gli arancioneroverdi hanno disputato una partitella in famiglia con lavoro differenziato per Garofalo, Galli, Chicchiarelli, Ferrari e Geijo.

Ore 17.50 – (La Nuova Venezia) La corsia di sinistra sarà il suo “regno”: poteva arrivare Vitale, poi salito in serie B alla Salernitana, è arrivato Agostino Garofalo, due stagioni al Novara con suggello della semifinale playoff in serie B persa contro quel Pescara che poi avrebbe conquistato la promozione. «Non c’è voluto molto tempo per riflettere sulla proposta del Venezia» racconta il nuovo esterno sinistro «il progetto di Tacopina mi ha affascinato. Vengo da due anni di soddisfazioni con il Novara, la promozione in serie B e i playoff con la finale sfiorata, spero di allungare la serie positiva con il Venezia e ritrovare tra qualche mese la serie B sul campo. La Lega Pro è un campionato molto complicato e lungo. Avevo bisogno di una nuova avventura, il Venezia ha allestito una squadra forte, adesso tocca a noi in campo». Garofalo è un esperto di playoff di serie B ed ha già giocato al Penzo. «Quando a fine stagione conquistai la promozione con il Grosseto, ricordo che perdemmo al Penzo e fu l’unica sconfitta con Cuccureddu in panchina». Era il 3 dicembre 2006 e il Venezia di Nello Di Costanzo superò i maremmani con una rete di Marco Moro a un quarto d’ora dalla fine. Il Grosseto andò in serie B vincendo all’ultima giornata a Padova, beffando Sassuolo e Pisa. Ieri, a Piancavallo, partitella in famiglia tra i giocatori di Inzaghi, hanno lavorato a parte Garofalo, Galli, Chicchiarelli, Ferrari e Geijo. Intanto sono arrivati anche tre giocatori della Berretti: il terzino Michael Fiore, gli attaccanti Alessio Mortati e Maichol Caldarelli. Non sarà semplice arrivare al format di 60 squadre: anche la Caronnese ha annunciato la rinuncia all’ammissione al posto dello Sporting Bellinzago.

Ore 17.20 – Qui Mezzano di Primiero: lavorano sul campo solo Mandorlini, Germinale, Turea e Ferro. 

Ore 17.10 – Qui Mezzano di Primiero: Giandonato corre da solo attorno al campo

Ore 17.00 – Qui Mezzano di Primiero: la squadra lavorerà in palestra.

Ore 16.50 – Qui Mezzano di Primiero: arrivato Andrea Mandorlini

Ore 16.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Finisce 5-3 per il Vicenza la prima amichevole della stagione giocata contro l’Arco, appena promosso nel campionato di Eccellenza. Franco Lerda dopo tre giorni di lavoro schiera un Vicenza sperimentale, provando il 3-4-3, modulo che nella scorsa stagione il tecnico non aveva mai utilizzato. L’inizio vede il Vicenza imballato nelle gambe e confusionario nella testa, tanto che dopo appena sei minuti l’Arco passa in vantaggio con Bertagna, abile a sfruttare una corta respinta di Benussi. La squadra biancorossa ha una reazione più nell’orgoglio che nel gioco ma riesce a pareggiare con Signori, rapido ad avventarsi sul pallone che il portiere avversario non è riuscito a trattenere sul tiro angolato di Galano. Proprio l’ex barese pochi minuti dopo ha l’occasione per portare avanti nel punteggio il Vicenza, ma si fa parare dal portiere dell’Arco il calcio di rigore concesso per un evidente fallo su Raicevic che si apprestava a calciare a rete. Nella ripresa Lerda cambia tutti gli undici e lascia spazio a Di Piazza e Cernigoi in attacco, che alla fine risulteranno i migliori in campo. Proprio Di Piazza serve al giovane Bianchi la palla del 2-1 e poi va in onda lo show di Cernigoi che sigla una tripletta. Prima un sinistro angolato, poi un destro dalla tre quarti, realizzando la terza rete nei minuti di recupero. Un ottimo avvio per il giovane attaccante di scuola rossonera che quest’anno ha a disposizione una grande chance per tornare a nel calcio che conta. Cernigoi è la nota lieta ma non sono mancate le difficoltà, come è normale che sia dopo appena tre giorni di lavoro. Alla prima sgambata della nuova stagione non hanno preso parte i portieri Vigorito e Dall’Amico, oltre a Bellomo in recupero dall’operazione al crociato, Adejo, D’Elia, il giovane Anzolin, Rizzo, Maritato, Pozzi, e Zivkov. Non è sceso in campo nemmeno capitan Brighenti al centro della trattativa che potrebbe portarlo al Chievo Verona, nonostante la società berica gli abbia da poco adeguato il contratto. «Non è vero che Brighenti si è rifiutato di scendere in campo – ha sottolineato il ds Antonio Tesoro – anche se è evidente che sta attraversando un periodo di confusione. E’ una situazione che stiamo valutando per prendere le decisioni più corrette per il giocatore e per la società». Tesoro inoltre conferma che per l’arrivo di Pucino mancano solo i dettagli. «Deve risolvere alcune pratiche col Chievo ma già domani (oggi per chi legge, ndr ) contiamo di poter ufficializzare il suo acquisto».

Ore 16.10 – (Giornale di Vicenza) Lerda, che di nome fa Franco, è franco pure quando commenta. Una prima volta va dritto ai gol presi. «Li abbiamo regalati alla formazione avversaria». Una seconda non storce il naso sull’affaire Brighenti. E dice come la pensa: «Società e staff tecnico sono dello stesso avviso: i giocatori più forti vanno trattenuti. La società giorni fa ha compiuto uno sforzo importante con il giocatore, adeguandogli il contratto. E la stessa società potrà avere l’ultima parola. Però vorrei che questa situazione si chiudesse…». Sibillino ma nemmeno tanto Lerda, che intanto si gode Cernigoi, baby Bianchi e i suoi giovani. «Sono felice, ho un bel gruppo – dice – e tutti si stanno applicando. In questa prima amichevole abbiamo dimostrato di essere appesantiti, ci siamo fatti tre gol da soli dai, ma ho visto intensità». Soprattutto nel secondo tempo, quando il suo tridente s’è mosso davvero bene, tanto che ha messo Cernigoi nelle condizioni di segnare tre gol. «Vero, siamo stati più rapidi nella ripresa, abbiamo accelerato di più e anche dietro i ragazzi sono stati più abili nell’impostazione». Parecchi, oltre a Brighenti, non hanno giocato. D’Elia per esempio. «Era un po’ affaticato, così come Zivkov che l’altro giorno si è dovuto fermare. Pozzi aveva una visita, altri hanno svolto un altro tipo di allenamento». Otero, piuttosto atteso qui ad Andalo perchè, anche se in prova, è pur sempre il figlio di un beniamino biancorosso, come mai ha giocato poco? «Per lui essere qui è un premio. Marcelo è amico del presidente Pastorelli, è un premio…». Bianchi è piaciuto molto, tra l’altro si è dovuto impegnare in una corsia non propriamente sua. «L’ho apprezzato molto anche a sinistra, dove in effetti non avevamo ricambi nel ruolo. Ora è presto per tirare giudizi, però sono molto felice». In allenamento cerca di incoraggiare tutti… «Sì, perchè voglio sia mantenuta alta l’intensità. Poi quando giochi in campionato, è fondamentale essere sempre sul pezzo e queste amichevoli comunque lo dimostrano. Sono cambiate rispetto a quando giocavo io: in passato dopo il primo tempo eri già 8-0. Non è più così». Ha disposto la squadra col 3-4-3. Soddisfatto tatticamente? «Sì, poi in fase di non possesso era un 4-4-2». Un po’ di riposo lo concede alla squadra? «Questo pomeriggio, mentre al mattino svolgeremo un allenamento».

Ore 15.50 – (Giornale di Vicenza) Cernigoi batte tre colpi in amichevole, ma il vero colpo, a freddo, lo tira il capitano. Brighenti non ha giocato ieri con l’Arco. E per sua volontà. Così ha confermato a fine partita il tecnico Lerda quando gli è stato chiesto perché il difensore non avesse preso parte al test, il primo del Vicenza in quota. «Brighenti mi ha chiesto espressamente di non giocare». E ha aggiunto: «Sono due giorni che non lo vedo concentrato». Il riferimento, neanche a dirlo, è alla proposta del Chievo che starebbe invogliando il giocatore. Proprio per fare luce su questa trattativa ieri sera il diesse Tesoro, salito ad Andalo per seguire da vicino i biancorossi, ha avuto un colloquio con il capitano che in mattinata si era allenato in solitaria, sempre un po’ distante dai compagni. È apparso concentrato ma al tempo stesso tirato e molto serio. Chissà quali pensieri gli passavano per la testa…Il caso Brighenti, com’è inevitabile, va ad oscurare la prima uscita del Vicenza, che ad Andalo ha battuto al debutto, 5-3, l’Arco, formazione neopromossa in Eccellenza. Su tutti ha brillato il gigante Cernigoi, autore di una tripletta realizzata nella ripresa. Pregevole in particolare il secondo, al 16′, quando la prima punta ha scavalcato il portiere dalla trequarti. Ad aprire le danze, in un’amichevole che ha fatto sudare i biancorossi ma ha detto ancora poco dal punto di vista tecnico, è stato però l’Arco, a segno dopo 6′ con Bertagna. Quindi il pareggio di Signori al 24′ con un facile tap-in e il rigore del possibile sorpasso parato a Galano al 34′. Ad inizio ripresa spunta Bianchi (7′), autore di un’ottima prova, che in scivolata insacca su assist di Di Piazza. Il 3-1 lo firma Cernigoi che fa tutto da solo: lavora un bel pallone all’interno del limite dell’area ed esplode il sinistro sul primo palo. Passano pochi minuti e il trentino Proch approfitta di un infortunio di Kristic per accorciare. Ci pensa ancora l’ex Vecomp Cernigoi a piazzare l’acuto con un eurogol dalla distanza. Poi tante palle-gol sciupate dal Vicenza con lo stesso Cernigoi e Di Piazza. Il 4-3 lo firma Tamoni a 5′ dalla fine, con Bogdan che prova a salvare sulla linea. Negli ultimi istanti del recupero, Cernigoi firma la manita biancorossa. Domani il secondo test, sempre ad Andalo, con l’Iberos. È calcio di luglio: si suda e si fatica.

Ore 15.30 – (Gazzettino) È partita ieri pomeriggio la stagione giallorossa, con tanti volti nuovi e una gran voglia di ripetere l’impresa dell’ultimo campionato. Il gruppo affidato a Michele Florindo ha incontrato il presidente Renzo Lucchiari, poi sono iniziati i primi test agonistici. La squadra lavorerà per una decina di giorni a Este, poi si sposterà negli impianti sportivi di Galzignano per il lavoro meno pesante. Il tecnico si trova a dover gestire una formazione nella quale restano solamente tre giocatori dell’ultima annata, e l’amalgama dovrà rappresentare un punto fondamentale nel nuovo progetto. Al campo d’allenamento è arrivato anche il nuovo sindaco Roberta Gallana, che ha salutato i giocatori e la dirigenza. «Sono felicissimo di avere questa proprietà, che per una volta ancora ci ha dato la possibilità di mettere in piedi un gruppo di giocatori importantissimo – spiega il vice presidente, Stefano Marchetti – Per la prima volta poi l’amministrazione comunale è venuta a salutarci all’avvio della stagione e c’era molta gente anche in tribuna. Mi sembra un ottimo inizio».

Ore 15.20 – (Gazzettino) Si riapre a sorpresa per il Campodarsego la possibilità di approdare alla Lega Pro. La notizia della rinuncia per motivi economici della Caronnese al salto nei professionisti è arrivata martedì sera, proprio quando da qualche minuto era terminata al Gabbiano la presentazione della rosa biancorossa 2016-2017 davanti a un nutrito gruppo di tifosi, con le dichiarazioni dei protagonisti tutte rivolte ai buoni propositi per la serie D. Poi, appunto, ecco il “colpo di scena” che cambia le carte in tavola: il club lombardo sul proprio sito annuncia che non farà la Lega Pro, con conseguente diritto alla riammissione che passa proprio ai padovani. Riammissione che, è bene sottolineare, non comporta il versamento a fondo perduto di 250 mila euro come nel caso di ripescaggio, e la squadra potrebbe usufruire della deroga per una stagione di giocare in uno stadio a norma per la Lega Pro al di fuori del proprio territorio comunale, vale a dire l’Euganeo. Di questa nuova ipotesi sono stati messi al corrente anche giocatori e staff tecnico ieri mattina. «Ho comunicato ai ragazzi che la società si ritroverà in tempi rapidi per valutare la riammissione – spiega il direttore generale Attilio Gementi – Anche per noi si tratta di una novità e valuteremo tutta la situazione con grande attenzione per cercare di capire se ci sono i presupposti in tale senso, tenendo conto che tra dilettanti e professionisti c’è un mondo di diversità. Non faremo passi avventati, dato che stiamo costruendo un progetto importante e la società deve avere fondamenta solide». Il Campodarsego ha tempo fino alle 19 di martedì per presentare l’eventuale richiesta di riammissione alla Lega Pro, e giovedì 4 agosto si esprimerà il Consiglio federale. Intanto, tornando alla presentazione della squadra di martedì sera, è intervenuta anche una delegazione di tifosi del Parma per riservare una vera e propria ovazione al loro ormai ex beniamino Fabio Lauria. Visibilmente commosso il nuovo trequartista biancorosso: «Sapevo che erano pazzi, ma non fino a questo punto. È davvero una bella emozione, come quelle che mi hanno fatto vivere nei dieci mesi vissuti con loro».

Ore 15.00 – (Mattino di Padova) La notizia si è diffusa martedì, nella serata di presentazione della prima squadra: il Campodarsego potrebbe ancora salire in Lega Pro, con una deroga per lo stadio (si giocherebbe all’Euganeo) e senza il pesantissimo fondo perduto di 250mila euro. La stessa cifra che, un mese fa, aveva costretto il patron Daniele Pagin a desistere dall’iter per il ripescaggio. Stavolta, però, il “Campo” salirebbe direttamente (come “riammesso”) tra i professionisti a causa della rinuncia dello Sporting Bellinzago (vincitore del girone A di Serie D) e di quella, un po’ inaspettata a dirla tutta, della Caronnese. E con il Lecco, seconda squadra avente diritto, in stand by per problemi economici, ecco riproporsi la candidatura caldissima della società biancorossa. «La notizia disturba un po’ i nostri piani», ha commentato Pagin. «Ci eravamo messi in moto due mesi fa con viaggi a Firenze, incontri e telefonate per il salto di categoria, ma sembrava tutto complicatissimo e proibitivo». «Ora la situazione non è molto diversa», continua il presidente. «La società ha deciso di fare una cosa alla volta, a livello economico, organizzativo e tecnico. Abbiamo un organico quasi pronto per la D e c’è pochissimo tempo, ma nelle prossime 48 ore rifletteremo attentamente. La Lega Pro, tuttavia, è un’opportunità, ma non possiamo fare scelte avventate. Vogliamo il bene del Campodarsego e dei nostri tifosi». Intanto, al Nuovo Stadio ieri si è radunato l’Este, rivoluzionato ancora una volta dal mercato estivo. In via Monte Cero si parla solo di Serie D, con la voglia e l’ambizione di restare tra le big del girone Triveneto: «Vogliamo competere con le squadre più forti», afferma il presidente Renzo Lucchiari. «Dalle nostre parti non si può parlare di Lega Pro perché ci sono alcune realtà attrezzate per il vertice, ma puntiamo a divertire i tifosi e gli appassionati con il bel calcio». L’Este, nelle ultime stagioni, ha lanciato alcuni giovani interessanti: «Mastroianni e Lasagna, ora al Carpi, sono il nostro orgoglio ma sono molto fiducioso anche per la prossima stagione: non ho seguito in prima persona il mercato, tuttavia sono soddisfatto del lavoro di mister Michele Florindo e del vice-presidente Stefano Marchetti. Hanno ringiovanito la squadra e preso ragazzi dai migliori settori giovanili. Spero che la nostra società sia il loro trampolino di lancio». La squadra, dopo le foto di rito, si è radunata a centrocampo con il nuovo tecnico e con il sindaco Roberta Gallana ,prima di iniziare la prima seduta stagionale sotto i 35 gradi atestini. Nell’occasione, sono stati presentati anche i nuovi giovani Marco Dovico, attaccante preso dalla Berretti del Padova, Jacopo Cassandro dalla Piovese, oltre a Giacomo Maistrello e Alberto Dei Poli, prelevati rispettivamente da Bassano e Piovese, già ufficializzati nei giorni scorsi. La rosa (che non comprende i giocatori in prova). Portieri: Alessandro Lorello (1987), Mattia Corsato (1997). Difensori: Nicolò Montin (1994), Riccardo Busatto (1993), Alberto Dei Poli (1996), Davide Crema (1996). Jacopo Cassandro (1997). Centrocampisti: Matteo Cavallini (1993), Andrea Tessari (1993), Ludovico Longato (1993), Matteo Faggin (1996), Giacomo Maistrello (1997). Attaccanti: Luca Munarini (1993), Vincenzo Ferrara (1993), Marco Dovico (1997).

Ore 14.40 – (Gazzettino) Il Cittadella è appena all’inizio del ritiro, ma Venturato sta già raccogliendo indicazioni importanti dal gruppo, come ha spiegato al termine dell’amichevole di ieri con l’Altovicentino: «Arriviamo da tre giorni di intenso lavoro in altura, i carichi sono aumentati, quindi non mi aspettavo certo una particolare brillantezza da parte dei miei giocatori. Avevo raccomandato loro di mantenere il campo, cercando di costruire qualche buona trama offensiva. Bene anche il ritmo di gara, abbiamo subito poco contro un’avversaria di serie D di un certo livello». Vincere, anche nel calcio estivo, fa sempre bene al morale e aiuta a lavorare meglio: «E ne abbiamo tanto da fare davanti a noi. Alternando carichi di lavoro e partite come queste vedremo i giocatori “legati”, è normale sia così». Non c’erano Busellato e Lora, entrambi “chiacchierati” sul mercato: «Il primo ha un problema alla schiena, Lora invece lamentava un piccolo fastidio, non era il caso di rischiare». Sulla cessione di Bizzotto: «Scelta difficile, ma penso che un anno di Lega Pro possa farlo maturare molto».

Ore 14.30 – (Gazzettino) Bene il Cittadella anche nella seconda uscita. Questa volta l’avversario è ben più impegnativo del Lovadina, di fronte ai granata c’è infatti l’Altovicentino, una delle squadre più attrezzate della serie D. In evidenza i giovani promossi dalla Berretti: nella ripresa Maniero e Fasolo sono apparsi tra i giocatori più in forma dell’incontro. Inizia con grande convinzione il Cittadella, esibendo tanto pressing sul portatore di palla avversario. La prima vera occasione (10′) con Pascali, di testa, sul cross di Chiaretti, la sfera termina alta di poco. È il difensore centrale granata l’uomo più pericoloso in campo nella prima parte di gara: quando si sgancia in avanti è sempre temibile nello stacco di testa. Il Cittadella sfiora il vantaggio con Chiaretti la cui conclusione angolata è respinta dal portiere Merlaro. Il gol è nell’aria e arriva al 26′ dal calcio di punizione di Paolucci, sponda aerea di Pascali in area e tocco vincente sottomisura di Strizzolo, alla terza rete in due partite. L’Altovicentino si fa vedere dalle parti di Alfonso alla mezz’ora, bravo il portiere ad uscire su Simoncelli e a chiudergli lo specchio della porta. È il Cittadella come da copione a condurre il gioco, proprio come piace a Venturato. L’ultima azione degna di nota è di Paolucci nel finale di frazione, il tiro termina sul fondo. Nella ripresa il tecnico granata cambia completamente l’undici che scende in campo, e sono come detto i “baby” promossi dalla Berretti a mettersi subito in evidenza con lo scambio Maniero-Fasolo e la conclusione di quest’ultimo neutralizzata dal portiere avversario. È quindi la volta di Arrighini, di testa, il pallone sfiora la traversa. Proprio come nella prima parte dell’amichevole, l’iniziativa è sempre saldamente in mano al Cittadella. Bene la corsia di sinistra dove spinge Benedetti con una certa frequenza. Uno dei più attivi è Fasolo che fa valere la sua rapidità nello stretto: sul cross di Pedrelli il giovane attaccante appostato sul secondo palo non inquadra lo specchio della porta. Buono poi lo scambio Maniero-Arrighini, il pallone termina alto sulla traversa. Schenetti fa tutto da solo, il tiro è deviato all’ultimo istante, dall’angolo Fasolo sfiora ancora il gol, questa volta di testa. Insidioso il sinistro di Benedetti dal limite, il portiere devia in angolo. Il 2-0 arriva al 40′ e lo firman Maniero: la conclusione dal limite è deviata e finisce proprio nell’angolino, imparabile. Domenica, con inizio alle 17, il Cittadella ospiterà il Levico Terme in occasione della “Festa del tifoso”: c’è ancora tempo fino a domani sera per iscriversi, salvo esaurimento dei cinquecento posti disponibili sotto la tensostruttura.

Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Sarà che qualcuno ancora ricordava la strigliata incassata da Venturato l’anno scorso, quando il Citta, in vantaggio 2-1, si fece rimontare perdendo 2-3. Fatto sta che stavolta, nella riedizione dell’amichevole estiva contro l’Altovicentino, le reti messe a segno restano sempre due, ma la porta difesa prima da Alfonso e poi da Paleari rimane inviolata. È solo un’amichevole, d’accordo, e nessuno rimane in campo più di 45′. Ma intanto i granata rispondono presente e, dopo aver travolto per 10-1 gli amatori del Lovadina all’esordio, concedono il bis nel più probante test con gli uomini di Pagan, attrezzati per disputare un campionato di vertice in Serie D. Apre Strizzolo. Com’è giusto che sia, Venturato fa esperimenti, senza però prescindere dal modulo base: il 4-3-1-2, con Pelagatti ancora provato in coppia con Pascali nel cuore della difesa, Paolucci regista, e due interni giovani come Valzania e il baby Caccin, mentre Busellato (problema alla schiena) e Lora (fastidio muscolare) rimangono prudenzialmente a riposo. Il Citta parte con il piede sul gas e colleziona presto due occasioni da gol con Pascali. Poi è Chiaretti a sfoderare una conclusione maligna su cui si salva il portiere vicentino. Il gol che sblocca la gara arriva da calcio da fermo: lo batte Paolucci, sponda aerea di Pascali, mischia a pochi passi dalla porta e Strizzolo, che approfitta di un intervento incerto di Merlano per fiocinarlo, al 26′. C’è spazio anche per un intervento di Alfonso che, in uscita, è bravo nel far allargare Simoncelli, ma, in generale, è il Citta a tenere il pallino del gioco e a sfiorare di nuovo il bersaglio con una conclusione dalla distanza di Paolucci. Tutti fuori. Finisce il primo tempo e la squadra viene rivoltata come un calzino da Venturato. Sono ancora i granata i più pericolosi, con Maniero che offre una palla ghiotta al vivace Fasolo e il portiere che respinge la sua conclusione di esterno. Quindi è Arrighini a spedire la sfera sopra la traversa, prima di capoccia e poi di destro. Benedetti spinge con costanza sulla corsia mancina, ma il pericolo più grosso arriva dall’altra fascia, con Pedrelli che scodella in mezzo scavalcando il portiere e Fasolo che spedisce alto. Poco dopo il giovane attaccante campione d’Italia con la Berretti va ancora vicino al gol di testa, mentre Schenetti e Benedetti ci provano di piede. Per arrivare al 2-0 occorre aspettare gli ultimi giri di lancetta, con una conclusione da fuori di Maniero che viene deviata e beffa l’estremo difensore berico. «Buon ritmo». Alla fine Roberto Venturato è soddisfatto. «Veniamo da tre giorni in cui abbiamo lavorato duramente e lo abbiamo fatto anche in mattinata, non mi aspettavo certo che ci fosse brillantezza. Nonostante questo, abbiamo tenuto bene il campo e giocato su buoni ritmi, concedendo poco ad un avversario che viene dalla Serie D, ma che ha qualità. Nessuno ha giocato più di un tempo perché sarebbe rischioso in questa fase della preparazione». Il confronto con la prova dell’anno scorso (allora si era già ad agosto inoltrato) è positivo: «È chiaro che abbiamo tanto da lavorare, ma già l’aver concesso così poco è un segnale importante». Un’ultima battuta, il tecnico granata la riserva al prestito di Bizzotto alla Feralpi. «È stata una scelta difficile, quella di lasciarlo andare, perché parliamo di un ragazzo bravo e potenzialmente importante. Ma a Salò avrà modo di giocare con continuità e accrescere la consapevolezza nei propri mezzi».

Ore 13.50 – (Corriere delle Alpi) Il Padova ad Auronzo esce con onore dal test amichevole contro la Lazio, inchinandosi “solo” 2-1, con Altinier che pareggia il vantaggio di Cataldi e Djordjevic a siglare la rete decisiva. Argomenti per essere soddisfatti, insomma, ce ne sarebbero, ma se la squadra di mister Brevi sul campo ha fatto la sua egregia figura, non si può dire altrettanto per alcuni tifosi biancoscudati, protagonisti di un brutto episodio di razzismo nei confronti del senegalese Keita. Erano almeno un centinaio i tifosi padovani che si sono presentati ad Auronzo per seguire la squadra nell’amichevole di cartello contro i biancocelesti, nonostante il giorno infrasettimanale. Tra i tanti cori di sostegno, purtroppo, nel corso del primo tempo, da un ristretto gruppo di tifosi biancoscudati, si sono alzati anche dei deprecabili “ululati” a chiaro sfondo razzista all’indirizzo dell’attaccante laziale. Il giovane senegalese, dopo aver incassato in silenzio per una buona mezz’ora, alla fine ha risposto: dopo aver fornito a Djordjevic l’assist per il raddoppio si è infatti rivolto direttamente ai supporters biancoscudati, portando l’indice alla bocca e zittendoli definitivamente. Con la Digos padovana, sul posto a garantire il servizio pubblico con i colleghi bellunesi, che potrebbe anche fare rapporto su quanto accaduto. Ferma condanna, e tanta amarezza per quegli ululati razzisti nelle parole di Giuseppe Bergamin (che ha raggiunto Auronzo assieme a Edoardo e Roberto Bonetto). «Non riesco a capire il perché si ripetano questi episodi nei confronti dei giocatori di colore», il commento del presidente, che già nella scorsa stagione si era espresso in maniera analoga dopo la multa ricevuta dalla società per i fischi nei confronti di Jallow in occasione del derby con il Cittadella. «È una cosa inaccettabile e sgradevole. Invito chi si comporta in questa maniera a cambiare registro, perché è un comportamento maleducato e facciamo una brutta figura».

Ore 13.40 – (Corriere delle Alpi) Keita show nella terza amichevole auronzana della Lazio. Nonostante l’avversario di Lega Pro, contro il Padova è partita vera. Biancoazzurri e biancoscudati iniziano la gara con le migliori formazioni possibili. Il più atteso è Keita Balde, che Inzaghi getta nella mischia dal 1’ e viene ripagato in moneta sonante dall’esterno d’attacco che delizia la platea con giocate di alta classe. Da segnalare, purtroppo, ci sono comunque anche gli “ululati” razzisti che in diverse occasioni i tifosi padovani hanno rivolto allo stesso Keita. Pronti via e Lazio, in campo con le nuove maglie, subito in vantaggio: angolo, Lulic va giù in area e rigore, con Cataldi che fredda Bindi dal dischetto. Il Padova si dimostra avversario di buon livello, ma non crea pericoli a Berisha. Fino al 28’, quando su un cross all’apparenza innocuo il portiere biancoceleste non esce, forse ingannato dal movimento errato di Hoedt, e Altinier da rapace d’area quale è non si fa pregare, spingendo la palla in rete per l’1-1. Tutto da rifare per una buona Lazio che spinge sulle fasce pressando alto come vuole mister Inzaghi, ma il pari dura poco. Una manciata di minuti e Keita si invola sulla fascia, salta due avversari e appoggia il più facile degli assist a Djordjevic, che deve solo spingere la palla in fondo alla rete per il 2-1. Ripresa condizionata dalla girandola di cambi, con le squadre chiudono con due formazioni totalmente diverse da quelle iniziali. Il match si affloscia, complice anche il gran caldo. I biancoscudati nel secondo tempo giocano anche meglio dei biancocelesti, ma non si rendono mai pericolosi. Quando Keita esce lasciando il posto a Oikonomidis, sulla partita cala il sipario. Da segnalare l’infortunio occorso a Basta nel corso del primo tempo (sostituito con Patric) e qualche momento di tensione sugli spalti anche prima del fischio d’inizio. Tutta colpa di uno striscione posizionato dai sostenitori della Lazio ad altezza d’uomo, al punto da limitare la visuale di un tifoso (anch’esso laziale peraltro), che con le sue rimostranze ha scatenato un piccolo parapiglia in grado di richiamare l’attenzione delle forze dell’ordine costrette a intervenire per riportare la calma. Sabato ultima uscita della Lazio ad Auronzo contro la Spal.

Ore 13.20 – (Gazzettino) Positivo anche il giudizio di Oscar Brevi: «Anche se all’inizio eravamo un po’ in difficoltà nel breve, la squadra si è mossa bene nella fase difensiva. Siamo stati abbastanza attenti facendo quello che avevamo preparato in questi due-tre giorni. E anche a livello fisico i ragazzi hanno risposto bene». La squadra ha cercato di costruire la manovra sin dalle retrovie. «Ci proviamo perché abbiamo giocatori di qualità per farlo, anche se in un paio di situazioni abbiamo estremizzato la giocata, con la Lazio che ci veniva a pressare alti. I complimenti di Inzaghi? Abbiamo fatto il corso insieme a Coverciano. Sono convinto che arriveremo ad avere una squadra coraggiosa, capace di sviluppare il gioco. Qualche segnale l’abbiamo visto, ma la strada è ancora lunga».

Ore 13.10 – (Gazzettino) «Gli insulti razzisti a Keita? Non è accettabile». Il presidente Giuseppe Bergamin “bacchetta” gli ultras che hanno macchiato il pomeriggio ad Auronzo prendendosela nel primo tempo con l’attaccante laziale. «Quando vedono le persone di colore va così, e non ne ho capito il motivo. Forse l’hanno nel sangue, non c’è una motivazione. È una cosa però che succede e che si ripete, e non va bene. Li invito a cambiare registro nel loro modo di comportarsi perché non è solo maleducazione. E facciamo brutta figura». Non manca un flash sulla prova della squadra: «A parte la fase iniziale nella quale eravamo un po’ timorosi, abbiamo espresso un buon calcio a livello difensivo. Poi abbiamo trovato coraggio e siamo andati anche in avanti. Complessivamente la ritengo una buona prestazione considerata la caratura dell’avversario. Il mercato? Manca qualcosa e si vede. Faremo ciò che va fatto».

Ore 13.00 – (Gazzettino) La partenza è ad handicap, nel senso che dopo appena tre minuti l’arbitro assegna un penalty (generoso) per un intervento di Altinier ai danni di Lulic: dal dischetto Cataldi non sbaglia. La squadra comunque non si scompone, e pur subendo a lunghi tratti l’iniziativa degli aquilotti mette in mostra già una buona organizzazione tra i reparti, anche se Emerson e Filipe non sono sempre impeccabili nel fare ripartire la manovra. Fatto sta che Bindi si mette in luce deviando in angolo la punizione di Cataldi, poco più tardi il sinistro di Radu è sporcato in spaccata da Sbraga con il portiere che corregge in angolo. Con il passare dei minuti comunque il Padova prende coraggio riuscendo ad accompagnare con più efficacia l’azione anche sulle fasce, e proprio da sinistra scaturisce il momentaneo 1-1. Perfetta l’imbeccata di Dettori per il taglio di Altinier che coglie di sorpresa i difensori e infila Berisha con un tocco ravvicinato. Pareggio che dura però pochi istanti, perché Keita mette nelle condizioni Djordjevic di siglare il nuovo sorpasso. E tre minuti più tardi è provvidenziale Emerson a evitare il tris sul tiro a botta sicura ancora di Keita. Nella ripresa accade ben poco sul piano delle emozioni. Pur cambiando fisionomia negli interpreti, l’impronta del Padova rimane sempre la stessa e la squadra tiene il campo a testa alta. Davanti però manca il guizzo vincente e nonostante la buona volontà il risultato non cambia in più. La prova dei biancoscudati è apprezzata anche dagli ultras, però a fine gara il loro coro con un pizzico di ironia è eloquente riguardo alle aspettative: «Se restiamo in C, vi facciamo un c… così».

Ore 12.50 – (Gazzettino) Matura la prima sconfitta stagionale per il Padova nell’amichevole ad Auronzo di Cadore con la Lazio, ma non mancano le attenuanti per la truppa di Brevi. Davanti a un avversario di caratura superiore e tenuto conto che siamo solo nella prima fase della preparazione, con condizione fisica e meccanismi tattici ancora da affinare, i biancoscudati sfoderano una prestazione incoraggiante che costituisce una buona base di partenza per il prosieguo del lavoro. Ricerca della compattezza tra i reparti, spirito di sacrificio e voglia di aiutarsi sono alcune delle note liete, oltre naturalmente al sigillo di Altinier che è valso il momentaneo pareggio. Al bacio l’assist di Dettori, e da autentico predatore d’area l’attaccante ha infilato Berisha. Da registrare però anche una doppia nota stonata. Qualche minuto prima del fischio d’inizio attimi di tensione nella tribuna riservata ai tifosi laziali per una scazzottata: il tutto è durato pochi attimi grazie all’intervento delle forze dell’ordine. Durante il primo tempo invece protagonisti in negativo gli ultras biancoscudati con una serie di ululati razzisti all’indirizzo di Keita: il giocatore senegalese d’origine spagnola è stato preso di mira in più occasioni quando entrava in possesso di palla, e alla fine ha reagito mettendosi l’indice sulla bocca in segno di sfida dopo aver fornito l’assist a Djordjevic in occasione del 2-1. Brevi schiera la formazione titolare. Tra i pali c’è Bindi protetto dal trio arretrato formato da Sbraga, Emerson e Russo. A centrocampo sulle corsie laterali Madonna e Favalli, supportati in mezzo da De Risio, Filipe e Dettori, mentre davanti agisce il collaudato tandem formato da Neto Pereira e Altinier.

Ore 12.40 – (Gazzettino) Con Gastone Zanon se ne è andato un altro dei protagonisti della grande stagione del Padova di Rocco. Il mitico Sergio Brighenti era il centravanti di quella squadra: «Una notizia tristissima, mando un grande abbraccio a tutti i suoi familiari. Con Gastone capitava di vedersi ancora, magari allo stadio, oppure per qualche ritrovo di vecchie glorie». I ricordi volano in fretta a quegli anni 50 in cui il Padova è stata una piccola grande potenza del calcio italiano. «Gastone era il più simpatico e allegro nello spogliatoio – continua Brighenti – e allo stesso tempo il più combattivo in campo. Lui era un po’ più vecchio di me e mi dava dei consigli. Ho tanti bei ricordi di quel periodo, eravamo un gruppo eccezionale. Mi vengono in mente Pin, Scagnellato, Blason, naturalmente Gastone. Eravamo grandi amici e ottenevamo grandi risultati. Ho sempre detto che se sono arrivato anche in nazionale è stato per merito di questi miei grandi compagni». Zanon, come altri campioni come lui, non aveva dimenticato la passione per i colori biancoscudati e era sempre rimasto legato alla società. «Prima di essere un ottimo sportivo e un protagonista della nostra storia, Gastone Zanon è stato una grande persona – lo ricorda il presidente attuale, Giuseppe Bergamin – Una volta appesi gli scarpini non ha mai smesso di amare i nostri colori ed impegnarsi a trasmettere ai padovani la passione per la nostra squadra. Fu tra i primi ad impegnarsi perché l’Appiani non fosse abbandonato e tornasse ad essere la casa delle giovanili del Padova. Ci mancheranno la sua energia e il buonumore che sapeva trasmettere».

Ore 12.30 – (Gazzettino) Gastone Zanon, a trent’anni, è già una colonna della squadra. «Rocco esordì con una sconfitta con il Fanfulla – ha raccontato Zanon nel libro Biancoscudo – Ricordo che al ritorno caricò in macchina me e Mate, i due veci, e ci fece l’interrogatorio. Quando arrivammo a Padova sapeva tutto dello spogliatoio». Da quella chiacchierata nasce un’epopea dello sport non solo padovano, ma italiano. La squadra è guidata dalla panchina da Rocco, ma in campo i suoi fedelissimi, i “panzer”, eseguono alla perfezione. Zanon è uno di loro, una colonna del Padova. Lo sarà anche dopo il ritiro dal campo, sempre vicino alla squadra, sempre pronto a dire la sua, con ironia, ma anche capacità di pungere. Diventa impresario edile e il destino vuole che proprio alla sua ditta venga assegnato il compito di costruire una nuova tribuna dell’Appiani. Dopo avere contribuito a creare il mito della “fossa dei leoni”, ne crea anche una parte fisicamente. L’Appiani non è uno stadio come gli altri per Zanon. Per questo è tra i primi, i più convinti e soprattutto i più autorevoli promotori del progetto di rinascita dell’impianto, che dopo anche i recenti restauri diventerà la casa delle giovanili biancoscudate. Insieme a Rosa e Brighenti, Zanon era rimasto uno dei pochi testimoni di un’epoca irripetibile, un libro di storia vivente, divertente e ironico. Un’ironia che non lo abbandonava nemmeno nelle difficoltà. Dopo essersi procurato una frattura al femore scherzava di come il gioventù fosse stato uno spauracchio di tutti i grandi attaccanti per poi finire vittima di un infortunio a causa di un banale incidente.

Ore 12.20 – (Gazzettino) Se ne è andato un altro pezzo di storia del Padova. Sulla soglia dei 92 anni è scomparso Gastone Zanon, il mitico “Spazzola”, protagonista con la maglia biancoscudata dei momenti più gloriosi, gli anni con Rocco in panchina. Se il suo nome è legato a quello del Paron, la storia di Zanon con il Padova inizia prima. Nato il 12 novembre 1924, inizia a giocare in una piccola squadra, l’Audax, ma le sue qualità sono presto notate e lo fanno finire in biancoscudato. Non lascerà più quei colori, mettendo assieme 270 presenze, con due reti. Riesce a esordire tra i “grandi” prima che le drammatiche fasi finali della seconda guerra mondiale fermino il calcio. Dopo la Liberazione il suo ruolo è sempre più importante. Il fisico non è imponente, nemmeno per il calcio dell’epoca, ma la velocità, il senso dell’anticipo e soprattutto la grande grinta ne fanno subito un giocatore indispensabile nel reparto arretrato, in difesa o come mediano. La capacità di sventare pericoli gli valgono il soprannome di Spazzola. Nel 1948 è protagonista di una grande impresa: con Pietro Serantoni in panchina e il campione del mondo Gino Colaussi in campo il Padova torna in A. L’Appiani è già una “fossa dei leoni” tanto che nella prima stagione nella massima serie ospita una delle partite più famose nella storia del calcio padovano, il 4-4 con cui Zanon e compagni fermano il Grande Torino di Valentino Mazzola solo pochi mesi prima della tragedia di Superga. In questi anni arriva anche la convocazione per la nazionale universitaria che a Londra sarà impegnata nei Giochi Olimpici. La morte del padre della futura moglie gli impedisce però di rispondere alla convocazione. Nonostante questo però il Padova torna in serie B: risalirà solo grazie al Paron, arrivato su volere del presidente Pollazzi nel corso della stagione 1953-54.

Ore 12.00 – Qui Mezzano: termina l’allenamento.

Ore 11.40 – Qui Mezzano: ultimi scatti e lavoro atletico diviso in gruppi.

Ore 11.10 – Qui Mezzano: scatti ed allunghi per la squadra.

Ore 11.00 – Qui Mezzano: Germinale corre a parte.

Ore 10.40 – Qui Mezzano: inizia il lavoro atletico.

Ore 10.30 – Qui Mezzano: lavoro con gli ostacoli per la squadra.

Ore 10.20 – Qui Mezzano: in corso l’allenamento mattutino. Vi partecipa anche Domenico Germinale, che lavorerà alcuni giorni con la squadra.

Ore 10.10 – Qui Mezzano: Brevi tiene a rapporto la squadra

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) La soddisfazione per la buona prova della squadra e lo sconforto per gli ululati razzisti piovuti da un gruppo di tifosi biancoscudati. Ha raggiunto la squadra ad Auronzo anche Giuseppe Bergamin (oltre ad Edoardo e Roberto Bonetto), che a fine partita ha commentato con rammarico quanto successo sugli spalti: «Non riesco a capire il perché si ripetano questi episodi nei confronti dei giocatori di colore», il commento del presidente, che già nella scorsa stagione si era espresso in maniera analoga dopo la multa ricevuta dalla società per i fischi arrivati nei confronti di Jallow in occasione del derby con il Cittadella. «È una cosa inaccettabile e sgradevole. Invito chi si comporta in questa maniera a cambiare registro, perché è un comportamento maleducato e facciamo una brutta figura». Un episodio che macchia una giornata per altri versi positiva, visto che, nonostante la sconfitta, il Padova ha tenuto testa alla Lazio: «Dopo una prima fase di timore, ho visto un buon Padova», sottolinea Bergamin. «Non c’è stata solo la fase difensiva ma abbiamo mostrato coraggio. Stiamo costruendo una bella squadra». Soddisfatto anche l’allenatore Oscar Brevi: «Abbiamo iniziato con qualche difficoltà, ma a lungo andare ci siamo mossi bene, mostrando qualche concetto provato in allenamento. La squadra ha risposto bene ai carichi fisici, ci manca ancora la velocità sui primi metri, ma è un aspetto su cui lavoreremo nei prossimi giorni». Brevi ha anche incassato a fine gara i complimenti di Inzaghi: «Abbiamo fatto il corso assieme a Coverciano, mi fa piacere abbia visto il mio marchio sulla squadra. Vorrei un Padova sempre aggressivo e coraggioso».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il Padova ad Auronzo esce con onore dal test amichevole contro la Lazio: finisce 2-1, con Altinier che pareggia il vantaggio di Cataldi e Djordjevic a siglare la rete decisiva. Ma se la squadra di Brevi sul campo fa la sua egregia figura, non si può dire altrettanto di alcuni tifosi biancoscudati, protagonisti di un brutto episodio di razzismo nei confronti del senegalese Keita. Botta e risposta. Ma c’è la partita, prima di tutto. Il Padova, in campo con un 3-5-2 molto vicino alla formazione-tipo, ci mette un po’ a prendere le misure al più quotato avversario. Vuoi per l’emozione di affrontare una big, vuoi per l’aquila Olimpia che scende in campo con i giocatori come se Auronzo fosse lo stadio Olimpico, vuoi per la caratura degli avversari, nei primi minuti i biancoscudati non riescono praticamente a vedere palla. Tanto che dopo tre minuti, sugli sviluppi del corner battuto da Kishna, Altinier atterra ingenuamente in area Lulic fornendo a Cataldi l’occasione per l’immediato vantaggio dal dischetto: Bindi intuisce la traiettoria del tiro, ma non ci arriva. Dopo circa un quarto d’ora, il Padova riesce ad assestarsi e a prendere un po’ di campo, anche se le migliori occasioni capitano ancora sui piedi dei laziali: Cataldi al 10’ chiama Bindi all’intervento sotto l’incrocio, mentre Radu, complice la deviazione di Sbraga, per poco non lo beffa sul primo palo (23’). Dopo un paio di conclusioni dalla distanza di De Risio, al 28’, alla prima occasione utile, il Padova riesce a pareggiare i conti: cross dalla sinistra di Dettori e tocco vincente sottoporta di Altinier, bravo a scattare sul filo del fuorigioco e a beffare Berisha, immobile sulla linea di porta. Tre minuti dopo, però, arriva il nuovo vantaggio biancoceleste: Keita lascia sul posto due biancoscudati, serve il solissimo Djordjevic per il 2-1, e poi si rivolge alla curva biancoscudata. Fuori dal campo. Almeno un centinaio i tifosi padovani presentatisi nella località bellunese per seguire la squadra, nonostante il giorno infrasettimanale. Tra i cori di sostegno, purtroppo, nel corso del primo tempo da un ristretto gruppo di tifosi biancoscudati si sono alzati anche dei deprecabili insulti razzisti all’indirizzo dell’attaccante laziale: il giovane senegalese, dopo aver incassato in silenzio per una buona mezz’ora, una volta fornito a Djordjevic l’assist per il raddoppio si è rivolto direttamente agli ultras padovani, portando l’indice alla bocca e zittendoli definitivamente, con la Digos padovana, presente sul posto, che potrebbe anche fare rapporto sull’accaduto. Per dovere di cronaca, ma non perché questo serva a sminuire le colpe degli avversari, nemmeno i laziali si sono fatti ricordare positivamente: prima dell’inizio del match tra alcuni di loro è infatti scoppiata una piccola zuffa, partita con parole grosse e terminata con un paio di schiaffi, prima che l’intervento delle forze dell’ordine riportasse la calma. Nuovi esperimenti. Nella ripresa Brevi concede un’intera frazione di gioco a Petrilli, nella posizione di seconda punta. E l’attaccante torinese, dall’inizio del mercato in odore di cessione, si gioca bene le sue carte al fianco di Altinier: bei movimenti e buoni spunti, a dimostrare con i fatti le intenzioni di voler rimanere in biancoscudato, anche se il 3-5-2 del nuovo tecnico sembra precluderne l’utilizzo. Tra le note positive di giornata anche un De Risio apparso già ispirato e un Favalli fisicamente su buoni livelli. Quanto ad emozioni, però, la ripresa regala ben poco, e il punteggio non si schioda più dal 2-1 della prima frazione.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) In piena estate, Nereo Rocco lavora di persona alla campagna acquisti dei suoi giocatori per la Serie A. Vuole rinforzare soprattutto la difesa e la mediana. Telefonate, discussioni con il presidente Pollazzi e il segretario Gobbo sul budget di spesa e le possibili cessioni. Fa caldo, nella segreteria del Padova il grande ventilatore che soffia dal soffitto dell’ufficio pare non farcela oggi. Bussano alla porta. – È permesso? – Ciao “Spazzola”, vieni pure. Rocco posa la cornetta del telefono. Vestito leggero di colore chiaro, senza cravatta, Gastone Zanon è un po’ la bandiera del Padova. Ne fa parte da 19 anni, dalle giovanili alla prima squadra. Duecentocinquanta partite tra i professionisti. Lui ha già giocato in Serie A, per quattro campionati, prima della retrocessione in B. È un tipo muscoloso, magro, non troppo alto, un po’ stempiato. Mentre inizia a parlare, sulla fronte gli si aprono delle rughe orizzontali. – Signor Rocco… devo dirle una cosa importante. E anche un po’ urgente: insomma, non faccia conto su di me quest’anno… – Come come? Non ci sarai, in Serie A? – Senta, sono al Padova da 19 anni, ho cominciato che ero un ragazzino, devo scegliere… e ho scelto! – Cossa me tocca sentir… Zanon che va via dal Padova!? – Ma no! Cosa dice? Scherza… Io che cambio squadra? Nooo!… Signor Rocco, devo tenere su la baracca. Ha capito? – No. – Prendo in mano l’impresa edile di famiglia. Mio papà è avanti con gli anni, non ce la fa più e, oltre a me che vado là ogni tanto, in ditta ci lavorano tutti i giorni i miei fratelli e quattro muratori. E io sono l’unico diplomato geometra. – Ben… (Rocco accusa il colpo. Si ferma a cercare le parole giuste). – Mi spiace Gastone, però ti capisco. Il fùtbol è poca roba in confronto a quello che ci lasciano i nostri vecchi. Anche io non mollerei mai la macelleria di mio padre. Al lunedi a Trieste mi impicco di corse avanti e indrìo, da bottega al porto e dal porto a bottega, pur de chiùder tutto al massimo entro il martedi mattina e dopo corro qua. Per fortuna che ho un bravo ragionierìn che sento al telefono il resto della settimana. Lo faccio per i figli, sai. Anche perché, a te che hai esperienza, posso dirlo: il fùtbol a volte è ingrato. È roba da pedate. Che se non stai attento, e tanto, rischi di ritrovartele sul culo e anche con gli interessi! – Però, sa, io sono stato fortunato. Ho giocato anche in Serie A e in un ambiente ottimo, tra persone che conoscevo da una vita… mollo senza rimpianti e con tante soddisfazioni, davvero. – Ti auguro ogni ben. Però adesso son messo male, ciò: devo trovare un altro difensòr bravo come te! Il paron porge la mano a Zanon. – Cossa devo dirte? In bocca al lupo “Spazzola”, salutami papà e digli che passerò a trovarlo. – Crepi. E guardi che ci conta. Per lei ha sempre da parte una bottiglia di quello buono! Gli luccicano gli occhi, anche per l’ammirazione che ha per Rocco. Sono passati quasi 19 anni da quando Gastone “Spazzola” Zanon, non ancora 14enne, mise piede per la prima volta all’Appiani. Gastone aveva chiesto a papà Giusto di entrare nella scuola calcio del Padova. Zanon senior, già all’epoca nell’edilizia, poteva permetterselo e disse di sì al figlio, a patto che oltre a giocare al calcio studiasse per prendersi un diploma. Suo figlio accettò le condizioni. Sette anni nel vivaio, durante i quali conobbe Rocco che era mezzala nella prima squadra. Gli aveva giocato contro quando capitava che i ragazzi come lui della Juniores venivano chiamati a disputare la partitella con i titolari. Poi il debutto all’Appiani, in piena seconda guerra mondiale. Non veniva quasi nessuno alle partite. Il Padova giocava contro le squadre dei militari angloamericani di stanza in città. Gli inglesi ancora ancora ci sapevano fare, ma gli americani erano proprio delle schiappe al calcio, o al soccer come lo chiamano loro. Soccer era una parola nuova per i padovani, che suonava quasi come -sòcche- zucche, in dialetto. Bè sì, gli americani a calcio erano davvero delle zucche. Rocco direbbe dei ‘mona’… pensa ora ridacchiando Gastone mentre sale in macchina. *(tratto dal romanzo “Vinca il migliore? Speriamo di no!” )

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Se n’è andato un altro dei “panzer” di Rocco, e il vuoto che lascia, nei tifosi padovani che hanno i capelli grigi, ma non solo, è enorme. Perché Gastone Zanon, “Spazzola” per tutti (soprannome coniato proprio per il fatto che, da coriaceo difensore qual era, non faceva tanti complimenti negli interventi), rappresentava, insieme all’amico e compagno d’avventura Humberto Rosa (oggi 84enne), l’argentino di quella mitica squadra del paron, il simbolo di un calcio che resterà scolpito negli annali della storia biancoscudata, e italiana in generale. Un calcio lontano anni-luce dall’attuale, eppure intriso di fascino, emozioni, pathos e senso dell’osare, talvolta ai limiti dell’impossibile. Le sue condizioni di salute, ultimamente, erano peggiorate. «L’aggravamento, però, è stato improvviso questa mattina (ieri, ndr)», racconta il figlio Davide, avvocato, «e le difficoltà che tradiva nel respiro non lasciavano presagire nulla di buono. Da un mese a questa parte, dopo l’ultimo ricovero, non si alimentava quasi più». Dopo tre operazioni al femore sinistro, fratturatosi il 31 dicembre 2012 mentre camminava con un amico in via Vescovado, non si era più ripreso, e a seguirlo ci pensava Danae Velasquez, una badante cubana che lo assisteva in tutto. Gli sono stati vicini sino all’ultimo Davide ed Elisabetta, la secondogenita, oltre ai nipoti Giulio e Mattia, che stravedevano per il nonno. Gli affetti più cari rimastigli, dopo che Amelia, la moglie, era mancata nel febbraio di 38 anni fa. Un uomo straordinario, Zanon, prima ancora che un grande personaggio di sport, capace di investire proficuamente i soldi guadagnati, visto che aveva affiancato il padre, per poi proseguire da solo, nell’impresa di costruzioni di famiglia, impresa che, verso la fine degli anni ’60, realizzò la Tribuna Est (quella coperta, poi fatta demolire) dello stadio Appiani. Ma soprattutto un tifoso del Padova a tutto tondo, legato a filo doppio con la squadra della sua città, e capace di essere critico in modo intelligente. Significativa l’intervista concessa al nostro giornale, e firmata da Stefano Volpe, in occasione di un compleanno speciale, quello dei 90 anni, nel novembre 2014. «Cestaro ha speso tanto e male», sottolineò allora. «Adesso mi piace la nuova società (di Bergamin e Bonetto, partita dalla Serie D, ndr) e i nuovi giocatori mi sembrano forti e umili. Non come quelli della scorsa stagione, che hanno anche gettato le maglie a terra a Latina. Un gesto pessimo, ci fossimo stati io e Scagnellato non sarebbe successo». Già, Lello. Un altro grandissimo di quel gruppo, plasmato a propria immagine e somiglianza dal burbero allenatore triestino, ma che Rocco portò ai vertici del calcio italiano (terzo posto in Serie A nella stagione 1957/58). Con Pin fra i pali, Blason e Sarti la difesa del Padova era di marmo e Zanon, che non sempre giocava titolare, raccontava di Scagnellato: «Spesso lasciavo l’avversario e dicevo: “Lello, pensaci tu”. E lui lo fermava sempre. Difensore fantastico e persona molto umile. Pensate che l’ho scoperto io, Scagnellato. Nel 1951 l’allenatore del Padova era l’inglese Frank Soo. Io facevo da traduttore perché ero l’unico che capiva un po’ la lingua, anche se i compagni mi prendevano in giro, visto che il mister faceva discorsi lunghi e io li traducevo in 4-5 parole. Dicevano facessi la formazione. Soo mi chiese di accompagnarlo a vedere un giocatore della Luparense, tale Mazzuccato. Ma in quella squadra notai subito Scagnellato, e alla fine il Padova ingaggiò Mazzuccato, Lello e anche Vittorio Scantamburlo». In quell’intervista parlò anche del tumultuoso finale di una carriera contrassegnata da 273 presenze con la maglia del Padova e 2 gol, 13 stagioni consecutive (più 6 con le giovanili biancoscudate). E ne parlò con franchezza, come suo costume: «Venni squalificato sei mesi nel 1957 per una tentata combine di Legnano-Padova, ultima giornata di B del 1955. Una storiaccia, il giocatore del Legnano Zian parlò con il nostro portiere Casari, che prima della gara riferì a Rocco, ma il paron non volle saperne. Noi vincemmo, io non sapevo nulla, due anni dopo Zian venne da me, che ero il capitano, chiedendo i soldi. Non gli demmo niente, lui cinque giorni prima che il “caso” andasse in prescrizione denunciò tutto e mi squalificarono 6 mesi per omessa denuncia. Non volli più giocare, ma mi allenai sempre con la squadra, che arrivò terza nel ’57». Capito di che pasta era fatto, Gastone?

Ore 09.20 – (Corriere del Veneto) E’ Francesco Tavano , un attaccante che ha segnato in carriera oltre 170 gol, il vero obiettivo di mercato del dg Giorgio Zamuner per rinforzare il reparto offensivo. Dopo giorni di depistaggi e smentite, è questa la novità in arrivo in mattinata da Avellino, da dove emerge che il 37enne attaccante dovrebbe presto rescindere il contratto con il club irpino. Ingaggio elevatissimo (220mila euro fra contratto e bonus) e tentativo importante, quello del Padova, che però oltre certi parametri non può certo andare. Per cui tutto dipende dalla rescissione contrattuale che opererà lo stesso Tavano, probabilmente entro il fine settimana. Il suo agente dovrebbe incontrare l’Avellino entro venerdì, dopodiché la strada dovrebbe diventare libera da ostacoli. Se andrà a buon fine la rescissione con incentivo all’esodo, le possibilità cresceranno esponenzialmente, altrimenti si virerà su altri obiettivi. Tavano è stato cercato da Foggia e Ancona, ma vorrebbe una squadra del centro-nord per chiudere la carriera. La sua permanenza alla corte di Domenico Toscano, che sta tentando di rivitalizzarlo, sembra completamente da escludere: la società sembra non sentirci e lo ritiene in partenza. La Spal lo aveva sondato senza affondare il colpo, Tavano aspetta la B, ma non ci sono club all’orizzonte. Se accettasse la proposta del Padova, il reparto verrebbe completato da un giovane (probabilmente Victor Da Silva del Chievo). Ieri sera, dopo la partita, Zamuner ha incontrato Oscar Brevi per prendere una decisione su Daniel Cappelletti : l’ex difensore del Cittadella ha buone probabilità di essere tesserato, così come Matteo Mandorlini, che completerebbe il centrocampo. Test amichevole ieri anche per il Cittadella, che ha battuto 2-0 l’AltoVicentino a Lavarone: a segno Strizzolo nel primo tempo e il giovane Maniero nel secondo. Sul fronte uscite l’ex Coralli ha ricevuto una proposta dalla Viterbese e la sta valutando.

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Sul campo, lo spettacolo per un tempo è gradevole, con sprazzi di calcio-bollicine e qualche giocata di qualità. Tra Lazio e Padova finisce 2-1, peccato che qualche ululato di troppo arrivato dal settore biancoscudato nei confronti di Keita Balde guasti un po’ l’atmosfera, facendo arrabbiare (e molto) l’attaccante della Lazio. Preso di mira durante i primi minuti della gara in diverse circostanze, Keita reagisce duramente, zittendo con il dito lo spicchio di tifosi padovani accorsi ad Auronzo al momento dell’assist decisivo fornito a Djordjevic per il definitivo 2-1 al 30’ del primo tempo: «Non è la prima volta che succedono certi episodi — condanna il presidente Giuseppe Bergamin — e non sono cose accettabili. Come società non possiamo che prendere le distanze da questi comportamenti». E dire che fra le due tifoserie il clima è stato tutt’altro che teso: dopo il fischio finale i padovani intonano il coro «Gabriele uno di noi» in memoria di Gabriele Sandri, gesto applaudito dai laziali con un applauso. Sul campo Keita è l’indiscusso protagonista, mentre il Padova, dopo una partenza faticosa, ha fatto nel complesso un’ottima figura. Il talento senegalese, al centro nei giorni scorsi di una miriade di voci di mercato, è il vero protagonista della partita: dribbling, tiri in porta, assist e giocate d’alta scuola. Il più in difficoltà è sembrato Emerson, reduce da un finale di stagione in cui aveva perso il ritmo partita, mentre la squadra ha dimostrato di essere ancora in rodaggio dopo il cambio tattico piuttosto drastico avvenuto fra Pillon e Brevi. Insomma, riguardo a Emerson la ruggine c’è e si vede, ma il tempo per migliorare c’è tutto e la qualità non si discute. Molto bene invece Davide Tentardini, l’acquisto meno reclamizzato di Giorgio Zamuner, ma che dimostra nello spicchio di partita in cui viene impiegato, di essere sulla strada giusta per ritagliarsi uno spazio importante dopo le disavventure contrattuali di Como. La partenza è col freno a mano tirato e il Padova va sotto dopo appena tre minuti: fallo di Altinier su Lulic e calcio di rigore concesso per l’irregolarità commessa all’interno dell’area. Sul dischetto si presenta Cataldi, che non sbaglia. Il Padova non si disunisce cercando di limitare la qualità avversaria. Bindi si supera su punizione di Cataldi, poi al 28’ il pari: ottimo assist di Dettori per Altinier, che da pochi passi battte Berisha. Poi il tap-in di Djordjevic su assist di Keita per il 2-1 e la grande risposta di Bindi sul solito Keita. Il Padova ci prova due volte con i tiri da lontano di De Risio, fallisce il pari con Filipe su cui si immola De Vrij, poi nella ripresa non succede più nulla, fra cambi a raffica e poca lucidità. «Siamo andati un po’ in difficoltà all’inizio — ammette a fine gara Brevi — poi ci siamo rimessi in sesto e ho visto anche buone cose. Certi errori sono normali in questo momento della preparazione».

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Se ne è andato un altro pezzo di storia del calcio. Storia nazionale, non necessariamente solo veneta. O padovana. È morto ieri, nel primissimo pomeriggio di un luglio lattiginoso, Gastone Zanon. Zanon il capitano del Padova di Nereo Rocco. Zanon il difensore centrale protagonista di mille battaglie, prima e durante l’epopea del Paron. Se ne è andato a 91 anni, nella sua abitazione di via Risorgimento, circondato dall’affetto dei suoi cari e soprattutto dai figli Elisabetta e Davide. Un pezzo di storia cittadina Zanon, il simbolo di un’era che sbiadisce ma che non si può cancellare. Un’epoca difficile dove il primo obiettivo era rimettere la testa fuori dopo le agonie della guerra. La testa fuori dalla povertà, dalle bombe, dai morti, dalle macerie. Insomma, ricominciare. Per lui 19 stagioni con la maglia biancoscudata addosso, comprese le sei annate nelle giovanili: 255 partite con il Padova, serie A e serie B, due soli gol. Il ritiro nel 1957, a 33 anni. Giusto un anno prima del miracolo di quel Padova terzo in classifica in serie A. Un Padova che, forse, avrebbe potuto anche arrivare più su. Calcio antico, maglie di lana che pizzica, soldi pochi. Pochi ma sicuri, dignitosi. Un operaio in fabbrica guadagnava trentamila lire di salario, un calciatore del Padova, nella massima serie, poco più di quarantamila. Soldi veri, alla mano. Che ci potevi pagare da bere agli amici, mettere su famiglia. Magari, chissà, comprare anche un frigorifero a rate. Primi anni ‘50, ricordi in bianco e nero di un calcio brumoso e antico. Calcio vero però, come i suoi interpreti. Non si andava per il sottile, i punti erano punti anche allora. Anzi, di più. Gli aneddoti si sprecano. Derby Padova-Vicenza all’Appiani, in biancorosso un’aletta giovane e guizzante che fa andare ai matti la difesa padovana: è Sergio Campana, poi fondatore dell’Associazione italiana calciatori e per una vita suo presidente. Paron Rocco si agita e si sbraccia in panchina, niente da fare. Chiama Zanon vicino alla panchina e gli fa: “ciò, tochilo un pocheto… ”. Così, tanto per fargli capire che aria tirava all’Appiani. Nella fossa dei Leoni. Zanon annuisce, Campana va sull’out e lui entra come si conviene: duro e deciso. Campana vola e sfascia la bandierina del corner. Putiferio in campo. All’intervallo Rocco, nel tunnel degli spogliatoi, si avvicina a Zanon e gli bisbiglia: “te gavevo dito de tocarlo, no de coparlo… ”. Insomma, Gastone era uno che quando serviva, falciava senza chiedere permesso. E, d’altra parte, la durezza in difesa era una specialità della casa e con gente come Scagnellato, Blason e Azzini a fare reparto non c’era da meravigliarsi. Come la famosa riga tirata prima dell’area di rigore e la raccomandazione all’attaccante avversario: “se te la passi, no rispondo de ti”. E non era un modo di dire, anche se la cattiveria non era contemplata: gioco maschio, certo, ma non per far male. Nei ricordi di Zanon il doppio confronto del 1949 con il Grande Torino di Mazzola, Gabetto e Loik: 4-4 all’Appiani, in una partita memorabile. O i duelli con il «Pepe» Schiaffino, il dios del futbol uruguagio, quello che Zanon considerava l’avversario più forte mai incontrato. «Sapevo che se lo avessi annullato — spiegava come fosse la cosa più semplice del mondo — a perderci di più sarebbe stato certamente il Milan». La disposizione tattica del Paron era chiara: «Te marchi el Pepe e no te lo moli: e se el va al gabinetto ti ghe va de drio anca là». Detto, fatto. Dopo il ritiro dal calcio giocato, per Zanon si aprì la strada imprenditoriale: impresario edile noto e stimatissimo, che ebbe l’onore di realizzare, tra l’altro, la tribuna Est del «suo» stadio Appiani. Quando si iniziò a parlare dell’Euganeo propose un progetto per riammodernare il vecchio stadio ma restò, purtroppo, solo un sogno. Ora Zanon se ne è andato e con lui se ne va una Padova sempre più lontana all’orizzonte. I funerali del «capitano» si terranno domani alle 15,30 in Duomo.




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