Live 24! Padova-Forlì, -4: doppia seduta alla Guizza per Altinier e compagni

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Ore 22.10 – (Il Piccolo) Il gol non è arrivato, ma Matteo Serafini contro la Carenipievigina è stato comunque importante illuminando l’attacco con alcune belle giocate. Serafini, la Triestina ha di nuovo mostrato un cambio di marcia fra primo tempo e ripresa: come mai? «Probabilmente finché gli altri reggono il nostro ritmo, noi facciamo fatica a finalizzare. Però poi arriva un certo punto che li sfianchiamo e troviamo gli spazi giusti per entrare. L’importante comunque è che siamo partiti bene e con il piglio giusto, cosa che fa anche crescere l’entusiasmo». Però è mancato il colpo del ko: colpa di voi attaccanti? «Sì, dobbiamo essere un po’ più cinici, abbiamo creato tanto ma finalizzato poco: soprattutto nel mio caso, visto che ho tirato tante volte ma vuoi per la bravura del portiere, vuoi per gli errori, non ho segnato. Almeno non c’è stato bisogno di un mio gol e stavolta è bastato quello di França. Vuol dire che il mio lo teniamo per quando servirà». In ogni caso, l’impressione è che il vostro attacco possa essere devastante. «Lo speriamo, i presupposti ci sono: iniziamo a conoscerci meglio e ogni volta che giochiamo assieme scopriamo qualcosa di diverso che ci può aiutare. E poi ci integriamo bene anche per caratteristiche. È stato un buon inizio, ma c’è tanto da lavorare, la strada è lunga e piena di difficoltà: sarà proprio in quelle situazioni che dobbiamo essere squadra al di là dei valori tecnici, perché ci devono essere valori morali molto alti per arrivare a vittorie e conquiste». E sotto questo aspetto che idea si è fatto del gruppo? «Un’ottima idea, il gruppo è valido, ci sono ragazzi che hanno voglia di apprendere e un mister molto competente che li sa indirizzare bene: questo è fondamentale in una categoria nella quale i giovani sono importanti e devono crescere il più velocemente possibile, perché purtroppo non c’è tempo per aspettarli». Questa Triestina può essere da vertice? «La nostra base deve essere l’umiltà, da lì si costruiscono i grandi successi. Bisogna lavorare, credere in quello che si fa e se corri più degli altri poi alla lunga la qualità viene fuori, magari con una giocata o su palla inattiva. Sì, la Triestina deve crescere tanto ma è normale che in questo momento della stagione sia così». Al debutto è arrivata una buona risposta anche dai tifosi. «Sì, un bell’esordio, c’era tanta gente ma noi ne aspettiamo ancora di più. Intanto ringraziamo quelli che sono venuti che ci hanno sostenuto dal primo all’ultimo minuto. C’è lo spirito giusto in spogliatoio e anche allo stadio, e questo aiuta tanto nel lavoro quotidiano».

Ore 22.00 – (Il Piccolo) La prima partita di campionato al Rocco dell’era Milanese Biasin ha lanciato due messaggi. La Triestina ha ottenuto, anche se con qualche fatica di troppo, il risultato che tutti auspicavano. Ma soprattutto la città, anche se i numeri non sono ancora eclatanti, ha riscoperto che allo stadio ci si può divertire. Due aspetti, quello del risultato e l’entusiasmo del pubblico, che vanno a braccetto. Se i risultati positivi, ma anche il gioco arrivano, la risposta dei triestini c’è. Questo è un primo tassello messo dalla nuova dirigenza e proprietà per costruire un progetto sportivo che abbia un futuro. I duemilacinquecento e passa spettatori, pochi meno dell’ultimo play-out contro il Dro, in una giornata di piena estate non sono da sottovalutare. Sul piano quantitativo nella giornata di domenica non sono molte le partite di LegaPro che hanno avuto un tale seguito. In una piazza come Siena gli spettatori sono stati 2.400, a Cremona 2.800 tanto per fare un esempio. Ma il dato più interessante è che i mille paganti sono una sorpresa perché i quasi millecinquecento abbonati c’erano anche in Eccellenza. Era il 2012 l’Unione era sparita dal panorama calcistico che conta. E a quel 2012 sono seguiti anni di magra. Un aspetto che non può non incidere sulla disaffezione alle gesta degli alabardati. Perché in piazze nobili come Mantova, Padova, Parma e Venezia la risalita dopo un fallimento è stata immediata. IL PUBBLICO Domenica al Rocco, oltre alla coreografia della Furlan che è una stimabile tradizione, si sono visti anche parecchi padri con i figlioletti in divisa rossoalabardata. È una novità o comunque è un dato diverso dai soliti encomiabili millecinquecento supporter che, a parte lo scorso anno, accompagnano la squadra da sempre e in tutte le categorie. Uno stimolo in più per Milanese e soci per credere nel merchandising ma soprattutto per lavorare sul territorio. Portare la squadra e il marchio nei rioni coinvolgendo i più giovani è un obiettivo dichiarato che va perseguito con constanza nei prossimi mesi. LA SQUADRA L’organico offre spunti tecnici interessanti specie al confronto con quelli delle ultime stagioni. Il sistema di gioco che Andreucci sta costruendo con un sistema difensivo solido, un centrocampo operaio con alcuni inserimenti in avanti e un attacco orchestrato da Serafini per França, Dos Santos o Bradaschia garantisce vivacità. Contro la Pievigina è arrivato solo un gol ma dovevano essere di più. La reazione del secondo tempo, come successo con Cordenons e Tamai, indica che la squadra vuole vincere e ha delle frecce al suo arco. Per arrivare in alto serve maggior continuità ma un gruppo costruito, pur con ordine da zero, ha bisogno di almeno ancora un mese per trovare i suoi equilibri. Così va il calcio e non è che l’effetto Rocco possa modificare la situazione. I RISULTATI Il sale di tutto sta nella capacità (e talvolta nella fortuna) della Triestina di indovinare una striscia positiva. I campionati si vincono a marzo e quindi c’è tempo ma è evidente che per alimentare l’entusiasmo che già c’è servono i risultati. Antonio Andreucci deve andare avanti per la sua strada senza isterie per difetto di punti ma ha anche il compito di strapparli nelle prossime partite alle avversarie. I giocatori dal colpo di biliardo ci sono. In questa prima fase sta a loro la responsabilità. Perché l’occasione è ghiotta per innescare un circuito molto positivo tra la Triestina e la sua città.

Ore 21.40 – (Corriere delle Alpi) Georges Petdji? Difficile ma non impossibile. Il direttore sportivo Augusto Fardin conferma l’interesse del Belluno per il giovane fuoriquota, fatto esordire in serie D tre anni fa, ma ammette che la situazione non è semplice. «Stiamo aspettando di capire la situazione del ragazzo – spiega Fardin – lo scorso anno era sotto contratto con la Pro Patria che però è retrocessa e quest’anno fa la serie D. In teoria dovrebbe essere svincolato, ma non è così semplice. Sia chiaro, non è un’operazione che si deve fare assolutamente, ma un suo eventuale arrivo sarebbe prezioso perché, oltre ad essere un fuoriquota, aumenterebbe il numero di giocatori in rosa». Svincolato o no? Lo status di Georges Petdji cambierebbe molto la questione tesseramento. «Se il ragazzo dovesse risultare libero si affronterebbe un certo tipo di discorso – spiega Fardin che ovviamente spera di poter portare Petdji in gialloblù a costo zero – se invece verrà fuori che è ancora tesserato con la Pro Patria bisognerebbe parlare con la società di Varese, e le cose cambierebbero parecchio. Nel caso fosse svincolato, c’è tempo per tesserarlo, oltre metà settembre». Quale sarà il destino di Giovanni Pescosta? «Aspettiamo che faccia l’esame, poi vediamo. È vero che è l’unico terzino destro di ruolo, ma se dovesse andare via si troverebbe una soluzione, adattando magari sulla destra uno tra Andrea Franchetto o Giuseppe Granara, se parliamo di fuoriquota. Se no potrebbe giocare Sebastiano Sommacal. In ogni caso c’è anche il mercato invernale che potrebbe aiutarci». Il 3-0 al Cordenons. «Certo, i ragazzi mi sono piaciuti ma bisogna tenere conto che è solo la prima giornata e non sappiamo rispetto al campionato il valore del Cordenons. Sono molto contento perché hanno segnato due regazzi giovani come Alessandro Marta Bettina e Simone Quarzago, classe 1998 e 1999, che sono per di più entrambi bellunesi. Il gol di Corbanese, invece. non fa più notizia». Marta Bettina in forma. Il giovane fuoriquota classe 1998 ha iniziato la stagione alla grande giocando due ottime partite contro Montebelluna, in Coppa Italia, e Cordenons, in campionato, dove è riuscito a segnare una bellissima rete. «Ho visto Miniati con la palla e mi sono buttato nello spazio – racconta Marta Bettina – ho controllato bene il passaggio e appena ho visto il portiere fuori dai pali ho calciato senza pensarci di sinistro. Obiettivo personale? Voglio fare più gol quest’anno, l’anno scorso mi sono fermato a 2. Lo voglio fare per me ma anche per la squadra. Dediche per il mio gol? Nessuna in particolare, lo dedico a me». Corbanese punto di riferimento. Il bomber e capitano del Belluno non si limita a segnare tanti gol ma è una figura importante all’interno dello spogliatoio. «Simone ti aiuta tanto – continua Marta Bettina – in particolare noi attaccanti perchè ti dice i movimenti da fare. E’ un esempio da seguire».

Ore 21.20 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova ieri pomeriggio ha ripreso la preparazione in vista della trasferta di sabato 10 (ore 16.30) a San Benedetto del Tronto. Tutti i biancorossi sono scesi sul terreno del Martelli, ad eccezione del giovane Boccalari che ha tolto il gambaletto e sta proseguendo la rieducazione al metatarso. Non tutti però hanno lavorato a pieno ritmo: il portiere Bonato, ad esempio, si è limitato a qualche esercizio a puro scopo precauzionale per un lieve dolore al ginocchio che non dovrebbe preoccupare. A parte anche Boniperti per il problema al piede pur se in casa biancorossa, senza forzare, non si dispera di poterlo recuperare per la sfida contro la Sambenedettese. Solo corsa per Tripoli, già sostituito nel corso della gara con il Venezia, che lamenta un affaticamento. Per la cronaca, piccolo risentimento anche per il difensore Monticone, che prosegue ad allenarsi con il Mantova senza, per il momento, essere un obiettivo di mercato. Nessuno dei quattro ha partecipato alla partitella di mezz’ora che mister Prina ha fatto svolgere a tutto campo e ad una buona intensità. Il tecnico ha un po’ mescolato le carte rispetto a sabato sera, schierando due squadre speculari col 3-4-3: in una in difesa hanno giocato Romeo, Siniscalchi e Menini, a centrocampo Di Santantonio, Salifu, Raggio Garibaldi e Regoli, in attacco Marchi, Ruopolo ed il giovane Cavalli. Dall’altra parte invece il trio di difesa era composto da Gargiulo, Carini e Cristini, in mezzo al campo Sene Pape, Skolnik, Zammarini e Bandini, davanti Maccabiti, il “Berretti” Gabrieli e Tano Caridi. Oggi la preparazione proseguirà con una doppia seduta, al mattino ed al pomeriggio.

Ore 21.10 – (Gazzetta di Mantova) In attesa che la prossima settimana veda giungere a compimento il percorso concernente il pagamento delle mensilità arretrate a dipendenti e giocatori la società non molla la presa concernente il mercato, con due giocatori che potrebbero ancora portare a compimento il rafforzamento dell’organico, come sottolinea il vice presidente Marco Claudio De Sanctis: «Dopo un’iniziale difficoltà stiamo gradatamente portando nel Mantova quelle pedine e quelle risorse economiche utili a perfezionare l’ingresso in società. Con i dirigenti bresciani e con i soci mantovani il rapporto prosegue in maniera positiva e ci auguriamo di riuscire a portare a termine ancora un paio di operazioni, nell’ottica di una valorizzazione dell’organico esistente e degli innesti che potremmo riuscire a d effettuare a breve. Già così, comunque, la squadra ha offerto delle buone prestazioni che ci lasciano ben sperare in prospettiva». L’identikit dell’attaccante era stato trovato nell’italoargentino Ramiro Costa, 24 anni dell’Atletico Rafaela: «Un giocatore che stavamo portando al Mantova – sospira De Sanctis – ma purtroppo è mancato il tempo indispensabile a completare l’operazione. Nondimeno rinunciamo all’idea di potenziare la squadra. Ci serve un giocatore giovane, voglioso di emergere e di buone qualità tecniche. Mister Prina sa perfettamente come riuscire ad ottenere il meglio da elementi del genere e siamo pronti a non farci sfuggire l’opportunità. Sempre nell’ottica di incentivare il nostro pubblico a starci vicino». De Sanctis è rimasto piacevolmente colpito dai tifosi: «Gente così ti fa innamorare di quel che fai – sottolinea – ti fa sentire in possesso del dodicesimo uomo in campo. Faremo del nostro meglio per portare sempre più pubblico allo stadio. Come ho detto il primo giorno Mantova è una piazza che deve poter godere di eventi di grande livello». Per l’altro innesto si parla con insistenza dell’ex portiere della Roma Vlada Avramov, 37enne serbo: «Uno come lui rappresenta un lusso per la categoria. Valuteremo per bene in maniera collegiale i possibili sviluppi così da mettere a disposizione del mister un ulteriore tassello importante per portare il Mantova in una posizione sempre migliore. Purtroppo il regolamento impone una sola promozione mentre le altre dovranno soffrire attraverso la lotteria dei playoff ma la volontà di allestire una bella squadra c’è tutta». Pullman del Ccmc. Per la trasferta di sabato a San Benedetto il Centro coordinamento organizza un pullman. Info al 3284559913 (Negretti).

Ore 21.00 – (Gazzetta di Mantova) Ospite della trasmissione “Il Prosecco del lunedì» di Radio Virgilio mister Luca Prina traccia un quadro soddisfacente del suo Mantova, che non è squadra raffazzonata ma vera, con uomini prima che professionisti. Una squadra che ha ampi margini di crescita ma che mantiene un solo obiettivo: la salvezza. Quel che verrà poi in più sarà gradito ma non inseguito spasmodicamente. «Ho voluto rimanere – sottolinea il mister – perchè convinto dal progetto che Sdl ha realizzato, un progetto impegnativo ma realizzato in una piazza eccezionale e con persone capaci, disponibili e preparate che mi offrono costantemente il loro appoggio. Chi vive di calcio come me dev’essere capace di ridestare l’entusiasmo nei suoi ragazzi, a questo ci abbiamo pensato già lo scorso anno e portiamo avanti la medesima strategia quest’anno. Le cose stanno andando piuttosto bene, prima di tutto perchè in ogni giocatore c’è la massima fiducia nei compagni. Questo è un gruppo che è stato opportunamente potenziato secondo parametri inderogabili, che sa mettere da parte chi non accetta le regole e che proprio per questo è ancor più solido». Un gruppo, che a parere del tecnico piemontese, difficilmente verrà rinforzato: «Il mercato – spiega Prina – in questa fase si muove secondo canoni sostanzialmente insidiosi. Gli svincolati portano con sè tante incognite, dal grado di preparazione alla mancanza del ritmo partita a molti altri aspetti importanti che non possiamo sottovalutare. Io penso a tirare fuori il massimo dagli elementi a mia disposizione per conquistare la salvezza, quel che potesse eventualmente venire in più sarà gradito. Il Mantova ha ampi margini di crescita, tenuto conto che sono arrivati numerosi elementi negli ultimi giorni ma è bene ricordare che si tratta di giocatori che ho scelto io, che sono entrati subito in sintonia con i più esperti, a cominciare da Gaetano Caridi». Per la “bandiera biancorossa” il tecnico ha parole al miele: «Gaetano è il simbolo, è la nostra bandiera, è l’emblema del calcio che piace a me, un calcio nel quale l’aspetto umano ha una importanza prevalente. In questa estate perlomeno sofferta si è messo a disposizione anche come sprone verso chi dubitava della serietà del progetto Mantova, ci ha messo la faccia. Tanto di cappello. Fosse entrato il colpo di testa col Venezia lo stadio sarebbe andato in delirio». Una parola è in cima al vocabolario di Prina: «Ritengo fondamentale essere credibile, ogni scelta è finalizzata al bene del Mantova, Prina viene poi». Tanti elementi ancora da valutare ma il mister è sicuro: «Quando si vedrà il vero Mantova? Io penso a fare in modo che da San Benedetto, e così gara dopo gara, le cose vadano sempre meglio e il Mantova regali gioie alla sua gente».

Ore 20.40 – (Alto Adige) Un solo frame per commentare una sconfitta non basta. Non sarebbe difatti giusto archiviare il capitombolo esterno dell’Alto Adige, considerando soltanto quel lampo del giovane Candellone che, al 29’ della ripresa, ha messo sotto scacco i biancorossi. Non sarebbe giusto perché l’asettico dato statistico dev’essere letto nella sua interezza e con la giusta emozione che aiuta a riflettere sulla prestazione positiva che Marcone e compagni hanno offerto per tutti (o quasi) i novanta minuti in terra umbra. Certo, si dirà, il triplice ha certificato la sconfitta, e su questo non ci piove. Ma il ritorno dalla città dei Ceri è stato accompagnato anche dalla consapevolezza che questo Alto Adige ha a disposizione uomini e mentalità per poter sopperire ad ogni errore, tipo quello che ha generato il gol eugubino firmato da Candellone. “Non la considera una brutta sconfitta ma una partita dove la squadra ha saputo fare la sua prestazione ma senza ottenere il risultato. – dice il ds Luca Piazzi – Contro il Gubbio inizialmente non siamo stati bravi su alcuni dettagli, poi la partita è andata avanti così come noi volevamo. Tutto bene sino a quella situazione che ci ha condannato. Dopo Fano e Gubbio posso dire che siamo consapevoli di poter far bene, perché è stato dimostrato che questo Alto Adige è una squadra forti qualità. Della trasferta di Gubbio non salvo solo il risultato…per il resto la squadra ha fatto bene e, alla luce della gran mole di gioco che riesce a produrre, merita sicuramente di più. Sia con il Fano che anche con il Gubbio abbiamo subito poco questo vuol dire che siamo riusciti ad avere la giusta quadratura difensiva. Anche gli altri reparti hanno fornito importanti risposte…a Gubbio abbiamo messo in campo la giusta personalità diretta a fare la partita. Ci ha penalizzato solo il gol subito. E basta”. Un passo alla volta, d’accordo, ma bisogna inevitabilmente pensare alle prossime due gare che attendono un Alto Adige desideroso di riscatto e della giusta attenzione. “Feralpisalò e Bassano – continua Piazzi – due partite difficili che però serviranno a farci capire il nostro valore. Andremo avanti per la nostra strada, migliorandoci sostenuti dall’ottimismo e dalla consapevole di essere una squadra forte”. Chi pensava che la neopromossa Gubbio fosse da considerarsi una delle squadre materasso del torneo, si è dovuto ricredere, visto che gli eugubini sono riusciti, in due gare, a stoppare sia Pordenone e Alto Adige. “Ancora una volta è stato dimostrato che, in questo campionato, non esistono le squadre materasso così come non ci sono più in giro tecnici improvvisati ma allenatori preparati e competenti. Tutte componenti che rendono molto equilibrato il quadro generale. Basta vedere cosa è successo anche in altre partite del nostro girone, in cui sfide per così dire già decise sulla carta, hanno avuto invece epiloghi più sofferti. Mi riferisco, ad esempio, a Parma-Lumezzane dive la squadra di casa si è imposta a nove minuti dalla fine e grazie ad un da Cineteca di Calajò. Mio avviso le squadre che faranno bene saranno quelle che riusciranno a crescere gradualmente e far vedere i propri valori. Per il momento c’è molto equilibrio”. In queste primi due match, mister Viali ha proposto un identico scacchiere. Questo vuol dire che si ha già la fisionomia definitiva? “Penso che mister Viali abbia lavorato per dare una identità alla squadra – conclude Piazzi – l’obiettivo futuro sarà quello di creare delle varianti, in modo tale da non avere una squadra di facile lettura e con un gioco monotematico. Un passo alla volta…intanto il primo obiettivo è stato raggiunto, plasmando una squadra che sa far bene sia la fase difensiva, sia quella offensiva, anche se ci sono delle cose da mettere a posto. Più avanti credo che il mister lavorerà per aver delle alternative tattiche e le giuste varianti al nostro sistema di gioco. Questo fa parte della crescita, perché sono convinto che bisogna riuscire sempre a migliorare in qualcosa”.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Modena) Le condizioni dello stadio Braglia tornano a far discutere, questa volta non per la sporcizia sugli spalti ma per un manto erboso che dalla gara di Tim Cup tra il Modena e il Francavilla in Sinni, giocata il 31 luglio, pare sempre più rovinato. «Fa schifo», ha sentenziato Fabrizio Castori domenica sera, al termine di Carpi-Benevento. Frase che rispecchia il pensiero di molti, ma che non è piaciuta all’amministrazione comunale, già molto vigile. Stefano Bonacini, patron dei biancorossi, si è scusato per queste parole poco diplomatiche, ma il problema resta. DIECI GARE IN UN MESE Difficilmente la situazione potrà migliorare entro breve tempo. In un mese, infatti, il Braglia ospiterà la bellezza di dieci partite ed in due occasioni si assisterà addirittura a tre gare in altrettanti giorni. Il motivo è presto detto: il Modena ha subaffittato lo stadio a Carpi e Castelvetro fino a quando non saranno disponibili gli impianti delle rispettive società, il Cabassi e il Venturelli. Per evitare concomitanze si è dunque fatto ricorso ad un gioco all’incastro. Il Modena sarà impegnato al Braglia sabato 10 e lunedì 19 settembre, oltre che sabato 1 ed 8 ottobre. Il Carpi sabato 17 e 24 settembre ma probabilmente anche l’1 ottobre, se non saranno stati ultimati i lavori al Cabassi, con conseguente anticipo o posticipo della sua gara o di quella del Modena. Il Castelvetro domenica 11 e 18 settembre e 2 ottobre, poi al Braglia si fermerà – pare – fino ad inizio novembre. IL COMUNE CHIEDE LUMI Dagli uffici di piazza Grande serpeggia malumore, così ieri è partita la terza lettera ufficiale negli ultimi tre mesi per chiedere al Modena spiegazioni, ricordando gli obblighi gestionali in carico al club di viale Monte Kosica e sottolineando che in caso di danni verrà chiesto un risarcimento. Il minimo, dopo aver investito appena un anno fa soldi pubblici – più di 700mila euro – per rifare integralmente il campo con un fondo misto di erba naturale e sintetica, compreso l’impianto di drenaggio. «Viste le condizioni del campo – sottolinea l’assessore allo sport Giulio Guerzoni – abbiamo scritto nuovamente al Modena. Chiediamo il rispetto degli obblighi di manutenzione e gestione previsti dalla convenzione». IL MODENA SI ADOPERA Rispetto alla passata stagione c’è una novità: scaduto il 30 giugno il contratto con la Rappo, che aveva realizzato e poi curato il nuovo manto erboso, il Modena non ha trovato un accordo per il rinnovo e si è affidato alla Reggio Calcio. La manutenzione, però, è costante, come spiega il vicepresidente canarino Angelo Forcina: «Non è cambiato nulla, i lavori di concimazione e semina vengono effettuati ogni lunedì ed ogni mese un agronomo controlla il terreno. Il Modena tiene al proprio campo ed al suo stadio, tanto che spese e giorni di pulizia sono stati raddoppiati. Il problema è l’usura, un normale logorio che ha un campo così come un’auto. Lo scorso inverno, pochi mesi dopo il rifacimento, sono stati rizollati 100 metri quadrati sotto la Montagnani, e la stessa ditta che lo ha costruito consiglia una rizollatura ogni anno e mezzo. In estate il campo è stato colpito anche da un fungo e il fatto che ora non riesca a stare a riposo per più di una settimana incide tanto, così come il caldo ed altri problemi non ancora chiari perfino agli esperti. Per intenderci, la ditta manutentrice è la stessa che cura lo Zelocchi, adesso quasi perfetto, e pure il Cabassi».

Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana ha iniziato ieri pomeriggio la marcia di avvicinamento a due settimane molto intense che la vedranno impegnata forse quattro volte: domani alle 19 c’è l’amichevole al “Notari” di Montecchio con i giallorossi locali che disputano la Promozione; sabato la trasferta a VeneziA alle ore 18.30 mentre nei dieci giorni successivi sono in calendario altri due impegni di Lega Pro alle 20.30: martedì 13 col Santarcangelo in casa – ma è probabile un posticipo a data da destinarsi perché il Sassuolo giovedì avrà l’impegno di Europa League; lunedì 19 il derby a Modena. Oggi doppia seduta; giovedì una sola (ore 17) e venerdì la rifinitura (ore 10), prima della partenza per il Veneto. INFERMERIA. Ci sono buone notizie per Colucci: hanno già recuperato sia Spanò che Bovo ed anche Mogos, fermo tutta la settimana scorsa, è tornato regolarmente in gruppo. Prosegue positivamente il recupero di Pedrelli, ieri al differenziato con Manconi, che presto potrà tornare ad allenarsi con gi altri mentre il centrale difensivo Trevisan, sottoposto a risonanza magnetica dopo il fastidio muscolare accusato qualche giorno fa, è pronto per tornare. Qualche problema muscolare per l’autore della doppietta di sabato ai dorici di Brini ma lo staff medico granata non ne sta forzando il rientro. Seduta defaticante per chi ha giocato coi dorici e movimenti con la palla per gli altri, compresi gli ultimi due arrivati Sbaffo e Falcone.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) Angelo Raffaele Nolè è rimasto a Reggio durante il mercato estivo, nonostante diverse voci che lo volevano lontano dal granata. Il numero 10 nella sfida contro l’Ancona è anche ritornato al gol, il terzo in quattro gare ufficiali, credendo in un pallone che tutti avevano già dato per perso. Se e quando la società lo riterrà opportuno sarà pronto a sedersi attorno ad un tavolo per discutere un eventuale rinnovo ma, fino ad allora, il suo unico pensiero è quello di continuare a trovare la via del gol e della vittoria con la maglia granata. E’ arrivata la vittoria che serviva? «A inizio campionato ogni partita fa storia a sé, perché molto dipende anche dal tipo di preparazione. Le critiche non le abbiamo sentite perché fin dal lunedì la nostra testa era concentrata sull’Ancona». Ha cercato il gol per tutta la partita e l’hatrovato al 93’… «Sì, durante tutta la gara ho avuto qualche occasione per fare gol, ma non sono mia riuscito a trovare la via della rete un po’ per sfortuna un po’ perché magari sono arrivato un po’ stanco. Su quella palla alla fine ci ho creduto solo io». Lo voleva fortemente dopo le voci che la davano lontano da Reggio? «Per me iniziare subito bene in campionato è molto importante. Sono rimasto a Reggio con tanta voglia di fare bene e di dare il massimo in tutti i minuti che il mister mi darà a disposizione». Si è parlato spesso del suo contratto in scadenza, c’è già stato qualcosa per il rinnovo? «Ancora no, ho scelto di rimanere qui perché sto bene e voglio andare avanti con questa maglia. Quando e se ci sarà la possibilità di parlare per l’eventuale rinnovo ci metteremo senza problemi attorno a un tavolo. Io spero di rimanere qua il più a lungo possibile». Guardando avanti c’è il Venezia. «E’ un tipo di partita che sicuramente si prepara da sola, però come abbiamo visto in queste prime due giornate c’è il Santarcangelo in testa alla classifica. Siamo consapevoli che è un campionato molto difficile e molto equilibrato quindi dovremo mantenere la giusta concentrazione in tutte le partite». Questa è già la vera Reggiana? «Sicuramente vincere aiuta a vincere però credo che ci sia ancora tanto da migliorare. Sono arrivati giocatori fino all’ultimo giorno di mercato, dovremo conoscerci tutti al meglio e entrare nei meccanismi della squadra» Sabato erano presenti allo stadio più di 6.000 tifosi e il presidente Piazza. «C’è grande entusiasmo e per noi vincere davanti a tutti quei tifosi è stato un piacere. Il presidente dopo la partita ci ha ringraziato perché gli abbiamo fatto un bel regalo di compleanno e ci ha detto di continuare così». Come si trova nel ruolo di esterno nel tridente? «Mi trovo molto bene e la posizione in campo mi piace. Mi permetto di avere molte soluzioni e di accentrarmi verso l’interno del campo. In più, finché la giovinezza mi sostiene, mi da la possibilità di trovarmi spesso uno contro uno. Adesso spero di proseguire su questa strada per toglierci delle soddisfazioni personali e di squadra». La sua esultanza dopo il gol e l’inchino sotto la curva? «E’ sempre stato il mio modo di esultare e quando hai una curva così piena che ti sostiene e incita per tutta la partita non puoi fare anche che inchinarti davanti a loro per ringraziarli».

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Giusta euforia al ritrovo ieri pomeriggio al De Marchi per la ripresa degli allenamenti dopo il successo (2-0) dei ramarri a Forlì. Al centro dell’attenzione Emanuele Berrettoni (rientro con gol) e Paulo Dentello Azzi, il cui ingresso all’inizio del secondo tempo ha cambiato la storia del match. Pacche sulle spalle anche per Rachid Arma, autore del primo centro, ma il fiuto del gol del maghrebino ormai non fa più notizia. AL LAVORO – È felice ovviamente anche Bruno Tedino, che però ha richiamato l’attenzione di tutti, riportandoli all’ordine e alla concentrazione. Sabato (18.30) al Bottecchia arriverà il teramo di Lamberto Zauli, un ex (per soli tre mesi), che probabilmente mente (e sa di farlo) quando afferma che per lui quella a Pordenone è una trasferta come tutte le altre. Per oggi Tedino ha riservato ai ramarri doppia seduta, alle 10 e alle 16. Giovedì allenamento solo pomeridiano (16) e venerdì solo mattutino, dalle 10, a porte chiuse. Domani invece amichevole a Fiume Veneto alle 20. RICORDANDO ZIO WILLY – Il match con il FiumeBannia (Promozione), al Comunale di via Verdi, è stato organizzato principalmente per ricordare “zio Willy”. Ovvero Willy Gobbo, prima volontario nella società fiumana del suo paese natale, e poi per 5 anni gestore del chiosco al Bottecchia, cuoco dei neroverdi e custode del Centro De Marchi, ma anche confidente e amico di tutti i ramarri, morto a gennaio. Il biglietto d’ingresso costerà 5 euro e l’intero incasso verrà devoluto alle popolazioni del Centro Italia colpite dal sisma. PREVENDITA ATTIVA – La segreteria neroverde comunica anche che è già attiva la prevendita per i ticket del match di sabato fra Pordenone e Teramo. Solite le sedi: Bar Libertà di viale Libertà a Pordenone e Caffè Nogaredo di via Sclavons a Cordenons. I tagliandi (prezzo intero più diritti di prevendita) si possono acquistare, previa registrazione, da http://www.ticketland1000.com. La società neroverde invita i tifosi a servirsi della prevendita per evitare le code agli sportelli.

Ore 19.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) In serie A sarebbe tutto normale: esistono partite che iniziano con 22 stranieri in campo e ormai non fa più notizia. In LegaPro invece dominano gli italiani e la tendenza esterofila non è ancora esplosa. A Pordenone, però, esiste una tradizione ormai radicata: gli attaccanti stranieri sono i benvenuti, e spesso hanno fatto le fortune del club neroverde. Una sentenza confermata anche dall’ultima partita disputata dai ramarri. A Forlì ha aperto le danze il marocchino Rachid Arma (quarto centro in altrettante partite), mentre al suo fianco è esploso il brasiliano Paulo Dentello Azzi. Gol e giocate che non parlano italiano. L’anno scorso il re fu Caio De Cenco, poi decollato verso la B. Il brasiliano fu l’assoluto mattatore del girone d’andata, confermando la preferenza per lo straniero nel ruolo della punta centrale. Andando indietro di un altro anno, ecco Sasha Bjelanovic: il croato arrivò in piena corsa salvezza nell’anno concluso da Fabio Rossitto, senza comunque incidere davvero. Tutt’altro che fortunata l’esperienza in neroverde di Marko Simic (stessa annata, una meteora). Anche nell’anno del doblete (scudetto dilettanti e promozione tra i pro), la scena fu dominata da uno straniero: Emil Zubin. Al suo fianco agiva pure il brasiliano Luis Oliveira, che chiuse l’annata senza reti ma con alcune giocate da ricordare. Riavvolgendo ancora il nastro si trova l’italo-carioca Lucas Ozorio, mentre l’ultimo della lista è Bertrand Michel Maki Mvondo, attaccante camerunense protagonista di un gol che suggellò una spettacolare rabona di Sandro Andreolla.

Ore 19.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Déjà vu. Lamberto Zauli al Bottecchia, stavolta però contrario. Non contrariato, ma da avversario. Se sarà rivincita lo svela subito. «Sono cresciuto nel calcio e so come le cose possono andare – risponde l’attuale allenatore del Teramo, due anni fa di questi tempi sulla panca dei neroverdi appena saliti in serie C -. È stato un rapporto mai cominciato, dimostrato da come sono stato esonerato. Dopo un pari, con una squadra che andò vicina alla vittoria con il Venezia, sconfitta a Bassano solo negli ultimi 20′. A Pordenone avevo tanti nemici. Troppi: doveva finire così. Ritenevo e confermo che il Pordenone possa far bene in LegaPro. Dopo si sono attrezzati a dovere». Nemici dentro o fuori dallo spogliatoio? «Dentro e fuori. Se il presidente Lovisa mi ha scelto e poi non mi ha difeso come sembra, significa che tanti hanno spinto per il mio esonero. È un rapporto mai nato, chiuso dopo 15 giorni di campionato. Che fosse un’annata difficile poi si è visto». – Cosa le brucia di più? «Non aver dimostrato cosa potevo fare. Quando sei all’embrione e interrompi, vai via senza dimostrare qualità o non qualità. È difficile anche fare molta autocritica. Fu duro tutto, subito, una parentesi negativa che mi lascia insegnamenti». – Quali? «Avrei dovuto guardarmi intorno, invece mi sono fidato di tutti. Ero arrivato in un posto nuovo, con la squadra che si era appena appuntata lo scudetto sul petto, giustamente stimata. Ma la LegaPro è un’altra cosa. A gennaio, ed è significativo, sono andati via tutti. Ho beccato l’anno zero». – Motivazioni che trasmette a Teramo? «Il gruppo non ne sa niente e non ne parlerò. Sogno di vincere al Bottecchia come altrove. Per noi è una partita importante: veniamo da un brutto ko con il Lumezzane e da una buona gara con il Bassano. Arriviamo in casa di chi ha investito molto e bene. Cerchiamo 3 punti, con l’obiettivo di diventare squadra più velocemente possibile». – Che ruolo attribuisce oggi ai ramarri? «Hanno fatto investimenti importanti. La difesa è consolidata con Semenzato, Burrai a centrocampo è un ottimo giocatore, Berrettoni si presenta da solo, Pietribiasi sta addirittura in panchina, Cattaneo sa saltare l’uomo e fa saltare il banco. Da prime 5».

Ore 18.50 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 18.30 – Qui Guizza: partitella finale a campo ridotto.

Ore 18.10 – Qui Guizza: corsa a parte per Ilari e Monteleone.

Ore 17.50 – Qui Guizza: si lavora esclusivamente col pallone dopo la sessione atletica mattutina.

Ore 17.30 – Qui Guizza: lavoro col pallone. Assente Filipe, che si allena in palestra.

Ore 17.10 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.

Ore 17.00 – Queste le dichiarazioni rilasciate da Oscar Brevi prima dell’allenamento odierno: “Rammarico? Il risultato non ci va bene ma ormai dobbiamo farcelo passare e pensare alla gara col Forlì. Abbiamo rivisto la partita analizzando le cose buone fatte e quelle meno buone, e ribadisco che meritavamo di vincere perché abbiamo dominato la partita. Abbiamo battuto nove angoli ed avuto 14 occasioni da gol mentre all’AlbinoLeffe ne abbiamo concesse solo due/tre… I tifosi? Ci hanno dato una grossa mano soprattutto nel secondo tempo permettendoci col loro supporto di mettere alle corde l’AlbinoLeffe. Cosa serve in attacco? Dobbiamo essere più incisivi, ma anche a centrocampo ci siamo mossi a dovere e la linea difensiva non ha concesso praticamente nulla. Io non vedo difficoltà o lacune in nessun reparto! Bisogna solo acquisire sicurezza in determinati movimenti, ma anche il cambio di modulo a partita in corso non dev’essere un problema perché la squadra è stata costruita per questo. 3-5-2? Ho le mie certezze ma non c’è un modulo che te ne dà più degli altri. Cambiare schema? Dopo una sola partita? Direi di no… Le altre squadre? Fare valutazioni sarebbe prematuro, pensiamo noi a lavorare… Germinale? Se continua a lavorare così penso possa essere disponibile già per questa partita o per la prossima. Filipe? Farà degli accertamenti per capire l’entità del problema al piede”.

Ore 16.40 – Qui Guizza: seduta video per i Biancoscudati.

Ore 16.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Francesco Grandolfo? Nossignori. Michael Fabbro? Nemmeno. Il grande protagonista del weekend ha un nome un cognome, quello di Tommaso Maistrello, che rialza la testa dopo un anno da tregenda fra infortuni, ricadute, ritardi, timori di dover tornare sotto i ferri e consapevolezza che sarebbe servita tanta pazienza. Rieccolo, il talento giallorosso che aveva fatto muovere per lui le big della serie B, prima del crac al ginocchio che lo ha tenuto fuori a lungo e fatto temere il peggio. Adesso, finalmente, la fortuna, sembra essersi ricordata di lui e il gol segnato a Teramo, che segue il digiuno rotto in precedenza in Coppa Italia, è la conferma che Tommy è tornato. «Sono contento — spiega — per il gol, non segnavo in campionato dall’8 febbraio 2015. Mi ero già sbloccato in Coppa Italia, il mister ha avuto sempre fiducia in me e per questo lo ringrazio. Io cerco di ripagarlo sul campo facendo quello che mi chiede e cercando di buttarla dentro. Il Teramo? È una buona squadra anche se sicuramente avremmo potuto gestire il vantaggio in maniera differente, continueremo a lavorare. Volevo fare un plauso, a nome di tutti noi, ai tifosi che sono giunti fino a Teramo per sostenerci e che si sono fatti sentire nel corso della gara. Speriamo che tanti li possano seguire nelle prossime trasferte». Sabato alle 20.30 c’è l’Ancona, altro viaggio e altra chance per buttarla dentro. Maistrello ci crede, il gol è sempre nell’aria. Finalmente.

Ore 16.00 – (Giornale di Vicenza) La partenza spedita in campionato sommata alle buone cose affiorate in Tim Cup ha scosso la tifoseria virtussina che ieri ha tagliato abbondantemente quota 400 tessere vendute eguagliando i numeri dello scorso anno. E adesso si mira ad agguantare il tetto delle 500 unità, come da speranze della vigilia. Anche perchè la campagna abbonamenti resta aperta e, complice il prossimo impegno in trasferta ad Ancona, lo rimarrà anche la prossima settimana. Ricordiamo che con una gara interna già effettuata, la tariffa per abbonarsi è ritoccata verso il basso e dunque è sempre più conveniente sottoscrivere la tessera al Soccer Team, non solo per evitare spiacevoli file al botteghino nel prepartita, ma proprio in termini di guadagno: si risparmiano dalle 7 alle 10 gare a prezzo pieno in taluni settori dello stadio. E anche se 400 e passa tessere come dato parziale può non sembrare niente di particolare al confronto di piazze con molta più tradizione alle spalle, in realtà il dato è ragguardevole se rapportato a bacini d’utenza simili a Bassano che hanno raccolto certamente meno. E dunque, ultimi 10 giorni di sprint per gli abbonamenti sapendo che poi martedì 13 alle 18.30 ci sarà il turno infrasettimanale con l’Alto Adige.

Ore 15.50 – (Giornale di Vicenza) I giallorossi di Luca D’Angelo affrontano un Ancona che deve ancora trovare una difesa: nelle prime due giornate di campionato ha buscato 5 reti, di cui 4 solo nella seconda giornata, nella disastrosa trasferta giocata a Reggio Emilia, con i locali riscattatisi dopo l’esordio chiuso a capo chino al Mercante. L’undici dorico allenato da Fabio Brini (ex portiere fermano con una stagione in C1 giocata nel L.R.Vicenza 1988-89), dopo il pareggio all’esordio di campionato col Mantova cerca la prima vittoria al Del Conero per muovere la classifica che vedrà successivamente i marchigiani impegnati a Macerata. Da libro Cuore è la storia calcistica del 19enne senegalese Samb Falou Ndiaye, arrivato in prestito dal Genoa, la cui zuccata ha permesso all’Ancona di acciuffare in extremis i virgiliani al debutto nel girone B di Lega Pro: nato a Dakar, nel 2013 raggiunse il padre, ambulante in Sardegna. In estate, durante una pausa di lavoro sulla spiaggia di Lu Bagnu, mentre si divertiva a fare dei numeri col pallone venne notato da un allenatore della zona. Da lì è partita la sua promettente carriera in Italia. Il prossimo turno. AlbinoLeffe-Fano; Ancona-Bassano; Lumezzane-Gubbio; Modena-Maceratese; Padova-Forlì; Pordenone-Teramo; Sambenedettese-Mantova; Santarcangelo-Parma; A.Adige-Salò; Venezia-Reggiana.

Ore 15.40 – (Giornale di Vicenza) C’era una volta l’Ancona in serie A. Anni novanta, mica medioevo. Era l’Ancona del magico magiaro Lajos Detari e del non indimenticabile Zarate. L’Ancona che nel 1994 approdò alla finalissima di Coppa Italia fulminata dalla Samp di Paglica, Gullit ed Eriksson in panchina. E ancora i dorici in massima serie nel 2003-2004. portati nell’Olimpo dallo specialista delle promozioni Gigi Simoni. Ma neanche quella voltà durò molto nell’Eden: retrocessione immediata nonostante illustri personaggioni nel cast come Maurizio Ganz, Dino Baggio e Darione Hubner. Da lì un lento declino, il fallimento e una faticosa riemersione. E adesso di nuovo protagonista in terza serie, la B vagheggiata due stagioni orsono, qualche avventuroso cambio di proprietà e ora un nuovo assetto con cui rincorrere di sicuro la salvezza strizzando magari l’occhio ai playoff.BRINI IN PANCA. E a sovrintendere alle operazioni confidando di incendiare nuovamente di passione il Conero come ai bei dì c’è un ascolano che a dispetto di qualunque rivalità regionale ha già fatto godere una volta quella città. Sì perchè Fabio Brini, 59 anni, ex numero uno di Ascoli e Udinese in A e pure del Vicenza in una non memorabile C1 del 1989, a inizio carriera pilotò dalla panchina l’Ancona in B e ora, qualche promozione più tardi (epocale quella del Carpi in B sotto la sua guida) vuole consolidare i marchigiani. Nella rosa c’è qualche buon petalo (il portiere Rossini, svezzato dal Cesena) e altri che qua conoscono benone tipo i freschi ex Davide Voltan e Matteo Momentè. Brini li ha schierati subito srotolando il suo 4-2-3-1: Momentè nei panni del centroboa d’area e Voltan come esterno offensivo di destra. Qua nessuno li ha trattati male e presumibilmente non avranno il dente avvelenato, ma restano due soggetti da attenzionare poiché la giocata sanno sempre come e dove pescarla. Eppoi occhio all’africano Samb, che al Bassano ha già segnato 6 anni fa con la maglia del Monza al debutto virtussino in C1 in un sanguinoso 2-0 in Brianza. Questo Samb ha già propiziato l’unico punto degli adriatici al pronti via (1-1 col Mantova in pieno recupero), tenere gli occhi aperti su di lui e non solo è consigliabile. Quanto a Brini, è a due vinte su due col Bassano: annata 2011-12, seccò i giallorossi col Pergocrema 2-0 all’andata e 0-1 al ritorno e a maggiò la Virtus precipitò in C2. Ma in garadue ci fu un clamoroso errore (riconosciuto), la giustizia sportiva ordinò la ripetizione del match e il verdetto fu clamorosamente annullato in appello. Non era annata evidentemente per Bassano, lo era molto di più per Brini sempre vincente e l’estate seguente monitorato per un attimo dal Bassano prima che virasse su Rastelli.PRIMA VOLTA. E in ogni caso quella di sabato sera nelle Marche è un inedito assoluto, un braccio di ferro senza precedenti, Ancona e Bassano non si sono mai incrociati tra loro.

Ore 15.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) È iniziata con l’incognita-Fabiano la preparazione del Venezia al big match di sabato al Penzo contro la Reggiana (ore 18.30). Il fantasista lagunare, uscito dopo mezzora sabato a Mantova per una forte contusione al ginocchio destro, ieri al Taliercio è parso ancora dolorante tanto da non allenarsi in attesa degli accertamenti medici. Un problema non di poco conto per il tecnico Pippo Inzaghi, il quale in settimana valuterà se far esordire dall’inizio il giovane Edera (buon debutto in corsa nello 0-0 del Martelli) oppure azzardare per la prima volta il doppio centravanti Ferrari-Geijo dato l’arrivo alle loro spalle nell’ultimo giorno di mercato di Moreo. Il terzino destro Baldanzeddu è rientrato in gruppo, ancora a parte il centrocampista Fabris assieme allo sloveno Stulac rientrato acciaccato dalla trasferta irlandese con la sua nazionale Under 21. Oggi pomeriggio parte la prevendita dei biglietti scontati per Venezia-Reggiana (info www.veneziafc.club). Quello con i granata emiliani sarà il primo di tre match in otto giorni, l’unico al Penzo, cui seguiranno le trasferte di martedì 13 a Parma (ore 20.30) e sabato 17 ad Ancona (18.30). In vista della gara al Tardini di Parma l’associazione VeneziaUnited organizza un pullman: adesioni al prezzo di 20 euro (compreso buffet al sacco) via mail all’indirizzo info@veneziaunited.com non oltre domenica 11 settembre.

Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il presidente del Venezia Joe Tacopina è caricatissimo dopo la partenza del campionato anche se vorrebbe avere già sei punti, se ammette che manca un briciolo di grinta in più – «ma non posso giocare io, la squadra chiuderebbe ogni gara in 10: ho più grinta di Gattuso» – e se non ci sarà sabato al Penzo contro la Reggiana. Partiamo da questo. In campo con la Reggiana dell’altro presidente americano Mike Piazza, alla vigilia dei 15 anni dal massacro delle Torri Gemelle. Che ricordi ha di quel giorno? «Ho perso un cugino e molti amici l’11 settembre 2001. Ho visto il secondo aereo colpire le Torri Gemelle. Ovviamente è un giorno che non dimenticherò mai. Una cosa significativa è stato che dopo la tragedia la gran parte degli eventi sono continuati, ci sono stati eventi sportivi e teatrali, noi come società civile non possiamo permettere che il terrorismo ci batta». Parlando di calcio come è stato il primo contatto con la Lega Pro dopo una stagione in serie D? «L’esordio contro il Forlì e successivamente la trasferta di Mantova hanno evidenziato la differenza di livello rispetto alla passata stagione. Il gioco è più veloce e più tecnico e c’è un equilibrio maggiore tra le squadre in campo. Il Forlì, che non è uno squadrone, avrebbe potuto metterci in difficoltà, anche batterci, a differenza dell’anno passato: teamcome il Giorgione non avrebbero mai e poi mai potuto superarci». Bene con il Forlì, prima frenata con il Mantova. «Luca Prina è un ottimo tecnico, a mio avviso uno dei migliori della Lega Pro. Ha saputo adeguare il suo Mantova dopo la sconfitta di Coppa, rendendoci la partita più difficile. Tutti mi dicono di accettare con il sorriso il punto conquistato ma non ci riesco: io voglio vincere tutte le partite, il pareggio non mi soddisfa, Voglio centrare subito la serie B, senza sorprese». La partenza di campionato ha proposto anche un’accresciuta partecipazione di pubblico al Penzo. «Indubbiamente ne sono entusiasta. Mi rendo conto che ci vuole tempo per ricostruire il rapporto con i tifosi. Hanno già capito però che i progetti sono molto seri. Felice sì, ma il mio sogno è vedere il Penzo esaurito!» Intanto questo Venezia si conferma competitivo. «Dobbiamo dimostrare sul campo che valiamo anche più che sulla carta. Abbiamo un grande allenatore che impegna la squadra in un lavoro duro e intenso e i primi risultati si vedono, più che buoni». La ricetta per essere protagonisti? «Giocatori-leader, gruppo, talento, grande tecnico e tanto lavoro: il Venezia ha tutti questi ingredienti. La ricetta è perfetta. Abbiamo visto sabato che Edera è un pezzo di futuro, a mio avviso dell’intero panorama nazionale, e attendiamo l’innesto di Geijo che potrà mostrare il suo valore. Nel mentre abbiamo elementi con la mentalità dei leader come Domizzi, Bentivoglio, Pederzoli, Modolo, Fabiano e Soligo che riescono a trasmettere serenità e calma in campo. Tra otto giorni ne sapremo di più sul nostro valore: in quattro giorni infatti affronteremo la Reggiana e andremo a Parma. Migliori test di questi…» Chiusa la querelle con il Padova? «Per me non si è mai aperta. Mi sono espresso con una terminologia sportiva degli States che ha fatto inaspettatamente scalpore. È stata la prima volta in sette anni che sono nel calcio italiano in cui ho trovato dei problemi con la traduzione delle mie parole. Le stesse che ho usato riferendomi alla mia squadra in occasione della sconfitta dello scorso anno con l’Este al Penzo. Allora in sala stampa dissi: «Ci hanno preso a calci nel c…» ma non suscitò alcun clamore». La polemica ora può andare finalmente in archivio. «Indubbiamente d’ora in poi metterò più attenzione nei termini che userò, che nascono nei modi di dire statunitensi. Ho il massimo rispetto della cultura italiana, lo sapete benissimo che sono di origini italiane e anche la mia mentalità è italiana: purtroppo non lo è ancora la lingua…».

Ore 14.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Felice per aver ritrovato la maglia da titolare, ma anche per il punto conquistato a Mantova. Evans Soligo valuta positivamente la prova di sabato scorso. «Sono contento di aver avuto l’opportunità di giocare. Sapevamo che sarebbe stata una partita difficile, ma in Lega Pro è così: non si può dare niente per scontato nessuna partita. Abbiamo disputato una buona gara, almeno finché abbiamo retto fisicamente. Nel finale invece abbiamo un po’ sofferto», analizza il centrocampista arancioneroverde. Il Venezia non è andato oltre lo 0-0, nonostante le tante occasioni create soprattutto nella prima parte del match. «Ci siamo mossi molto nel primo tempo, per cercare di trovare degli spazi, visto che i nostri avversari erano molto chiusi. Usiamo un modulo molto dispendioso ed è normale essere calati alla distanza. Ma siamo solo all’inizio — sottolinea Soligo — la condizione non è ancora al meglio, piano piano arriverà». Il fatto che l’attacco abbia segnato un solo gol in questi primi 180 minuti di campionato non lo preoccupa: «Le occasioni ci sono state, siamo all’inizio e un po’ di rodaggio ci vuole. Tutte le squadre aspettano il Venezia e tendono a chiudersi. Se fossimo passati in vantaggio sicuramente avremmo poi trovato più spazio e tutto sarebbe stato più facile». Adesso però gli uomini di mister Inzaghi hanno in calendario due partitissime ravvicinate, contro Reggiana e Parma, squadre che di sicuro non resteranno chiuse nella propria metà campo ad aspettare l’iniziativa altrui. «Saranno due partite diverse da quelle giocate finora, perché troviamo avversarie che hanno il nostro stesso obiettivo. Giocheranno in modo diverso e probabilmente ci concederanno più spazio». Il doppio confronto inizierà sabato al Penzo (ore 18,30) contro la Reggiana e per questo appuntamento da oggi saranno attive le prevendite. Poi toccherà alla trasferta di Parma, che si giocherà in infrasettimanale (martedì 13, ore 20,30). Ieri la squadra è tornata subito in campo per preparare la sfida di sabato e Inzaghi fa i conti con due nuovi infortunati, Fabiano e Stulac. Preoccupa soprattutto Fabiano, uscito dolorante dal campo sabato dopo l’impatto fortuito con il portiere del Mantova. Nell’occasione da gol più nitida del match, ha avuto la peggio scontrandosi con l’ex arancioneroverde Bonato: sostituito per la botta presa tra la coscia destra e il ginocchio, Fabiano dovrà sottoporsi a una risonanza per capire l’entità dell’infortunio, ma per effettuare l’esame dovrà aspettare che cali il gonfiore. Stulac, invece, era sceso in campo venerdì con la Nazionale slovena, ma è uscito dopo pochi minuti per il riacutizzarsi del fastidio muscolare che l’aveva già fermato in precedenza. Anche per lui risonanza in arrivo, già in programma per oggi. Ieri intanto la società ha presentato la nuova partnership con Crepaldi Tour, che unisce sport e turismo proponendo ai tifosi arancioneroverdi pacchetti di viaggio e soggiorno in occasione delle trasferte del Venezia (NostraItalia Gift «La passione siamo noi»). Un altro pacchetto («Venezia per voi«) è invece rivolto ai tifosi ospiti che verranno a Venezia. «Questa partnership – detto il presidente Joe Tacopina – consente al nostro brand di crescere ancora a livello globale».

Ore 14.10 – (La Nuova Venezia) Disco rosso per Gianni Fabiano e Leo Stulac: il primo è arrivato al Taliercio zoppicando vistosamente, dopo il colpo rimediato a Mantova nello scontro con il portiere Bonato, il secondo con i postumi del fastidio accusato nei primissimi minuti della partita dell’Under 21 slovena in Irlanda del Nord, che lo ha spinto a chiedere quasi subito il cambio. Il centrocampista sloveno dovrebbe sottoporsi già oggi a risonanza magnetica, Fabiano dovrà aspettare almeno un giorno in più. Alla ripresa allenamento ancora differenziato per Fabris, mentre è rientrato in gruppo Ivano Baldanzeddu, che dovrebbe essere a disposizione di Inzaghi per sabato contro la Reggiana. Tg Venezia. È partito ieri sera sui canali social del Venezia Football Club il Tg Venezia Fc, iniziativa che verrà ripetuta ogni sera alle ore 20, fino al venerdì, con notizie sugli allenamenti, interviste, servizi su eventi, approfondimenti sulla Lega Pro e sulle avversarie, ma anche news sul settore giovanile arancioneroverde. Trasferta a Parma. Sabato la Reggiana, ma Venezia United sta già pensando alla trasferta di martedì 13 settembre a Parma (ore 20.30), organizzando un pullman per seguire la squadra al “Tardini”. Venezia United, in collaborazione con i club Alta Marea, Calimero, Campalto, Lido ANV, Nostalgici, Pattuglia ANV e Ultrasessantenni, organizza un pullman con partenza alle ore 16,15 dall’Isola del Tronchetto e alle 16,30 dal parcheggio del Taliercio, in via Vendramin. Il costo della trasferta, escluso biglietto d’ingresso allo stadio, è di 20 euro, compreso buffet al sacco. Le prenotazioni si possono effettuare, fino a esaurimento dei posti, a info@veneziaunited.com fino a domenica 11 settembre. Azzurrini. Riprende l’attività delle nazionali azzurre giovanili di Lega Pro. Sono otto i ragazzi del Venezia convocati per gli stage di oggi (under 17) e domani (under 15) allo stadio Appiani di Padova, prima tappa degli appuntamenti itineranti: oggi sono stati chiamati il difensore Simone Tagliapietra e l’attaccante Alessio Mortati, domani i difensori Filippo Compagno e Marco Ros, il centrocampista Federico Zulian, gli attaccanti Daniele Antinoro, Niccolò Ervaz e Simone Scanferlato.

Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Calcio&turismo, un binomio inscindibile per Joe Tacopina. Così, a distanza di qualche mese dall’annuncio della collaborazione con l’Associazione Veneziana Albergatori, il Venezia Football Club ha presentato ieri la partnership con la Crepaldi Tour con l’obiettivo di far conoscere, attraverso le trasferte di campionato, le meraviglie di Venezia ai tifosi ospiti e le meraviglie dell’Italia ai tifosi del Venezia. Un’idea che ha portato la Crepaldi Tour a coniare “Riscopri la tua Italia Azzurra” per coniugare la passione per il calcio alla passione per il viaggio. L’iniziativa è stata illustrata dal presidente Tacopina, dal direttore generale Scibilia e dal presidente del tour operator Crepaldi International, Nicola Crepaldi. Sono stati ideati due pacchetti alternativi: il primo indirizzato dai tifosi del Venezia dal titolo NostaItaliaGIFT “La passione siamo noi” con offerte per due persone e valida di tre giorni-due notti (299 euro) oppure due giorni-una notte (199 euro), il secondo rivolto ai tifosi avversari dal titolo NostaItaliaGIFT “Venezia per voi” con offerte per due persone da 499 euro, 399 euro (albergo a Venezia) e 199 euro (albergo a Mestre). «Presentiamo un’iniziativa che si inserisce nell’obiettivo di accrescere a livello globale il nostro brand» ha esordito Tacopina, «un’iniziativa che punta a coinvolgere i nostri appassionati di calcio, ma anche a livello nazionale e internazionale. Lavoriamo ogni giorni per migliorare la nostra offerta, la proposta di Crepaldi Tour è di alta qualità». «Abbinare la passione per il calcio con la scoperta delle bellezze di Venezia e dell’Italia può diventare un binomio vincente» ha aggiunto Nicola Crepaldi, «abbiamo pensato di estendere i vaucher di viaggio anche ai tifosi delle squadre che partecipano alla Lega Pro nel girone del Venezia. L’obiettivo è di partire con grande intensità con questo progetto, puntando anche a esportarlo alle serie superiori e, magari, in ambito internazionale». Chiusura con Dante Scibilia. «L’idea è partita da Crepaldi» ha precisato il d.g. «e noi l’abbiamo accolta con entusiasmo. C’è un legame forte tra sport e turismo, l’offerta per i nostri tifosi, che ci seguiranno in trasferta, e per quelli delle squadre che verranno al Penzo, offre varie opzioni». Chi fosse interessato a maggiori informazioni può visionare il sito www.nostraitaliagift.it.

Ore 13.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Dopo due giornate il Vicenza è ancora al palo, con nessuna rete all’attivo e ben cinque al passivo. Numeri che inchiodano la squadra biancorossa guidata da Franco Lerda, che a Ferrara è rimasta in dieci dopo appena sei minuti ed è stata «tradita» proprio dai giocatori su cui il tecnico aveva fatto più affidamento. «Eravamo partiti bene — dice Lerda — con buon piglio e decisione, poi quel contropiede ha portato all’espulsione di Benussi e lì è cominciata un’altra partita. Abbiamo commesso l’errore di non adattarci in fretta al fatto che eravamo con l’uomo in meno. In quel frangente di partita i ragazzi non mi sono proprio piaciuti, abbiamo perso equilibri e distanze, permettendo prima alla Spal di passare in vantaggio e poi di raddoppiare«. Lerda, dopo l’espulsione di Benussi, ha tolto Siega lasciando in campo sia Galano che Di Piazza. «Ho schierato un centrocampo a quattro con Di Piazza che faceva la punta centrale ma Galano rientrava e copriva poco, qualcosa in mediana non ha funzionato. Poi siamo tornati con un centrocampo a tre e due punte vicine, ma recuperare a quel punto era un’impresa». Lerda non lo ammette ma la prestazione di Zaccardo ed Esposito, i due che dovevano dare personalità ed esperienza, è stata decisamente insufficiente. «Abbiamo affrontato tutta la partita in dieci, di fatto è come se fossimo scesi in campo con l’uomo in meno — spiega Lerda — e quindi non mi pare giusto dare giudizi su chi è appena arrivato, anche perché un match intero in dieci diventa molto difficile per la difesa. E poi, quando si perde, le responsabilità sono di tutti, così come quando si vince i meriti sono di tutto il gruppo». Quello che resta è un primo bilancio negativo, con zero punti dopo due partite. «Con il Carpi per un’ora avevamo fatto meglio dei nostri avversari e poi un episodi ha indirizzato il match a favore degli emiliani — spiega Lerda — con la Spal invece è stata una partita tutta in salita. Ma star qui a parlare di quello che è stato non ci porterà punti, per cui non ci resta che rimboccarci le maniche e concentrarci già a sabato prossimo quando al Menti affronteremo il Bari. Personalmente non ho mai pensato che il raggiungimento dell’obiettivo salvezza non presentasse difficoltà — sottolinea il tecnico biancorosso — per cui siamo pronti a lavorare ancora di più e con maggior determinazione, perché se finora non abbiano fatto punti significa che non abbiamo dato abbastanza». A livello tattico il Vicenza è sceso in campo con il 4-3-3, modulo che ha sostituito il 4-2-3-1 con cui la squadra era riuscita nel campionato scorso a tirarsi fuori da una situazione di classifica quasi disperata. «Al momento ho scelto questo schieramento ma non sono decisioni definitive — sottolinea il tecnico del Vicenza — anche se in questi casi il modulo è l’ultimo dei problemi, serve prima di tutto diventare squadra e per noi che abbiamo cambiato tanto serve un po’ di tempo». Lerda però sa bene che la serie B non aspetta. «L’unica medicina è lavorare sui nostri errori cercando di non ripeterli in futuro. A breve poi dovremo recuperare giocatori importanti come D’Elia e Adejo e verso la fine del mese anche Giacomelli. Intanto testa bassa e lavorare, questo gruppo può e deve fare meglio di così».

Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) È la vitaccia di chi sa fare un po’ di tutto: correre, saltare l’uomo, interpretare più ruoli offensivi. Per Alessio Vita, che ha pochissime parole di commento dopo il novantesimo, la gara con la Spal è stata una sofferenza in tutti i sensi. Dapprima per il risultato, condiviso con i compagni, poi, a livello personale («ma io ovunque mi si metta in campo sto volentieri»), perchè nelle varie fasi dell’incontro è stato chiamato a svariare a destra, quindi a sinistra, a fare l’esterno, la mezzala, fare la guerra davanti, tentare il tiro e soluzioni che alla fine non hanno trovato sbocco.Vita, che c’è da salvare dopo una disfatta del genere?Faccio fatica a commentare. Rimasti in dieci dopo pochissimi minuti, su un campo difficile, non siamo mai riusciti a prendere le misure. È stata una partita troppo strana.Non c’è dubbio che l’espulsione di Benussi vi abbia penalizzati.Sì, senz’altro. Davvero mi riesce difficile analizzare una partenza così. Pronti, via, siamo rimasti in dieci e da lì è stata durissima, perchè poi la Spal ha fatto girare bene la palla, è andata sul doppio vantaggio e non ha avuto problemi ad amministrare il risultato.Dopo due gare siete a zero. Zero punti, zero gol fatti. E cinque subìti. Sono numeri preoccupanti.Lo so, i numeri sono impietosi a ben guardare. Abbiamo cercato di fare il possibile per raddrizzare un po’ il match, abbiamo spremuto tutte le nostre energie, ma era molto difficile in quelle condizioni.La Spal ha colpito due pali e il risultato poteva essere più rotondo. Il Vicenza, al contrario, ha costruito troppo poco in fase offensiva. Colpa solo dell’uomo in meno?Sicuramente in inferiorità numerica fai più fatica a costruire, anche perchè abbiamo preso gol subito dopo l’espulsione e questo ci ha messi ancora più in difficoltà. Certo, è stata dura fare tutto: arrivare a servire palloni agli attaccanti, creare volume di gioco.E sabato arriva il Bari. Idee per strappare in casa i primi punti?Non conosco ricette particolari. Soltanto il lavoro giornaliero può aiutarci a migliorare e ad ottenere i primi punti del nostro campionato. La testa, dopo la batosta di Ferrara, è subito al Bari che affronteremo in casa. Bisogna cominciare a muovere la classifica e il nostro stadio è un buon punto di partenza.Qual è a suo avviso il motivo di questo inizio deficitario?Il calendario non aiuta, il gruppo è nuovo e stiamo cercando di oliare i meccanismi. Ci vuole un po’ di pazienza, ma siamo ancora all’inizio, la stagione è lunga, perciò stiamo tranquilli e voltiamo pagina.Contro la Spal ha cambiato più volte posizione in campo. Quella in cui si è trovato meglio?Tutti ci siamo dovuti sacrificare nell’arco dei novanta minuti. Io cerco sempre di fare del mio meglio qualsiasi sia la posizione e così continuerò a fare.È stato anche quello che ci ha provato di più.Ho tentato il tiro dalla distanza in un paio di occasioni, non è andata bene.Tifo come sempre da dieci…Sì, i nostri tifosi non si smentiscono. Ci hanno seguiti in tanti in questa trasferta e dispiace averli delusi. È anche per loro che dobbiamo svoltare il prima possibile.

Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) Sprofondo biancorosso a Ferrara. Le statistiche della partita certificano impietosamente una Caporetto senza attenuanti, del resto già ben sintetizzata dal tabellino minimo dell’incontro: è ben raro infatti che dietro ad uno 0-3 si celi una sfida equilibrata ma sfortunata. Anzi, a osservare solo le cifre verrebbe quasi da dire che la disfatta di domenica sera poteva addirittura assumere contorni più gravi e umilianti per la squadra di Franco Lerda. Un incontro nato malissimo, con l’espulsione-lampo di Benussi su incomprensibile svista di Zaccardo, e proseguito peggio, con una Spal assoluta padrona del campo e il Vicenza incapace di trovare, sia pure con il limite oggettivo dell’inferiorità numerica, la benché minima capacità di contenere la pressione offensiva dei padroni di casa.LA CHIAVE. Davvero impressionante il dato relativo ai tiri effettuati dalle due squadre: la Spal è arrivata a concludere verso la porta difesa da Vigorito 24 volte, centrando lo specchio nella metà delle occasioni; di contro, nelle sporadiche azioni di ripartenza, il Vicenza è riuscito a trovare una conclusione appena 3 volte, di cui 2 nello specchio. I padroni di casa quindi hanno messo nel pallottoliere un numero di tiri otto volte superiore a quelli scoccati dai biancorossi; basti considerare che Antenucci e Zigoni, con 5 conclusioni a testa, da soli hanno concluso verso la porta più di tutta la squadra vicentina messa insieme.Più che doppio anche il tempo di permanenza nella metà campo avversaria: 12 minuti e 5 secondi per i biancoazzurri contro 5 e 48 per i biancorossi. Non stupisce, allora, che l’indice sintetico di pericolosità, calcolato in una scala da 1 a 100, veda la Spal attestarsi ad un elevato picco di 86,9, con il Vicenza fermo ad un modestissimo 13,8.E se la settimana scorsa, contro il Carpi, il Vicenza quantomeno aveva tenuto il pallino del gioco, nella trasferta di Ferrara invece anche sotto questo aspetto non c’è stata partita: 64% Spal, 36% per la squadra di Lerda, che è risultata anche molto più imprecisa (56,9% di passaggi riusciti a fronte del 78,7% degli estensi). Un dato, quest’ultimo, che certifica la totale inefficacia del Vicenza nella fase di interdizione: se i giocatori di Semplici sono riusciti a passarsi il pallone con successo quasi otto volte su dieci, significa che i biancorossi in inferiorità numerica non solo non sono riusciti a proporre una propria trama di gioco, ma non hanno saputo quasi mai nemmeno “sporcare” quello avversario. E i 20 palloni recuperati dal pur volenteroso Rizzo non sono riusciti a migliorare la situazione.IN EVIDENZA. In una cornice generale di questo tipo, non potevano emergere giocatori biancorossi con statistiche positive da esibire, ad eccezione del portiere Vigorito, entrato a freddo ma subito reattivo e bravo più volte a limitare il passivo. Nella Spal a centrocampo ha giganteggiato Castagnetti (63 passaggi riusciti), ben supportato nel reparto arretrato da Cremonesi e dall’ex biancorosso Giani, entrambi utilissimi nell’avviare con rapidità e precisione le azioni dei padroni di casa. Già, due difensori dal rendimento elevato: ecco cosa servirebbe (e servirà per forza) al Vicenza, sabato prossimo contro il Bari, per evitare un’altra sconfitta.

Ore 12.50 – (Gazzettino) «Siamo stata l’unica squadra a vincere in trasferta. Vogliamo stupire e giocarcela fino alla fine». Era un idolo nel Parma che ha trionfato l’anno scorso in serie D, e ha già conquistato anche Campodarsego. Stiamo parlando di Fabio Lauria, talento allo stato puro che non segna mai sigilli banali. Le sue sono autentiche prodezze, come la punizione che domenica ha permesso ai padovani di riacciuffare il pareggio dando il via alla “remuntada” culminata nel gol vittoria di Severgnini con il Vigasio. E già aveva lasciato il segno nella sfida di Tim Cup con la Maceratese, senza dimenticare il pallonetto vincente da quasi metacampo nell’amichevole con il Cittadella. «Se devo scegliere il più bello dico proprio quest’ultimo, mentre in partita ufficiale preferisco quello con la Maceratese. La punizione di domenica? È un colpo che ho nel mio repertorio. Oltre a essere stata bella, è stata anche importante perché ci ha rimesso in carreggiata dopo essere partiti male. Poi il 2-1 è stata una liberazione, e nel finale in dieci abbiamo dimostrato di essere un gruppo che sa soffrire». Successo che è anche una bella iniezione per il morale. «Senz’altro, era fondamentale partire bene. Sappiamo che le avversarie ci temono, non sarà un campionato facile, ma ce la giochiamo». Come è stato passare in pochi mesi da una realtà come il Parma con migliaia di abbonati al Campodarsego? «Potrebbe sembrare un salto all’indietro, ma io gli stimoli li trovo in mezzo al campo. Mi sono ambientato subito anche grazie alla purezza che si vive in questa società. Parma resterà sempre nel mio cuore, anche se vincere il campionato a Campodarsego sarebbe un traguardo storico. La squadra è stata allestita nel modo giusto giusto, sta a noi ripagare la fiducia che ci è stata data». Ha anche un sito internet: fabiolauria.it. «Un’idea nata una decina di anni fa dal mio ex agente Paolo Palermo, lo stesso di Cutolo e Floro Flores con i quali siamo grandi amici. Oggi lo cura e lo tiene aggiornato mio padre». Intanto, sul fronte mercato è slittato a oggi o domani l’atteso incontro tra il diggì Gementi e l’ex difensore biancoscudato Fabiano.

Ore 12.20 – (Gazzettino) Primo: il Cittadella in serie B non aveva mai vinto all’esordio in campionato, per cui la vittoria di quest’anno a Bari è un primato che si aggiunge a quelli ottenuti nello scorso campionato di Lega Pro con Roberto Venturato in panchina. Per il tecnico granata è stato anche il debutto vincente in cadetteria. Secondo: il 2-0 nell’anticipo di sabato con la Ternana ha lanciato il Cittadella solitario in vetta con sei punti, consentendo ai tifosi granata di cantare «domenica di festa con il Citta in testa» nella tradizionale “Festa del Veneti”, che viene celebrata annualmente nella città murata. I pareggi di Verona, Carpi e Benevento hanno poi consentito alla truppa granata di restare da solo al comando, almeno per questa settimana. Ciò non era mai accaduto in passato e rappresenta un’altra soddisfazione che la Venturato-band ha centrato. Ieri alla ripresa della preparazione c’era musica a pieno volume negli spogliatoi del Tombolato, con Pascali e Alfonso direttori d’orchestra, ma questa non è una novità perchè dall’arrivo del tecnico di Atherton fa parte degli usi e costumi del gruppo. L’ambiente è allegro di suo, ma quando c’è da lavorare non si tira indietro e sa fare le cose per bene, ognuno esegue con diligenza il proprio ruolo: dal presidente ai collaboratori. Il magazziniere Toni Sgarbossa, ad esempio, risponde ancora prima che gli venga completata qualsiasi domanda con un «non so niente», poi preso da un senso di bugia, aggiunge «e se so qualcosa non lo dico». La soddisfazione per il primato, insomma c’è, ma è come non ci fosse. Andrea Pierobon, preparatore dei portieri con il record di anzianità fra i calciatori professionisti, spiega: «Non è che dispiaccia aver vinto le prime due partite, anzi sono punti preziosi che ci servono per la salvezza. Psicologicamente ci aiutano a lavorare meglio, ma i risultati vanno subito rasettati, sia quelli positivi che quelli negativi, perchè dobbiamo concentrarci sugli aspetti da migliorare. E c’è tanto su cui lavorare. Dobbiamo restare umili e determinati perchè la partita più difficile è sempre la prossima. Il campionato è appena iniziato e gli avversari cominciano a conoscerci, per cui la strada si farà sempre più dura». Filippo Scaglia è alla sua terza stagione in maglia granata, il primato in classifica è anche per lui una novità, ma non modifica la rotta intrapresa. «Siamo contenti per quello che stiamo facendo – sostiene il centrale difensivo – ma non abbiamo fatto ancora niente. Il percorso è lungo e sappiamo che è difficile. Lo affrontiamo partita per partita con fiducia e massima concentrazione. Queste prime due vittorie ci possono aggiungere entusiasmo, ma ci sono ancora tanti aspetti che possono e devono essere migliorati. Bisogna restare concentrati sul lavoro da fare». Un solo gol in campionato preso a Bari su rigore rappresenta una buona credenziale per la retroguardia del Cittadella. «Il merito è dell’intera squadra – riprende Scaglia – perchè tutti concorrono alla fase di non possesso. Fa parte della mentalità della squadra». Rispetto alla stagione scorsa la solidità difensiva sembra offrire maggiori garanzie, nonostante il passaggio di categoria. «Nel passato campionato abbiamo preso alcuni gol di troppo. Abbiamo raggiunto un buon livello di intesa, ma dobbiamo continuare a lavorare per mantenere e migliorare i nostri meccanismi difensivi. Vogliamo raggiungere quanto prima la salvezza e fare qualcosa di bello».

Ore 12.00 – (Mattino di Padova) Il mercato del lunedì è sempre un “barometro” attendibile per capire che clima si respira tra la gente di Cittadella. Stavolta, però, c’è qualcosa di diverso, di inedito, di piacevolmente nuovo rispetto alle settimane precedenti che corre di bocca in bocca tra le bancarelle di via Roma, piazza Pierobon e via Indipendenza. Che succede? Semplice: il Citta – come lo chiamano i suoi tifosi – è primo in Serie B. Solo soletto, in testa alla classifica, a punteggio pieno dopo due giornate. Nessuno ha fatto meglio, anche se il Pisa (che recupererà domani sera il match della prima giornata con la Ternana) ha la concreta possibilità di agganciare i granata in vetta. I tifosi sognano. C’è un’aria di festa contenuta, pure le massaie, che il football lo seguono poco o addirittura per niente, ascoltano e dicono la loro. Carla, ad esempio, è orgogliosa: «Non ce lo saremmo aspettati questo primo posto, ma ben venga se, come mi riferisce chi ne sa, fa parlare bene di noi. Guardi che qui le cose funzionano, e il calcio ne è la riprova». Talmente positivo, come riscontro, che più di qualcuno si sbilancia in previsioni osé sull’esito finale della stagione. Enrico Tombolato (cognome che richiama lo stadio), ad esempio, snocciola certezze: «Puntiamo ai playoff». Così sicuro? «Mi g’ho da scometare, prima sui playoff e, poi, se del caso sulla Serie A». Del resto, aggiunge, «siamo stati lì, 4-5 anni fa, ad un passo dal salto di categoria, esclusi in semifinale (dal Brescia, ndr) per colpa degli arbitri». Gli fa eco Renato Beghetto, presidente del “Club Fedelissimi”: «È una bella squadra, il Citta, preparata bene e che gioca altrettanto bene. Siamo contenti, su…». Segue la frecciatina ai “cugini” di città: «Noialtri non ghe volemo ben al Padova». Te pareva, il pepe anche quando non ce n’è di bisogno. Si aggiunge Severino Bizzotto, sorridente e felice: «In cosa speriamo? La Serie A, è evidente, così ci divertiamo. La squadra esprime un bel calcio e poi abbiamo un presidente di… ferro (allusione alla Siderurgica dei Gabrielli, ndr). Per noi non sarebbe un problema salire di categoria, e provarci non costa nulla. Sono andati in A il Carpi e il Chievo, anzi i gialloblù veronesi, che rappresentano un quartiere della loro città, vi hanno piantato radici stabili da anni. Dài che stupiamo tutti». E dagliela con Padova… Al Bar Centrale, dove Mario Brotto, detto “Bocca”, dispensa “bianchi” e spritz che è un piacere, e dove appunto i “Fedelissimi” granata hanno il loro covo, non può che esserci una sola ragione da sposare: «Il Sitadèa sè primo, non podì continuare a parlare o scrivere solo del Padova, volìo capirlo?». Inutile spiegargli che titoloni e prime pagine sono tutti per loro, gli uomini di Venturato e la società che li guida, il popolo granata brontola e ribadisce: «Qua il Padova non esiste». Vecchie ruggini mai sopite, figuriamoci adesso che addirittura c’è il primato nella categoria superiore. Scaglia e Litteri a passeggio. La dimensione di una capolista si misura anche dal comportamento dei propri giocatori, amati come dei figli a queste latitudini. Per cui nessuno si sorprende nel vedere Filippo Scaglia, difensore centrale, Amedeo Benedetti, terzino sinistro, e Gianluca Litteri, il bomber, fare quattro passi al mercato. «Fa piacere, certo, essere lassù, ma siamo appena alla seconda di campionato e bisogna prendere le cose con le pinze. Abbiamo dato seguito al lavoro importante della passata stagione, e ci godiamo il primo posto. Cerchiamo di proporre un calcio semplice, in verticale, stiamo molto alti, seguendo le indicazioni del mister. Dopo le 11 vittorie di fila da gennaio in poi in Lega Pro, è un sistema che ha pagato e sta pagando ancora. Ora dovremo essere bravi a non mollare nulla». Nessun segreto particolare? «Nessuno. E’ una grande famiglia, quella del Cittadella, un gruppo di amici che si ritrovano insieme anche fuori dal campo, sulla scia della “filosofia” voluta da Angelo Gabrielli, l’uomo che ha tracciato il solco fondamentale, seguito dai figli». «Dove possiamo arrivare?», si chiede invece Litteri. «Non lo so, ma quel che è certo è che, giocando così, ci possiamo togliere delle belle soddisfazioni. Teniamo i piedi ben saldi a terra, comunque, perché c’è ancora molto da fare, il cammino è lungo». Poi la puntualizzazione significativa: «Per la mia esperienza, questa, più che società Cittadella, si potrebbe chiamare “famiglia Cittadella”. Se vieni qui nel modo giusto, e interpreti le cose nel modo giusto, non puoi che far bene». L’appello del sindaco. E a Palazzo che si dice? Si gongola, perché Luca Pierobon, il primo cittadino eletto pochi mesi fa, è uno dei tifosi più sfegatati di Iori & C.: «Sotto sotto ce l’aspettavamo questo exploit», commenta, «sebbene sia troppo presto per definire gli obiettivi. Ricordiamoci, tuttavia, che la Serie A l’abbiamo sfiorata non molti anni fa. Ora, con il Citta capolista, bisogna che siano i cittadellesi a muoversi. Vorrei più gente allo stadio, per sostenere questo gruppo, composto di giocatori di qualità e gestito magistralmente. Faremo un bel campionato, vedrete. E per ora mi fermo qui». Domanda un tantino cattivella, ma che ci sta: vuoi vedere che Pierobon farà “rosicare” sia Pan che Bitonci, i suoi predecessori, se dovesse davvero arrivare la promozione in A?

Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Dicesi: guardare il pelo nell’uovo. Ma anche questa è un’indicazione del modo in cui lavorano Roberto Venturato e il suo staff. Già subito dopo l’esaltante affermazione sulla Ternana il tecnico del Cittadella aveva rimarcato che sì, era andato tutto bene, «in difesa, però i nostri due terzini avrebbero potuto scalare meglio, e lasciare meno spazio agli inserimenti umbri». E così è facile pensare che la seduta video che ha aperto l’allenamento di ieri pomeriggio al Tombolato, dopo il giorno di riposo concesso alla truppa, sia stata dedicata proprio all’analisi di quei movimenti “sbagliati” da Salvi e Martin. Per il resto, primato o non primato, Iori e compagni hanno lavorato come sempre, alternando la parte fisica a quella tattica, assenti soltanto i due giovani Caccin (problema muscolare) e Fasolo (fastidi alla schiena), che riprenderanno con gli allenamenti differenziati dopo la trasferta di Vercelli. In sede, intanto, continua la campagna abbonamenti, che a ieri sera si è assestata a quota 1.480 sottoscrizioni. Tenuto conto che nell’ultima stagione in Serie B si erano raggiunte le 1.573 tessere (mentre l’anno scorso, in Lega Pro, ci si era fermati a 1.147), l’obiettivo è quello di avvicinare quota 1.600, che non viene raggiunta dalla stagione 2010-2011, sfruttando le tre settimane che precedono la chiusura della campagna #nonsostaresenzate, fissata per il 24 settembre. L’entusiasmo che segue l’ottimo inizio di stagione gioca a favore delle aspettative più rosee, anche se il record storico di 1.718 abbonati dell’annata 2009/10 sembra difficile da superare. Intanto, c’è tempo sino a domani, rivolgendosi al Bar Stadio, per aggregarsi alla trasferta di Vercelli organizzata dal Club “Angelo Gabrielli – Granata X sempre”, al costo di 25 euro.

Ore 11.30 – (Corriere del Veneto) Una novità assoluta, mai accaduta prima da quando il Cittadella è diventata una realtà importante e consolidata nell’anticamera d’elite che porta direttamente al calcio dei giganti. Due partite, sei punti, quattro gol fatti, uno subito, primo posto in classifica, applausi e consensi in serie. Le cifre e le statistiche, prima di tutto, raccontano che in serie B i granata erano spesso partiti con qualche difficoltà, spesso con un solo punto in carniere dopo i primi 180 minuti di campionato. Non così questa volta, con una partenza sparata alla massima velocità possibile. Spazzati via, per il momento, i dubbi che circondavano la campagna di rafforzamento condotta con la solita sicurezza e abilità dal dg Stefano Marchetti. Dubbi che riguardavano la difesa, i suoi interpreti e la capacità di adattamento a una nuova categoria che rimanevano tutti da verificare. Nessun gol subito su azione — l’unico gol subito da Enrico Alfonso è il calcio di rigore trasformato da Riccardo Maniero — per il resto porta-bunker, pochi rischi e conferme importanti. Lo scalino in più non pesa ad Alessandro Salvi, che ha «timbrato il cartellino» sabato sera, a Marco Martin, che si è ripreso il posto da titolare giocando in scioltezza contro la Ternana, ad Amedeo Benedetti che aveva esordito alla grande a Bari. E certamente non pesa a Filippo Scaglia, un top per la categoria che si è semplicemente ripreso quello che gli spettava. «Era da tanto tempo che non giocavo in questa categoria — sorride Salvi — non potete capire per me quanto sia bello aver fatto centro alla prima in casa». Un discorso a parte merita Manuel Pascali, gladiatorio difensore centrale che si è preso di forza i galloni di leader della squadra assieme a Manuel Iori e a Gianluca Litteri. In questo caso nessun dubbio sulle sue qualità, considerato quello che aveva fatto in Scozia, l’unica incognita era come avrebbe reagito a 35 anni di fronte a quello che, di fatto, è e sarà il suo primo anno in serie B. Anche qui, avanti tutta, inizio da urlo con gol a Bari e grande prestazione contro la Ternana. Pure in panchina c’è un debuttante assoluto come Roberto Venturato. Un tecnico pescato da Stefano Marchetti fra lo scetticismo generale poco più di dodici mesi fa e che è stato capace di stravincere il campionato prima, per poi mettere il turbo al suo primo anno di B nelle prime due partite. Insomma, scommessa stravinta anche sotto questo punto di vista dalla dirigenza granata. «Io insisto sempre sul concetto di gruppo — sorride il tecnico italiano-australiano — perché so che per andare lontano quella è la prima cosa su cui non bisogna transigere. Tutti si devono sentire importanti, l’anno scorso siamo arrivati in finale di Coppa Italia e primi in campionato proprio grazie alla rosa ampia. Adesso rimbocchiamoci le maniche e andiamo avanti come stiamo facendo». E dietro la scrivania c’è sempre lui, Stefano Marchetti. Un’alchimia magica, che si rinnova di anno in anno. Ha sbagliato pure lui in passato, nell’anno della retrocessione, ma chi non ha mai sbagliato una mossa? Ha sofferto, si è rialzato, ha riportato subito la sua «creatura» in serie B. E adesso è di nuovo lì, sul ponte di comando a godersi i primi successi stagionali. Che non sono davvero frutto di un caso, questo è certo.

Ore 11.00 – (Mattino di Padova) Ed è proprio nella retroguardia, probabilmente, che servirà il maggior “rodaggio”, visto che il reparto – il secondo migliore della categoria nella precedente stagione – è stato decisamente ritoccato dopo le partenze di Fabiano e Diniz: «L’anno scorso abbiamo fatto bene, lavoreremo per fare ancora meglio quest’anno. Dispiace che sia cambiato così tanto, avevamo trovato un buon feeling tra noi quattro difensori, ma il calcio è fatto anche di arrivi e partenze. È andata così, ormai è il passato». L’obiettivo ora si sposta sul match di sabato alle 20.30, all’Euganeo, con il Forlì, che aprirà una settimana fitta di impegni con il primo infrasettimanale, martedì 13 alle 20.30 sul campo del Fano, e quindi la sfida casalinga con la Maceratese di sabato 17 alle 18.30. Quanto al recupero con la Sambenedettese, si parla di martedì 11 ottobre, alle ore 14.30.

Ore 10.50 – (Mattino di Padova) Dopo le titubanze nel 4-2-3-1 di Parlato, e la crescita nel 4-4-2 di Pillon, nel 3-5-2 di Brevi pare proprio aver trovato la sua dimensione ideale: «Le mie sensazioni sono positive», confessa Favalli. «Ho cercato di fare quello che proviamo in settimana, ed effettivamente sono riuscito a spingere e ad arrivare molte volte al cross, grazie anche al prezioso aiuto di Dettori. Questo è il lavoro di noi esterni: difendere, ma poi allungare gli spazi. E con questo modulo sono tornato nel ruolo che ricoprivo da bambino: nelle giovanili facevo l’esterno alto, poi con il passare del tempo sono stato adattato a terzino. Questi anni mi sono serviti per migliorare dal punto di vista difensivo, ma adesso, come quinto di centrocampo, mi diverto davvero e credo sia la posizione ideale per me». Oltre ai gol che non sono arrivati, è stato proprio dal punto di vista difensivo che il Padova ha lasciato per strada qualcosa da farsi perdonare: «Ci sono stati degli errori dettati da una scarsa attenzione: abbiamo preso due contropiedi clamorosi, rischiando persino di perdere la partita, e questo perché eravamo tutti proiettati in avanti. Fossimo stati un po’ più accorti, forse sarebbe stato meglio. È un peccato, la partita è andata come l’avevamo preparata, ma purtroppo, tra le parate di Coser e un po’ di poca convinzione sotto porta, non ha sortito il risultato che avremmo voluto».

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Il taglio con il passato è stato netto, e ci vorrà del tempo, fisiologicamente, per assorbire il corposo rinnovamento sul campo. Sabato scorso, tra gli undici titolari scesi in campo contro l’Albinoleffe, solo tre erano reduci dalla passata stagione. Naturale che, con ben otto giocatori nuovi, nei movimenti tra i reparti e nei meccanismi tra i singoli non sia filato tutto per il verso giusto. Ma c’è una certezza che il Padova si è portato gelosamente dietro dal precedente torneo: è Alessandro Favalli, che dalle grandi prestazioni degli ultimi mesi della passata stagione è passato al nuovo gruppo senza perdere la verve di sei mesi fa, risultando di gran lunga il migliore in campo contro i lombardi. Uno scatto ben diverso dal 2015, quando almeno inizialmente aveva iniziato un po’ in sordina. «Semplice, un anno fa ero arrivato a fine preparazione, invece stavolta mi sono presentato all’inizio del campionato in buone condizioni fisiche, dopo aver fatto l’intero ritiro estivo», la puntualizzazione del terzino cremonese.

Ore 10.20 – (Gazzettino) Tra i centrocampisti quello che appare un po’ in ritardo è Filipe. «È stato sfortunato ad avere un infortunio molto fastidioso dieci giorni prima dell’inizio del campionato. La tallonite ti fa allenare male, e due giorni prima della partita non riusciva a correre. Però quando sta bene è un giocatore che ci dà equilibrio. Forse sabato ci è mancato il miglior Filipe, tanto che alla fine del primo tempo non ce l’ha fatta più». Cosa vi ha detto Brevi a caldo dopo la gara? «Sotto il profilo della voglia e del carattere non c’è da rimproverare alcunché, era rammaricato per il risultato. Ci teneva a vincere al debutto in casa». Avete la possibilità di rifarvi subito con il Forlì. «Ci vuole un riscatto morale, per noi è fondamentale centrare questa vittoria. Affrontiamo una squadra che sulla carta è inferiore all’Albinoleffe, ma questo non significa che sarà una sfida facile. Verranno a Padova per non prenderle, si chiuderanno dietro e questo potrebbe crearci delle difficoltà».

Ore 10.10 – (Gazzettino) Si riferisce alle due ripartenze concesse nel finale che potevano costare care? «Non solo, ma anche a qualche sbavatura in fase d’impostazione. Spetta all’allenatore correggere gli errori, noi lavoriamo sapendo di essere una squadra forte che se la può giocare con tutti». Andando al personale, è partito interno di sinistra finendo per svariare molto in mezzo al campo. Una licenza che si è preso lei o glielo ha chiesto il tecnico? «Per caratteristiche sono portato a stare dove passa il gioco, e quando vedo che non riesco a entrare in partita cerco di muovermi, anche per non dare punti di riferimento. Devo ancora lavorare molto per essere al top della condizione, e anche per acquisire quella conoscenza dei compagni che ti danno solo le gare ufficiali». Insieme a Favalli sulla corsia di sinistra avete fatto vedere le combinazioni più efficaci, tanto da contendervi la palma del migliore. «Siamo un po’ avvantaggiati rispetto ad altri compagni perché abbiamo giocato insieme a Cremona e ci conosciamo. Quanto a me, sono solo al settanta per cento, posso e devo dare ancora di più». Sta di fatto che è già diventato un beniamino dei tifosi. «Sono un giocatore particolare: piaccio o non piaccio, non ci sono mezze misure. Il fatto che mi apprezzino mi fa piacere».

Ore 10.00 – (Gazzettino) «Il pareggio con l’Albinoleffe ci insegna molto perché abbiamo preparato benissimo la partita e non è bastato per vincerla. Vuole dire che dobbiamo fare qualcosa in più». Francesco Dettori sprona i compagni in vista della sfida con il Forli, secondo appuntamento consecutivo sabato all’Euganeo. Il punto raccolto all’esordio ha lasciato un pizzico di amaro in bocca alla luce delle tante occasioni create, anche se nel finale si è rischiato la beffa. «Alla luce di quel palo colpito dai nostri avversari il finale di partita il pareggio è giusto, anche se meritavamo qualcosa in più. È la dimostrazione che non ci sono partite scontate in questo campionato, e anche un Albinoleffe organizzato può crearti difficoltà. È andata così, anche questo è il bello del calcio. Ci saranno altre gare nelle quali creeremo meno e vinceremo con un episodio. Prendiamo quanto di buono abbiamo fatto a livello agonistico e correggiamo gli errori che abbiamo commesso, sapendo che abbiamo tutto il tempo per farlo».

Ore 09.50 – (Gazzettino) È l’inghippo del cosiddetto incentivo all’esodo, vale a dire la “buonuscita”, a bloccare il trasferimento di Ilari al Delta Rovigo. Questione che sta trattando direttamente il giocatore, anche se alle sue spalle c’è sempre l’agente Spinosi: «Stiamo un pO’ battagliando su questo. Siamo lontani? No, è una questione risolvibile e spero che avvenga al più presto per non fare perdere troppo tempo al ragazzo. Dipende dal Padova: era stato raggiunto un accordo, poi è arrivato lo stop dell’amministratore delegato biancoscudato. Comunque siamo ottimisti». La questione è semplice: Ilari vuole guadagnare una certa cifra per andare al Delta, che è disposto a coprire l’ingaggio fino a un certo punto, mentre la differenza dovrebbe metterla il Padova. «Manca ancora qualcosa tra offerta e richiesta – interviene il diggì Giorgio Zamuner – ma con la buona volontà di tutte le parti si troverà una soluzione, anche perché il Delta vuole Ilari, che a sua volta vuole andare soltanto da loro». Passando a Dionisi, è sempre fermo nella sua posizione di non volere prendere in considerazione l’ipotesi di scendere in serie D. Il suo agente Ranieri ha provato a sondare il terreno con la Paganese, che ha ancora qualche giorno di tempo per fare il mercato, ma i campani stanno cercando profili con altre caratteristiche.

Ore 09.40 – (Gazzettino) Tutti i biancoscudati hanno ripreso la preparazione ieri alla Guizza in vista del prossimo appuntamento con il Forlì. L’unica eccezione è rappresentata da Filipe, che si è cimentato in un lavoro differenziato in palestra a causa del persistere di un dolore al tallone, che lo ha costretto anche a sventolare bandiera bianca all’intervallo della gara con l’Albinoleffe. Prima di iniziare il lavoro sul campo, Brevi ha tenuto a rapporto la squadra per qualche minuto. Poi via al lavoro atletico, e a seguire esercizi con il pallone. Oggi è in programma una doppia seduta, nei prossimi giorni si torna a un’unica sessione. Anche domenica, all’indomani della sfida con i romagnoli, Neto Pereira e compagni si alleneranno visto che martedì sera è in calendario la trasferta con il Fano.

Ore 09.30 – (Gazzettino) Si respirerà aria di nazionale oggi e domani in città grazie a due stage riservati alle giovani promesse, locali e non, che si svolgeranno allo stadio Appiani. La Lega Pro allestirà infatti, a partire da questa stagione, alcune rappresentative giovanili e ha organizzato a tale scopo una serie di selezioni in giro per l’Italia per pescare gli elementi più interessanti. A Padova, sotto la guida del commissario tecnico Daniele Arrigoni, ci saranno dunque calciatori delle portacolori del campionato di Lega Pro del Triveneto e dell’Emilia Romagna. Oggi sarà il turno dell’under 17 per la quale sono stati convocati sei giocatori biancoscudati: i portieri Andrea Aspergh e Matteo De Bastiani, il difensore Marco Ruggero, i centrocampisti Nicolò Telesi e Vincenzo Rizzelli e la punta Giancarlo Gamba. Il raduno sarà in mattinata, con allenamento nel pomeriggio all’impianto di via Carducci. Stesso programma e stesso terreno di gioco domani, quando toccherà agli under 15 con i seguenti sei convocati del Padova: i difensori Enrico Biancon e Giacomo Fornasaro, i centrocampisti Marco Polazzon e Gabriele Tiepolato e gli attaccanti Davide Rosso e Antonio Sattin.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Più che un problema tecnico, il Padova pare avere un problema ambientale. Niente di trascendentale ma a scorrere commenti e analisi su blog, social e forum abbondano pessimismo e scetticismo su Oscar Brevi, pomo della discordia estiva dopo l’addio a Giuseppe Pillon. Forse paga l’onda lunga che premeva per la conferma del tecnico trevigiano, forse pure il fatto che sia arrivato dopo il tentativo compiuto per Bruno Tedino, forse solo la mancanza di pazienza di una piazza che già bolle dopo una giornata. Il pari con l’Albinoleffe non è stato digerito, molti difendono l’allenatore, altri lo attaccano, qualcuno giunge a invocare il ritorno di Pillon. Eppure sabato sera a Brevi non si può imputare proprio nulla. Nella formazione iniziale può essere sottolineata solo qualche piccola sfumatura, i cambi sono sembrati logici e pure ispirati. Fuori un centrocampista (Filipe) e dentro un centravanti (Altinier) con Neto Pereira spesso trequartista, fuori una punta (Alfageme) e dentro un incursore come Fantacci; fuori Madonna e dentro De Risio. Copione che non fa una grinza, quello che stride è il risultato finale di 1-1. Vero è che il Padova ha creato tanto e concretizzato poco a causa di un portiere in serata di grazia, ma è vero anche che nel finale l’Albinoleffe si è costruito ben tre occasioni. Sabato si replica con il Forlì, sempre all’Euganeo. E vincere diventa un obbligo se si vogliono tenere lontani ansie e malumori.




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