Live 24! Padova-Mantova, -5: primo allenamento settimanale, fari puntati sugli infortunati

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Ore 22.40 – Lega Pro girone B, la classifica aggiornata: Venezia 14, Pordenone 13, Sambenedettese* 12, Bassano e Parma 11, FeralpiSalò, Gubbio e Reggiana *10, Padova* e Santarcangelo* 8, Lumezzane 7, AlbinoLeffe* 6, Ancona, Mantova, Modena, SudTirol e Teramo 5, Fano 4, Maceratese* 3, Forlì 2.

Ore 22.35 – Lega Pro girone B, fischio finale: Reggiana-SudTirol 1-0, decide Manconi su rigore a dodici minuti dal temine.

Ore 21.35 – Lega Pro girone B, fine primo tempo: Reggiana-SudTirol 0-0.

Ore 21.30 – (Il Piccolo) Triestina a quota otto alla voce gol fatti. Sette marcature di marca brasiliana (Franca e Dos Santos) ed una, la prima con la maglia alabardata in partite ufficiali, a firma di Ivan Bajic, giovane terzino nato a Fiorenzuola d’Adda, classe ’97. A metterlo di fronte all’estremo difensore di casa al 31′ del secondo tempo, una perfetta triangolazione con Dos Santos, rifinita con il piattone del 4-1 alabardato. La soddisfazione per il gol nelle parole del giocatore montenegrino, fisico possente e terzino di prospettiva. «Sono molto felice per questo mio primo gol in campionato, è arrivata anche la vittoria quindi ancora meglio. Una vittoria che abbiamo cercato e voluto». Era la partita che vi aspettavate e che avete preparato in settimana? Sapevamo che avrebbero fatto questo tipo di partita, cercando in diverse occasioni i loro attaccanti attraverso i lanci lunghi ma siamo stati bravi a leggere sempre queste situazioni e infatti non abbiamo subito molto il loro gioco, cosa che abbiamo invece fatto noi. Le reti subite, in particolare la seconda, solo un calo d’attenzione? Potevamo sicuramente fare meglio in occasione dei due gol che abbiamo subito, non fa mai piacere incassare delle reti. Saremmo stati più felici a chiudere con la porta inviolata. Qualche rimprovero alla sua prestazione? Sul gol potevo stare più stretto, accorciare un po’ visto che il lancio è partito dal portiere e potevo tenere meglio la posizione, sicuramente. La corsa a questa squadra non manca.. Nonostante il caldo abbiamo sempre corso, fino alla fine non abbiamo mai mollato ed è un segnale importante di unione. L’AltoVicentino, prossima avversaria, ha perso in casa: bisogna aspettarsi una squadra con il coltello tra i denti? L’Alto Vicentino è una squadra forte, servirà da parte nostra una partita perfetta, e cercheremo di portare a casa il risultato. Il nostro obiettivo è rimanere sempre compatti e uniti, di fare il nostro gioco come abbiamo sempre fatto, cercando di avere il pallino senza subire il gioco degli avversari.

Ore 21.20 – (Il Piccolo) Alla fine ce l’ha fatta il sior Mario a vedere la creatura sua e di Milanese finalmente vincere sotto i propri occhi. A maggio Biasin aveva dovuto assistere a una sconfitta contro l’inarrivabile Venezia. Domenica scorsa allo 0-0 con l’Union Feltre. «Meglio vincere oggi e pareggiare domenica» confida Mauro Milanese prima dell’inizio del match volendo soddisfare il palato del cugino australiano e finanziatore di questo progetto. I ragazzi lo hanno accontentato e con buon margine. «Finalmente – dice Biasin a fine gare -. Anche domenica la squadra mi era piaciuta ma era mancato il gol. Oggi ben quattro ma soprattutto il primo tempo è stato spettacolare». Dopo il bagno di tifosi settimanale anche a Legnago il centinaio di triestini li attribuiscono un coro di sostegno. «È bellissimo che anche qui a Legnago ci siano quasi più tifosi alabardati rispetto a quelli di casa. Li ringrazio perché loro sono l’anima di questo progetto e possono dare entusiasmo a tutta la piazza e alla squadra». Adesso Mario Biasin è pronto per il rientro con la famiglia in Australia. Oggi comincia il lungo viaggio e per un po’ dovrà accontentarsi di vedere le immagini via web e di sentire settimanalmente o anche ogni giorno Milanese. «Me ne torno a casa in grande tranquillità – conclude – perché ho conosciuto meglio l’ambiente e ho verificato che tutto funziona bene. Per merito di Mauro, di cui mi fido ciecamente – ma anche di tutto lo staff e anche alla serietà dei ragazzi. L’importante è che si divertano e anche vincano. Ma ci vuole allegria “viva l’a e po’ bon…”. Ci rivediamo verso Pasqua per un’altra visita». Good Bye mister Mario e good luck.

Ore 21.10 – (Il Piccolo) È solo la quarta giornata, l’aria buona che si respira in vetta alla classifica non scompone l’allenatore della Triestina Antonio Andreucci, compiaciuto dai novanta minuto di gioco, meno di alcune disattenzioni dei suoi. «Siamo alla quarta giornata ed è presto per mettersi a fare calcoli, la strada da fare è ancora tanta ma è chiaro che fa piacere sapere che dopo tanti anni l’Alabarda è di nuovo in testa, se lo meritano i tifosi, molti dei quali hanno fatto tanta strada per venire a tifare». Nell’analizzare l’incontro il tecnico mette in luce l’ottimo approccio: «Abbiamo disputato un grandissimo primo tempo, nel quale i ragazzi hanno interpretato molto bene la gara contro un avversario ostico, reduce da risultati positivi. Nel secondo tempo abbiamo cercato di gestire la gara e trovato il quarto gol. Dobbiamo però dimostrare il nostro valore fino alla fine, non mi è piaciuto l’ultimo gol, preso pensando che la partita fosse finita, non è l’atteggiamento che voglio. Anche questo fatto ci servirà per fare un’esperienza, siamo venti giocatori nuovi e ognuno dei ragazzi, qualsiasi sia il risultato, deve lottare fino alla fine. Comunque faccio i complimenti ai mei ragazzi perché è un campionato equilibrato e vincere le partite non è facile». Questa è comunque una squadra che sa dettare i tempi in cui affondare il colpo. Andreucci si schermisce: «Merito della qualità dei ragazzi, sono loro i protagonisti della prestazione. Abbiamo giocatori che in ogni momento della partita possono fare bene, mi fa piacere che i subentrati Marchiori, Frulla e Dos Santos hanno fatto sentire subito il loro peso, è un aspetto molto importante, significa che la squadra è compatta. Continuiamo su questa strada, abbiamo ancora molti margini di miglioramento». Una Triestina eclettica, come ha dimostrato anche lo scambio di corsie provato con Corteggiano e Turea. «Turea è un bravo ragazzo e un ottimo giocatore, l’ho chiamato davanti la mia panchina perché in quel preciso momento della gara pensava fosse meglio fare un altro gol piuttosto che prenderlo – spiega l’allenatore alabardato – gli ho voluto spiegare questo aspetto per portare la partita alla fine senza rischiare. Sono ragazzi giovani ed è normale che imparino un passo alla volta a interpretare bene la gestione delle gare». La prossima domenica arriva al Rocco l’AltoVicentino. Possiamo considerarlo un primo banco di prova? «È ancora presto per stabilire un banco di prova piuttosto che un altro. Noi dobbiamo giocare una partita alla volta, ogni martedì si riparte da zero».

Ore 21.00 – (Il Piccolo) Eccola di nuovo la Triestina formato trasferta. In riva all’Adige poco più di due annifa l’Unione 2012 centrava (con un 2-1) il triste traguardo del play-out per evitare l’onta dell’Eccellenza. Ma quella che il tecnico Andreucci sta forgiando è un’Unione di tutt’altra pasta. Il poker rifilato ai malcapitati, ma mai domi veronesi, non fa una piega. Porta la firma di una squadra caparbia, che sta crescendo nelle geometrie e che soprattutto ha un attaccante di altissimo livello per la categoria. E’ la vittoria di Carlos França che mostra in soli 45’ tutto il suo repertorio: primo gol di piede in tap-in, secondo di testa e terzo da opportunista su un errore sciagurato del portiere Martello. Chapeu per il brasiliano. Ma tanto di cappello anche a tutta la squadra (e a Bajic per la quarta rete), che ha avuto due sbavature difensive (e subito due gol) e un calo all’inizio del secondo tempo, ma che ha sempre dimostrato di esserci con la testa e le gambe. L’Unione balza solitaria in vetta alla classifica, fa un regalo al presidente Biasin che oggi torna in Oceania, fa esultare i tifosi. Ma siamo alla quarta partita. Tutto aiuta ma a confortare è il gioco e la capacità di segnare più che il dato statistico. Con il ritorno dall’inizio di Turea e Corteggiano al spingere al fianco di Cecchi a centrocampo le occasioni si sono fatte più fitte rispetto a una settimana or sono. Merito anche di Bradaschia che ha sostituito Dos Santos con le solite pregevoli piroette. Stavolta molto efficaci. Match effervescente sin dal fischio di D’Amato. Prima azione da sinistra di Pizzul (2’) sul palo più lontano: França di testa prima impegna Martello e poi insacca sulla respinta del portiere. Palla al centro e gli avversari pareggiano quasi in fotocopia. Dabo la mette al centro e irrompe dimenticato da tutti il bravo Barone. Tutto da rifare. Ma l’Unione non si scoraggia com’è suo costume quest’anno. La manovra c’è e la spinta sulle corsie anche. E così (19’) Bradaschia si inventa un traversone da destra e il bomber brasileiro la spizza di testa spiazzando Martello. Bel gol. Corteggiano e Turea tengono bene il campo come anche il baby Pizzul a sinistra. Ma è il portiere ospite a incappare in un disimpegno imbarazzante. França non è tipo da farsi pregare lo salta e insacca per il 3-1 della tranquillità. Nella ripresa però il Legnago fa vedere gli artigli e l’Unione si fa più timida e meno lucida. La fase è convulsa e un paio di interventi di Voltolini sventano la rete dei padroni di casa. Il tecnico alabardato fa bene il suo. Inserisce Frulla per Bradaschia e poi mette in campo la fisicità di Dos Santos consentendo a França (tra l’altro ex) di uscire tra gli applausi di tutti. E l’assetto si sistema anche perché Dos Santos ci prova subito con il destro e poi chiude alla grande un triangolo con Bajicche appena in area può battere l’uscita di Martello. Match in cassaforte anche se un gran gol di Taylor, anche qui con la difesa distratta,è un piccola macchia che fissa il 4-2. Poco male, la squadra ha ancora bisogno di rodaggio ma la partenza di questa serie D è confortante sia sul piano dei risultati che del gioco. Essere capolista fa piacere ma anche sorridere. Nessuno può sedersi. Anche perché alle porte arriva l’Alto Vicentino che sta arrancando ma non è compagine con la quale scherzare. Domenica al Rocco la controprova di quanto vale in questo momento l’Unione.

Ore 20.40 – (Gazzetta di Modena) I canarini si rimetteranno al lavoro oggi allo Zelocchi, dopo aver usufruito di un giorno di riposo al rientro dalla trasferta di Ancona. Sarà regolarmente al campo Laner, fermato la scorsa settimana da un forte attacco influenzale ed ora pronto a tornare a disposizione di mister Pavan. Visto che anche Sakaj è sulla via del completo recupero in infermeria resta il solo Osuji. Per la gara in programma alle 16.30 di sabato al Braglia con il Bassano è certo il rientro sulla corsia destra della difesa di Accardi, tenuto a riposo ad Ancona dopo un piccolo acciacco accusato in settimana. Tutto da definire, invece, lo schieramento dal centrocampo in su, sia a livello tattico che per quanto riguarda gli uomini. In caso di 4-3-3 resta ancora da capire chi possa essere la vera prima punta in questo Modena. L’unica, Bajner, pare non abbia ancora un’autonomia superiore a mezzora – in pratica i minuti messi assieme in 4 presenze – e difficilmente si potrà vedere dall’inizio con il Bassano. L’altro dubbio riguarda la posizione di Schiavi, proposto come mezzala ad Ancona.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Modena) Ci si aspettava il riscatto o quantomeno che in campo venisse sfogata la rabbia accumulata per la sconfitta nel derby con la Reggiana ed invece la musica non è cambiata, anzi, è perfino peggiorata. Il Modena è tornato da Ancona con le ossa rotte dopo aver offerto una prestazione disarmante, quasi ai livelli di quella di Salò, talmente scialba da regalare la prima gioia ad una squadra che in cinque gare non aveva mai vinto e si trovava inevitabilmente all’ultimo posto. I canarini devono nuovamente leccarsi le ferite, provando in fretta a rimettere assieme i cocci e a capire in quale modo cancellare la pochezza mostrata, prove nelle quali alla sterilità offensiva sta iniziando ad aggiungersi una preoccupante serie di regali difensivi. Un mix letale che costringe la formazione di Simone Pavan a guardarsi alle spalle anche in una stagione nella quale ambire ai playoff, dove ci si qualifica pure arrivando decimi, dovrebbe essere il minimo obiettivo per una squadra tornata in terza serie dopo 12 campionati consecutivi di serie B. Per il momento, invece, la zona retrocessione diventa lo spauracchio anche nel campionato di Lega Pro, giusto perché non bastavano le tante salvezze all’ultimo respiro conquistate negli ultimi anni. È questo il prezzo da pagare quando si vanta il peggior attacco del campionato, che ha trovato la quasi totalità dei suoi gol (due su tre) nell’unica gara vinta, quando nessuna scommessa si è trasformata in certezza e due dei pochi giocatori reduci dalla retrocessione, Calapai e Popescu, dimostrano sul campo il motivo della loro conferma. Come invertire la rotta? In settimana avrà il suo bel daffare prima di tutto Pavan, che ad Ancona non può aver rivisto nei suoi giocatori la mentalità tanto elogiata dopo la vittoria di Teramo e il derby, limitatamente al primo tempo. Non è soltanto questione di testa, perché nelle prime gare sono emersi diversi problemi di carattere tecnico e pure tattico. Se si vorrà insistere sul 4-3-3 servirà un’interpretazione ben più dinamica, quei movimenti che troppo spesso mancano dalla maggior parte dei giocatori e che stanno mettendo in difficoltà anche un regista dello spessore di Giorico. Per provare ad uscire da questo momento molto complicato il Modena avrà anche una doppia occasione casalinga, andando a sfidare in una settimana Bassano e Sudtirol sul prato del Braglia. Urge regalare una gioia ai tifosi e soprattutto far tornare il proprio stadio un fortino, quello che ormai non è più: la vittoria tra le mura amiche manca dal 19 aprile, nelle tre gare giocate in questo campionato sono arrivati due 0-0 ed una sconfitta nel derby con la Reggiana, segnando grazie ad una autorete.

Ore 20.10 – (Alto Adige) Al Mapei Stadium per l’esame di maturità. L’Fc Alto Adige affronta questa sera nel posticipo un’altra delle annunciate (ed ancora non completamente espressa) protagoniste del girone: ovvero la Reggiana di mister Colucci. I biancorossi si presentano al match, in diretta televisiva, con un unico obiettivo: dimostrare al mondo della categoria di essere la squadra, oltre che bella nello stile gioco, anche cinica e vincente. Caratteristiche che Fink e compagni hanno dimostrato di avere nelle corde ma non ancora evidenziate con grande nettezza. L’appuntamento al Mapei diventa, questo punto, un incrocio obbligato, puntando al sorpasso dei padroni di casa, un incrocio che farà capire di che pasta è fatto questo Alto Adige. «Andiamo a Reggio Emilia con la consapevolezza di fare una grande prestazione – dichiara mister Viali – la squadra ha fatto una settimana di tirata, bella pimpante, con l’obiettivo di migliorare i vari aspetti e puntare a fare una grande prestazione. E’ innegabile che vogliamo portare a casa il bottino pieno anche se siamo consapevoli di affrontare una squadra di altissimo livello. La Reggiana, a mio avviso, è una di quelle compagini destinate a giocarsi la promozione diretta con altre poche candidate. Ripeto, è un test probante ma il pareggio non ci basta. Questa squadra – conclude Viali – ha dimostrato di saper fare partita contro tutti, quindi al di la del blasone e della qualità dei nostri avversari, noi puntiamo ad ottenere il massimo. Cosa temo di più? Questa Reggiana gioca un calcio aggressivo, sono bravi tecnicamente soprattutto a centrocampo ed in attacco. Dovremo essere bravi a non farci aggredire nelle zone importanti». Come anticipato da mister Viali, la Reggiana è una di quelle formazioni che in estate è stata costruita pere puntare al salto di categoria. La società granata del presidente Mike Piazza, durante la sessione di mercato ha inserito nello scacchiere elementi di spessore, a cominciare dall’ allenatore Colucci, il centrocampista Bovo (ex Salernitana) e l’attaccante trentunenne Marchi, proveniente dalla Pro Vercelli. Nella partita di questa sera, l’allenatore pugliese dovrà fare a meno di Sbaffo, Cesarini e Pedrelli mentre è dubbia la presenza di Marchi, a causa dell’infortunio alla caviglia subito nel vittorioso derby contro il Modena. Per battere questa Reggiana, verrà da dire, ci vorrà il miglior Alto Adige della stagione. Quale? Quello che a nostro avviso ha saputo interpretare bene la gara sin dal primo minuto e senza mai far scadere il ritmo del gioco. Versione che si è vista certamente in quel di Bassano e che invece si è palesata a tratti nelle altre esibizioni. Per battere la Reggiana e, soprattutto, per non tornare dal Mapei Stadium accompagnati dal solito refrain “buona prestazione ma niente vittoria”, sarà necessario che i biancorossi sappiano recuperare ardori importanti, che non siano solo quelli finalizzati a far girare bene la palla. Bisogna puntare a essere maggiormente concreti, puntando a finalizzare al meglio la mole di gioco prodotta. Facile a dirsi? Può darsi, ma siamo sicuri che le potenzialità di ogni singolo componente della rosa di Viali siano tali da poter permettere una simile previsione. Nell’agenda di Viali pare non sia stato annotato alcun cambiamento di schieramento. L’infermeria biancorossa, a parte Lomolino, è sgombra da infortunati, tanto che lo stesso Cia ha ripreso ad allenarsi con adeguata intensità. La formazione di partenza, quindi, dovrebbe essere quella ormai formattata e presentata nelle precedenti gare. A nostro parere Viali ha però in serbo qualche variazione sul tema: potrebbe essere, difatti, che il tecnico milanese lanci nel circuito il “lupacchiotto” Vasco. Un’iniezione di giovanile fantasia che, al momento, potrebbe rivelarsi utile alla causa biancorossa.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) La vittoria nel derby di Modena è già alle spalle perché nella serata di oggi la Reggiana si troverà di fronte un avversario ostico, che non ha mai battuto e che ha in rosa degli elementi che possono metterti in difficoltà in ogni momento della partita. Proprio per questi motivi il tecnico Leonardo Colucci sta tenendo tutti i suoi giocatori sulla corda, senza svelare la formazione, perché tutti gli elementi sono importanti e potrebbero scendere in campo dal primo minuto nella sfida di questa sera. Mister com’è la situazione dell’infermeria? «Manconi è a disposizione nonostante qualche fastidio in settimana, mentre Sbaffo no anche se sta iniziando a lavorare con il pallone. Per quello che riguarda Marchi e Pedrelli invece sono entrambi sulla via del recupero». Marchi è quasi recuperato. In questi giorni ha mostrato grande volontà… «Questa è la mentalità che devono avere i giocatori perché fanno una professione molto bella e, quando questo atteggiamento ce l’ha il capitano dimostra quello che è lo spirito di questa squadra». Temi che qualche giocatori si culli sugli allori dopo Modena? «Non credo e, più che dirglielo non posso fare. Gli chiedo sempre di non tradirmi e sul loro impegno al massimo so di poter sempre contare». Potrebbe esserci il debutto di Falcone? «Sta recuperando, non ha fatto il ritiro con la squadra. Falcone sta recuperando la condizione e prima di mandare in campo giocatori che hanno 50/60 minuti nelle gambe ci penso mille volte per non rischiare di dover bruciare dei cambi». Le mette pressione la vittoria di tutte le formazioni di testa? «Sappiamo che il nostro campionato è fatto di molti posticipi e la stagione è lunga. Credo che fra 12/13 partite inizierà a delinearsi bene la classifica. Quello che mi preme è la continuità poi se le altre le vincono tutte si farà un plauso a loro». Il tridente del Sudtirol la può indurre a cambiare qualcosa? «Loro sono una buona squadra, che gioca bene, è ben allenata e credo che potrebbero avere qualche punto in più in classifica. Il nostro girone è davvero una B2 perché ci sono 10/12 squadre che puntano a vincere. Hanno degli attaccanti importanti, ma noi dobbiamo essere consapevoli di essere forti, con grande rispetto per gli avversari ma è la Reggiana che deve determinare le partite». Ha le idee chiare sulla formazione che manderà in campo? «Dico sempre ai ragazzi che la notte prima della partita ho l’angioletto che mi viene a dare l’ultimo consiglio. Le scelte le faccio anche in base alla partita, all’avversario e alla condizione dei giocatori». In mezzo alla difesa vedremo Rozzio o Sabotic? «Non lo so perché abbiamo 4 difensori centrali con anche Trevisan che sta entrando in condizione. Valutiamo se dobbiamo alzare i centimetri e se abbiamo la possibilità di farlo lo facciamo». Marchi è pronto? «Lui giocherebbe anche con una frattura scomposta e se sta bene è a disposizione già con il SudTirol. Non voglio rischiare sulla pelle dei ragazzi anche se capita di giocare con qualche problema fisico. Abbiamo ancora diverse ore davanti e valuteremo anche lui, però mi sembra difficile il suo recupero per questa gara». Con il Sudtirol non si è mai vinto, è scaramantico? «No e i numeri sono fatti per essere sfatati. Mi viene da dire che domani sarà la prima volta, ma come vogliamo vincere noi lo vorranno fare anche loro. Con il Modena avevo detto alla squadra che se avessero fatto una buona prestazione avrei offerto la pizza a tutti, non lo voglio dire per il Sudtirol se no devo aprire un mutuo. Sono ben contento però di offrire loro la pizza». Volete fare anche un regalo per i 97 anni della Reggiana calcio? «Il regalo i giocatori devono farlo a loro stessi, perché di conseguenza tutto si riflette poi sui tifosi, la società, lo staff tecnico e la città. Speriamo di mettere la ciliegina sulla torta».

Ore 19.40 – (Gazzetta di Reggio) Davanti fanno davvero sul serio: Venezia, Parma ma anche il Pordenone di Stefani ed Arma insieme alla sorprendente Sambenedettese continuano a vincere e ad allungare la classifica. Stasera dunque la Reggiana, alla sua prima uscita ufficiale in maglia granata, la seconda davanti al pubblico di casa, è chiamata a rispondere alle imprese delle rivali incamerando i tre punti del posticipo in programma al Città del Tricolore (ore 20.45) contro il Sudtirol, per l’occasione pure davanti alle telecamere della Rai. Ma sono almeno tre i motivi validi per fare risultato pieno. In primo luogo c’è da festeggiare al meglio il 97° compleanno della società che cadeva nella giornata di ieri. Poi la squadra altoatesina è diventata quasi una bestia nera: dopo otto incontri sono arrivati solo sei pareggi e due sconfitte. Inoltre vincere significherebbe, soprattutto, continuare a mantenere il fiato sul collo delle dirette avversarie, potendo anche vantare una gara da recuperare tutt’altro che proibitiva. I tre punti sono importanti per ridurre ulteriormente il gap con le prime. Il Venezia capolista è a 14 punti mentre i granata a 7, ma devono ancora giocarne due. ALTOATESINI INSIDIOSI. I granata si presentano all’appuntamento con la grande euforia della vittoria di domenica scorsa nel derby di Modena ma gli altoatesini guidati da William Viali non saranno una squadra semplice da affrontare. Sono partiti a rilento, vero, ma questa è una caratteristica che li distingue ormai da molte stagioni perché poi, a fine campionato, sono sempre a contendere le piazze play off a compagini ben più blasonate e non è un mistero che l’obiettivo dichiarato di quella società sia centrare prima o poi la serie Cadetta. UOMINI CONTATI IN AVANTI. Tatticamente si affronteranno due allenatori che amano giocare col 4-3-3 anche se, dalle parti di via Agosti, si è lavorato molto in settimana per inserire Nolè alle spalle delle due punte Guidone e Falcone, in una sorta di 4-3-1-2 comunque sempre pronto per ritornare all’antico. Senza Cesarini, Sbaffo e Marchi – quest’ultimo probabilmente già in panchina come abbiamo annunciato ieri- e con Manconi fermato in settimana da un affaticamento, Leonardo Colucci si ritrova il reparto avanzato con gli uomini praticamente contati pertanto è stato logico fare esperimenti per far rendere al massimo quelli a disposizione. ABBONDANZA IN DIFESA. Ma le novità non saranno solo davanti perché il ritorno a pieno regime di Rozzio e Trevisan nella retroguardia porteranno l’ex Pisa a fare coppia con Spanò al centro della difesa, affiancati da Giron e Mogos mentre a centrocampo ritorna il trio Bovo-Maltese-Angiulli, accantonato momentaneamente al Braglia. Tra le file bolzanine è possibile l’impiego del giovane correggese Daniele Sarzi Puttini, al suo debutto allo stadio di Reggio seppur da avversario. IN CERCA DEL FILOTTO. Calendario alla mano, la partita di stasera inaugura un ciclo di incontri favorevoli per Nolè e compagni che proseguiranno con la trasferta di sabato pomeriggio a Lumezzane e i due match casalinghi con Santarcangelo (recupero della quarta giornata) e Fano della settimana successiva – un trittico questo che probabilmente sarà osservato in prima persona anche dal presidente Mike Piazza che è atteso a Reggio nelle prossime ore- che, se non falliti, manderebbero alle stelle le quotazioni dei granata nonostante i tanti pezzi da novanta che continuano ad intasare l’infermeria. ARMA IN PIÙ. In casa come fuori, l’arma in più a disposizione di mister Colucci è sempre quel tifo favoloso sugli spalti in grado di trascinare e trasformare gli undici sul campo per realizzare quel sogno che tutti si attendono: in particolare, stasera sarà esposto uno striscione commemorativo per i 97 anni di storia della società.

Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Dopo l’immeritato ko contro la FeralpiSalò, oggi pomeriggio il Mantova riprenderà gli allenamenti in vista della gara in programma sabato (ore 18.30) a Padova contro i biancoscudati dell’ex Altinier. Lo staff medico dovrà verificare le condizioni di Ruopolo, che ha accusato un problema muscolare e cercherà di recuperare Siniscalchi, mentre appare scontato un ulteriore forfeit di Caridi. Mister Prina recupererà però Marchi, che ha scontato sabato il secondo turno di squalifica e che dunque sarà a disposizione per Padova. Dopo l’allenamento odierno, i biancorossi svolgeranno domani una seduta mattutina (ore 11), mercoledì lavoreranno nel pomeriggio (15.30) e giovedì e venerdì ancora prima di pranzo. Ieri, intanto, una delegazione di giocatori biancorossi (Bonato, Cristini, Siniscalchi, Di Santantonio, Caridi e Boniperti) ha partecipato alla festa del Rezzato, seguita al match di campionato dei bresciani e nella quale c’è stata la presentazione ufficiale della squadra.

Ore 19.10 – (Gazzetta di Mantova) Che in Viale Te ormai la rottura sia insanabile si capisce da ogni singolo particolare del rapporto fra soci bresciani e romani. A tal riguardo emerge un particolare interessante del versamento di 100mila euro effettuato dall’ala capitolina del club per pagare gli stipendi. «È vero, i soldi sono arrivati da una società maltese che gestisce giocatori un po’ in tutto il mondo – conferma il presidente Sandro Musso, interrogato in merito -. E che gestisce anche alcuni giocatori arrivati al Mantova tramite i soci romani. La cosa ci può anche stare, però adesso mi obbligano in pratica a tesserare Alvarez, altro atleta della stessa società. E questo, a fronte di un versamento di soli 100mila euro non mi sta bene». Dunque, ricapitolando, secondo il presidente il Mantova otterrebbe sponsorizzazioni (con questa società maltese esisterebbe un legale contratto) ma soltanto a fronte del tesseramento di atleti professionistici. Sullo stesso argomento il vicepresidente Marco Claudio De Sanctis si esprime così: «È una menzogna, Alvarez non ha procuratori da pagare, è un giocatore di 20 anni di scuola Barcellona, capitano del Monaco B e viene al minimo di stipendio. Quella da Malta è una normale sponsorizzazione, una delle tante con cui speriamo di coprire buona parte del fabbisogno economico della società. Questa società non è mia e lasciamo stare che sia straniera o meno, perché mi hanno spiegato che qui si potrebbero fare associazioni di idee con quanto successo in estate prima del nostro arrivo. Noi siamo perfettamente in grado di far fronte agli impegni e a irrobustire la compagine societaria arriveranno presto altre 2-3 persone, che riveleranno quote da Enrico Folgori».

Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) La pace fra i soci è durata soltanto lo spazio di qualche giorno e in casa Mantova ora si va verso la resa dei conti. Il vicepresidente Marco Claudio De Sanctis, infatti, spiega: «Abbiamo provato in tutte le maniere a tendere la mano, ma adesso dobbiamo per forza di cose dare seguito a una serie di atti (presumibilmente la comunicazione in Camera di Commercio del nuovo cda, ndr) che ci portino ad assumere la guida della società di cui siamo proprietari al 75%». L’annuncio arriva dopo un sabato travagliato, con il ko della squadra a cui ha fatto seguito un faccia a faccia con alcuni ultrà della Curva Te. «Abbiamo chiesto ai soci romani, senza offendere nessuno ma con un tono di voce eloquente – spiega Massimo Marchetti, leader storico della Te – che sia fatta definitiva chiarezza sulla situazione. Vogliamo una conferenza stampa congiunta dei soci, con le carte sul tavolo, per capire una volta per tutte come stanno le cose. Adesso ne abbiamo abbastanza e siamo anche convinti che tutto questo caos faccia male alla squadra». Marco Claudio De Sanctis al riguardo spiega: «I tifosi hanno ragione e noi faremo una conferenza stampa, con le carte alla mano, nella quale dimostreremo che gli stipendi sono stati pagati con i nostri soldi e con quelli che erano in cassa, che sono in buona parte anche nostri visto che il 75% del Mantova appartiene a noi. Abbiamo provato in ogni modo a fare le cose condivise con Musso e Di Loreto, ma loro continuano a escluderci dalla gestione in modo palese. E questo non è più tollerabile anche perché, come dicono i tifosi, la situazione di incertezza danneggia la squadra. Siamo venuti a Mantova venerdì sera per incontrarci sabato con i bresciani e invece Musso è arrivato allo stadio alle 20.20 perché stava oranizzando la festa del Rezzato. A loro evidentemente interessa di più quello». La versione del presidente Sandro Musso è invece diametralmente opposta: «L’ultima offerta dei romani che risale a venerdì sera – afferma – era questa: loro gestiscono l’area sportiva, mentre insieme facciamo quella finanziaria, con la doppia firma (loro e nostra) su tutto. In cambio di ciò, però, io e Di Loreto dovremmo pagare non il 25% bensì il 50% del budget, lasciando ovviamente il 75% delle quote a loro. Vi sembra possibile accettare una cosa del genere? La realtà è che noi siamo prontissimi a cedere la governance e anche la presidenza del Mantova, ma chiediamo di vedere un piano finanziario serio. Lo scorso anno, insieme ai soci mantovani, a inizio stagione abbiamo messo giù tutte le garanzie economiche per coprire il budget e abbiamo presentato una fideiussione in Lega. Così a mio avviso ci si comporta quando si vuole prendere un club importante come il Mantova, non mettendo sul banco soltanto centomila euro di sponsorizzazione. Con quella cifra non si compra neppure il Rezzato in Eccellenza». Insomma, un accordo al momento sembra impossibile: «Noi ci stiamo battendo soltanto per il bene del Mantova – dice Musso -. Sul piano civilistico loro possono anche fare una forzatura, ma non credo che questo aiuterebbe a rasserenare gli animi». Per contro, De Sanctis aggiunge: «Noi dobbiamo prendere in mano il club, anche perché abbiamo nuovi soci e sponsor che entreranno soltanto una volta che avremo la governance della società. Dobbiamo tutelare anche gli interessi economici di chi ci sostiene». Già, ma chi è che sostiene questo progetto? Circolano voci sul possibile appoggio di Lotito e dell’ex dg del Parma Leonardi… «Assolutamente no – risponde De Sanctis -, zero di zero. Dirò di più: magari… Se qualcuno volesse darci una mano, noi siamo pronti ad accogliere dei partner. Il nostro piano è però chiaro: siamo in grado di far fronte agli impegni economici da soli, ma contiamo di coprire parte del budget con sponsorizzazioni e con plusvalenze da realizzare sui giocatori».

Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Rachid, variante di Rashid, uno degli appellativi del Profeta, significa la giusta guida. Senza essere blasfemi, è nome appropriato per Arma, nuovo beniamino del popolo neroverde, colui che sta guidando il Pordenone verso il paradiso sportivo. Sette gol in 6 partite per il maghrebino, capocannoniere del girone B. Una doppietta anche a Macerata nel 4-2 (di Berrettoni e Cattaneo gli altri due centri) che ha ricostruito l’autostima dei ramarri, segnata un po’ dal 2-4 subito dal Parma. DICONO DI LUI – Tuttolegapro.com premia Rachid segnalandolo come il top della sfida con i marchigiani. «Rapace – la motivazione -, pericolo pubblico numero uno in area di rigore. Implacabile sotto porta, bravo anche a giocare per la squadra». Il Resto del Carlino ha una visione più di parte. «Non è facile spiegare – si leggeva ieri nella cronaca sportiva – la sconfitta, pensando che la Maceratese si è fatta apprezzare sul piano del gioco, ha segnato due gol e creato le premesse per altri. Il Pordenone però ha in Arma un giocatore che fa la differenza. Non è un caso che abbia fatto una doppietta e che il gol di Berrettoni sia nato da un suo assist». Ma Rachid non ha vinto la gara all’Helvia Recina da solo. Lo stesso Berrettoni e Cattaneo (quando è entrato) hanno fatto la loro parte. L’attacco tutto (compreso Martignago) ha fatto la sua parte. Rachid più degli altri. FORZA DELL’UMILTÀ – L’importanza di Arma è riconosciuta ovviamente anche da Bruno Tedino che sottolinea la versione all around del maghrebino. «In fase di realizzazione – afferma il tecnico -, i numeri parlano da soli. Rachid però si sta dando molto da fare anche in quella di non possesso. Rincorre, pressa e arretra sino alla nostra area nelle situazioni da fermo degli avversari. In allenamento lavora con serietà, umiltà e grande predisposizione all’apprendimento». AL SERVIZIO – E Rachid cosa dice? «Sono felice -afferma il bomber – poiché questa volta, al contrario del turno precedente con il Parma (2-4, ndr), i miei gol sono serviti per vincere. Ora però mettiamoci a lavorare, perché sabato arriverà il Venezia». PROBLEMA DIFESA – Se l’attacco è stato sino a ora la forza trainante del Pordenone 2016-17 (14 i gol fatti, 3 più del Bassano, secondo fra le squadre più prolifiche del girone) e il centrocampo sembra essersi assestato dopo le incertezze d’inizio stagione, a creare allarme è la difesa, reparto sul quale Tedino aveva costruito il secondo posto 2015-16. Sono 8 i gol subiti. Peggio hanno fatto solo Teramo, Fano e Forlì con 9, tutte nella zona rossa di fondo classifica. Poca copertura sulle fasce (dove, anche a Macerata, Semenzato e De Agostini sono apparsi in difficoltà), crepe in mezzo (dove Stefani senza Ingegneri sembra aver perso parte della sua sicurezza) e costante apprensione in occasione dei piazzati avversari. D’accordo sul fatto che sia più divertente vincere vedendo tanti gol, ma sabato sera arriverà il Venezia che sino a oggi non ha mai perso, ha subito 2 soli gol (miglior difesa) e sa approfittare al massimo degli errori altrui (4 gare vinte con il minimo scarto, 3 addirittura per 1-0, compresa quella di sabato con l’Albinoleffe). CLUB DEI GRANDI – Complimenti a Tedino e al suo staff per il lavoro che stanno facendo. Qualcosina in più dovranno fare nei prossimi giorni per sistemare la difesa e permettere ai ramarri di entrare ufficialmente nel club delle grandi.

Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) Non solo il miglior attacco. Il Pordenone ha anche il miglior rendimento esterno della categoria, con lo stesso numero di punti della Sambenedettese (9) ma con un maggior numero di reti segnate (8 a 6) lontano da casa. Il difetto del primo anno di Lega Pro – solo un successo in tutto il girone di ritorno distante dal Bottecchia – si è trasformato in uno straordinario punto di forza tanto che, se si allarga lo sguardo allo scorso torneo, il Pordenone non perde dallo scorso aprile (3-1 al Tombolato col Cittadella). Le tre vittorie di quest’anno (in altrettanti incontri) sono arrivate contro Forlì, Mantova e appunto Maceratese. I romagnoli sono stati superati per 2-0 (Berrettoni-Arma i marcatori) e con lo stesso punteggio è stato battuto il team lombardo (Azzi e Martignago). Per 4-2 l’ultima affermazione (doppietta di Arma, Berrettoni e Cattaneo, in foto). Il successo di sabato è anche il più largo del 2016: per risalire a un blitz così netto serve andare al 3 ottobre del 2015, 4-1 alla Pro Patria a Busto Arsizio.

Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) Quattro gol, vittoria ritrovata subito dopo la prima sconfitta, secondo posto in classifica consolidato. Il Pordenone torna da Macerata con alcune certezze granitiche (il miglior attacco del girone) e soprattutto carico in vista della grande sfida di sabato prossimo col Venezia. Al Bottecchia i neroverdi, secondi in classifica, proveranno a dare l’assalto al primato dei lagunari, ancora imbattuti e reduci dalla terza affermazione consecutiva. Sarà una sfida-verità. E tale sarà anche quella dell’8 ottobre, quando il gruppo di Tedino andrà a fare visita al Bassano quarto in classifica: insomma, nel giro di due settimane ci si gioca una fetta di credibilità d’alta classifica. Le certezze. Con la Maceratese il Pordenone ha fatto capire di avere carattere. I “ramarri”, infatti, hanno dimenticato senza grossi problemi il ko subìto il sabato precedente col Parma. L’hanno metabolizzato come incidente di percorso e sono andati a vincere in casa di un team difficile da affrontare, reduce da tre convincenti pareggi di fila. Il collettivo quindi c’è e ha forza da vendere. In secondo luogo la partita ha detto che la fase offensiva funziona molto bene. Un’altra vittoria rotonda, la prima con quattro gol segnati, che ha mantenuto il Pordenone in cima alla classifica delle reti segnate: ben 14 in 6 giornate, più di due a gara, con il secondo attacco (il Bassano) a 3 lunghezze. Da un lato è giusto evidenziare che si è un po’ “Arma-dipendenti”, considerato che il centravanti ha segnato il 50 per cento del bottino (7 gol); dall’altro lato va detto che lui è il terminale della manovra e non è l’unico ad andare a buca. Con lui Berrettoni (2 centri), Martignago (1), Azzi (1) e, da sabato scorso, anche Cattaneo (1). Del reparto offensivo manca solo Pietribiasi all’appello. La direzione. Con queste consapevolezze il Pordenone prepara da oggi la sfida col Venezia. Non sono poche, anche se sono da irrobustire quelle relative alla fase difensiva: sei i gol subiti nelle ultime due partite, tanti se si vuole puntare a un torneo di vertice. In particolare da evitare quelli a Macerata, specie quello di Ventola che è sgusciato tra De Agostini e Martignago. Non sempre si ha la forza per segnare quattro gol – ottenuti nella fattispecie su tre palle inattive – e rimediare così a delle ingenuità. In questo senso negli ultimi due match si è avvertita l’assenza di Andrea Ingegneri, pilastro del reparto arretrato già dalla scorsa stagione: per quanto Parodi, al debutto, sia stato positivo, il giovane 19enne della Juventus non può ancora essere il centrale romagnolo, uno dei più forti nel suo ruolo della categoria. Un giocatore da recuperare in vista di sabato (molto probabile il suo rientro) e da aggiungere alle certezze che già ci sono, in modo da rendere la squadra ancora più equilibrata.

Ore 17.50 – Qui Guizza, flash di Giorgio Zamuner sugli infortunati: “Filipe? Ha fatto una seduta di onde d’urto per sfiammare il tallone, quindi non si allena oggi ma domani ci sarà e salvo sorprese sabato potrebbe essere a disposizione. De Risio? Non ci sarà sabato, e non è neanche il caso di rischiare perché si è fatto qualcosa di più di un’elongazione. Neto Pereira? L’operazione è andata bene, e i tempi di recupero lì conoscete. Monteleone? Clinicamente sta bene ma stiamo aspettando l’ok del professore che l’ha operato”.

Ore 17.30 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 17.10 – Qui Guizza: ultime esercitazioni.

Ore 16.50 – Qui Guizza: alternanza tra lavoro atletico e lavoro col pallone.

Ore 16.30 – Qui Guizza: lavorano a parte a scopo precauzionale Dettori, Altinier e Germinale oltre a Monteleone.

Ore 16.10 – Qui Guizza: assenti Filipe, De Risio e Neto Pereira.

Ore 15.50 – Qui Guizza: inizia l’allenamento.

Ore 15.30 – Qui Guizza: Biancoscudati a colloquio con mister Brevi in campo.

Ore 15.00 – (Giornale di Vicenza) Mattia Minesso a Bassano avrebbe dovuto esserci già più di un anno fa non solo lo scorso gennaio nella finestra di mercato. Il Soccer Team infatti l’aveva prenotato alla vigilia della finalissima playoff col Como in caso di serie B. Poi su ci finirono i lariani e non se ne fece più nulla ma il club non ha mollato ugualmente la presa su di lui che alla fine un campionato più tardi è arrivato. E ora ha quasi fretta di recuperare il tempo perduto: 3 reti, 3 assist e 2 pali in sole 6 partite e almeno altre 3 chance golosissime costruite. La sua contabilità è in costante aggiornamento ma già così è tanta polpa per un esterno offensivo mica un bomber abituato ad abitare l’area di rigore. La sua forza è che è incontentabile, alza stabilmente l’asticella personale e di squadra. Al suo posto chiunque dopo una doppietta scintillante come quella di sabato avrebbe esultato nel dopo gara ed esaltato la prova di compagni, allenatore, staff e tifosi nella rituale tiritera intrisa di melassa di ogni post match. Invece Mattia ha cominciato puntando il dito sull’avvio di ripresa esageratamente molle. «Quello è un aspetto su cui dobbiamo assolutamente migliorare – la sua analisi – d’accordo che eravamo 2-0 per noi e in casa ma con una rete loro avrebbero potuto riaprire la partita. Invece dobbiamo essere noi a chiuderle e non gli altri a riaccenderle. Ma lavoriamo per correggere qualunque sbavatura e ho fiducia». Poi, siccome due gol non sono comunque consuetudine, ecco il pensiero per la sua ragazza, Sofia, e per la sua famiglia. Quindi il Bassano che torna come chiodo fisso. «Ci tenevamo fuori di misura a riscattare il ko di Lumezzane, una sconfitta che faticherò sempre ad accettare – insiste – l’importante è esserci riusciti attraverso una prova robusta e di qualità. Con l’aggiunta di un diverso grado di concretezza. E al di là del fatto che volessi a tutti i costi tornare al gol, mi preme ribadire che questa formazione possiede valori indubbi e con margini di crescita evidenti. Non siamo certo noi a dover vincere il campionato ma vogliamo stare lassù con le big più tempo possibile. E col piglio dell’altro giorno è assolutamente fattibile». E mentre D’Angelo rimarca la positività di avere stracciato “un avversario sinora imbattuto e che aveva preso soltanto 2 gol in 5 gare…”, incassandone 4 in un incontro solo, Alberto Barison, il difensore che ha schiodato la questione con uno stacco aereo portentoso in stile Beppe Savoldi preferisce elogiare lo spirito di spogliatoio. “Spesso nel calcio si usa dire del gruppo e della solidità d’assieme – sottolinea – ma vi assicuro che raramente in carriera mi è capitato di trovare così tante belle persone con cui condividere un obiettivo e la quotidianità. Noi tiriamo a vincere ogni sfida e anche chi non va dentro dall’inizio è sempre pronto e a disposizione del tecnico. Eppoi lasciatemi complimentarmi con Bastianoni: sono felicissimo per lui, non ha avuto un inizio facile e quel rigore parato è stato straordinario. Ci avrebbe infastidito parecchio beccare gol. Il 4-0 ovviamente semplifica tutto ma non era automatico bucare un avversario che si proteggeva con tutti i suoi effettivi. Solo che a differenza di Lumezzane l’abbiamo sbloccata celermente. Di solito ne segno uno a torneo e sempre a settembre come l’anno scorso. Magari quest’anno vorrei ritoccare le mie medie”. Può e deve farlo, altrochè..

Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Nel vivaio del Lumezzane era cresciuto e aveva debuttato in Lega Pro a 17 anni, segnando il suo primo gol a 21 con la maglia rossoblù riconquistata dopo aver trascinato l’allora Salò in serie D con 19 centri. Pur essendo trascorsi più di due lustri quello di Nicola Ferrari l’altro ieri al Penzo è stato quindi il più classico dei gol degli ex, una zampata in perfetto stile-Inzaghi, con un piedino messo lì d’istinto giusto per imprimere al pallone calciato da Bentivoglio una traiettoria diventata provvidenzialmente imparabile. «Il paragone con il mister, che di gol così ne ha fatti a raffica, è proprio un bel complimento e mi rende ancor più felice per la mia prima rete in campionato con il Venezia – la soddisfazione di Ferrari, in precedenza a segno a Santarcangelo in Coppa Italia – Questa rete sul piano personale corona una crescita importante, ora fisicamente sto molto meglio e spero proprio di farne altri». Dopo aver saccheggiato Parma e Ancona non è stato certo agevole piegare il Lumezzane. «Dopo due vittorie come quelle del Tardini e al Del Conero un calo poteva anche esser messo in preventivo, invece l’aspetto più importante è che al Penzo non è sceso in campo un Venezia rilassato. Contava solo vincere di nuovo e l’obiettivo è stato raggiunto». Provvidenziale ad un quarto d’ora dal termine l’autogol di Allegra propiziato da Marsura, arrivato dopo aver corso qualche rischio. «Nel complesso è stata una gara tosta e difficile, soprattutto perché nel primo tempo avremmo potuta chiuderla ma non ci siamo riusciti. Dopo l’intervallo in effetti ci è mancato qualcosa e abbiamo sofferto, però la Lega Pro è questa, non si vince mai per caso e aver aggiunto altri tre punti va benissimo». Per la seconda gara consecutiva mister Inzaghi ha insistito sulla coppia di movimento Ferrari-Geijo e i due attaccanti si sono cercati molto scambiandosi spesso di posizione sul fronte offensivo. Indubbiamente il Venezia si aspetta molto dai due, lo scorso anno entrambi titolari in serie B (35 presenze e 9 gol Ferrari a Lanciano, 36 e 11 Geijo a Brescia). «Io ho capito che con Alex ci sto molto bene, possiamo migliorare e senz’altro miglioreremo parecchio. Comunque credo si siano già viste buone cose, anche perché sul campo siamo meno simili di quanto si può pensare sulla carta».

Ore 14.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Tre vittorie consecutive e il Venezia, unico team imbattuto del girone, continua da solo nel suo ritmo da capolista. Il 2-0 rifilato al Lumezzane, pur senza brillare troppo, permetterà agli arancioneroverdi di Pippo Inzaghi di arrivare con un punto in più del Pordenone al faccia a faccia di sabato al Bottecchia (ore 20.30). Un altro passo in avanti compiuto ma il primo a non abbassare la guardia è il presidente Joe Tacopina: «Ovviamente sono molto felice, è chiaro che questo è il tipo di percorso che ci aspettiamo e ci auguriamo di continuare a fare – il suo plauso dagli States – Mi piace quello che sto vedendo sul campo però la strada da percorrere è ancora molto lunga». Da parte sua il ds Giorgio Perinetti bada al sodo: «Aver aggiunto altri tre punti alla nostra classifica va benissimo e non c’è da sottilizzare troppo. Ogni partita nasconde grosse insidie per tutti, basta vedere il Parma che ha patito con l’AlbinoLeffe. La costante positiva è che questa squadra, seppur nuova dall’allenatore in giù, ha riconfermato di saper soffrire, com’era successo con Reggiana e Parma andando subito in svantaggio, nonché ad Ancona per i problemi che sappiamo (tre espulsioni, ndr) e che ci eravamo creati noi sia chiaro». Nota positiva il primo acuto in campionato dell’attaccante Ferrari. «Se in una squadra segnano un po’ tutti è tanto di guadagnato, chiaramente dalle punte si aspettano i gol e noi abbiamo la massima fiducia nelle nostre. Ferrari lo scorso anno in B aveva segnato 9 volte come Calaiò, che oggi a Parma è a quota due, non a trenta. Ora aspettiamo anche Geijo, ma tutti i ragazzi stanno confermando il loro valore, come i giovani Luciani e Pellicanò che si sono fatti trovare pronti in sostituzione di compagni più navigati». Il prossimo ostacolo si chiama Pordenone ed è la prima inseguitrice del Venezia. «L’avversario che oggi più di ogni altro può metterci in difficoltà per il suo modo di stare in campo con grande ritmo e intensità. Al contempo però ha incassato 8 reti e starà a noi farci valere. Se contro il Lumezzane avessimo segnato sulla doppia traversa di Domizzi probabilmente avremmo vinto 3-4 a zero. Questo Venezia non è sparagnino, corre, sgobba e si impegna, aspetti che i tifosi giustamente stanno cominciando ad apprezzare. Fare risultato a Pordenone sarà fondamentale tenuto conto che poi avremo di fila Sambenedettese e Teramo al Penzo».

Ore 14.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Venezia si è affezionato alla prima posizione (peraltro meritatissima) tanto da riuscire a difenderla anche in un match non entusiasmante. La formazione di Pippo Inzaghi – in parte condizionata dalle assenze per squalifica di Baldanzeddu, Moreo e Garofalo e da quella per infortunio di Fabiano – ha superato sabato il Lumezzane con un 2-0 che è comunque lo specchio della differenza di livello tra i due team. Non brillantissimo il Venezia ma concreto. Come lo è stato spesso in quest’avvio di stagione, accompagnando sempre ai risultati il bel gioco. Se in qualche occasione il gol è arrivato con fatica, di certo non si può dire che siano mancate manovre e idee agli arancioneroverdi. Ma quello che spicca di più, ancora una volta, è il carattere che questa squadra riesce a sfoderare: la vittoria in rimonta in due minuti a Parma è stata una perla in questo senso, ma tutte le prestazioni lagunari sono contrassegnate da grandissima determinazione, anche quelle meno sfavillanti. Vincere una partita segnando – per quanto su autogol -nel momento in cui gli avversari stanno effettuando un forcing e stanno crescendo, è indubbiamente dimostrazione di concentrazione e determinazione e diventa un’iniezione di fiducia che fa crescere morale ed entusiasmo. Tre vittorie negli ultimi tre match con una serie positiva che dura da sei gare, dall’avvio del campionato insomma, sono i primi frutti del grande lavoro effettuato da società e squadra per insediarsi e consolidarsi in vetta. Ma, come consuetudine, gli esami non finiscono mai. Infatti sabato i lagunari sono chiamati a un insolito superderby del Nordest contro il lanciatissimo Pordenone che li insegue a una sola lunghezza. E sarà subito un’altra prova di maturità.

Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Reggiana, Parma, adesso tocca il Pordenone: ancora un big-match (sabato, ore 20.30) per il Venezia. Neroverdi friulani che provano il sorpasso, trovandosi a un punto dalla capolista. Il miglior attacco del girone (14 reti) contro la miglior difesa (2): un attacco guidato da Rachid Arma, trentatreenne marocchino di Agadir, salito a quota 7 con la doppietta di Macerata, la seconda di fila dopo quella rifilata al Parma, la terza stagionale con i due sigilli in Coppa Italia Tim al Grosseto. Pordenone, semifinalista negli ultimi playoff (0-3 e 0-0 con il Pisa), nel segno della continuità tecnica con Bruno Tedino (nella foto), cinquantaduenne allenatore trevigiano passato per il settore giovanile del Venezia zampariniano tra il 1995 e il 1997 e con esperienza a Sandonà e Jesolo. Altri due ex sono il portiere Marco D’Arsiè e il difensore Daniel Semenzato.

Ore 13.50 – (La Nuova Venezia) «Sì, un po’ mi dispiace, ma sono un attaccante, volevo il primo gol, soprattutto davanti ai miei tifosi». Nicola Ferrari si è sbloccato anche in campionato, alla sesta recita, dopo i centri (5) nelle amichevoli e la zampata a Santarcangelo in Coppa Italia. Un gol “alla Inzaghi” alla squadra, il Lumezzane, a cui il centravanti è particolarmente legato. «A Lumezzane ho giocato nel settore giovanile» ricordato il numero 9 del Venezia, «sono trentino di Condino, quando ero giovane i dirigenti del Lumezzane venivano a prendermi a casa e mi riportavano poi indietro. Avrò sempre ottimi ricordi di quel periodo, una bella società che mi ha permesso di crescere». Uscito dal settore giovanile, Ferrari andò in prestito per due stagioni al Salò, in Eccellenza, dove ha vinto la Coppa Italia dilettanti, poi l’ultima annata con il Lumezzane, in serie C/1, nel 2004-2005 (34 presenze e 10 gol) e il trasferimento al Crotone, prima tappa di un tour italico a Bergamo, sponda Albinoleffe, Crema, Verona, La Spezia, Modena e Lanciano. Intanto il Venezia incassa la terza vittoria consecutiva, conserva il primo posto (anche se la Sambenedettese ha 12 punti con una partita in meno), in attesa del big-match di sabato sera a Pordenone. «La deviazione sul tiro di Bentivoglio era calcolata, voluta, è andata bene» racconta Ferrari «”alla Inzaghi?” Lui ne ha fatti tanti di gol in quel modo. Quella di sabato contro il Lumezzane è stata una partita difficile, che potevamo chiudere nel primo tempo con la doppia traversa di Domizzi, poi a inizio ripresa abbiamo sofferto un po’, tanto che Inzaghi è stato costretto a togliere una punta». La scelta è caduta proprio su Ferrari per immettere Acquadro a centrocampo. Inzaghi in partenza si è affidato alla coppia Geijo-Ferrari con Marsura a giostrare esterno. «Adesso mi sento abbastanza bene, e con Alexandre c’è un buon affiatamento, un buon dialogo, ci scambiamo spesso le posizioni in campo. A prima vista, le nostre caratteristiche da prima punta potrebbero sembrare uguali, ma non è vero, ognuno di noi sa come muoversi, cerchiamo di non fare tutti e due gli stessi movimenti». Il Venezia ora viene da tre vittorie di fila, con la porta di Facchin inviolata quattro volte in sei gare. «Venivamo da due successi in trasferta, non è mai semplice ripetersi. Siamo riusciti a preparare bene la partita, consapevoli dei problemi che avrebbe cercato di crearci il Lumezzane. Abbiamo sempre provato a giocare il pallone, senza forzare, con pazienza e senza ansia. Rischi veri e propri non ne abbiamo mai corso, fosse entrato uno dei due colpi di testa di Domizzi, la partita sarebbe stata chiusa già all’intervallo».

Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) Quale risultato poteva giungere dalla partita che metteva di fronte i due attacchi più asfittici dell’intera serie B (3 gol per il Vicenza, 2 per l’Avellino)? Quasi fatalmente uno zero a zero. E così in effetti è stato, al termine di un incontro che ha visto biancorossi e biancoverdi affrontarsi al Menti provando sì a superarsi a vicenda, ma con la consapevolezza che un’eventuale sconfitta sarebbe stata un colpo durissimo da assorbire, per la classifica e per il morale, e dunque da evitare a tutti i costi.LA CHIAVE. Franco Lerda in verità le ha provate un po’ tutte per cercare il modo di scardinare l’accorta retroguardia a cinque predisposta dal suo collega Mimmo Toscano: prima il 4-4-2 con Cernigoi e Di Piazza ravvicinati, supportati da Vita e Siega sulle fasce; poi l’ingresso di Galano tra le linee; infine il passaggio al 4-3-3 con l’inserimento di Raicevic. Il tecnico biancorosso, tuttavia, pur cambiando tutti i fattori possibili ha ottenuto un risultato sostanzialmente sempre identico: leggerissima supremazia territoriale (8 minuti e 59 secondi nella metà campo avversaria contro gli 8 e 49 degli irpini), possesso di palla praticamente pari (49% Vicenza, 51% Avellino), e pochi tiri nello specchio della porta (4 per il Lane, a fronte degli appena 2 degli ospiti campani). Non stupisce, allora, che l’indice sintetico di pericolosità rilevato per entrambe le squadre, in una scala da 1 a 100, sia stato decisamente modesto: 31,6 per i biancorossi, 27,2 per gli avversari, a ulteriore certificazione di una partita in cui le difese hanno nettamente prevalso sugli attacchi.IN EVIDENZA. Non a caso, come già rilevato in sede di pagelle “a caldo”, anche i freddi dati numerici del giorno dopo danno atto a due giovani difensori biancorossi di essere stati tra i giocatori più efficaci della partita. Luka Bogdan, che ha ben francobollato Ardemagni a parte un paio di ritardi sul filo del fuorigioco, è stato in assoluto il miglior “rubapalloni”, con 35 palle sottratte agli avversari nel corso della partita, seguito – guarda caso – da tre difensori dell’Avellino (Djimsiti con 31, Diallo con 30, Gonzalez con 26). Tra chi ha giocato palla con maggior precisione spicca invece il rientrante Francesco Urso (43 passaggi riusciti) che ha ben supportato il sempre presente Francesco Signori (36 per lui). Tra i due fa però molto piacere segnalare l’inserimento del terzino Davide Bianchi, che provando a ripartire con generosità sulla corsia di sinistra ha inanellato ben 41 passaggi utili.Certo, in una partita che sarebbe stata da provare a vincere con determinazione sarebbe stato lecito attendersi un numero maggiore di conclusioni verso la porta avversaria, soprattutto da parte degli attaccanti, mentre la classifica specifica vede come miglior biancorosso l’esterno Siega (3), seguito da Di Piazza con 2. Le polveri, insomma, restano bagnate. Per risalire la china sarà meglio asciugarle e rimetterle quanto prima in funzione: la strada della salvezza passa per forza da qui.

Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) Da stella cadente a stella danzante. È un po’ questa, in sintesi, la storia di Luka Bogdan, il 20enne centrale difensivo del Vicenza arrivato dalla serie A slovena fondamentalmente come cambio. Nelle intenzioni della società ma anche nell’immaginario collettivo, Bogdan, infatti, non era quel giocatore che avrebbe dovuto avere addosso il timbro della titolarità. Al ragazzone di Spalato, insomma, non era stato richiesto in un primo momento di caricarsi sulle spalle il Vicenza. E invece toh, in queste partite lo si ritrova titolare (l’infortunio di Adejo e la squalifica del nigeriano contro l’Avellino gli hanno spalancato le porte) ma soprattutto salvatore. «Quando nel primo tempo di sabato sono riuscito a fermare Ardemagni in scivolata, ho esultato, perchè mi ero accorto di aver fatto un grande intervento. Quando l’ho visto partire e ho capito che l’arbitro non avrebbe fischiato il fuorigioco, ho dato tutto nello sprint e così non l’ho fatto segnare». Grintoso quanto basta Bogdan, che confessa di aver vissuto momenti difficili prima che il campionato cominciasse. «Non parlerò ancora fluentemente l’italiano – spiega – però capisco tutto e mi accorgo delle cose che succedono intorno a me. Il mio inizio a Vicenza è stato faticoso, perchè ho avvertito che non c’era tutta questa fiducia. O meglio, pochi pensavano che avrei potuto giocarmi le mie carte da titolare. Ora – puntualizza – va molto meglio, i compagni e la società mi stanno dando una mano e sono contento che il mio rendimento stia pian piano migliorando». Chissà adesso Franco Lerda come opererà, dal momento che rientrerà Daniel Adejo e Andrea Esposito, al rientro dai box contro gli irpini, ha convinto. Mica semplice rinunciare ad un Bogdan così. «Sono a disposizione e mi sento parte di questa squadra. Ho davanti a me giocatori esperti come Zaccardo, Adejo ed Esposito dai quali ho solo da imparare. Quel che mi interessa – sottolinea – è il risultato della squadra. Con l’Avellino abbiamo dato tutto ma è un punto che non ci ha fatti felici: non abbiamo preso ma non abbiamo nemmeno dato. E in casa siamo ancora a zero vittorie. Certo, abbiamo giocato tre gare in otto giorni e tra infortuni e turnover, non è stato semplicissimo trovare le misure. In mezzo c’è stata la brutta sconfitta di Ascoli, la ritengo una catastrofe. Ma teniamo duro, ci vorrà del tempo, i risultati arriveranno. E quando ci sbloccheremo, le cose verranno da sè».Andrea Esposito e «il giusto assortimento». Il centrale, rientrato dall’infortunio contro l’Avellino, ha disputato una buona prova in coppia con Bogdan. «Ci siamo trovati bene – racconta – e in queste ultime partite non è stato facile, per il Vicenza e il mister, dover cambiare molto soprattutto in difesa. Ce la siamo cavata, anche se purtroppo non siamo riusciti a vincere. Eppure ci abbiamo provato, ce l’abbiamo messa tutta, non siamo stati rinunciatari, volevamo fortemente questo successo in casa». Nonostante rientrasse dai box e avesse saltato un paio di partite per l’elongazione al flessore destro, è parso reattivo e pienamente ristabilito. «Mi sono sentito bene in partita, non ho accusato fastidio. Mi dispiace essermi fermato praticamente subito dal mio arrivo in biancorosso, ma ho pagato una condizione che non era formidabile in partenza». Cinque punti in sei giornate sono troppo pochi. È preoccupato? «Non lo sono, però bisogna dare tutti qualcosa in più. Di buono c’è che il Vicenza contro l’Avellino ha lottato, all’inizio ha avuto il predominio del gioco e nelle prime battute della ripresa è partito forte. Ci è mancato il gol. Credo – conclude – si tratti di trovare il giusto amalgama. Le avversarie sono tutte lì, il campionato è lungo. Lavoriamo compatti per la salvezza, che è l’unica cosa che dovremo avere in tasca a maggio».

Ore 13.10 – (Giornale di Vicenza) Se una squadra segna tre gol in cinque giornate e li segna in una sola partita è evidente che ha un problema nell’andare a rete. E il Vicenza ce l’ha: con l’eccezione di Salerno, dove ha vinto 3-2, nelle altre gare non ha mai fatto centro. Non solo, di quei tre gol che hanno regalato l’unico successo due sono di un centrocampista, Signori, il solo attaccante a bersaglio finora è stato Di Piazza. Dopo lo 0-0 al Menti con l’Avellino il presidente Alfredo Pastorelli ha sottolineato: “Non riusciamo a fare gol, così non va, ci si deve inventare qualcosa. Il mercato? Ci guarderemo attorno, gli svincolati ci sono pure all’estero”. Operazione possibile? Difficile, stando alle norme, malgrado tutta la buona volontà e ammesso che tra i giocatori senza contratto, in Italia o all’estero, si individui qualcuno che faccia al caso del Vicenza. Va ricordato infatti che anche in serie B c’è il tetto numerico alle rose che per questa stagione prevede: un numero massimo di 18 giocatori sopra i 25 anni, un numero illimitato di under 21 (nati dal 1995 in poi) e massimo 2 giocatori-bandiera (quattro stagioni complete nella stessa squadra, nel Vicenza solo Giacomelli). Fatti i conti, la lista che il club di via Schio ha depositato in Lega alla fine del calciomercato estivo prevede già 18 giocatori over 25. Tanto per capire: il Pisa potrebbe tesserare lo svincolato Mudingayi perché ha presentato una lista in cui sono rimasti dei posti liberi, mentre nel caso della società biancorossa quell’elenco è al completo. E dunque? L’eventuale attaccante svincolato da aggiungere potrebbe essere, a questo punto, solo un under 21. A meno che, ipotesi che sembra però remota, non si arrivi alla rescissione contrattuale con uno dei 18 attuali nella lista dei giocatori sopra i 25 anni. Ovvio così si liberebbe un posto. La regola dice pure che fino al termine del mercato di gennaio, quando si potrà presentare una lista aggiornata, l’unica deroga possibile riguarda la sostituzione di un portiere.

Ore 12.50 – (Mattino di Padova) E alla quarta giornata la Vigontina San Paolo si destò: «Dopo un mese di gare, le gambe cominciano a girare», esordisce Vincenzo Italiano. «Il fisico segue la testa e il gioco comincia a fluire in modo migliore. Sì, è stata la miglior partita finora, siamo partiti bene, l’approccio è stato subito decisivo, ho chiesto al centrocampo di lavorare non soltanto col regista basso, ma anche con le due mezzali e si è visto l’effetto che ciò ha avuto sulla gara, anche grazie al mini turn over che ha permesso corsa e determinazione in più. Sono molto contento di questa prima vittoria. Scandilori e Rigon? Hanno belle potenzialità ed oggi l’hanno dimostrato». Il collega Gianfranco Fonti ammette: «Venivamo da appena un pareggio in tre partite, è stato un fattore negativo che si è fatto sentire a livello di autostima».

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) È sbocciata la Vigontina San Paolo. Alla quarta giornata, dopo tanto penare, mister Iuliano mischia i componenti giusti e anziché l’ennesima nuvola di fumo si ritrova tra le mani l’alchimia venefica che prima appesta gli avversari e poi diventa elisir per i suoi polmoni. Domenica prossima, contro il Calvi Noale, bisognerà capire se il pomeriggio di ieri è stato un episodio illusorio o invece il colpo di rivoltella per una corsa verso traguardi se non illustri almeno piacevoli. Il 2-1 contro il Montebellu‐na, oltre a valere la prima vittoria stagionale, cancella dubbi tattici e di uomini, offrendo finalmente al mister l’undici perno sul quale ruotare le sorti del girone. Il confine tra meriti dei padovani e demeriti dei trevigiani è però incerto e mal interpretabile: i ragazzi di Fonti, forse a causa della calura più estiva che autunnale, sembrano scendere in campo con gli infradito e soffrono le folate di scirocco sulle fasce (Rigon e Scandilori non hanno ancora la patente, ma già sgommano e derapano come monelli) e costruiscono castelli di sabbia a centrocampo, dove Episcopo (soprattutto) e Casagrande (che gol!) s’inventano danze cadenzate, non di meno virili, che abbattono qualsiasi cosa sul proprio incedere. In classifica, la Vigontina San Paolo compie un balzo salvifico arrivando a quattro punti. I gol. Già al 2′ passano i locali, su corner battuto da sinistra, Milan viene abbattuto dal fuoco amico di Dal Compare, sventurato nel deviare con lo stinco lo spiovente altrimenti innocuo; il raddoppio è tutto di Casagrande e si ascrive al minuto 42′: dal vertice destro dell’area, il centrocampista detona uno scud che incenerisce la porzione di rete dell’angolo opposto; al 67′, Pangrazzi, al primo pallone toccato, approfitta della pennichella avversaria e di testa uccella l’inviperito Vanzato. Promossi. Episcopo tambureggia nella mediana, scatenando melodie psichedeliche che stordiscono i dirimpettai. Si becca però un’ammonizione perché simula. Bocciati. Il trio Cestaro, Zago, Baggio dovrebbe essere la catapulta che lancia De Martin contro le roccaforti ma ieri pomeriggio sembravano girati verso il lato sbagliato.

Ore 12.20 – (Mattino di Padova) «Abbiamo giocato una brutta partita». Telegrafico il commento nel post gara del tecnico dell’Este Michele Florindo, piuttosto serio dopo il confronto con il suo staff: «La Calvi Noale è una squadra rognosa, lo sapevamo già», prosegue. «Il problema è che abbiamo commesso troppi errori nell’ultimo passaggio». Decisivo, a quanto pare, è stato pure il rigore fallito da Munarini: «Penso di no. Dovevamo approcciare meglio alla gara, invece la Calvi Noale è passata in vantaggio quasi subito. Ci sono mancate lucidità e cattiveria». Si gode i tre punti, invece, l’allenatore della Calvi Noale Giovanni Soncin: «Dovevamo assolutamente muovere la classifica e ci siamo riusciti con questa bellissima vittoria», esordisce il trainer biancazzurro. Contro l’Este, la Calvi ha mostrato grande caparbietà: «Siamo riusciti a limitarli e a colpire».

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Una domenica storta. O forse, un filo di appagamento dopo un bis inaspettato. L’Este non fa una bella figura davanti al proprio pubblico, incassando un gol dalla Calvi Noale, squadra bruttina da vedere ma rognosa quanto basta. Troppa grazia in queste ultime due settimane per la compagine atestina, ringalluzzita dalle vittorie con Altovicentino e Tamai ma ridimensionata da una Calvi coriacea e volonterosa, spinta dalla necessità di rimediare al penultimo posto in classifica. Il match del Nuovo Stadio non offre chissà quali emozioni da raccontare, complice il traffico sulla linea mediana, dove i quattro centrocampisti (addirittura cinque quando Ferrara copre la fascia sinistra) dell’Este si pestano i piedi col rombo veneziano. Non fa impazzire, sponda giallorossa, il tiro di Edoardo Faggin ispirato da un lampo di Ferrara (3′), così come il mezzo ghirigoro palla al piede di Fantinato che poi libera la staffilata (da 35 metri), facile per Lorello (11′). Lo stesso Fantinato, al 13′, vede l’inserimento del «baby» Ndoj dalla destra – che ha strada libera verso Lorello – e gli offre un assist comodissimo per 1-0. L’Este, colpito nell’orgoglio, prova subito a ristabilire l’equilibrio con la punizione di Ferrara, che non preoccupa troppo Fortin, pronto a schiaffeggiare il destro dell’attaccante in calcio d’angolo. Nel tepore generale ci rimette Marco Dovico, costretto a uscire dal campo per un infortunio alla clavicola e accompagnato all’ospedale per accertamenti. Un brutto colpo per il bomberino padovano e pure per l’Este. I padroni di casa potrebbero pareggiare al 40′, quando Toso abbatte Gilli lanciato in area. L’arbitro mostra il giallo allo stopper e il dischetto del rigore, anche se Munarini spreca tutto “invitando” alla respinta l’esperto Fortin. Nella ripresa, invece, il match si perde nel solito batti e ribatti a centrocampo, dove le squadre commettono tanti (forse troppi) errori in fase di impostazione. Fino all’85’: è l’ex di turno Coraini a impegnare Lorello con due conclusioni da distanza ravvicinata (su invito dalla destra di Rigato), respinte da Lorello. Dall’altra parte, Matteo Faggin raccoglie uno spiovente al limite dell’area e libera il destro, sfiorando di poco il palo alla destra di Fortin. Il triplice fischio regala così la prima vittoria stagionale alla Calvi Noale. Ma è una prima volta pure per l’Este, a secco nel match, almeno sulla carta, più abbordabile e scivolato ora dal secondo al quarto posto, dietro alle big Triestina, Mestre e Campodarsego.

Ore 11.50 – (Mattino di Padova) L’Abano c’è. Dopo la roboante vittoria contro la big Campodarsego la truppa di Luca Tiozzo torna dall’insidiosa trasferta scaligera contro la Virtusvecomp con un punto d’oro. Un pareggio sudato e difeso con le unghie al termine di una sfida giocata a buon ritmo nonostante il gran caldo e con i padroni di casa che hanno provato in tutti i modi a trovare il pertugio vincente tra le strette maglie difensive neroverdi. Rispetto a sette giorni fa il tecnico patavino non cambia nulla e disegna la squadra con il classico 4-2-3-1. In mezzo alla difesa a giganteggiare contro l’indomabile Mensah la coppia Berto-Frison mentre a protezione della retroguardia giostrano Pagan e Serena. In avanti Fracaro, mostra di avere idee e numeri importanti. L’atteggiamento di Nobile e soci è subito propositivo e vivace anche se poi con il passare dei minuti rinviene l’esperienza, la forza e vivacità dei padroni di casa che, grazie a veloci cambi di fronte con l’accoppiata Burato-Mensah mettono a dura prova la resistenza dell’Abano. A testimoniarlo sono i numeri: 8 tiri di cui cinque nello specchio della porta per i veronesi di Fresco contro i quattro, due soli tra i pali, dell’undici padovano. Virtusvecomp che a fine partita recriminerà per una rete annullata a Burato. Cronaca. Al 6’ dagli sviluppi di un calcio d’angolo la palla arriva al limite dell’area dove Farina di prima intenzione fa partire un tiro teso deviato di piede dal portiere: sulla linea di porta per l’arbitro, oltre per Peroni e soci. Prima della mezz’ora Mensah, appena dentro l’area, si gira in modo fulmineo per una conclusione secca e centrale bloccata da Cottignoli. L’Abano vacilla e Burato trova con un lancio lungo Mensah che gestisce bene palla serve all’indietro per l’accorrente Burato: il tiro dai venti metri è respinto provvidenzialmente da Berto. Al 34’ improvvisa conclusione dalla distanza di Fracaro con sfera deviata in tuffo da Guagnetti. In pratica l’unica vera occasione per l’Abano salvato al 38’ dalla traversa che respinge la traiettoria arcuata di Burato direttamente da calcio d’angolo. Nella ripresa è ancora Virtus. Burato da punizione trova Rossi che di testa rimette palla sul dischetto del rigore dove arriva Sciancalepore, sotto tono la sua prestazione, e calcia alto. Al 69’ Mensah in contropiede conquista una punizione sull’aut di sinistra. La posizione è invitante per Burato che calcia di forza il pallone che passa tra mille gambe e termina in fondo al sacco. Una gioia smorzata dal direttore di gara che, su segnalazione del primo guardialinee, annulla il gol. Il tempo scorre ma le due squadre non tirano i remi in barca provando fino all’ultimo a cogliere il risultato pieno. Negli spogliatoi mister Tiozzo afferma: «A mio avviso il pareggio finale è giusto».

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Uscito anzitempo il mister del Campodarsego Enrico Cunico per motivi familiari, spettano al direttore sportivo Attilio Gementi le considerazioni finali: «Bravi tutti, dopo la prestazione di domenica scorsa hanno mostrato cattiveria e determinazione nonché una buona preparazione alle spalle». Riguardo ad alcune incertezze in fase difensiva, Gementi precisa che «si trattava di un modulo nuovo per la difesa e fronteggiare l’attacco del Mestre con un ex come Kabine non è certo facile». Sull’altro versante l’allenatore arancionero Mauro Zironelli è scuro in volto: «Non capisco davvero certe decisioni arbitrali, dal gol annullato a Kabine al fuorigioco non fischiato che ha indotto Gritti a quell’intervento. Ne siamo stati condizionati, perché ai miei ragazzi non ho nulla da rimproverare: a parte qualche errore nel primo tempo, siamo stati sempre in partita e abbiamo creato moltissime occasioni anche con un uomo in meno». Forti perplessità per quegli episodi anche tra i giocatori ospiti, come Kabine. La dirigenza del Campodarsego allontana comunque ogni polemica.

Ore 11.20 – (Mattino di Padova) Il Campodarsego supera nel confronto diretto il Mestre e archivia così la brutta sconfitta della domenica prece‐dente, seppure dopo una gara equilibrata e scandita da alcuni episodi piuttosto dubbi. Non sono mancate perciò le proteste da parte di dirigenti e tifosi ospiti, che si sono visti sfumare il primato a vantaggio della Triestina. Dopo qualche attimo d’interruzione per rimuovere le fasce di carta lanciate in campo da questi ultimi, la prima vera conclusione è dell’ex Zecchin di poco a lato. La risposta del Campo avviene con l’azione di Lauria conclusa da Callegaro, che frutta il primo angolo della gara. Molto meglio in ogni caso l’azione successiva, innescata da un cross di Radrezza: bella girata dello stesso Lauria che manda la palla vicino al sette. In seguito ci prova in due tempi anche D’Appolonia. Il gol arriva al 26′ con una splendida punizione di sinistro di Lauria: sul tiro a girare non arriva Rossetto. La reazione del Mestre si concentra in uno schema su calcio piazzato che un’altra importante ex pedina dei padovani, Kabine, finalizza in rovesciata, ma senza inquadrare la porta. Il batti e ribatti da una parte e dall’altra viene scandito dal tiro di Beccaro dalla distanza, para Brino. Anche Zecchin sa rendersi pericoloso su calcio piazzato, con un’esecuzione calibrata in direzione dell’incrocio dei pali, ancora una volta si oppone con efficacia il portiere. Appena rientrati dagli spogliatoi c’è lo scambio di Veronese per Beccaro che a propria volta passa per Kabine, angolo. Sulla successiva azione lo stesso Kabine va in gol, tuttavia l’arbitro annulla per un presunto fallo dell’attaccante su Gal. Le noie e le contestazioni non finiscono qui per gli arancioneroverdi, che si ritrovano in dieci verso il quarto d’ora: la panchina mestrina invoca un fuorigioco degli avversari che la terna non fischia, Gritti già ammonito è costretto al fallo. E i padroni di casa sfiorano subito dopo il raddoppio, impedito dai riflessi di Rossetto e dal palo. La rete bis arriva comunque, su rigore per un fallo di Bonetto su D’Appolonia: batte Radrezza, che spiazza il portiere. I biancorossi padovani non si accontentano e cercano addirittura il terzo gol con D’Appolonia. Guai però a pensare che sia finita, perché a meno di dieci minuti dalla fine è il Mestre a beneficiare della massima punizione su fallo di Dario: ottima esecuzione di Beccaro che accorcia le distanze. Il solito Radrezza prova a ristabilire le distanze, con un pregevole tiro dal limite. Nel finale, forcing mestrino e qualche svarione della retroguardia padovana, con Beccaro che calcia fuori la palla del possibile pari. Dopo il triplice fischio qualche attimo di nervosismo, poi per fortuna tutto si calma.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Nessuno a Cittadella ha mai fatto proclami dopo le cinque vittorie di fila e con lo stesso l’equilibrio è stata vissuta la prima sconfitta in campionato. Niente esaltazioni prima, niente allarmismi dopo la scoppola rimediata da un Brescia mai così bello da un anno a questa parte lontano dal Rigamonti. Piuttosto una presa di coscienza da squadra matura: in serie B passare dalle stelle alle stalle è un attimo, le sorprese sono sempre dietro l’angolo se non giochi ogni partita al massimo delle tue possibilità. «Non abbiamo fatto la gara che dovevamo fare – le parole del diggì Stefano Marchetti – ma sono doverosi i complimenti agli avversari che invece hanno disputato un grande incontro. Hanno iniziato a mille chiudendo il primo tempo avanti di due gol, poi nel nostro momento migliore abbiamo incassato il 3-0 per colpa nostra, e perso ogni speranza di rimonta». Non è stato il Cittadella ammirato con il Novara, ma le occasioni non sono mancate. «È stato bravo il loro portiere, qualcosa abbiamo sbagliato noi. Nella sconfitta ci sono state note positive, dobbiamo ripartire da quelle». Poi, se vogliamo, il passo falso è stato indolore, dal momento che il primo posto in classifica è ugualmente conservato, anche se il vantaggio sul Verona (vittorioso 2-0 sul Frosinone) si è ridotto a due lunghezze. «Una sconfitta ci può stare, siamo ancora lì davanti a tutti, cavalchiamo questo buon momento». Il turno infrasettimanale ha pesato sulla prestazione di sabato? «Abbiamo pagato le tre partite in otto giorni a livello nervoso e psicologico. Dopo cinque vittorie di fila magari siamo arrivati un po’ scarichi, il pomeriggio era molto caldo, non è stato il solito Cittadella». Forse c’era un rigore per la squadra di Venturato. «Non credo potesse cambiare la partita», conclude Marchetti. Schietta e sincera anche l’analisi di Manuel Iori: «Abbiamo sbagliato un tempo di una partita, è stato più bravo il Brescia di noi nella gestione della palla. Dispiace, ma una sconfitta, in questo momento, può anche farci bene se vissuta nel modo giusto». Il capitano granata analizza l’incontro di sabato: «Cancellato il primo tempo, poi ho visto la reazione da squadra vera. Sapevamo di affrontare un Brescia giovane, dinamico, con tanto entusiasmo. Merito loro, indubbiamente, ma anche demerito nostro per aver concesso occasioni che solitamente non lasciamo agli avversari. Avevamo preparato tutt’altra partita, non siamo riusciti a trasmettere in campo quanto provato in allenamento». Niente vertigini per il primo posto in classifica. «Se avessimo paura del primato saremmo crollati tanto tempo fa, è da Natale che guidiamo il campionato, prima in Lega Pro ora in serie B. Siamo sempre rimasti umili”. Il Cittadella ha incassato i complimenti di Christian Brocchi. «Magra consolazione, avrei preferito i punti in palio. Spero nel ritorno di farglieli io espugnando il Rigamonti». I granata non hanno centrato le sei vittorie di fila, ma i quindici punti in classifica restano, un bel tesoretto messo da parte in ottica-salvezza. «Il nostro obiettivo era e resta quello, nessuno si è montato la testa. Noi pensiamo soltanto a una partita per volta, lasciando parlare il campo. Adesso concentriamoci sul Trapani». Come si riparte dopo una sconfitta così netta? «Con le certezze che abbiamo avuto fino al Brescia. Chiaro che analizzeremo nei particolari la sconfitta, come abbiamo fatto anche dopo le vittorie, perché qualcosa da migliorare, da rivedere, c’è sempre. Questa volta abbiamo sofferto la fase difensiva, aspetto che finora non si era mai verificato».

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Niente drammi. La sconfitta incassata dal Brescia, che ha fermato a cinque la striscia di vittorie iniziali proprio nel giorno in cui il Cittadella avrebbe potuto stabilire un record in solitario, prima squadra nella storia della Serie B in grado di inanellarne sei, non deve minare lo spirito della truppa di Venturato. E il direttore generale Stefano Marchetti tiene a chiarirlo da subito. «L’entusiasmo deve restare, perché siamo ancora lì davanti e dobbiamo continuare a cavalcare questo momento». Già, prima o poi doveva capitare… «Sì, ma sarebbe stato meglio poi. Quello che stiamo affrontando rimane il campionato importante di una squadra che ha valori e qualità e che può continuare a far bene. Dopodiché, lo sapete, non mi piace perdere, ma dobbiamo accettare ciò che ha detto il campo, mantenendo la serenità che ci ha contraddistinto sin qui». Anche quando va sotto, il Cittadella non si adagia mai sulle mezze misure: come si è spiegato questo clamoroso 0-3? «Non abbiamo fatto quanto dovevamo, ma occorre fare i complimenti al Brescia, che è partito subito forte, mentre noi gli abbiamo regalato un tempo. Poi succede che vuoi recuperare e ti riversi in avanti: a quel punto, su uno svarione (Salvi che regala il pallone a Morosini a campo aperto, ndr), abbiamo incassato il terzo gol, che ci ha tagliato del tutto le gambe. Avremmo anche potuto riaprire l’incontro, sfruttando meglio un paio di situazioni offensive, ma lì, di fatto, è terminato». L’impressione è che, stavolta, non l’avreste buttata dentro neanche se il match fosse durato un’ora in più. «Riconosciamo i meriti del loro portiere. Anche in una giornata nata male siamo comunque riusciti a creare dei pericoli in area avversaria e abbiamo fatto vedere qualcosa di buono». Pensa che possa essere stata pagata l’eccessiva euforia da primato? In questi giorni abbiamo letto articoli di ampio respiro dedicati al “fenomeno Cittadella” sulla stampa nazionale, con Repubblica, il Corriere e la Gazzetta dello sport a dedicarvi paginate, e Rai e Sky ad intervistarvi, regalando un clamore a cui la piazza non è abituata. Tutto questo può aver tolto un po’ di concentrazione? «Assolutamente no. Il Cittadella è composto da ragazzi maturi, che volevano far bene anche stavolta. Abbiamo cercato di preparare la gara con il Brescia nel migliore dei modi, ma ci siamo arrivati con il fiato corto: non abbiamo distribuito bene le energie a livello nervoso. I tre impegni in una settimana hanno pesato: ci siamo presentati molto scarichi a questa sfida, che, peraltro, si è giocata in una giornata calda, e anche questo è un aspetto che ha avuto la sua influenza». Sta di fatto che, per una volta, sono stati gli avversari a giocare da… Cittadella. Rapidi, intensi, subito pronti a verticalizzare e a bloccare le vostri fonti, con capitan Iori ben controllato da Morosini che, da trequartista, arretrava spesso sul regista granata, impedendogli di ragionare. «Loro sono scesi in campo aggressivi come in genere siamo noi, è vero. Ma è altrettanto vero che anche in altre partite abbiamo incontrato avversari con questo atteg‐giamento; in quelle occasioni, però, siamo stati bravi a trovare soluzioni e sviluppi di gioco alternativi. L’aggressività del Brescia non dev’essere una scusa: nelle altre partite la nostra prestazione ha annullato gli avversari, stavolta no». Rivedere le im‐magini non chiarisce del tutto i dubbi sull’episodio del rigore non concesso a Litteri, ammonito per simulazione in area lombarda. Si era ancora sull’1-0 e la partita avrebbe potuto prendere un’altra piega, anche se la sensazione è comunque quella di un Brescia, in quel momento, in controllo sul match. «Gli episodi non li commento. Il rigore contro di noi mi sembrava ci fosse, sul nostro non ho rivisto le immagini, ma certo non è stato quello a condizionare la gara. Non cerchiamo alibi di questo tipo. Voltiamo pagina e ripartiamo». E si ripartirà da Trapani, sabato, con capitan Iori e compagni di nuovo al Tombolato da domani, dopo due giorni di riposo.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Il capitano ci mette la faccia, nel bene e nel male. Con una consapevolezza: «Questa sconfitta potrà farci bene». Ad affermarlo è Manuel Iori, di nuovo in campo contro il Brescia dopo la pausa di Avellino. Come si riparte dopo questo k.o.? «Dalle certezze maturate sin qui, non possiamo perderle dopo una sconfitta. Anche nelle prove precedenti abbiamo commesso errori e li abbiamo analizzati per non ripeterli. Stavolta sono stati più evidenti e li abbiamo pagati, li esamineremo alla ripresa degli allenamenti con la stessa voglia e lo stesso impegno che abbiamo avuto sino ad ora». Cos’è mancato sabato? «Abbiamo sbagliato un tempo: bravi loro, un po’ meno noi. Abbiamo affrettato troppe volte la ricerca della profondità, quando magari avremmo potuto gestire meglio il pallone. Saremmo potuti essere più attenti in occasione del terzo gol, che ha chiuso la partita, perché Salvi è stato sfortunato nel controllo, ma tutti dovevamo essere più attenti in quell’occasione, perché non si concedono ripartenze del genere dopo un calcio d’angolo a nostro favore». Si aspettava un Brescia così aggressivo? «Sapevamo che sarebbe stato in grado di crearci difficoltà. È una squadra giovane, che ha entusiasmo, molto dinamica. Nel primo tempo, poi, abbiamo concesso cose che normalmente non concediamo. Loro sono arrivati molte volte a verticalizzare con gli esterni, avevamo preparato tutt’altra gara rispetto a quella che abbiamo disputato». Rispetto al solito si sono visti tanti errori di misura, anche individuali. «Arrivavamo da tre gare in sette giorni e da un viaggio lungo: qualche errore in più forse c’è stato e probabilmente siamo stati leziosi e meno veloci nel far girare la palla, ma da dentro il campo posso dire che abbiamo pagato molto di più lo sviluppo della fase difensiva che non gli errori individuali». Unica consolazione, i complimenti che Brocchi le ha tributato pubblicamente a fine gara. «Sì, ma quando vinci 3-0 è facile. La prossima volta spero di essere io a farglieli, a parti inverse». Lo chiediamo anche a lei: i tanti festeggiamenti degli scorsi giorni possono avervi distratto? «Potete pensarla come volete, ma se ci fosse stata troppa euforia saremmo dovuti crollare molto tempo fa, direi già a febbraio della scorsa stagione. Giusto?». Quindici punti sono comunque in cascina. «Lo diciamo da parecchio tempo: abbiamo un obiettivo, salvarci il prima possibile, e una filosofia, che è quella di pensare soltanto alla prossima partita. Non avevamo altre idee prima e non le cambiamo adesso».

Ore 10.10 – (Gazzettino) Anche per superare lo scetticismo dell’ambiente. «I mugugni ci saranno ancora, si potrà dire che a Gubbio non si meritava di vincere e che è stata una brutta gara. Qualsiasi critica va accettata, ma non mi metto a discuterci sopra perché guardo avanti sperando in qualcosa d’importante e continuo a essere fiducioso. In fondo -aggiunge – c’erano tante componenti, come anche il dovere utilizzare dei ragazzi al debutto, che potevano creare problemi nell’organizzazione del gioco e proprio per questi fattori la vittoria va considerata meritata». E adesso? «Bisogna dare continuità a questo risultato che non deve restare un episodio. Le prime corrono e bisogna restare attaccati al treno, o comunque non staccarsi troppo». Sabato all’Euganeo arriva il Mantova. «Mi aspetto una conferma caratteriale e nel sapere soffrire, oltre a un risultato positivo che tolga la tensione e faccia giocare più tranquilli e con la mente libera per potere mostrare i valori tecnici della squadra». E a breve ci sarà l’ingresso dei due nuovi soci. «Con il bilancio approvato abbiamo chiuso le pendenze del passato ed entro una quindicina di giorni ci saranno novità».

Ore 10.00 – (Gazzettino) «È stata una settimana difficile. La tensione e la carica nervosa non giovano quando conta il risultato e per questo ora va colta la parte buona». Cosa avevate detto lei e Bonetto a Zamuner e Brevi nell’incontro a pranzo di martedì? «Non ci aspettavamo che ci tranquillizzassero perché questo lo si fa solo con i fatti. Abbiamo espresso la nostra preoccupazione, che era pure la loro, spiegando che dovevano convincere i giocatori sul fatto che possono competere con le avversarie di alto livello. Al di la della partita di Gubbio che può essere un punto di partenza, c’è da crescere e fare qualcosa di diverso sul piano dello spettacolo». Poi il presidente torna sull’impegno di sabato. «Una prestazione di sacrificio e non entusiasmante, magari non strameritavamo la vittoria, ma in altre situazioni è successo il contrario. Positivi o meno, i verdetti vanno accettati e quattro punti nelle ultime due gare sono giusti, ma non si può comunque dire di avere risolto i problemi. Dobbiamo ancora continuare a raccogliere quanto lasciato per strada».

Ore 09.50 – (Gazzettino) «Il mio primo pensiero al risveglio domenicale? Ho dovuto mettere un po’ in ordine le idee perché mi sembrava di avere giocato anch’io la partita di Gubbio, tanta era la stanchezza mentale». Bastano poche parole pronunciate da Giuseppe Bergamin 24 ore dopo la sfida vinta in terra umbra per avere un’idea sulle tossine accumulate nei giorni scorsi da chi, in campo e fuori, opera in nome del biancoscudo in un periodo in cui le cose parevano proprio non volere andare per il verso giusto. «Una gara particolare – prosegue il presidente – ma la cosa più importante è avere portato a casa il risultato». E così il gol realizzato di testa da Cappelletti a quattro minuti dal termine ha chiuso il cerchio su una settimana tutt’altro che soft, aperta, scherzi del destino, da un gol di testa quattro minuti dopo il novantesimo di Palmieri che aveva permesso alla Maceratese di ottenere un pareggio beffa. In mezzo alle due reti, sette giorni caldi, con il passo indietro paventato a caldo e poi subito ritirato dall’amministratore delegato Roberto Bonetto, i colloqui con il direttore generale e l’allenatore per venire a capo di una situazione poco felice e le brutte notizie che arrivavano dall’infermeria, il tutto in un contesto ambientale decisamente grigio.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel) […] Gli uomini di Brevi sono ancora alla ricerca di una loro precisa identità, pagano un dazio eccessivo alla voce “infortuni”, tuttavia hanno bisogno di trovare una maggiore fluidità nel gioco e schemi più produttivi. Sabato la partita l’ha risolta Cappelletti, un terzino, su una palla inattiva, ma va anche rimarcata la poca pericolosità sotto la porta degli umbri, a parte un’occasione iniziale capitata ad Altinier. Il modulo è stato cambiato, più per necessità contingenti che per una precisa volontà di stravolgere un assetto ormai consolidato, e difatti con il ritorno al 3-5-2 nella ripesa si sono visti i soliti difetti e i soliti pregi già conosciuti. Serve un regista come il pane (Mandorlini e Dettori sono dei rimedi, non delle soluzioni), occorre soprattutto più determinazione in avanti. Crediamo che l’allenatore ne sia perfettamente consapevole, l’importante è non perdere più terreno nei confronti delle “big”, incanalatesi sui binari della continuità.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Quindi la reazione mentale, dopo l’1-1contro i marchigiani, è stata buona? «Questa vittoria parte dal coro di sostegno che ci hanno fatto i tifosi alla fine della partita con la Maceratese: i ragazzi avevano bisogno di sentire quell’affetto, ed è partendo da quel coro che abbiamo lavorato in questa settimana. A livello emotivo quel risultato ci aveva lasciato l’amaro in bocca, nonostante non avessimo fatto grandi cose era stata comunque una partita di categoria, andando in vantaggio e sfiorando il gol che l’avrebbe chiusa. Ci è andata male, ci siamo stretti e ci siamo guardati in faccia, e abbiamo dato quel qualcosa in più». La squadra. Dopo il giorno di riposo, il Padova tornerà ad allenarsi oggi pomeriggio alla Guizza (ore 15.30). Con la fiducia ritrovata dopo i tre punti conquistati in Umbria, ma soprattutto con l’occhio sempre puntato sull’infermeria. Detto che Neto Pereira ne avrà sino a fine ottobre, dopo l’intervento al menisco effettuato venerdì scorso, osservati speciali saranno ancora una volta De Risio e Filipe: sono state le loro assenze, sabato a Gubbio, ad indurre mister Brevi ad iniziare la gara con un centrocampo a quattro. Tentativo abortito già al 45’: la speranza è che almeno uno dei due possa recuperare per la sfida di sabato all’Euganeo (ore 18.30) contro il Mantova.

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) È stata una partita strana, che forse il Padova non meritava di vincere. «Bisognava fare una prestazione di squadra, siamo stati bravi a tenere botta perché, secondo me, questa è la classica partita di terza serie: le gare le vinci così, non sono mai facili. Il Gubbio giocava in casa e ha spinto molto, va bene, ma questa volta i tre punti li abbiamo presi noi. Perché, se le vittorie si assegnassero “ai punti”, noi probabilmente saremmo primi in classifica per le prestazioni fatte, ad eccezione di Fano, dove non ci siamo stati con la testa». Sotto quale aspetto pensa abbiate vinto sabato? «Con il carattere di chi aveva il rammarico di aver perso punti per strada a causa di episodi. L’abbiamo vinta con il cuore di una squadra di grande spirito: quando c’era da battagliare, l’abbiamo fatto, quando c’era da giocare, ci abbiamo provato. Sapevamo quali fossero le loro qualità, abbiamo cercato di attutirle il più possibile, e stavolta è andata bene a noi». E non era facile tirar fuori il carattere senza giocatori come Neto, Filipe, De Risio e Alfageme… «Avevamo degli elementi fuori, e tutta la settimana abbiamo lavorato senza di loro. Lavorare tutti insieme aumenta ritmi e attenzione, ma nonostante tanti di noi abbiano giocato in categorie superiori, in Serie C devi dimostrare sempre sul campo il tuo valore. A Gubbio l’abbiamo dimostrato, ci sono stati l’umiltà giusta e il carattere da grande squadra. Le partite si vinceranno anche così, saranno sempre battaglie perché è proprio la categoria a richiederlo. E se ci metti il cuore, credendoci sino alla fine, come noi l’altroieri o la Maceratese la settimana precedente, ce la puoi fare. Speriamo che le cose comincino a girare un po’ più dalla nostra parte, e che ci infondano la fiducia di cui abbiamo bisogno».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Nessuno se l’aspettava, tantomeno dopo la prima ora di gioco nella quale, salvo un promettente avvio, la squadra non riusciva a vincere il furore agonistico del Gubbio. Eppure alla fine, dopo aver rischiato di finire sotto, il Padova è riuscito a tornare a casa dall’Umbria con tre punti in saccoccia e il morale risollevato. E a fare la differenza, oltre al sacrificio messo sul campo e al fatidico “fattore C”- che sta per Cappelletti, ma non solo…- è stato il ritorno al 3-5-2, visto che il 3-4-3 del primo tempo non sarebbe bastato a contenere la sfuriate eugubine. A 4 minuti dal novantesimo è bastato un calcio d’angolo per risolvere la gara. Un corner – dei soli due conquistati in tutto il match – guadagnato grazie anche ai palloni che Domenico Germinale, alla seconda presenza stagionale, era andato a conquistarsi nella metà campo avversaria. «Personalmente avevo bisogno di trovare un po’ di minutaggio, e sicuramente mi ha fatto bene giocare tutta la ripresa», le parole dell’ex attaccante del Bassano, subentrato a Fantacci nell’intervallo. «La mia prestazione sarebbe stata, però, inutile se tutti i ragazzi non avessero messo quel carattere che ha fatto la differenza. L’importante era ottenere un risultato positivo, in una gara difficile, dove abbiamo stretto i denti: sapevamo che loro avevano entusiasmo e gamba per farci male, ma noi siamo stati forti nel respingere la loro foga».




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