Live 24! Padova-Mantova, -2: porte chiuse all’Appiani per i test anti-virgiliani

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Ore 22.00 – (Il Piccolo) Nello scoppiettante avvio di campionato della Triestina, c’è un dato che però balza all’occhio e lascia quantomeno perplessi: nelle prime due trasferte l’Unione ha messo a segno addirittura 7 reti, mentre nei primi due incontri casalinghi ha realizzato appena un gol. Una differenza così marcata non passa inosservata e la facilità con cui sono stati infilzati Cordenons e Legnago, stride infatti un po’ con le difficoltà incontrate con Carenipievigina e Union Feltre. Quali i motivi dunque? Innanzitutto va esclusa qualsiasi sindrome Rocco: i tifosi sono un notevole valore aggiunto, gli alabardati esperti sono avvezzi a qualsiasi palcoscenico e i giovani non hanno patito nessuna titubanza da stadio amico. E allora, al di là della casualità, del fatto che comunque anche nelle due sfide interne la squadra di Andreucci ha creato molto più degli ospiti e della differente qualità degli avversari, le cause vanno ricercate sul piano tattico o, meglio ancora, negli spazi disponibili. Come logica vuole, chi arriva al Rocco si presenta generalmente con un atteggiamento molto abbottonato, cercando di intasare gli spazi per portare via un pari. Se lo sa fare bene, come l’Union Feltre, è dura abbattere il muro, soprattutto se non ci sono velocità e precisione nell’ultimo passaggio e nell’esecuzione, cose in effetti mancate alla Triestina. Sono le classiche sfide che, se le sblocchi subito, poi si avviano su un binario più facile, altrimenti con il passare dei minuti diventano sempre più complicate. E l’assenza dei giocatori di maggior movimento (Bradaschia, Corteggiano e Turea sono entrati solo nella ripresa per motivi fisici), quelli capaci del guizzo decisivo, non ha certo agevolato il compito. Quando la Triestina gioca in trasferta, le squadre di casa tendono fisiologicamente ad avere un atteggiamento un attimo più aperto e, di conseguenza, a lasciare qualche spazio in più. Ma non tutto è spiegabile così. La possibile causa scatenante delle goleade esterne, è in fatto che le partite contro Cordenons e Legnago si sono aperte subito, dopo pochi minuti, senza lasciare il tempo che la rete delle disposizioni tattiche diventasse un’inestricabile ragnatela. Il botta e risposta nei primi venti minuti con il Cordenons ha subito scosso la partita, e paradossalmente il vantaggio dei pordenonesi è stato quasi un toccasana. E dopo l’uno-due alabardato gli spazi si sono aperti. A Legnago l’Unione ha sbloccato la situazione dopo appena due minuti, e a carte scompigliate non ha creato problemi nemmeno il pareggio degli avversari, perché qualche spazio, grazie anche all’atteggiamento della squadra avversaria, si era ormai già aperto. Che partita sarà dunque con l’Altovicentino (che ieri ha battuto il Levico in Coppa Italia per 3-2). In realtà, una squadra costruita per vincere e già in ritardo di 4 punti dovrebbe giocare a viso aperto per tentare il colpaccio, dando vita a una bella partita e lasciando spazi anche alla Triestina. Ma sarà davvero così?

Ore 21.40 – (Corriere delle Alpi) A fine gara con il Careni mister Vecchiato aveva dichiarato che riscattare la prestazione sarebbe stato possibile solo passando il turno, altrimenti il nervosismo in vista della sfida di domenica con l’Este avrebbe avuto un picco verso l’alto. Pericolo scongiurato quindi. «Abbiamo avuto carattere, pur ritrovandoci abbastanza presto di nuovo in dieci contro undici con un’espulsione un po’ così. Chiaro che poi devi stare attento maggiormente a non subire, anche perché avevamo contro un avversaria al nostro livello. C’è soddisfazione di aver dato un bel segnale a tutti, ma in primis a noi stessi». L’aspetto positivo è l’aver visto tutti gli interpreti esprimersi su livelli molto buoni. «Ma io ho capito come funziona qui a Belluno. Nel senso che quando abitui troppo bene le persone, chiaro che una partita incolore come quella di sabato scorso fa scalpore. Noi siamo una buona squadra, ma come ce ne sono altre dieci almeno in questo girone». Si dà uno sguardo volentieri al prossimo turno. «Ma quando vinci è sempre bello, così come sono convinto che non esistano sconfitte che fanno bene. Siamo ai sedicesimi ed è una buona cosa, speriamo solo di recuperare un po’ di forze in vista di domenica. Molti hanno speso tanto, senza contare gli sforzi raddoppiati per il fatto di essere con un uomo in meno. Cercheremo di darci una soddisfazione anche domenica». Calcagnotto è uscito claudicante, ma non poteva comunque essere della partita contro l’Este. Marta Bettina invece era uscito malconcio ad Oderzo ma sarà disponibile.

Ore 21.30 – (Corriere delle Alpi) In Alto i calici. Il Belluno brinda con il 2-0 al Tamai in Coppa e accede ai sedicesimi di Coppa Italia, dove affronterà al Polisportivo l’Altovicentino degli ex Merli Sala e Trinchieri. Una partita che, paradosso, ha avuto storia sino a quando i gialloblù hanno giocato in 11. Poi il secondo rosso per fallo da ultimo uomo di Calcagnotto nel giro di quattro giorni e inferiorità numerica. Che però ha dato forse la grinta giusta alla squadra di Vecchiato, che da quel momento ha trovato quadratura e forze per abbattere un Tamai apparso troppo arrendevole, specie una volta andato sotto. E dire che in campo c’erano comunque alcuni titolari come Paladin, Giglio e De Poli. Ci ha pensato Corbanese alla mezz’ora a togliere via le scorie delle ultime non positive partite, sfruttando al meglio il corner di Miniati spizzato da Masoch. Poi nella ripresa il bis di Quarzago, assistito da Brotto e lucchetto al match chiuso. Belluno ai sedicesimi come lo scorso anno, ma stavolta tra le mura amiche ci sarà la possibilità di provarci contro la formazione vicentina. Pian piano che si va avanti il cammino si fa sempre più intrigante e una partita in più al mese non può essere un problema, specie quest’anno che non ci sono turni infrasettimanali. Sotto la luce dei riflettori, non c’è un ampio turnover da parte di Vecchiato. Davanti a Borghetto ci sono Pescosta, Calcagnotto (squalificato con l’Este), Franchetto e Dosso Dioman, a centrocampo Miniati è in regia affiancato da Quarzago e l’esordiente Petdj mentre davanti Masoch supporta Corbanese e Brotto. Tribuna per lo squalificato Duravia e l’infortunato Marta Bettina. Nelle Furie Rosse prima apparizione per l’ex capitano Brustolon, al rientro dall’infortunio al crociato. Petdji ha un buona chance in avvio, quando salta più in alto di tutti sulla punizione dalla trequarti di Miniati, ma di testa allarga troppo la mira. Il Tamai prova a fare qualcosina e su una ripartenza Calcagnotto contrasta Paladin al limite dell’area. Per l’incerto direttore di gara è fallo e soprattutto rosso ai danni dell’ex Vicenza, che esce pure claudicante. Paura? Neanche un po’. Il Belluno si registra spostando Pescosta al centro, Petdji terzino e Masoch mezz’ala e alla mezz’ora passa: angolo di Miniati, Masoch prolunga verso il secondo palo e il Cobra non si fa pregare davanti a Carniel. A inizio ripresa il Tamai prova a combinare qualcosina, ma eventuali speranze di pareggio sono subito spente sul nascere al 54′. Pallone delizioso di Masoch che Brotto di testa appoggia all’indietro servendo Quarzago: tempo di sistemarsi il pallone e freddare sul primo palo Cudicio. Spazio nei gialloblù a Mosca per Dosso, Granara in luogo di Quarzago e Salvadego per Brotto. Qualche sussulto dei padroni di casa ben controllato non può mettere in discussione la vittoria. E così mercoledì 26 il Belluno proverà a strappare il pass per gli ottavi.

Ore 21.00 – (il Centro) I gol di Marco Sansovini stanno avendo un peso specifico determinante sulla classifica del Teramo. I 5 punti raccolti finora dal Diavolo, portano la firma del 36enne attaccante arrivato in prestito biennale dal Pescara. Sansovini, nelle tre reti realizzate, ha messo in mostra tutto il suo repertorio: è andato a segno con un tocco d’astuzia contro il Bassano (il 3 settembre); ha sfoggiato le sue doti da rapinatore d’area a Santarcangelo (17 settembre) e ha beffato il portiere del Fano (sabato scorso) con un tiro in diagonale preciso e angolato. Non è un caso, dunque, che queste tre partite siano coincise con i tre gol del “Sindaco”. Il 4-4-2 del tecnico Federico Nofri sta esaltando le doti realizzative di Sansovini. Il giocatore, di origini romane, nel frattempo, è diventato un punto di riferimento sempre più importante per il gruppo. Mirco Petrella, uno dei veterani del Teramo, lo incorona. «È un esempio per noi, la sua carriera parla chiaro. Sansovini è un ottimo compagno di squadra, dal quale apprendere il più possibile. Ci sta dando tanto, sia dentro che fuori lo spogliatoio». Intervenendo al programma “Pro Teramo”, su Tv6, Sansovini ha dichiarato: «Sono contento del mio rendimento, ma punto sempre a migliorarmi. Con Nofri mi trovo bene. Adesso sto giocando nel mio ruolo naturale. Se stiamo crescendo dal punto di vista fisico è anche merito del lavoro fatto con mister Zauli prima del suo esonero». A proposito delle prospettive del Teramo, il numero 10 biancorosso ha sottolineato: «Siamo in un girone di ferro, ma è anche quello più bello da giocare e che dà grandi stimoli in ogni gara. Abbiamo fiducia nei nostri mezzi ed è presto per parlare di obiettivi. C’è tutto il tempo per toglierci qualsiasi soddisfazione. L’importante è lavorare bene in settimana. Quello che abbiamo espresso contro il Fano deve essere un punto di partenza e non di arrivo. Il patron Campitelli? Si è instaurato un ottimo rapporto tra me e lui fin dal primo giorno che l’ho incontrato». La squadra di Nofri continua a preparare la trasferta di sabato (ore 14,30) sul campo del Sudtirol. Sarà ancora assente il trequartista Federico Carraro, alle prese con un problema muscolare. Da monitorare il terzino Tommaso D’Orazio: ieri si è fermato per precauzione durante la partitella a ranghi misti. Il Sudtirol, dal canto suo, è in evidente difficoltà: l’ultimo (e unico) successo raccolto dagli altoatesini risale alla prima giornata, contro il Fano. Una curiosità: il difensore Simone Brugaletta, svincolato, ha firmato per il Gela (serie D).

Ore 20.30 – (Gazzetta di Modena) Schiavi ed Olivera anche ieri non hanno lavorato in gruppo, limitandosi a svolgere un allenamento differenziato, ma per il fantasista argentino sembrano esserci buone chance di recupero. La novità della seduta pomeridiana svolta ieri dai canarini allo Zelocchi è rappresentata dalle prove di 4-2-3-1, il modulo grazie al quale è arrivata l’unica vittoria in campionato, a Teramo. Mister Pavan, in una partitella in famiglia a tutto campo, ha infatti opposto una squadra con questo assetto tattico, verosimilmente molto simile a quella titolare almeno dal centrocampo in su, ad una schierata con il classico 4-3-3. Se il tecnico canarino scegliesse di puntare proprio sul 4-2-3-1, Salifu e il rientrante Laner si giocherebbero una maglia per affiancare Giorico e Tulissi agirebbe a rimorchio di Diakite con Basso e Schiavi, se quest’ultimo riuscisse a recuperare, sugli esterni. In difesa dubbi sugli esterni: quasi certo il ritorno di Accardi a destra, mentre Popescu se la gioca con Minarini ma potrebbe essere riconfermato.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Modena) Quale futuro per il Modena? Resta questa la domanda più insistente tra i tifosi, vedendo una squadra al momento balbettante ed una società che in estate ha dovuto abbattere drasticamente il monte ingaggi senza aver trovato nuova linfa vitale. La svolta tanto auspicata non c’è stata, Antonio Caliendo è sempre al comando ma nelle stanze dei bottoni qualcosa continua a muoversi. I tempi ancora non sono maturi, forse non lo saranno fino al nuovo anno se non addirittura alla prossima estate, ma il presidente del Modena sta cercando la soluzione a lui più congeniale per passare la mano. Prova ne è anche quanto dichiarato da Marco Ballotta a “Barba e Capelli”, rubrica settimanale di Trc. L’ex portiere, oggi nello staff tecnico del Castelvetro, per la prima volta ha parlato della trattativa condotta con Caliendo e, pur senza sbottonarsi, ha lasciato intendere che qualcosa possa succedere. Con diversi interrogativi ancora irrisolti, tra tempistiche, richieste, modalità e condizioni di vendita. Non solo, perché Ballotta ha parlato di tante trattative, probabili ed improbabili aggiungiamo noi, senza dimenticare il colloquio tra Caliendo e l’imprenditore campano Francesco Agnello che al momento si è risolto in un nulla di fatto. «Confermo che gli incontri sono iniziati già l’anno scorso. Chiaramente quando si tratta entrano in ballo cifre e valutazioni che vanno viste e riviste, a maggior ragione ora che il Modena è in Lega Pro. Il mio ruolo resta attivo ma non è detto che la trattativa vada in porto, è un lavoro lungo nel quale strada facendo i compagni di viaggio possono cambiare. Sicuramente Caliendo sta cercando una soluzione, perché la situazione è delicata, e al tempo stesso di trattative ce ne sono e ce ne saranno tante, visto che Modena è una piazza molto appetibile. Penso che qualcosa succederà, credo che l’intenzione di Caliendo sia cedere la società. Dovrà però trovare gli accordi giusti». Per trovare questi “accordi giusti” c’è di mezzo anche il Mammut, perché ad ogni potenziale acquirente viene sempre proposto anche il club di via Ghiaroni: «Confermo – ha dichiarato Ballotta – che è un po’ il fulcro di tutta l’operazione e quello che la rende più complicata. Caliendo vuole “liberarsene”, molti devono ragionarci sopra».

Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) Ieri il tecnico Leonardo Colucci ha proseguito il lavoro personalizzato per quasi tutti i giocatori che hanno giocato contro il Sudtirol. Dopo una prima fase in cui la squadra ha lavorato sul possesso palla, chi aveva iniziato quella gara dal primo minuto ha lavorato a parte con il preparatore atletico Raffaele Gagliardo, mentre gli altri hanno svolto una partitella con la Berretti. L’unico dei titolari di lunedì sera a giocare il galoppo è stato Federico Angiulli. Si è visto in campo per tutta la seduta anche Alessandro Sbaffo che, nonostante abbia ancora un vistoso tutore al braccio sinistro sta iniziando a riprendere confidenza con il pallone e con i compagni. Hanno continuato il recupero personalizzato Ettore Marchi, che ha iniziato a calciare il pallone e ad intensificare la corsa e Alessandro Cesarini anche se per quest’ultimo i tempi di recupero non sono ancora noti. A loro si è aggiunto ieri Bryan Mecca che ha lavorato a parte, mentre Nolè e Calvano hanno svolto lavoro differenziato per un affaticamento accusato dopo la partita di lunedì sera. Ancora assente Daniele Pedrelli a causa del nuovo stop alla coscia sinistra accusato la scorsa settimana mentre era sulla via del recupero dal precedente infortunio. Nella seduta di ieri si è fermato Mattia Bonetto che ha sentito un fastidio al retro della coscia sinistra e sarà valutato nei prossimi giorni dallo staff medico, mentre Giron che lunedì sera era stato costretto ad uscire anticipatamente dal terreno di gioco, ieri era regolarmente in campo con i compagni.

Ore 19.40 – (Gazzetta di Reggio) Il centrale Paolo Rozzio ha ritrovato la maglia da titolare lunedì nel match vinto col Sudtirol, dopo un paio di settimane di stop dovute ad un lieve problema muscolare. Quanto è stata importante la vittoria di lunedì sera? «Ci permette di stare agganciati ai primi in classifica: ora ci aspettano tre partite dove bisogna fare più punti possibili» Col Lumezzane che gara si aspetta? «Ogni partita va affrontata con lo spirito giusto, seguendo le direttive del mister e con criterio: gestire quando è ora di gestire, fare male e segnare quando è ora di fare gol». Meno gol subiti nelle ultime uscite: squadra più equilibrata o avversarie meno minacciose? «In questo girone non vedo squadre deboli, ogni partita per noi deve sere come un derby dove trovare i tre punti. Abbiamo già incontrato Bassano, Venezia, Modena e Sudtirol ottenendo ottimi risultati ma rimaniamo assolutamente consapevoli di non aver ancora fatto nulla. Il merito è sia nostro che del tecnico che ci plasma, allenamento dopo allenamento, per farci entrare in simbiosi fra noi». Come è stato ritornare titolare? «Innanzitutto devo dire che la gamba ha risposto bene dopo l’infortunio e spero continui così. Quando giochi parti con una certa tensione ma poi con l’attenzione e la concentrazione nell’aiutare i compagni tutto svanisce mentre seguire la squadra dalla panchina è difficile perché l’intensità è maggiore di quando sei in campo: a Modena, ad esempio, col mio carattere ho sofferto per tutta la gara». Ora metterete nuovamente in difficoltà mister Colucci? «Siamo quattro centrali difensivi di ottimo livello e… le scelte le deve fare lui». In granata ha trovato similitudini con gli anni trascorsi nel Pisa? «Sì. Ci sono analogie sia nei rapporti tra squadra e tecnico, se ripenso a quelli con Gattuso, ma anche coi tifosi per il grande attaccamento che dimostrano alla squadra: sono due piazze dove il calcio si vive a 360 gradi e questo per noi è tanta roba perciò dobbiamo ripagare tutti della loro fiducia». Aver appena vinto il campionato con il Pisa le cambia qualcosa? «Non significa nulla. Ho messo semplicemente un altro tassello importante nella mia carriera ma ogni giorno devo mettermi in discussione per migliorarmi sempre di più. Pisa è stata una parentesi importante ma chiusa definitivamente e qua a Reggio mi sento già a casa».

Ore 19.30 – (Gazzetta di Reggio) Antonio Filippini, una carriera da calciatore fatta di quasi 500 partite tra Serie A e Serie B ale spalle, è stato confermato quealla guida del Lumezzane, prossimo avversario della Reggiana. Aveva impugnato il timone rossonero il 15 febbraio scorso,guidando la formazione bresciana alla salvezza diretta. Il Lume finora è stato una delle sorprese del girone: 7 punti avendo però già affrontato Venezia, Parma, Bassano e FeralpiSalò. Si aspettava la conferma? «E’ stata sicuramente una bella soddisfazione, però il calcio non si ferma mai e quello che è stato fatto adesso non conta più. Bisogna sempre stare sul pezzo per migliorarsi». E’ cambiato qualcosa rispetto alla scorsa stagione? «Forse c’è un po’ più di serenità e di organizzazione in mezzo al campo. Ho cercato di dare alla squadra alcune regole da utilizzare sia in campo che fuori e i giocatori le stanno mettendo in pratica». Avete affrontato la maggior parte delle candidate alla vittoria finale e avete 7 punti… «Le partite bisogna anche giocarle sul campo. Siamo stati bravi fino ad ora a lottare per conquistare questo bottino». Vi sentite una delle sorprese del girone? «E’ bello essere una sorpresa, però siamo solo all’inizio della stagione:bisogna lavorare per continuare ad esserlo per tutto l’arco della stagione». Sabato arriva la Reggiana. «Incontriamo altra squadra forte, molto organizzata e con giocatori di qualità in ogni reparto. E’ una delle formazioni candidate alla vittoria finale e sarà una gara davvero impegnativa per noi». Chi deve essere più preoccupato? «Noi saremo sicuramente i più preoccupati. La Reggiana è forte e va affrontata bene, credo che per provare a fare risultato sia necessario vincere i duelli in mezzo al campo». E’ una sfida anche tra due ex importanti calciatori… «Ci siamo incontrati parecchie volte da avversari io e Colucci, credo che sul campo avessimo più o meno le stesse caratteristiche. Finita la carriera entrambi abbiamo avuto esperienza nel in un settore giovanile importante prima di arrivare ai professionisti». Quanto conta l’esperienza nel settore giovanile? «Parlando a Coverciano io ho detto che farei due anni obbligatori in un settore giovanile professionistico per i giocatori che vogliono intraprendere la carriera da allenatore. Ti forma molto e allo stesso tempo possiamo dare molto ai ragazzi». Quale ritiene la formazione più attrezzata per la vittoria finale? «Sulla carta il Venezia penso che abbia qualcosa in più rispetto alle altre, però credo che nessuna delle principali candidate vincerà il campionato a mani basse. A spuntarla sarà chi sbaglierà meno con le squadre piccole».

Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) A due giorni dalla sfida di sabato (ore 18.30) a Padova, mister Prina sembra trascinarsi ancora due o tre dubbi, uno per reparto. Nell’allenamento di ieri pomeriggio, svolto al “Dante Micheli”, il tecnico ha sperimentato contro una mista rinforzata da alcuni atleti della Berretti, quella che dovrebbe essere la formazione da opporre ai veneti. Inizialmente in difesa l’allenatore ha schierato Menini, Carini e Cristini, a centrocampo Bandini e Regoli sugli esterni, con Raggio Garibaldi in regia e al suo fianco Salifu e Zammarini; in attacco Tripoli e Marchi. Nel corso della partitella poi Gargiulo ha rilevato Menini, Di Santantonio ha sostituito Bandini mentre Boniperti ha preso il posto di Tripoli. Dunque gli ultimi due allenamenti mattutini di oggi e domani dovrebbero far decidere il tecnico sulle scelte da operare nel 3-5-2 che andrà in campo dall’inizio all’Euganeo. Ovvero Menini o Gargiulo in retroguardia, Bandini (favorito) o Di Santantonio sulla fascia destra di centrocampo, Tripoli o Boniperti davanti. Del resto la rosa è forzatamente ridotta anche se per fortuna ieri è arrivata una notizia confortante sulle condizioni di Ruopolo: l’ecografia ha rilevato solo una piccola lesione che dovrebbe smaltire nel giro di una settimana. Riguardo agli altri acciaccati invece Tano Caridi si è limitato a correre a bordo campo insieme a Boccalari, in attesa di rientrare nel gruppo, come pronosticato, all’inizio della prossima settimana. Sempre assente dal campo Siniscalchi, che è stato visitato anche dallo specialista Benazzoe che si spera possa tornare a disposizione per Macerata. Infine una curiosità: in campo il giovane attaccante esterno francese (’98) Bryan La Place, ex Monaco, che sarà tesserato dividendosi tra Berretti e prima squadra.

Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) In giornata l’ala romana e quella bresciana del Mantova torneranno a sedersi intorno a un tavolo per cercare di superare la situazione di stallo creata prima dalla rottura fra le parti e poi dal monito della Lega Pro, che ha bocciato la cessione del club effettuata il 5 agosto scorso, mettendo così a rischio l’iscrizione dell’Acm al prossimo campionato. «Io e De Sanctis ci vedremo domani (oggi per chi legge, ndr) – spiega il presidente Sandro Musso e vedremo quali sono le loro intenzioni. È chiaro comunque che insieme non si può restare: dunque, o vanno avanti loro, risolvendo non so come la grana con la Lega, o ci restituiscono le quote e andiamo avanti noi». E in tal caso Musso e Di Loreto non lo farebbero da soli. Sono infatti già in corso dei contatti con Piervittorio Belfanti, il “re dei ristoranti” che la scorsa estate era stato rifiutato e che invece adesso potrebbe essere accolto come partner in Viale Te. «Se abbiamo già incontrato Belfanti? Su questo non possiamo rispondere, anche se a volte gli uomini di buona volontà arrivano nel modo più inimmaginabile» è l’eloquente non smentita di Serafino Di Loreto. E per ora basta e avanza così, l’argomento verrà nel caso sviluppato più avanti. Tornando alle questioni più attuali, le cose stanno in questa maniera. La Lega Pro ha bocciato la cessione dell’Acm perché, entro 30 giorni dall’atto notarile, la Costruzioni Generali Zoldan Srl non ha inviato alla stessa Lega la documentazione prevista dalle nuove norme sull’acquisto di società professionistiche. E ci sono forti dubbi che possa farlo adesso, per un paio di semplici ragioni: essendo una società costituita a maggio, non può presentare «la dichiarazione di un istituto di credito di primaria importanza nazionale e/o estera, con il quale abbia rapporti economici da almeno un anno» che ne attesti la solidità. Inoltre, essendo una Srl (che risponde dunque con il solo capitale sociale), probabilmente dovrebbe essere capitalizzata (ora il capitale sociale è di 10mila euro) per essere considerata «in possesso della capacità finanziaria ed economica per far fronte alle esigenze relative all’impegno assunto con l’acquisizione». Insomma, superare questo scoglio è un problema grosso e i soci romani ne sono consapevoli. Anche perché martedì hanno incontrato il presidente di Lega Gravina, che ha messo loro parecchia fretta: «Il presidente ci ha detto che le cose vanno risolte entro la settimana – spiega De Sanctis – e ci stiamo lavorando, di concerto con il nostro legale Del Re. Stiamo valutando 2-3 opzioni. Fra queste c’è anche la restituzione delle quote e magari un successivo riacquisto delle stesse». Questa via, secondo il legale del Mantova Carlo Pegoraro, sarebbe l’unica per mettere l’Acm al riparo da sorprese: «Ridando le quote ai vecchi soci, si tornerebbe alla situazione ex ante, per cui ci sarebbe la certezza di evitare guai. In tutti gli altri casi – perché si potrebbero ovviamente ipotizzare altre linee difensive – ci sarebbe un rischio, anche perché questa norma non è mai stata applicata prima e non c’è dunque giurisprudenza in merito». L’urgenza di risolvere la cosa è dettata dal fatto di evitare l’iter che potrebbe avviarsi a giorni. Se infatti la Lega Pro continuasse a non ritenere soddisfatti dal Mantova i criteri previsti dalle nuove norme, passerebbe la pratica alla Procura federale e da lì si innescherebbe un processo difficile da governare. La speranza è dunque che oggi l’incontro fra Musso e De Sanctis porti a un’intesa che, a prescindere da quale delle due parti finirà per prendere in mano il timone del club, metta al riparo il Mantova da rischi sul suo futuro nel calcio professionistico. «Da questa storia si può uscire soltanto di comune accordo – dice al riguardo Marco Claudio De Sanctis – e bisogna farlo per il bene del Mantova». E sulla stessa lunghezza sembra Sandro Musso: «Ho parlato anch’io con Gravina e mi ha fatto presente che la situazione è estremamente delicata, dunque raccogliamo il suo invito a incontrarci e a trovare una soluzione per il bene del club».

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il «Condor» Pietribiasi si prende l’amichevole del mercoledì sera: 4 i gol dell’ex Bassano al Valvasone Asm. Ma chi garantisce continuità, anche e soprattutto in vista del Venezia, è Emanuele Berrettoni. L’attaccante cresciuto nelle giovanili della Lazio sta attraversando uno dei suoi migliori momenti da quando veste la maglia del Pordenone, e dopo il gol segnato sul campo della Maceratese si è ripetuto con una doppietta nella sgambata. Schierato da Bruno Tedino nonostante l’ampio turnover mostrato sul campo di Arzene (la partita si disputava alle 18), l’attaccante ha giocato al fianco di Pietribiasi, aprendo il match con l’acuto dell’1-0. Una passeggiata di salute, quella dei ramarri: la gara è terminata 11-0, ma il risultato non conta. Nel primo tempo Tedino ha scelto D’Arsiè in porta; con Pellegrini, Semenzato, Parodi e Ingegneri (il difensore si è rivisto in campo dall’inizio, dopo l’infortunio che gli ha fatto saltare Parma e Maceratese) dietro. A centrocampo ha agito l’ex Sassuolo Broh, con Cattaneo e Azzi a supporto di Berrettoni e Pietribiasi. Nella ripresa ampia girandola di cambi: dentro De Agostini, Stefani, Suciu, Marchi, Martignago, Filinsky, De Anna, Misuraca e Scantamburlo. Sono rimasti a riposo Tomei, Arma, Buratto e Burrai, comunque tutti arruolabili per la supersfida al Venezia. A inizio ripresa l’ex juventino Gerbaudo (autore di una rete nel primo tempo) ha fallito un rigore. Gli altri gol sono stati realizzati da Suciu, De Agostini e Misuraca (doppietta).

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Sono due cooperative, ma non due onlus, perché non fanno del bene, Anzi, sono nate per pungere e attaccare. Pordenone e Venezia sabato sera alle 20.30 si sfideranno anche su questo: proseguire lungo la strada intrapresa dall’inizio dell’anno e mandare in rete il maggior numero di uomini possibile. Perché se è vero che un cannoniere si staglierà sugli altri per pedigrée e media recente (si parla ovviamente del marocchino Rachid Arma, giunto a quota 7 gol in altrettante partite e assoluto dominatore del girone B di Lega Pro), lo è altrettanto il dato che vede segnare le due squadre con molti elementi. Sintomo che entrambe hanno un gioco, non solo il talento dei singoli. Il Venezia arriverà al Bottecchia da primo in classifica (un punto sul Pordenone), ma in realtà sono i ramarri a rappresentare la più efficace cooperativa del gol. Nelle prime 7 giornate di campionato il clan di Bruno Tedino ha segnato con altrettanti giocatori diversi. Ci sono ovviamente i 7 (un numero che ritorna) centri di Arma, ma altri 6 compagni di squadra hanno scritto il loro nome a referto. A Macerata, per esempio, Berrettoni ha realizzato il suo secondo gol stagionale, mentre a quota una rete si trovano Azzi, Burrai, Cattaneo, Martignago e De Agostini. Non va male nemmeno al Venezia, che aspetta ancora il primo gol di Geijo, ma che intanto si è consolato con una truppa tutta raggruppata a una rete: Domizzi, Fabiano, Ferrari, Marsura, Modolo e Moreo. Democrazia del gol. In classifica il Venezia è primo, ma ha segnato la metà del Pordenone (miglior attacco). Come i ramarri, però, lo ha fatto distribuendo le gioie.

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Sarò fra gli ultras». Alessandro Ciriani mantiene la promessa fatta tre settimane fa attraverso il Gazzettino. Sabato sera (20.30), in occasione del big match del girone B fra la capolista Venezia e il Pordenone, secondo a una sola lunghezza dai lagunari, il sindaco sarà al suo posto nella gradinata locali, tifando per i ramarri. FEDELE – «E non sarà la prima volta – tiene a sottolineare Ciriani -. Ero in gradinata anche durante la partita con il Parma. Pochi mi hanno notato, perché non mi puace fare passerella. Da lì però – sorride compiaciuto – ho anche una bella veduta delle nuove tribunette, installate a tempo di record per dare la possibilità a tutti i supporter neroverdi di venire al Bottecchia a sostenere Stefani e compagni». Sindaco ultrà, allora? «Nel senso positivo del termine – risponde -. A me piace vedere le partite fra la gente, sentire il calore dei tifosi intorno a me. Sempre nei limiti della correttezza e della buona educazione. Allo stadio con me viene anche mia figlia». IL PIÙ BEL “VELENO” – Intanto al De Marchi è arrivata anche l’ufficialità del rinoscimento a Luca Cattaneo, autore secondo la giuria dell’Italian Sport Awards, del miglior gol realzzato in tutta la Lega Pro nella stagione 2015-16. È ovviamente quello firmato al volo nel match con l’Albinoleffe. Il premio a “Veleno” si aggiunge a quello già ufficializzato lo scorso maggio per Mauro Lovisa come miglior presidente di tutta la Terza serie. Re Mauro e “Veleno” si recheranno lunedì 3 ottobre a ritirare i riconoscimenti a Pontecorvo, in provincia di Frosinone, dove si svolgerà quest’anno (da sabato) l’evento presieduto e prodotto da Donato Alfani, con il patrocinio di Coni, Figc, Federazioni e Leghe dei diversi campionati e ovviamente del Comune laziale. I TOP – Lungo l’elenco dei premiati: Miglior portiere dell’anno Antony Iannarilli della Pistoiese, miglior difensore: Fabio Lucioni del Benevento; miglior centrocampista: Romeo Papini del Lecce; miglior attaccante: Andrea Ferretti del Pavia; miglior calciatore: Luca Tremolada dell’Arezzo; miglior gol: Luca Cattaneo del Pordenone; miglior bomber: Saveriano Infantino del Matera; miglior procuratore: Alessandro Ranieri; miglior allenatore: Pino Rigoli dell’Akragas; miglior presidente: Mauro Lovisa del Pordenone; miglior ds: Mauro Meluso del Lecce; miglior addetto stampa: Sara Vivian del Bassano; migliore squadra di Lega Pro: Benevento.

Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Il primo gol in gara ufficiale arriverà. Intanto Stefano Pietribiasi si diverte in amichevole. E’ l’ex Bassano il mattatore della partitella d’allenamento del Pordenone col Valvasone (Prima categoria). Sul campo di Arzene il bomber segna 4 degli 11 gol con cui i “ramarri” battono la squadra di Adriano Boccalon: l’attaccante veneto si candida così a essere uno dei protagonisti del match col Venezia, magari entrando a gara in corso. Le altre reti sono di Berrettoni, Misuraca (doppiette), quindi Suciu, Gerbaudo e De Agostini. Inizialmente i neroverdi hanno giocato così: 4-4-2, con D’Arsiè in porta; Pellegrini, Parodi, Ingegneri, Semenzato in difesa; in mezzo Azzi, Broh, Gerbaudo e Cattaneo; davanti Berrettoni e Pietribiasi. Nella ripresa sono entrati De Agostini, Stefani, Suciu, Marchi, Martignago, Filinsky, De Anna, Misuraca e Scantamburlo (quest’ultimo dalla Berretti). Sono rimasti a riposo Tomei, Arma, Buratto, Burrai. Intanto doppio riconoscimento al Pordenone e alla storica stagione 2015-2016 al premio Italian sport awards. È neroverde la miglior prodezza della scorsa Lega Pro: il gol realizzato da Luca Cattaneo inAlbinoleffe-Pordenone del 23 gennaio 2016. Uno straordinario sinistro al volo dalla trequarti. La rete aveva avuto anche una vetrina speciale come la rubrica “Striscia lo striscione” di Striscia la notizia. Sarà premiato – come già comunicato nelle scorse settimane – anche Mauro Lovisa come miglior presidente della Lega Pro 2015-2016. Le premiazioni si svolgeranno lunedì 3 ottobre a Pontecorvo, in provincia di Frosinone, dalle 20.30.

Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) Procede ancora a gonfie vele la prevendita dei biglietti per Pordenone-Venezia, il big match del girone B di Lega Pro in programma sabato al Bottecchia. Nelle prossime è destinata a esaurirsi la disponibilità di ticket per la gradinata locali: un altro settore sta dunque per essere totalmente riempito dopo la tribuna centrale, i cui tagliandi sono andati già a ruba nel giro di poche ore. Si ricorda che i biglietti possono essere acquistati sino al giorno della gara (ove disponibili) e in particolare nella tribuna laterale est, installata per il match col Parma: il prezzo è di 12 euro (ridotto 10, under 16 2 euro; riduzioni valide per over 65 e per la fascia d’età compresa tra i 16 e i 20). Proprio per l’esistenza della nuova tribuna, sabato si potrebbe registrare un nuovo record d’incasso. Dalla gara col Venezia dovrebbe essere anche comunicato il ricavato della gara, per la prima volta in stagione: «Sinora – spiega il direttore generale Giancarlo Migliorini – non l’abbiamo fatto per problemi relativi alla tempistica di chiusura della casa. Non abbiamo segreti e renderemo noto l’incasso, ma lo facciamo solo se abbiamo dati precisi». Ha fatto infine discutere la scelta di escludere i big match con Venezia e Padova dall’abbonamento, relativo a 17 partite su 19: «Abbiamo fatto le nostre valutazioni e abbiamo deciso di lasciare fuori questi due match – spiega il dg –. Nessuno si è lamentato, anche perché l’esborso aggiuntivo è limitato (ticket al 50% con diritto di prelazione, ndr). Qualora fossero pervenute delle lamentele avremmo fatto diversamente».

Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) Squadra costruita con un budget plurimilionario, che è in testa alla classifica e ha la miglior difesa. Durissimo battere il Venezia, ma il Pordenone ha le qualità per riuscirci e spodestarlo. A due giorni dalla supersfida, in programma sabato al Bottecchia alle 20.30, il popolo neroverde sogna l’impresa che, per essere compiuta, dovrà avere tanti presupposti: primo fra questi, tenere il ritmo alto – specialità della casa –, e cercare di sfruttare il più possibile Rachid Arma, che con 7 gol segnati non teme nessuno e neppure Maurizio Domizzi, leader difensivo degli avversari ed ex serie A con Udinese e Napoli. La mentalità. Pordenone spumeggiante, Venezia più concreto e ragioniere. Questo perlomeno è ciò che dicono le cifre. Con 14 gol segnati i ramarri hanno il miglior attacco, mentre i rivali stazionano a metà classifica con 7 centri all’attivo. Viceversa, friulani meno attenti in difesa, con 8 reti incassate (6 nelle ultime due gare) e lagunari perfetti: Facchin, portiere di Inzaghi, è stato bucato solo due volte. Le cifre dimostrano poi che il Pordenone ha primi tempi sonnolenti e secondi ricchi di adrenalina: nel lato A del match hanno segnato 5 gol subendone 1, scatenandosi poi nella ripresa. I numeri dicono 9 gol dal 45’ al 90’ realizzati a fronte di 7 incassati. Pazzesco in fase difensiva il Venezia: le due reti sono state prese nei primi 15’. Da lì in poi, nulla, per 7 partite. Anche per questo Tedino cercherà di imporre subito il suo gioco, stando attento ai finali: Venezia letale nell’ultima mezzora, con 5 reti messe a segno (su 7). Rendimento. Diametralmente opposto anche il rendimento. Il Pordenone è una macchina da trasferta, con 3 vittorie su 3: miglior ruolino di marcia in categoria. Il Venezia è al top in casa, con 7 punti su 9 disponibili raccolti al Penzo. I neroverdi sono i migliori a procurarsi rigori (3, top in categoria), gli avversari i peggiori (0) e al contempo anche i più cattivi: con 3 espulsioni, nessuno ha fatto peggio. Il Pordenone ha chiuso una volta in 10, col Gubbio, il seguito al “rosso” a Burrai. Su una cosa sola sono uguali, i due team: la distribuzione dei gol. Per entrambi sei giocatori mandati a segno, per il Venezia tutti con un solo gol (la settima marcatura è un’autorete, vista sabato scorso con il Lumezzane). La squadra. L’esperienza è la stessa: l’età media del Pordenone è di 25,9 anni, quella del Venezia è di 26,3. Tante somiglianze anche sul modulo, perché Inzaghi, come Tedino, ha iniziato la stagione col 4-3-3. Poi, nelle ultime gare e in alcuni frangenti del match, si sono orientati sul 4-4-2 con caratteristiche a tratti simili. I lagunari schierano un’ala doc come Marsura (dato in grande forma), idem il Pordenone con Martignago su una fascia; sull’altra un esterno con caratteristiche anche difensive, rispettivamente Fabris e Buratto (o Suciu), che in fase di non possesso ripiegano sino a trasformare un centrocampo a tre, accompagnando il regista (l’ex Pederzoli e Burrai) e la mezzala (Bentivoglio e Misuraca). Il lavoro dei due esterni neroverdi potrà essere determinante, considerato che il Venezia sarà privo dei suoi terzini titolari (Baldanzeddu e Garofalo), squalificati. In panchina. Tedino contro Inzaghi: chi ha fatto la gavetta e chi è partito subito dal Milan. Chi è in ascesa e chi è impegnato a risalire. Entrambi, comunque, sono due banche dati viventi di giocatori, ma forse dal punto di vista tattico il tecnico del Pordenone ha una marcia in più, anche per l’esperienza. In panchina sarà una grande sfida: quella sul campo potrebbe essere decisa proprio dalle scelte dei tecnici.

Ore 16.50 – (Giornale di Vicenza) Sono tempi grami e cupissimi a Modena, ritornata capitale italiana del volley con scudetto e Supercoppa in bacheca dopo i fasti remoti della Panini ma che nel calcio arranca disperatamente. Il pallone che brilla sotto la Ghirlandina è solo quello di battute e schiacciate perchè il cuoio non rotola più. E se rotola lo fa soltanto in provincia dove il Sassuolo dell’ex patròn di Confindustria Squinzi detta legge adesso anche in Europa e il Carpi ruggisce comunque in categoria superiore dopo essersi regalato la favola di un gran ballo nella serie A sfumata solamente all’ultimo tuffo. Tutto questo con sommo scorno del capoluogo di riferimento, declassato in terza classe, un canarino spelacchiato e ora pure un po’ spernacchiato dai dirimpettai più ricchi e felici. Inaccettabile per una tifoseria orgogliosa come quella gialloblù che oggi è diventata una polveriera contro colui ritenuto il principale responsabile dello sfacelo del club: il presidente Antonio Caliendo, 72 anni, napoletano trapiantato a Modena, che da giovane fece un successone inventandosi i diari scolastici dedicati ai campioni sportivi. E che ne ottenne anche di più da editore di collane monografiche con protagoniste le stelle dello sport. Fino a svoltare da procuratore dei giocatori, primo in Italia: da Antognoni a Roby Baggio, da Passarella a Diaz, sino a Totò Schillaci. Nella finale di Italia ’90, Argentina-Germania, 12 dei 22 atleti in campo erano sotto la sua tutela. Con un intuito nettamente superiore all’ars oratoria, Caliendo ha fatto sfracelli ovunque ma l’ultima ciambella quella da dirigente di club, non gli è riuscita col buco. Anzi, per ora resta il buco profondo dei risultati: una salvezza acciuffata stridendo le unghie sullo specchio soltanto agli spareggi, la sanguinosa retrocessione dello scorso maggio e ora una difficoltosa risalita, affermata solamente a parole.Caliendo a Modena è gradito come una suocera a carico in casa, ha un indice di gradimento che sfiora il sottozero, lui stesso si è lamentato pubblicamente perchè è disposto a passare la mano ma all’orizzonte non si vede nessuno disposto a rilevare il club. Intanto l’organico non è malaccio ma il clima attorno alla squadra è pesante: se sabato non battono il Bassano potrebbe scattare la resa dei conti. In panca sovrintende Simone Pavan, ex centrale del Venezia da tempo di stanza in Emilia, mentre il 4-3-3 di ordinanza gode di buonissimi interpreti come il portiere Manfredini, il leader di retroguardia Marino, i laterali Basso e Olivera o il promettente centrale Ravasi, controllato dal Verona. Eppure i punti sono appena 5, con due sconfitte consecutive sul groppone, seppur di misura. Un terzo ko aprirebbe un pericolosissimo stato di crisi e un’automatica contestazione live. Una sola vittoria (in rimonta a Teramo), due pari e 3 sconfitte sono un ruolino da salvezza risicata, non in linea con le ambizioni di partenza. E persino il campo rema contro: al glorioso Braglia giocano tutti, il Modena, il Carpi e il Castelvetro, matricola modenese della serie D e il fondo è ben sotto i limiti sindacali. Il simbolo del decadimento.

Ore 16.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Sì alla tessera del tifoso, il Venezia già da Pordenone riavrà con sè il suo «dodicesimo uomo» ultrà. La notizia era nell’aria, gli ultras arancioneroverdi – o almeno una buona fetta – hanno deciso di riporre l’«ascia di guerra» sottoscrivendo la Supporter Card (osteggiata fin dal 2009) obbligatoria per poter sostenere anche lontano dal Penzo la squadra di Pippo Inzaghi. Il Venezia dopo sei giornate è da solo in testa alla classifica e dopodomani farà visita al Pordenone (ore 20.30, stadio Bottecchia) secondo ad una sola lunghezza. Tuttavia alla base della decisione – che, assicurano i diretti interessati, non inficerà in alcun modo la compattezza del tifo – c’è solo in minima parte la prospettiva di veder Domizzi e compagni lottare per la serie B. A spingere, infatti, parte degli ultras ad uscire dal gruppo «Curva Sud» per ripartire con il nuovo «VeneziaMestre 1987», c’è principalmente la volontà di ribadire l’identità del tricolore arancioneroverde in giro per gli stadi italiani. «Pur apprezzando e rispettando l’instancabile impegno della «Curva Sud», sia per aver portato avanti e salvaguardato il movimento ultras a Venezia e Mestre, sia per la battaglia contro l’articolo 9 e la tessera del tifoso – le motivazioni degli ultras del «VeneziaMestre 1987» – parte della curva ha deciso che, a partire dalla partita di Pordenone, riprenderà a seguire la squadra in trasferta, tesserandosi». Il nuovo gruppo spiega come la decisione nasca «dalla consapevolezza che la guerra contro la tessera è persa e dal fatto che, dopo aver combattuto per molti anni per il nome VeneziaMestre e per i nostri colori, non si può lasciare vacante il nostro posto nel settore ospiti in giro per l’Italia». Inoltre con uno sguardo al futuro: «Non si può neanche continuare a soffocare la volontà e lo scalpitare della tifoseria che chiede a gran voce di tornare a sostenere, in maniera apolitica, la nostra amata Unione anche in trasferta. E non vogliamo rischiare di perdere una generazione di giovani che per cementarsi hanno bisogno di trasferte vere».

Ore 16.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Venezia saprà solo a poco più di ventiquattro ore dal match di sabato a Pordenone (stadio Bottecchia ore 20.30) se potrà disporre o meno del terzino Baldanzeddu. Il ricorso contro la squalifica di due giornate, infatti, verrà discusso solo domani pomeriggio: la società lagunare proverà a dimostrare che nella gara di Ancona il giocatore è stato espulso per «atto di violenza verso un avversario» durante un’azione di gioco anziché a gioco fermo, come scritto invece nel suo referto dall’arbitro Valiante di Salerno (su segnalazione di uno dei suoi assistenti non avendo visto in prima persona l’azione incriminata). Chi sconterà il secono e ultimo turno di stop è il terzino sinistro Garofalo, mentre torna a disposizione l’attaccante Moreo: unico indisponibile il solito Fabiano che continua a lavorare a parte provando a recuperare per i 90’con la Sambenedettese dell’8 ottobre al Penzo (ore 16.30). Ieri al Taliercio partitella con la Berretti, che sabato cercherà di riscattare a Fano l’1-3 casalingo con l’Ancona all’esordio in campionato. Domattina nella sede della Lega Pro a Firenze (ore 11.30) la composizione del tabellone finale della Coppa Italia di categoria, con il Venezia qualificato dalla prima fase avendo vinto il suo triangolare con Mantova e Santarcangelo.

Ore 15.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Emozione e gratitudine. Sono i sentimenti di Alex Pederzoli che torna a Pordenone da ex. «Sarà un piacere e una grandissima emozione. Pordenone mi ha dato tantissimo, quella passata è stata una stagione stupenda, non solo sul piano sportivo» ricorda il centrocampista arancioneroverde che prima di approdare al Venezia aveva vissuto un’annata di vertice al Pordenone, l’avversaria di sabato (ore 20.30). Proprio il passaggio in arancioneroverde rappresenta un aspetto importante del rapporto di lealtà e correttezza instauratosi con la sua ex squadra. «Avevo altri due anni di contratto, ma sono stato onesto col presidente Lovisa dicendogli che il mio desiderio era di venire qui al Venezia. E lui non mi ha ostacolato. Non posso che ringraziarlo per questo» spiega il giocatore. La partita di sabato sarà una sfida al vertice tra il Venezia capolista del girone B di Lega Pro e la squadra immediata inseguitrice. «Non mi sorprende che il Pordenone sia così in alto – continua Pederzoli – Non solo per il campionato fatto lo scorso anno, ma perché quello è un ambiente dove tutto funziona molto bene ed è più facile inserire i nuovi elementi». Sul piano tecnico attenzione al reparto offensivo friulano, molto prolifico, con 14 gol all’attivo e in particolare al bomber Rachid Arma (7 gol in 6 partite). In difesa però hanno subito parecchio e forse questo potrebbe essere il loro punto debole. «Hanno segnato tanto, magari scoprendosi un po’. Però rientra il loro difensore centrale che è molto importante» sottolinea Pederzoli pensando al probabile rientro di Ingegneri, out nelle ultime due partite. Il Venezia arriva all’appuntamento dopo la vittoria al «Penzo» sul Lumezzane che porta a tre i successi consecutivi. «Il campionato è ancora lungo e abbiamo ampi margini di miglioramento. Non pensavo – osserva il numero 4 arancioneroverde – che dopo appena sei giornate ci saremmo trovati in testa, in fin dei conti siamo una squadra allestita da zero. Per mettere a punto certe dinamiche ci vuole sempre un po’ di tempo. Ma essere già con questa classifica ci aiuta tanto». Pederzoli sta prendendo in mano le redini del centrocampo che, in queste ultime partite, ha mutato volto. «Abbiamo cambiato modulo, ora con il centrocampo a quattro riesco a rendere di più anche in fase offensiva» chiosa. Gli manca ancora il gol, ma non sembra un problema. «In una squadra come questa, faccio volentieri il gregario. Mi interessa vincere, non segnare» conclude. Ieri la squadra ha fatto una partitella con la Berretti. Unico giocatore out è sempre Fabiano che però ha ripreso a correre.

Ore 15.30 – (La Nuova Venezia) Il Venezia FC ritrova la curva anche in trasferta. O meglio, una parte di essa. «L’altra sera abbiamo fatto una riunione tra di noi», ha spiegato Andrea Vianello, «e molti hanno deciso che riprenderanno a seguire la squadra anche lontano dal Penzo» Decisione che comporterà l’adesione alla tessera del tifoso, fortemente contestata nelle passate stagioni tra i professionisti, e la nascita del gruppo VeneziaMestre 1987. «Pur apprezzando e rispettando l’instancabile impegno della curva sud, sia per aver portato avanti e salvaguardato il movimento Ultras a Venezia e Mestre, sia per la battaglia contro l’articolo 9 e la tessera del tifoso», ha comunicato il gruppo VeneziaMestre 1987, «parte della curva ha deciso che, dalla trasferta di Pordenone, riprenderà a seguire la squadra in trasferta, tesserandosi. Questa decisione nasce dall’ormai consapevolezza che la guerra contro la tessera del tifoso è persa e dal fatto che, dopo aver combattuto per molti più anni per il nome VeneziaMestre e per i nostri colori, non si può lasciare vacante il nostro posto nel settore ospiti in giro per l’Italia». Altri due motivi hanno portato alla decisione di creare il gruppo VeneziaMestre 1987. «Non si può neanche continuare a soffocare la volontà e lo scalpitare della tifoseria che chiede a gran voce di tornare a sostenere la nostra amata Unione anche in trasferta e non per ultimo il non voler rischiare di perdere una generazione di giovani che, per cementarsi fra loro, per crescere e per non disaffezionarsi, hanno bisogno di trasferte vere». Da questo proposito, la creazione di un gruppo nuovo. «Nascerà così una realtà in curva che si chiamerà VeneziaMestre 1987, che raggrupperà coloro che vorranno tesserarsi, pur rispettando sempre i valori principali della curva sud, l’essere assolutamente apolitici e portare avanti e orgogliosi il nome e i colori del VeneziaMestre. Nascita e decisione resasi necessaria, e inevitabile, anche e soprattutto per rispetto verso chi vorrà continuare, come Curva Sud, le battaglie che noi non sentiamo più nostre e non vogliamo più combattere». E la prima trasferta, dopo anni, sarà subito a Pordenone: il gruppo si ritroverà sabato alle 18 davanti a Mediaword (zona Auchan), a Mestre, con partenza alle 18.30 con mezzi propri.

Ore 15.20 – (La Nuova Venezia) Dopo Reggiana e Parma, ecco il Pordenone. Ancora una sfida diretta per il Venezia con una pretendente al vertice, ma sabato sera in ballo ci sarà anche la leadership del girone visto che i neroverdi di Bruno Tedino inseguono a una sola lunghezza e puntano al sorpasso. L’attacco più prolifico del girone (14 gol) e il capocannoniere, Arma (7 reti), al cospetto della miglior difesa (2 reti incassate). Pordenone, che nell’ultima stagione, da ripescato, centrò uno straordinario secondo posto e si arrese solo al Pisa nella semifinale dei playoff. Se da una parte ci saranno Marco D’Arsiè e Daniel Semenzato, il grande ex del big-match sarà sul fronte opposto Alex Pederzoli, 28 presenze, 5 reti e 8 assist in campionato, poi una presenza nei playoff e una in Coppa Italia. «Sarà un piacere ritornare a Pordenone. È un ambiente fantastico», ha ricordato Pederzoli, «me l’aspettavo così in alto in classifica, per me non è assolutamente una sorpresa. Ha ceduto qualche giocatore, è vero, tenendo però l’allenatore e l’ossatura della passata stagione. Come l’anno scorso, il Pordenone è partito sottovalutato dagli addetti ai lavori, ma sapevo che si sarebbe ripetuto sugli stessi livelli di un anno fa. C’erano formazioni sulla carta più forti di noi, alla fine, Cittadella escluso, ci sono finite tutte alle spalle, dall’Alessandria alla Cremonese, al Pavia». In estate la chiamata del Venezia. «Ho parlato con il presidente, ha compreso le mie motivazioni, avevo ancora due anni di contratto, ma è stato semplicissimo trovare l’accordo sulla rescissione. Pordenone ha una società modello, una bella tifoseria, sempre propositiva, ed è l’ambiente ideale per giocare». Attacco prolifico (14 reti), difesa che incassa qualche gol di troppo (8). «Il Pordenone ha sempre fatto molta attenzione alla fase difensiva», osserva Pederzoli, «8 gol sono effettivamente tanti, ma è anche vero che 6 sono stati incassati nelle ultime due partite con Parma e Maceratese. È sempre stata una squadra molto equilibrata, poi contro il Venezia dovrebbe anche rientrare il centrale Ingegneri, molto importante nel sistema di gioco di Tedino». Venezia che arriva da capolista al Bottecchia. «Fa piacere, vincere ci consente di lavorare in tranquillità, sistemare le situazioni che ancora non vanno, però questo è un campionato eterno. Non credevo di partire così bene con una squadra rifondata dalle fondamenta, un allenatore nuovo, adesso stiamo anche giocando con un modulo diverso rispetto all’inizio. Siamo in testa, ma i margini di miglioramento sono molto ampi». L’arbitro del derby sarà Carlo Amoroso di Paola. Domani si saprà se è stato accolto il ricorso su Ivano Baldanzeddu, mentre Gianni Fabiano ha ripreso a correre senza forzare dopo l’infortunio di Mantova.

Ore 15.00 – Qui Appiani: inizia l’allenamento a porte chiuse dei Biancoscudati.

Ore 14.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Cinque punti dopo sei partite, tre soli gol fatti e ben nove subiti, con un posizione di classifica preoccupante. A un mese dall’inizio del campionato di Serie B il primo bilancio della stagione del Vicenza, pur parziale, è negativo. In un momento così delicato il diesse dei berici, Antonio Tesoro, ha spiegato il suo punto di vista sulla situazione della squadra. «Abbiamo sempre detto che questo sarebbe stato un anno di lacrime e sangue – sottolinea Tesoro – Siamo una squadra che si deve salvare e che, per farlo, dovrà lottare. Ora però vedo troppa tensione e preoccupazione e questo non va bene. Non è un momento preoccupante anche se è chiaro che ci aspettavamo qualcosa in più. Però c’è la convinzione e il tempo per riparare quanto non ha funzionato finora e per cercare di avere risultati migliori». Dopo sei giornate di campionato il Vicenza ha alternato buone prove come quella di Salerno e altre sconcertanti, in primis ad Ascoli. Perché sia successo lo spiega Tesoro: «Abbiamo avuto un inizio in cui sono stati commessi errori, ma non siamo stati nemmeno fortunati perché non passa settimana senza infortuni o squalifiche. Poi ancora oggi non si può dire che la condizione fisica dei singoli sia uniforme e queste sono cose che si pagano. Inoltre dobbiamo ritrovare presto quella convinzione e spensieratezza che ci ha consentito nel finale dello scorso campionato di uscire da una situazione molto più difficile di quella attuale. Bisogna ritrovare al più presto la fiducia e quella forma di condivisione che fu una delle chiavi della salvezza di un anno fa. Voglio che ci sia la condivisione del progetto e devo dire che siamo contenti del gruppo che abbiamo, ma serve ritrovare entusiasmo e convinzione nei nostri mezzi». Tesoro esclude un ritorno al mercato, in primis perché la lista è chiusa e il regolamento non lo permette se non tramite un’improbabile rescissione del contratto di un giocatore attualmente in rosa e anche perché tra gli svincolati non c’è granchè. «La mia idea – spiega il direttore sportivo del Vicenza – è che il mercato non è la panacea di tutti i mali, inoltre abbiamo la lista chiusa e non credo ci siano in giro giocatori di primo piano da prendere. Per questo fino a gennaio resteremo così, dobbiamo puntare a recuperare al meglio della condizione i vari Galano, Fabinho, Giacomelli e Raicevic che devono darci quel qualcosa che adesso ci manca». Conclude Tesoro: «Nel calcio a volte basta poco, un paio di risultati positivi e tutto cambia. Noi ci dobbiamo credere, dobbiamo essere più spensierati e giocare con meno tensione. Vedrete che i risultati arriveranno».

Ore 14.10 – (Giornale di Vicenza) Un grazie grande così glielo si deve ancora, perché lo scorso anno la Ternana di Roberto Breda pareggiò al 95′, nella penultima giornata contro il Lanciano, e mise al sicuro i biancorossi che poterono festeggiare in anticipo la salvezza, nonostante la sconfitta sul campo del Latina.Gira e rigira Breda, che in quell’occasione fu ringraziato pubblicamente anche dall’allora presidente Gian Luigi Polato, lo trovi sempre. Che sia a Latina (2014-15), a Terni (2015-16), o a Chiavari (oggi), il tecnico trevigiano che alcuni anni fa ha guidato con poca fortuna il Vicenza è uno di quelli che è sempre rintracciabile. Quando Breda era al Latina, in realtà, non ha mai incontrato da avversario i biancorossi, perchè i nerazzurri erano partiti con Beretta e al ritorno in panca c’era Iuliano (Breda ha pilotato la squadra dall’ottava giornata alla ventunesima). Ma nella passata stagione è finita in parità: con la Ternana di Breda il Vicenza le ha prese all’andata, ma al ritorno, guidato da Lerda, ha dato due sberle alle “Fere”.Breda, incontra un Vicenza in forte difficoltà.Come sempre seguo con affetto e interesse la mia ex squadra, questa settimana me ne sono interessato anche di più. E anche se non sta attraversando un bel momento, ci darà del filo da torcere.Che idea si è fatto dei biancorossi in queste prime 6 giornate?Ha cambiato parecchio e ha fuori dei giocatori importanti; deve avere la pazienza di aspettarli, perchè Giacomelli, su tutti, è uno che può cambiare gli equilibri.Torniamo indietro nel tempo. Con lei la squadra conquistò 6 punti in 6 giornate e però segnò 9 reti, contro le 3 realizzate finora con Lerda…Ma io credo che il Vicenza abbia i giocatori e gli interpreti, certo uno più o meno in forma dell’altro in questa fase, per fare risultato. Non dimentico che davanti ha Galano, Raicevic, Vita, tutti ragazzi che hanno qualità. Non appena si sbloccheranno, arriveranno i punti.A Ferrara è andata molto storta, ma a Salerno il Vicenza ha disputato una gara da applausi. Non è da sottovalutare.Il suo gruppo, invece?È affiatato e collaudato, si è cercato di dare continuità alla passata stagione. Oltre alle qualità tecniche, la mia rosa ha anche importanti qualità morali.Ogni anno si riparte da zero, comunque.Due vittorie, due pareggi, due sconfitte: un cammino lineare.Guido una formazione matura, ho avuto la fortuna di trovare un buon terreno su cui lavorare e finora ho ricevuto risposte positive.Qual è la caratteristica principale della Virtus Entella?Non si arrende mai e gioca per trovare continue soluzioni.Il vostro obiettivo?Pensiamo partita dopo partita, ci concentriamo principalmente sulla salvezza. Ad un certo punto vedremo dove saremo arrivati… Questo campionato è ancora più equilibrato dello scorso anno. Solo il Verona ha valori sopra la media.Il Vicenza con i suoi attaccanti ha segnato la miseria di un gol, lei ha Caputo che ne ha fatti 4 da solo…Per un allenatore e una squadra è un valore aggiunto. Caputo è un attaccante strepitoso ed è anche un ragazzo intelligente, ma la Virtus Entella non può dipendere da lui. Io lavoro perchè la squadra, nel suo insieme, sia efficace.Avanti col 4-3-1-2 sabato?Sì, porto avanti il progetto dello scorso anno.Rientra qualcuno?Torna Keita, per il resto siamo gli stessi che hanno affrontato il Carpi.

Ore 14.00 – (Giornale di Vicenza) Continuità, questa sconosciuta. Il limite maggiore del Vicenza, in questo difficile avvio di stagione, è stato rappresentato dall’incapacità – e, per diversi fattori, dall’oggettiva impossibilità – di costruire un percorso lineare. Limiti strutturali, infortuni, problemi di condizione, squalifiche hanno infatti impedito a Franco Lerda di impostare una formazione di riferimento da provare a far crescere partita dopo partita, dovendo ogni volta rimescolare le carte in base alla situazione del momento. Una discontinuità tecnico-tattica che, quasi inevitabilmente, si è tradotta in una discontinuità di prestazioni e risultati. Così nel prossimo incontro di sabato a Chiavari, contro l’Entella, si vedrà probabilmente l’ennesima versione riveduta e corretta di questo nuovo Vicenza, con la speranza che possa rivelarsi più efficace di molte delle precedenti. ZACCARDO OUT. L’ultimo giocatore in ordine di tempo ad aggiungersi alla lista degli indisponibili è stato Cristian Zaccardo. L’esperto difensore, sabato scorso al Menti, nel finale aveva chiesto la sostituzione per un fastidio al bicipite femorale sinistro: gli accertamenti clinici hanno evidenziato una leggera elongazione del muscolo, così nell’allenamento di ieri mattina al Morosini Zaccardo si è allenato a parte, facendo capolino in campo solo per qualche minuto di corsa blanda, al pari di Rizzo, dedicandosi prevalentemente a terapie e cyclette in palestra. Più intenso l’allenamento sostenuto sul campo dagli altri infortunati, D’Elia e Giacomelli, che comunque continuano ad essere gestiti in maniera personalizzata. L’unico tra questi che potrebbe recuperare per sabato, almeno per la panchina, è forse proprio Zaccardo, con l’eventualità di un impiego dall’inizio che al momento è ridotta al lumicino. Nessun problema invece per Benussi, che ieri non si è allenato in gruppo solo per una gestione specifica dei carichi atletici. ADEJO IN. Per uno Zaccardo costretto ai box, il reparto arretrato contro l’Entella registrerà un importante rientro, quello di Daniel Adejo, che ha scontato il turno di squalifica rimediato con l’ingiusta espulsione di Ascoli. La linea arretrata a quattro (unico elemento tattico finora immutabile nelle varie versioni del nuovo Vicenza) a Chiavari cambierà quindi ancora una volta interpreti: è plausibile prevedere Pucino titolare nella sua corsia naturale di destra al posto di Zaccardo, il positivo Bianchi confermato a sinistra, e la coppia Adejo-Bogdan in mezzo, con Esposito al momento in seconda linea rispetto al giovane croato. RITORNO ALL’ANTICO? Nell’allenamento di ieri per certi versi si è rivisto il Lerda dello scorso campionato, impegnato a ravvivare il morale della sua truppa: prima parte improntata sui giochi di possesso palla, con il tecnico piemontese che ha invitato spesso esplicitamente i suoi giocatori a divertirsi. Poi spazio alle esercitazioni tattiche, con la riproposizione del modulo che tanto bene aveva portato al Vicenza nel finale della stagione passata: quel 4-2-3-1 in cui, in assenza di un vero e proprio regista a centrocampo, gran parte dell’impostazione del gioco passava per la creatività e la rapidità d’esecuzione delle tre mezzepunte dietro il centravanti. Nessuna scelta di formazione è già stata definita, ma se in effetti l’allenatore decidesse di riproporre questo sistema di gioco è probabile che i due mediani a Chiavari siano Urso e Signori, con Vita, Siega e Fabinho in lizza come trequartisti esterni, e Galano di ritorno al centro in posizione di suggeritore e partner della prima punta. Lì davanti si aprirebbe un ballottaggio a tre: a sorpresa tra Raicevic e Cernigoi potrebbe pure spuntarla il “terzo incomodo” Di Piazza, parso forse più reattivo rispetto ai due compagni. Stamattina alle 10.30 ultimo allenamento visibile, domani rifinitura a porte chiuse al Menti prima della partenza per la Liguria.

Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) I fischi che hanno accompagnato la squadra negli spogliatoi, dopo il pareggio contro l’Avellino, sono il segno tangibile di un’incrinatura che si sta creando tra i tifosi e la compagine biancorossa, alla sesta di campionato il pubblico ha fatto capire che il tempo della comprensione sta per finire. E da qui forse è nata l’idea che ha portato il direttore sportivo Antonio Tesoro a tenere una conferenza stampa che ha iniziato con queste parole: «Siamo di fronte alla prima fase delicata della stagione e trovo giusto condividere le nostre convinzioni con i tifosi, perchè sono il motore di una società di calcio». Antonio Tesoro si mostra calmo e non tergiversa davanti alle domande. Ammette con sincerità: «Mi aspettavo una partenza a rilento, ma c’è tutto il tempo per riparare a quello che non ha funzionato». La disanima del dirigente biancorosso è a 360 gradi, ma la si può riassumere in tre punti: si sapeva che sarebbe stato un campionato di lacrime e sangue, il tecnico Franco Lerda non è in discussione, la squadra deve ritrovare l’entusiasmo che lo scorso anno ha fatto sì che si raggiungesse una salvezza che pareva inarrivabile. E proprio pensando all’ultimo periodo della passata stagione Tesoro racconta: « Si creò una magia che permise di fare cose che parevano impossibili ed è questo clima che si deve ritrovare». Il direttore sportivo spiega qual è oggi la sua prima preoccupazione: «Trovo non ci sia, e l’ho detto anche ai giocatori, una condivisione del progetto. E’ come se per alcuni restare a Vicenza sia una soluzione quasi di ripiego, piuttosto che una scelta consapevole. Ma questo non tocca il loro impegno sia chiaro, è che non vedo più l’entusiasmo che si era creato lo scorso anno con l’arrivo del tecnico Lerda».Tesoro sottolinea anche come debba esserci, per chi gioca a Vicenza, la consapevolezza che si tratta di una piazza importante. «E’ giusto che i tifosi lo chiamino ancora Lanerossi perchè racchiude la storia e il ricordo di grandi imprese sportive, dunque è un privilegio per tutti essere qui anche se oggi non è il momento storico migliore per le note difficoltà, ma che si stanno cercando di risolvere». Parlando dei giocatori il diesse usa un termine, lassismo, ma temendo di essere frainteso spiega: «Non mi riferisco al tipo di vita o al fatto che non si allenino bene, anzi sono ragazzi seri, ma al fatto che a livello mentale ci si è un po’ lasciati andare». E’ ovvio che bisogna saper pure indicare la via per uscire da questo momento difficile e così Antonio Tesoro torna sul clima all’interno dello spogliatoio: «L’anno scorso l’arrivo di Lerda ruppe schemi ormai appiattiti, ma si seppe pure ritrovare il sorriso». Quindi il diesse per spiegare meglio il concetto prende ad esempio Galano: «Prima che arrivasse Lerda rendeva al di sotto delle sue potenzialità poi divenne decisivo, come nella gara ad Ascoli quando ci trovammo in inferiorità numerica. Ecco noi oggi dobbiamo recuperare, a livello di testa, prima di tutto i nostri giocatori di qualità, quelli su cui abbiamo puntato, il Vicenza non può prescindere da loro e lo stiamo vedendo». Quindi Tesoro torna sulla figura del tecnico: «L’allenatore è forse l’elemento più importante all’interno dello spogliatoio, ma va aiutato; i meriti, come i demeriti, non sono mai suoi al cento per cento». La domanda arriva precisa: Lerda è in discussione? « No» la sua risposta secca. Quindi si passa all’argomento mercato aperto dal presidente Alfredo Pastorelli dopo lo 0-0 con l’Avellino. «Intanto il presidente è nuovo a questo tipo di situazioni e dunque le vive con maggiore emotività». Incalzato sulla possibilità di tornare sul mercato il diesse non gira attorno al discorso. ” La nostra lista è completa dunque potremmo tesserare solo ragazzi dal ’95 in poi, ma uno che è svincolato a questa età è fuori condizione e non può essere una prima scelta. Se ce ne sarà bisogno lo si farà a gennaio e in modo mirato: o si punterà su uno di importante o sarà meglio non fare nulla». Ma gennaio è lontano e allora Tesoro torna al presente: «Noi dobbiamo accelerare con Galano, Raicevic, Fabinho, questi devono essere i nostri acquisti, come Giacomelli, che sta facendo progressi importanti, è evidente che cambia di molto il nostro potenziale con loro al meglio». E gli altri giocatori della rosa? «Stanno rispondendo secondo quanto era preventivato, come Siega, Bogdan, Di Piazza e altri». Non è che a questa squadra manca un leader come poteva essere Brighenti? «Brighenti- spiega Tesoro- era un esempio di serietà, di applicazione, di attaccamento alla maglia, io l’ho definito un leader silenzioso, magari Moretti era per carattere più sfrontato, però all’epoca nonostante loro la squadra stava retrocedendo! La verità è che il leader è stato Lerda, ma poi non è vero che non ci sono riferimenti in questa squadra, sto pensando a Benussi che è uomo di grande saggezza, allo stesso Zaccardo. Ve lo ripeto: qui manca un po’ di spensieratezza». E anche stavolta Tesoro porta un esempio: «Fabinho è un brasiliano, è particolare, è triste e non va bene, gli farei un gavettone pur di vederlo sorridere».

Ore 13.20 – (Gazzettino) Allo stadio delle Terme l’Adriese supera ai calci di rigore l’Abano, conquistando il pass per i sedicesimi di finale di Coppa Italia. Partita molto equilibrata, con un gol per tempo: meglio i locali nella prima frazione, mentre nella ripresa viene fuori l’Adriese. Alla fine si va alla lotteria dei rigori, dove gli ospiti si fanno trovare più precisi e passano grazie anche un ottimo Milan tra i pali. Abano già dai primi minuti arrembante in attacco, con Bison protagonista al 7′ con una bella azione personale in area di rigore, ma la sua conclusione viene respinta da Di Bari. I locali sbloccano il match al 14′: Baccarin si libera per il tiro dal limite dell’area, con la sfera deviata in porta da Ballarin che nel tentativo di respingere la palla fa il più classico degli autogol, mettendo fuori casa Milan. Nella ripresa Cavallari vuole dare più peso all’attacco e inserisce Marangon al posto di Meucci. Mossa azzeccata, perché l’Adriese si rende subito pericolosa. Da segnalare al 4′ una punizione di Roveretto dal limite che sfiora il palo. Gli ospiti pareggiano all’ 11′ sfondando per via centrali con Marangon bravo a lanciare in area Bernardes, freddo nell’infilare Bettin. L’Abano prova a riprendersi e al 19′ ci prova con Baccarin, ma il suo bolide in area viene murato. Al 25′ l’Adriese sfiora il raddoppio con una punizione di Marangon. Allo scadere occasionissima ancora per l’Adriese con Marangon, ma Bettin respinge. Sul risultato di 1-1 dopo i tempi regolamentari, si va ai rigori, dove l’Adriese ha la meglio 4-2. Decisivi gli errori di Berto (parato) e Baccarin (traversa), infallibili invece Castellan, Marangon, Colman Castro, Di Bari.

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Abano fuori dagli undici metri. I neroverdi di Luca Tiozzo salutano la Coppa Italia di Serie D, cedendo ai rigori contro l’Adriese. Neroverdi avanti allo stadio delle Terme di Monteortone, ma nella ripresa l’Adriese rimonta e porta la gara, dopo l’1-1 al termine del 90′, alla lotteria dei tiri dal dischetto. Una lotteria che premia gli ospiti, più pimpanti nella ripresa dopo un buon primo tempo dei termali. Lampo Baccarin. L’Abano, sceso in campo con nove/undicesimi diversi rispetto al match di domenica in campionato contro la Virtus Vecomp, si propone con il solito schema di mister Luca Tiozzo, il 4-2-3-1. Ampio turnover anche per l’Adriese di Oscar Cavallari, che manda in campo solamente quattro degli undici giocatori scesi in campo contro il Fiorenzuola. Match al piccolo trotto, e tra i padroni di casa è buono l’approccio del debuttante Denis Fadin, difensore esterno destro di 17 anni proveniente dalla Juniores di Alessandro Ballarin. In un primo tempo avaro di occasioni è il lampo di Baccarin ad illuminare l’ora dell’aperitivo. Scorre il 15′, quando l’attaccante neroverde (ieri in maglia bianca) con una conclusione appena dentro l’area, deviata da Ballarin, batte l’estremo difensore Milan, che nulla può. L’Adriese prova a reagire, ma la difesa dell’Abano controlla bene le scorribande offensive dei rodigini. Pari beffa. La gara pare essere tranquillamente nelle mani dei termali, ma nella ripresa l’Adriese dimostra di non voler perdere. Cavallari manda in campo il talento Giacomo Marangon e l’Adriese cambia, traendone giovamento. All’11’, su un lancio in profondità dello stesso Marangon, è Bernardes dentro l’area a sfruttare una disattenzione difensiva neroverde e a battere Bettin per l’1-1. Nel finale è più l’Adriese a provarci, ma la gara, nonostante il tentativo last minute di Marangon per l’Adriese, si trascina ai calci di rigore. Dal dischetto sono decisivi gli errori di Berto Boscolo e Baccarin nell’Abano, mentre l’Adriese è infallibile e così sbanca Monteortone.

Ore 12.50 – (Gazzettino) Un super gol di D’Appolonia regala il derby al Campodarsego che passa il turno di Coppa Italia, mentre la Vigontina San Paolo esce di scena. Ampio turnover da entrambe le parti. Cunico conferma il 3-5-2 nel quale fa il suo debutto al centro della difesa Lebran; dall’altra parte Italiano rimane fedele al 4-3-3. Proprio gli ospiti creano subito i presupposti per il vantaggio, ma Andreatta con il corpo sventa il tentativo ravvicinato di Zuin. L’allenatore ospite dà ordine ai suoi di aggredire alti gli avversari quando partono da dietro, mentre in fase di possesso è soprattutto la catena di destra a funzionare con Amato e Zuin. Tanto da confezionare l’occasione più ghiotta che Rossi si divora sbagliando il tocco sottomisura solo a pochi passi dalla porta. Ancora Vigontina San Paolo in evidenza con una ripartenza che Brugnolo conclude con un destro di poco a lato. Da metà frazione in avanti è invece il Campodarsego a fare lievitare il suo indice di pericolosità. Thomassen si rivela provvidenziale con una chiusura su Seno, pochi minuti più tardi l’opportunità migliore del primo tempo: sugli sviluppi di un angolo Vanzato esce a vuoto e Pignat di testa non inquadra la porta. Nel recupero ancora Campodarsego, questa volta con D’Appolonia il cui tiro in area è smorzato da un avversario. Un cambio per parte in avvio di ripresa. Nelle fila di casa staffetta tra Tanasa e Pignat, negli ospiti Busatta lascia il posto a Masiero, al rientro da un infortunio. Si riparte con i biancorossi che spingono. D’Appolonia ha la palla buona, ma preferisce l’appoggio, e quando la sfera gli ritorna mette fuori da posizione vantaggiosa. Sul fronte opposto Antonello è sempre l’ispiratore, anche se Andreatta non corre pericoli. E così è ancora Campodarsego con Tanasa di testa a chiamare Vanzato alla respinta. Il vantaggio biancorosso è nell’aria e si materializza qualche istante più tardi. Fa tutto D’Appolonia che si accentra puntando un avversario e con un destro a giro sul palo lungo lascia di sasso Vanzato. Altre due sostituzioni per parte, forze fresche che contribuiscono a mantenere vivace la sfida. La Vigontina San Paolo ha il merito di provarci fino alla fine, con Masiero che spreca il possibile 1-1. Prima però il Campodarsego manca due volte il colpo del ko: Ruffato a metà ripresa, poi lo stesso Ruffato e Aliù sotto porta sono in ritardo di un soffio sul cross di Severgnini.

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Nel primo impegno di Coppa Italia di Serie D il Campodarsego supera di misura la Vigontina, in un derby tutto padovano e piuttosto equilibrato. Si fa vedere per prima la squadra di Italiano, forte di quattro “ex” tra titolari e riserve, con un tentativo di Zuin. Risponde attorno al quarto d’ora D’Appolonia, di destro e di testa, in due momenti diversi. Il primo vero sussulto, però, arriva con il cross per Rossi, che a due passi dalla porta calcia sopra la traversa. La gara prosegue avara di emozioni, perlomeno fino alle incornate di Aliù e di Pignat. Poco prima della fine della frazione, ancora D’Appolonia è protagonista, con un diagonale rasoterra che lambisce il palo e con un tiro ravvicinato tra le braccia di Vanzato. Al rientro dagli spogliatoi si fa vedere prima Aliù, quindi il solito D’Appolonia sulla respinta di un difensore. Dall’altra parte c’è la botta dalla distanza di Favero. Ben più precisa l’incornata del neoentrato Tanasa, a cui Vanzato replica con un bell’intervento. Il gol-partita è il frutto di una prodezza di D’Appolonia: conclusione a girare e pallonetto vincente. I biancorossi non smettono di lottare e di proporsi dopo il vantaggio, rendendosi pericolosi con il neo-entrato Ruffato. Non mancano neppure iniziative dei rossoblù ospiti, che dopo la mezz’ora cercano con più convinzione il pari con Rossi, anticipato in area da Andreatta. Attenzione, però, alle retrovie, perché Aliù ha l’occasione del raddoppio su cross basso di Severgnini: a portiere battuto, liscia clamorosamente il pallone. Per fortuna sua e dei compagni non vale in questa gara il detto “gol sbagliato gol subìto”, perché Masiero calcia oltre il sette da buona posizione. E in pieno recupero Zuin non ha la cattiveria giusta per ribadire la palla in rete a ridosso dell’area piccola. Il successivo contropiede del “Campo” non cambia il risultato, ma chiude definitivamente la partita dal punto di vista del gioco. E proietta gli uomini di Cunico ai sedicesimi di finale.

Ore 12.10 – (Gazzettino) Sabato allo stadio “Provinciale” di Trapani saranno presenti tre tifosi del Cittadella, un ristretto drappello di “coraggiosi” in rappresentanza dei 3.677 spettatori che hanno assistito alla sfida casalinga con il Brescia, quando è stato stabilito il record degli abbonati: 1.785 per l’esattezza. Un fenomeno destinato a crescere e ad ampliare i suoi confini soprattutto in quello che era una volta un feudo del Lanerossi. Erano trecento gli abbonati fra i dilettanti ai primi anni ’80 al Tombolato e ancora meno al “Nico D’Alvise” in Villa Rina, dove adesso c’è il maxi parcheggio. A Trapani con volo aereo ci saranno il solito “Bepi” (l’eroe di Bari), Mirco Rossato e suo figlio Lorenzino di 7 anni da San Pietro in Gu’. «Staremo a Trapani due giorni alloggiando per la terza volta nel solito bed & breakfast» precisa Bepi. Ma alla successiva trasferta di Perugia è pronto il pullman organizzato dal club Granata Cittadellese di Roberto Zanon: i manifesti sono già appesi nelle sedi dei club. Il “fenomeno Cittadella” è il frutto di una crescita a tutti i livelli, anche del Centro di coordinamento dei club granata (Cccg), che lo scorso 25 settembre ha compiuto sette anni. Nato con lo scopo di coordinare le numerose iniziative dei tifosi, il Cccg ha dato soprattutto una precisa linea di sostegno alla società fondata dal presidentissimo Angelo Gabrielli e alla squadra guidata prima da Claudio Foscarini e adesso da Roberto Venturato. Seguendo lo statuto del Centro di coordinamento, infatti, l’imperativo categorico è quello di incoraggiare il Cittadella soprattutto quando le cose non vanno come auspicato perchè è proprio in quei momenti che c’è più bisogno. Con questa filosofia il comportamento della tifoseria, oltre a quello della squadra, si sta facendo onore in tutta Italia vincendo spesso la Coppa Disciplina e il Trofeo Fair Play. In questi sette anni, attraverso una martellante campagna di informazione e di sensibilizzazione, i club sono cresciuti in modo costante non solo nell’alta padovana, ma anche nelle limitrofe province di Treviso e di Vicenza favorendo proprio in questa stagione il record di abbonati. I club attualmente sono dodici: Angelo Gabrielli Granata per Sempre con referente Paolo Pan e le sezioni Valle d’Aosta, Granata Ladies e Jesolo Hotel Lorenz, Belve Granata di Belvedere di Tezze (Alberto Zonta), Granata Cittadellese (Roberto Zanon), Dino Pettenuzzo di San Giorgio in Bosco (Renzo Brunoro), Jack Foscarini di Riese Pio X (Renato De Luchi), Galliera Granata (Vladimiro Cusinato), Granata Al Sole di Fontaniva (Amedeo Bressa), I Love Citta (Giuseppe Milani), Salf Granata Club-Fontaniva Presente (Silvano Birollo), Urlo Granata Marechiaro (Pasquale Apuzzo), Le Mura (Franco Mottes) e i Supporters Cittadella (Alberto Munari). Sono presenti alle riunioni del coordinamento anche due rappresentanti del Cittadella, Silvio Bizzotto (responsabile Gos) e Federico Cerantola (responsabile Marketing), per migliorare la collaborazione sia fra i club sia con la società di Andrea Gabrielli. L’attuale segretario Lamberto Tellatin sottolinea: «Sono i club i motori delle numerose iniziative della tifoseria granata, mentre il Cccg intende valorizzarne gli sforzi. Ringrazio chi mi ha preceduto, in particolare Francesco Rebellato e Pierluigi Basso, autentici padri fondatori, che stanno dando ancora molto». Martedì scorso nella riunione che si è tenuta alla pizzeria “Alla Cittadella” è stata fatta sintesi del ricavato delle diverse iniziative pro-terremotati per un totale di 1.500 euro. È stata inoltre definita la “Festa del tifoso granata” di martedì 18 ottobre al Palatenda in Villa Rina con la gestione del comitato Ca’ Onorai: il ricavato andrà come negli scorsi anni a scopo benefico. Infine sabato 8 ottobre tre rappresentanti del Cccg parteciperanno a Mantova alla riunione promossa dalla Federazione italiana sostenitori squadre di calcio sul tema “La cultura del tifo”.

Ore 11.50 – (Mattino di Padova) «Dispiace soprattutto per questo pubblico. Spero contraccambieremo la fiducia che ci ha dimostrato disputando partite migliori», sottolineava sabato scorso Andrea Gabrielli dopo lo 0-3 incassato dal Brescia, riferendosi ai 3.680 spettatori del Tombolato e, più ancora, ai 1.785 abbonati con cui si è chiusa la campagna di tesseramento stagionale, record nella storia granata. E le parole del presidente del Cittadella non erano certo di circostanza perché i tifosi hanno dimostrato quanto credano in questa squadra, peraltro sin qui, tolta appunto la giornata storta vissuta con le “rondinelle”, venendo sempre ripagati dallo spettacolo offerto. Passione condivisa. Si è soliti pensare che il Padova sia la squadra di tutta la provincia e il Cittadella rappresenti soltanto un singolo paese. Mica vero, o almeno non del tutto. Spulciando, infatti, tra le statistiche elaborate da Gianfranco Cavallari e Alberto Carraro, rispettivamente responsabile e addetto alla biglietteria granata, si scopre infatti che tra gli abbonati soltanto la metà è nata nella città murata (881), contro 904 “foresti”. In tutto, in 1.335 arrivano dalla provincia di Padova, mentre gli altri 450 giungono perlopiù dai territori di Vicenza e Treviso, per la maggior parte da Castelfranco. A chiarire che questa non è solo la squadra della città ma, perlomeno, di tutta l’Alta, e non solo. La maggioranza? Si siede nella più economica Tribuna Est (1.556), mentre sono 229 gli aficionados della Ovest. Crescono i giovani. E le donne? Una minoranza, ma non piccolissima: sono 190. L’età media del tifoso granata è di 46 anni e mezzo e spazia fra gli appena 3 anni del più giovane tesserato e gli 89 del più navigato. Ma è significativo notare come crescano i ragazzi, spinti dalla promozione inserita nella campagna di questa stagione, con la possibilità per gli under 20 di sottoscrivere la tessera a soli 20 euro. Ne hanno approfittato in 372, 132 già presenti l’anno scorso, 155 nuovi e 85 che erano sugli spalti due stagioni fa, ma hanno rinunciato al rinnovo in Lega Pro. La loro età media è di 15,44 anni. Meglio del 2009. Soltanto in una stagione, la 2009/10, conclusa ai playoff promozione, il Citta aveva superato quota 1.700 abbonati, assestandosi a 1.718. L’anno successivo furono 1.662, poi sono sempre rimasti sotto quota 1.600, raggiungendo i 1.573 nel campionato 2014/15, quella della retrocessione, con il brusco calo in Lega Pro, quando ci si fermò a 1.147. La beneficenza. A proposito di tifosi: il Centro Coordinamento Club Granata festeggia in questi giorni i suoi 7 anni di attività e comunica che sono 1.500 gli euro raccolti (837 nella serata all’insegna della pasta all’amatriciana organizzata dal Club Angelo Gabrielli al Bar Stadio, la parte restante tramite offerte libere in concomitanza del match con il Novara) a favore delle popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto del 24 agosto.

Ore 11.30 – (Corriere del Veneto) Con il primo posto in classifica (con 2 punti di vantaggio sul Verona) e il record di abbonamenti in tasca, col pubblico in crescita e grande entusiasmo, il Cittadella si prepara alla trasferta di Trapani (7. giornata di andata) con tanta voglia di riscattare la prima sconfitta della stagione da neopromossa in Serie B maturata a Brescia. Nell’allenamento di ieri pomeriggio, grazie a specifica attrezzatura da palestra nella prima fase, è stata svolta una seduta di richiamo di forza, con elastici e «pesetti» spostati sul campo di gioco. Sempre vuota l’infermeria, dove non si registrano infortuni. Tutti disponibili, meno i giovani Caccin e Fasolo, che proseguono il recupero dai guai fisici. In programma oggi una nuova sessione pomeridiana, venerdì mattina una breve seduta di rifinitura prima della partenza per Trapani, squadra in zona playout. La squadra partirà alle 12.15 in pullman per l’aeroporto di Tessera, da dove poi raggiungerà la Sicilia con un volo Venezia-Roma, Roma-Palermo e spostamento a Trapani.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Inevitabilmente con caratteristiche diverse da Neto Pereira che deve sostituire. «Abbiamo un reparto offensivo attrezzato e ognuno ha le proprie qualità per cui ci si trova bene con tutti. Io sono uno che va sullo spazio e attacca la profondità». Così sulla squadra: «Adesso non è nel posto che merita, ma con il lavoro ci prenderemo tutti delle grosse soddisfazioni. Andare fuori casa e fare tre punti fa sempre morale e a noi mancava solo questo perché in questo avvio del torneo abbiamo lasciato, tra Albinoleffe e Maceratese, quattro punti per strada con i quali si parlerebbe di un altro campionato, anche se non bisogna mai guardarsi indietro. Adesso c’è da dare continuità ed entusiasmo». Mantova permettendo. «La Lega Pro è fatta così, con episodi che ti danno e ti tolgono. Mai fidarsi di nulla, nemmeno della classifica perché ogni sabato ha una sua storia diversa.  Dimentichiamo i tre punti fatti e guardiamo avanti, consapevoli che ce la possiamo giocare con tutti». Tra i lombardi mancherà il grande amico Caridi, suo compagno a Grosseto. «Siamo molto legati e lui è stato mio testimone di nozze, un bravissimo ragazzo».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Per rimediare a quanto successo la punta argentina ha pagato pegno, anzi il conto. «Qualche sera fa ho portato fuori a cena i compagni. Ora penso di stare molto meglio fisicamente. Mi sono allenato bene in queste settimane e alcuni giorni fa ho fatto una seduta in più proprio per cercare un po’ più di brillantezza dato che a Caserta non avevo fatto la preparazione». Ora i tifosi si aspettano di vedere all’opera il migliore Alfageme, quello andato in doppia cifra la stagione scorsa. «Normale che quando arrivi in un gruppo nuovo di giocatori che hanno già fatto la preparazione e si conoscono meglio è difficile entrare subito nei meccanismi, ma i compagni mi hanno fatto sentire subito a mio agio. Spero che si possa vedere l’Alfageme che lotta, corre e non molla mai già nelle prossime partite. Quando fai bene, ti riesce un assist o segni un gol cominci a prendere consapevolezza e fiducia. Speriamo succeda già sabato. Un gol? Segnare e vincere sarebbe la cosa più bella, ma conta soprattutto dare il massimo per i minuti di gara che mi verranno concessi».

Ore 10.40 – (Gazzettino) «Ho vissuto non benissimo questo periodo perché stare fuori non è mai bello e si soffre ancora di più. Ho tanta voglia di rientrare e dare subito una mano alla squadra». Scontato il doppio turno di squalifica dopo l’espulsione a Fano, Luis Alfageme è pronto ad archiviare sul campo queste ultime settimane per lui poco felici, fatte anche di notti insonni per togliere dalla testa i pensieri cupi. A partire dal cartellino rosso in terra marchigiana. «Mi era arrivata palla – racconta la punta argentina – e avevo spostato l’avversario con il corpo per cercare la sponda con Altinier. Girandomi, lui mi ha cinturato e buttato a terra senza permettermi di alzarmi perché mi teneva per il collo. Quando ci sono riuscito si è aggrappato alla mia gamba. Allora io ho fatto forza per liberarmi e lui si è trovato il piede in testa, ma non gli avevo dato calci. L’arbitro è stato tratto in inganno, ma non sono un giocatore che fa queste cose tanto che in precedenza ero stato espulso una sola volta».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Intanto la chiamata di Carmine Parlato sulla panchina del Delta Rovigo dovrebbe favorire una sferzata definitiva sul trasferimento di Ilari alla squadra polesana, nei giorni scorsi rimasto in stand by. Ieri c’è stato un primo contatto, a riprendere il discorso, tra il diesse del club rodigino Lorenza Visentini e il diggì Zamuner, e questa mattina il giocatore sarà a Rovigo per definire l’intesa. Sempre ieri al Macron Store di via della Croce Rossa, con la squadra e lo staff tecnico e dirigenziale al gran completo, è stata presentata la terza maglia ufficiale. È di colore nero, con il logo stilizzato del Gattamelata d’oro come gli ornamenti e il numero. QUI TIFOSI. Sabato ogni abbonato potrà portare una persona nel proprio settore al costo simbolico di un euro, presentandosi nella sede biancoscudata entro domani (10-12 e 15.30-18) con il documento dell’amico oppure rivolgendosi alle biglietterie sud il giorno della gara.

Ore 10.20 – (Gazzettino) Rispetto alla trasferta vincente a Gubbio, sabato con il Mantova (calcio d’inizio alle 18.30, arbitro Proietti di Terni) Brevi, potrà contare in più soltanto sul rientrante Alfageme. Ancora fuori, oltre a Neto Pereira, De Risio e, salvo improbabili recuperi dell’ultima ora, Filipe che finora ha disputato solo il primo tempo della gara di esordio con l’Albinoleffe. Anche ieri il regista brasiliano, alle prese con un problema alla pianta del piede, si è infatti allenato a parte. Uomini contati dunque in mediana e per questo il tecnico, fermo restando il modulo 3-5-2, sta valutando la possibilità di alzare sulla linea del centrocampo Emerson che in passato a Livorno e Reggio Calabria ha già giocato davanti alla difesa. Nella partitella disputata ieri il brasiliano è stato provato in questa posizione, con Sbraga al centro del terzetto arretrato e Alfageme ad affiancare Altinier. Non se la passa tanto meglio sul fronte dell’infermeria il Mantova: sicuri i forfait di Siniscalchi e Caridi, probabile quello dell’ex Ruopolo che al massimo partirà dalla panchina, sostituito dal rientrante Marchi.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Con la vittoria di Gubbio crede che la squadra si sia sbloccata? «Penso che ci manchino i 4 punti persi per strada contro Albinoleffe e Maceratese. La classifica non rispecchia i nostri valori, ma dobbiamo guardare avanti. Già sabato dovremo dare seguito agli ultimi tre punti. I meccanismi stanno migliorando, questa squadra sono convinto possa togliersi grandi soddisfazioni. I compagni sono stati splendidi con me fin dal primo giorno, facendomi sentire parte del gruppo e aiutandomi subito. Da parte mia non vedo l’ora di dare una mano a loro e a tutto il Padova». Alfageme si è trasferito in città con la moglie Maria Elena, modella e avvocato, conosciuta a Grosseto. «Ironia della sorte, adesso lei è in Argentina per un lavoro. Si è laureata in Italia e ha preso l’abilitazione per far l’avvocato sia qui che in Argentina, visto che in un futuro potrei ritornare in Sudamerica assieme a lei». Ieri allenamento pomeridiano alla Guizza, durante il quale Brevi ha provato diverse soluzioni, tra cui l’avanzamento di Emerson nel ruolo di regista. Con De Risio e Filipe, che non dovrebbero recuperare nemmeno per la prossima gara, potrebbe essere questa la carta a sorpresa del Padova. Oggi seduta a porte chiuse allo stadio Appiani.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Non sembra proprio un tipo qualunque, Luis Alfageme. Loquace, schietto, all’apparenza anche un po’ umorale. Insomma, un vero latino, che quando parla non è quasi mai banale. «Ho bisogno di un gol o anche di un assist per sbloccarmi e acquistare maggiore consapevolezza. Ho pagato la mancata preparazione, ma in queste ultime due settimane mi sono allenato molto per ritrovare brillantezza. Ho voglia di mettere in mostra le mie qualità, sono un giocatore che lotta, corre e non molla». Parlando dal punto di vista tecnico, Alfageme può giocare sia come seconda punta al fianco di Altinier, che come esterno nel caso in cui Brevi dovesse riproporre il 3-4-3 visto a Gubbio. «Ho giocato spesso anche in quel ruolo, soprattutto a Grosseto, con Caridi sulla fascia opposta. A proposito, mi dispiace che sabato non ci sarà perché infortunato, siamo molto amici, è stato il mio testimone di nozze. Parentesi a parte, credo che il nostro attacco sia forte, completo e permetta al mister di provare tante soluzioni». L’intesa con Altinier come procede? «Bene, lui è un grande, in area sa sempre dove fare il movimento giusto verso la porta. Mi ricorda il mio ex compagno Sansovini».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La staffetta sudamericana è servita e il popolo biancoscudato si augura che possa dare slancio ad un attacco che, al netto dei numeri, non è ancora decollato. Con Neto Pereira fermo ai box almeno per un mese, Luis Alfageme è pronto a prendersi il posto in avanti al fianco di Altinier. Scontata una squalifica che l’ha fatto penare ma soprattutto arrabbiare, l’argentino con ogni probabilità tornerà titolare sabato contro il Mantova. Ed è questo il momento in cui è chiamato a mettere in mostra le sue qualità e a rimbalzare le critiche piovute dopo le prime prestazioni non all’altezza. «Arrivo da una settimana e mezza in cui ho sofferto parecchio», ha confessato “Il Gaucho” prima dell’allenamento di ieri. «Non è bello stare fuori, non poter aiutare la squadra e pagare un espulsione un po’ così. Come ho già detto, non sono un attaccabrighe, questo è appena il mio secondo “rosso” in carriera. A Fano è successo un episodio controverso, mi sono agganciato con il difensore, lui mi ha trattenuto, io volevo divincolarmi e l’ho colpito, ma non intenzionalmente. L’arbitro, che mi aveva già puntato per qualche protesta, credo sia stato tratto in inganno e mi ha punito. Ma ormai è passata, ora penso solo a rientrare».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) A volte ritornano, anche più di una volta. Il Padova ha presentato ieri al Macron Store la propria terza maglia, tenuta nascosta fino all’ultimo. La società ha voluto riprendere uno stile molto amato dai tifosi, con il disegno del cavallo del Gattamelata sul lato destro della casacca. Un effetto già visto a metà anni Novanta e anche nella stagione in Serie D della Biancoscudati Padova. Rispetto alle volte precedenti a cambiare è il colore, visto che il completo non sarà più blu ma completamente nero, con inserti in oro. Una novità nella gamma dei colori biancoscudati, con il colore oro che spicca molto non solo nel profilo del Gattamelata ma anche nei numeri e nomi sulla schiena. Alla presentazione, presente un centinaio di tifosi, c’erano anche il presidente Bergamin e il vice Edoardo Bonetto, oltre alla squadra al completo. La maglia sarà indossata già sabato contro il Mantova.

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Dalle sue parti, ieri sera, transitava anche Neto Pereira, in stampelle dopo l’intervento chirurgico al ginocchio per asportazione e ricostruzione di un menisco. «Mi riprenderò presto – ha scherzato il capitano con alcuni tifosi – Adesso però tocca ad Alfageme segnare e fare gol». Alfageme è tornato anche sull’episodio dell’espulsione a Fano che gli è costata due giornate di stop e la rabbia della tifoseria biancoscudata per un gesto evitabile. «Vero – ammette Alfageme – ma è stato un gigantesco equivoco, l’arbitro mi aveva già preso di mira in precedenza per alcune proteste, ho cercato di divincolarmi e ci è cascato in pieno. Dispiace, perché non ho aiutato la squadra, ma proprio per questo voglio riprendermi quanto ho perso lungo il percorso con gli interessi». Intanto in arrivo novità a centrocampo, almeno secondo quanto trapelato dall’allenamento di ieri. Considerata la contemporanea probabile assenza di Filipe e De Risio, è stato provato Emerson nel ruolo di regista. Mandorlini ha occupato quella posizione nelle ultime settimane senza incantare (del resto non è il suo ruolo), Gaiola ancora non viene considerato pronto ed ecco spuntare l’ipotesi-Emerson. È un ruolo che conosce, lo ha già fatto a Livorno. Chissà…

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Basta una maglia per far tornare l’entusiasmo del popolo biancoscudato. La terza, per l’esattezza, che sfoggia il Gattamelata sul lato destro è di un colore nero con numeri e nome dorati che stuzzica non poco i tifosi. Il Padova si mette in vetrina dopo il successo scaccia-crisi di Gubbio e recupera pedine importanti sullo scacchiere. Al Macron Store in via della Croce Rossa, fra un brindisi e l’altro, il presidente Giuseppe Bergamin un messaggio lo lancia. «Non conta la bellezza della maglia – sorride – quanto che chi la indossa sappia il valore della stessa». La nera verrà indossata sabato contro il Mantova dai «modelli» Cappelletti, Russo e Madonna, ma la porterà anche Luis Alfageme, che torna dopo due giornate di squalifica e con una «missione»: riconquistare un pubblico che non ha ancora potuto apprezzarlo nella maniera migliore, al massimo delle sue potenzialità. «Sono arrabbiato per come ho iniziato la stagione – ammette l’attaccante argentino – ma allo stesso tempo molto fiducioso di riuscire a dimostrare le mie potenzialità il prima possibile. Non so se sabato giocherò, sono a disposizione, ma accetterò qualsiasi scelta dell’allenatore. Quello che posso dire è che, per ora, a Padova non hanno ancora visto il vero Alfageme e che lo vedranno presto».




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