Live 24! Samb-Padova, -2: dopo il pari col Teramo si pensa già al recupero

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Ore 22.20 – (Gazzetta di Mantova) A fine gara in casa Maceratese sono tutti felici per la prima vittoria in campionato, ma la presidentessa Maria Francesca Tardella non risparmia frecciate al suo allenatore Federico Giunti: «Questo successo dà fiducia, ma certo non abbiamo visto una bella partita. Se giocassimo palla a terra anziché ricorrere al “palla lunga e pedalare” forse sarebbe meglio. Così come non capisco perché non utilizziamo mai i cambi nel corso della gara ma soltanto nei minuti finali. Comunque non sono io il tecnico e dunque la chiudo qui». Sulla probabile cessione della società, Tardella dice rivolta ai cronisti: «Dopo 7 anni magari anche voi avrete voglia di cambiare e io me lo auguro per la Maceratese. Ma a patto che dietro queste trattative non spunti una cordata di personaggi locali che hanno già fatto danni a questo club in passato». Mister Federico Giunti promuove invece in pieno i suoi: «Non siamo stati belli ma tremendamente concreti. E molto attenti in fase difensiva. Ed è questo che serve in Lega Pro. Siamo partiti contratti perché sentivamo molto la partita, poi ci siamo sciolti e nel finale di primo tempo abbiamo creato un paio di ottime occasioni. Quindi siamo stati fortunati con l’autorete. Nella ripresa abbiamo badato a difendere e ci siamo riusciti bene, rischiando pochissimo».

Ore 22.10 – (Gazzetta di Mantova) Musi lunghi tra i giocatori biancorossi in sala stampa. Del resto la sconfitta, per come è maturata, lascia inevitabilmente l’amaro in bocca e la classifica è sempre più brutta. Tano Caridi, al rientro dopo l’infortunio, cerca di analizzare con lucidità il momento-no della squadra: «Evidentemente é un periodo così – afferma – nel quale gira in un certo modo e sta a noi fare di tutto per invertire la tendenza. In questo momento quello che facciamo non è sufficiente per vincere le partite, pur giocando bene e mettendoci sempre impegno e tanta voglia di fare. Gli episodi ci puniscono sempre e la nostra frustrazione é proprio quella. Non ci resta che guardare subito avanti, alla prossima partita, consapevoli che il lavoro paga». Anche Mattia Marchi non sa darsi pace: «Ho avuto due ottime occasioni nel primo tempo – dice l’attaccante – : nella prima avevo fatto tutto giusto, solo che i tacchetti del difensore hanno smorzato. La conclusione, nella seconda invece avrei dovuto concludere di testa con maggiore forza. Credo che gli episodi ci dicano male: mi dicono che le immagini parlano di un rigore a nostro favore nel salvataggio sulla linea. Avesse girato magari prendevamo il rigore e l’espulsione». Chiusura sulle critiche giunte dalla dirigenza: «Non so cosa dire, magari hanno ragione loro e dalla tribuna diamo l’impressione di non impegnarci a dovere. Io dal campo posso dire che la squadra dà sempre il massimo, è evidente che bisogna migliorare».

Ore 22.00 – (Gazzetta di Mantova) Avrebbe dovuto essere la giornata della riunione, prima della partita, nei pressi di Macerata. Quella che sarebbe dovuta servire a definire una specie di piano d’azione per evitare che la situazione societaria prendesse una piega drammatica, con l’ipotesi concreta di un processo intentato dalla Lega Pro ai danni del Mantova e l’impossibilità di iscriversi alla prossima stagione agonistica. Invece la situazione si è fatta ancora più nebulosa, con attacchi più o meno velati e l’impressione sempre più fondata che sia difficile trovare una via d’uscita. A Macerata c’erano solo il vicepresidente Marco Claudio De Sanctis e Sandro Musso: entrati allo stadio insieme, accomodati si a poca distanza l’uno dall’altro, sembrava che ci fosse spazio per un’apertura. Ma le dichiarazioni del dopo-gara, partendo dal risultato negativo, gettano ombre sempre più cupe sul futuro del Mantova. «Credo di non avere mai visto una partita tanto brutta – attacca perentorio De Sanctis – : una squadra senza nerbo, senza cattiveria, che sapeva che si giocava molto della sua deficitaria classifica. Una sconfitta preoccupante soprattutto per l’atteggiamento». E qui De Sanctis affonda il colpo: «Noi siamo i padroni di questa squadra dal 5 agosto ma il suo andamento non rispecchia per nulla quello che è il nostro carattere. Intendo dire che tra il primo ed il secondo tempo noi saremmo entrati nello spogliatoio per dare una scossa a questi giocatori, per trasmettere carattere e temperamento. Non mi riferisco al tecnico, ma a chi gestisce e ha gestito la dirigenza fino ad ora». Riguardo alle scadenze inappellabili imposte dalla Lega Pro, De Sanctis si mostra abbastanza tranquillo: «Non c’è nessuna scadenza improrogabile lunedì (domani, ndr), la Lega ha certamente priorità più importanti della nostra. Con Musso ci siamo visti, ma è ovvio che il sabato prima della gara non si decide nulla. Lo faremo, è necessario». Dalla curva sono partiti cori al suo indirizzo («i romani non li vogliamo», ndr) ma De Sanctis glissa: «Io non ho sentito nulla, davvero. Comunque i tifosi sono spaccati, c’è tanta gente di Mantova che mi chiama». Sandro Musso invece se la cava con poche parole: «Brutto Mantova, i ragazzi mi avevano promesso che avrebbero dato di piú ma non l’ho visto in campo. Società? Non posso parlare fino a lunedì (domani, ndr)».

Ore 21.50 – (Gazzetta di Mantova) Mister Luca Prina arriva per ultimo in sala stampa, probabilmente anche per sbollire la rabbia per il ko. «Al momento quello che prevale in me è l’inc… per avere perso una partita in questo modo. Ci siamo fatti gol da soli e già questo è abbastanza, del resto il ripetersi di certi errori è la spia lampante che qualcosa non va bene e deve essere migliorato. Eravamo senza tanti giocatori: fa arrabbiare perché la Maceratese, che lotta per la salvezza come noi, aveva tutti. Ma non può e non deve essere una scusante perché dico da sempre che non dobbiamo piangerci addosso. Però è anche giunto il momento di dire basta a queste situazioni da un punto in cinque partite dove avremmo senz’altro dovuto portare a casa molto di più». Prina adesso volta pagina con decisione: «La prossima settimana voglio che ci mettiamo tutti in discussione ed è il momento di tirare fuori i c… Non mi interessa più la prestazione, non voglio risposte al perché non facciamo punti: voglio solo ed esclusivamente il risultato, il resto non mi interessa. Incontriamo il Bassano che lotta per la serie B? Non voglio sapere nulla, voglio vincere e basta perché sono stanco di uscire cornuto e mazziato». Prina non si sottrae alla risposta pungente sulle dichiarazioni di De Sanctis: «Il mio spogliatoio è sacro – tuona il mister – e finché ci sarò io non permetterò mai a nessuno di infilarsi all’interno per dettare delle regole. Men che meno da parte di gente che parla di calcio senza saperne nulla. Io ho già detto che ho fiducia delle persone con le quali abbiamo costruito questo inizio di stagione. Con loro devo sempre ribadire che non ci è mai mancato nulla, tutto il resto non mi interessa». Chiusura invece sempre sul calcio giocato: «Pensiamo ad affrontare in modo feroce e velenoso questi giorni che precedono la sfida di sabato al Martelli. Abbiamo delle basi solide sulle quali dobbiamo puntellarci per riprendere a fare punti. Anche uno alla volta perché non mi stancherò mai di ripetere che questa è la strada per chi vuole e deve salvarsi».

Ore 21.40 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova a Macerata commette un suicidio-capolavoro e regala agli avversari lo scontro diretto per la salvezza. I biancorossi come sempre si fanno preferire nel possesso palla, ma non riescono a segnare (per la quinta volta in otto partite) se non nella loro porta. È infatti un’autorete di Carini a decidere il match nel finale di primo tempo. Vano poi l’assalto nella ripresa, che produce solo tante mischie e proteste vibranti per un presunto salvataggio di mani sulla linea di porta marchigiana. Il Mantova, privo di Siniscalchi, Bandini, Zammarini, Boniperti e Maccabiti, va in campo con il consueto 3-5-2 e la formazione annunciata, che vede il debutto a metà campo di Sene Pape. La Maceratese propone invece un 4-3-2-1 che diventa spesso un 4-3-1-2 con gli spostamenti del rapidissimo Petrilli. In avvio le squadre appaiono contratte, molto più dei circa trenta tifosi mantovani, che invece partono subito a briglia sciolta e mettono in chiaro le cose con un paio di espliciti cori («non vi vogliamo» e «fuori dal c…») rivolti ai soci romani dell’Acm. Prina dopo pochi minuti nota forse che la Maceratese spinge di più a destra e così inverte le mezze ali, dirottando Salifu da quella parte e Sene Pape dall’altra. I biancorossi appaiono più manovrieri e capaci di tenere a lungo in mano il pallino del gioco, affondando spesso a destra con un Di Santantonio in gran vena. La Maceratese risponde invece con veloci ripartenze. La prima palla gol al 21’ la serve Di Santantonio a Marchi, il quale in area scocca il sinistro che Forte blocca a terra. Due minuti dopo è Tripoli a pescare lo stesso centravanti con un preciso cross, ma la zuccata di Marchi è ancora preda del portiere avversario. È il momento migliore del Mantova, che ci prova ancora con Di Santantonio (murato in area) e al 32’ con Salifu, che alza troppo la mira di testa da ottima posizione. Nel finale di tempo anche la Maceratese ci mette del suo e il match s’infiamma. Al 38’ Colombi sbuca in area su cross di Quadri e devia di piede da due passi proprio fra le braccia di Bonato. Ribaltamento di fronte e punizione dal limite per il Mantova: Tripoli calcia, la barriera devia e la palla si stampa sulla traversa. Neanche il tempo di annotare l’azione e, sempre al 40’, Raggio Garibaldi perde palla avviando il contropiede di Allegretti, che serve in area Colombi. Il centravanti è solo ma calcia su Bonato in uscita. Ma non è finita. Al minuto 42, infatti, succede di tutto: il Mantova sciupa con Tripoli un contropiede in superiorità numerica e sul ribaltamento di fronte la Maceratese segna. Anzi, a dire il vero è Carini che regala l’autogol ai marchigiani, deviando nel sacco involontariamente in scivolata un innocuo cross basso di Broli. Nella ripresa il Mantova parte subito forte e al 4’ reclama invano il rigore per un presunto fallo di mani di un difensore, che respinge sulla linea di porta un colpo di testa di Sene Pape. Poi Prina decide di rischiare e al 10’ butta dentro il rientrante Caridi per Sene Pape, passando al 3-4-3. Ed è proprio il Tano (19’) l’unico biancorosso a tirare in porta, trovando Forte pronto alla presa. Per il resto i biancorossi attaccano ma senza la necessaria cattiveria e non concludono mai in porta, sbattendo contro il muro dei locali, passati nel frattempo al 5-3-2. Fanno eccezione un paio di corner, mal sfruttati da Carini e Salifu. A metà tempo si fa male anche l’arbitro, ma poi la gara riprende dopo 5 minuti di interruzione. Nel finale Prina inserisce anche Ruopolo per Carini, passando al 4-2-4, ma è tutto inutile.

Ore 21.20 – (Alto Adige) La felicità dei canarini volteggia nel pomeriggio autunnale, con una intensità tale da alimentare i cori della tifoseria modenese ubriaca di gioia per la conquista della prima vittoria. Scena rappresentata sul terreno del Braglia, mentre in sala stampa si respira un’aria gravida di grandi disappunti. Il primo espresso direttamente da mister Viali: “abbiamo creato cinque situazioni importanti da rete…ed abbiamo perso con una mezza azione avversaria. La squadra ha fatto la sua partita, costruendo azioni pericolose…forse siamo stati troppo frettolosi negli ultimi quaranta metri. I ragazzi hanno risposto sul campo per come avevamo preparato la partita, fornendo un’ottima prestazione. E’ evidente che ci sarà da vedere qualche errore ma l’approccio alla gara è stato corretto. Nel secondo abbiamo schiacciato l’avversario nella propria metà campo, tanto che il nostro portiere non ha toccato un pallone per tutta la gara. Era difficile far meglio…anche se rimane il fatto che dovevamo concretizzare le situazioni create”. Nonostante il gioco prodotto e le situazioni generate, il verdetto finale ha (ancora una volta) frustrato le aspettative del popolo biancorosso. E’ evidente che, a questo punto, l’analisi del quarto ko debba essere ancor più mirata. “Cosa ci manca? A questo punto posso dire che ci manca la determinazione, perché le partite si determinano negli ultimo trenta metri. Avere la giusta determinazione vuol dire sbagliare poco. Ripeto: i ragazzi hanno fornito una prestazione importante, creando almeno cinque occasioni da rete, bisogna migliorare in fase di conclusione. I sei punti in classifica sono pochi, molto pochi, soprattutto per quello che la squadra ha fatto vedere sul campo. Dobbiamo trovare una soluzione…se nonostante il buon lavoro prodotto il risultato non arriva vuol dire che c’è ancora qualcosa che non va per il verso giusto. Sono convinto che usciremo da questa difficoltà, che è solo legata ai punti, perchè credo molto in questi ragazzi”. I tre punti del Modena sono maturati nell’unica azione sotto porta costruita dagli emiliani, un frame che popolerà il sonno dei difensori biancorossi. “Siamo rimasti sorpresi tutti – ammette Bassoli – e su quella nostra disattenzione Cossentino ha colpito, e neanche troppo bene, la palla che poi ha toccato il palo ed è finita dentro. Un errore che ci è costato caro, perché eravamo riusciti a fare la nostra partita, giocando bene…ma come ci capita spesso non riuscendo a portare a casa ciò che meritiamo. Il Modena ha fatto un tiro in porta ed un gol…la sfortuna non c’entra, non dobbiamo cercare alibi inesistenti. Francamente non ci aspettavamo un inizio così difficile, dobbiamo uscire al più presto da questo momento creando la mentalità vincente. Ognuno di noi deve pensare a ciò che vuole fare d’importante…siamo una squadra forte ma dobbiamo dimostrarlo”. Il soldatino Tait appare il più abbacchiato di tutti e spiega anche il perché: “a me brucia di più non solo per aver preso gol all’ultimo minuto, ma anche perché il gol è arrivato su una mia disattenzione disattenzione perché Cossentino era il mio uomo. E’ meglio accantonare subito ogni delusione e pensare già a lunedì”. Confermato titolare Cia ha ribadito il suo magic moment: “si prestazione positiva ma che è servita a ben poco. Dobbiamo darci una svegliatina tutti quanti, siamo ancora troppo molli. Dobbiamo stare più sul pezzo, anche se li davanti non ci gira tutto per il verso giusto”.

Ore 21.10 – (Alto Adige) I tre punti per la vita finiscono nella saccoccia del Modena. L’Alto Adige paga dazio, per l’ennesima volta, per un errore, una disattenzione (chiamatela come volete) commesso in zona Cesarini, quando già sulla panchina biancorossa aleggiava la mite soddisfazione per il possibile pareggio. Risultato che, parliamoci chiaro, se maturato non avrebbe scandalizzato nessuno, se letto alla luce di quanto esibito in campo dalle due formazioni. Certo si potrebbe dire che l’Alto Adige ci ha provato un tantinello in più a scardinare la maginot modenese, creando qualche azione interessante, opportunità che però soltanto poche volte hanno fatto venire i sudori freddi al portiere avversario. Opportunità a parte, alla fine però il risultato è quello che conta, e questo condanna ancora una volta la compagine altoatesina, vittima, a nostro avviso, non solo dell’errore “sistematico” ma anche dell’ atteggiamento guardingo che ha condizionato il tema offensivo dei biancorossi. Come anticipato alla vigilia, mister Viali rimescola lo scacchiere, proponendo un inedito 4-4-2 con Ciurria e Cia destinati a percuotere le fasce di competenza, assistiti in mediana dalla coppia centrale Furlan-Fink. In attacco il tecnico propone la coppia Sparacello-Gliozzi, destinata nelle intenzioni a scardinare la gabbia dei canarini. Tra le file del Modena da registrare il debutto da titolare dell’altoatesino Laner. L’inizio del match viaggia sulle intenzioni del Modena, al 3’ Tulissi offre la palla buona a Diakitè che però non azzecca il tempo per l’inserimento, lasciando la giusta possibilità al portiere Marcone. Al 6’ Sarzi prova ad allungare le idee biancorosse ma la percussione del terzino produce soltanto un calcio d’angolo. L’Alto Adige prende le misure dell’avversario e pian piano mette il naso fuori dalla propria metà campo ed al 17’, su servizio di Sparacello, Fink prova la conclusione dalla distanza ma la sfera termina a lato. Il primo brivido lo fornisce il Modena quando al 18’ Menarini indirizza su Diakitè, l’ivoriano serve l’accorrente Giorico che lascia partire una rasoiata che sfiora il palo alla sinistra di Marcone. L’Alto Adige risponde immediatamente con la pennellata di Cia, su punizione, sulla quale si avventa Bassoli che di testa spedisce a lato. La ripresa si apre con il possesso palla del Modena, interrotto al 13’ dal contropiede di Sparacello che prova a fiondare tra tre difensori, ma l’idea rimane inespressa. Al 16’ Cia duetta con Gliozzi, per il successivo cross di Sarzi deviato in angolo. Dalla bandierina la palla finisce tra i piedi di Gliozzi che però si fa anticipare. Al 27’ c’è la pima vera occasione. Sparacello s’infila veloce in un corridoio che lo porta sino all’altezza del dischetto del rigore, da qui fa partire un sinistro ad incrociare che però trova l’opposizione del portiere Manfredini, che devia a pugni chiusi. Un minuto dopo Tulissi da l’illusione del gol con un tiro a spiovere che plana sull’esterno della rete. Viali prova a dar maggior fluidità alla manovra offensiva, rilevando Sparacello e gettando nella mischia Spagnoli. Al 35’ Cia fa venire i brividi dal portiere Marchesini, calibrando un tiro a giro che finisce poco sopra la traversa modenese. Entra anche il brasiliano Packer ed al 39’ va a battere una punizione che Marchesini devia sopra la traversa. Il Modena risponde al 42’ con l’acrobazia in area di Cossentino che però finisce fuori dallo specchio. Ai margini dell’inizio del tempo di recupero il Modena sblocca la gara. Sugli sviluppi di azione d’angolo, la palla spiove in area dove c’è lo stacco aereo di Cossentino, il cui colpo di testa aggira ogni ostacolo, rimbalza sul terremo per poi accarezzare la base del palo e finire in fondo al sacco, sotto lo sguardo atterrito di Marcone.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Modena) Quando ad Alberto Cossentino dicono che il gol potrebbe non essere suo per un leggero tocco di Bajner, il difensore ne approfitta subito per elogiare il compagno: «Il gol credo sia mio, ho atteso sino all’ultimo prima di esultare perché il tocco sul palo ha dato imprevidibilità all’azione. Non so se l’abbia toccata Bajner prima che entrasse, quello che è certo è che il gol lo dedico proprio a lui. Ha sofferto tanto in settimana a livello personale, merita questo pensiero; inoltre il suo ingresso è stato molto importante dandoci un punto di riferimento sul quale contare là davanti. La vittoria invece è di tutta la squadra. E’ una rete che ci regala un pizzico di serenità in più, oltre a farci compiere un salto in classifica. Ma non abbiamo fatto ancora nulla è presto per dire che la stagione è girata ma è una piccola gioia per i nostri tifosi: se lo meritavano. Per me questo è l’ottavo gol in carriera, ma quello che tengo più di ogni altra cosa a sottolineare, è la solidità difensiva. Un punto fermo sul quale costruire».

Ore 20.40 – (Gazzetta di Modena) Sono serviti quasi sei mesi prima di poter tornare ad esultare per una vittoria del Modena al “Braglia”: l’ultimo successo dei canarini, infatti, risaliva al 19 aprile, quando una tripletta di Granoche piegava il Perugia, regalando a Cristiano Bergodi la sua unica vittoria dopo il ritorno in panchina per sostituire Crespo. Da quel momento, in due gare del campionato scorso e in quattro di quello attuale, erano arrivati solo quattro pareggi e due sconfitte, prima che Cossentino rompesse l’incantesimo con il gol in extremis che ha consentito al Modena di evitare l’ennesimo 0-0. In tutto l’anno solare, con quello di ieri, sono appena quattro i successi conquistati al “Braglia”. Numeri davvero insufficienti, già pagati con una retrocessione. L’altro dato insufficiente è quello dei gol segnati in questa stagione, appena quattro.di Claudio Romiti w MODENA Una partita da vincere per mille motivi, e il Modena ha centrato l’obiettivo. Alla squadra gialloblù arrivano quindi gli elogi del suo allenatore, che però non ci sta ad attribuire a questa vittoria significati particolari: “Una svolta nel nostro campionato? Non voglio parlare di svolta perché se a Lumezzane dovessimo fare un passo indietro, mi sarei sbilanciato per niente. Il significato di questa vittoria è tutto nei tre punti conquistati, nel valore che ha per il morale dei giocatori e di tutto l’ambiente e per il modo in cui è arrivata. In questa gara si è rivisto il vero spirito del Modena, contro una signora avversaria”. Le statistiche del match dicono che è stato il Sudtirol a fare più gioco e tiri in porta e che il portiere avversario non ha dovuto compiere interventi, come riconosce lo stesso Pavan: “E’ vero, anche se sul piano del gioco il Modena è andato meglio che con il Bassano, con più manovra e meno palloni lunghi. La mia squadra ha però dimostrato più fame, maggiore determinazione. In pratica ha avuto due sole occasioni, quella rovesciata di Cossentino e il gol, ma mi fa molto piacere che la rete sia arrivata su una palla inattiva, perché ci lavoriamo molto e soprattutto nei giorni scorsi mi ero soffermato a curare queste giocate, con alcune sedute anche in sala video. Insomma, una volta tanto siamo riusciti a essere cinici e a sfruttare una delle poche occasioni “. I gialli sono diventati un po’ più pericolosi con l’ingresso di Bajner e Pavan la spiega così: “Era già previsto che Bajner giocasse dall’inizio, anche perché aveva terminato il periodo di preparazione, ma per il grave lutto che lo ha colpito, non è stato possibile. Nella ripresa l’ho mandato in campo ugualmente, perché Diakitè era acciaccato già dalla fine del primo tempo e gli avevo chiesto il sacrificio di iniziare la ripresa, avendo ancora solo due cambi per l’infortunio di Marino. La vittoria è dedicata proprio a Bajner, che alla fine era commosso e a sua volta l’ha dedicata alla mamma”. Un Bajner però non sfruttato per le sue doti nel gioco aereo, come ammette Pavan: “Effettivamente non gli abbiamo fatto i cross di cui ha bisogno, ma ci lavoreremo ancora per rifornirlo meglio. Visto che fatichiamo a fare gol, io continuo a cercare gli assetti migliori, ho provato ad esempio a invertire Tulissi e Schiavi, mentre è difficile prescindere da Ravasi che lavora tantissimo per la squadra”.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Modena) Alberto Cossentino, 28 anni, roccioso difensore di Palermo che assomiglia a Ibra, entra di diritto nella storia del Modena. Per aver segnato un gol pesantissimo al 91′ che interrompe un digiuno di vittorie al Braglia che durava da ben sei mesi. Un gol di testa, tipico da difensore salito su un calcio d’angolo: l’incornata che porta tre punti al quinto tentativo al Braglia nel campionato in corso. E il successo sul Sudtirol porta un sorriso enorme sui volti dei gialli e di Pavan, decisamente più amaro in quello del popolo canarino costretto ad assistere all’ennesimo strazio. Fino al 90′, infatti, Modena-Sudtirol era da consegnare al museo degli orrori alla pari di tante altre prestazioni del Modena di Pavan. Che, salutato da una bordata di fischi all’uscita dal campo nell’intervallo, ha continuato a pasticciare anche nella ripresa trovando la prima occasione vera all’87’ con lo stesso Cossentino. Per il resto nulla, il buio totale contro una formazione, quella di Viali, che aveva gli stessi problemi del Modena ma che era stata decisamente più pericolosa. Ma in un momento in cui il Modena può solo offrire l’agonia del ciclo Caliendo, i tre punti vanno presi e blindati in cassaforte perché rappresentano una boccata di ossigeno vitale per una formazione che stava per essere inghiottita dal fondo della classifica. Non si può cantare gloria di fronte a un successo strappato per i capelli e a una partita indecente, ma speriamo che almeno porti un po’ di autostima in una squadra che non ha gioco e identità e che dovrà soffrire ancora le pene dell’inferno. Speriamo di essere smentiti, ma c’è poca trippa per gatti. Pavan presenta il Modena inizialmente con un 4-3-3 che diventa quasi subito un 4-4-2: Manfredini tra i pali, Accardi, Cossentino, Marino e Minarini nella linea arretrata protetta da Giorico. Laner e Schiavi i due interni. Tulissi e Diakite a supporto di Ravasi schierato come attaccante di riferimento. Pochi minuti e Diakite si alza al fianco di Ravasi, Laner e Giorico si allineano in mezzo e Tulissi e Schiavi si propongono come gli estremi del centrocampo in linea. Viali, che ha la panchina che scotta, sfodera un insolito 4-4-2: Marcone in porta, Tait, Di Nunzio, Bassoli e Sarzi Puttini in difesa; Ciurria, Furlan, Fink e Cia in mezzo e davanti Sparacello a supporto dell’ex Sassuolo Gliozzi. Nel primo tempo non succede praticamente nulla, nonostante i continui scambi di posizione tra Tulissi e Schiavi, fatta eccezione per una clamorosa occasione sprecata da Bassoli in area canarina e l’inserimento di Aldrovandi per Marino che ci lascia un ginocchio. Un tiro di Furlan e due conclusioni di Gliozzi provano i riflessi di Manfredini e accompagnano le due squadre negli spogliatoi. Il popolo del Braglia, ormai sempre meno numeroso, non risparmia il proprio disappunto nei confronti dei gialli. La ripresa inizia proponendo lo stesso squallore calcistico. Il Modena propone solo uno sterile fraseggio e qualche guizzo di Schiavi e Tulissi, ma poca roba. L’atmosfera si scalda quando al 53′ sul terreno di gioco entra Big Bajner, il gigante ungherese del Modena che rileva il fantasma di Diakite. Ravasi non è molto meglio dell’ivoriano. Ovviamente non cambia nulla nel gioco dei gialli che invece di lanciare per Bajner e mandare a rimorchio centrocampisti ed esterni continua a proporre una fitta e insignificante ragnatela di passaggi laterali. Il guardalinee sotto la tribuna si scatena e caccia prima Zucchini e nel finale Pavarese dalla panchina. Sul campo Manfredini deve fare un mezzo miracolo su una botta a bruciapelo di Sparacello. Tulissi replica con un bel tiro da fuori di poco alto, ma all’80’ sono brividi su una conclusione a giro di Cia. Il Modena non ha ancora occasioni all’attivo, ma all’87’ Cossentino si trova una gran palla in mischia a due passi da Marcone: il difensore, però, non ha la freddezza necessaria e gira di prima calciando sopra la traversa. Era comunque in fuorigioco. Il fischio finale si avvicina, un altro squallido pareggio sta per essere spedito agli archivi quando da un angolo di Giorico si alza il pallone decisivo: Cossentino si lancia nella mischia e di testa fa centro scacciando un incubo.

Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana ritrova la vittoria contro la matricola Fano proprio nella sera in cui esordiscono dal primo minuto Trevisan e Otin oltre al debutto del reggiano Panizzi nella ripresa. I primi due hanno raccontato il debutto al termine della gara. «Ho provato sensazioni buone -attacca lo spagnolo- da tanto tempo non partivo all’inizio ed ora farò tesoro di questi 70’ anche per il ritmo nelle gambe che sto ritrovando. Ho saputo che sarei sceso in campo solo poco prima dell’inizio perché il mister non ci dice mai nulla in anticipo per farci allenare forte in settimana e noi cerchiamo di metterlo sempre in difficoltà. Sinceramente qualcosa puoi intuire ma lui è davvero bravo a mascherarlo per tenere tutti sulla corda». Il giovane aragonese è molto chiaro anche sui motivi del suo poco impiego finora. «La colpa è mia -prosegue l’ex Juventus ed Entella- perché sono il secondo più giovane della squadra e dopo l’assist di Bassano mi ero accontentato mentalmente ma ora mi sto impegnando. Sono uscito coi crampi ma ci sta dopo oltre un anno senza giocare titolare. Sto bene fisicamente mentre mi sono piaciuto meno a livello qualitativo perché so giocare con la palla al piede. Buona partita di squadra pur incontrando una formazione chiusa dietro ma lo sapevamo e l’abbiamo preparata in conseguenza poi ogni partita fa storia a se». «Capitano all’esordio perché sono il più vecchio -parte scherzando Trevisan-. Contento per la vittoria della squadra e per aver ritrovato il campo da gennaio, dopo un Avellino-Salernitana. Essendo arrivato a fine mercato e fermato subito da un piccolo incidente, speriamo che la sfortuna sia passata. C’è rammarico per il gol preso in un momento di dieci minuti di difficoltà, ma su quello lavoreremo perché essendo una squadra esperta certi errori non si devono fare. Mi avete visto parlare spesso? Proprio perché con la mia esperienza cerco di tenere l’attenzione e consigliare i compagni». «Dopo due pari questa vittoria ci voleva perché abbiamo ripreso il cammino giusto. A livello personale sono felice per aver retto 90’».

Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) Il tecnico Leonardo Colucci al termine della gara vinta contro il Fano è soddisfatto della prova dei suoi, arrivata dopo un lungo tour di partite. Adesso i giocatori avranno qualche giorno di riposo prima di iniziare a lavorare in vista di Padova. L’importante era solo vincere? «Sì, perché abbiamo cambiato alcuni elementi e sono entrati anche giocatori che avevano giocato meno. Sono contento perché i ragazzi hanno risposto presente». Era preoccupato dopo l’inizio di gara? «Avevo visto un po’ di tensione nei ragazzi in settimana e ho cercato di isolarli. Non era facile oggi». Trevisan titolare con la fascia da capitano? «L’ha fatto in passato ed è un ragazzo carismatico. Il capitano serve a portare il gagliardetto all’avversario poi i gradi bisogna meritarli sul campo». Sta cercando davvero di coinvolgere tutti? «Mi dispiace solo per Lombardo, ma verrà anche il suo momento. Credo che tranne Narduzzo sono scesi tutti in campo e questo è sintomo di un grande gruppo». Se fosse arrivata la vittoria contro il Santarcangelo sareste primi in classifica? «Lasciamo agli altri i proclami e l’asticella alta. Noi dobbiamo creare le fondamenta per il futuro, perché solo così si possono avere delle certezze». Adesso c’è qualche giorno di riposo? «Se lo sono mertitati i ragazzi, perchè a memoria non ricordo nemmeno le formazioni che disputano la Champion’s League giocano quattro partite in dodici giorni. I ragazzi avranno qualche giorno di riposo perché sappiamo quanto questo sia fondamentale». Le è costato lasciare fuori Nolè? «No, perchè lui Falcone e Manconi avevano dei problemi fisici. I ragazzi devono sempre dare il massimo perchè gioca chi la settimana prima ti ha dato una pacca sulla spalla. Se siamo una squadra si vede anche in queste situazioni». Quando vengono sostituiti a lei danno la mano? «Sì, perché se non me la danno sanno che non li faccio nemmeno salire sul pullman».

Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) Servivano i tre punti per rilanciare le ambizioni e soffocare sul nascere i primi malumori e questa volta la Reggiana non ha tradito. Complice una mentalità diversa rispetto alle precedenti gare ma anche a un avversario, il Fano, che è venuto al Città del Tricolore per giocarsela e non per fare le barricate. Il 3-1 di ieri sera proietta la Reggiana a 15 punti, a una lunghezza dalla coppia di testa formata dal Pordenone e dal Gubbio, e consente di lavorare con maggiore tranquillità in vista della trasferta di Padova. Che la squadra di mister Leonardo Colucci fosse scesa in campo per conquistare la vittoria è subito chiaro. Dal primo minuto infatti si vede una buona dose di aggressività, che talvolta sfocia nella foga, ma il messaggio è esplicito: questa volta niente ritmi compassati, niente sterile giro palla nell’attesa dell’occasione buona. La novità della serata è il debutto del difensore Trevisan, ottima prova la sua, e l’impiego dal primo minuto di Lafuente, di cui si erano perse le tracce dopo qualche spezzone di partita. Nel finale debutto stagionale anche per Panizzi. La Reggiana gioca con il cuore, non sempre con lucidità, e dunque non stupisce che il gol arrivi da un’azione personale, non a caso del suo attaccante più prolifico. Al 19’ Manconi approfitta di un errore dei difensori marchigiani, prende palla al limite destro dell’area, taglia dentro e poi dalla sinistra lascia partire un tiro a incrociare che batte Menegatti. La rete dà una svolta alla partita perché fino a quel momento si era visto di più il Fano. Al 24’ Perilli per poco non la fa grossa: si lascia scappare un pallone innocuo sotto le gambe ma poi lo recupera vicino alla linea di porta. Al 31’ Guidone si divora il raddoppio: cross perfetto di Manconi dalla destra, l’attaccante impatta a ridosso dell’area piccola ma la mette fuori. Al 35’ Giron fa partire una sventola da fuori area che il portiere del Fano mette in angolo. E’ il preludio del raddoppio, che arriva al 36’ da un altro calcio d’angolo: Mogos svetta di testa dall’altezza del dischetto di rigore e la mette dentro. Nella ripresa la squadra di Colucci gioca con tranquillità e all’11 arriva anche la rete del 3-0 con un tiro da fuori area di Angiulli che Menegatti devia goffamente in porta. A questo punto si rivede il Fano, che al 40’ trova il gol della bandiera con Gucci di testa. Ma ormai la partita è chiusa. I tifosi della curva sud ieri hanno esposto uno striscione per commemorare l’ex mister granata Giovanni Campari, morto a 89 anni. Un altro striscione invece recitava: “Rispettate la tradizione, il Mirabello è granata”. Il Gruppo Vandelli ha ribadito: “Il Mirabello non si tocca”. Il riferimento è alla Reggiana calcio femminile, ora di fatto Sassuolo, che potrebbe giocare nello storico impianto cittadino.

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Ovvio che dispiace perdere, ma a me la mia squadra è piaciuta anche oggi». Bruno Tedino cerca di trovare elementi positivi anche nella prima sconfitta della stagione. «Non siamo venuti al Mercante a fare barricate – spiega -. Abbiamo giocato a viso aperto contro una squadra forte e muscolare. Anche in doppio svantaggio i ragazzi hanno reagito e sfiorato il gol in almeno tre occasioni». Bruno non parla normalmente degli arbitri. Questa volta stuzzicato non può farne a meno. Anzi la risposta è quasi una liberazione. «Tutti possono sbagliare – dice – anche i direttori di gare. Quello che non dovrebbero fare è irritare i giocatori. Il gol di Pietribiasi? Per me, per chi era in campo e anche per chi era sugli spalti era regolare. Il condor era dietro i difensori. Peccato, perchè era anche un bel gol. Pietribiasi sarà un giocatore molto importante per noi ora che è pronto». La battuta d’arresto lascia il Pordenone in vetta, ma potrebbe avere conseguenze sul piano psicologico. «Non credo – risponde Tedino -. Siamo arrivati dove siamo grazie al nostro lavoro e alla dedizione dei ragazzi. Sappiamo di dover continuare a lavorare e lo faremo sin da lunedì, per preparare la gara con il Santarcangelo». Al Mercante sono stati ben 300 i supporters venuti a sostenere il Pordenone. «Ci dispiace aver perso proprio per loro – abbassa la testa il tecnico -. Si è creata empatia fra squadra e tifosi. Insieme ci rialzeremo».

Ore 19.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Persa l’imbattibilità, non il primato che ora i ramarri condividono a quota 16 con il sorprendente Gubbio (1-0 al Forlì). Dal Mercante il Pordenone torna a mani vuote. È la prima volta nel corso di questa stagione. Resta in testa grazie al 2-2 del pomeriggio fra Venezia e Sambenedettese che lascia i lagunari una lunghezza dietro. Gara inspiegabilmente nervosa nonostante la serenità predicata da Tedino alla vigilia. Evidentemente il ritorno a Bassano di tanti ex (alla fine ben sette) ha influito sull’approccio mentale alla sfida clou dell’ottava giornata. Il tecnico neroverde si aspettava un Bassano d’attacco nella parte iniziale del match. Passata la prima frazione senza danni, si aspettavamo tutti un Pordenone corsaro nella ripresa. Invece i ramarri sono caduti una prima volta al rientro dallo spogliatoio per un gol da fuori area di Minesso. Lo schiaffo, unitamente alla convinzione di aver subito un torto in chiusura del primo tempo per un mani al limite (forse sulla linea) di Barison, ha innervosito Stefani e compagni. Sono nate baruffe che hanno favorito chi era in vantaggio e non voleva perdere tempo. Vana la reazione dei ramarri, anche se con l’ingresso di Pietribiasi e Cattaneo la manovra si è fatta più incisiva. A spegnere ogni speranza di rimonta è arrivato l’eurogol di Fabbro (84’). Tedino conferma l’undici iniziale del match col Venezia. Unica variante: Suciu al posto dell’infortunato Buratto. Due le assenze nella Virtus (Rossi e Stefanin) che D’Angelo schiera con il centrocampo a rombo. La prima vera conclusione (6?) è di Semenzato che prova a ripetere il colpaccio messo a segno col Venezia. La palla questa volta finisce sul fondo. Anche Minesso (10’) e Burrai (12’) provano da fuori area. Attivissimo Minesso ritenta dalla lunga distanza al 25’ (ancora sul fondo) e 3’ dopo scodella un buon pallone per Grandolfo che viene anticipato di testa da Stefani. Ancora Bassano al 30’ quando Laurenti serve in area Grandolfo che si gira e manda la sfera a lambire il legno alla sinistra di Tomei. Interrompe la supremazia giallorossa Martignago con un diagonale (32’) che Bastianoni para. Il portiere giallorosso poi blocca una conclusione di De Agostini (34’). Il Pordenone allungato favorisce il contropiede di Laurenti che serve sulla corsa Grandolfo. Tomei para a terra. In chiusura di prima frazione grandi proteste e accenno di zuffa per un mani di Barison. Minesso e Stefani si beccano il giallo. In avvio di ripresa (49’) il vantaggio di Minesso che salta Semenzato e infila dal limite Tomei. Accusa il Pordenone e stenta a ritrovarsi. Tedino manda dentro Pietribiasi e Cattaneo. Il “condor” gira bene al volo su assist di Berrettoni, ma Bastianoni respinge (67’). Il colpo di grazia arriva all’84’, quando Fabbro arpiona un cross lungo di Falzerano, si accentra e lascia partire un tiro con destinazione il sette alto alla sua destra. Due minuti dopo Pietribiasi va in gol su torre di Arma, ma l’arbitro annulla per un fuorigioco probabilmente inesistente, aumentando la rabbia del condor e di tutta la squadra.

Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) Oltre 170 biglietti acquistati in prevendita per la gradinata ospiti, due pullman, tanti tifosi arrivati con mezzi propri in terra vicentina, molti dei quali sistematisi in tribuna dopo avere acquistato il tagliando al botteghino: magari non sarà stata una vera invasione, ma anche stavolta, come e più della scorsa stagione, i supporter naoniani hanno colorato di neroverde non soltanto gli spalti dello stadio Mercante, ma anche le vie e i locali di Bassano del Grappa, con bar e pizzerie presi d’assalto prima del match. Nonostante il primo freddo pungente di questo autunno, la presenza pordenonese sugli spalti è stata numerosa e calda per tutta la durata della partita: l’ennesimo segnale di un nuovo, importante feeling instaurato con la squadra di Bruno Tedino, ormai diventata parte integrante della città, quando, sino a un paio d’anni fa, era semplicemente una saltuaria occasione di svago. Il richiamo del bel gioco e l’abnegazione di Tedino e dei suoi ragazzi hanno letteralmente contagiato gli sportivi pordenonesi, solitamente un po’ freddini. E ora in città, prima e dopo gli incontri di Lega Pro, le avventure dei “ramarri” sono sempre più al centro delle discussioni. Anche i risultati ovviamente contribuiscono all’idillio e il sogno di conquistare la serie B non è più utopia, ma un disegno reale, che un numero settimanalmente crescente di appassionati considera davvero realizzabile.

Ore 19.00 – (Messaggero Veneto) Deluso, ma soltanto per il risultato. È un Bruno Tedino sereno quello che esce dalla pancia del Mercante, dopo una sconfitta che, a suo dire, non incide in alcun modo sul morale. «La squadra è sempre stata viva – afferma il tecnico –, ha avuto un buon impatto sulla partita, con ottima personalità, contro una squadra molto muscolare, che ci ha messo un po’ in difficoltà con un centrocampo a rombo che ci ha tolto idee in mezzo. Ma a maggior ragione dopo questa gara dico che abbiamo tutte le carte in regola per dire la mostra sino alla fine è disputare un campionato di alto livello. Non abbiamo fatto una prestazione difensiva, anzi siamo stati sempre propositivi contro un avversario molto forte, che non a caso sta ai vertici da anni. Nel primo tempo abbiamo sbagliato qualche appoggio di troppo, in realtà abbiamo fatto meglio dopo avere incassato la rete dell’1-0. La sconfitta, secondo me, ci ha insegnato molto». Per un attimo Tedino si sofferma sul gol annullato a Pietribiasi. «Il guardalinee – dice – ha alzato la bandierina clamorosamente in ritardo, a me pareva regolare il gol, noi stavamo già festeggiando l’1-2 e ci stavamo preparando a fare gli ultimi minuti col coltello tra i denti e il loro difensore era arrabbiato per un errore di valutazione. Invece il gol è stato annullato. Non amo parlare degli arbitri, ma stavolta sulla direzione di gara ci sarebbe da scrivere un poema. Comunque guardiamo oltre, pensiamo alla prestazione e alla personalità dimostrata. Ora cercheremo di migliorare il migliorabile, ma a me la squadra è piaciuta molto, la partita è stata sempre in bilico nonostante il risultato pesante, che è l’unica cosa negativa per quanto ci riguarda. Ai ragazzi non posso dire niente. Siamo rammaricati, ma sulla strada giusta». Due parole infine sui tifosi, ancora una volta encomiabili. «Dispiace soprattutto per loro – ammette Tedino –, ormai si è consolidato il rapporto tra supporter e squadra. Ci tenevamo a fare bella figura soprattutto per loro, è andata male, ma abbiamo la coscienza a posto». Comprensibilmenti soddisfatti sul fronte Bassano il patron Renzo Rosso e il tecnico Luca D’Angelo. «Vittoria credo meritata – analizza il trainer –, contro una squadra molto forte, che si è resa poche volte pericolosa nonostante un notevole potenziale offensivo. Bella prova corale, che ci dà grande fiducia per il futuro».

Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) Mercante stregato. Terza trasferta a Bassano nelle ultime tre stagioni e terza sconfitta per i “ramarri”, la prima di questa annata lontano dal Bottecchia. Un passo indietro rispetto alla bella vittoria col Venezia, ma che non costa il primato ai neroverdi, raggiunti dal Gubbio in vetta alla classifica, senza contare però che Sambenedettese e Feralpisalò, staccate rispettivamente di due e tre lunghezze, hanno disputato una partita in meno (giocheranno i primi domani a Parma e i secondi martedì in casa col Padova). Ai piedi del Grappa il Pordenone parte aggressivo come sempre, Tedino opta per il 4-3-3 e già al 2’ gli ospiti si fanno vedere dalle parti di Bastianoni con una bella combinazione Berrettoni-Misuraca e tiro di quest’ultimo rimpallato da un difensore. Ma il Bassano pian piano alza il ritmo, conquistando il pallino del gioco e impensierendo a più riprese la retroguardia ospite. Al 12’ Burrai ci prova dalla distanza, la rasoiata è potente e il rimbalzo a pochi metri dalla porta per poco non tradisce Bastianoni. Il Pordenone soffre, ma sembra reggere l’urto bassanese, grazie anche all’incessante sostegno dei propri tifosi. Se i padroni di casa spingono, il Pordenone si affida al suo proverbiale palleggio di qualità, come al 26’, quando Arma recupera un pallone e scambia di prima con Berrettoni per poi tentare la conclusione dai 25 metri, alta di poco. Al 28’ Minesso innesca Grandolfo, anticipato provvidenzialmente da capitan Stefani, due minuti più tardi Laurenti con un bel rasoterra dal limite sfiora il palo alla sinistra di Tomei. Al 32’ rispondono i neroverdi col mancino di Martignago, para Bastianoni. Il portiere di casa si ripete poco dopo, intervenendo con prontezza su un insidioso tiro-cross di De Agostini. La prima frazione si chiude con un piccolo giallo: stoppata probabilmente con un braccio un’azione pericolosa del Pordenone, l’arbitro lascia correre e sul prosieguo si accende un parapiglia al termine del quale vengono ammoniti Stefani e Minesso. La ripresa si apre al 1’ con una botta di Laurenti, che Tomei devia in corner. È il preludio al gol del vantaggio bassanese, firmato dall’ottimo Minesso con una staffilata dai 20 metri, dopo un’incertezza in copertura da parte della difesa neroverde. Il potente diagonale rimbalza davanti a Tomei e lo sorprende, insaccandosi all’angolino. Bassano che va vicino al raddoppio al 13’ quando Ingegneri perde l’attimo sulla fuga del friulano Fabbro, il quale tutto solo si allarga troppo e alla fine spara alle stelle. E sempre Ingegneri poco dopo rischia il rosso spintonando a gioco fermo lo stesso Fabbro: per lui soltanto un’ammonizione. Il Pordenone fatica a scuotersi, i giallorossi sembrano avere più birra in corpo. Tedino prova a inserire l’ennesimo ex, Pietribiasi, al posto di Martignago, per dare più peso all’attacco. Ed è proprio sul suo destro che immediatamente capita l’occasione più ghiotta per il pareggio: lancio in profondità al 22’ di Berrettoni, girata ravvicinata del numero 23 e miracolo di Bastianoni in corner. Il Pordenone si getta a capofitto nella metà campo avversaria, ma non riesce a trovare gli spazi giusti e si scopre fatalmente al contropiede del Bassano, che al 39’ trova il raddoppio con lo scatenato Fabbro, che elude la marcatura di Stefani, lo aggira e con un un destro violento fulmina Tomei. Poco dopo va in gol Pietribiasi sfruttando una sponda di Arma, ma l’arbitro annulla per fuorigioco. Pordenone un po’ sottotono, non ridimensionato. Nulla di compromesso, ma ora in vetta è bagarre.

Ore 18.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Notte da leoni per il Bassano che si aggiudica per 2-0 il big match dell’ottava giornata di Lega Pro. Il menù del girone B prevedeva ieri sera al Mercante la sfida tra il Bassano (quarto) e il Pordenone, capolista del torneo che una settimana fa aveva battuto il Venezia, favorita numero uno per la promozione. La formazione di D’Angelo ha saputo giocare una partita aggressiva, dominando per tutto il primo tempo e capitalizzando le tante occasioni create grazie a un’invenzione di Minesso a inizio ripresa e a una rete di Fabbro nel finale. I «ramarri» vengono raggiunti in vetta dal Gubbio, il Bassano si assesta al terzo posto. Alla lettura delle formazioni qualche sorpresa rispetto alle indiscrezioni della vigilia: D’Angelo sceglie Falzerano a centrocampo e in attacco Fabbro e Grandolfo. La squadra si dispone a rombo nella parte nevralgica del campo con Minesso e Laruenti a illuminare la manovra. L’atteggiamento spregiudicato in avvio di match porta a diverse situazioni offensive di marca giallorossa, che trovano sempre pronta l’attenta difesa della capolista. Sulla sponda friulana è subito l’ex Semenzato a lambire il palo difeso da Bastianoni e poco più tardi Burrai obbliga l’estremo difensore a salvarsi in calcio d’angolo. Le squadre non si guardano in faccia, giocano in maniera spregiudicata, tendono ad allungarsi e mancano spesso l’ultimo passaggio. Il Bassano per sfondare tenta le sortite dalla distanza con un Minesso particolarmente ispirato e che almeno in tre occasioni sfiora il palo con missili dal limite. Nel complesso i padroni di casa giocano un gran primo tempo e alla mezzora mancano il vantaggio con una girata dal limite di Grandolfo. Nell’ultima parte di frazione è la capolista a presentarsi due volte nell’area giallorossa, ma la retroguardia vicentina è sempre attenta. Prima dell’intervallo gli animi si surriscaldano con una rissa a centrocampo per un rigore non dato ai friulani dopo un ipotetico tocco di mano di Barison che obbliga l’arbitro a fare gli straordinari per sedare gli animi. In settimana mister D’Angelo aveva tirato le orecchie ai suoi per i pochi tiri dalla distanza visti a Modena. Ieri sera il Bassano ci ha provato da ogni posizione. E proprio da un’invenzione di Minesso da venticinque metri a inizio ripresa la gara si sblocca. Al 4’ il centrocampista punisce Tomei con un sinistro velenoso che si insacca all’angolino facendo esplodere il velodromo. Tedino manda in campo Pietribiasi e il condor, venerato da queste parti, rischia subito il pareggio. Il Bassano fatica a tenere il pallino del gioco e deve soffrire fino all’invenzione di Fabbro che chiude i giochi. Al 39’ il baby attaccante raccoglie un lancio, si accentra dalla sinistra e mette in gol sotto l’incrocio. Prima del triplice fischio ancora un sussulto con una rete annullata a Pietribiasi per fuorigioco, poi al Mercante esplode la festa.

Ore 18.20 – (Giornale di Vicenza) Troppo semplice scrivere Bassano a volo d’angelo. Ma anche tremendamente vero. Perchè lo skipper Luca la partita la vince soprattutto alla lavagna, introducendo cioè – prima assoluta – la figura del trequartista che si spartiscono ora Laurenti e ora Minesso, a galleggiare tra le linee e a incasinare per benino i collaudatissimi meccanismi della capolista. «E’ una soluzione che avevamo pensato in settimana – conferma il trainer – il quale preferisce però soffermarsi sulla prova del collettivo piuttosto che sugli aspetti tattici – . Sì, mi sono piaciuti tutti per dedizione e applicazione hanno interpretato la gara con grande intensità e tutto sommato, sino all’occasione di Pietribiasi il Pordenone non si era mai reso pericoloso. Solo sul nostro 2-0 ha minacciato per davvero. Da parte nostra volevamo una reazione dopo il secondo tempo negativo di Modena e ci siamo riusciti. Il nostro sistema di gioco contempla tanto possesso palla, un indirizzo che può essere gradito oppure no ma che se espresso con efficacia poi produce frutti». D’Angelo come suo solito resta tra le righe, evita accuratamente di gonfiare il petto, non è nelle sue corde, ma si intuisce lontano un chilometro che è un uomo felice. Tanto da lasciarsi scappare una dedica. «Fatemi elogiare tutti quanti ma in particolare Minesso: Mattia, al di là del gol è stato straordinario per come si è calato nella parte tattica che gli avevo richiesto». Lui e Laurenti da suggeritori intercambiabili che svariavano al centro come sulle corsie laterali hanno finito con l’inquinare l’impianto neroverde sino a mandarlo irrimediabilmente in tilt. Eppoi c’è una considerazione che riempie di gioia il precettore pescarese: la sua squadra da tre partite non becca gol, un dato eloquente che non si spiega solamente con l’auspicata crescita di rendimento di Bastianoni, un portiere che a pieno regime è da piano di sopra e non quello pallido visto sino al mese scorso. Bensì è una progressione certificata dall’intero pack difensivo e dall’atteggiamento di gruppo. E D’Angelo, cultore della tattica ma anche della cura in retrovia non può che apprezzare. «La verità è che abbiamo lavorato benissimo su entrambe le fasi – sottolinea – ma ora non badiamo alla classifica e per favore pensiamo sabato a Mantova. Ci sarà da sudare». Lì a fianco Mattia Minesso si gode la sua magica estate in archivio con 4 reti a referto tutte in campionato, già meglio del bottino globale (3 bersagli) della scorsa annata a Cittadella. «Il 4-3-1-2 lo avevamo preparato con attenzione in allenamento anche se il nostro modulo canonico resta il 4-4-2 – racconta – quanto al mio 1-0 l’allenatore mi invita spesso a tirare da fuori. Beh, io eseguo. Volevamo arrestare la corsa del Pordenone e riproporci con autorità. Però guardiamo subito alla prossima che è meglio».Telegramma di Michael Fabbro: «E’ il gol più bello e importante della mia carriera da professionista», comunica. Timbro pesantissimo. Marchio d’autore.

Ore 18.10 – (Giornale di Vicenza) Come avevamo scritto ieri? 2-0 e tutti a casa alè. Ecco, finisce esattamente così poichè Bassano nelle serate di luna felice è squadrone acclarato e conclamato che non dà spago a chicchessìa. Avesse anche continuità sarebbe da delirio ma questa è un’altra storia. Intanto fa la pelle alla capolista e va a fiatarle sul coppino.Si comincia e D’Angelo prova subito a mutare faccia ai suoi. Cambio di sistema con inedito 4-3-1-2 e la novità di Laurenti a galleggiare tra le linee pronto a smazzare assistenze a ad accendere gli avanti e il tandem di tiratori scelti Grandolfo/Fabbro. La partenza di Bassano in uscita dai blocchi è lanciata: Fabbro in avvio procede da tarantolato e già al 10′ una rasoiata di Minesso accarezza il palo. Pordenone non fa mica flanella e già il giro di lancette successivo Burrai tenta la fucilata che Bastianoni smanaccia in angolo. E’ un botta e risposta continuo visto che al minuto 14 ci riprova l’immancabile Minesso e Tomei abbranca comodo. Poi Grandolfo sfiora di un niente l’inzuccata del teorico 1-0 su pennellata ancora del Mattia ex Citta, mentre 120 secondi più tardi è Tomei a stornare in uscita col pugno provvidenziale la capocciata del barese e scongiurare il probabilissimo 1-0.Stefani sventa da drittone della retroguardia le volèe del vantaggio dell’indomito Grandolfo (28′) e alla mezzora il centravanti pugliese si mette in proprio, gira in area da centrattacco di razza e la sfera scivola sul fondo di una manciata di centimetri con Tomei battuto. Pordenone esce dal guscio e sul rasoterra teso scodellato in area da De Agostini (35′), Bastianoni anticipa col guantone salvifico la correzione sottomisura di Arma. Prima del thè rigorosamente caldo, c’è un po’ di scompiglio in campo: su un presunto tocco di mano in area di Barison si scaldano gli animi s’alza qualche nuvola d’ira e ne fanno le spese Minesso e Stefani ammoniti da Mancini per calmare l’ambiente. E in pieno recupero, Tomei è sveglio e lesto sulla sassata di Laurenti, smorzata in angolo. Ma quando si riattacca, nel lato B, Bassano ha sempre l’argento vivo addosso e più di tutti l’irrefrenabile e inarrestabile Minesso che all’alba della ripresa, sradica sfera sulla trequarti a un avversario, galoppa eppoi dalla lunga esplode un mancino mortifero che si incastra nell’angolo dove Tomei non può arrivare inchiodando l’1-0 quasi in carta carbone del sigillo timbrato con la Reggiana all’esordio, soltanto scoccato nell’altra porta. Pordenone viaggia a nervi scoperti, Martignago spintona un raccattapalle per velocizzare la rimessa in gioco, mentre negli spazi il Soccer Team dà l’impressione di poter avvelenare i ramarri. Il clima si fa incandescente, fioccano le ammonizioni, ogni contatto scatena un principio di rissa. Quindi Tedino butta nel mucchio l’ex Pietribiasi e sull’asse dell’amarcord Berrettoni-Pietribiasi (22′), la conclusione al volo del Condor pare implacabile e invece Bastianoni monda in una volta sola tutti i peccati commessi fin qui con una paratona da cinema. Peraltro Bassano non traccheggia affatto: missile dalla distanza di Laurenti che Tomei addomestica in qualche modo (24′). In pista ci va pure Cattaneo e i furlani varano la trazione anteriore con tridente effettivo e il Berre alle spalle a ispirare. Qui naturalmente il Pordenone produce il suo supermassimo alla ricerca del taumaturgico pari e invece dopo un erroraccio di Rantier che in controtempo si impappina ciccando sul più bello e facendo una telefonata urbana a Tomei, Bassano fa festa un’altra volta: corre il 38′, Falzerano fa spiovere un traversone, Fabbro artiglia sfera da giocoliere, eppoi, si beve il controllore diretto e ammolla una sberla nel sacco che non dà scampo a Tomei e incendia il vecchio velodromo. Obiettivamente non ci sono più canditi, anche se al minuto 41 viene annullato il gol dell’ex a Pietribiasi (offside tanto ma tanto sospetto) che avrebbe potuto riaprire poderosamente la contesa. Poco male, Bassano nelle serate di gala indossa lo smoking e sa essere cosi magnetico e seducente quando vuole che diventa irresistibilmente rapinoso.

Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Non so se diamo fastidio a qualcuno o se siamo diventati scomodi, ma con Parma e Venezia siamo stati vittima di episodi che fanno pensare a un campionato già assegnato». È una furia in sala stampa Franco Fedeli, presidente di una Sambenedettese al secondo 2-2 esterno di fila contro le principali candidate per la promozione in serie B. «Gli errori fanno parte del gioco? La buona-fede sta in chiesa, quelli subiti al Tardini e al Penzo sono errori che si vogliono fare e che ci hanno tolto 4 punti. Abbiamo subito altri due rigori e il 2-2 di Bentivoglio fatto con la mano fa male al calcio. Nonostante questo potevamo comunque vincere 3-2». A rincarare la dose è il dg marchigiano Andrea Gianni. «Ringrazio il presidente Tacopina che ci consiglia di non protestare. Noi però protesteremo eccome in tutte le sedi che riterremo opportune». Da parte sua il tecnico Ottavio Palladini prova a gettare acqua sul fuoco. «Mi dicono che il 2-2 è arrivato con la mano ma non voglio commentare, nemmeno i rigori fischiatici contro, con il secondo che ha riaperto la partita. Dico solo che una volta raggiunti abbiamo avuto altre 3-4 palle per vincere 3-2. Il primo tempo è stato equilibrato, nella ripresa abbiamo fatto due gol e poi era inevitabile che il Venezia reagisse. In ogni caso stiamo continuando a far bene».

Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Un Joe Tacopina così scuro in volto non si era mai visto, e la prima volta è arrivata nel match che è coinciso con il suo primo compleanno da patron del Venezia. A farlo sbottare non il rocambolesco 2-2, bensì le accuse (riferitegli) mosse «urbi et orbi» dal presidente della Sambenedettese. «È semplicemente ridicolo polemizzare sugli arbitri, ma soprattutto è inutile – la replica a muso di Tacopina al «collega» (nemmeno incrociato in sala stampa) Franco Fedeli – perché tutti altrimenti dopo ogni partita possiamo attaccarci agli episodi, che invece fanno semplicemente parte del calcio e come tali vanno accettati punto e basta. I due rigori? È la prima volta dall’inizio del campionato che ce ne è stato fischiato uno a favore. La verità è che avremmo potuto vincere 6-2». Il numero uno arancioneroverde non prende granché bene nemmeno le osservazioni dei cronisti marchigiani sulla mancata superiorità di un Venezia «di classe» rispetto a una Samb «tutta agonismo». «Questa è stata solo una partita, se la rigiochiamo portiamo a casa i tre punti nove volte su dieci e senza discussioni – la sua sicurezza -. Lo dico anche se il primo tempo non abbiamo fatto bene e non so perché. C’è stato bisogno di andare sotto di due gol per vedere un grande Venezia negli ultimi 20′: quella è la squadra che vorrei vedere sempre e che potrebbe consentirci di fare bene, fermo restando che proprio per gli episodi non è possibile vincere sempre». Di sicuro gli arancioneroverdi devono ringraziare un Facchin protagonista di varie parate determinanti. «Vero, però io ribadisco che il Venezia degli ultimi 20’ha mostrato tutte quante le sue potenzialità. Mi dispiace non aver visto prima la stessa squadra, andare sotto di due gol può costare carissimo, invece raddrizzarla con quella forza mi lascia sensazioni estremamente positive». Stavolta a segnare sono stati due centrocampisti, Pederzoli e Bentivoglio, mentre gli attaccanti continuano a non trovare la via del gol. «Non sono preoccupato, abbiamo perso a Pordenone e pareggiato con la Sambenedettese ma siamo sempre vicino alla vetta. È ancora prestissimo, certo vorrei sempre i tre punti, però continuiamo a mostrare un ottimo calcio».

Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) È un dribbling secco quello che Pippo Inzaghi effettua nel dopo partita lasciando ai presidenti discussioni e polemiche. «Episodi, lamentele, io parlo solo della partita e dico che con quattro pali e un rigore sbagliato avremmo dovuto vincere e chiuderla prima pur contro un’avversaria che merita la classifica che ha e l’ha confermato – il rammarico del tecnico arancioneroverde -. Il primo tempo? È stato discreto, ci sono state buone cose, abbiamo colpito un palo e preso la traversa con Ferrari su rigore. Peccato, non ne aveva sbagliato uno in carriera ma è successo, pazienza. Peraltro non abbiamo concesso nemmeno un tiro». Inzaghi mastica amaro per il gol del vantaggio ospite a inizio ripresa. «Purtroppo abbiamo perso una palla banale, in pratica ce lo siamo fatti da soli. Poi è arrivato quasi subito il 2-0 e a quel punto siamo stati davvero bravi a reagire, riprendendo un pareggio e rischiando in seguito di segnare anche il 3-2. Peccato per il palo interno di Moreo, una grossa mano ce l’hanno data Tortori e Geijo che hanno avuto un bell’impatto. Ciò conferma che forse ci saranno pure squadre più forti di noi, ma il Venezia ha tantissima scelta e io sono contento dei miei ragazzi e di come si stanno comportando». Sulle parate salva risultati di Facchin il mister lagunare non si scompone. «Bravo in 2-3 occasioni nel finale, prima però, ripeto, non avevamo concesso tiri in porta. Con quattro attaccanti in campo ci sta concedere qualche contropiede, più che altri dispiace aver sprecato tante occasioni perché segnandole tutte avremmo potuto vincere 6-2 – Inzaghi è perfettamente in linea con Tacopina -. Peccato aver dovuto prendere quei due ceffoni prima di iniziare a fare grandi cose». Dopo il fischio finale Inzaghi sul prato del Penzo si è beccato con l’allenatore avversario Palladini, arrabbiato con l’arbitro per il 2-2 di Bentivoglio a detta dei rossoblù viziato da una decisiva spinta di mano. «No, nessun battibecco, con Palladini siamo amici e gli ho solo detto che non sembrava il caso di protestare così animatamente. Pensiamo subito al Teramo, con il grande dispiacere per l’infortunio al perone di Fabiano proprio quando stava per rientrare. Ma tornerà più forte di prima».

Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Tre pali, un rigore sbagliato (centrata la traversa), uno segnato e un gol forse realizzato con l’aiutino della mano: il tutto per riuscire a riprendere una partita che dopo 9’ della ripresa era sullo 0-2. Il Venezia regala tantissime emozioni al Penzo pareggiando in rimonta una partita importantissima contro la Sambenedettese, a pieno titolo avversaria diretta nell’inseguimento alla serie B. Non riesce alla formazione di Pippo Inzaghi di riscattare pienamente lo stop di Pordenone e può addirittura dirsi soddisfatta di aver riacciuffato il match. Ma c’è da dire che anche dopo il doppio svantaggio i lagunari non hanno mai smesso di credere nella possibilità di riaprire il match, nonostante il no detto dai legni in quattro occasioni che faceva apparire il match come un po’ “stregato”. E anche dopo il pareggio la pressione non è diminuita, concedendo però anche qualche spazio di troppo agli avversari. La gara non è esaltante come ritmo in una prima frazione che vede il Venezia (privo di Domizzi, Fabiano e all’ultimo anche di Malomo) manovrare bene ma senza grande incisività, la sfodera solamente nei cinque minuti finali della frazione: evidentemente la carenza di un vero realizzatore inizia a pesare non poco in una squadra che di gioco ne costruisce in buona quantità. La Sambenedettese (senza Radi e Lulli squalificati) appare briosa e determinata, sin troppo decisa in qualche intervento e dimostra grande propensione offensiva ma anche capacità di controllare le avanzate avversarie senza affanno: con quella di ieri è arrivata a 26 gare in trasfesta senza sconfitte, dal febbraio 2015. È a inizio ripresa – dopo che sul finire del primo tempo Ferrari ha sbagliato un rigore che ha conteso a Pederzoli – che la partita s’impenna. Grazie agli ospiti che vanno in gol in una manciata di secondi: 48 per l’esattezza. Poi nell’arco di otto minuti c’è il raddoppio. Venezia al tappeto? No, anche se fatica a trovare spazio visto che gli avversari arretrano un po’ a difesa del doppio vantaggio. A testimonianza di ciò ci sono altri due pali – dopo quello del primo tempo – colpiti dalle conclusioni lagunari. A questo punto l’innesto di Geijo dona un tocco di brio all’offensiva: imbecca bene i compagni, ci prova direttamente e si procura poi il rigore che Pederzoli non sbaglia. La reazione lagunare diventa allora più veemente e la ricerca del pareggio si intensifica ancor più. Un inseguimento premiato da un “prodezza” di Bentivoglio che sembra aiutarsi con la mano per garantirsi la rete. Un’altra gara ripresa dal Venezia – come successe a Parma dove però arrivò il successo – dopo essere andato sotto: una dimostrazione del grande carattere, della versatilità e compattezza del gruppo. Tutte qualità che hanno consentito di sopperire alla limitata concretezza offensiva degli avanti. La cronaca. 1’ Moreo in area impegna Pegorin di testa. 10’ Mancuso dalla destra costringe Facchin a un intervento di pugno a terra. 34’ Ferrari dal limite scocca un bolide sul quale si tuffa Pegorin deviando sul palo con palla poi in angolo. 39’ scambio Sorrentino-Mancuso con tiro dal limite di destra che Facchin alza. 41’ Marsura insiste sul fondo di sinistra e viene atterrato da Mancuso. 42’ Ferrari sottrae a Pederzoli l’incarico per il rigore ma dopo una rincorsa a singhiozzo centra la parte bassa della traversa con palla nuovamente in campo. Ripresa. 48″ Tortolano dalla sinistra mette al centro una palla per la testa di Sabatino salito indisturbato e che brucia Cernuto insaccando lo 0-1. 5’ Bentivoglio dalla sinistra serve Moreo a destra che centra il palo. 9’ Tortolano entra in area dalla sinistra saltando due avversari e superando Facchin con una sorte di pallonetto “impennato” da una fortuita deviazione di Cernuto: 0-2. 20’ cross di Geijo dalla destra per Tortori che in area fa volare Pegorin. 25’ angolo dalla destra di Pederzoli per la testa di Modolo sul lato opposto che centra il terzo palo del match. 27’ Ferrari in area di destra spreca a tu per tu con Pegorin. 31’ Geijo è in area all’altezza del palo di destra spalle alla porta e nel confronto con la coppia Sorrentino-Berardocco cade a terra: rigore. 32’ ci pensa Pederzoli – anche lui con una rincorsa ricercata – a spiazzare Pegorin per l’1-2. 33’ Candellori sul fondo di sinistra insiste su una palla che rimette indietro per Sorrentino che calcia un rasoterra ravvicinato sul quale Facchin ci mette il piede. 34’ punzione di Berardocco dal limite di destra che costringe Facchin all’acrobazia. 36’ Ferrari in area dalla destra conclude su Pegorin che devia sul palo opposto dove è appostato Bentivoglio che la mette dentro, forse aiutandosi con la mano: 2-2. 40’ Sorrentino dall’area conclude su Facchin. 43’ testa di Geijo in area che Pegorin controlla. 52’ Damonte per Macaluso che dall’area costringe Facchin a superarsi. In settimana c’è il recupero di Sambenedettese-Padova che potrebbe marcare ancor di più la classifica mentre sabato nuovo appuntamento interno per i lagunari – sempre alle 16.30 – con ospite il Teramo.

Ore 17.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Ci siamo complicati la vita. Quando prendi un palo e sbagli un rigore senza rischiare nulla, poi la paghi cara. Il calcio è così». Pippo Inzaghi la prende con filosofia: «La Samb è andata in vantaggio per un nostro errore, poi ha raddoppiato e in quel frangente reagire non era facile. Alla fine siamo riusciti a pareggiare e potevamo vincerla. Ma potevamo anche perderla, quando ci siamo sbilanciati con quattro punte». La reazione è frutto dell’uno-due subito dagli arancioneroverdi: «Quando prende dei ceffoni, la squadra si sveglia e fa grandi cose. Dobbiamo migliorare in questo». Concetto ribadito anche dal presidente Joe Tacopina: «Siamo dovuti finire sotto 2-0 per iniziare a giocare. Quando però giochiamo al massimo, non c’è storia». Infermeria: Malomo ha dato forfait per una distorsione, Fabiano si è fatto male venerdì: «Ci dispiace – commenta Inzaghi – perché Fabiano era in forma strepitosa. Ha preso una botta fortuita, sembra ci sia una piccola infiltrazione al perone. Siamo comunque sicuri che ritornerà più forte di prima».

Ore 17.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Brividi al Penzo e non solo di freddo, perché il Venezia rischia di capitolare contro una Sambenedettese compatta e concreta, che conferma di meritare in pieno i piani alti della classifica. Gli arancioneroverdi sbagliano un rigore, finiscono sotto di due gol, colpiscono pali e traverse, ma poi si riscattano e mostrando un carattere mai domo acciuffano quanto meno il pareggio. Provvidenziale il cambio di modulo e l’innesto di Geijo, dopo che nella prima parte del match la coppia Moreo-Ferrari lascia un po’ a desiderare. In difesa manca capitan Domizzi e il sostituto è Cernuto, dopo il forfait dell’ultimo minuto di Malomo causa infortunio. Le due squadre si affrontano a viso aperto nei primi venti minuti, i cambiamenti di fronte sono repentini ma non succede niente. La prima emozione è al 22’, quando Moreo entra in area e, chiuso da due difensori, cade senza però impietosire l’arbitro. La Samb si rende pericolosa al 32’ con il tiro da fuori di Tortolano, stoppato da Modolo che oggi indossa la fascia di capitano. La prima occasionissima del match per gli arancioneroverdi è al 34’ quando Pederzoli serve Ferrari che carica il destro dal limite dell’area, ma ci mette lo zampino Pegorin, deviando sul palo. Dall’altra parte Mancuso spara un gran destro, che però non sorprende Facchin. Ma è proprio il bomber della Samb a provocare il primo rigore in favore del Venezia: suo infatti l’intervento falloso, al 41’, su Marsura bravo a portarsi sul fondo e a entrare in area. Il contatto è netto e sul dischetto si presenta Ferrari: un’esitazione di troppo e il tiro viene sparato alto, stampandosi sulla traversa. La delusione del Penzo è palpabile, la Samb riprende coraggio chiudendo il primo tempo all’attacco. E si riprende da qui, con la squadra ospite che si porta in vantaggio al primo minuto. Un brutto rinvio di Facchin favorisce Tortolano che serve Sabatino e il suo colpo di testa sorprende il portiere arancioneroverde. Il Venezia risponde con l’ennesima azione sfortunata: è Moreo a girarla morbida di testa, ma la difesa e il palo gli negano il gol. E invece arriva il raddoppio dei marchigiani, con Tortolano che supera Baldanzeddu, complice un rimpallo favorevole, e spara sul secondo palo: diagonale imprendibile, 0-2. Il Venezia è in ginocchio, mister Inzaghi dà una sferzata inserendo Tortori e Geijo a rimpolpare l’attacco. E le occasioni non mancano, anche se la porta sembra stregata. Al 22’ Modolo di testa colpisce la traversa (era però in fuorigioco), poi ci provano Geijo e Modolo, ma ancora ci si mette di mezzo il palo. Alla mezz’ora il rigore della svolta, per una trattenuta in area su Geijo durante un calcio d’angolo. Stavolta è Pederzoli a prendersi la responsabilità e anche se il suo tiro è centrale, la palla si infila sotto le braccia di Pegorin. Dall’altra parte, Facchin chiude la saracinesca con un paio di interventi miracolosi e adesso si cerca di raddrizzare definitivamente il match. Ci pensa Bentivoglio al 34’ a sfruttare il rimpallo sul cross di Ferrari e ad infilarla in rete. Si prova anche a vincere con Geijo che colpisce di testa davanti a Pegorin, ma troppo centralmente e nel finale Facchin salva il risultato su Sabatino. Game over.

Ore 16.50 – (La Nuova Venezia) Davide Facchin in versione Superman. Se a Pordenone aveva rimediato alla grande alla papera sul gol vittoria dei friulani, con la Sambendettese ha evitato guai peggiori, dimostrandosi il miglior portiere della categoria con almeno cinque interventi da circoletto rosso. «La parata più importante è arrivata dopo la rete di Pederzoli» spiega «perché se fossero andati sull’1-3 sarebbe finita. A inizio gara non avrei firmato per il pareggio ma abbiamo dimostrato di essere una squadra forte, in grado di giocarsi i primi posti». Sulle polemiche post Sambenedettese, Facchin fa i complimenti agli avversari. «I marchigiani ci hanno messo in difficoltà e hanno dimostrato di essere un’ottima squadra» continua il portiere «ma dopo un rigore sbagliato, quattro pali nostri di cosa parliamo? Dell’arbitro? È una follia». Il rigore fallito da Nicola Ferrari ha cambiato le sorti della gara: l’avesse trasformato, forse ora si parlerebbe di un’altra partita. «Ne ho tirati tanti» dice l’attaccante «e stavolta ho sbagliato, questione di centimetri. Abbiamo avuto tante occasioni, in altre partite ne costruite di meno e dobbiamo essere più cinici. Per quanto mi riguarda, vedo il bicchiere mezzo pieno, errore dal dischetto a parte. Al quarto d’ora del secondo tempo eravamo sotto 0-2, un’altra squadra si sarebbe sciolta, noi no». Alex Pederzoli è stato protagonista di entrambi i rigori: il primo sembrava dovesse batterlo ma poi si è preso la responsabilità Ferrari, il secondo ha aperto la strada della rimonta. «Toccava a me o a lui (Ferrari ndr) ma non c’è alcun problema» sintetizza «ma dobbiamo essere contenti di queste prime otto gare; siamo una squadra nuova ma abbiamo un gioco e siamo più avanti di quanto mi aspettassi. Anche con la Samb abbiamo sempre cercato di fare la gara, tanto possesso palla ma non abbiamo concretizzato. È stata una bella partita tra due ottime squadre».

Ore 16.40 – (La Nuova Venezia) «Sono soddisfatto della prestazione del Venezia. Dopo uno 0-2 non è mai facile rimontare, ma sei avessimo giocato come negli ultimi 20’ avremmo vinto 6-2». Joe Tacopina dribbla le polemiche di fine partita, le proteste degli ospiti sui due rigori dati e sul pareggio di Bentivoglio, viziato da un presunto fallo di mano, e passa all’attacco. «È ridicolo prendersela con i direttori di gara e non abbiamo pareggiato per merito dell’arbitro. Su dieci gare con la Sambenedettese, ne vinciamo nove». Una sconfitta in casa della capolista Pordenone, un pari stavolta contro una diretta concorrente per le zone alte ma nonostante tutto Tacopina non è preoccupato. «Siamo all’inizio» osserva il presidente «occupiamo la parte alta della classifica e anche sotto di due reti, siamo riusciti a giocare un buon calcio».

Ore 16.30 – (La Nuova Venezia) «Il Venezia è una squadra che quando prende uno schiaffone, reagisce e fa grandi cose. Lo ha dimostrato anche stavolta recuperando due gol e rischiando anche di vincere». Si riassume così l’Inzaghi pensiero dopo il pareggio con la Sambenedettese. Il tecnico esalta il lavoro della sua squadra soprattutto di fronte alle difficoltà, ma è logico che in cuor suo avrebbe sperato di vedere il Venezia andare subito in vantaggio e poi chiudere la partita, portandosi a casa tre punti anziché uno. «Quando prendi quattro pali e sbagli un rigore, poi, è sempre un po’ difficile commentare una sfida che non vinci» aggiunge il tecnico «nel primo tempo non abbiamo rischiato nulla, dopo sono arrivati i due gol della Samb a inizio ripresa, a freddo, e lì si è scatenata la reazione. I ragazzi sono stati bravi a reagire con forza, ma quando schieri quattro punte come quelle che ho a disposizione è inevitabile che si possa ottenere qualche risultato. Tortori ha avuto un grande impatto sulla partita, così come Geijo, ma non voglio dimenticare chi è stato sostituito, specie Moreo che ha colpito un palo che ancora non capisco, nel senso che quello sembrava essere un gol fatto». Protagonista assoluto è però stato Facchin tra i pali e Inzaghi lo loda: «Ha fatto altri interventi importanti e va sottolineato. Il primo gol è arrivato da un errore nostro, poi ci sta che ci si apra anche al contropiede, specie se giochi con quattro attaccanti e sposti il baricentro tutto in avanti. Facchin ha saputo difendere bene il lavoro che i compagni stavano facendo sul fronte opposto per cercare il pareggio». Ora, però, bisogna fare i conti con i nuovi infortuni di Fabiano e Malomo. «Questo dispiace, logico. Malomo si è procurato da solo una distorsione e Fabiano, che era in forma strepitosa all’inizio del torneo, contro la Samb sarebbe andato in panchina ma è stato sfortunatissimo venerdì. Si teme una infrazione al perone per la botta che ha preso, e proprio non ci voleva. Sono comunque sicuro che i sostituti saranno in grado di fare altrettanto bene; ho una squadra con una panchina lunga e giocatori intercambiabili e di alto spessore tecnico». Ottavio Palladini, allenatore della Sambenedettese, la vede così: «Il nostro obiettivo è ottenere sempre buoni risultati, e faccio i complimenti ai miei giocatori per come ci sono riusciti anche contro il Venezia. Dobbiamo cercare di proseguire su questa strada. Prima o poi arriveranno anche le difficoltà. Gli episodi dubbi della partita? I rigori e il fallo di mano presunto di Bentivoglio mi sono stati spiegati dai ragazzi, ma non li ho visti bene dal campo e li rivedrò poi in televisione. Per ora non commento, di sicuro dico che dopo il 2-2 del Venezia abbiamo avuto altre occasioni per vincere. La reazione della squadra di Inzaghi ci stava, era logico del resto che non stessero a guardare sullo 0-2, e con quattro attaccanti di quel valore, bisogna stare attenti».

Ore 16.20 – (La Nuova Venezia) Quando una squadra ha un grandissimo cuore e un grandissimo portiere, partite come questa non le perde. E infatti il Venezia lotta oltre ogni limite e raddrizza un risultato che sembrava compromesso. Dallo 0-2 al 2-2. Se poi hai anche attaccanti che vedono la porta, allora partite come questa puoi anche sperare di vincerle. E qui sta il problema. Sembra strano, ma nel giorno in cui il Venezia rimonta due gol viene a galla in tutta la sua sostanza il problema attacco. Andiamo con ordine. Ecco dunque un 2-2 da non disprezzare contro la Sambenedettese, coinquilina d’alta classifica. Primo tempo slogamascelle, sbadigli in quantità, secondo tempo da batticuore, depressione ed esaltazione nel giro di una manciata di minuti, fiammate che alla fine fanno parlare addirittura di “bella partita”. Una partita strana nella quale il Venezia può parlare di sfortuna (leggi pali e traverse) ma anche fortuna, sotto forma di errori dell’arbitro, se c’è qualcuno pronto a giurare che sul gol di Bentivoglio c’è la macchia di un fallo di mani. In realtà il mediocre arbitro sbaglia parecchio in pro e contro, e Pezzotti, capitano dei rossoblù, può dirsi graziato per il cartellino rosso rimasto in tasca dopo un inutile isterismo su Fabris. Grande cuore arancioneroverde, si diceva. Sì, perchè in una partita con punti pesanti, sullo 0-2 e con un rigore sbagliato sulla groppa, altre squadre si sarebbero disunite. Il Venezia no. Punto e capo, avanti tutta, un po’ all’arrembaggio, testa bassa e palloni in mezzo, e qui si vede il cuore. Chissà, con qualche minuto di più a disposizione, magari si arrivava ai tre punti. E poi grande portiere: Davide Facchin, classe ’87, strepitoso, almeno quattro interventi miracolosi nei momenti chiave della partita. Se il Venezia non ha perso è soprattutto merito suo. Direte: il portiere è messo là per parare. Vabbè, è vero. Però immaginate il risultato della stessa partita, stessi episodi, stesse situazioni, ma portieri invertiti: sarebbe stato un trionfo per la Samb, che invece ha schierato un ancora acerbo classe ’96 che se ha fatto qualcosa di buono nel finale per tutto il primo tempo si è prodotto in uscite stile Vispa Teresa distribuendo insicurezza ai compagni di reparto. Detto di un primo tempo al cloroformio, se la vede spesso brutta Di Filippo che sulla fascia è sistematicamente saltato da Marsura. In una puntata del baby udinese arriva il primo rigore. “Giù le mani, tiro io” sembra dire Ferrari a Pederzoli che gli chiede il pallone. Gran botta del centravanti, la traversa si sta ancora muovendo, ma l’occasione è divorata. Cresce e punge il freddo nel secondo tempo e almeno ci si scalda con il gioco, improvvisamente vivo. Solo che al 2’ Sabatino gira di testa in gol un cross di Tortolano, e al 9’ proprio Tortolano piazza un destro sporcato dallo stinco di cernuto e trasformato in palla imprendibile. 0-2 e ciao? No, il Venezia ci mette ancora qualche minuto per darsi la scossa e poi va all’assalto. I pericoli arrivano dalle torri (Modolo e Cernuto), i gol dai centrocampisti. Sul secondo rigore Pederzoli non si fa incantare, prende la palla e d’autorità la schiaffa in porta, poi al 38’ c’è questa azione rimpallata con tocco finale di Bentivoglio. Qualcuno vede un tocco di mani, altri no, come l’arbitro, 2-2 e palla al centro. Si spengono le geometrie di Berardocco, quelle di Pederzoli no, la musica è preferibilmente sugli esterni e la speranza su qualcuno al centro. Solo che la Sambenedettese non sta a guardare e in contropiede è pericolossima, salvo poi imprecare per le parate di Facchin in versione mostro, che para il parabile e anche l’imparabile. I 6’ di recupero passano in un baleno, e l’impressione di un’opportunità non raccolta si mescola con il sollievo di un risultato salvato quando già sembrava compromesso. Così si pensa, sui giardini di Sant’Elena, riprendendo il battello. Poi si vede uno splendido tramonto sulla laguna e l’animo torna sereno.

Ore 16.00 – (Gazzettino) Seconda sconfitta di fila per il Cittadella davanti al pubblico amico: dopo il Brescia anche il Frosinone sbanca il Tombolato. E dire che la formazione di Marino, in un momento di evidente difficoltà, lontano da casa non aveva ancora mai realizzato un gol. Per la truppa di Venturato invece sono sei le reti incassate nelle ultime due gare interne. Troppe. Qualcosa da registrare c’è, l’impressione è che la squadra granata soffra quando è presa in velocità da giocatori rapidi. Il tecnico del Cittadella conferma quasi in blocco l’undici vittorioso di Trapani, l’unica novità è rappresentata da Pedrelli in difesa al posto di Salvi, in permesso per la nascita di Federico. È più spigliato il Frosinone in avvio di gara, ma la porta difesa da Alfonso non corre pericoli. Discorso ben diverso per il collega Bardi, chiamato agli straordinari all’8′ sul colpo di testa in tuffo di Pascali appostato al centro dell’area. Un intervento di puro istinto. Scampato il pericolo, gli ospiti passano al 17′: sugli sviluppi dell’angolo calciato da Soddimo, Pryma sbuca sul secondo palo deviando il pallone in rete da due passi. In ritardo Valzania nella marcatura. È immediata la reazione del Cittadella ma i giocatori di Marino si difendono bene, cosicché i granata faticano nel portarsi alla conclusione. Ci prova Arrighini alla mezz’ora, il suo destro è alto sulla traversa. I padroni di casa pareggiano al 32′: pallone filtrante di Iori per lo scatto in area di Litteri, sull’uscita del portiere l’attaccante pesca a centro area Chiaretti che appoggia in rete. La parità dura pochi minuti perché al 37′ il Frosinone passa nuovamente in vantaggio: Alfonso respinge male il destro di Paganini, il pallone arriva allo stesso giocatore che ribadisce in gol. Termina una prima frazione sostanzialmente equilibrata, ma molto spezzettata da un arbitraggio che spesso irrita i ventidue giocatori in campo (solo una vittoria e ben sette sconfitte per il Cittadella nei precedenti con La Penna di Roma). Passa appena un minuto della ripresa e il Frosinone mette al sicuro il risultato con Daniel Ciofani che ci mette la punta del piede sul cross di Soddimo e supera Alfonso. Il Cittadella rischia di capitolare definitivamente al 10′: ci vuole un grande Alfonso per sbarrare la strada a Paganini che gli si presenta tutto solo davanti. I granata accorciano le distanze al quarto d’ora con il colpo di testa di Litteri (sesto centro in campionato) su cross di Pedrelli. Galvanizzato dal gol, il Cittadella aumenta la pressione alla ricerca del pari. Il destro di Iori termina alto sulla traversa, come il colpo di testa di Scaglia sulla punizione di Paolucci. L’occasione più ghiotta per far scorrere in anticipo i titoli di coda capita sul destro di Daniel Ciofani, la girata al volo finisce altissima. Il finale di partita si gioca tutto nella metà campo del Frosinone. L’assalto della compagine di Venturato è generoso, in extremis ci prova anche il nuovo entrato Paolucci su punizione (bravo Bardi), ma lo sforzo dei granata non sortisce il 3-3 che sarebbe stato anche meritato. E se oggi il Verona avrà la meglio sul Brescia sarà sorpasso in vetta alla classifica.

Ore 15.50 – (Gazzettino) Seconda sconfitta consecutiva in casa per il Cittadella, ma le due prestazioni della squadra granata sono molto diverse. Il tecnico Roberto Venturato così inizia l’analisi di questo passo falso con il Frosinone: «La prestazione da parte nostra c’è stata. Da fuori si è spesso portati a dare delle valutazioni essendo condizionati dal risultato. Il Frosinone è stato bravo a sfruttare alcuni nostri errori e quando si sbaglia non ci sono alibi, ma la squadra ha giocato e lottato. La seconda partita persa in casa deve comunque a farci riflettere». La successione delle reti è avvenuta su episodi evitabili e in momenti particolari come spiega il tecnico granata: «Abbiamo preso i primi due gol commettendo due errori quando pensavamo di avere la partita in mano. Siamo andati sotto e abbiamo pareggiato, poi siamo andati ancora in svantaggio in un modo evitabile. Dobbiamo crescere e sapere interpretare meglio le partite». Nella ripresa il Cittadella ha preso nei primi minuti il terzo gol che avrebbe potuto tagliare le gambe. Invece è riuscito a imporre il suo gioco senza però riuscire a completare la rimonta. Un attaccante in più, forse, avrebbe potuto giovare. Venturato difende le scelte fatte: «Noi dobbiamo tenere i nostri equilibri di gioco e ritenevo che la squadra avesse le possibilità di rimontare il risultato. Non è andata così, anche se abbiamo esercitato una supremazia di gioco creando le premesse per altre marcature». Il tecnico sottolinea piuttosto le reti prese: «Quando si commettono errori contro avversari come il Frosinone, si paga nel risultato. Noi dovevamo stare più attenti in quegli episodi». Paragonando questa sconfitta a quella con il Brescia, continua: «C’è una grossa diversità. Contro il Brescia era stato sbagliato l’atteggiamento per cui nel primo tempo non avevamo giocato. Questa volta, invece, la prestazione l’abbiamo fatta ma dovevamo interpretare meglio le situazioni che sono alla fine risultate determinanti. Dobbiamo essere per certi versi contenti, per altri invece scontenti: il pareggio si poteva portare a casa, serve una riflessione perché in partite come queste è fondamentale fare risultato». Sul reparto difensivo aggiunge: «Abbiamo commesso qualche errore, ma non mi sembra sia il caso di condannare la difesa. Ci sono stati errori che ci hanno penalizzato enormemente, bisogna continuare a lavorare per porvi rimedio». Sull’organico conclude: «Abbiamo una rosa competitiva, le scelte sono puramente tecniche per affrontare l’avversario con la formazione che in quel momento ritengo la più idonea». Conclude così Venturato: «Due sconfitte davanti al nostro pubblico non mi piacciono, sono dispiaciuto che sia successo, cercheremo di fare in modo che non si ripeta».

Ore 15.40 – (Gazzettino) Il gol non rende felice Lucas Chiaretti. Il giocatore brasiliano commenta una sconfitta immeritata: «Purtroppo in una gara del genere chi sbaglia di meno vince. Il Frosinone è stato bravo perché ha fatto tre gol, noi non siamo di certo stati inferiori agli avversari, ma alla fine abbiamo perso, e questo ci fa male, anche perché la sconfitta è maturata in casa, davanti ai nostri tifosi, ed è la seconda di fila al Tombolato». Si guarda avanti: «Abbiamo commesso errori evitabilissimi. In settimana li analizzeremo e ci lavoreremo sopra per evitare di ripeterli ancora». È un caso che il Cittadella vinca in trasferta e non ci riesca in casa? «Credo di sì, abbiamo sempre cercato di imporre il nostro gioco, a volte ci riusciamo altre no. A Trapani non abbiamo disputato una grande partita ma abbiamo vinto, con il Frosinone abbiamo giocato certamente meglio senza raccogliere niente. Niente contraccolpi negativi, quindi. «Dobbiamo rimanere sereni come lo siamo adesso, abbiamo perso ma il risultato più giusto era il pareggio, contro una grande squadra».

Ore 15.20 – (Mattino di Padova) Il Cittadella non sfata il tabù Frosinone, avversario che non è mai riuscito a superare. In compenso, di tabù, rischia di crearne un altro, legato al Tombolato. Se lo 0-3 interno incassato dal Brescia poteva essere archiviato come un episodio, il secondo k.o. casalingo consecutivo deve spingere a interrogarsi sul perché gli uomini di Venturato stiano viaggiando a ritmi molto più spediti in trasferta che davanti al proprio pubblico. Dopo aver iniziato bene la gara, Iori e compagni si sono fatti irretire dal centrocampo della squadra di Marino, che ha ritrovato il successo dopo due stop. Il Cittadella ha reagito, sì, ma dopo essersi scontrato su una squadra ritrovatasi solida, abile a ingabbiare Chiaretti e a colpire con il suo tridente offensivo, che ha messo in seria difficoltà la retroguardia granata. E la vetta rischia di saltare, con il Verona, ora a -2, che potrebbe scavalcare i padovani se oggi batterà il Brescia. SALVI PAPÀ. Subito una novità nella formazione di casa rispetto alle attese: manca Salvi, sostituito da Pedrelli nell’undici titolare. Ma è un forfait più che giustificato, con il terzino destro diventato papà del piccolo Federico venerdì sera e rimasto accanto alla moglie. Nel Frosinone Mazzotta vince il ballottaggio con Crivello, mentre Frara resta in panca, con Soddimo in mezzo al campo al suo posto. CI ARRIVA PRYYMA. La prima occasione dell’incontro è del Cittadella, con Pascali che svetta sul calcio d’angolo di Chiaretti e costringe Bardi a superarsi, volando alla sua sinistra. In apertura la supremazia territoriale è granata, ma quando il Frosinone riparte sa far paura. Sulla punizione di Soddimo, Alfonso smanaccia; sul successivo corner Ariaudo spizza di testa anticipando Scaglia, con la palla che sorprende tutta la difesa arrivando sui piedi dell’ucraino Pryyma, appostato solo soletto – dov’era Valzania? – sul secondo palo per il più comodo dei gol. REPLICA E CONTROREPLICA. Sotto di una rete, gli uomini di Venturato non ci stanno: Arrighini si libera sul lancio di Pedrelli, ma sparacchia in cielo da buona posizione. Il pareggio arriva poco dopo, con Litteri che, caparbio, ha il merito di crederci sul lancio di Iori: su un pallone che sembrava perso l’attaccante anticipa Bardi in uscita e offre a Chiaretti l’assist per appoggiare in gol a porta sguarnita. La gioia dura poco, perché Paganini impegna Alfonso dal limite ed è il più lesto ad avventarsi sulla sfera per la successiva ribattuta, eludendo l’intervento in recupero di Martin: 1-2. DOCCIA FREDDA. A tagliare le gambe alla possibile reazione nella ripresa, in cui le due squadre si presentano senza cambi, pensa Daniel Ciofani, che sul cross di Soddimo colpisce la sfera prima di Pascali e trova il terzo gol ciociaro: le lancette non fanno nemmeno in tempo a terminare il primo giro d’orologio. A quel punto il Frosinone ha la strada spianata, perché per un Valzania che alza una violenta sassata dalla distanza, c’è Paganini che non si ripete, divorandosi in contropiede la rete del possibile 1-4 sul passaggio smarcante di Dionisi, facendosi ipnotizzare da Alfonso. LITTERI A 6. Eppure il Citta non demorde, e non lo fa, in particolare, Litteri, il più lucido dei suoi. Sul cross di Pedrelli il centravanti catanese salta più alto di tutti e trova il suo sesto centro stagionale, con la palla che carambola sul palo e finisce dentro. Il Citta preme, ma gli uomini di Marino tengono il campo con ordine e vanno di nuovo vicini al bersaglio con una girata poco sopra la traversa di Paganini. Venturato esaurisce le sostituzioni gettando nella mischia pure Strizzolo. Ma il risultato non cambia più, anche se il Citta va vicino al pari nel finale, con Paolucci che impegna Bardi su punizione dal limite.

Ore 15.10 – (Mattino di Padova) Con il Brescia la serata era stata storta in tutti i sensi, contro il Frosinone magari solo a metà. Ma la sostanza non cambia: per la seconda volta, e di nuovo tra le mura amiche del Tombolato, il Cittadella torna a casa senza punti. E il tecnico granata ammette che più di qualcosa, sia in fase difensiva che offensiva, contro i ciociari non ha girato per il verso giusto. «Il Frosinone è stato bravo a sfruttare i nostri errori», l’ammissione di Roberto Venturato a fine gara, «e quando le imprecisioni ci sono, non si possono creare alibi. Però non dobbiamo buttare via la prestazione: è stata una gara molto diversa rispetto a quella col Brescia, lo spirito c’è stato e probabilmente il risultato più giusto sarebbe stato il pareggio. Però dobbiamo fare una riflessione: abbiamo perso un’altra volta in casa, dobbiamo essere capaci di rimetterci in gioco e di capire che in questo campionato bisogna saper interpretare meglio le partite». Una considerazione che non si limita agli errori dei singoli: «Quando sembrava che avessimo la partita in mano, il Frosinone ci ha sorpreso e ha segnato l’1-0. Poi, quando l’abbiamo ripresa, pensavamo di poterla mettere dalla nostra parte e invece ancora una volta ad andare in rete sono stati loro. Prima di questa gara avevamo una delle migliori difesa del campionato, il che significa che le qualità le abbiamo, ma questa sera abbiamo imparato che se abbiamo davanti giocatori di qualità e commettiamo errori, in difficoltà ci possiamo andare. Dove noi abbiamo sbagliato, sono state esaltate le loro qualità individuali, e nel finale nonostante una squadra comunque offensiva non siamo riusciti a riprenderli. In ogni caso, al di là delle due sconfitte casalinghe, dobbiamo essere soddisfatti dei punti che abbiamo ottenuto sin qui. In una gara come questa almeno il pareggio avremmo dovuto portarlo a casa. Ora dobbiamo riflettere».

Ore 14.50 – (Corriere del Veneto) Che il Frosinone non potesse essere quello delle ultime partite era prevedibile. Che la trappola perfetta potesse scattare proprio nella partita più attesa era fra i timori della vigilia. E, alla resa dei conti, al Tombolato succede quello che a inizio stagione era nella normalità delle cose. Ossia che Marino, scrollandosi di dosso un inizio da incubo, si rialzi e metta a nudo i difetti dei granata, che incassano sei gol in due partite casalinghe e che palesano qualche difficoltà difensiva. Ben mascherata sinora ma è evidente che quando l’avversario è di qualità superiore, come Brescia e Frosinone, i problemi ci sono. Il Frosinone alla fine la spunta 3-2, giocando al rischiatutto perché sbaglia almeno tre volte il colpo del ko e nel finale potrebbe persino subire la beffa, se Paolucci indovinasse la traiettoria perfetta su punizione dal limite quando il cronometro segna il 94’. Si capisce subito che sarà dura, perché è vero che Bardi si supera sul colpo di testa di Pascali, ma è altrettanto vero che al 17’ a segnare ci pensa Pryma, in ballottaggio alla vigilia e bravo a mettere dentro da pochi passi sulla torre di Ariaudo. Il Cittadella, colpito al cuore, non si perde d’animo. Iori è messo, sì, a dura prova dalla velocità del terzetto Soddimo-Gori-Sammarco ma riesce a non affondare, cercando di far ripartire l’azione. Come in occasione dell’1-1, quando al 32’ è proprio lui a credere nelle qualità di Litteri, che tiene vivo un pallone quasi perso e innesca Chiaretti, bravo a farsi trovare pronto e all’appuntamento con il pari. Ma la gioia dura poco, perché al 37’ Paganini si ripete: prima tira e trova Alfonso a respingere la sfera, poi sulla ribattuta è bravo a concedere il bis e stavolta il pallone entra. Il Cittadella è alle corde, rischia pure di subire il terzo gol e in apertura di ripresa sembra finita. Perché Soddimo, dopo nemmeno un giro di lancette, trova puntuale Ciofani, che mette alla frusta Pascali e devia in gol per il 3-1. Finita? Nossignori, perché il Citta ha cuore e carattere anche nella serate più difficili. E riapre i giochi grazie a uno splendido colpo di testa di Litteri, bravissimo come sempre a trovare il tempo giusto per il colpo di testa su cross al bacio di Pedrelli, uno dei migliori. Poco prima era stato Paganini a fallire incredibilmente il 4-1 su delizioso assist di Dionisi. Il finale è palpitante, perché il Cittadella ha la chance per il pari sul destro di Paolucci, che trova Bardi a deviare lontano. E c’è anche una mischia da brivido, senza dimenticare che il Frosinone fallisce il poker per ben due volte. Evidentemente Marino ama il brivido, ma nemmeno questa è una novità. La novità, invece, è che oggi il Cittadella potrebbe perdere la testa della classifica se il Verona batterà il Brescia. Nessun dramma, il campionato è lungo e ne deve passare ancora di acqua sotto i ponti…

Ore 14.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) C’è grande attesa nell’ambiente per la prima di Pierpaolo Bisoli sulla panchina del Vicenza, anche se tutti sono consapevoli che il tecnico bolognese non può aver fatto miracoli in meno di una settimana. Dopo pochi giorni di lavoro Bisoli fa un primo bilancio del suo approccio con la città berica, un impatto senza dubbio positivo. «La cosa primaria per me è stato conoscere e farmi conocere da tutti i componenti della società, dal magazziniere al presidente; ho trovato un ambiente disponibile e caloroso e per me i rapporti umani sono fondamentali per creare basi solide». Per far bene però servono anche giocatori che stanno bene mentalmente e fisicamente e, da questo punto di vista, Bisoli spiega come ha trovato il gruppo biancorosso. «A livello mentale ho visto una squadra un po’ depressa e timorosa, del resto le cose non stavano andando bene altrimenti non mi avrebbero chiamato — sottolinea Bisoli — ci tengo però a sottolineare che la colpa non può essere tutta di Lerda perché in queste situazioni le responsabilità sono di tutti: dei giocatori, della società e anche di stampa e tifosi. Ma se vogliamo raggiungere traguardi importanti dobbiamo restare uniti e lottare assieme. Dal punto di vista fisico, per come intendo io il calcio, la squadra ha necessità di un po’ di tempo per entrare in carreggiata. Nei miei metodi non esistono pause, non esistono momenti di non applicazione, chiedo tanta intensità e devo dire che dopo tre giorni di allenamenti ho visto la squadra stanca perché non abituata a in certo tipo di lavoro. Ci vuole tempo, spero che i tifosi lo capiscano». Contro il Cesena tornano tra i convocati Rizzo e Zivkov, lasciato ai margini da Lerda, potrebbe giocare dal primo minuto. «Vi dico che nelle settimane normali chi non si allena con il gruppo per almeno quattro giorni non viene convocato — spiega Bisoli — ma considerato che questa è una settimana particolare Rizzo è stato convocato. Nella scelta è stato importante il fatto che lo conosco bene avendolo allenato lo scorso campionato a Perugia; di Zivkov posso dire che è un giocatore che mi stuzzica, ha un potenziale che devo cercare di far crescere. Ma è un giocatore che mi piace e quello che è accaduto prima che arrivassi non lo considero perché è giusto che io azzeri tutto e riparta non escludendo nessuno». Oltre che dai suoi giocatori, Bisoli spera di avere un grande aiuto dalla tifoseria biancorossa per far sì che il Menti torni il fortino blindato di un tempo. «È una componente molto importante — precisa Bisoli — possono fischiare se lo ritengono giusto, è un loro diritto: però giocare in casa avendo la fiducia è ben diverso dal farlo pensando che ogni volta si è sotto esame». L’ultima considerazione è per l’avversario che, per tanti motivi, non può essere uno gli altri. «Il Cesena è una squadra costruita per i playoff – sottolinea Bisoli – ha un organico con giocatori molto importanti per la categoria. Per me non sarà una partita normale visto che a Cesena ho allenato per cinque anni conquistando quattro promozioni di cui due in serie A. Risultati che vorrei ripetere qui, ma ci vorrà tempo, lavoro e pazienza».

Ore 14.10 – (Giornale di Vicenza) Il passato contro il presente. Vicenza-Cesena sarà anche questo e il riferimento non è solo a Pierpaolo Bisoli, per il quale la partita avrà un sapore tutto speciale. Nel Cesena Alessandro Ligi, ma soprattutto Antonio Cinelli, l’ex capitano del Vicenza, dovranno trovare un compromesso tra la voglia di portare a casa la vittoria e il dispiacere di aver lasciato i colori biancorossi. Ligi (12 presenze, 0 gol) ha lasciato un buon ricordo, anche se la sua esperienza a Vicenza, terminata lo scorso luglio con l’acquisizione a titolo definitivo del club romagnolo, è durata solo una manciata di mesi. Ben diverso è il discorso per quanto riguarda Cinelli, che ha lasciato Vicenza tra le lacrime dopo 110 presenze e 6 reti. La cessione del centrocampista era avvenuta nel mese di gennaio, e in modo certo non indolore.Cinelli, che in biancorosso si è sempre ritagliato uno spazio da protagonista sia in campo che fuori, facendosi apprezzare per le poche parole e i molti fatti, se n’era andato al Cagliari col dente avvelenato. L’allora presidente di Vi.Fin – e oggi massimo dirigente del Vicenza – Alfredo Pastorelli aveva definito, su Facebook, «lacrime di coccodrillo» quelle dell’ex capitano nel giorno del suo addio. Quando Cinelli tornò allo stadio Menti da avversario, un paio di mesi dopo, rilasciò un’intervista nella quale raccontò lo shock provato per aver lasciato Vicenza. Nelle sue dichiarazioni spiegò che attorno a sé non aveva sentito la volontà, da parte del club, di creare un progetto e, con una certa eleganza, che Pastorelli aveva pronunciato parole poco carine sul suo conto per «mancanza di esperienza nel mondo del calcio». C’è da ricordare poi un piccolo particolare non banale. Quando Cinelli tornò a giocare al Menti da avversario, la prima volta, segnò, trascinando il Cagliari al successo. Oggi forse sarà un’altra storia. E magari potrebbe dare una spinta decisiva per i tre punti l’altro ex a parti invertite, Francesco Urso, che nel Cesena è cresciuto.

Ore 14.00 – (Giornale di Vicenza) La beffa atroce nel finale contro il Latina è stato un boccone duro da mandare giù per il Cesena. La formazione romagnola voleva una vittoria nella scorsa giornata, dato che al “Manuzzi” manca da un bel po’. Invece il 2-2 lascia tanti interrogativi e perplessità sulla compagine di Massimo Drago, chiamata al riscatto a Vicenza contro l’ex Bisoli, debuttante sulla panchina berica. Il Vicenza ha cambiato allenatore in settimana per dare una svolta al proprio campionato. Che squadra è? Che partita sarà?«Mi aspetto una gara molto complicata per noi, il Vicenza non è una squadra da sottovalutare. Credo che la loro classifica non rispecchia il reale valore della formazione biancorossa, perché questo è un campionato molto equilibrato e le gare vengono decise solo da episodi. Tutte le squadre hanno avuto delle difficoltà, chi più chi meno, contro questo Vicenza, anche chi magari ha portato a casa l’intera posta in palio. L’aspetto del cambio dell’allenatore non dobbiamo dimenticarlo, perché questa è una rosa formata da giocatori di qualità ed esperienza come Galano, Signori, Benussi, solo per citarne alcuni, e chi scenderà in campo vorrà dimostrare al nuovo tecnico di valere». Il Cesena, però, sarà arrabbiato dopo aver perso due punti nell’ultima partita.«È un periodo strano per noi, perché raccogliamo molto meno di quanto produciamo. In noi c’è la consapevolezza di lavorare bene, siamo certi di essere sulla strada giusta, però c’è rammarico perché non arrivano i risultati. In questi periodi è importante anche non perdere le proprie convinzioni perché continuo a pensare che questa è una squadra di grande qualità». In attacco non ci sono Djuric e Garritano che sono in nazionale, Di Roberto è out per un affaticamento. Che soluzioni sta pensando? Rodriguez è pronto?«Si sta allenando molto bene, lo spirito è quello giusto però dobbiamo considerare che arriva da un lungo periodo senza giocare e quindi la condizione migliore non ce l’ha ancora. Vedo in lui, però, tanta voglia di rivalsa. Ho più di un dubbio di formazione, ma questo capita quando hai a disposizione una rosa competitiva in ogni reparto». Drago dovrebbe passare al 4-3-1-2, con l’esordio dell’atteso Laribi da trequartista alle spalle di Ciano e Dalmonte, in vantaggio su Rodriguez. In mediana certo l’impiego da play di Cascione, mentre in difesa probabile turno di riposo per Capelli, che in settimana ha avuto qualche problemino, e Renzetti.

Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) Il destino mette davanti a Pierpaolo Bisoli, al suo debutto sulla panchina del Vicenza, il Cesena. Come dire un mare, in tutti i sensi, di ricordi importanti. Quel mare che ha convinto l’uomo venuto dalla montagna a mettere su casa stabile a Cesenatico. Nei quattro anni alla guida dei romagnoli una promozione dalla Lega Pro alla B e due dalla B alla A. Ma oggi alle 15, al Menti, non ci sarà spazio per i ricordi e lo stesso Bisoli, ieri, pur ammettendo che non potrà essere una gara come tante ha sottolineato:” Sono stati anni stupendi, ma oggi alleno il Vicenza e vorrei ripetere quella favola qui”. Arrivato martedì, in questi giorni il nuovo tecnico biancorosso ha potuto capire un po’ l’ambiente e valutare la rosa a disposizione.Com’è stato l’impatto?«Sono stati giorni impegnativi perchè ho cercato di conoscere non solo i ragazzi, ma anche tutto ciò che ruota attorno a partire dal magazziniere fino ad arrivare al vertice, al presidente. Ho trovato tutte persone disponibili e calorose, questo è importante, perchè per me al primo posto stanno i rapporti umani».Al centro tecnico di Isola com’è andata la prima settimana di lavoro?«Intanto è molto bello, ci si lavora con grande tranquillità e concentrazione, quindi c’è tutto per potersi preparare al meglio».Condizione psicologica della squadra? «Un po’ timorosa, ma me l’aspettavo se no non ci sarebbe stato il cambio dell’allenatore. Sia chiaro tutte le colpe non sono di Lerda, lui era una delle componenti della piramide. Da parte mia ho cercato di dare tranquillità, tanto che sono stato molto più scherzoso di quanto lo sia in realtà. Il calcio non può essere tensione, ma concentrazione ed equilibrio dove bisogna ragionare con una testa sola, quella dell’allenatore che a volte ci azzecca e a volte no».Fisicamente, a suo avviso, i giocatori stanno bene?«Non mi piace criticare il lavoro degli altri, però per come intendo io gli allenamenti, cioè senza pause, ho bisogno ancora di un po’ di tempo per mettere i ragazzi in carreggiata. Venerdì li ho visti così stanchi che ho dovuto rallentare e abbiamo svolto un allenamento solo di concentrazione, oggi ( ieri per chi legge) solo la rifinitura».Ha scelto di tenerla a porte chiuse.«Ho trovato questa prassi e non volevo cambiare troppe cose tutte assieme, ma la toglierò, statene certi».Veniamo alla squadra: i problemi maggiori in difesa.«Eh sì, ci mancano sia Zaccardo che D’Elia, ma non deve essere una scusante. Ho ventinove giocatori, un po’ meno viste certe assenze, devo essere bravo a tirar fuori la miglior formazione da schierare».Anche perchè alcuni giocatori non sono ancora pronti ed altri sono molti giovani.«Bisogna avere un po’ di pazienza, i giovani si deve saperli aspettare, ce ne sono di molto interessanti ma bisogna capire che possono sbagliare».Parlando di giovani potrebbe schierare terzino titolare Zivkov che Lerda diceva non essere ancora pronto?«Quando arrivo in un ambiente azzero tutto, per quello che ho visto a me è piaciuto, a volte è esuberante, ma mi stuzzica, dunque perchè no? Vedremo».Rizzo ce la farà?«Ha fatto solo un allenamento e io di solito se un giocatore non fa almeno quattro sedute nella settimana difficilmente lo prendo in considerazione, stavolta, visti alcuni problemi, è stato convocato».Ha provato Vita e Fabinho addirittura come punte!«Intanto a me piace cambiare spesso, fare stravolgimenti, che so prendere un difensore centrale e schierarlo terzino. Vita mi piace molto, appena gli dici una cosa la fa e ad alta velocità, è chiaro che non è un bomber, ma io preferisco avere più giocatori che vanno in gol piuttosto che uno solo, perchè credo nel gruppo».Due parole sul Cesena?«Squadra costruita per arrivare ai playoff, ha giocatori bravi ed esperti, certo gli mancherà un elemento importantissimo come Djuric».Cosa si aspetta dai tifosi biancorossi?«Devono sapere che sono molto importanti, avere la loro fiducia aiuta a sbagliare meno, i giocatori non sono super eroi, sentirsi sempre sotto esame non aiuta».

Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) Domenica, il giorno del calcio che conta davvero. E non serve nemmeno sottolineare quanto conti per tantissimi motivi la partita che oggi alle 15 vedrà il Vicenza ricevere al Menti il Cesena. Il nuovo tecnico biancorosso Pierpaolo Bisoli debutta proprio contro la squadra che per due volte ha guidato alla promozione in serie A, provando a riportare al Menti il sorriso di una vittoria che manca sugli spalti biancorossi dal 7 maggio scorso (colpo-salvezza per 2-1 con l’Entella). Tre punti che non solo darebbero ossigeno alla classifica, consentendo anche il sorpasso sui bianconeri romagnoli, ma forse ancor di più riporterebbero convinzione in un gruppo e un ambiente scoraggiati dai pesanti rovesci che hanno caratterizzato questo avvio di stagione.PORTE CHIUSE. Per studiare gli ultimi ritocchi alla formazione, Bisoli ieri pomeriggio ha disputato l’ultimo allenamento al Morosini a porte chiuse. Non è stato dunque possibile verificare sul campo quali giocatori si siano aggiudicati una maglia da titolare nei ballottaggi che hanno caratterizzato la settimana. Particolarmente delicata la sostituzione dei terzini titolari Zaccardo e D’Elia, entrambi indisponibili per infortuni muscolari, con il mancino campano che a metà settimana ha accusato una ricaduta: nel modulo 4-3-1-2 impostato da Bisoli, infatti, proprio i terzini sono chiamati ad una corsa continua molto dispendiosa lungo la fascia. Questa esigenza di dinamismo potrebbe favorire i giovani Bianchi (destra) e Zivkov (sinistra); tuttavia sulla corsia mancina alla fine dovrebbe spuntarla la maggiore esperienza di Pucino. Meno dubbi sulla coppia centrale, con Esposito che dovrebbe essere preferito a Bogdan per costituire con Adejo la diga davanti al portiere Benussi. Tra gli indisponibili si è aggiunto all’ultimo momento Fontanini, bloccato da un problema muscolare nella rifinitura.ASPIRANTI PLAYMAKER. Nel rombo disegnato a centrocampo dal nuovo allenatore biancorosso, tre posizioni su quattro sembrano aver già trovato il proprio interprete: Siega sarà il vertice destro, Signori quello sinistro, Galano il punto avanzato a ridosso delle due punte. Resta da definire chi detterà tempi e geometrie davanti alla difesa: è possibile che l’agonismo di Urso sia per ora ancora preferito ai piedi più educati di Bellomo. È tornato a disposizione e potrà accomodarsi in panchina anche Rizzo, pronto a subentrare se ci fosse bisogno di un giocatore più fisico in mischia, mentre H’Maidat rappresenterà l’alternativa più tecnica.CHI CON FABINHO? L’altro nodo da sciogliere per Bisoli sembra quello dell’attaccante da affiancare a Fabinho, l’unico che per l’intera settimana è stato provato stabilmente nella formazione titolare e dovrebbe dunque debuttare dal primo minuto. Come noto fino a metà della prossima settimana non ci sarà Raicevic, impegnato con la Nazionale del Montenegro nelle qualificazione dei Mondiali, e pare poco probabile la scelta iniziale del suo alter ego più simile per caratteristiche, ovvero Cernigoi. Bisoli dovrebbe infatti puntare su un attacco più dinamico e fantasioso: candidati Di Piazza e Vita, con l’escluso iniziale che quasi certamente rappresenterà la prima carta da calare per provare a cambiare passo durante la partita.

Ore 13.20 – (Gazzettino) Campodarsego, Este e Vigontina San Paolo a domicilio, Abano in trasferta oggi alle 15. CAMPODARSEGO. Per la seconda volta è chiamato all’immediato riscatto nella sfida con il Montebelluna, gara sulla carta più abbordabile. Anche se Enrico Cunico non è dello stesso avviso: «Non c’è niente di scontato, tra l’altro il loro allenatore conosce la categoria e cercherà di metterci in difficoltà, e quindi dobbiamo prestare grande attenzione mettendoci spirito e testa giusta. Abbiamo recuperato tutti e lavorato con intensità, sono soddisfatto della settimana». Nelle prime cinque giornate avevate un calendario tosto, ma anche voi ci avete messo un po’ del vostro per complicarlo. «Con Belluno e Mestre abbiamo centrato vittorie importanti, si potevano gestire meglio le due sconfitte. Se con la Virtus Vecomp ci poteva stare, lo stop con l’Abano è quello che pesa di più». ESTE. Affronta l’appuntamento clou di giornata affrontando la capolista Triestina con un chiodo fisso in testa: conquistare l’intera posta e fare un regalo ai propri tifosi. «La nostra parte in questo campionato è fare il guastafeste, nel senso di essere una squadra che dà fastidio a tutti – sottolinea Michele Florindo – È presto per fare discorsi troppo grandi, anche se è vero che abbiamo già battuto una squadra quotata come l’Altovicentino e una vittoria oggi ci renderebbe felici. Ci sarà una bellissima cornice di pubblico, sono partite belle da giocare. Un po’ invidio i ragazzi che andranno in campo, farò di tutto per aiutarli dalla panchina». Florindo è stato giocatore di Antonio Andreucci ai tempi del Chioggia Sottomarina, mentre il bilancio tra i due in panchina vede avanti 2-0 il tecnico dei giuliani. «È una persona che stimo moltissimo e con la quale il rapporto è ottimo. La chiave della partita? A centrocampo, dove dobbiamo sapere leggere i loro movimenti. Poi se vogliamo fare qualcosa d’importante dobbiamo avere molta più fame di loro». Longato è indisponibile. ABANO. Vuole continuare a stupire nella sfida con il Cordenons in programma a Tamai. Ecco Luca Tiozzo: «La maggiore insidia è essere poco umili guardando alla classifica, che non rende giustizia al valore dell’avversario. Dobbiamo metterci la stessa voglia e intensità che abbiamo dimostrato con Campodarsego e Virtus Vecomp. Ci piacerebbe portare a casa i tre punti, senza però commettere l’errore di sbilanciarci e lasciare spazi. Un successo ci proietterebbe a dodici punti in perfetta media inglese: magari per vincere il campionato ci vuole qualcosa in più, ma il nostro obiettivo è continuare con questo passo». Baldrocco è recuperato appieno, non al meglio Fracaro e Pagan. VIGONTINA SAN PAOLO. Punta ad allungare la serie utile ospitando la Virtus Vecomp. In difesa Thomassen squalificato, al centro dell’attacco spazio a Scarpa dato che Masiero è di nuovo ai box (ricaduta muscolare) e non ce la fa neppure Busatta (distorsione alla caviglia). Così Vincenzo Italiano: «Affrontiamo un avversario che stazionerà in alta classifica sino alla fine e la vittoria 3-0 con il Campodarsego ha dato a loro ulteriore autostima. Noi speriamo di continuare a crescere e di dare maggiore continuità a quello che stiamo facendo a livello di prestazioni e di risultati. In casa abbiamo sempre disputato gare di buon livello e vogliamo mantenere questo standard».

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Due big-match e due sfide tutto sommato abbordabili. Si può riassumere così il sesto turno delle quattro squadre padovane di Serie D, in campo oggi alle 15: Este e Vigontina San Paolo avranno da sudare contro Triestina e Virtus Vecomp Verona, mentre Campodarsego ed Abano (unica compagine in trasferta) dovranno “gestire” Montebelluna e Cordenons. CAMPODARSEGO. Dopo la seconda sconfitta pesante in casa della Virtus Vecomp (3-0 il finale a Montorio), una notizia per una corazzata come il “Campo”, mister Enrico Cunico e i suoi ragazzi dovranno tornare subito a fare punti col Montebelluna (arbitro Marino Rinaldi di Messina). La classifica, è bene ricordarlo, non è da buttare: i 9 punti totalizzati finora permettono ancora di tallonare per bene la capolista Triestina, anche se, a questo punto, i bonus potrebbero essere terminati. Battere i trevigiani, però, non sarà facile: i biancazzurri di Gianfranco Fonti sono penultimi, ma l’allenatore mestrino, con una squadra di “under” ruspanti, potrebbe tirare fuori il classico coniglio dal cilindro. Formazione Campodarsego (3-5-2): Brino; Beccaro, Lebran, Gal; Dario, Callegaro, Bedin, Pignat, Sanavia; Lauria, D’Appolonia. All. Cunico. ESTE. I giallorossi, invece, ospiteranno l’avversario più quotato del girone (arbitro Ermanno Feliciani di Teramo) al Nuovo Stadio. La Triestina di Mauro Milanese e Antonio Andreucci pare abbia trovato equilibrio e autostima e potrebbe essere la squadra da battere per tutto il resto del campionato. L’Este (sesto a quota 8 punti), però, vorrebbe riempire il bottino dopo la sconfitta con la Calvi Noale e il pareggio di Belluno, e potrebbe riproporre una prestazione “tutto cuore” come con l’Altovicentino, battuto fra le mura amiche neanche un mese fa. Formazione Este (3-4-3): Lorello; Dei Poli, Montin, Busatto; Gilli, Longato, Cavallini, M. Faggin; Ferrara, Munarini, E. Faggin. All. Florindo. ABANO. La vittoria al novantesimo con la Carenipievigina ha lanciato ulteriormente i neroverdi verso l’alta classifica, oltre a dare fiducia a tutto l’ambiente, galvanizzato dall’energia del tecnico Luca Tiozzo e dei suoi ragazzi. Contro il Cordenons (arbitro Simone Galipò di Firenze), con ogni probabilità, le fatiche saranno le stesse, visto che i friulani, ultimi con un solo punto, potrebbero giocare di rimessa (sul “neutro” di Tamai) per tappare le ali a capitan Nobile e colleghi. Per la sfida odierna Tiozzo potrebbe dare spazio anche a un altro attaccante, Baldrocco, poco utilizzato in questo inizio di stagione a causa degli infortuni. Formazione Abano (4-2-3-1): Cottignoli; Tescaro, Cuccato, Frison, Zattarin; Busetto, Serena; Rampin, Fracaro, Nobile; Baldrocco. All. Tiozzo. VIGONTINA SAN PAOLO. Contro un’altra big, la Virtus Vecomp (arbitro Giorgio Piacenza di Bari), giocherà la Vigontina di Vincenzo Italiano. A Busa i bianconeri dovranno imporre il proprio gioco e limitare al minimo gli errori, visto che la Virtus, terza con 10 punti, ha vinto spesso e volentieri grazie a sporadiche fiammate. Italiano dovrà pure rinunciare al suo stopper e capitano Dan Thomassen fermato dal giudice dopo l’espulsione rimediata nel 3-3 di Noale. Al suo posto, con ogni probabilità, giocherà il giovane De Biasi. Formazione Vigontina (4-3-3): Vanzato; Amato, Rumleanschi, De Biasi, Scandilori; Pelizzer, Antonello, Casagrande; Masiero, Scarpa, Cacurio. All. Italiano. L’ANTICIPO. Nel derby bellunese l’Union Feltre ha battuto il Belluno per 2-1.

Ore 12.40 – (Il Centro) Sul fronte squadra, in sala stampa c’è Mirco Petrella. Il giocatore di Pratola Peligna è stato schierato inizialmente sulla fascia destra, poi con il cambio di modulo di Nofri è passato a fare la mezzala. «I ruoli li sto provando un po’ tutti», sottolinea Petrella, «e se corri, nel calcio, si può ricoprire qualsiasi zona del campo. I compiti che mi assegna il mister, d’altronde, sono chiamato a svolgerli in ogni posizione. Non ci sono problemi per me». A proposito dello 0-0 contro il Padova, Petrella vede il bicchiere mezzo pieno: «La classifica, in questo momento, non ci sorride ancora. Ma teniamoci stretto il trend positivo, che dura da quattro partite. Questa deve essere la nostra forza per i prossimi impegni che ci attendono. Siamo assolutamente fiduciosi. E non prendere gol, soprattutto in casa, fa sempre piacere». Il numero 11 del Teramo guarda già all’impegno di sabato a Venezia: «La voglia dovrà essere tanta. Il Venezia è forte, e lo sappiamo. Dovremo lottare su ogni pallone per cercare di portare altri punti a casa». Nel Padova è rientrato dall’inizio il brasiliano Ribeiro Gomes Filipe, che analizza così il verdetto del Bonolis: «È un buon risultato per noi. Abbiamo fatto vedere più gioco, rispetto alle precedenti gare, dimostrando anche di avere coraggio. Peccato solo per la mancanza del gol, ma con un pizzico di qualità in più, quando ci proponiamo in avanti, possiamo dire la nostra. Le mie condizioni? Non sono il salvatore della patria», risponde l’ex mediano di Roma e Perugia, «era difficile riprendere a giocare su un campo in sintetico, ma dopo qualche minuto ho preso il ritmo e la mia prestazione è migliorata». La tradizione. Lo 0-0 è il quarto pareggio complessivo nelle sfide tra Teramo e Padova. Il Diavolo mantiene quindi la tradizione positiva con i veneti: l’unica sconfitta biancorossa è del 2005: 1-0 all’Euganeo.

Ore 12.30 – (Il Centro) Nel dopogara la voce di Federico Nofri è piuttosto bassa, ma il tecnico biancorosso ne ha a sufficienza per esternare la sua soddisfazione per il punto raccolto contro il Padova. Il Teramo è al quarto risultato utile consecutivo da quando c’è Nofri in panchina. «Accogliamo questo punto con il sorriso», dice l’allenatore biancorosso, «abbiamo avuto difficoltà all’inizio, in particolare nella prima mezz’ora, poi quando ci siamo messi a specchio (passando al 3-5-2, ndc) abbiamo fatto molto meglio. Il verdetto del campo è da accettare. Per due terzi del match abbiamo cercato di vincere, mettendo in difficoltà il Padova come non aveva fatto nessun’altra squadra nelle ultime quattro partite. Loro hanno un organico di prim’ordine. Sono arrivato il 15 settembre, non posso trasmettere troppi moduli ai miei ragazzi perché l’obiettivo principale è non mandarli in confusione. Il 3-5-2, comunque, è un modulo valido e con il recupero di pedine di qualità è sicuramente uno schema che potremo riproporre. Nella parte iniziale del primo tempo, con il 4-4-2, i due centrocampisti giocavano troppo bassi e abbiamo fatto fatica. Con il calo di tenuta di Filipe, il regista del Padova, e pareggiando tatticamente il loro modulo, abbiamo creato problemi a una squadra che, a mio parere», sottolinea il tecnico teramano, «arriverà tra le prime tre del girone, per qualità e forza fisica. L’infortunio di Jefferson? Ha avuto un piccolo risentimento al flessore», risponde Nofri, «e non mi piace rischiare calciatori acciaccati. Jefferson è un giocatore tecnico e ci avrebbe fatto molto comodo schierarlo contro il Padova, ma sono contento della prestazione di Croce e del suo sacrificio sul fronte offensivo». Nel corso della ripresa è arrivato il debutto dell’esterno Matteo Cericola, classe ’96, subentrato a Scipioni. «Lo conoscevo già», rivela Nofri, «perché ho affrontato Cericola l’anno scorso, quando lui giocava nel Rieti. L’ho inserito per dare più spinta sulla fascia destra, dove eravamo diventati prevedibili, mentre a sinistra la catena ha funzionato molto bene». A proposito delle prospettive del Teramo, atteso sabato dalla difficile trasferta sul campo del Venezia di Pippo Inzaghi, questo il commento di Nofri: «Sono razionale, ma fiducioso per il futuro prossimo. Andremo a Venezia senza timori. Sono dell’idea che se continueremo a giocare così, recuperando tutti gli effettivi, potremo fare un campionato diverso. Non poniamoci limiti. La squadra sta dando tutto e vedere giocatori uscire sempre con la maglietta sudata, mi gratifica molto». Sull’organizzazione difensiva «la stiamo curando parecchio e i miglioramenti si vedono». In casa Padova a parlare è il vice allenatore Andrea Bergamo, sostituto dello squalificato Oscar Brevi: «Abbiamo disputato una buonissima partita. Siamo tornati a creare gioco e occasioni. Stiamo crescendo, manca solo il gol. Appena faremo un ulteriore step, possiamo dare fastidio a tutti. Non è mai facile uscire indenni dal Bonolis, perciò c’è da essere contenti». Il Padova tornerà in campo martedì, a San Benedetto (ore 14,30), per il recupero della 1ª giornata di campionato.

Ore 12.20 – (Il Centro) Non si diventa squadra da un giorno all’altro, a maggior ragione se i primi due mesi della stagione sono stati un progetto tecnico fallito e chiuso con un doppio esonero (tecnico e ds). Il pari con il Padova è il terzo in quattro partite dell’era Nofri e conferma l’impressione – già emersa nel brutto finale di Bolzano – che il Teramo, se risalirà, lo farà a piccoli passi. Ma quasi nessuno, al Bonolis, ha storto il muso per lo 0-0, anche perché quella veneta, se guardi i singoli, è una squadra da primi posti. Il punticino, insomma, non cambia volto a una classifica che resta povera ma è comunque accettato di buon grado. La principale nota positiva dell’umido pomeriggio di Piano d’Accio è che una risalita in corso d’opera c’è comunque stata, nel senso che il Diavolo ha sofferto da matti nella prima mezz’ora con il 4-4-2 e poi, ridisegnato da Nofri con un 3-5-2, ha tenuto botta alla pari con un avversario di rango. Anzi, nel secondo tempo è stata quella di casa la squadra più propositiva e pericolosa. È mancato un po’ l’attacco, ma la defezione dell’ultimo minuto di Jefferson (problema muscolare) non poteva non pesare visto che il brasiliano è spalla ideale per Sansovini. Il sindaco – non a caso – con al fianco Croce (generoso ma meno bravo nella difesa e gestione della palla) ha stentato. Il problema principale del Teramo resta la scarsa qualità a centrocampo e si è visto chiaro nell’avvio di partita: con tre incursori e un’ala pura nel reparto di mezzo la palla non girava, e il più delle volte veniva buttata via con lanci lunghi. Il Padova ha così preso il sopravvento sfiorando il vantaggio all’8’ con Favalli (tiro ciccato da ottima posizione) e costringendo Rossi a uscire a valanga su Altinier (22’). Lo stesso Altinier ha concluso a rete tre volte dal 25’ al 31’ e a quel punto Nofri ha deciso di coprirsi, accentrando D’Orazio al fianco di Caidi e Speranza (in difficoltà negli uno contro uno contro le possenti punte ospiti). Petrella è passato a mezzala sinistra, ruolo inedito ma che lo ha rigenerato rimettendolo nel vivo del gioco visto che fino a quel momento all’ala non aveva quasi toccato palla. In generale tutto il Teramo con il nuovo sistema si è scosso ed è migliorato in blocco, sfiorando il gol al 35’ con un colpo di testa di Sansovini su cross di Scipioni che Bindi ha tolto dall’angolino basso. Un minuto dopo Alfageme è ripartito in campo aperto costringendo Rossi a un’altra uscita bassa niente male, ma la pericolosità del Padova è scemata e nel finale (42’) un bell’inserimento in area di Bulevardi concluso fuori ha sancito che il Teramo ora se la stava giocando a viso aperto. È stato così anche nella ripresa, caratterizzata da squadre lunghe e rapidi capovolgimenti del fronte. Al Padova è stato annullato un gol di Alfageme su azione d’angolo per evidente fuorigioco (8’), poi l’innesto di Di Paolantonio a esterno sinistro con Bulevardi mezzala destra ha permesso ai biancorossi di guadagnare qualità, metri e fiducia. Il portiere ospite Bindi ha dovuto lavorare duro su un bel tiro di Croce dal limite (15’) e soprattutto su una bomba da fuori area di Scipioni (19’), sono fioccati calci d’angolo pro biancorossi e su uno di questi (39’) l’uscita a farfalle dell’estremo ospite non è stata sfruttata a dovere da Caidi. Il Padova non si è mai chiuso, ma se nel finale il Teramo avesse segnato e vinto nessuno avrebbe gridato allo scandalo. È mancato il guizzo sottoporta, pazienza.

Ore 12.00 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Bindi 6.5; Cappelletti 5.5, Emerson 6.5, Russo 6.5; Madonna 6, Mandorlini 6, Filipe 6.5 (Mazzocco 6), Dettori 6, Favalli 6; Altinier 6 (Germinale 5.5), Alfageme 6.

Ore 11.50 – (Gazzettino) Teramo infine vicino al gol al 43′ quando Petrella, non contrastato adeguatamente da Cappelletti, serve Bulevardi che in corsa supera Madonna e sfiora il palo alla sinistra di Bindi. Rispetto alle precedenti partite, il Padova riesce comunque a ribattere di rimessa, con un’azione caparbia di Alfageme (rimedia Rossi). Su un preciso cross di Favalli, infine, Altinier è in leggero ritardo e D’Orazio anticipa di un soffio Madonna sul secondo palo. Meno emozioni nella ripresa, con un Padova che controlla senza particolari difficoltà la gara, ma incapace di trovare in avanti la giocata vincente, a parte un gol di Alfageme, su sponda di Russo, giustamente annullato per fuorigioco. Al tempo stesso il Teramo si rende veramente pericoloso solo dalla lunga distanza e Bindi devia in angolo le potenti conclusioni di Croce e Scipioni. Nell’ultimo quarto di gara, effetto dell’uscita di Filipe, è un Padova più timoroso e raccolto dietro, con il nuovo entrato Germinale, subentrato ad Altinier, che non riesce a dare la scossa decisiva.

Ore 11.40 – (Gazzettino) La presenza del brasiliano porta immediati benefici alla squadra, ordinata e più veloce del solito, che parte con il piglio giusto. Non a caso, le prime azioni pericolose sono di marca biancoscudata. All’8′ Madonna dialoga sulla destra con Altinier e fa partire un traversone su cui si avventa Favalli che, libero in area, forse ingannato dal terreno in sintetico, impatta in maniera irregolare con il sinistro. Probabilmente per lo stesso motivo Altinier al 22′, servito da un perfetto taglio di Dettori, solo davanti a Rossi, addomestica male la palla, favorendo il recupero del portiere di casa. Poi si mette in evidenza Alfageme (27’) che serve di testa Altinier sul cui sinistro Rossi rimedia in due tempi. Alla mezz’ora è invece un difensore a deviare il tiro dello stesso numero nove dopo un’azione a sinistra sull’asse Dettori-Favalli. Nel finale del primo tempo il Padova tende maggiormente ad abbassarsi, gli abruzzesi gradualmente prendono campo e in tre occasioni rischiano di passare. Nel primo caso Russo respinge un pericoloso pallone vagante in area, poi Bindi è attento sull’incornata in torsione di Sansovini dopo un errato disimpegno di Favalli.

Ore 11.30 – (Gazzettino) Bello a vedere per buona parte della gara, ma ancora poco concreto. Un altro pareggio a reti bianche per il Padova sul campo di Teramo, in una gara tuttavia completamente diversa da quella deludente con il Mantova. Dalla sfida in terra abruzzese arrivano infatti risposte incoraggianti sul fronte della prestazione e dell’atteggiamento, con Emerson e colleghi che si sono mossi liberi mentalmente e con la giusta solidità e compattezza, esibendo a tratti pregevoli trame e mantenendo imbattuta per la terza gara di fila la porta di Bindi. Alla fine resta tuttavia un po’ di amaro in bocca e l’impressione di un’occasione persa, con una vittoria che poteva diventare realtà con un pizzico di concretezza in più. E martedì pomeriggio nel recupero con la Sambenedettese ci sarà un altro banco di prova importante. Un unico cambio per il tecnico Brevi, squalificato e sostituito in panchina dal vice Bergamo, con l’inserimento in cabina di regia di Filipe al posto di Gaiola.

Ore 11.20 – (Gazzettino) Dopo oltre un mese ai box per la tallonite si è rivisto in mezzo al campo Filipe: «Anche in settimana avevo detto che non sono il salvatore della patria. Siamo un gruppo, non esiste un giocatore in Lega Pro o anche in serie B che faccia la differenza, abbiamo bisogno di tutti. La cosa importante è che la squadra ha fatto più di gioco, ha avuto più coraggio e in un campo difficile siamo stati bravi. Peccato per non essere riusciti a segnare». Come si è trovato al rientro? «Molto bene, già dal ritiro mi sono trovato al meglio. Questa è una squadra con grande qualità che purtroppo non lo sta dimostrando nei risultati, ma ha tanto da dare. Ci manca un pizzico di qualità sotto porta, anche se è un discorso che non riguarda solo gli attaccanti, ma tutti». Martedì c’è il recupero con la Sambenedettese. «Ho qualche giorno per recuperare, penso di farcela». Nella sua corsa si è notata un po’ di fatica, ha ancora fastidio? «Poi ho trovato anche il campo adatto (sorride, ndr). Il campo mi ha messo subito alla prova, però dopo tanto fastidio mi sono trovato bene. E adesso devo riprendere la forma».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Quanto è importante avere ritrovato Filipe? «Conosciamo le sue qualità, è uno che lega molto il gioco e ci è mancato questo giro palla nelle partite precedenti. Con lui abbiamo trovato più gioco a terra, e creato anche le occasioni. Questa è una squadra portata a giocare, non siamo per il lancio, fermo restando che ci dobbiamo adattare a tutte le situazioni». Un passo in avanti si è visto rispetto alla brutta prova con il Mantova, anche se nel secondo tempo magari qualche rischio di troppo si poteva evitare. «Ci può stare, eravamo anche fuori casa. Questo è comunque un campo difficile. Il Teramo è una buona squadra con giocatori di qualità davanti, e nella ripresa ha messo gente offensiva. Abbiamo preso due ripartenze che ci hanno un po’ impaurito, poi ci siamo ripresi. Però, una loro reazione era anche logica». Quindi aggiunge: «Questa squadra ha sempre dimostrato carattere. Con il Mantova è stata una partita che fa storia a sè perché sono mancate tante cose, anche se le occasioni erano arrivate anche in quella occasione e con un pizzico di fortuna potevamo vincerla. Siamo una buona squadra in fase di costruzione».

Ore 11.00 – (Gazzettino) Niente consueto appuntamento in sala stampa per il presidente Giuseppe Bergamin, che insieme all’amministratore delegato Roberto Bonetto è partito subito dopo il triplice fischio per affrontare il lungo viaggio di ritorno a Padova. In sala stampa si è così presentato per la prima volta quest’anno Andrea Bergamo, che ha sostituito in panchina Oscar Brevi che era squalificato: «Siamo tornati a creare, cosa che era mancata con il Mantova. Ci stiamo ritrovando, abbiamo un po’ di difficoltà a realizzare, però l’importante è che la squadra trovi una sua fisionomia e lo sta facendo. Abbiamo palleggiato bene, creato le situazioni giuste, anche a livello caratteriale ci siamo compattati nei momenti di difficoltà, e siamo molto contenti della prestazione. Poi sappiamo che sarebbe stato meglio vincere e abbiamo avuto anche le occasioni, questo è un il rammarico che ci sta seguendo dall’inizio del campionato».

Ore 10.40 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Bindi 6.5; Cappelletti 6, Emerson 6, Russo 6; Madonna 6, Mandorlini 5.5, Filipe 6.5 (Mazzocco 6), Dettori 6, Favalli 6; Altinier 5.5 (Germinale 5.5), Alfageme 5.5. 

Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Con Filipe il regista c’è. A preoccupare adesso sono solo quei 6 gol…”) Possiamo accantonare, per ora, un problema che ha assillato il Padova dalla seconda partita, contro il Forlì, sino a ieri sera: l’assenza di un regista vero. Con Filipe, finalmente guarito dalla fascite plantare che lo ha tormentato per oltre un mese, i biancoscudati hanno ritrovato la luce che si era spenta ultimamente a centrocampo, nel vivo del gioco. È una consolazione, magra quanto si vuole, ma almeno un faro della manovra c’è, nell’organico allestito da Zamuner per Brevi. Il brasiliano, finchè è rimasto attore della partita, ha fatto vedere di avere piedi buoni, testa alta e sagge geometrie. Non che abbia sfornato dal suo repertorio numeri trascendentali, però è vero che ha dato ordine all’azione del Padova, le ha impresso razionalità e quella qualità a lungo invocata non solo dal tecnico, ma dagli stessi giocatori, consapevoli di aver reso sin qui al di sotto delle aspettative. Martedì è importante l’ulteriore verifica, perché chi di solito rientra da un lungo periodo ai box azzecca la prima gara, ma poi scende nelle successive: speriamo bene, di Filipe c’è bisogno come il pane per provare a far decollare questa squadra. I numeri sono impietosi e dicono che aver realizzato 6 reti in 7 giornate non è il massimo, anzi. Due Altinier, due Madonna, una a testa Dettori e Cappelletti: sono loro quattro i marcatori che hanno timbrato il cartellino sotto porta, e uno solo di mestiere fa l’attaccante. Ci sembra decisamente un dato negativo, che spiega – non del tutto, sia chiaro – perché il Padova si trovi a metà classifica, costretto ad inseguire le big. Non gira bene alle punte, non ci piove, ma servirebbero più cinismo e precisione al momento di battere a rete. Su tale aspetto è necessario lavorare di più. Altrettanto lecita ci appare una domanda da porre alla dirigenza: non è troppo poco avere Germinale come unica alternativa lì davanti, con Neto fuori causa per infortunio? L’appannamento di Altinier – anche ieri sprecone all’interno dei 16 metri – è un dazio che non ci si può permettere più di tanto di pagare. La casella vuota della lista campionato andrebbe riempita con un giocatore di garanzia. Ma ci pare di aver capito che, se davvero se ne imporrà la necessità, la scelta non verrà fatta prima di gennaio. A Brevi e al suo staff il compito di arrivare a delle soluzioni. Non è facile, ma il Padova deve ritrovare in fretta i gol, per non rischiare di impantanarsi da solo.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Sansovini di testa chiama agli straordinari Bindi, e dalla successiva mischia in area di rigore padovana scatta la ripartenza di Alfageme, che si invola verso la porta avversaria, inseguito da due difensori, ma in uscita ancora una volta Rossi è bravo a sradicargli la sfera dai piedi e ad evitare il gol. Poteva essere la giocata vincente. Nel finale di tempo c’è spazio per un’incursione di Favalli, che Altinier non è in grado di sfruttare (42’), e per un diagonale pericoloso, da sinistra a destra, di Bulevardi che si perde sul fondo di poco (43’). Gol annullato. La ripresa è decisamente inferiore ai primi 45’, e al Padova viene negato l’1-0 per una posizione di presunto fuorigioco di Alfageme, che spinge in rete da due passi un assist aereo di Russo, dopo angolo di Emerson (8’). Poi esce Filipe, in debito di ossigeno, e il gioco padovano ne risente, perché palle-gol non se ne creano più. Il resto lo fa, invece, Bindi, alzando oltre la traversa un tiro a giro di Croce (15’) e allungandosi bene per neutralizzare una “botta” da lontano di Scipioni (20’). Martedì c’è il recupero sul campo della Sambenedettese, che non è affatto una meteora ma una splendida realtà del campionato. Bisogna vender cara la pelle e tornare a casa con un risultato positivo. I brodini fanno bene, ora servono i ricostituenti forti.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Nel Teramo si ferma Jefferson durante il riscaldamento, bloccato da un guaio muscolare al flessore, e sostituito da Croce. Con Filipe si vede indubbiamente qualcosa di meglio – ma ci voleva poco… – rispetto alla scialba prestazione con il Mantova, e la supremazia territoriale è dei biancoscudati sin dai primi minuti. Se non altro, le aperture sulle fasce non sono un optional, ma una costante della manovra. Gli schemi sono elaborati, tuttavia, quando si tratta di affondare il colpo, al Padova mancano la lucidità e la freddezza per fare la differenza. Così è per Favalli, che di sinistro clamorosamente non centra il bersaglio, su una palla deliziosa crossata da Madonna e sfiorata da Alfageme (8’). E quando, come nel caso del lancio di Dettori, la difesa abruzzese viene presa d’infilata da Altinier, proiettato verso il bersaglio, ci pensa Rossi, con un’uscita a valanga sul centravanti, a rimediare (22’). È sempre il bomber mantovano ad avere sui piedi le opportunità più ghiotte, ma una volta Rossi (parata in due tempi su conclusione di sinistro dal limite, 27’), un’altra Ilari (deviazione sul fondo in scivolata, a fil di palo, 31’) sono bravi a rimediare. Alfageme, che occasione! In un fazzoletto di secondi, fra il 35’ e il 36’, il match potrebbe girare a favore di entrambe le contendenti.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Un altro pareggio contro una squadra di medio-bassa classifica. Dopo l’Albinoleffe, la Maceratese e il Mantova (e in mezzo la sconfitta pesante con il Fano), il Padova non riesce a domare il Teramo, peraltro in serie utile da quando ha cambiato allenatore (via Zauli dopo la terza giornata, al suo posto Federico Nofri, che ha raccolto 6 punti in 4 partite), ma mantiene almeno la posizione in graduatoria, quel decimo posto che vale i playoff. In questo momento bisogna accontentarsi, anche se è evidente che dalla squadra di Brevi (ieri costretto a seguire la sfida dall’ultimo gradino della tribuna laterale ovest perché squalificato, con Andrea Bergamo in panchina) ci si attende molto di più. Una gara non facile, contro un avversario scorbutico, in cui alle note positive registrate sul piano del gioco fanno da contraltare i rilievi negativi sull’attacco, il cui lungo digiuno purtroppo perdura. A Gubbio aveva segnato Cappelletti, un difensore, su palla inattiva, mentre con Mantova e Teramo sono mancate le punte sotto porta. Ciò spiega la distanza dal podio, anche se la distanza non è ancora insormontabile. Meglio con Filipe. La formazione è la solita, con la novità (ampiamente annunciata) del regista brasiliano in mezzo al campo.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il Padova segna meno di un gol a partita, è reduce da due 0-0 consecutivi e in generale fatica molto sotto porta. Come mai? «Il gol è l’unica cosa che ci manca veramente. Non è colpa delle punte, ma di tutti gli undici. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio per essere più incisivi in fase di realizzazione. Ma sono sicuro che, quando supereremo anche quest’ultimo step, diventeremo una squadra che darà fastidio a molti». Aver ritrovato Filipe quanto può essere importante? «Conosciamo le sue qualità e ci era mancato. Nelle scorse gare, spesso, facevamo girare palla in maniera fine a se stessa, mentre con Filipe troviamo soluzioni migliori con il pallone a terra. Il nostro è un gioco di possesso, più da Serie B che da Lega Pro. Quando lanciamo lungo non siamo noi, anche se dobbiamo adattarci a tutte le soluzioni». La squadra ha risposto, parzialmente, anche alle accuse di avere scarso carattere. Si è vista più personalità, sebbene nella ripresa sia subentrata un po’ di paura di perdere. Come scacciare, totalmente, questi freni? «Più che avere paura, abbiamo preferito non allungarci. Io penso che questa squadra abbia sempre avuto carattere. Finora ci è mancata anche un po’ di fortuna e dobbiamo tenere conto dell’avversario affrontato. Il Teramo è una buona squadra e nel finale ha messo in campo tanti giocatori offensivi. Noi abbiamo retto, stiamo crescendo e sono convinto che si stia costruendo un buon Padova».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Positivo, sorridente, tranquillo. Andrea Bergamo, da padovano doc, prova ad infondere quella fiducia e quell’ottimismo che i risultati, per ora, non riescono proprio a garantire all’ambiente biancoscudato. Chiamato a guidare la squadra dalla panchina, complice la squalifica di Oscar Brevi, ha seguito la sfida sempre in piedi, a volte si è sbracciato, ha parlato con i suoi e alla fine si è sentito in dovere di applaudirli, nonostante il secondo 0-0 consecutivo. «A mio modo di vedere abbiamo disputato una buonissima prestazione», il parere del vice allenatore biancoscudato. «Abbiamo creato gioco, cosa che era mancata sabato scorso. Finora le assenze ci hanno condizionato, ma stiamo tornando la squadra che si è vista anche a inizio stagione. Su un campo ostico come quello di Teramo abbiamo palleggiato, mosso bene la palla e trovato buone soluzioni offensive. Anche dal punto di vista caratteriale ci siamo compattati, per questo posso dire di essere molto contento della prestazione. Resta il rammarico del risultato, ed è un rammarico, purtroppo, che ci sta inseguendo da inizio campionato». Questo rimpianto ha un nome preciso: la difficoltà cronica ad andare in rete.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il ritorno di Filipe a Teramo, dopo più di un mese di stop, non è coinciso con i tre punti, ma quantomeno ha ridato al Padova buone geometrie in fase di costruzione del gioco. «Ho sempre detto che non sono il salvatore della patria, ma a contare è tutto il gruppo», minimizza il regista brasiliano in sala stampa. «Abbiamo bisogno della squadra intera e dovevamo reagire alle ultime prestazioni. Ci avevano chiesto più gioco e coraggio e credo si sia visto, per giunta su un campo difficile come Teramo. Secondo me siamo stati bravi, ci è mancato solo il gol». Senza gol, tuttavia, il Padova sta perdendo troppi punti preziosi in questo avvio di stagione. Come correggere la rotta? «Abbiamo valori importanti e i risultati non lo stanno dimostrando. Manca, non solo alle punte ma a tutta la squadra, un po’ più di qualità davanti. Oltre a quel pizzico di fortuna che non guasta. L’impegno di martedì a San Benedetto? Io sono disponibile, non sono ancora in forma ma mi sono sentito bene e in sintonia con i compagni». Ha avuto parole d’elogio per il Padova anche l’allenatore del Teramo, Federico Nofri, che da quando è subentrato a Zauli dopo la quarta giornata, non ha mai perso. «I biancoscudati, che hanno un organico più qualitativo del nostro, ci hanno creato molti problemi nella prima mezz’ora», il suo commento. «Quando ci siamo messi a specchio, passando al 3-5-2, siamo cresciuti e nella ripresa siamo stati più incisivi di loro. Ho visto le ultime quattro gare del Padova e siamo stati sicuramente l’avversario che più ha impensierito Bindi. Per questo sono soddisfatto. Abbiamo giocato bene contro una rivale di sicuro valore, visto che secondo me il Padova arriverà sicuramente tra le prime tre».

Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Bindi 7; Cappelletti 6, Emerson 6.5, Russo 6; Madonna 6.5, Mandorlini 5.5, Filipe 6 (Mazzocco 5.5), Dettori 6, Favalli 6; Altinier 5.5 (Germinale 5.5), Alfageme 5.5. 

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) A inizio ripresa viene annullato un gol al Padova: angolo di Emerson, sponda di Russo e tap-in vincente di Alfageme che mette dentro da due passi. L’arbitro ferma tutto, su segnalazione dell’assistente. Il Teramo replica al 15’ con Petrella, sul quale è bravo Bindi a distendersi e lo stesso Bindi si supera su Scipione quattro minuti dopo. Poi praticamente più nulla, se si eccettua un tentativo di Germinale che termina a lato al 31’ e un’altra percussione di Petrella che scarica un diagonale che si alza sopra la traversa. Un sunto asciutto e attendibile racconta di un Padova che muove qualche piccolo passo verso la guarigione, ma che non riesce ancora a sfruttare le proprie individualità. «Abbiamo fatto progressi — spiega nel dopogara Andrea Bergamo, vice di Oscar Brevi, squalificato ieri e che rientrerà a Sambenedetto del Tronto — e abbiamo fatto gioco, oltre ad aver creato occasioni. Ci stiamo pian piano ritrovando, manca solo il gol ma una volta fatto un ulteriore step possiamo dare fastidio a tutti. Abbiamo avuto un calo fisiologico nel secondo tempo, ci hanno messo in difficoltà in un paio di ripartenze ma non abbiamo mai prestato pericolosamente il fianco. Ci siamo solo allungati un po’, serve più equilibrio ma ribadisco che a mio avviso siamo stati protagonisti di una buonissima prestazione». Un pensiero anche sul rientro di Filipe, di nuovo titolare dopo un lungo infortunio: «Si sentiva la sua mancanza — ammette Bergamo — perché siamo una squadra da palla a terra e non da lanci, se riusciamo a sviluppare il gioco così sappiamo essere davvero pericolosi come dimostrano le occasioni avute e che purtroppo non abbiamo sfruttato… Ora manca solo il gol, ma questa è la strada giusta». Un auspicio condiviso, inutile dirlo, un po’ da tutto l’ambiente. Anche perché martedì c’è subito il recupero a San Bendetto del Tronto, una trasferta ricca di insidie per il Padova.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Progressi? Minimi. Punti? Uno. Il Padova non riesce a scrollarsi di dosso un inizio di stagione al ralenty e, dopo lo 0-0 con il Mantova, pareggia a reti bianche anche con il Teramo. Eppur si muove, verrebbe da dire, ma Oscar Brevi (ieri squalificato) non riesce a trovare la chiave per sbloccare una squadra che continua a palesare limiti evidenti in tutte le zone del campo, eccezion fatta per la difesa. Non ci sono grosse novità rispetto alle previsioni della vigilia: Sbraga finisce ancora in panchina, a centrocampo rispunta in cabina di regia Filipe, per il resto la squadra è quella vista all’opera contro il Mantova. Un 3-5-2, con Altinier e Alfageme davanti. Per una ventina di minuti non succede praticamente niente. Il Teramo attende, il Padova non affonda, poi al 22’ Dettori innesca Altinier, che scatta sul filo di fuorigioco e viene anticipato in extremis dall’uscita di Rossi. Cinque minuti dopo è ancora Altinier a battere un colpo, con un tiro che Rossi blocca in due tempi. Con il ritorno di Filipe si vede qualche miglioramento in mezzo, quantomeno nella circolazione di palla, anche se la difficoltà a segnare è sempre evidente. Nel finale di tempo al 43’ il Teramo va vicinissimo al vantaggio: Petrella riesce a innescare Bulevardi, il diagonale è a lato di pochissimo alla sinistra di Bindi.




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