Samb-Padova, l’analisi de “Il Mattino di Padova”

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Illusione finita. Due pareggi (Mantova in casa e Teramo fuori) e la vittoria di Gubbio ci avevano fatto credere che il Padova fosse in ripresa e potesse iniziare una lenta, ma progressiva risalita verso le posizioni di vertice della classifica. Al “Riviera delle Palme” di San Benedetto del Tronto, nella partita di recupero della prima giornata di campionato rinviata il 28 agosto per il terremoto, i biancoscudati subiscono invece una sconfitta netta, nel punteggio e nel gioco, ripiombando nella mediocrità. La Samb, “matricola” sbarazzina ma con un’identità precisa, che sa perfettamente ciò che vuole, e che ha fatto tremare il Venezia sabato scorso, balza meritatamente in testa alla classifica, a quota 17, scavalcando in un colpo solo sei avversarie che la precedevano. Sorpresa fino ad un certo punto, perché quella di Palladini è una signora squadra, interprete di un calcio semplice ma terribilmente efficace e che ha nel trio avanzato il suo punto di forza, insieme alla lucida regia di Sabatino. Brevi traballa. Sei punti in cinque partite, con un solo gol all’attivo (Cappelletti a Gubbio) e due miseri 0 a 0 nelle successive giornate, è la serie di risultati messa insieme dal tecnico milanese in poco più di un mese e mezzo. E Brevi adesso è sulla graticola, perché i suoi uomini anche nelle Marche, dove già ci avevano rimesso le penne a Fano, e in modo rovinoso, hanno lasciato troppo a desiderare. Discreti per mezz’ora, poi crollati sotto i colpi dei rossoblù e incapaci di reagire come una “grande” (ma siamo sicuri che sia tale, poi?) avrebbe dovuto fare.

Le prossime ore potrebbero anche essere decisive per la sorte di Brevi: tanti bei nomi in rosa, ma un collettivo che latita, senza personalità, psicologicamente fragile e soprattutto non in grado di recuperare il risultato, una volta sotto. L’attacco è lo specchio di questa impotenza, con le punte che evidenziano limiti inaspettati non solo sotto rete, ma anche nel modo stesso di interpretare il proprio ruolo. A Bergamin, Bonetto (che peraltro è in Indonesia) e agli altri soci il peso di dover affrontare una situazione imprevista, la peggiore possibile, ma che giunti a questo punto impone loro scelte coraggiose per non far precipitare ulteriormente le cose: se non possono pagare i giocatori, è inevitabile che sia chi li guida a finire sotto accusa. Dieci punti in otto giornate rappresentano un consuntivo da far cascare le braccia. Splendido gol. Quello di San Benedetto è uno stadio tabù per Altinier & C., se è vero che, con questa, siamo a 5 battute d’arresto nella storia dei confronti diretti, a cui si aggiungono 4 pareggi. Mai il Padova ha sbancato il tavolo da gioco, e la tradizione è stata confermata pure stavolta. C’è stato, è vero, un avvio di partita incoraggiante, eppure mai Pegorin ha dovuto sporcarsi i guantoni per rimediare a situazioni davvero pericolose. E quando la Samb, prima attenta a controllare i biancoscudati, ha preso coraggio ed è uscita dalla sua metà campo, sono arrivati i dolori. Sino alla stilettata mortale, al 40’: complice un paio di errori difensivi, Tortolano è partito da sinistra e ha messo in mezzo, “velo” di Di Massimo, con palla a Mancuso, che nello stretto ha scambiato con il compagno, bravissimo a liberarsi e ad infilare sul palo opposto a quello del tiro.

Azione bellissima, ma vantaggio favorito dalla “dormita” della retroguardia ospite. Dopo 310’ di imbattibilità, dunque, la porta di Bindi è capitolata. Il rigore chiude la gara. Nella ripresa, dopo aver rischiato il rigore per una trattenuta di Madonna su Tortolano (ma il fallo sarebbe avvenuto fuori area), su cui l’arbitro ha sorvolato (12’), la capitolazione dei biancoscudati è giunta proprio dal dischetto, grazie a Berardocco. Penalty concesso per uno sgambetto netto di Filipe ai danni del solito Tortolano, avvenuto all’interno dei 16 metri (20’). Lì è calato il sipario, inutili i modesti tentativi per riaprire la gara da parte degli uomini di Brevi, a parte qualche mischia sotto porta. Sostituito (seconda volta in quattro giorni) Altinier, l’ombra di se stesso ma anche – va detto – servito sempre spalle alla rete avversaria, in debito di ossigeno il regista brasiliano: insomma, un gruppo privo di alcuni punti di riferimento fondamentali. Alla fine, i giocatori sono stati chiamati sotto la curva (ma dov’era il mister? Già negli spogliatoi…) dalla quarantina di ragazzi della “Fattori” sciroppatisi una trasferta di 800 chilometri (fra andata e ritorno) per assistere ad una prova scialba e fastidiosa. E che hanno urlato alla squadra: «Meritiamo di più». Come dare loro torto? Lunedì prossimo, in notturna, arriva la Reggiana all’Euganeo: e se non succede nulla in settimana, per Brevi sarà l’ultima spiaggia, questo è poco ma sicuro.

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel)




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