Padova-Sambenedettese, l’analisi del “Gazzettino”

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Corsi e ricorsi. All’andata la vittoria della Sambenedettese ha segnato il punto più basso della gestione di Brevi, a un passo dall’esonero. Questa volta invece il successo del Padova rischia di costare il posto al tecnico Palladini dal momento che la squadra marchigiana ha raccolto appena quattro punti nelle ultime sei gare. Il regalo di Natale che i biancoscudati hanno messo sotto l’albero ha poi un valore doppio per la classifica: le sconfitte di Venezia e Pordenone oltre al pareggio della Reggiana aprono infatti scenari ancora più affascinanti nella rincorsa al primo posto. Il Padova ha costruito la sua vittoria con un approccio alla gara assai propositivo. Abbastanza fluido lo sviluppo dell’azione, con Filipe ed Emerson ad alternarsi nelle vesti di play maker: il primo con il compito di ricucire il gioco sullo stretto, l’altro più predisposto ai lanci a scavalcare il centrocampo. È stato soprattutto sulle corsie esterne che la truppa di Brevi ha trovato gli spazi per affondare i colpi, grazie anche al movimento ad uscire di Neto Pereira per creare superiorità numerica nella zona del pallone. Abbastanza timido invece l’impatto sulla partita della Sambenedettese, vivace soltanto con Candellori.

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Assai più modesta sul piano tecnico la ripresa. Gli ospiti hanno tenuto l’iniziativa, senza però riuscire mai a creare le premesse per il pareggio. Quasi sempre sulla difensiva il Padova che solo nel recupero, grazie a un’invenzione di Dettori, si è rifatto vivo con pericolosità nell’area avversaria, ma prima Germinale e poi Mazzocco non sono riusciti a siglare il 2-0. Poco importa: questo Padova sa vincere e soffrire.

(Fonte: Gazzettino, Claudio Malagoli. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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