Live 24! Mantova-Padova, il giorno dopo: tre punti in “zona Alfageme”, ora sotto col Venezia!

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Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) […] Bruno Tedino cerca di rimettere ogni cosa al suo posto. «La città afferma vive con entusiasmo un momento storico. Mai prima il Pordenone si era trovato così in alto. Noi però non abbiamo mecenati che spendono e spandono. Siamo ricchi sì, ma di valori e di spirito di sacrificio. Venezia e Parma sono piazze di un’altra dimensione. Il Venezia che abbiamo incontrato sabato non ha nulla da invidiare alle corazzate di serie B. Noi viviamo di umiltà e orgoglio. Ripeto: non siamo partiti per vincere il campionato, ma dalle prestazioni al Tardini e al Penzo – rivendica Bruno – nonostante le sconfitte, usciamo rafforzati nelle nostre convinzioni: non molleremo di un centimetro e continueremo con lo stesso impegno di sempre sino alla fine». […] «Al Penzo ho scelto il 4-1-4-1 per limitare i possibili pericoli provenienti dai loro esterni. Ci voleva gente di forza e di gamba come Bulevardi. Questo senza nulla togliere a Cattaneo, che resta giocatore importante per il Pordenone. A Teramo preannuncia Bruno vedremo altre novità. Con il Bassano lunedì altre ancora. Ce lo impongono 3 impegni così ravvicinati».

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) […] Una settimana di allenamenti (gli ultimi due a porte chiuse) per preparare la sorpresa tattica: rinuncia al consolidato 4-3 e fantasia per un più mirato 4-1-4-1 con una mediana costruita per limitare le scorribande degli esterni difensivi lagunari (Zampano e Garofalo), micidiali nel 2-1 rifilato 6 giorni prima al Lumezzane. Peccato che tanta preparazione sia stata vanificata dai 90 secondi di ritardo con i quali i difensori naoniani sono scesi in campo. In quel minimo lasso di tempo Falzerano, Zampano, Moreo e Geijo (splendida l’azione partita proprio sulla corsia di destra) hanno confezionato il gol che ha deciso la supersfida. Tomei, solo contro tutti, ha neutralizzato la prima conclusione dello spagnolo, ma nulla ha potuto sulla seconda: un colpo di testa in mezzo a tre olografie neroverdi. Da lì in poi il gioco è stato in controllo quasi totale di Burrai e compagni. Resta da vedere quanto per la sorpresa tattica di Tedino e quanto per volontà tattica di Inzaghi che, forte del vantaggio e conscio della forza della sua difesa, la migliore del girone (solo 21 reti subite in 26 gare), ha lasciato l’iniziativa agli avversari. La pericolosità del Pordenone è aumentata nell’ultima mezzora, dopo l’ingresso di Cattaneo e il ritorno al vecchio 4-3 e fantasia, compresa l’azione del rigore (atterramento di Veleno a opera di Domizzi) reclamato a gran voce da Lovisa a fine partita. Come sempre è molto più facile criticare che fare e, come sempre, non può esistere nessuna controprova. Certo ci piacerebbe sapere come sarebbero andate le cose se a misurarsi in campo fossero state le abilità e le caratteristiche degli uomini più che le alchimie tattiche dei tecnici. Limitando l’esame ai due confronti del ritorno con le grandi del campionato, pur restando a secco, il Pordenone ha tutt’altro che sfigurato. La differenza ai danni dei neroverdi è stata tutta condensata in quei 6 minuti di follia che hanno determinato le due sconfitte: gli ultimi 4 a Parma (dal 2-1 al 2-3) e i primi due di sabato al Penzo. […]

Ore 19.00 – (Messaggero Veneto) L’approdo in Lega Pro, la semifinale playoff all’Arena Garibaldi di Pisa dello scorso anno, le vittorie con il Venezia all’andata e all’Euganeo di Padova di questa stagione, il “premio” della critica per il gioco più piacevole del campionato. Mancava soltanto una cosa al Pordenone per la definitiva consacrazione nel calcio che conta davvero. O meglio due: la prima in assoluto è il nuovo stadio, che ancora non c’è. La seconda ha avuto origine nell’ultimo mese, e domenica, nella super sfida del Penzo, ha scritto il suo primo capitolo: la rivalità con la grande piazza, il Venezia che ha paura del Pordenone. Il suo ds, Giogio Perinetti, un santone fra i dirigenti del calcio italiano, che si lamenta dei tanti rigori assegnati ai ramarri – peraltro quasi tutti sacrosanti – e nello scontro diretto la spunta anche grazie a un paio di penalty non concessi. E poi quel gol di Ingegneri annullato. Il presidente Lovisa che a fine gara tuona contro i lagunari nella pancia del Penzo: «Un arbitro non può dare un rigore del genere, Perinetti impari a stare zitto». il boss del Venezia Joe Tacopina che ribatte: «Il Pordenone non può avere un rigore a partita, l’unica cosa che conta è che adesso ha 10 punti di svantaggio ed è fuori dai giochi. Le parole contro Perinetti sono ridicole, Lovisa pensi alla sua squadra». Da che pulpito, verrebbe da dire. E non si sono estraniati dalla “lotta” nemmeno Tedino e Inzaghi, dando seguito all’episodio dell’andata, quando Pippo mancò la stretta di mano con Bruno al triplice fischio. […]

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Il Pordenone avrebbe meritato di più? Guarda un po’, è la stessa cosa che dicevamo noi dopo aver perso 1-0 all’andata». Dopo averlo fatto sul campo per 96′ ha graffiato anche fuori Alexandre Geijo, giustiziere del Pordenone con il tap-in di testa dopo appena 1’23, ed ora nuovamente agganciato a Moreo come bomber di squadra con 7 centri. «Sul cross di Zampano c’eravamo sia io sia Moreo, lui davanti a me tanto che, lì per lì, mi sono quasi arrabbiato perché forse io avrei potuto colpire meglio la palla sorride il 34enne spagnolo nel rivivere l’azione decisiva . Ci abbiamo provato entrambi col tacco, poi per fortuna sulla respinta del portiere ero proprio lì e ho solo dovuto appoggiare in porta un gol importantissimo». […] Finalmente al Venezia è riuscito di aggiudicarsi uno scontro diretto al Penzo. «In calendario restano 12 partite che non sono poi molte, anzi. Quindi a prescindere dalla classifica dell’avversario bisogna solo vincere sempre, non conta nient’altro. Certo battere una squadra forte come il Pordenone dà una spinta in più sul piano della fiducia, ma il campionato era e sarà fino in fondo molto livellato. Chi insegue deve vincere e sperare nei passi falsi del Venezia, noi invece non nascondo che speriamo a nostra volta che gli altri facciano male, però al tempo stesso siamo gli unici ad avere tutto nelle nostre mani».

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Concordo con Lovisa solo sul pronostico finale perché, come abbiamo sempre detto, il Parma è la grande favorita per salire in serie B. Ma proprio per questo essere davanti e in piena lotta per vincere il campionato è un grande onore e uno stimolo ancor più grande per un Venezia prontissimo allo sforzo finale». Il grande accusato Giorgio Perinetti replica a distanza alla furia del presidente del Pordenone, Mauro Lovisa, il quale in sala stampa al Penzo prima di beccarsi con il collega Joe Tacopina si era scagliato contro il ds lagunare colpevole di rompere le scatole da due mesi punzecchiando il club friulano per i tanti (10) rigori ricevuti. «Lo giustifico perché parlando a caldo dopo una partita è facile eccedere – la replica di Perinetti – ma Lovisa si deve ricordare sempre di essere un consigliere di Lega Pro, come tale impegnato a difesa dei diritti di tutti i club. Io ho sempre e solo cercato di difendere il Venezia da qualsiasi accusa di aver avuto favoritismi, e l’ho fatto dati alla mano senza mai accusare qualcuno. Fosse stata un’altra squadra al posto del Pordenone ad aver avuto 10 rigori contro uno solo subìto, mentre il Venezia è a 4-4, avrei detto le stesse cose. Se uno non ha più nemmeno il diritto di parlare…». Chiusa così la polemica Perinetti analizza il derby triveneto che ha messo un gap di 10 punti tra Venezia e Pordenone. «La partita di sabato è stata uno spot per una Lega Pro che ha davvero valori importanti. Il Pordenone ha grossi meriti perché da due anni esprime un ottimo calcio, anche dopo aver rifatto un centrocampo che ritengo il più forte del campionato. La tensione tra Tedino e Inzaghi in panchina? Si era creata una tensione ingiustificata, Tedino è un bravissimo allenatore e sicuramente parla meglio con il gioco della sua squadra che in conferenza stampa». […]

Ore 17.30 – (La Nuova Venezia) Scatta l’operazione-derby. Con la finale della Coppa Italia come obiettivo, fallita nel 1991 quando gli arancioneroverdi di Alberto Zaccheroni vennero eliminati ai calci di rigore dal Monza al Baracca, ma poi salirono in Serie B nello spareggio con il Como. Ieri, mentre il Padova ha giocato a Mantova, Inzaghi ha concesso la domenica libera ai suoi giocatori, che torneranno al Taliercio sta mattina. Rivoluzione in vista, soprattutto sulla mediana e in attacco con Stulac e Soligo in campo dal primo minuto, oltre al tridente offensivo. Inzaghi dovrebbe optare per Caccavallo e Tortori esterni e Nicola Ferrari, il bomber di Como, al centro. Straordinari, forse, per Acquadro, in campo meno di un’ora contro il Pordenone, e uno tra Domizzi e Modolo con spazio a Cernuto, Galli e Pellicanò. Da decidere chi si sistemerà sulla fascia difensiva a destra, affidata probabilmente a Fabris, un quarto d’ora al Penzo contro i neroverdi di Tedino. […] «Chi ha giocato con il Pordenone farà fatica a recuperare per mercoledì, dovrò fare delle scelte, anche perché non potrò contare sullo squalificato Malomo» spiega il tecnico arancioneroverde, «vedremo tra Domizzi e Modolo anche se domenica ci aspetta un’altra partita importantissima con la Sambendettese. Darò spazio a tanti, Falzerano domenica non si sarà, quindi potrà darci una mano, poi Acquadro ha giocato meno con il Pordenone. E’ una partita molto sentita dai nostri tifosi, vedremo di dar loro un’altra soddisfazione». […]

Ore 17.00 – (Giornale di Vicenza) Un punticino sofferto, ma meritato e molto importante. Dopo il pareggio in rimonta con l’Ascoli, la classifica dice che il Vicenza ha agguantato il Brescia a quota 28 punti, ha messo un altro mattoncino tra sé e il terzultimo posto della retrocessione diretta (Pro Vercelli a 25 punti), e oltre ai piemontesi ha fatto un piccolo passo avanti anche rispetto a Ternana e Latina, entrambe sconfitte. In una lotta salvezza che si annuncia come sempre complicata e risicata, questa settimana va comunque in archivio con il segno positivo. E le statistiche dell’incontro del Menti, utili a rivalutare la partita con fredda razionalità, indicano che il verdetto del tabellino è stato lo specchio fedele di quanto le squadre hanno saputo esprimere in campo. Vicenza e Ascoli si sono divisi la posta in palio, e in effetti i principali indicatori numerici sintetici confermano questo equilibrio: leggera supremazia nel possesso palla per gli ospiti (53% contro 47%), ma Vicenza di poco avanti per il tempo di permanenza nella metà campo offensiva (9 minuti e 13 secondi a fronte di 8 minuti e 37 secondi), con un numero di tiri sostanzialmente sovrapponibile (14 per i biancorossi, 12 per i bianconeri, ed entrambe le squadre hanno inquadrato i pali della porta per 4 volte). Se nel primo tempo era stato l’Ascoli a farsi preferire e ad arrivare con maggiore frequenza dalle parti di Benussi, nella ripresa è stato il Vicenza a costruire le azioni più interessanti in attacco; così, alla fine, le due formazioni hanno raggiunto un indice sintetico di pericolosità (riassuntivo di possesso palla, verticalizzazioni, occasioni da rete) superiore a 40 in una scala da 1 a 100: un dato confortante se si guarda in casa biancorossa, visto che in molte altre partite l’indicatore era tristamente rimasto a 20 o poco più. […]

Ore 16.30 – (Gazzettino) […] «Brucia tantissimo la sconfitta con l’Avellino – sottolinea Strizzolo – perché abbiamo creato tantissimo senza concretizzare, in ogni momento saliente della gara, sull’1-0 ma anche dopo il pareggio di Ardemagni». Si guarda sempre avanti, ma servono correttivi urgenti. «Assolutamente, bisogna migliorare negli episodi, perché non si possono perdere partite del genere». Il Cittadella – anche a detta di Novellino – è una squadra che esprime un bel gioco, ma raccoglie poco. «Se costruiamo tante occasioni è perché il Cittadella è sempre propositivo. Ma ci mancano cattiveria e determinazione negli ultimi metri, qui c’è da lavorarci su. Purtroppo ci stiamo ripetendo le stesse cose da diverso tempo ormai, bisogna tirarla fuori questa cattiveria, e non mi riferisco solo a noi attaccanti». Due pareggi e due sconfitte nelle ultime quattro partite: si ridimensionano gli obiettivi del Cittadella? «Non pensiamoci. Davanti abbiamo il Brescia nell’anticipo di venerdì. Vediamo di preparare al meglio la partita per riscattarci in fretta. Adesso non facciamo tabelle né pensiamo a traguardi da raggiungere, ma dobbiamo vivere alla giornata, è l’unico modo per ripartire». Qualcuno ha storto il naso al momento della sua sostituzione, perché con Arrighini che non riusciva a vedere la porta, e Iunco in calo con il passare dei minuti, lei pareva l’unico in grado di far male all’Avellino. «Sono rientrato in gruppo da pochi giorni, non potevo avere nelle gambe il ritmo partita, è stata la scelta più giusta». […]

Ore 16.10 – (Mattino di Padova) Difficile rimproverargli qualcosa. Al ritorno in campo dopo due settimane, causa infortunio, ha realizzato il quinto gol della sua stagione, il primo nel 2017. Ma, al di là della rete, ha regalato profondità alla manovra d’attacco e, finché ha avuto benzina, si è reso utile anche nei ripiegamenti. La buona prova di Luca Strizzolo non è però bastata a un Cittadella sciupone come non mai per avere la meglio sull’Avellino. «Quella di sabato è una sconfitta che brucia parecchio e lascia addosso una sensazione bruttissima», ammette l’ex centravanti del Pordenone, «Abbiamo creato tantissimo senza riuscire a realizzare le reti che meritavamo. Contro l’Avellino abbiamo creato una decina di occasioni nitide e ne abbiamo sfruttata solamente una. Gare del genere vanno portate a casa senza discussioni». La sequenza di errori sotto porta di fronte agli uomini di Novellino è stata clamorosa. C’è qualcosa da rivedere nell’impostazione in campo? «La capacità di costruire il gioco è la nostra forza e quanto creiamo è figlio della nostra manovra. Occorre però essere più cinici, più cattivi, più determinati negli ultimi venti metri. Abbiamo avuto molte occasioni sia nel primo che nel secondo tempo, ma, se non ne approfitti, occorre mettere in conto che poi possa arrivare la beffa. Prendiamo esempio proprio dall’Avellino, che ha tirato in porta tre volte, ma in tutti e tre i casi è andato in rete». […] Oggi, alla ripresa degli allenamenti, saranno valutate le condizioni di Alfonso, uscito dal campo al quarto d’ora del primo tempo per un risentimento muscolare alla coscia destra, all’altezza dell’inguine. Da capire anche se Bartolomei e Pedrelli potranno tornare fra i convocati a Brescia dopo i rispettivi intoppi. Rientrerà invece Salvi, che sta superando il suo attacco influenzale.

Ore 15.40 – (Giornale di Vicenza) Furia Rosso. Al triplice fischio il presidente Stefano si scaglia col direttore di gara e non solo. La voce due toni sopra: «L’espulsione di Bizzo è giusta, però mi devi sanzionare allo stesso modo Diop. A costo di farmi deferire, adesso vado negli spogliatoi, è il momento di farsi sentire…». Stefano Rosso con la bufera dentro il petto ne ha anche per il Modena. «Il giorno che avrò bisogno di salvarmi chiamerò Eziolino Capuano, che è uno specialista, ma la sua squadra è stata scorretta e con atteggiamento provocatorio». Poi schizza giù nella pancia del Mercante a reclamare udienza dalla terna. Mai visto in otto anni un presidente così inferocito. Non è un caso che gli stessi cronisti emiliani, abbiano ammesso come «per la prima volta il Modena abbia goduto quest’anno di una direzione di gara favorevole». Sta di fatto che Bassano non ci sta a passare per becco e bastonato e Rosso è sceso a battere i pugni proprio per questo. Con altri decibel (più ribassati), D’Angelo spiega i motivi degli umori abbrustoliti. «Premesso che la cacciata di Bizzotto è logica da regolamento – avvia la disamina – allo stesso modo si deve espellere Diop che commette fallo di reazione a fine primo tempo su Trainotti. Il fallo di reazione è da rosso, non esiste il giallo e basta. Poi in parità numerica è un’altra partita». […] È però l’ultima frase del timoniere del Bassano che conquista la prima pagina. «Capisco l’amarezza dei tifosi, eppure vi garantisco che questa squadra non solo a fine maggio farà i playoff, ma li farà da protagonista. Noi ci saremo quando il campionato conterà di più».

Ore 15.20 – (Giornale di Vicenza) Bizzo fa un frittatone, l’arbitro frittatine assortite, Bassano gioca 71 minuti su 94 in inferiorità, in un pomeriggio di luna sbilenca. Morale: Modena più furbo che santo si pappa tutto, come mai gli era accaduto prima. E la Virtus che si fa di nebbia inizi a guardarsi dentro. Si comincia e, come immaginavamo, la difesa a tre del Modena in realtà è un rifugio antiatomico con cinque sentinelle schierate e arcaiche marcature ad personam su tutte le ipotetiche bocche da fuoco giallorosse. I canarini fanno largo uso del body check con le mani che spingono, tirano e scorrono dappertutto e si intuisce che sarà un pomeriggio di lacrime e sangue per i virtussini. Senza Grandolfo, Proietti e Bianchi, spediscono lo sfondatore Maistrello a procedere da caterpillar sottoporta. Ci vorrebbe la mandrakata di un Minesso, di qualcuno in grado di inviare la fantasia al potere e incrinare la densità che i gialloblù applicano nella loro metà campo. E invece della mandrakata, ecco la boiata. Bizzotto prima rinvia male di testa (21′) e per rimediare stende l’uomo lanciato in area beccandosi un sacrosanto giallo. Poi, 120 secondi più tardi decide di assalire di spalle Diop in una zona del campo sostanzialmente innocua: fallo bis e nuovo inevitabile cartellino. Inutile ma consequenziale. Il tempo di riconsegnare la fascia e il capitano ritrovato a furor di popolo commette una fesseria. […] Non siamo allo stato di crisi, ma la questione è critica, la squadra si è persa di nuovo e non è solo questione di mercato poiché di quelli andati solo Falzerano aveva il cambio di passo. Ma gli era scesa la catena non ne voleva più sapere di restare. Il traguardo del sesto posto è 3 punti sopra non 10, semmai conviene ora preservare il settimo dagli appetiti di Feralpi e Samb. Ma a Pordenone sarà opportuno tornare a correre, sennò ti risucchiano ed è un brutto vivere.

Ore 14.50 – (Mattino di Padova) Vito Antonelli non vuol sentir parlare di stagione terminata: «Non è finita, siamo sempre a otto punti dalla terz’ultima, nello sport fin quando la matematica non ti condanna non è mai finita. Noi dobbiamo sempre svolgere il nostro dovere e giocare col massimo impegno per onorare lo sport. Questi ragazzi si allenano con la massima professionalità e serietà, in campo mettono tutto, purtroppo è un’annata in cui non si riesce a raccogliere quanto seminato». […]

Ore 14.30 – (Mattino di Padova) La Vigontina San Paolo ha uno scarpino nella fossa. Cadono ancora i padovani e per la prima volta in stagione diventano maglia nera del girone (la classifica certifica 15 inesorabili punti), con la quota playout, adesso segnata dal Calvi Noale (a quota 23 punti), distante otto punti. A dieci giornate dal termine de campionato ci vorrebbe se non la mano benedetta di un santissimo, almeno quella di un beato. Contro il Tamai era una partita da tutto o niente, vincere era l’imperativo per continuare a sognare, invece un golletto di Giglio ha ucciso, probabilmente in maniera definitiva, le speranze di salvezza dei padovani. Mister Antonelli deve inventarsi la formazione coadiuvato dal medico sociale (si arrende anche Scandilori, sostituito da Busetto, mentre Topao scende a destra) ne esce un 4-3-1-2 con Casagrande a ridosso di Antenucci e Siega. […] Nelle prossime due partite, contro le corazzate Campodarsego (che ieri è andato a vincere a Cordenons) e Triestina (che, sempre ieri, ha espugnato il campo della Calvi Noale) potrebbe essere scritta l’epigrafe.

Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Sul fronte Abano si ammette senza problemi la superiorità dell’Union Feltre. Mister Luca Tiozzo riconosce tutti i meriti del caso. «Per intensità, per voglia e mole di gioco l’Union ha fatto qualcosa in più. Poi dispiace perché eravamo due volte in vantaggio, ma loro ci hanno da subito aggredito forte. Sapevo che avrebbero tirato fuori una prestazione del genere, complimenti a loro». Cosa doveva fare di più l’Abano per portare via punti dallo Zugni Tauro? «Qualcosa in più sul piano dell’intensità e della corsa. Non è stata una partita di grandi passaggi o grandi fraseggi. Invece proprio l’intensità è stata la chiave del match: ne avevano di più i nostri avversari». […]

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Non poteva più sbagliare l’Union Feltre e i ragazzi di Bianchini non hanno sbagliato, nonostante il primo gol dell’Abano sia arrivato dopo appena 58 secondi. Al via Bianchini si vede costretto a rinunciare alla solidità di Guzzo. L’ex Montebelluna proprio non riesce a recuperare e va direttamente in tribuna. C’è quindi Dall’Ara centrale accanto a Dal Monte, con Gjoshi nel ruolo di terzino destro. Nel 4-2-3-1 nuova esclusione per Bedin, uscito un po’ dalla centralità del progetto. L’Abano rispetto all’andata ha salutato Ferrante e Nobile, ma davanti ha un Personè da marcare con attenzione. Serve dare tutto subito, ma l’Union entra in campo con un minuto di ritardo e lo paga a carissimo prezzo. Rimessa laterale dalla destra e cross in mezzo, la difesa guarda, Scaranto non è impeccabile e da due passi Pagan timbra l’1-0. Qualcuno in tribuna inizia a mugugnare, qualcun altro incita la squadra e sta di fatto che la reazione c’è come gioco, meno in fase realizzativa. Basta però un’azione fatta come si deve, che al quarto d’ora ecco il pareggio: inizia Gjoshi, Podvorica insiste e serve Madiotto che controlla in doppia battuta, pallone filtrante a Rondon che davanti a Cottignoli non sbaglia. […] siamo al minuto 33 quando il cross di Angelilli viene deviato in corner da Salvadori. Alla battuta va capitan Busetto, Scaranto respinge non bene in mezzo all’area e Personè si coordina per una rovesciata da applausi: è 1-2. […] Siamo in prossimità del ventesimo e Rondon si inventa un cross dalla trequarti per Madiotto, bravo ad anticipare tutti di testa e pareggiare. Entra Ghedini per uno spento Cossalter: 4-3-3. L’inerzia è nelle mani dell’Union e sette minuti dopo la partita è ribaltata: Podvorica scatenato sulla destra, pallone dentro e ancora Madiotto fa 3-2. […]

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Balzo in avanti del Campodarsego, che espugna nettamente Cordenons portandosi quattro lunghezze avanti all’Abano. Arriva puntuale, in terra friulana, il riscatto della truppa di Cristiano Masitto, dopo il brusco ko di Montebelluna. Un 1-3 netto, frutto di una prestazione cinica e ordinata, inficiata solo appena, allo scadere, da un penalty concesso al più illustre dell’undici avversario, Denis Maccan. Buona, nel complesso, la prova dei biancorossi, nuovamente saldi in terza posizione. Copione chiaro fin dall’avvio, con gli ospiti avanti al primo affondo. Al 5’, palla rasoterra di Franceschini dal vertice destro dell’area, difesa granata ferma e Aliù che anticipa l’uscita bassa di Grubizza firmando il vantaggio. […] «Dobbiamo arrivare più in alto possibile», è il diktat di Masitto, che al termine della gara, oltre a spendere parole di lode per la prestazione dei suoi – col solo smacco della disattenzione finale costata lo zero alla casella reti subite –, vuole evitare ai suoi ulteriori distrazioni; e lo fa togliendo loro ogni limite.

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Dopo la partita, i giocatori dell’Este non si risparmiano in cori, urla e festeggiamenti: d’altra parte, battere il Mestre, in questo momento della stagione, è da considerarsi alla stregua di un’impresa: «Devo fare un applauso ai miei giocatori perché penso che abbiano compiuto un capolavoro tattico», commenta il tecnico dell’Este Michele Florindo, «Sono stati bravi a non concedere nemmeno una palla-gol a un attacco dal potenziale enorme come quello del Mestre: sono orgoglioso di loro». Una vittoria acciuffata anche (e soprattutto) grazie ad alcuni accorgimenti: «Abbiamo preparato la partita guardando molto gli avversari», sottolinea Florindo, «Ho lasciato fuori due giocatori fondamentali come Marchetti e Longato, sapendo però che a partita in corso sarebbero risultati decisivi. Questo risultato, però, non deve farci fare chissà quali voli pindarici: non dobbiamo mollare di un centimetro perché ci mancano almeno 10-11 punti per la salvezza». […]

Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Un Este guasta… Mestre. Come l’ospite sgradito che crea scompiglio al banchetto, i giallorossi puniscono alla prima occasione utile, rendendo un inferno la passerella della capolista al Nuovo Stadio. Gli uomini di Michele Florindo, infatti, indovinano la prestazione perfetta nel match clou di giornata: un «capolavoro tattico» (dirà il tecnico nel post-gara) o, ancora meglio, un’interpretazione magistrale e in salsa atestina della cosiddetta “gabbia”, l’unico modo per bloccare la (tanta) qualità del Mestre. Faticano tutti, sponda arancionera: il leader Zecchin non ha spazio per impostare, Sottovia e Beccaro sembrano due turisti nel traffico di Bangkok. […] Cambia qualcosa nella ripresa, inaugurata proprio dal vantaggio estense: calcio d’angolo di Ferrara dalla sinistra, Gagno compie un’uscita sgangherata e Tessari ne approfitta, sbucando all’altezza del secondo palo. È l’1-0, nonostante un tentativo di salvataggio disperato sulla linea di porta. […] L’assedio dei quattro minuti di recupero non dà frutti, e il triplice fischio regala un enorme passo in avanti alla formazione atestina, ora decima a 30 punti, due in meno del Vigasio, prossimo avversario in campionato.

Ore 12.30 – (Gazzetta di Mantova) Si fa un gran parlare dopo il fischio finale di quel presunto rigore non concesso al Mantova nell’azione che ha chiuso il match, appena dopo il gol decisivo di Alfageme. Come allora non apprezzare la dichiarazione spontanea del diretto interessato Paolo Regoli, franato a terra mentre si apprestava a calciare? «Sono stato toccato da dietro – spiega l’esterno biancorosso -, mi sono sbilanciato e quando il piede ha toccato terra ho perso l’equilibrio, insieme all’attimo di spedire quel pallone verso la porta padovana». Poi allarga le braccia quando gli si chiede perché l’arbitro sia stato così deciso nel sanzionarlo per simulazione. Nel dubbio rimane anche Felipe Sodinha, protagonista di uno sfortunato debutto casalingo. «Non ho visto bene che cosa sia accaduto in quel frangente – riferisce il talentuoso brasiliano – ma so che nel finale ci siamo abbassati troppo. Il mio ingresso in campo? È sempre una grande emozione, ho piena consapevolezza delle responsabilità di cui mi sono preso carico e ho lottato per tornare a vivere questi momenti. Oggi (ieri, ndr) non stato è facile prendere palla così lontano dalla porta avversaria e far salire la squadra. Sono triste per questo ko, non ci resta che concentrarci sulla prossima partita e fare di tutto per vincerla». […]

Ore 12.10 – (Gazzetta di Mantova) Saper mascherare la delusione non è dote da tutti. A caldo Marco Claudio De Sanctis dimostra di possederla e supera con signorilità quegli attimi concitati che seguono il fischio finale, nei quali la rabbia potrebbe far dire cose di cui poi pentirsi. Il presidente dell’Acm malgrado tutto non ci casca e bolla come «punizione eccessiva» la beffa finale a danno dei biancorossi. «È una sconfitta che brucia – aggiunge -, perché i ragazzi hanno disputato una buona partita. Questo è ciò che può riservare il calcio e non lo scopriamo certo oggi. Tecnicamente siamo stati al livello dei nostri avversari, poi concedi una mezza opportunità e questi ti puniscono. Ciò che posso dire alla squadra è di continuare a lavorare, perché i miglioramenti si vedono e non sarà questo ko a limitare le nostre ambizioni di salvezza. Dobbiamo crescere ancora, essere più smaliziati e concreti ma è confortante il fatto che ce la giochiamo sempre alla pari con le migliori del girone». […]

Ore 11.50 – (Gazzetta di Mantova) Per una volta (la prima) Gabriele Graziani esce senza ricevere l’applauso della Curva Te. La rabbia per il ko maturato con il Padova è tanta, meglio rifugiarsi subito negli spogliatoi. Ciccio mastica amaro: «Siamo partiti male – dichiara – perché non riuscivamo mai a ripartire come volevo. Ho spostato Cittadino per giocare con un centrocampo a cinque, il problema era che faticavamo a pressare a dovere il loro mediano basso. Nella ripresa siamo ripartiti bene, a metà tempo abbiamo anche avuto un paio di occasioni e in quel frangente dovevamo fare di più». Poi quel lampo di Alfageme nel finale: «Evidentemente abbiamo delle difficoltà nel gestire le situazioni di gioco – commenta Graziani –. All’ultimo minuto abbiamo fatto quello che una squadra che si deve salvare non deve mai fare. Eravamo stanchi, non siamo stati in grado di gestire la situazione. Sul gol abbiamo commesso un errore generale e il Padova ci ha fatto male». […] A pochi istanti dal triplice fischio con il Padova l’episodio di Regoli che cade in area. L’esterno è stato ammonito per simulazione: «Non ci voglio pensare – taglia corto Graziani – e non ho nemmeno chiesto come fosse andata al giocatore perché ero troppo arrabbiato per l’errore commesso poco prima sul gol dei nostri avversari. In generale non credo che l’arbitro abbia commesso grossi errori, non attacchiamoci a questo».

Ore 11.30 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Bindi 6; Sbraga 6.5, Emerson 7, Cappelletti 6.5; Madonna 6.5, De Risio 5.5 (Berardocco sv), Mandorlini 5.5, Dettori 6, Favalli 6; Neto Pereira sv (De Cenco 6), Altinier 5.5 (Alfageme 7).

Ore 11.20 – (Gazzettino) E un indurimento muscolare ha messo fuori causa anche Altinier alla fine del primo tempo. […] Quanto al gioco, onestamente va detto che se n’è visto poco. Il Padova ha avuto un buon approccio, ma tutto è durato lo spazio di una decina di minuti (tre calci d’angolo e una pericolosa inzuccata in torsione di Altinier). Poi tanta buona volontà, ma pochissima lucidità e anche parecchi errori sul piano tecnico. Il Mantova si è ben disimpegnato nella fase di non possesso, chiudendo le corsie esterne e soffocando gli attaccanti. Il demerito dei biancoscudati è stato quello di non riuscire mai ad alzare il ritmo dell’azione. Incerte le geometrie di Mandorlini, quasi mai nel vivo della manovra il rientrante De Risio, ridotto all’osso il movimento delle punte. Il solo Dettori si è preso la briga di prendere qualche iniziativa, ma predicando quasi sempre nel deserto.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Una vittoria all’ultimo respiro, frutto di una super giocata tutta sudamericana: il brasiliano Emerson ha conquistato il pallone davanti all’area e si è inventato un lancio di quasi sessanta metri a premiare lo scatto in profondità dell’argentino Alfageme che dopo avere bruciato in velocità i due difensori centrali del Mantova ha infilato il portiere con un sinistro di potenza. Al minuto 91 il Padova si è preso i tre punti, restando così in scia a Venezia e Parma. Quello stesso minuto che l’altra domenica aveva sorriso al Gubbio nella sfida dell’Euganeo, senza dimenticare l’occasione fallita nei secondi finali proprio da Alfageme, al quale non erano state risparmiate le critiche. Tutto dunque è tornato al proprio posto: il Padova si è ripreso quanto aveva smarrito per strada nel turno precedente e l’argentino si è rifatto con gli interessi. Unica nota stonata l’infortunio a Neto Pereira. Il capitano è stato costretto ad abbandonare la contesa dopo una ventina di minuti (al suo posto è entrato De Cenco): nell’inseguire un avversario in prossimità della linea di metacampo ha sentito tirare il flessore della coscia destra.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Quindi aggiunge: «Dobbiamo restare attaccati alle prime e chissà che questa sia un bella iniezione di fiducia ed entusiasmo. E anche mercoledì ci terremmo a portare a casa il risultato perché teniamo anche alla Coppa Italia». Luis Alfageme questa volta è l’eroe del giorno. «Per me si tratta del terzo gol in campionato – commenta – un po’ poco per una punta, ma è importante che siano stati decisivi e in questo caso ci ha permesso di restare in scia alle prime. Come contro il Gubbio, ho attaccato la profondità; l’altra volta la palla mi è rimasta un po’ dietro, ho tirato con il destro e il portiere l’ha parata, mentre questa volta me la sono spostata sul sinistro e ho colpito di controbalzo».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Da una parte la gioia per i tre punti arrivati sul filo di lana che permettono di restare agganciati al treno di testa, dall’altra l’apprensione per i problemi muscolari che hanno messo fuori causa Neto Pereira e Altinier. In questo senso gli umori di fine gara di Oscar Brevi. «Per entrambi – spiega il tecnico occorre attendere gli esiti degli accertamenti; Neto ha sentito un fastidio al flessore destro, mentre a Cristian si è un po’ indurito il polpaccio». E chi li ha sostituiti, ha risposto presente. «De Cenco, entrando a freddo, ha fatto un po’ fatica a ingranare, ma poi sia lui che Alfageme hanno fatto una grande partita di sacrificio e dinamismo, permettendoci di disputare un secondo tempo importante». […] La parola al presidente Giuseppe Bergamin: «Abbiamo visto come è fatto il calcio e questa domenica è successo l’opposto della precedente. Saranno tutte partite così difficili e sofferte e a Mantova, pur peccando tecnicamente in qualche occasione, abbiamo dimostrato una certa superiorità, specialmente nella ripresa. Un po’ si è sofferta l’uscita di Neto, che è un riferimento in campo e sul piano morale e psicologico, ma poi la squadra ha lottato e l’esito finale ci premia».

Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Nel bene e nel male Alfageme riesce a fare notizia”) […] La notizia, oltre al fatto di avere per la prima volta vinto sul campo di una delle ultime sei della classifica, è che per arraffare i tre punti ha avuto bisogno della “stoccata” di Luis Alfageme, già decisivo all’Euganeo sia contro il Modena che contro la FeralpiSalò. Sanguigno come tutti gli argentini, il nostro si è lasciato andare, nella sua corsa sfrenata sotto il settore occupato dai tifosi biancoscudati, ad un gesto che sta scatenando un acceso dibattito sui social, e che non è sfuggito alle tv: il classico dito indice portato sulle labbra come a dire “adesso state tutti zitti”. La risposta alle critiche piovutegli, specialmente in Rete, dopo l’occasione mancata, sempre nei minuti di recupero, contro il Gubbio, un pallonetto diretto sotto la traversa sventato con bravura dal portiere umbro. Un calciatore, soprattutto se fa l’attaccante di mestiere, sa benissimo – e Alfageme non calca i terreni degli stadi italiani da ieri, ma da anni – che queste sono le regole del gioco. Dopo aver lasciato esplicitamente intendere di soffrire la panchina, stavolta, a nostro avviso, è andato sopra le righe. D’ora in poi parli con i fatti: e i fatti, nel suo caso, sono i gol. Continui così e vedrà che le critiche si trasformeranno in consensi e applausi. Fa parte del gioco, appunto.

Ore 10.20 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia): Bindi 6; Sbraga 6.5, Emerson 6.5, Cappelletti 6; Madonna 6.5, De Risio 5.5 (Berardocco sv), Mandorlini 6, Dettori 6, Favalli 6; Neto Pereira sv (De Cenco 6), Altinier 6 (Alfageme 7).

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) È la quattordicesima vittoria in 26 giornate di campionato. Nel girone di ritorno, però, è la quinta volta su sette gare che si fa bottino pieno, per cui, ad eccezione della caduta di Forlì, e mandato giù con comprensibile rammarico l’1-1 casalingo con il Gubbio, sono 16 (su 21) i punti messi in carniere dal 23 dicembre ad oggi, una media di oltre 2 a partita. Tutto ciò per ribadire, soprattutto alle avversarie dirette Venezia e Parma, che non si molla di una virgola, anche quando, come ieri, la prestazione è contraddittoria, fra zone d’ombra e lampi di luce intensa. Al termine del primo tempo erano infatti più giustificati i mugugni che non le note positive, nonostante la qualità superiore degli ospiti, come tecnica personale e manovra collettiva, rispetto ai giocatori di casa. […] Non c’è tempo per rifiatare perché mercoledì sera all’Euganeo si gioca la prima semifinale di Coppa Italia con il Venezia. Sfida sentita, chi vince il trofeo ha il vantaggio di saltare il primo turno dei playoff per la promozione in B. Il problema è che, con Neto e Altinier più fuori che dentro, bisognerà affidarsi ancora a De Cenco e Alfageme. Ma se l’argentino tirasse fuori il suo “sale” che brucia, chissà…

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) C’è il sale fino e c’è il sale grosso, quelli con cui diamo sapore ai nostri alimenti, ma adesso potrebbe andare forte il sale “Alfa”, quello di Luis Alfageme, argentino di 32 anni, che ha… bruciato la coda al Mantova, promuovendo il “piatto Padova” al Martelli e lasciandolo sul podio della Lega Pro, dove già era salito da un paio di settimane. Fa male, tanto male, la sconfitta – seconda consecutiva in casa dopo l’1-2 con l’Albinoleffe – per gli uomini di “Ciccio” Graziani (soprannome ereditato dal padre Francesco, l’attaccante che faceva coppia con Pulici nel Torino dello scudetto), materializzatasi al secondo dei quattro minuti di recupero concessi dal pessimo arbitro Mei. Ma esplode di gioia la panchina biancoscudata, correndo compatta ad abbracciare l’eroe di giornata, bravissimo ad intrufolarsi fra Cristini e Siniscalchi su un lungo lancio di Emerson dalla propria area e a scaraventare di sinistro il pallone nel sacco, alla destra di Tonti, per poi correre sotto la curva dei propri tifosi a celebrare un successo ormai insperato, ma lasciandosi andare anche ad un gesto polemico (il dito portato alla bocca come a zittire le critiche).

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) «Aggiungiamoci anche l’infortunio di Neto, l’entrata a freddo di De Cenco che ci ha messo più del dovuto ad entrare in partita, e l’affaticamento che mi ha costretto a sostituire Altinier, ed ecco spiegato il nostro brutto primo tempo: è stata una questione mentale, più che fisica». […] A risolvere la gara, poi, è stato Alfageme, la risposta perfetta all’appello che ha rivolto ai giocatori che subentrano dalla panchina. «Non siamo in tanti, abbiamo molte partite ravvicinate e ho fiducia in tutti: spero sempre che chi entra a gara in corso possa risultare decisivo come oggi (ieri, ndr), è importante che tutti rispondano “presente” quando vengono chiamati in causa. Luis non l’ho mai messo in discussione, in lui avevo fiducia prima e ho fiducia adesso, e sono davvero contento: ha fatto un gol incredibile, molto più difficile rispetto a quello che magari avrebbe potuto fare in precedenza».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «Un pareggio sarebbe una mezza sconfitta», aveva detto Oscar Brevi alla vigilia del match. Ecco perché quel gol a tempo scaduto di Alfageme ha fatto esplodere la panchina biancoscudata come poche altre volte, dall’inizio della stagione: pareggiare a Mantova, vedendo scappare Venezia e Parma e dovendo fare pure i conti con l’infortunio di Neto Pereira, sarebbe stata una sconfitta in piena regola. E invece eccolo lì, il Padova, ancora a sei punti dalla vetta e a ruota delle due battistrada, nonostante una gara non perfetta. «A parte i minuti iniziali, il nostro primo tempo non mi è piaciuto per niente», la reprimenda del tecnico nel post-gara del “Martelli”. «L’atteggiamento dopo il via e l’interpretazione della gara erano stati ottimi, ma non erano bastati. Tante volte sono ipercritico con i giocatori, ma, all’intervallo, l’ho detto loro chiaro e tondo. Ce n’era proprio bisogno». A cosa sono state dovute queste difficoltà nei primi 45’? «Abbiamo incontrato una squadra in salute, che a tratti ci ha messo in difficoltà, quindi un po’ di merito agli avversari va dato. Nel complesso, però, siamo scesi in campo troppo blandi, e invece che lavorare in entrambe le fasi giocavamo bene in proiezione offensiva, ma all’indietro correvamo poco».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) […] «Per me è una bella rivincita», l’ammissione dell’argentino a fine gara, riferendosi alla rete decisiva. «Ho tirato di controbalzo, e grazie a Dio stavolta è entrata. Ogni tanto la fortuna gira anche dalla nostra parte: abbiamo raccolto tre punti importantissimi, su un campo difficile, e per la prima volta in stagione siamo riusciti a segnare nei minuti di recupero, come Venezia e Parma, sinora, avevano fatto molto spesso. È un segnale importante che diamo a noi stessi e al campionato, e una grandissima gioia per me, personale, perché l’ultimo periodo non era stato facile. Sin qui non ho giocato molto, il gol è stato una vera liberazione e lo dedico a chi mi è stato vicino. Ma la gioia più bella è stata vedere tutti i miei compagni correre ad abbracciarmi». Nessun accenno a quel gesto polemico (il dito portato alla bocca per zittire le critiche) indirizzato verso la curva. […] «I punti che il Gubbio ci aveva tolto nel finale ce li siamo ripresi qui», le parole di Andrea Sbraga, uno tra i migliori. «Finalmente siamo riusciti a vincere su un campo difficile, ci siamo presi l’intera posta cercando il successo sin dall’inizio. Nel primo tempo abbiamo fatto un po’ di fatica, ma ce l’abbiamo messa tutta e siamo stati bravi e fortunati».




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