Padova-Venezia, l’analisi de “Il Mattino di Padova”

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Almeno si è evitata la beffa, quella di veder festeggiare un’altra promozione degli avversari all’Euganeo. Dopo il Grosseto e lo Spezia del passato, ci mancava pure che il Venezia celebrasse il salto in Serie B proprio di fronte al pubblico padovano! Non è successo, per fortuna, ma la vittoria numero 23 vale di fatto la firma su un trionfo meritato per Pippo Inzaghi e i suoi giocatori. Vendicato il ko dell’andata, adesso basta un solo punto, da conquistare sabato al “Penzo” contro il Fano, per avere la certezza matematica del ritorno fra i cadetti, a distanza di 12 anni. Il Padova è caduto per la terza volta consecutiva – mai successo in questa stagione – vanificando quanto di buono aveva messo insieme all’inizio del girone di ritorno. Ottava sconfitta, costata l’aggancio da parte del Pordenone, con cui dovrà adesso giocare un altro… spareggio per le posizioni migliori nei playoff, evitando di scivolare al quarto posto in classifica. Niente da dire, hanno vinto i più forti. La stanchezza e una panchina troppo corta nei ricambi del reparto avanzato si sono rivelati dazi troppo pesanti per pensare di far girare il vento dalla propria parte. In una serata da grandi numeri – 9.000 spettatori, di cui un migliaio gli ospiti – è proprio grazie alle due tifoserie che si è respirata appieno l’atmosfera del derby. In campo, infatti, biancoscudati e arancioneroverdi hanno giocato un primo tempo moscio, al di sotto delle attese, con un canovaccio abbastanza prevedibile: capolista votata ad una tattica di attesa, per poi cercare di mettere in difficoltà l’avversario sulle ripartenze.

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Ecco perché, alla fine, sono stati i cori degli ultras ad infiammare, si fa per dire, la serata, in uno stadio che ha presentato (finalmente) il colpo d’occhio dei bei tempi. (Domanda: ci voleva la sfida con i “cugini” lagunari per spingere finalmente i padovani a seguire la propria squadra? Un po’ pochino o no?). Fra striscioni, cori, sfottò e l’immancabile “oh, issa” almeno il colore (e il calore) non è mancato.

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Ora ci vogliono nervi saldi e massima concentrazione in vista di Pordenone. Il Padova ha perso il secondo posto e non può vedersi sfumare pure il terzo. Anche se la stanchezza è evidente e le idee, purtroppo, sono annebbiate.

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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