Fano-Padova, l’analisi de “Il Mattino di Padova”

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È andata bene, anzi di lusso, al Padova l’ultima partita dell’anno solare, la seconda del girone di ritorno. Un punto che vale tantissimo in prospettiva, arrivato agli sgoccioli di un match tremendamente difficile, contro il fanalino di coda della classifica è vero, ma in grado di creare seri grattacapi alla capolista, giocando come deve fare una “piccola” contro una “grande”: chiudendo tutti gli spazi possibili, serrando le fila, addirittura con dieci uomini arroccati in 30-massimo 40 metri davanti al portiere, e attuando un pressing feroce. È il quinto pareggio stagionale, ma il suo peso è enorme: a tratti, sino al riposo, si è visto un brutto Padova, poi, invece, la squadra che conosciamo, tutta protesa in avanti e in grado di comandare le operazioni per l’intera ripresa. Che poi l’abbia salvata un rigore (che c’era) e che non abbia usufruito di un secondo penalty (netto pure quello) fa capire quale sia stata l’intensità dell’azione degli uomini di Bisoli, che chiudono il 2017 a quota 38 (in 19 gare), media perfetta di 2 punti ad incontro. Dopo aver virato la boa del girone d’andata, quello di ritorno è iniziato bene: 4 punti su 6, anche se ora Renate e Sambenedettese (che ha già riposato), vittoriose entrambe, sono rispettivamente a – 5 e – 6. Se c’è una cosa che ha detto la partita di ieri è che il modulo 4-3-2-1, il cosiddetto “albero di Natale”, non si confà molto ai biancoscudati. Le scelte iniziali dell’allenatore di Porretta Terme, con Capello unica punta e, dietro di lui, a giostrare da trequartisti Pulzetti e Belingheri, non hanno reso secondo le aspettative. Il Padova, pur facendo benino nei primi 12′, ha faticato tanto a sviluppare il proprio gioco offensivo perché davanti mancava un giocatore di peso, la cui fisicità sarebbe servita per tenere palla, agire di sponda e favorire gli inserimenti dei centrocampisti. Quando poi Bisoli ha cambiato, inserendo due punte di ruolo, come Guidone (risparmiato per le conseguenze dell’attacco febbrile accusato in settimana) e Chinellato, e riportando Capello sulla trequarti, la musica è suonata in maniera decisamente diversa.

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Se si fa risultato toppando metà gara, vuol dire che è l’anno giusto. Restano 15 partite, il traguardo è ancora lontano ma la pausa può rivelarsi salutare per la prima della classe. Per rifiatare e correggere qualche “difetto”. Magari con l’aiuto del mercato.

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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