Ultracycling, la Race Across Limits – Invisible Italy farà uno stop a Montagnana

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Foto: moerschy / Pixabay

 

Il mondo dello sport si trova a fronteggiare una situazione del tutto inaspettata e nuova rappresentata dalla diffusione pandemica del coronavirus, tuttavia gli atleti e i tifosi non devono assolutamente lasciarsi trascinare dallo sconforto. La paura è assolutamente giustificata ed è una delle migliori reazioni che la natura ci ha fornito per mantenere alta l’attenzione e seguire senza indugio le istruzioni che riceviamo dalla scienza, con il fermo auspicio di ritornare presto alla normalità e con il morale alto seguendo l’esempio di solidarietà degli Amissi Biancoscudati ai cittadini di Vo’.

 

L’amore per lo sport non può e non deve fermarsi, soprattutto quando c’è di mezzo anche la solidarietà. Ed ecco prevista per i giorni che vanno dal 6 al 27 giugno prossimo la Race Across Limits 2020 – Invisible Italy, la competizione ciclistica di una categoria dello sport a due ruote molto peculiare e che prevederà una tappa anche nella provincia di Padova.

 

Come ci spiega Erika Cecchetto, che collabora con la redazione di REVIEWBOX in qualità di esperta del mondo delle attrezzature sportive, la Race Across Limits è una gara di Ultracycling suddivisa in 22 tappe per un percorso esteso lungo mezza penisola con un giro ad anello che vedrà come punto di partenza e di arrivo Besana Brianza, per poi toccare varie località tra cui Montagnana (il 15 giugno  arriveranno i ciclisti provenienti da Dozza e ripartiranno il giorno seguente in direzione di Portobuffolè (TV), per una lunghezza di tappa di 130 km il primo giorno e 140 km il secondo giorno). L’esperta Erika Cecchetto precisa che la disciplina dell’Ultracycling è alquanto dura sia sul piano fisico che sul piano mentale, perché si devono affrontare ultradistanze in solitaria oppure in team pedalando lungo percorsi meno noti al grande pubblico e più difficoltose.

 

Da qui deriva la denominazione “Invisible Italy”, Proprio per il fatto di costruire i percorsi delle competizioni attraversando luoghi meravigliosi del Paese, che non si trovano lungo le rotte delle tradizionali competizioni di discipline sportive conosciute e diffuse. Anche in questo caso è previsto il sostegno alla Fondazione C.O.ME. Collaboration Onlus, ente non-profit che si occupa di osteopatia, alla ricerca e a progetti sui bimbi prematuri, quelli nei Paesi più poveri del mondo ma soprattutto ai trattamenti osteopatici ai neonati e bimbi disabili.

 

Emblema italiano per questa disciplina è l’atleta e coach Sabrina Schillaci, ciclista cinquantenne che da 10 anni si impegna anima e corpo in questo genere di gare particolarmente ardue, come reazione all’entrata della disabilità anche nella sua famiglia; infatti il marito Davide, anch’egli sportivo, subì un brutto incidente durante una nuotata in un lago. Da allora Sabrina Schillaci, dopo una prima fase di naturale choc ed una fase di depressione, si impegna in prima linea con i suoi amici atleti la raccolta fondi per provvedere alle prestazioni osteopatiche e ricerca in favore dei più piccoli.




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