Seregno-Padova, Mandorlini: “Mio padre è stato un capro espiatorio. E sognavo un futuro in società…”

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«Se tutto va bene stavolta dovrei esserci, ma non lo dico troppo forte, perché non si sa mai». Sulle colonne del “Corriere del Veneto” l’ex di turno Matteo Mandorlini, ora al Seregno, più che della sfida di domenica parla del Biancoscudo aggiungendo: «Cosa ricordo dei miei cinque anni di Padova? Tante belle cose: ci sono stati anche alcuni momenti brutti, come l’infortunio, ma ho vinto un campionato con la maglia del Padova e stavo per vincerne un altro. È un vero peccato di com’è finita l’anno scorso, è stata una beffa: ci sono state alcune problematiche nel corso della stagione che ci hanno condizionato, poi alla fine ha pagato solo mio padre, ho pagato io che sono stato costretto ad andare a Seregno, ha pagato Hallfredsson e nemmeno Rossettini è stato riconfermato. In due anni sono stati spesi tanti soldi e i risultati non sono arrivati: dico solo che mio padre è stato un capro espiatorio. Le cose in società andavano in un certo modo, decideva uno e e nessuno poteva metterci bocca. Sorpreso del divorzio fra il Padova e Sogliano? Da fuori sicuramente sì, anche se chi è nel mondo del calcio magari ha capito qualcosa di com’è andata. Avevo immaginato un futuro in società? Sì, volevo rimanere e progettare un futuro a Padova anche una volta che avessi terminato la carriera. Non è stato possibile: chissà che le nostre strade non tornino ad incrociarsi».




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