Padova, Rossettini: “Leoni ha una fisicità importante, deve migliorare in marcatura: è intelligente e il suo exploit alla Sampdoria…”

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Arrivato a gennaio dal Padova, Giovanni Leoni si sta mettendo ben in mostra con la maglia della Sampdoria e ha giocato da titolare le ultime 6 partite di campionato. Inoltre, il difensore classe 2006 ha trovato anche la via del gol contro il Palermo.

Alla luce delle sue buone prestazioni, alcuni club di Serie A, tra cui Inter e Juventus, avrebbero messo gli occhi su Giovanni Leoni per il futuro e il suo ex allenatore nella Primavera del Padova, Luca Rossettini, è intervenuto ai microfoni di Pianeta Serie B per parlare del giocatore. Ecco l’intervista completa:

Quali sono le caratteristiche principali di Giovanni Leoni? In cosa è migliorato con lei e dove può ancora crescere?

LE CARATTERISTICHE – “È un difensore che ha una fisicità importante, sulla quale ha ancora grandi margini di sviluppo. È uno molto tecnico, ha infatti grandi capacità di impostazione, e questa è la sua caratteristica migliore. Ha molta personalità e anche con noi guidava la squadra e pretendeva molto sia dai compagni e da sé stesso. È stata una grande perdita, ma desiderata, perché questo è un passaggio che gli permette di saltare diverse tappe e crescere in fretta.”.

ASPETTI DA MIGLIORARE – “Deve migliorare in marcatura, che era un aspetto su cui lavoravamo spesso noi con lo staff durante gli allenamenti. Lo abbiamo ripreso diverse volte per qualche errore fatto anche in partita e lui si è sempre dimostrato molto intelligente perché ha sempre accettato la critica e si è messo a lavorare per migliorarsi”.

Da ex difensore, vede qualcosa in comune tra lei e il classe 2006? Quanto può incidere nella crescita di un giocatore il fatto che il proprio allenatore abbia giocato nello stesso ruolo?

“Mi son sempre reputato un difensore che compensava le sue carenze fisiche, non ero uno molto veloce, lavorando sull’anticipo e sulla lettura delle situazioni. Leoni non è velocissimo sul breve, ma è molto intelligente e questo gli dà la possibilità di guadagnare del tempo nelle letture. Mi piaceva entrare in questi aspetti con lui, perché sono cose a cui tengo molto. Sia perché da giocatore erano la mia forza sia perché credo che siano dettagli che devono interessare tutti i difensori. Io mi sono sempre trovato ad impostare e a giocare dal basso, un po’ perché erano le mie caratteristiche, ma anche perché ho fatto il settore giovanile da centrocampista. Quella del partecipare attivamente alla costruzione del gioco è un’altra caratteristica di Giovanni Leoni, che gli permette di essere un difensore moderno”.

Nel suo Padova giocava nei 3 di difesa, con Pirlo ha trovato lo stesso modulo. Per il momento lo abbiamo visto solo come braccetto, ha le qualità anche per fare il centrale o si esprime meglio come terzo?

“Al Padova faceva entrambi i ruoli, per cambiare le sue condizioni e per testare le sue capacità e le scelte in situazioni diverse. Aveva la tendenza ad andare molto in avanti e soffriva un po’ la profondità. Il fatto di alternarlo da braccetto, in cui ha meno compiti di copertura, a centrale, dandogli un po’ più di responsabilità, è stata una delle strade che abbiamo usato per farlo maturare in fretta. Ha giocato anche a 4, facendo bene. Abbiamo cercato di affrontare tutti gli aspetti e di ampliare il suo bagaglio tattico e tecnico su tutti gli aspetti difensivi e le possibili situazioni che possono capitare ad un difensore”.

Ci racconta un aneddoto che vi ha visti protagonisti? Che ricordo ha di lui?

“Posso dire di averlo messo in panchina una volta (ride, n.d.r). Quest’anno ha fatto molto su e giù tra Primavera e Prima squadra e in un certo momento lo abbiamo visto un po’ incupito e più scarico. Anche in campo provava meno delle giocate determinanti e cercava più le cose facile. Educativamente e propedeuticamente lo abbiamo messo in panchina nel derby con il Cittadella e ci ho parlato privatamente. Mi ricorderò sempre il suo sorriso e le sue parole. Mi ha dato ragione e mi ha dimostrato ulteriormente la sua bontà”.

Luca Rossettini ha giocato tanti anni in Serie A e uno solo in Serie B, con il Siena, che nella stagione 2010/2011 ottenne la promozione. Ci racconta di quell’esperienza in cadetteria con i bianconeri?

LA STAGIONE – “È stato un anno veramente importante perché venivo da un bruttissimo infortunio al ginocchio subito due stagioni prima e l’annata precedente avevo giocato pochissimo. In Serie B è stato un nuovo anno zero per me. Ripartivo in una categoria diversa e con un nuovo allenatore, di cui si parlava molto bene, ma che sapevamo che era un osso duro. Inoltre partivamo con i favori del pronostico”.

ANTONIO CONTE – “Per certi versi è stata durissima, per le richieste, i metodi e la preparazione di Antonio Conte, che però mi ha cambiato l’approccio al gioco e tanti aspetti per come vedevo il calcio. Mi ha dato un certo tipo di mentalità, che mi ha accompagnato per tutto il proseguo della carriera. L’ultimo aspetto per cui è stata molto importante è che, avendo avuto la possibilità di vivere una stagione in cui tutti i particolari erano curati al massimo, tutto quello che ho imparato è venuto in aiuto anche negli anni successivi”.

SIENA – “È stata un’annata straordinaria, con anche momenti difficili. Siena è una città a cui sono molto legato e poterla accompagnare di nuovo in serie A è stato un sogno che si è realizzato”.

Quali differenze vede tra il campionato di oggi e quello in cui ha partecipato?

“Da quella Serie B ad adesso sono passati 14 anni e il calcio è cambiato molto. Ci sono tante squadre, e allenatori, che propongono idee vincenti, come il Catanzaro di Vivarini, che seguivo già in Serie C. Salvo qualche caso, le realtà di quando ho giocato in B avevano un maggior blasone rispetto ad ora ed erano strutturate già per fare la Serie A. Oggi però ci sono tanti più giovani e allenatori preparati con un calcio bello anche da vedere”.




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