Bassano, Stefano Rosso: “Vogliamo restituire al territorio quanto ci ha dato. Cestaro? Ha fatto prevalere la passione alla razionalità, e i risultati…”

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Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello

Volevano mollare. Erano nauseati da un mondo con cui esiste da tempo un rapporto di odio-amore. Ma poi ci hanno ripensato. E hanno rilanciato ottenendo, ironia del destino, più soddisfazioni nel momento in cui hanno diminuito il budget. E adesso, forse, con il Bassano primo in classifica in Lega Pro, Renzo e Stefano Rosso, i «signori» del colosso Diesel, hanno ritrovato quell’entusiasmo che pareva essere perduto.

Stefano, che effetto fa essere primi in classifica?
«Beh, indubbiamente è un bell’effetto vedere il Bassano lassù. Il campionato è lungo e c’è ancora moltissimo da fare, però la classifica la guardo ed è un bel vedere…».

E dire che dopo il cambio di allenatore e una stagione da record non era semplice ripartire…
«Era un passaggio delicato ma l’abbiamo superato bene. Abbiamo confermato gran parte della squadra dell’anno scorso inserendo qualche volto nuovo. La partenza è stata buona, i punti sono quelli che meritiamo. Ce li teniamo stretti e guardiamo avanti».

Volevate mollare e invece avete ritrovato l’entusiasmo. Cosa è scattato?
«Eravamo stanchi. In un anno è cambiato tutto, abbiamo fatto un campionato sensazionale investendo molto meno. Paradosso, fortuna, coincidenza, non so cosa sia stato, fatto sta che abbiamo ritrovato gli stimoli e abbiamo coinvolto la città nel sostegno di una realtà come Bassano, che può competere ad alti livelli in questa categoria, anche se gli obiettivi rispetto a inizio stagione non sono cambiati».

E’ corretto dire che con il mondo del calcio avete un rapporto di odio-amore?
«Siamo stati spesso critici nei confronti del sistema, quando si entra in questioni istituzionali e di governo talvolta eravamo molto lontani da certe logiche. Eppure siamo ancora qui. Anche se…».

Anche se?
«Anche se il futuro non sono più i Paperon ‘de Paperoni, vedo un futuro con le public company al timone. Gli imprenditori devono convincersi che una squadra di calcio è un patrimonio del territorio e come tale va trattato, perché crea indotto economico e interesse. Noi lo gestiamo da tanto tempo perché vogliamo restituire al territorio quanto ci ha dato».

Vi hanno offerto molte società: Padova, Vicenza, Treviso, Venezia, magari altre più importanti. Eppure siete sempre rimasti a Bassano: perché?
«Non è detto che in futuro non arriveremo a qualcosa in più, se e sottolineo il “se” ci arriveremo, lo faremo grazie all’esperienza ventennale di Bassano. Avremmo potuto investire all’estero, in grandi club, ma ci sarebbe stato bisogno di molte più risorse e noi siamo uomini d’impresa. Crediamo nella sostenibilità di un progetto tecnico e sportivo».

In Veneto volano Bassano, Chievo e Cittadella, mentre i crack ci sono in città come Padova, Venezia e Treviso. E Vicenza galleggia…
«Chievo, Cittadella e Bassano sono realtà che hanno la stessa proprietà da tanti anni, con grande continuità e solidità. A Padova anche Cestaro era in sella da tanti anni, ma purtroppo ha fatto prevalere la passione alla razionalità e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Anche noi abbiamo sbagliato qualcosa in questi anni, era inevitabile che succedesse, ma abbiamo sempre curato al massimo la gestione economica del club. Siamo uomini d’impresa, appunto».




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