Live 24! Padova, dopo l’ottava meraviglia è tempo di recuperare le energie: giornata di riposo per i Biancoscudati

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Ore 22.40 – (La Nuova Venezia) «Sarebbero bastati pochi millimetri e il tiro del secondo gol lo avrei preso». Stefano Fortunato racconta così la rete del vantaggio della Cremonese, in una partita che lo ha visto protagonista a sorpresa. «Non mi aspettavo di scendere in campo, ma è logico che mi sono fatto trovare pronto. Ero anche un po’ rodato dopo la partita di mercoledì in Coppa Italia. Purtroppo è andata male, soprattutto perché abbiamo rischiato pochissimo». Giuseppe Greco parla del rigore sbagliato. «Mi spiace moltissimo, è stata l’occasione più grande per poter pareggiare e l’ho mancata. Potevo rimettere a posto la situazione, e sarebbe stato il premio per il lavoro svolto in campo. Il gol mi manca moltissimo, ma stiamo lavorando tutti assieme per risolvere anche il problema di un attacco che non segna molto. Dobbiamo rifarci già da domenica prossima. Forse io non sono ancora al top, ma la forma migliore la si trova solo giocando». Una partita particolare l’ha vissuta invece Simone Sales, bersagliato di fischi dalla curva avversaria. «Purtroppo sono abituato a questa accoglienza a Cremona; ci sarebbe tanto da dire ma preferisco non farlo. Dico invece che già da un po’ non ci gira bene, e la sola cosa da fare è evitare di prendere gol come accaduto anche stavolta. Sul rigore l’avversario si è buttato a terra dopo che ci siamo lanciati sul pallone, non mi sembrava proprio fallo. E sulla espulsione di Manaj, è stato lui a venirmi addosso, se non diceva nulla all’arbitro non sarebbe successo niente». «Siamo in una situazione di classifica inimmaginabile a inizio campionato e neppure meritata», conclude Federico Varano. «Il cambio di allenatore mi ha molto colpito, perchè è la prima volta che mi capita di viverlo in prima squadra. Serena è molto preparato e si sono visti già miglioramenti, ma ci manca un po’ di lucidità davanti. Il rigore su di me? Ho toccato la palla e messo davanti il corpo, poi l’avversario mi ha travolto. C’era tutto».

Ore 22.30 – (La Nuova Venezia) Il ritorno sulla panchina del Venezia, per Michele Serena ha il sapore amaro della sconfitta. Di sicuro si aspettava un inizio diverso per questa nuova avventura in arancioneroverde, ma il neo tecnico trova comunque qualcosa di buono nella prestazione dei “suoi” allo Zini di Cremona. «Una sconfitta difficile da digerire», ammette l’allenatore mestrino, «ma i ragazzi hanno saputo creare molto, dal gol fatto al rigore procurato, passando anche per numerose azioni interessanti. Fortunato, per contro, alla fine non ha dovuto fare parate, perché la Cremonese non ha creato azioni in grado di impensierirlo: un gol su rigore e uno su tap-in, nulla di più. La squadra si è mossa bene, è stata aggressiva fino alla fine, e se di negativo devo trovare qualcosa, indico solo il fatto di non essere stati capaci di gestire meglio gli ultimi dieci minuti quando ci siamo trovati in superiorità numerica. Invece dei palloni lunghi dovevamo giocare in maniera diversa. So che stiamo vivendo un momento difficile, e la responsabilità per questa situazione non è di sicuro di una sola persona, e l’impegno che ci hanno messo i giocatori me lo ha confermato». Michele Serena spiega poi alcuni dettagli che hanno caratterizzato la partita giocata a Cremona. «Fortunato è stato schierato in porta perché Zima non ce la faceva a giocare. Prima dell’inizio, nel riscaldamento, ha preso di nuovo un colpo al dito della mano che si era infortunato nelle ultime ore. Di conseguenza ho schierato Fortunato, e si è fatto trovare pronto. Del resto so che ho tanti validi giocatori a disposizione, e lui me lo ha confermato anche in questo frangente. Carcuro? Gli accertamenti medici ci diranno nelle prossime ore cosa è successo. Sembra si tratti solo di una botta al ginocchio, e speriamo che non sia nulla di grave. Soprattutto perché abbiamo già parecchi infortunati, vedi anche Espinal sempre a centrocampo». Sulla scelta di Greco quale rigorista, Serena sgombera il campo da qualsiasi dubbio e aggiunge: «So che in precedenza li hanno battuti Bellazzini e Raimondi, ma Greco è il primo della lista, ne aveva calciati anche in serie B, quindi nulla di strano. Se ho la sensazione che sia stata persa una occasione? Al di là della Cremonese, non me ne voglia, a me è piaciuto di più il Venezia. Loro rimangono una ottima squadra, ma prendere due gol come quelli di oggi dispiace». Un occhio al futuro: «La classifica per ora non la guardo, non posso farlo, devo pensare a risollevare la squadra. E per il modulo vedremo. Contro la Cremonese la squadra ha assorbito bene il cambio di sistema di gioco, potrebbe essere una soluzione in futuro. Molto però dipenderà anche dalle condizioni di Carcuro. In mezzo al campo in questo momento siamo un po’ ‘corti’, ma del resto fa parte del calcio, sono situazioni che possono crearsi e vanno affrontate».

Ore 22.20 – (La Nuova Venezia) Squadra più Serena. Un po’ sì, ma con un fardello di problemi che non si potevano risolvere con tre allenamenti del nuovo allenatore. Ergo, quarta sconfitta di fila, ed è una sconfitta che sa tanto da occasione persa. Nel senso che se il Venezia di questi tempi ha parecchie magagne, dall’altra parte ha trovato una squadra che stava peggio: classifica sull’orlo della zona playout, giocatori sull’orlo della crisi di nervi, allenatore sull’orlo dell’esonero, insomma brutta aria per una Cremonese che resta una squadra di buon livello e che esce da questa sfida quasi rigenerata, se non resuscitata. Si chiude sul 2-1 per i grigio rossi e anche questo per il vecchio leone è un pugno sullo stomaco. Autocritica. Vero che la Cremonese non ruba niente, vero anche che se fosse finita in parità nessuno avrebbe gridato al furto allo scandalo. E allora pesano gli episodi, ma soprattutto gli errori. L’errore può capitare, ma resta errore, colpevole. Esempio: alla fine del primo tempo l’arbitro regala un rigore alla Cremonese e Jadid fa gol (1-1); a metà secondo tempo l’arbitro regala un rigore anche al Venezia e Greco manda la palla nella curva, vuota, alle spalle di Venturi. Allora passino i rimpianti, e serve anche un po’ d’autocritica. Punto buttato via. Cambiamenti? Qualcosa. Gli uomini sono quelli, Serena mette in porta Fortunato per un infortunio dell’ultima ora a Zima, centrocampo a tratti a rombo, punte che ruotano e non danno riferimenti. Di positivo la sensazione di una maggior velocità nell’uscire e proporre l’azione. L’aspetto negativo è chiarissimo, nel momento di difficoltà la squadra si conferma a corto di personalità, soffre e pasticcia finendo per sbagliare ancora. Poi tanta volontà, entusiasmo, la voglia di essere compatti, l’abbraccio a Serena dopo il gol, ecco le basi sulle quali costruire una riscossa in un campionato che sta diventando una sofferenza.

Ore 22.00 – (Giornale di Vicenza) Raphael Odogwu non se lo meritava proprio. Contro la Giana ha rimediato una microfrattura alla caviglia destra. È in stampelle (dovrà tenerle per 20 giorni) e prima di un mese non tornerà a disposizione. L´infortunio di Odogwu è una tegola, per il Real Vicenza e il tecnico Michele Marcolini. Per fortuna che l´attaccante biancorosso non dimentica il buon umore e ha spiegato: «Un calciatore mette in preventivo queste cose. Certo non ci voleva e mi dispiace molto dover stare fuori per un po´». Odogwu, era rimasto a terra alcuni istanti ma poi aveva continuato a giocare. Non sembrava così grave. «Mi faceva male la caviglia ma ho visto che ce la facevo a giocare, per questo sono rimasto in campo». Il gol in campionato con la maglia del Real non è ancora arrivato… «E purtroppo tarderà ancora ad arrivare per colpa dell´infortunio, ma sono fiducioso che più avanti possa arrivare il mio momento. Dovrò avere un po´ di pazienza». Contro la Giana, a circa 20´ dalla fine, ha avuto una grossa palla-gol. Se la ricorda? «Molto bene purtroppo. Ho calciato col destro, che non è il mio piede, sul secondo palo. Ho chiuso gli occhi e ho tirato ma la palla è uscita. Era davvero una bella occasione per raddoppiare». Diversi sono stati i tentativi gettati al vento e che vi avrebbero permesso di ottenere i tre punti. «Il problema in effetti è stato questo: siamo stati imprecisi sotto porta. Poi c´è stato anche un altro problema non meno importante». Quale? «Sono sicuro che in undici avremmo vinto perchè nella ripresa abbiamo spinto e costruito le migliori palle-gol. Avremmo meritato la vittoria anche in dieci».

Ore 21.40 – (Giornale di Vicenza) Renzo Rosso lascia la tribuna con un sorriso tirato, ma se ne fa una ragione. «Non sempre si può vincere, questo è il calcio – filosofeggia R.R. – loro si difendevano bene e mi sono parsi fisicamente molto strutturati. Ci abbiamo provato fino alla fine, non dobbiamo rimproverarci nulla. Alla fine siamo sempre al comando da soli. Dai, voltiamo pagina e pensiamo alla prossima…». Tonino Asta è molto più bollente del Grande Capo. «È stata una di quelle partite in cui anche se giochi per due giorni non segni mai – avvia la disamina il tecnico – loro hanno scelto di non giocare votandosi esclusivamente a un match di pura tenuta difensiva e del resto si sono messi in nove dietro la linea del pallone, non era semplice sfondare. Questo tipo di partite se le sblocchi rapidamente, poi prendono tutta un´altra piega, altrimenti si complicano maledettamente. Altre volte avevamo fatto peggio sul piano della prestazione, arraffando però il bottino, stavolta invece la lettura della sfida è stata corretta, allargando sugli esterni, ma non c´è stato verso di passare. Probabilmente è mancato qualcosa nella finalizzazione, quel filo di lucidità sottoporta, ma sinceramente mi sento solo di applaudire i ragazzi per come hanno interpretato il duello. Penso anche alle marcature individuali: Nolè era sistematicamente raddoppiato e triplicato, su Maistrello andavano sempre i tre centrali tutte le volte che era in area. Lo so, ci sarebbe voluta la giocata scacciapensieri – sospira il trainer – ma una volta il loro portiere è stato favoloso sulla fucilata al volo di Cattaneo, un´altra siamo stati sfortunati con Iocolano che si è visto ribattuto il tiro dal viso di Migliaccio, sennò ora commenteremmo il vantaggio». Tiene a rimarcare un particolare Tonino. «Signori, siamo comunque in testa da soli, non vorrei che si perdessero di vista i nostri obiettivi che sono per una matricola quelli di far divertire la gente allo stadio e di restare alla larga dai guai del fondo. Per ora ci siamo alla grande su questo aspetto, perciò ora pensiamo a Busto Arsizio e alla Pro Patria sabato». Poi Asta è tornato in campo per allenare il gruppo che mercoledì alle 15 disputerà la Coppa Italia al Mercante col Mantova.

Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Vicenza) Il Bassano Virtus non riesce a sfondare il muro della Torres e trova solo un punto nella sua seconda gara consecutiva al “Mercante”. 0-0 il finale di una partita con poche emozioni, in cui la miglior difesa del campionato, quella sarda, ha vinto sul miglior attacco, quello veneto, che non è riuscito a trovare il gol, collezionando angoli ma poche palle gol. Bassanesi comunque in vetta, con un punto su Pavia e Como, che recuperano due lunghezze sulla compagine giallorossa. Inizio di partita contratto. Proprio un break della Torres crea la prima occasione della partita: al 17′ Maiorino si accentra dalla sinistra e lascia partire un destro che sfiora il palo. La risposta del Bassano è sui piedi di uno scatenato Cattaneo: conclusione potente al 20′ che Testa con un mezzo miracolo devia in angolo. Bassano in pressione e ancora “Veleno”, al 24′ prova, un pallonetto dal limite che finisce di poco sopra la traversa, con Testa però pronto nel caso la palla fosse finita in porta. È un assedio, quello bassanese, ma regge il fortino sardo. Al 35′ è Furlan a sfiorare il gol con un destro dal limite che termina di poco al lato del palo. Ultimo sussulto del primo tempo con una conclusione al volo di Nolè in contropiede al 46′: pallone che non trova la porta. Secondo tempo che segue la via tracciata nel primo: Bassano che cerca la rete e Torres pronta alle ripartenze. Al 6′ Nolè con un sombrero supera Aya e si invola a rete, ma al momento dell’assist per Pietribiasi manca il passaggio. Asta mischia le carte ed inserisce Maistrello e Iocolano, al 26′ è proprio il riccioluto esterno a sfiorare la rete con un destro ravvicinato che Migliaccio devia in corner. Al 33′ è ancora Iocolano a sfiorare la rete: uscita non sicurissima di Testa e pallone sui piedi del capitano che però calcia alto. L’ottima difesa della Torres concede poco e i sardi ci provano anche in contropiede: al 37′ Baraye va alla conclusione, Priola devia in angolo. Quello del Bassano è un vero e proprio assedio, al 41′ ci prova Nolè che sfiora la traversa, al 43′ Cenetti impegna in presa bassa Testa, ma non c’è verso: la gara si chiude sullo 0-0.

Ore 21.10 – (Giornale di Vicenza) Dire che è in emergenza è poco. Cinelli e Sbrissa sono stati squalificati, il primo perché era diffidato ed è stato ammonito e il secondo perché espulso in occasione del primo dei due rigori fischiati a favore del Catania. Ragusa sarà sottoposto oggi alla risonanza magnetica ma bene che vada ne avrà per almeno un mese e mezzo e purtroppo si teme che l´esame diagnostico possa rivelare una lesione del legamento crociato, il che vorrebbe dire stagione quasi finita. El Hasni non è ancora recuperato, D´Elia potrebbe essere disponibile ma non ha ancora giocato dopo l´infortunio e Cocco ieri si è limitato alle terapie per la forte contusione alla caviglia che ne ha reso necessaria la sostituzione a Catania. Ecco perché parlare di emergenza può sembrare perfino riduttivo, ma è evidente che in questa situazione non ci si può piangere addosso ma bisognerà cercare nella rosa altre risorse con cui affrontare le prossime partite. Ieri mattina Lopez ha diretto a Isola un allenamento blando con chi ha giocato a Catania e più robusto per tutti gli altri. Questa mattina è prevista un´altra seduta, nel corso della quale si potrebbe intuire di più sulle intenzioni del tecnico e sulle condizioni di Cocco.

Ore 21.00 – (Giornale di Vicenza) Tre giornate e il Vicenza ha perso Maritato, fuori fino a primavera con il legamento crociato rotto. Otto partite (perché le prime due ancora non era arrivato) e sabato a Catania s´è fatto male Ragusa: oggi se ne saprà di più, ma tira brutta aria, il rischio è che sia saltato il terzo crociato della stagione, visto che la serie nera l´aveva cominciata Tutino addirittura alla prima gara ufficiale, in coppa Italia con il Bassano. C´è da toccare ferro per gli attaccanti “superstiti”, tanto più che Andrea Cocco, finora a bersaglio due volte e centravanti designato fin da quando il Vicenza aveva fatto il mercato pensando alla Lega Pro, da Catania è ripartito con una caviglia che gli duole, non poco. E così la prima domanda riguarda ovviamente la partita di domani sera, quando il Vicenza tornerà in campo contro il Modena nel turno infrasettimanale al Menti: ci sarà o no? «Valuteremo, vediamo se nelle prossime ore la situazione migliorerà, io ci spero». Il k.o. di Catania brucia ancora.
«Una partita dai due volti: il primo tempo abbiamo dominato sotto tutti i punti di vista, nel secondo, un po´ per demerito nostro e un po´ per le decisioni arbitrali loro sono venuti fuori: c´è rammarico». Dove avete sbagliato voi? «Il primo gol, è vero, nasce anche da una nostra disattenzione: dovevamo metterci sulla palla, è stato un errore generale, abbiamo pensato a schierarci su una punizione che l´arbitro ci ha fischiato contro. Però ciò non toglie che nel primo tempo abbiamo espresso un buon calcio, abbiamo creato tante occasioni, c´era un rigore su Nino (Ragusa), il Catania non c´è mai stato».

Ore 20.40 – (Mattino di Padova) Dire che il regalo più bello sarebbe il ritorno alla vittoria è sin troppo scontato. Ma è quello che si augurano sia il dg Stefano Marchetti, che ieri ha compiuto 51 anni, sia il presidente Andrea Gabrielli, che oggi taglierà il traguardo dei 57. Una doppia ricorrenza che il Cittadella proverà a onorare domani sera al Tombolato, nel turno di campionato contro il Livorno. «A Marchetti gli auguri li ho già fatti tornando da Crotone» racconta proprio Gabrielli. «Per quanto mi riguarda oggi vivrò la giornata normalmente. Per i dipendenti questo è un giorno di festa, essendo l’ultimo giorno della Fiera franca, ma negli uffici direzionali e commerciali si lavora, per cui sarò in azienda come sempre. E poi vedremo col Livorno cosa succederà». Davanti agli occhi c’è una classifica che preoccupa, con Pellizzer e compagni sopra di appena due punti rispetto all’ultima piazza. Ma c’è anche l’insperato pareggio al 95’ di Busellato, con cui è stata acciuffata la gara di sabato. E la speranza del numero uno della società granata è che da lì possa arrivare la svolta in una stagione tribolata. «Non abbiamo fatto una grande prestazione, a Crotone, ma abbiamo dimostrato che non molliamo mai, e aver recuperato la partita in quel modo può aiutare a ritrovare fiducia. Foscarini sa come gestire i momenti come questo. Però è vero: probabilmente in campo c’è troppa paura di sbagliare». La partita col Livorno, sarà un bel banco di prova. «Sì. Al Tombolato arriva una squadra costruita per stare in alto. Si presenterà qui caricata dalla sconfitta interna con lo Spezia? Beh, stando ai risultati neanche a noi le motivazioni devono mancare. È anche vero che dopo le prime giornate forse ci eravamo illusi di poter vivere una stagione diversa, ma resto convinto che col lavoro usciremo da questo momento no». Intanto il giudice sportivo ha squalificato per un turno il centrocampista Alessio Benedetti, ammonito a Crotone e già diffidato: salterà la sfida di domani sera. Piccolo cambio di programma, ieri, con l’allenamento del gruppo spostato dal mattino al pomeriggio. Oggi e domani le sedute si svolgeranno invece al mattino.

Ore 20.20 – (Giornale di Vicenza) C´è grande affollamento in testa: ben 10 squadre racchiuse in tre punti, con quattro formazioni a guidare appaiate a 18 punti. Con il pareggio nel derby di Modena ha raggiunto la vetta anche il Bologna, affiancato dal Trapani vittorioso a Terni per 2-1. Proprio Bologna-Trapani sarà la sfida al vertice che stasera caratterizzerà l´anticipo dell´11° turno al Dall´Ara alle 20.30. Tutte le altre squadre scenderanno in campo domani sera alla stessa ora. Il Carpi, dopo la sorprendente cinquina rifilata a domicilio al Pescara, dovrà dimostrare di non soffrire di vertigini ospitando da primo della classe una Ternana in chiara difficoltà. Si attende la reazione del Frosinone, caduto sul campo dell´Entella dopo tre vittorie di fila ma ancora nel gruppetto al comando; i ciociari domani riceveranno un Varese rilanciato dal prestigioso successo sul Bari. Un passo falso inatteso per i pugliesi, determinati a rialzarsi prontamente approfittando al San Nicola della crisi del Pescara, reduce dalla pesantissima sconfitta patita in casa contro il Carpi. Bruciante anche il ko casalingo del Livorno, battuto al Picchi nella sentita sfida contro lo Spezia; il riscatto degli amaranto passa da Cittadella, ma la squadra di Foscarini dovrà vendere cara la pelle per dare ossigeno ad una classifica fin qui deficitaria (ultimo successo il 20 settembre sul Pescara per 3-2). Dopo aver ritrovato la vittoria ai danni del Vicenza, il Catania spera invece di concedere un immediato bis ospitando l´Entella, che potrà però affrontare questa difficile trasferta con la fiducia e la serenità regalate da tre successi nelle ultime quattro partite. È la svolta di cui avrebbe bisogno anche il Latina, che dopo il punto racimolato con il Brescia cercherà fortuna sull´ostico campo di La Spezia. Discorso analogo per il Crotone: i calabresi ripartiranno dal 2-2 interno con il Cittadella con l´obiettivo di sorprendere il Brescia al Rigamonti. Completano questo turno infrasettimanale Perugia-Avellino e Lanciano-Pro Vercelli, due confronti diretti tra squadre protagoniste di un ottimo avvio che vogliono confermarsi ad alti livelli.

Ore 20.00 – (Trentino) Nonostante una nuova sconfitta mister Zoller coglie aspetti positivi nella prestazione dei singoli anche se rimarca come, una volta passati in svantaggio, i suoi abbiano rischiato l’imbarcata non rimanendo concentrati e reattivi. Tuttavia passato un brutto quarto d’ora la squadra dice Zoller è tornata a riorganizzarsi ed anche, soprattutto nella ripresa, ha cercato e provato a recuperare il gap negativo. «È pur vero – ammette il mister – che in settimana avevamo preparato con attenzione la partita con il Legnago e provato la difesa a cinque. Purtroppo all’ultimo momento ci è venuto a mancare per infortunio Manfrini e nella rifinitura della mattina ho optato per un dispositivo d’emergenza che, in alcuni momenti della gara, soprattutto il primo tempo, ha pagato dazio. Molto meglio la ripresa – conclude il trainer moriano – nella quale abbiamo spinto, sfiorato un pareggio che, senza scandalizzare alcuno, avremmo meritato. Pazienza e costanza deve essere il nostro credo. L’importante è uscire dal terreno consapevoli di aver dato tutto per la maglia che vogliamo comunque sempre onorare».

Ore 19.50 – (Trentino) Continua il digiuno in casa moriana. La ricerca della prima vittoria in campionato, accarezzata in qualche occasione, stenta ad arrivare. Il triste canovaccio si è ripetuto anche con il non trascendentale Legnago. Anche stavolta la truppa di mister Davide Zoller esce dal campo sconfitta, pur se in varie occasioni i nerogialloverdi hanno saputo costruire ma sprecare alcune chance per schiodare o riequilibrare la contesa. Il tecnico Zoller, che aveva preparato la gara adottando un dispositivo difensivo rinforzato (a cinque) contando su Manfrini, cardine assieme a Cestani dell’asse centrale difensiva, ha dovuto all’ultimo momento optare per uno schieramento di ripiego visto il forfeit dell’ultima ora, causa infortunio, del giovane Manfrini il cui posto è stato preso, ma rivoluzionando il pacchetto difensivo, in attacco da Pezzato. Il Mori parte con buon piglio ma il Legnago cerca di innescare i suoi veloci ed aitanti avanti con lanci in profondità che mettono in ambascie i difensori trentini. Questo diventa evidente al 16’pt quando una palla vagante arriva al limite dell’aria e Crestani, poco reattivo, non s’avvede di Farinazzo che si materializza dietro di lui ma per fortuna dei locali il suo tiro centrale è respinto da Rossatti. Il Mori si affaccia dalle parti di Miletic al 18’pt con un tiro cross di Tisi ben controllato dal portiere ospite. Al 20’pt i lagarini si catapultano in avanti, e colgono la retroguardia ospite impreparata e fuori posizione. Un allungo di Tisi perviene a Deimichei che dall’altezza della lunetta spedisce una sassata respinta una prima volta da Miletic, ma sulla respinta interviene Pezzato il cui dritto è nuovamente ribattuto dall’estremo ospite sempre sui piedi dell’attaccante moriano che stavolta non inquadra lo specchio della porta. Scampato il pericolo il Legnago guadagna campo mentre il Mori, vacilla e va in difficoltà. A metà frazione un’ennesima indecisione di Crestani dà la stura a Fioretti di penetrare in area ed il suo diagonale gonfia il sacco e non lascia scampo a Rossatti. La ripresa vede entrare in campo un Mori più determinato e concentrato, mentre i veronesi assumono un atteggiamento più remissivo. Al 12’st Tranquillini serve in area Pezzato la cui bordata è neutralizzata dall’attento Miletic. Alla mezz’ora il nuovo entrato Bonilla sciupa una colossale chance da due passi intercettando malamente un assist di Tisi. Appresso al 40’st un altro tentativo del Mori di Deimichei si spegne fra le braccia del portiere ospite.

Ore 19.30 – (Il Piccolo) «La vittoria era davvero importante per noi, ma il campionato è lungo e personalmente penso già alla prossima partita». Sebastjan Komel, il propiziatore del fallo in area di rigore che di fatto ha segnato le sorti del match contro l’Union Pro, è sereno. Certo, i tre punti erano attesissimi, ma la corsa verso la salvezza è ancora lunghissima. «Non è stata una bella partita – ammette Komel -. Abbiamo affrontato una squadra di non gran qualità e anche noi non abbiamo giocato bene. In altre occasioni però, pur giocando meglio, non siamo riusciti a portare via i tre punti, quindi va bene così». Molto soddisfatto della vittoria è il giovane fuori quota Andrea Maio: «Siamo molto contenti, finalmente sono arrivati questi tre punti che stavamo inseguendo dall’inizio del campionato». Maio racconta il match: «Nei primi dieci minuti siamo andati in difficoltà. Poi è arrivato l’episodio del calcio di rigore che ha cambiato il volto all’incontro. Noi siamo stati bravi a venir fuori, controllando l’incontro anche nel finale quando gli avversari hanno spinto per cercare di trovare il pareggio». Felice anche il dirigente Tullio Simeoni: «Abbiamo incontrato una squadra nervosa, che ha fatto tanti falli. Noi siamo stati bravi a controllarci e a non subire gli avversari. Giocando in modo corto, con caparbietà, abbiamo finalmente consacrato con una vittoria l’alacre lavoro che i ragazzi hanno svolto durante la settimana».

Ore 19.20 – (Gazzettino, edizione di Treviso) L’allenatore Francesco Feltrin mastica amaro dopo la prima sconfitta in casa per di più in uno scontro salvezza: «Eravamo partiti con il piede giusto anche se personalmente sapevo che avremmo potuto soffrire la non perfetta condizione fisica di qualcuno a partire dall’inedita coppia offensiva Basso – Visinoni. Abbiamo iniziato con grande voglia e poi abbiamo perso un pò le misure». Il rigore è sembrato generoso concorda? «Non so se c’era o non c’era ma al di là dell’episodio l’arbitro è stato troppo permissivo con i loro giocatori che facevano fallo sistematico sulle nostre ripartenze non venendo quasi mai puniti. Speravamo di fare almeno un punticino per muovere la classifica e invece è arrivata questa brutta sconfitta».

Ore 19.10 – (Tribuna di Treviso) Brutto stop casalingo per l’Union Pro che recupera Lorenzatti in extremis mentre l’influenzato Comin e l’acciaccato Nobile vengono tenuti inizialmente a riposo. Brutta partita decisa su rigore per un ingenuo intervento di Furlan. Il primo tiro lo fanno i padroni di casa al 4’ primo con Visinoni che calcia male. Ci prova poco dopo Furlan su punizione a rientrare ma Budicin devia. Al 9’ è la volta del Kras, ma Noè interviene sui piedi di Zlogar. Nei primi 45’ l’Union sembra giocare meglio e cerca di fare la partita. Il Kras trema prima per un cross di Niero che Visinoni non riesce a mettere nello specchio e poi con Casarotto anticipato da un intervento simultaneo di Budicin e Slavec. Il primo tiro degli ospiti arriva al 17’ con Maio che sfrutta una ripartenza e prova da fuori area calciando debole e centrale. Dal 25’ la partita cala di intensità e gli italosloveni guadagnano metri. Al 33’ l’episodio decisivo. Strattonata ingenua in area di Furlan su Bordon e rigore per il Kras. Dagli 11 metri va Knezevic che calcia forte e centrale. Noè intuisce troppo tardi e riesce solo a sfiorare. La partita si chiude praticamente qui. Il Kras si chiude e il gioco si spegne. Ci prova Basso sul finire del primo tempo ma la palla esce sulla traversa. Nella seconda frazione l’Union Pro prova a pareggiare ma combina poco o nulla se si eccettuano un’incursione di Nobile che per poco non approfitta di una verticalizzazione al 18’, superando Spetic ma venendo fermato in uscita da Budicin. Al 36’ Rossi libera Niero al cross in mezzo dove Comin viene anticipato in extremis da Spetic. C’è tempo per il secondo giallo a Visinoni che lascia in 10 i suoi. Nemmeno i 4’ di recupero servono; Zanette e Nobile riescono solo a sfiorare la traversa con due tiri che sembrano dettati dalla disperazione. Per Feltrin una sconfitta su cui riflettere e per l’Union un’occasione buttata. Preoccupa la mancanza di gioco e la sterilità sotto porta che si protrae da troppe giornate. Le non perfette condizioni di Comin e Nobile non bastano a giustificare un calo così, soprattutto potendo contare su giovani che potrebbero e dovrebbero dare un apporto superiore per tecnica.

Ore 18.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) A decidere la sfida con il Mezzocorona è stato Santi con una doppietta, per la Clodiense tre punti d’oro in un campionato ancora molto lungo che può regalare altre soddisfazioni. Vittorie come queste, su campi molto difficili, possono aiutare nello spirito e nell’anima. Trappola Mezzocorona alle spalle, quindi. Riccardo Santi, l’uomo del match con la sua doppietta, è soddisfatto della sua prestazione. «Il secondo è stato il più bello, un bel gol sotto la traversa con un tiro dal limite dell’area. Obiettivi personali non ci sono, cercherò di fare il meglio per aiutare i miei compagni. Abbiamo giocato molto bene nel primo tempo, potevamo chiuderla ma non ci siamo riusciti. Dopo il loro gol non abbiamo rischiato tanto, bene così. Come mai un inizio tra luci ed ombre? Le prestazioni non sono mai mancate, qualche volta il risultato poteva essere diverso. Inoltre stiamo giocando tanto e non è facile essere sempre brillanti. Nel prossimo turno affronteremo il Giorgione in casa, dobbiamo continuare a giocare così». Il capitano Davide Berto Boscolo, classe 1991, alza la testa. «Anche ieri abbiamo creato tante occasioni, ci sono stati questi due gol che sono stati importanti per il risultato finale. Sulla rete avversaria abbiamo lasciato troppo campo, sulla loro sinistra offensiva per dieci minuti ci hanno messo in difficoltà. Ho visto comunque miglioramenti nella squadra. A livello personale cerco sempre di fare bene, con la fascia di capitano vorrei riuscire a trasmettere più carattere a tutta la squadra. La classifica? Puntiamo a fare più punti possibile per raggiungere le posizioni di vertice, ci sono tutti i presupposti per finire il campionato in alto».

Ore 18.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) La Clodiense vince in casa del Mezzocorona e si dimostra squadra solida ed affidabile in questo campionato interregionale equilibrato e difficile. Sono queste le sfide che preoccupano di più un allenatore: considerate facili alla vigilia rischiano invece di complicarsi nel corso dei 90 minuti. Andrea Pagan commenta così la sfida: «Dobbiamo partire dal concetto che si tratta della prima sconfitta in casa del Mezzocorona. Abbiamo fatto bene nel primo tempo portandoci sul doppio vantaggio. Siamo andati in difficoltà negli ultimi minuti, senza subire troppi tiri nello specchio della porta. Forse siamo andati sotto pressione. Sono punti pesanti. A Mezzocorona pochi faranno bottino pieno, è una squadra giovane e difficile da affrontare. Adesso possiamo ripartire con il lavoro settimanale più carichi di prima. Più punti si fanno nel girone d’andata, meglio si affronta il ritorno: questo è il messaggio per i miei ragazzi. Mi è piaciuto molto lo spirito della squadra, sia nel portarsi in vantaggio sia nel difenderlo. Dobbiamo trovare continuità e sfatare il tabù casalingo, ci stiamo avvicinando a un trittico difficile. Intanto, però, godiamoci questa vittoria. Cercheremo di recuperare il portiere Enrico Okroglic. Ritorno sul mercato? Della rosa sono molto contento, abbiamo tesserato Urtiaga la scorsa settimana, centrocampista che era con me nella passata stagione e che conosco bene. Non cambierei niente ma non posso sapere quello che pensano i giocatori».

Ore 18.30 – (Trentino) «Ho visto forse i migliori primi venti minuti della stagione – dichiara a fine gara il tecnico del Mezzocorona Luca Lomi -stavamo facendo la partita come l’abbiamo preparata in settimana. Abbiamo giocato a calcio, ma poi abbiamo subito un gol su una nostra disattenzione e da lì è cambiato tutto. Ci siamo probabilmente spaventati, ma bisogna tenere presente che siamo una squadra giovane e alla minima cosa ne abbiamo risentito». Nel secondo tempo il Mezzocorona ha subito praticamente subito la rete del raddoppio della Clodiense, ma poi ha reagito e attaccato fino alla fine. Lomi analizza: «Non dovevamo subire quel gol. Abbiamo concesso qualcosa in più rispetto alle altre volte. Ai ragazzi posso solo fare applausi, perché si impegnano e mi stanno dando tantissimo. Sta a me capirli. Mi assumo io la colpa della sconfitta». Tra primo e secondo tempo il Mezzo ha cambiato un po’ le carte. «Siamo partiti cambiando gli esterni, perché mi serviva un po’ più di attacco alla profondità – conclude Lomi – anche se nel primo i due esterni non avevano fatto male».

Ore 18.20 – (Trentino) Santi punisce due volte il Mezzocorona e la formazione rotaliana resta in fondo alla classifica. I gialloverdi di Luca Lomi partono bene, ma al 20′ passano in svantaggio e regalano una mezz’ora agli avversari che trovano anche il secondo gol. Poi Bentivoglio riapre la gara, siglando la prima rete casalinga in stagione per i rotaliani, ma nonostante l’assalto finale i gialloverdi non trovano il pareggio. Al 6′ Mastroianni sfrutta un buco della difesa di casa e si presenta a tu per tu con Zomer che, in uscita, stoppa la corsa della punta ospite. Al 9′ Alouani si procura un interessante calcio di punizione dai venti metri, sul pallone si presenta Zentil che calcia bene, ma Tiozzo Caenazzo si rifugia in angolo. Dal corner seguente Baltieri ci prova con il mancino dal limite dell’area di rigore, ma l’estremo difensore si oppone bene. I padroni di casa giocano forse il miglior inizio di gara della stagione e al 14′ creano una grandissima occasione: Minati tocca in profondità per Bentivoglio che, pochi passi all’interno dell’area di rigore, lascia partire una conclusione su cui Tiozzo Caenazzo è bravo nel respingere con i pugni. Al 20′ i ragazzi di mister Luca Lomi subiscono il primo gol casalingo del loro campionato: l’ex Trento Mazzetto crossa per Santi che di testa salta più in alto di tutti e trafigge il portiere rotaliano. Passa un giro d’orologio e Mastroianni al volo dalla distanza chiama ancora in causa Zomer che si rifugia in angolo. Il ‘Mezzo’ fatica a riprendersi dal gol subito, con la Clodiense sempre pericolosa e al 31′ Santi crossa per Mastroianni che di testa mette sul fondo. Al 36′ bella combinazione tra Caridi, Bentivoglio e Minati, con cross di quest’ultimo, ma Bentivoglio, tutto solo in area, non impatta con il pallone per pochissimo. Seconda frazione di gara che inizia con gli ospiti che tengono in mano il pallino del gioco, e il Mezzocorona che fatica a rendersi pericoloso. Al 55′ la Clodiense raddoppia ancora con Santi. La punta veneta lotta e dai venti metri lascia partire un gran destro che si infila sotto la traversa con Zomer che non può fare nulla. Gialloverdi che non trovano una reazione convincente, offrendo ampi spazi alla formazione di Pagan. Al 69′ i padroni di casa si “divorano” un gol. Bentivoglio lotta con caparbietà sulla linea di fondo, sradica il pallone dai piedi di Moretto, serve Caridi che mette subito in mezzo per Holler che calcia altissimo. Al 75′ il ‘Mezzo’ riapre la gara con Bentivoglio che in tap in insacca dopo una grande parata di Tiozzo Caenazzo su Holler. Ma è troppo tardi.

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Maurizio De Pieri esce dallo spogliatoio con il sorriso sulle labbra. Finalmente, dopo un mese di continue frustrazioni e una settimana in cui la squadra è stata messa sotto torchio. Elogia il lavoro di tutti in campo, evidenziando la bravura con la quale Alcantara e Florean hanno contribuito al successo. «Siamo stati bravissimi – le prime parole del mister del Fontanafredda – anche perché siamo usciti da una situazione difficilissima. Il Dro, anche con un po’ di merito, ero riuscito a trovare dopo 25′ il gol del vantaggio». È stata quella rete, senza dubbio, a cambiare (in meglio) la partita del Fontanafredda. «A quel punto non avevamo più nulla da perdere – continua De Pieri – quindi i ragazzi si sono impegnati ancora di più. Non volevamo uscire dal Tognon ancora sconfitti. Il gol di Alcantara ha cancellato tutte le paure, poi nel secondo tempo siamo venuti fuori alla grande». In settimana l’allenatore dei rossoneri aveva messo in riga i suoi giocatori. Aveva chiesto maggiore attaccamento alla maglia e più grinta in campo: è stato ripagato. «Oggi (ieri per il lettore, ndr) – commenta – ho visto i ragazzi arrivare in campo con una determinazione mai vista prima». Non cambia, al di là della vittoria di ieri, l’obiettivo della società: «Vogliamo raggiungere al più presto la salvezza – taglia corto il mister – e, se poi avremo ancora «benzina», provare a salire ancora di qualche posizione in classifica». Lauro Florean, ex ariete del Pordenone, è la felicità in persona. Sa che i suoi due sigilli sono stati determinanti ai fini della vittoria: non c’è nemmeno bisogno di pungolarlo più di tanto perché commenti la sua prestazione: «L’importante – dice – era fare risultato. Sono contento innanzitutto per la squadra, che è uscita da una striscia di risultati negativa, e poi per la società che merita davvero tanto. Dedico questa vittoria anche a Massimo De Martin che qualche giorno fa, a sorpresa, ha lasciato la squadra. È stato un compagno eccezionale. L’obiettivo futuro? Ripeto quello che ha detto anche il mister: otteniamo la salvezza al più presto e poi, nel caso, guardiamo dove effettivamente possiamo arrivare».

Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Il Fontanafredda piega in rimonta il Dro e fa suoi tre punti pesanti in chiave salvezza. Dopo quattro sconfitte consecutive, la squadra allenata da Da Pieri ritorna al successo, allontanandosi dalla zona play-out e rinfrancando così il morale. Ora la formazione rossonera può guardare al futuro con fiducia, in vista del delicato scontro di domenica prossima a Rupingrande, contro il Kras. Il Dro, al contrario, inanella il terzo incontro consecutivo senza vittoria e sprofonda nella zona calda della classifica. Dopo un buon avvio i gialloverdi hanno pian piano mollato, subendo la rimonta nella ripresa. Sotto accusa stavolta la retroguardia, colpevole in tutte le marcature avversarie. Momento toccante prima del fischio d’inizio; un minuto di silenzio in ricordo di due figure storiche del club: Rino Maluta, ex-dirigente, e Carlo Castellarin, capitano del Fontanafredda tra la metà degli anni Ottanta e l’inizio del terzo millennio. Si parte e la paura di perdere si percepisce da entrambe le parti. Tra i padroni di casa tentano la via del gol Zorzetto e Malerba su piazzato, tra gli ospiti va alla conclusione Cicuttini, senza fortuna. Al 25’ Colpo ruba palla a Tellan e serve Cremonini, abile a sbilanciare con una finta Malerba e infilare Vicario per il vantaggio gialloverde. I locali incassano il colpo. Al 29’ il Dro potrebbe raddoppiare con Cicuttini, la sua rovesciata sul cross di Bazzanella termina a lato d’un soffio. Al 40’ giunge, a sorpresa, il pari dei padroni di casa: lancio senza molte pretese di Tonizzo dalla propria tre quarti, Bonomi in uscita si fa anticipare da Alcantara che di testa insacca. Inizia la ripresa e il Fontanafredda passa, complice un’altra dormita della difesa ospite. È il 3’ quando Grotto prende palla e serve Nastri, il traversone di quest’ultimo è girato in rete da Florean per il vantaggio rossonero. Il sorpasso ha l’effetto di incrinare le sicurezze della squadra trentina che però non molla. Sussulto al quarto d’ora con Malerba provvidenziale a chiudere lo specchio a Cicuttini, al 26’ invece la girata di Proch è facile preda del portiere. Al 40’ piove sul bagnato tra i gialloverdi: Cicuttini si fa espellere per somma di ammonizioni. Ma gli ospiti non mollano e sfiorano il pari al 42’, prima con il piazzato di Colpo deviato con bravura da Vicario, poi col tocco impreciso da pochi passi di Bazzanella sul cross di Proch. Al 44’ Tellan verticalizza per Florean, nessun problema per l’ex-Pordenone Bonomi: 3-1.

Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Penso proprio di essere partito da dietro», afferma Riccardo Zambon appena rientrato in spogliatoio. Il suo gol del 2-1, che ha deciso il verdetto a scapito della Sacilese fra i molti dubbi e le svariate proteste, è oggetto di discussione, dagli spalti alle tribune televisive. Le immagini comunque non chiariranno la situazione al momento del lancio. «La partita non l’abbiamo rubata – prosegue l’attaccante di casa -anche se il pari forse sarebbe stato più giusto. Noi ci abbiamo messo più testa e voglia di vincere». Anche difendendosi in 10 e lanciando il contropiede? «Ci siamo adeguati al loro gioco, era giusto prendere le contromisure».

Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) Vincere un derby all’esordio in panchina. Per Luca Saccon, allenatore della juniores del Tamai, ieri sostituto di Stefano De Agostini (vittima di un forte attacco influenzale), è stata una partita da ricordare. «Sono contento per la squadra – commenta Saccon -, che è stata bravissima a mettere in pratica quanto avevamo preparato in settimana con mister De Agostini. Sapevamo che la Sacilese avrebbe puntato sul possesso palla e che non ci avrebbe lasciato sviluppare il nostro gioco. Potevamo soltanto sfruttare l’arma del contropiede, grazie alla velocità dei nostri attaccanti, Federico Furlan in primis. E ci siamo riusciti». Sul discusso 2-1 firmato da Zambon il tecnico mobiliere non si sbilancia: «Difficile giudicare dalla mia posizione. Ma non ridurrei tutto a un singolo episodio. Siamo stati bravi a rimanere in partita nel loro momento migliore e altrettanto abili a colpire quando ne abbiamo avuto l’opportunità. La vittoria è meritata». Non la pensa così, comprensibilmente, Mauro Zironelli: «Mi auguro che il loro secondo gol – dichiara il tecnico della Sacilese – non sia viziato da fuorigioco. Perché perdere così farebbe ancora più male. Soprattutto considerando che è stata una partita che abbiamo dominato a lunghi tratti. Il migliore in campo è stato il loro portiere. Più di così non potevo chiedere ai miei ragazzi. E anche se abbiamo perso, preferisco il nostro calcio. Siamo stati puniti negli unici due contropiede che abbiamo concesso. Ciò non toglie che nel secondo tempo siamo stati poco lucidi nelle conclusioni, e che abbiamo pagato l’infortunio di Beccaro, uno dei nostri giocatori più in forma». Per l’attaccante biancorosso la prima diagnosi parla di contrattura. È stata nel complesso una gara corretta, che ha vissuto anche un momento di commozione nel finale, quando tutta la squadra del Tamai è andata a festeggiare vicino alla postazione dei genitori di Riccardo Meneghel, il giovane difensore mobiliere tragicamente scomparso il 20 settembre. Per lui, questa prima vittoria in casa (in campionato), val bene una dedica speciale.

Ore 17.10 – (Messaggero Veneto) Gol-decisivo in fuorigioco? Il dubbio rimane e le immagini non aiutano: la Sacilese è “purgata” dall’arbitro e non solo. Ci pensa anche Riccardo Zambon a punirla nuovamente: dopo la rete-vittoria in coppa Italia, il bomber del Tamai si ripete anche in campionato, e regala ai suoi la prima vittoria in campionato tra le mura amiche. Brave “furie rosse”: ora si trovano a un punto dai cugini. Prestazione buona dei liventini ma non basta. Di fronte, oltre a Zambon, trovano un super-Peresson, che para tutto; c’è anche da dire che la squadra di Zironelli a volte si piace un po’ troppo. E anche per questo incassa il primo ko dopo tre vittorie di fila. De Agostini –fresco 50enne, ma assente per influenza – deve rinunciare a tre titolari, cioè Colombera, Sellan e Ursella. Lui e il Tamai temono la Sacilese, quindi presentano un 4-3-3 rivisitato, più compatto. La Sacilese non cambia: sempre 3-4-3 anche qui ed è la solita scelta giusta. Liventini in grande spolvero, il primo tempo che regalano è di assoluto spessore. Il Tamai sta “basso”, quasi inerte, e rimane in partita grazie a Peresson. Non ferma soltanto il tiro di Spagnoli – ma ci pensa Davide Furlan sulla linea –, per il resto blocca tutto. Dice “no” a un tiro a di Beccaro a inizio gara, poi su una conclusione al volo dello stesso Beccaro (30’), su una botta di Sottovia (37’) e, infine, su un colpo di testa ravvicinato sempre dello stesso attaccante (43’). La Sacilese soffre solo una volta, su una ripartenza di Federico Furlan, stoppata però da Baggio. Il primo tempo dice una cosa: Sacilese da “bella e impossibile”, ma senza gol, produttrice di un dominio sterile. Beccaro esce a fine primo tempo (dolori a un tendine) e la storia un po’ cambia: Cima è ancora indietro di condizione, però Peresson deve sempre districarsi, stavolta su un missile all’incrocio di Sottovia. Al 4’, però i liventini vanno sotto: contropiede di Federico Furlan, che brucia un’altra volta Biasi. La punta arriva in area e serve Pavan, che non sbaglia: 1-0. Sorpresa generale, il Tamai annusa il colpaccio e fa un cambio. Esce una punta (Bolzon) e dentro un mediano (Bertoia): svolta nel 4-4-2. Non serve a nulla. Al 12’ arriva il pari: punizione-gioiello di Grion dai 25 metri, Peresson neppure si muove. È l’1-1. La Sacilese alza ancor più il baricentro, sfiora un’altra volta l’1-2 (Peresson vola su un tiro di Spagnoli), ha sempre il dominio del campo. Punge. L’odore di beffa sale, il Tamai si difende e riparte. E segna. È il 42’: cross di Federico Furlan, Zambon, in sospetto fuorigioco, stoppa, tira e timbra il 2-1. Protestano tutti, ma l’arbitro non cambia idea: gol valido. Finisce così, col Tamai che ritorna alla vittoria e – meglio non dimenticarlo – riscatta i due ko subiti l’anno scorso dai cugini per 5-0 e 5-1.

Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Treviso) «Il Belluno? È la squadra che gioca il miglior calcio di questo campionato. Il pareggio e il modo in cui lo abbiamo ottenuto mi rendono felice». Antonio Paganin si gode un punto che vale triplo: il suo Giorgione continua a crescere. E non perde ormai da quasi due mesi: «Sapevamo che per uscire da questo stadio con un risultato positivo dovevamo pedalare. Sono soddisfatto: il gruppo è giovane, ma ha retto molto bene. E andando via da Belluno, sento di non aver rubato nulla». Anzi, c’è spazio addirittura per un pizzico di rammarico: «Per il rispetto che dovevamo a una formazione come il Belluno, abbiamo deciso di aspettare e ripartire, cercando comunque di solleticare i nostri avversari in contropiede. In campo aperto siamo forti e potevamo anche far male». Qualche dubbio sul rosso diretto sventolato a Mattioli: «Conosco il ragazzo, è buono come il pane. Sono certo che il suo intervento sia stato dettato più dalla foga che dalla cattiveria. Ma l’arbitro ha una frazione di secondo per vedere e poi decidere. E noi accettiamo la sua scelta».

Ore 16.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) «Nessun contraccolpo, nessun segno di stanchezza dopo Padova». E se lo dice Stefano Mosca, c’è da credergli. Ma una volta lasciato alle spalle il passivo rimediato all’Euganeo, l’Ital-lenti Belluno avrebbe voluto ripartire da un successo. E invece il Giorgione, pur essendo una delle squadre più giovani dell’intero campionato, si conferma un osso durissimo. Anche storicamente, lo è sempre stato. PARTITA DA TRIPLA – Il laterale sinistro torna sulle ipotetiche conseguenze del post Padova: «Non credo che quella sfida ci abbia tolto troppe energie. Semplicemente, ci sono domeniche in cui gira bene, altre meno. Oggi (ieri per chi legge, ndr) con un pizzico di fortuna in più, la partita poteva andare diversamente. Anche stavolta abbiamo imposto il nostro gioco all’avversario, rimanendo quasi tutto il tempo nella loro metà campo». Tuttavia, scardinare il bunker del Giorgione si è rivelata un’impresa proibitiva: «Ci aspettavamo una gara di questo tipo – incalza il terzino – con una squadra che concede poco e rimane bassa. Non è facile attaccarla, anche perché difendono in tanti e sono molto veloci nelle ripartenze». Insomma, alla fine ci si può accontentare di un punto che tiene i gialloblù sul gradino più basso del podio: «Questa era una partita da tripla, accettiamo il pareggio». Per quanto riguarda il minutaggio più ridotto, rispetto alle ultime stagioni, Mosca non fa una piega. Anzi: «Sinceramente preferisco giocare un po’ meno in un gruppo da terzo o quarto posto, che giocare sempre in una squadra destinata a lottare per la salvezza». BUONA LA PRIMA – Magari sognava un esordio da tre punti, ma la «prima» in gialloblù di Julian Prünster è comunque positiva: «Sì, positiva perché non abbiamo preso gol – commenta il difensore – ma potevamo portare a casa qualcosa in più. Ci è mancata un po’ di rabbia davanti alla porta». Ora che l’infortunio è finalmente acqua passata, comincia una nuova vita calcistica per Prünster: «Sono ancora un po’ indietro nella condizione, sento le gambe pesanti. Ma nel complesso sono contento, anche perché ho giocato 70 minuti». Julian guarda già avanti: «Dobbiamo riprendere a vincere. Il Belluno può occupare la parte alta della classifica».

Ore 16.30 – (Corriere delle Alpi) Un pareggio giusto. Alla vigilia, mister Vecchiato aveva letto bene la partita. Si aspettava un avversario tosto, che avrebbe sfruttato le ripartenze e così è stato. Il Giorgione non ha rubato nulla al Polisportivo, ovviamente si è presentato per difendersi e cercare di colpire in contropiede, ma a conti fatti il punto dei rossostellati è meritato: «Sapevamo sarebbe stata una partita difficile», spiega Vecchiato, «ed è andata proprio così. Il Giorgione ha mostrato la propria forza nelle ripartenze sfruttando i loro tre attaccanti che sono molto bravi. L’aver subito qualche accelerazione di troppo in avanti da parte dei nostri avversari però non mi preoccupa, se si vuole provare a vincere le partite qualcosa bisogna concederlo. I trevigiani hanno avuto una grossa occasione in 95’ e non sono riusciti a segnare. Il Belluno dal suo canto non ha fatto bene, anche se ha creato molto, a conti fatti il risultato ci può stare, il Giorgione non ha rubato nulla. Noi siamo stati poco presenti e meno cattivi del solito negli ultimi quindici metri». Soddisfatto del primo pareggio della stagione? «Assolutamente no, sono dispiaciuto perché non ho vinto». Quattordici calci d’angolo e innumerevoli cross. Il Belluno non ha giocato sicuramente la sua miglior partita, ma è stato costantemente presente in zona d’attacco senza riuscire però a mettere veramente paura agli avversari. Le occasioni in fin dei conti però non sono mancate: «Potevamo fare meglio. Abbiamo messo tante palle in mezzo, senza riuscire a segnare. Le due occasioni nel secondo tempo con D’Incà e Posocco potevano farci vincere la partita, ma la palla non è entrata. Speravo anche io di vincere come tutti i tifosi ma è andata così. Contro il Padova avevamo giocato una gran partita ma questo non vuol dire che sia facile vincere contro una squadra di diverso valore come il Giorgione. La loro espulsione? L’entrata è stata brutta ma non era da rosso». E adesso il Dro. Mister Vecchiato è imbattuto contro le trentine: «Mi piacerebbe continuare la tradizione, ma non credo siano d’accordo».

Ore 16.20 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno riparte da un pari. Dopo la sconfitta di Padova, la squadra di Roberto Vecchiato non va oltre lo 0-0 con il Giorgione. La squadra rossostellata si è presentata al Polisportivo, facendo del contropiede la propria arma migliore, mentre il Belluno non è riuscito a concretizzare. Con 14 angoli a favore e innumerevoli cross, non si può dire che i gialloblù non abbiano giocato, ma è mancata la cattiveria giusta negli ultimi metri e, alla fine, il pareggio è il risultato giusto. Nel finale, l’ex Nenzi ha avuto sui piedi il possibile vantaggio per il Giorgione, ma dall’altra parte anche il nuovo entrato D’Incà ha fallito da pochi metri un gol già fatto. Dal 68’ i padroni di casa sono rimasti con un uomo in più per l’espulsione di Mattioli ma non è bastato per aggiudicarsi i tre punti. Mister Vecchiato sceglie Solagna tra i pali mentre al centro della difesa fa il suo esordio stagionale Pruestner, affiancato dall’esperto Merli Sala. Sulle corsie esterne a destra Pescosta è confermatissimo, mentre si riprende dal primo minuto la fascia sinistra Mosca, partito dalla panchina nelle ultime due partite. In avanti bomber Corbanese è supportato da Duravia, che ha recuperato il problema muscolare accusato contro il Padova e Posocco, che vince ancora una volta il ballottaggio con D’Incà (terza panchina consecutiva). Nel Giorgione, si accomoda inizialmente in panchina l’ex Fabrizio Nenzi, l’anno scorso tra le fila gialloblù aveva raccolto poche presenza, mettendo a segno però un gran gol contro la Triestina. L’allenatore è l’ex Inter Antonio Paganin con 108 presenze in nerazzurro e in bacheca una coppa Uefa. Il Giorgione si presenta al Polisportivo con una formazione molto giovane con in campo dal primo minuto sette giovani: due ragazzi del 1996 e cinque del 1995.

Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Mentre la Triestina continua il suo silenzio stampa (iniziato l’altra domenica), l’Union Ripa La Fenadora si gode il suo momento, a iniziare da Sandro Andreolla. Il mancino, 35 anni, trevigiano di Valmareno, che nello scorso campionato si inventò una specie di bicicletta di tacco proprio al Nereo Rocco per permettere a De Bon di insaccare di testa il definitivo 2-2, ha stavolta tagliato il traguardo delle 500 presenze nella sua carriera. Il numero dieci afferma: «È stata una giornata storica per la mia società, nata da pochi anni a seguito di una fusione. Vincere al Rocco è una soddisfazione da ricordare a lungo. Siamo partiti piano in campionato, ma due vittorie e un pareggio ci hanno portato ora a due punti dal quinto posto. Ne siamo felici. Le mie 500 partite? Un traguardo importante e voluto, frutto di tanti sacrifici e chilometri. Ma il calcio mi ha dato tanto e ho sicuramente ancora voglia di giocare». E chi lo sa se – giunti a destinazione dopo il viaggio in pullman – Andreolla è riuscito veramente a far pagare da bere dai compagni?

Ore 15.50 – (Corriere delle Alpi) «E’ una vittoria esterna che cercavamo da tanto tempo». Il tecnico Massimiliano Parteli è soddisfatto del risultato acquisito dai suoi a pochi minuti dal triplice fischio: «Alla luce soprattutto dell’andamento del secondo tempo, è stata oggettivamente una vittoria meritata. Il primo è stato più equilibrato, da una parte loro ci hanno impensierito ma siamo stati bravi a tenere duro, poi col passare dei minuti abbiamo dimostrato di meritare la vittoria anche senza costruire occasioni da gol nitide». Il tecnico bellunese sottolinea l’importanza dei tre punti: «E’ un successo, che ci dà morale ed entusiasmo. Complimenti ai ragazzi, che hanno concesso poco alla Triestina nonostante stiano attraversando un momento di difficoltà: sono scesi in campo con l’occhio del leone e per noi venire qui e lasciare pochi spazi è stato una cosa importante». Le urla d’incitamento e i suggerimenti di Parteli, squalificato e quindi sugli spalti si sono sentite dalla tribuna fino al campo: «L’allenatore ogni tanto deve farsi sentire, la squadra non ha mollato fino alla fine e questa volta la fortuna ha girato un po’ dalla nostra parte e la prendiamo volentieri». Lo sguardo è già rivolto al prossimo impegno casalingo con il Tamai: «E’ una squadra che rispettiamo tantissimo, anche loro vengono da una vittoria importante con la Sacilese e noi abbiamo voglia di misurarci e di ripetere in casa la bella prestazione che abbiamo offerto in questa occasione». L’obiettivo dell’Union, dopo la splendida annata in rimonta della scorsa stagione è quello di migliorarsi: «Fino a dicembre non ha senso guardare la classifica, ma il nostro obiettivo è migliorare il sesto posto dell’anno scorso. Il campionato comunque è lungo ed equilibrato, bisogna pensare a migliorarsi di settimana in settimana e giocarcela su tutti i campi. Ci sono due squadre che faranno corsa a sè per vincere, ma la serie D non è mai facile e non ci sono gare scontate». Anche il ds Alberto Faoro è molto felice: «La vittoria esterna che ci mancava ancora quest’anno, è un successo prestigioso, siamo molto contenti di poter dire che abbiamo vinto al Rocco. Alla settima giornata la classifica non è il primo pensiero, ma oggi ci sono stati risultati anche inaspettati nelle altre gare, sia nella parte bassa che in testa alla classifica, quindi la nostra vittoria diventa ancora più importante. Abbiamo sofferto e non abbiamo giocato il nostro miglior calcio, ma abbiamo mostrato quello di cui siamo capaci». Ottenuti i tre punti, il dirigente neroverde pensa già al prossimo impegno: «Da domani ci concentreremo sul Tamai e cercheremo di migliorare la qualità del gioco. Il Tamai è una squadra al nostro livello, che gioca per restare in zona Play Off, quindi sarà uno scontro diretto molto importante». Grazie ai tifosi: «Sono encomiabili, li ringraziamo per gli striscioni e per il supporto che ci hanno dato, non è facile venire fino a Trieste da casa nostra. Ci danno sempre quel qualcosa in più, ci seguono e ci vogliono bene. A un certo punto si sentivano più i nostri che i loro».

Ore 15.40 – (Il Piccolo) Stavolta, dopo la sconfitta, nessun applauso. Anzi, dopo il ko con l’Union Ripa è scattata la contestazione. Che non fosse aria di pacche sulle spalle consolatorie lo si era capito non solo durante la partita, ma soprattutto alla fine, quando Piscopo e Lionetti hanno provato ad andare sotto la Curva Furlan a scusarsi, venendo però respinti da una selva di fischi. Poi la protesta si è spostata all’uscita del garage dello stadio Rocco, subito chiuso dalla polizia davanti a una trentina di ultras. Contestazione che è comunque sempre rimasta civile: qualche coro («Vergognatevi»), un paio di fumogeni, poi una delegazione guidata da Lorenzo Campanale è stata fatto entrare per parlare con Pontrelli e tutta la dirigenza alabardata. I tifosi hanno in pratica espresso che dopo 6 sconfitte e con alle porte la trasferta di Padova, la situazione non può andare avanti in questo modo: serve uno scossone, è necessario prendersi le proprie responsabilità e qualcuno deve pagare. La sensazione è che a quel punto la panchina di Stefano Lotti fosse già a rischio: poco più di un’ora dopo, la comunicazione della società di aver accettato le dimissioni del tecnico. La sconfitta del resto non ha fatto che amplificare il clima di protesta che già si era respirato durante la partita. Si è giocato infatti in un silenzio quasi tombale: gli unici cori «U-nio-ne» sono arrivati solo dalla parte alta della tribuna. La curva Furlan si è presentata invece con gli striscioni girati e senza nessuna bandiera. Qualche applauso per una giocata di Kabangu, per il resto tanto silenzio con qualche sparuto coro, che verso la fine ha però lasciato spazio all’ormai classico «Siamo stufi de sta m…». Esposti anche due striscioni: «Non avere rispetto a nessuno è concesso, noi non ce ne andiamo e in silenzio vi osserviamo» e poi «Difendiamo il diritto improrogabile di libertà d’espressione».

Ore 15.30 – (Il Piccolo) Sulla Triestina di questi tempi dovrebbe calare il silenzio. Non quello incomprensibile della società ma quello della Furlan che ha accompagnato ieri la squadra al Rocco fino a dieci minuti dal termine di un match grottesco e dai contenuti tecnici molto al di sotto della D. Alla fine gli ultras non ce l’hanno fatta più e sono esplosi i cori di protesta (e poi un mini assedio), ben prima che l’Unione subisse il solito gol dell’Union che ha decretato l’ormai altrettanto consueta sconfitta (sono sei su otto incontri). E la prima testa a rotolare è stata quella del tecnico Stefano Lotti. La società ha comunicato in serata di aver accettato le dimissioni dell’allenatore «che resterà alla Triestina con altro incarico». Le responsabilità di Lotti ci sono (e come quasi sempre capita in questi casi è stato lui il primo a pagare), quelle della società sono più pesanti rispetto a quelle dei giocatori che i dirigenti hanno portato a Trieste (e ce ne sono parecchi che non sono ancora mai scesi in campo). Il risultato è sotto gli occhi di tutti e non è facile intravvedere soluzioni taumaturgiche: uscire dalla zona retrocessione non sarà per nulla facile specie se tutti non faranno un serio bagno d’umiltà. Nessuno escluso. Se le dimissioni sono autentiche chapeau a Lotti per la dignità. Lui ha avuto la sola colpa di aver accettato condizioni improponibili per chi vuole fare calcio. Ma che cosa poteva fare ieri in campo una squadra già allestita in corsa, sfiduciata e senza tre punti di riferimento nei tre settori? Cosa poteva fare di più un gruppo di ragazzi che non ha un’identità e i cui mezzi tecnici sono tutt’altro che eccelsi? Potevano fare quello che hanno fatto: si sono dati da fare anche meglio che in altre situazioni e non hanno neppure meritato la sconfitta contro un avversario più quadrato ma non troppo efficace. Come sempre gli alabardati non hanno creato occasioni da gol e hanno mostrato qualche black-out difensivo. Se fosse stato uno 0-0 non sarebbe cambiato nulla. E nessuno dopo la vicenda Mbock in città pretendeva la luna ma nemmeno che un nome glorioso come quello dell’Alabarda venga portato in giro per il Triveneto, o peggio ancora al Rocco, a fare figuracce. Ieri Lotti si è trovato a dover fare i conti con alcuni influenzati (Pontrelli, Bez e Proia recuperato in extremis) e con gli acciacchi muscolari di Fiore e Giorgino. Il tecnico prova a modificare l’assetto con una specie di 4-4-2 facendo leva sul dinamismo del debuttante Kabangu (l’africano ha fatto vedere le cose migliori nel piattume generale) e su Giordano. […] L’Union sale a 12 e fa festa. L’Unione piange in fondo alla classifica. Trieste si arrabbia. Lo shopping al Rocco, anche con pochi soldi, ormai è una consuetudine. Una consuetudine molto triste.

Ore 15.10 – (Tribuna di Treviso) Contro la seconda della classe, bisogna pensare a trovare il lato positivo di una sconfitta che, fin dalla vigilia, era difficile non pronosticare. «A rendermi felice è stata, nel secondo tempo, la volontà della squadra di tentare l’impossibile, provare a recuperare quattro gol e riscrivere la storia della partita». Lele Pasa individua questa chiave di lettura in un match già segnato nella prima mezz’ora. «Abbiamo iniziato con la difesa a quattro per avere la superiorità dietro», prosegue il tecnico, «Nella ripresa, siamo passati a tre e ci siamo trovati meglio. Con il senno di poi, avrei potuto fare subito questa scelta, ma temevo di correre troppi rischi. Non siamo stati molli in avvio, piuttosto abbiamo incontrato una squadra forte, che vedo sullo stesso livello del Padova. Nel primo tempo, tuttavia, hanno fatto quattro tiri e altrettanti gol. Non hanno creato 10 occasioni e sono andati sul 2-0 con due eurogol. Con le grandi subiamo più reti? Succede a chi è più debole: la stessa Roma ne ha beccate sette… Va dato però merito ai ragazzi per lo spirito mostrato nel secondo tempo». Insomma, i giovanotti biancazzurri crescono e non è il caso di fasciarsi la testa.

Ore 15.00 – (Giornale di Vicenza) Devastante, quasi bavarese nel primo tempo, distratto, quasi indolente, nella ripresa. L´Altovicentino ci va di goleada per 35´, poi tira i remi in barca e dà modo agli avversari di salvare quanto meno la faccia. Al “San Vigilio” di Montebelluna va in onda il remake di una sfida che, nel dicembre scorso, finì in partità (1-1), decisa dai gol e dagli errori dal dischetto. Un ricordo che ancora brucia, così, sebbene i “superstiti” siano solo 3 – Dal Dosso e Pozza in campo e Roveretto in panchina – l´Alto se la gioca come se si trattasse della sfida decisiva. Con un inedito trio d´attacco composto da Toledo, Falomi e Peluso, con Pignat e Pozza a guardare le spalle al quarterback Dal Dosso e Kicaj a riprendersi la maglia n. 2 per il forfait di Brandi, gli ospiti si buttano subito all´attacco. In panca si rivede Cortesi e ci tornano Kabine, Burato e Giglio: averne di scelte così! Il tempo di una protesta per un fallo di mano di Guzzo (5´) e all´ 11´ Peluso regala la prima perla di giornata: destro supersonico da 30 metri e palla che si insacca in diagonale sotto l´incrocio. Il “Monte” reagisce con una bella azione “alla mano” che porta De Vido al cross basso: sicuro Logofatu. Più pericoloso Pignat, che sfiora il raddoppio di testa su angolo di Peluso. Toledo è ispirato e sulla destra fa spesso il vuoto, ma il raddoppio arriva al 20´ ancora per merito di “mago Peluso”. L´attaccante, dopo un taglio e una rotazione su su stesso, estrae dal cilindro il secondo, devastante destro che si infila poderosamente nel “sette” più vicino. Straordinario! Al 25´ si vede il Montebelluna con Scarpa che da sotto misura, su assist di De Vido, colpisce il palo esterno. Al 27´ Di Girolamo raccoglie di piatto sinistro al volo la respinta di pugno di Rigo ed insacca con un pallonetto beffardo e chirurgico dai 25 metri. E al 35´ ecco la versione teutonica dell´Altovicentino: Di Girolamo apre largo per Peluso che calibra un campanile di esterno per Falomi, che approfitta della staticità di Guzzo e Rigo per piazzare un piattone vincente verso il secondo palo. 0-4 e tutti a casa? In realtà l´assurda ammonizione rimediata nel finale di tempo da Logofatu è quasi un presagio di quello che accadrà nei restanti 45´ di gioco. Che si apre con un assist albacio di Falomi per… Cusinato che però non ne approfitta. L ´Altovicentino si mette lì a controllare il traffico ma perde la concentrazione anche quando l´allegra difesa di casa va in bambola. Toledo spinge finché ne ha ma la cattiveria è andata a farsi benedire. Tanto che al 16´ il Giglio trevigiano penetra senza sforzi fra le maglie vicentine e batte rasoterra Logofatu. Il pubblico di casa ci crede più dei suoi giocatori che attaccano più per dovere che per convinzione. Dopo una mischia alla mezz´ora in area altovicentina, Giglio potrebbe ristabilire le distanze al 38´ ma manda alto la respinta in tuffo di Rigo sul rasoterra di Cortesi. Ci prova ancora Peluso, ma stavolta Rigo la prende, poi al 43´ Matteo Giglio si inventa un destro velenoso e vincente da 30 metri che sorprende Logofatu.

Ore 14.40 – (Mattino di Padova) Soddisfazione nello spogliatoio Thermal. «Nel finale» commenta mister Bisioli «abbiamo sofferto. Sapevamo di dover subire la prestanza fisica dei nostri avversari. Merlano è stato bravo, ma abbiamo giocato a viso aperto, come dimostrano anche le tre punte. Dopo il vantaggio ci siamo abbassati un pochino, sotto la spinta comprensibile della Fortis. Si tratta di un punto importante, che arriva dopo un periodo difficile anche dal punto di vista non sportivo e che ci permette di assicurare continuità alla nostra classifica, infondendoci una certa fiducia per il futuro». Sul fronte della Fortis da registrare negli spogliatoi un lungo conciliabolo, durato più di un’ora, tra il tecnico Bonuccelli e il diesse Vannini, con la voce circolata, poi smentita, delle dimissioni dell’allenatore dei fiorentini.

Ore 14.30 – (Mattino di Padova) La Thermal conquista un punto importante, soffrendo, in casa della Fortis, fornendo continuità alla sua classifica. Un ottimo Merlano, con almeno quattro interventi super permette alla formazione di Bisioli di portare a casa un punto, al culmine di una contesa nella quale la Fortis, per le occasioni prodotte nell’arco della gara, avrebbe meritato qualcosa di più. La Thermal è stata brava a giocarsela alla pari, poggiando su di un rivedibile 4-3-3, tanto da passare in vantaggio a inizio ripresa. Nel momento di maggior spinta della Fortis, dopo il pari di Sanni, gli aponensi hanno stretto i denti, mostrando carattere, cercando di riproporsi in contropiede e conquistando al termine dei giochi un punto corroborante su di un campo difficile. Nel primo tempo gioca meglio la Fortis, che palleggia con costrutto, ma non riesce a penetrare nei sedici metri avversari. Al 9’ si rende pericolosa la Thermal con la ripartenza di Franciosi a lanciare nello spazio Cacurio, il cui diagonale di sinistro a incrociare, si perde sul fondo. La Fortis risponde al 27’ con Biagini che conquista palla, salta due avversari, si accentra dalla destra e dal limite lascia partire una conclusione che costringe Merlano alla deviazione in angolo. L’occasione più nitida della frazione la costruisce nel finale la Fortis. Al 42’ sugli sviluppi di una mischia in ’area di rigore veneta, Austoni trova la conclusione, ravvicinata, respinta in maniera magistrale da Merlano. Nella ripresa, al 7’ l’improvviso vantaggio della formazione di Bisioli. Sugli sviluppi di un angolo della Fortis, riparte palla al piede Baldovin che percorre 60 metri, entra in areai e in diagonale supera Bolognesi, concedendosi poi a una esultanza che non piace ai tifosi della Fortis che lo beccano ripetutamente. La Fortis reagisce e comincia a spingere. Al 27’ il pari: Sanni, in area sulla sinistra, si gira e conclude in rete con un destro liftato che termina nel sette. Due minuti dopo il tiro di Sadocco è neutralizzato da Bolognesi. Nel finale la Fortis domina ls scena e sfiora il successo. Ma il portiere dei padovani fa gli straordinari e tappa qualsiasi buco.

Ore 14.20 – (Gazzettino) Così Damiano Longhi: «Sapevamo di avere davanti una squadra con un potenziale tecnico importante, e noi li abbiamo agevolati perchè sul primo rigore siamo stati ingenui, e sul secondo rigore abbiamo preso un’infilata per vie centrali che non dovevamo concedere. La serie D non sarà professionismo, ma ci va molto vicino, ed è fondamentale che capiamo che ci vogliono concentrazione e cattiveria, altrimenti si rischia di commettere certi errori». Avete incassato tre gol in avvio di ripresa. Cosa aveva chiesto all’intervallo ai suoi giocatori? «Di cercare di alzare la difesa, ma dopo due minuti abbiamo preso il secondo gol. Questa squadra ha qualità e difetti: noi pecchiamo sotto l’aspetto della personalità e nelle difficoltà subentra l’inesperienza di molti giocatori. Sul piano della mentalità abbiamo fatto un passo indietro, pensavo che la squadra desse continuità a quello che avevamo fatto in precedenza. Sono deluso perché nella prima mezz’ora eravamo tranquilli, e poi siamo andati in difficoltà. Il primo rigore ci ha innervosito, sarebbe stato importante andare al riposo in vantaggio».

Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Tornano le streghe in casa San Paolo che busca tre Pera e un Tedesco dal Rimini che si ricorda del cambio d’orario soltanto alla fine del primo tempo, ma che quando si desta diventa inarrestabile. Pomeriggio d’incubo per i padovani che, dopo essere passati in vantaggio con Antonelli, subiscono la rimonta dei romagnoli trascinati dalla tripletta di Pera. L’Atletico resta così ancorato a quota 8 punti, sempre in zona playout, mentre vola il Rimini che raggiunge 16 punti consolidando il terzo posto dietro Piacenza ed Este. L’euforia patavina dura quaranta minuti, dal gol di Antonelli (colpo di testa ravvicinato su torre di Matteini) al pareggio di Pera su rigore (Villatora affossa Tedesco). Il fortino locale dura fin quando la linea Villatora, Zanetti, Caco, Fornasier riesce a tenere lontano dall’area l’attacco ospite che viene continuamente sorpreso in fuorigioco. Una volta, però, che Pera e Ricchiuti ne prendono le misure, per il San Paolo si fa notte fonda. Il pareggio che precede l’intervallo sega poi le gambe ai locali che in pratica non tornano più in campo e subiscono l’hat trick di Pera in appena otto minuti a cavallo dei due tempi: l’1–2 scaturisce sempre dal dischetto dopo che Rosiglioni, al pronti via della ripresa, ha mandato per le terre lo stesso attaccante beccandosi un benevolo cartellino giallo con chiare nuance rosse. L’hat trick è completato al 52’ con un tu per tu contro il povero Rosiglioni. Il poker di Tedesco, siglato al 56’, chiude anticipatamente le ostilità e sottolinea lo strapotere di Pera, one man show, che costringe Rosiglioni alla respinta alla meno peggio, corretta in rete, per l’appunto, da Tedesco. Nell’Atletico si salvano soltanto le ali Marcolin e Gusella. Troppo poco per il San Paolo. Delude, invece, Matteini che si fa notare soltanto per il colpo di testa che porta al gol di Antonelli. Dopo due vittorie consecutive, il San Paolo rimane imprigionato in un vizioso gioco dell’oca, compiendo un passo indietro proprio nel momento in cui si doveva capire che la serie D un gioco non è.

Ore 14.00 – (Gazzettino) È soddisfatto dello 0-0 maturato contro la formazione toscana il tecnico Massimiliano De Mozzi: «È un buon punto, viste le premesse con cui abbiamo preparato il match, dovendo fare fronte agli infortuni di pedine importanti come Bortolotto, Franceschini, Bilato, Baccarin, e le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare in corso d’opera con l’infortunio di Nicola Maniero nella ripresa, che mi ha costretto ad inserire Zattarin e posizionarlo fuori ruolo come centrale difensivo. Se siamo riusciti a fare risultato in queste condizioni, vuol dire che la squadra ha carattere e mi lascia ottimista per il futuro». Sul piano delle occasioni, con i due pali colpiti, lo Scandicci avrebbe meritato qualcosa di più, ma il tecnico aponense vede il bicchiere mezzo pieno: «Loro sono stati pericolosi unicamente su azioni di palla inattiva, per il resto non hanno prodotto molto. Noi abbiamo provato a fare qualcosa di buono, e qualche occasione l’abbiamo creata. Certo si è vista la mancanza di gente come Bortolotto e Franceschini».

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) Pochi brividi e nessuna rete tra l’Abano di Massimiliano De Mozzi e lo Scandicci di Marco Brachi, che allo stadio delle Terme di Monteortone si dividono la posta con uno 0-0 che a conti fatti lascia tutti con un pizzico di amaro in bocca. Da un lato i padroni di casa, poco incisivi sottoporta e meno lucidi di altre volte in fase di manovra, e dall’altra gli ospiti fiorentini, che tornano in Toscana con il rammarico di due legni clamorosi centrati su altrettante azioni di palla inattiva. Per l’Abano resta comunque la soddisfazione di aver messo in saccoccia un punto prezioso nonostante numerose defezioni importanti nell’undici titolare. Il primo brivido è di marca ospite con un’azione tutta in velocità: palla filtrante di Tommaso Papini per l’inserimento di Davide Carnevale, puntata mancina immediata dell’ex centravanti della Fortis Juventus e ottimo riflesso di Maicol Murano, che si oppone a corpo morto (6’). Lo Scandicci insiste e al 18’ va di nuovo vicinissimo al bersaglio grosso: punizione dalla trequarti di Federico Del Colle, capocciata all’angolino dello scatenato Papini e palla che centra in pieno il palo a Murano battuto. L’Abano stenta a reagire e al 32’ serve una provvidenziale uscita bassa dello stesso Murano per disinnescare un pericolosissimo taglio di Carnevale su assist di Andrea Gianotti. I padroni di casa escono dal guscio in avvio di ripresa e lo fanno con un’occasionissima di Enrico Da Ros, smarcato in piena area dal lancio di un compagno ma poco lucido nello sparare addosso all’uscita disperata di Lorenzo Cecchi: sulla respinta si avventa come un falco il giovane Massimo De Cesare, che elude in dribbling l’uscita del portiere fiorentino salvo poi allargare troppo il tap-in. Il pericolo scuote lo Scandicci, che pochi minuti dopo centra il secondo legno di giornata ripetendo lo schema del primo tempo: punizione tagliata di capitan Del Colle e incornata dello stopper Marco Pezzati respinta dal montante (58’). Con il passare dei minuti il ritmo si abbassa, le squadre si allungano e di occasioni non se ne vedono. Fino allo scadere, quando è di nuovo Da Ros ad avere la palla buona sugli sviluppi di un ottimo guizzo sulla sinistra del neoentrato Giovanni Guccione: ma la sforbiciata volante dell’ex fantasista di Triestina e Real Vicenza si spegne sul fondo a pochi centimetri dal palo.

Ore 13.40 – (Gazzettino) Gianluca Zattarin applaude alla prestazione gagliarda dei suoi, ma bacchetta la difesa. «Abbiamo disputato una gran bella partita contro uno squadrone molto attrezzato – spiega l’allenatore – perdere questo match sarebbe stato davvero incredibile e ingiusto, per quanto abbiamo fatto vedere in campo». Alla panchina è piaciuta l’intensità degli undici in campo, anche se qualche svarione difensivo va corretto prima possibile. «Il secondo e il terzo gol non mi sono piaciuti per niente – ammette Zattarin – ci siamo fatti infilare troppo facilmente. Ma almeno abbiamo dimostrato grande determinazione nel recuperare la partita. Non dobbiamo dimenticare che avevamo davanti una squadra forte con giocatori importanti». «Dobbiamo lavorare ancora molto – conclude il tecnico – siamo passati da una sconfitta con l’ultima in classifica a un pareggio spettacolare con il Delta. Dobbiamo imparare a gestire la partita e a essere più cinici e concreti nelle fasi critiche, anche perché abbiamo davanti due gare davvero difficili».

Ore 13.30 – (Mattino di Padova) Ci sono pronostici della vigilia e pronostici che cambiano addirittura partita in corso. Per colpa di vantaggi a sorpresa, di rigori che quasi quasi finiscono nella fattoria fronte stadio, di rimonte scioccanti. E infine, per colpa di rimesse laterali sparate in area che neanche un giavellotto, a propiziare un tris insperato. Este-Delta Porto Tolle è tutto questo. Un match tiratissimo, in effetti, lo è, risultato a parte, un 3-3 da spettacolo puro. Perché le due formazioni, in lotta per il primato, non si dedicano ai soliti tatticismi, ma buttano nel menù i piatti migliori. Così fa l’Este, che passa in vantaggio al 18’ con i soliti noti Beghetto e Rondon: palla tagliata del terzino (schierato sulla trequarti in un inedito 4-2-3-1) e sfondamento del fantasista di Malo che insacca. E il Porto Tolle? Mica sta lì a guardare. Passano sette minuti e Laurenti fa i ghirigori per vie centrali, mandando in catalessi i difensori dell’Este prima di liberare il destro decisivo. 1-1. L’Este non si scompone: Rondon ci riprova sempre su imbeccata di Beghetto e su punizione, senza fortuna. I biancazzurri, invece, imbroccano lo specchio della porta per la seconda volta e puniscono, grazie al colpo di testa diretto all’angolino di Laurenti, pescato con un traversone dalla sinistra da Pradolin. Un colpaccio, quello del Delta, che arriva nel momento peggiore, poco prima dell’intervallo, considerata la buona prestazione dei giallorossi. Ma nella ripresa tocca a Coraini: il centravanti sgomita tra Politti e Bargiggia, prende a sassate Vimercati da fuori area, e al 50’ costringe i diretti marcatori a far un panino con le sue gambe. L’arbitro dà rigore e Rondon punta dritto alla storica fattoria Piccotin, situata proprio dietro allo stadio. Ed è la botta numero tre al morale, anche se Coraini rimette le cose a posto in pallonetto (assist di Lelj), eludendo la sorveglianza degli stopper avversari. La scottatura tocca al Delta che per una decina di minuti patisce le velleità atestine. Nell’unica azione degna di nota del Porto Tolle, Cozzolino brucia Zoppelletto, Meneghello e Lorello. Sembra tutto finito, con i tifosi del Delta che cantano che è un piacere. In pieno recupero, però, Favaro tira fuori i bicipiti e spara in area una rimessa laterale delle sue, deviata da Bargiggia verso la mezza girata di Lelj, che firma il 3-3. L’Este, con il pareggio, perde comunque il primato (ora in mano al Piacenza) ma non la voglia di stupire.

Ore 13.20 – Disponibile a questo link l’articolo relativo al nuovo allenatore della Triestina, prossima avversaria del Padova.

Ore 13.10 – (Giornale di Vicenza) Arzichiampo-Padova finisce “ma che fadiga” a zero. Tradotto, uno a zero per i biancoscudati. E teniamocelo stretto. Il commento, virgolettato fedelmente, è della gran parte di quel migliaio di tifosi che hanno lasciato l´ombra del santo per raggiungere ieri la val di Chiampo. Forse (ma neanche tanto forse) si aspettavano una goleada, invece si sono ritrovati a fischiare l´Arzichiampo dal 20´ della ripresa fino alla fine: è così che si fa quando si ha paura di prenderle. Poi c´è un´altra storia, quella fatta dai “se” e dagli “allora”. Se quel pallone toccato malamente da Marchetti alla mezzora esatta fosse stato spinto con un po´ di cattiveria in più, allora saremmo qui a raccontare di come la Banda Beggio abbia suonato il rock. PRIMO TEMPO SCUDATO… Nessuna grossa sorpresa nell´undici iniziale di Parlato. Con la coppia Segato-Nichele davanti alla difesa e il tridente Mazzocco-Cunico-Ilari alle spalle di Tiboni: c´era da farsi solo il segno della croce. Ma l´Arzichiampo, che tutti s´aspettavano chiuso in difesa e speranzoso in qualche ripartenza, tenta subito di mordere: è il 3´ quando Marchetti scodella il pallone in area per Trinchieri, anticipato proprio nell´attimo buono per la conclusione. Il Padova macina egregiamente sulla fascia, con Mazzocco (19 anni appena) che gioca a testa alta come non avesse mai fatto altro nella vita. E al 31´ vengono i brividi: Mazzocco scambia in profondità con Tiboni, la difesa s´inalbera e Gomiero (subentrato da 10´ a Pregnolato, anche lui fatto fuori da un infortunio) sbaglia la diagonale lasciando tutto nelle mani di Cristofoli. Deril si fa trovare pronto, e devia in angolo un gol già fatto. Il potenziale è certamente superiore, e viene fuori al 42´: il cross che spiove dalla destra è di Busetto (´96), la testa è quella del diciannovenne sopra, Mazzocco, e il gol (terzo in stagione) sarà quello che vale la vittoria ed eguaglia il record di successi (otto) infilati nella stagione 2000-01, quando il Padova era in C2. SECONDO… DA PARI. L´Arzichiampo passa al 4-2-3-1, Trinchieri si sente meno solo mentre Carlotto e Marchetti, più vicini all´argentino, s´invertono come tergicristalli togliendo riferimenti. E al 12´ Marchetti si ritrova la prima palla buona tra i piedi: Petkovic si allunga in angolo. Corner che, dai due del primo tempo, diventano otto nel secondo per la Banda Beggio: la matematica è una scienza esatta. E, senza infierire oltre su quanto sprecato alla mezzora da Marchetti, è proprio sull´ultimo degli otto calci d´angolo che Simonato, per poco, non rimette il risultato in parità: il suo colpo di testa finisce sopra la traversa.

Ore 13.00 – (Giornale di Vicenza) Finisce senza voce e… arrabbiato, perché è sempre meglio usare gli eufemismi e filtrare le reazioni a caldo. Quando sembra non averne davvero più, Paolo Beggio incalza: «Se la sconfitta brucia? Certo. Se poi la squadra che vince lo fa grazie all´unico tiro in porta di tutta la partita, brucia anche il doppio». In questi casi, serve la controprova. Fabrizio De Poli, ds del Padova: «È senza dubbio la nostra peggior prestazione stagionale. Siamo stati bravi a portarla a casa». E poi, Matteo Nichele, centrocampista biancoscudato: «Abbiamo sofferto, e non deve diventare un vizio». Infine, Carmine Parlato, collega di Beggio: «L´avevo detto in settimana che più vai avanti e più diventa difficile… Nel primo tempo la squadra era sciolta, nel secondo tempo meno ma un po´ di sofferenza ci può stare». Serve altro? Il tecnico dell´Arzichiampo spiega poi la sua partita: «Abbiamo comunque tenuto bene anche nel primo tempo, anche se il loro gioco impostato sui lanci lunghi ci ha messi in difficoltà». Le cose, poi, sono notevolmente migliorate nella ripresa: «Ho alzato Carlotto dietro la prima punta Trinchieri, e con l´ingresso di Simonato abbiamo preso in mano la partita». E poi la riflessione, onesta e oggettiva: «Per le condizioni in cui eravamo, con l´emergenza dettata dall´infortunio di Fracaro e Simonato che sembrava non dovesse giocare e poi l´abbiamo rischiato, la prestazione è stata buona. Sono contento di tutto, soprattutto di rappresentare questi ragazzi». Il gol? «L´abbiamo preso nel momento in cui ci stavamo sistemando, non doveva esserci Azzolini in marcatura su Mazzocco».

Ore 12.40  – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Comincia a sentirsi un po’ di stanchezza”) Praticità e capacità di soffrire. Sono questi i requisiti che hanno permesso al Padova di cogliere l’ottava vittoria di fila e di continuare la sua esaltante cavalcata in vetta alla classifica. Giù il cappello però di fronte alla combattività dell’Arzignano Chiampo che ha messo sul piatto della bilancia tutte le sue energie per complicare la vita alla truppa di Parlato. Che il Padova abbia faticato come non mai a imporre il proprio gioco lo dimostra il fatto che ha saputo costruire la prima azione pericolosa solo alla mezz’ora. Fino a quel momento la fisicità e l’agonismo degli avversari avevano avuto il sopravvento sulla superiorità tecnica dei biancoscudati, incapaci di dare fluidità alla propria azione. Decisiva è stata la mossa di Parlato che ha allargato Ilari sulla destra e spostato Mazzocco sulla corsia opposta. La manovra è subito diventata più ariosa e da una sovrapposizione sull’asse Ilari-Busetto è nato il cross tradotto nell’1-0 da Mazzocco con una poderosa inzuccata che non ha dato scampo al portiere. Il giovane centrocampista di scuola Parma, al terzo centro stagionale (tutti lontani dall’Euganeo), è certamente tra le note più liete di questa prima parte di campionato e la sua migliore qualità sta proprio nella capacità di inserirsi con i tempi giusti nella linea offensiva. Il Padova del secondo tempo si è preoccupato quasi unicamente di gestire il vantaggio, sperando in qualche guizzo individuale. Che però non è arrivato sia per la giornata di scarsa vena degli attaccanti e sia per la ritrovata aggressività dei padroni di casa che sono riusciti sempre a disinnescare i tentativi di ripartenza dei biancoscudati, apparsi a corto di benzina soprattutto a livello mentale. L’Arzignano Chiampo ha cominciato a guadagnare campo e per due volte è andato a un passo dal pareggio. Petkovic e compagni hanno stretto i denti, l’ingresso di Thomassen è servito a rafforzare gli ormeggi e un grande sospiro di sollievo ha sancito la fine delle ostilità.

Ore 12.30 – (Gazzettino) Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 7; Busetto 7, Sentinelli 6, Niccolini 6, Degrassi 6; Mazzocco 7, Segato 5.5 (Bedin sv), Nichele 6; Cunico 6; Tiboni 5.5 (Pittarello 6), Ilari 6 (Thomassen sv).

Ore 12.20 – (Gazzettino) L’inizio della ripresa, con un paio di mischie pericolose in area biancoscudata, prefigurano il copione a venire, con Cunico e compagni che non riescono a colpire di rimessa e abbassano gradualmente il baricentro. Arrivano così tanti palloni dalle parti di Petkovic, costretto per due volte agli straordinari. Prima risponde con disinvoltura al tentativo dal limite di Marchetti dopo un rinvio corto di Niccolini (12′), poi al 30′ mette in angolo sulla conclusione dello stesso giocatore, a due passi dalla porta, sporcata da Sentinelli a cui era sfuggito. Dove non ci arriva il portiere, è la buona sorte a graziare il Padova, come sull’incornata alta di un soffio di Simonato su azione d’angolo (31′) o quando Bolgato colpisce male da buona posizione (43′). Nel frattempo Parlato rimescola le carte, riportando nella posizione originaria Mazzocco per garantire maggiore copertura e inserendo Pittarello al posto dello stanco Tiboni, costretto a svariare senza fortuna su tutto il fronte offensivo. Poi scatta il turno di Bedin che rileva un Segato meno brillante del solito e l’ultimo cambio – fuori la punta Ilari e dentro il difensore Thomassen -la dice lunga sulle sofferenze del Padova nei minuti finali. In pieno recupero Mazzocco fallisce il raddoppio su un’altra iniziativa dell’ottimo Busetto e Carlotto chiude la gara con un tiro sull’esterno della rete. Animi un po’ tesi tra i giocatori in campo al triplice fischio e poi la passerella del Padova sotto ai mille tifosi arrivati al “Dal Molin”. Per la prima volta i biancoscudati non hanno subìto gol in trasferta, ma paradossalmente la cosa si è verificata nel match di maggiore sofferenza.

Ore 12.10 – (Gazzettino) E sono otto, ma che sofferenza. Ancora una vittoria e ancora un primato per il Padova che eguaglia la migliore striscia di successi in assoluto che risaliva al campionato di C2 2000-2001 con Franco Varrella in panchina. A decidere la gara, poco prima dell’intervallo, la rete di testa di Mazzocco, goleador, in formato trasferta, che, ben servito da Busetto dalla destra, colpisce a incrociare, prendendo controtempo il portiere avversario. Ad Arzignano arrivano così tre punti meritati, ma sospirati fino alla fine delle ostilità, che nell’occasione hanno messo più in risalto il carattere e l’esperienza della squadra, anche se i migliori in campo sono risultati proprio i giovani. Un’unica novità rispetto all’undici di partenza dell’ultima partita con il Belluno, con il rientro in mediana di Segato, dopo la recente riduzione di un turno della sua squalifica. L’ex Porto Tolle viene schierato in cabina di regia al fianco di Nichele e Mazzocco, con la conferma del centrocampo a tre e con Cunico alle spalle della coppia d’attacco Tiboni-Ilari. Ancora assenti Dionisi e Ferretti, oltre al giovane Bruzzi. Fatica il Padova in avvio di gara a trovare spazi per fare male contro una formazione ordinata e ben coperta che vanta non a caso, una delle migliori difese del girone e che punge sulla propria sinistra con il vivace Marchetti. Occorre aspettare la mezz’ora per registrare la prima vera occasione, frutto di un inserimento di Ilari che dialoga con Tiboni e colpisce a botta sicura, ma Cristofoli mette in angolo. Parlato cambia assetto e ripropone il 4-2-3-1, allargando sulla destra lo stesso Ilari e spostando Mazzocco sulla sinistra in posizione più avanzata, mossa da cui poco dopo scaturisce la rete. E non solo. Sempre di testa sfiorano il bis ancora Mazzocco e poi Ilari.

Ore 12.00 – (Gazzettino) Felice ovviamente Davide Mazzocco, 19 anni, match-winner dell’incontro. «Abbiamo vinto, ho segnato: sono doppiamente contento. Ora sogno di andare in rete anche all’Euganeo. Nostro compito è sempre quello di dare il massimo, ascoltando i consigli dei giocatori più esperti. Il gol di oggi lo dedico a Luca Formigoni». Che il Padova abbia sofferto più del solito lo conferma anche Nicola Segato, al rientro dopo due turno di squalifica. «Ogni domenica è una battaglia. Contro di noi tutti danno il massimo. L’Arzignano ci ha reso le cose difficili, ma nel complesso credo che il successo sia stato meritato». Sul fronte opposto Paolo Beggio è costretto ad ingoiare amaro. «Sono doppiamente dispiaciuto – sottolinea il tecnico dell’Arzignano Chiampo – perché abbiamo disputato un gran secondo tempo senza però raccogliere quanto avremmo meritato. L’infortunio di Pregnolato mi ha scombussolato i piani, limitandomi nei cambi».

Ore 11.50 – (Gazzettino) Parecchi i giocatori assenti, ma le seconde linee si stanno dimostrando all’altezza. «Anche oggi abbiamo concluso la partita con cinque under in campo. Parlare di chi non c’era non mi piace. Ho a disposizione una rosa importante, ovvio che avere tutti a disposizione consente di poter gestire meglio le situazioni che si presentano. Oggi i miei complimenti vanno a chi ha reso possibile la conquista dell’ottava vittoria». Un plauso ai “baby” arriva anche da Matteo Nichele. «Devo fare complimenti -afferma il centrocampista – ai nostri giovani. Si stanno impegnando e ci stanno aiutando tanto. Devono continuare su questa strada: a Padova c’è tanta attenzione e a perdere la concentrazione ci vuole poco. Hanno a disposizione un grande trampolino di lancio, spero lo sfruttino nel migliore dei modi». Un giudizio complessivo sulla prestazione della squadra? «Abbiamo rischiato più di domenica scorsa. Merito anche all’avversario che ci ha pressato. La cosa importante erano comunque i tre punti e li abbiamo ottenuti».

Ore 11.40 – (Gazzettino) «Partita sofferta? Più si va avanti e più le cose diventano difficili. Quello che conta è che sono arrivati i tre punti». Questa la sintesi del Parlato-pensiero nel dopo partita. «Faccio i complimenti ai ragazzi – prosegue l’allenatore del Padova – che hanno raggiunto l’ottava vittoria consecutiva, traguardo tutt’altro che facile». Dopo un buon primo tempo, nella ripresa le cose in campo si sono complicate. «Nel secondo tempo ci siamo abbassati un po’ troppo ed abbiamo consegnato il pallino del gioco in mano all’Arzignano Chiampo, anche se più che sulla manovra i nostri avversari hanno insistito sui lanci lunghi. Su alcune situazioni potevamo fare meglio. Abbiamo dei difetti, questa e cosa risaputa: ne parleremo in settimana. Oggi abbiamo disputato un primo tempo più liberi di testa mentre nel secondo più di preoccupazione, correndo qualche pericolo che secondo me si poteva evitare». Gli aggiustamenti apportati nel corso del primo tempo in attacco si sono rivelati vincenti. «Vedevo che centralmente non riuscivamo a sfondare, ho quindi spostato Ilari a destra e Mazzocco a sinistra per una maggiore efficacia sulle fasce. Ed abbiamo trovato il gol».

Ore 11.30 – (Gazzettino) L’ottava sinfonia biancoscudata è accompagnata per tutto l’arco della gara dai cori d’incitamento dei tifosi, arrivati in massa ad Arzignano. Alla fine, se non sono mille, poco ci manca e la tribuna dello stadio Dal Molin è piena all’inverosimile. Anche in questa occasione il Padova gioca praticamente in casa, con il sostegno dei supporter che non viene mai a mancare e aiuta la squadra nei tanti momenti in cui c’è da soffrire. Gli ultras propongono tutto il loro repertorio, ma quello dedicato al Vicenza, storica rivale, non è particolarmente gradito al pubblico di casa che risponde per le rime, al di là della recinzione, con qualche momento di elettricità, ma senza ulteriori code. Il gol di Mazzocco, vista la difficoltà ad affondare in avanti, è una liberazione, così come il triplice fischio dell’arbitro che evita sia rovinata in extremis un’altra festa. Un tifoso a fine gara entra i campo per salutare i giocatori che fanno la consueta passerella sotto la tribuna. A parte questo episodio, niente petardi, niente cori di discriminazione razziale o comportamenti che possano mettere all’erta il giudice sportivo. Ordinata l’invasione dei mille, così come il deflusso a fine gara, grazie all’efficace macchina organizzativa predisposta dalla locale società. E ora tutti pronti per una nuova festa e magari un nuovo record. Domenica arriva all’Euganeo la Triestina per quello che, a livello di tradizione e blasone, è l’appuntamento più importante dell’anno.

Ore 11.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Più forti anche dei trabocchetti. E quegli sfottò con i tifosi vicentini…”) E se per una volta non ci sono frizzi, lazzi e cotillons, poco male, conta la sostanza, quella di altri tre punti in cascina. Otto centri su otto, un record dietro l’altro, nessuna squadra in Italia viaggia a simili livelli, anche se siamo nei Dilettanti e proprio per questo nessuno vuole perdere il senso della misura. Terzo dato di fatto che merita di essere evidenziato: la forza d’urto, come presenza fisica e come “carica” psicologica, dei tifosi padovani in trasferta. Che la “Fattori” abbia un peso decisivo negli esodi di massa (anche ieri 8-900 persone al seguito) non lo scopriamo certo oggi, ma dietro agli ultras si muovono famiglie, volti vecchi e nuovi del popolo biancoscudato, e sugli spalti si crea un’alchimia che funziona. Il Padova gioca in casa anche quando è fuori, e questo è l’effetto del “dodicesimo uomo”, su cui Parlato e i suoi ragazzi sanno di contare. Sempre. Partita conquistata, pur soffrendo, sul terreno di gioco e sfida stravinta in tribuna, perché la replica ai vicentini (il cui coro impietoso “falliti, falliti” è risuonato un paio di volte) è stata un corollario di sfottò degno dei migliori derby del passato. Un antipasto di quanto ci aspetta domenica prossima all’Euganeo, quando si presenterà un’altra grande sprofondata all’inferno, quella Triestina che da ieri sera è senza allenatore, perché Stefano Lotti si è dimesso dopo il k.o. con l’Union Ripa. Penultimi con 2 punti, gli alabardati sono in crisi profonda. Quando si dice: non c’è mai limite al peggio…

Ore 11.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Più forti anche dei trabocchetti. E quegli sfottò con i tifosi vicentini…”) Sulla strada del ritorno a casa cerchiamo di riordinare i pensieri che si affollano nella nostra mente. Il principale, condiviso da molti presenti al “Dal Molin”: brutta partita, forse la peggiore vista sin qui. Ma questa è la (vera) dimensione della serie D, specie se tutti fanno a gara per piazzare trabocchetti e trappole davanti alla capolista. Il Padova di ieri ha lasciato a desiderare rispetto anche allo stesso confronto con il Mezzocorona, risolto dal guizzo di Ilari a pochi secondi dallo scadere del recupero, ma va detto, a sua parziale attenuante, che bisogna essere in due a giocare. Per un tempo l’Arzignanochiampo cos’ha fatto, invece? Si è preoccupato solo di chiudere ogni varco, con una tattica tesa a spezzare le trame avversarie e con il ricorso a troppi falli nei confronti soprattutto degli elementi di spicco dei biancoscudati. Nulla di scandaloso, sia chiaro, ma non ci si venga poi a dire che questo era il solo antidoto per provare a irretire alla fonte la “corazzata” di Parlato. Quando i vicentini si sono messi finalmente a giocare un calcio discreto, dovendo provare a recuperare il risultato, Petkovic è stato chiamato agli straordinari e il Padova ha rischiato di subire il pareggio. Segno che, se si accetta il confronto a campo aperto, si può mettere in difficoltà la prima della classe, tanto più se non è in grande giornata sul fronte offensivo (e l’assenza di Ferretti comincia ad essere un handicap difficile da annullare). Ma tra i vari spunti offertici dal match c’è la conferma -ecco il risvolto positivo della medaglia – della graniticità del gruppo assemblato da De Poli e gestito dal tecnico napoletano: si percepisce proprio, come sottolineato dal presidente Bergamin a fine gara, uno spirito indomito, una voglia di superare tutto e tutti che è più forte di qualunque ostacolo.

Ore 10.50 – (Mattino di Padova, il punto di Antonio Ammazzagatti dal titolo “Con questa passione si va lontano”) Il primo concetto che mi viene in mente per descrivere questo momento magico del Padova è “unità d’intenti”. Con il pensiero devo tornare indietro di più di trent’anni per ricordare una compattezza simile nell’ambiente biancocudato. Erano i tempi di Caciagli e Giorgi, di un Padova che nel giro di tre anni fu capace di passare dalla C2 alla B. Tempi in cui l’Appiani era pieno e un migliaio di persone seguiva quasi sempre la squadra in trasferta. Nemmeno l’ultima serie A riuscì a creare un clima tanto idilliaco. Clima che sono tornato a respirare ora, visto che ogni tassello sembra essersi incastrato perfettamente al suo posto. Una squadra che sbaraglia ogni record, una società che non sta sbagliando una mossa, media che seguono con passione e tifosi che remano tutti dalla stessa parte con grande entusiasmo. In pochi mesi il mondo si è capovolto, basti pensare a come si era conclusa la scorsa stagione: allenatori che andavano da una parte, giocatori dall’altra, società da un’altra ancora. Tifosi divisi, clima ostile. Si è ripartiti da zero e ha fatto bene a tutti. Giocatori che fino alla scorsa estate nessuno conosceva ora li vediamo come un’unica grande famiglia. E non credo c’entrino solo i grandi risultati. Mi chiedo dove possa portarci questo spirito. Forse è ancora presto, ma credo che si possa andare molto lontano.

Ore 10.40 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic 7; Busetto 7, Sentinelli 6, Niccolini 6, Degrassi 6; Mazzocco 7, Segato 6 (Bedin 6), Nichele 6.5; Cunico 6.5; Tiboni 5.5 (Pittarello 6), Ilari 6 (Thomassen sv).

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Un gol che sa di liberazione e che sblocca il Padova, visto che in 120 secondi prima della fine del primo tempo Mazzocco e Ilari sfiorano il raddoppio. Sembra il preludio ad una ripresa scoppiettante, ma non sarà così. Tiboni finisce ben presto la benzina e lascia il posto a Pittarello, mentre il Padova non riesce più a sfondare sulle fasce. Pian piano l’Arzignanochiampo ritrova l’orgoglio smarrito dopo mezz’ora e al 12′ Petkovic è bravissimo a deviare in angolo una conclusione insidiosa di Marchetti. Il numero 7 di casa è una spina nel fianco della difesa biancoscudata e al 30′ riesce a sfruttare un’incertezza dei due centrali per presentarsi solo davanti a Petkovic. Il pari sembra scritto, ma il portierone serbo è miracoloso nel deviare il tiro in angolo. Dal corner successivo altra occasione per l’Arzignanochiampo, ma il colpo di testa di Azzolini sorvola la traversa. Il Padova soffre, non riesce a ripartire in contropiede né a tenere palla in attacco. Parlato lo capisce e negli ultimi 5’ bada al sodo, togliendo Ilari per Thomassen e piazzandosi a cinque in difesa. Cunico & C. resistono e portano a casa l’ottava perla di un campionato fin qui perfetto, eguagliando il record del Padova di Varrella, 8 successi di fila in C/1 nella stagione 2000/01.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Così l’ex Delta si posiziona davanti alla difesa, con Mazzocco e Nichele ai suoi lati, nell’ormai consueto 4-3-1-2. La gara in avvio non è brillante. L’Arzignano prova a pungere di rimessa, sfruttando la velocità sulle fasce, ma la difesa biancoscudata controlla senza troppi affanni. Dalla parte opposta, tuttavia, il Padova fatica a rendersi pericoloso, complice soprattutto il buon pressing degli avversari, bravi a spezzare sul nascere (con le buone o con le cattive) tutti i tentativi ospiti di verticalizzare la manovra. Così Parlato decide di tornare all’antico, ridisegnando l’assetto tattico e piazzando tre fantasisti alle spalle di Tiboni, allargando Ilari e avanzando Mazzocco. L’occasione più nitida arriva alla mezz’ora, grazie ad un guizzo dello stesso Ilari che scambia con Tiboni e si trova in ottima posizione per concludere, ma il suo destro è deviato provvidenzialmente in angolo da Simonato. Il Padova va a fiammate e punge poco, nonostante Tiboni si muova molto e cerchi di aprire qualche varco nel cuore della difesa di casa. Ma, com’era già successo nell’ultima trasferta a Fontanafredda, il grimaldello giusto si rivela ancora Mazzocco. Al 42′ il centrocampista è bravissimo ad inserirsi con i tempi giusti sul perfetto cross di Busetto e di testa supera il portiere Cristofoli, siglando l’1-0.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) L’ottava vittoria è servita e alla fine conta poco che sia stato il Padova meno brillante e più nervoso visto sin qui in campionato. I Biancoscudati (B volutamente maiuscola, a sottolinearne la grandezza) battono di misura anche l’Arzignanochiampo, si confermano soli in testa alla classifica a punteggio pieno e superano anche l’insidia di una delle squadre più rognose affrontate. Decisivo un gol di Mazzocco nel finale del primo tempo, ma soprattutto fondamentale la bravura del tecnico Parlato nel saper “leggere” una partita scorbutica, con il cambio di modulo dopo 25’ e l’inserimento anche del terzo centrale difensivo in un finale sofferto. Alla fine gli 800 tifosi padovani arrivati al “Dal Molin” esultano, stipati in un’unica tribuna dalla quale è partita più di un’offesa (ricambiata dal settore attiguo) agli odiati vicentini. L’atmosfera è comunque sempre festosa, con tutto il popolo biancoscudato stipato in un solo settore, a partire dagli ultras per finire con i giocatori non convocati (e c’erano pure Dionisi e Ferretti), piazzatisi in mezzo ai tifosi e pronti anche ad intonare qualche coro. Mazzocco star. Parlato non regala sorprese e l’unico dubbio della vigilia lo scioglie a favore di Segato. Nonostante le buone prove di Bedin nelle ultime uscite, il tecnico non se la sente di rinunciare al suo regista e sfrutta in pieno il “regalo” della Corte di Giustizia Federale, che in settimana ha scontato di un turno la squalifica del centrocampista.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Non avreste potuto cercare maggiormente la porta con conclusioni da fuori area? «È un aspetto su cui lavoriamo, ma in rosa ho giocatori più orientati all’inserimento che al tiro da fuori. Oltretutto spazi non ce n’erano e siamo stati costretti a girare all’esterno. Anche per questo ci siamo trovati poche volte al limite dell’area». Da martedì rientrano gli assenti “di peso”. La nota positiva è che avete passato indenni un mese difficile, viste le assenze… «Ho una rosa importante, e penso che capiterà altre volte di dover far fronte a qualche assenza eccellente. Sinceramente, andare a dire quel che si farà più avanti è prematuro: abbiamo vinto, siamo una squadra che non prende gol neanche attaccando, e per oggi va bene così». Soddisfatto anche il presidente Giuseppe Bergamin? Il patron puntualizza: «Abbiamo sofferto perché la partita s’è messa più sulla spigolosità che sul bel gioco, a tratti non è stato un incontro divertente, ma è un bene aver vinto comunque, perché ci capiterà altre volte di incontrare un avversario del genere. Siamo a metà del girone d’andata, e, a parte i 24 punti, ciò che più mi piace di questa squadra è lo spirito: tutto il gruppo, chi gioca e chi no, mette lo stesso attaccamento, si fanno coraggio l’uno con l’altro, e questo ci aiuterà molto nel prosieguo della stagione».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Si soffre ad Arzignano, così com’era avvenuto in casa con il Mezzocorona. E, proprio come allora, basta un gol per portare a casa tre punti pesanti e l’ennesima vittoria. «Sapevo che sarebbe stata dura», esordisce alla fine Carmine Parlato, «perché, come avevo detto, più si va avanti e più diventa difficile. Avevo visto più volte l’Arzignano, squadra che sa chiudersi bene, che dietro regala poco ed è chiaro che contro di noi avrebbe messo quel qualcosa in più che tutte mettono quando ci affrontano. Nel primo tempo siamo stati più sciolti, mentre nella ripresa abbiamo sofferto un po’, ma ci può anche stare. Abbiamo dei difetti, ed è una cosa risaputa, ma faccio comunque i complimenti ai miei perché siamo riusciti ad ottenere l’ottava vittoria consecutiva». Nel primo tempo è stato fondamentale il passaggio al 4-2-3-1. Non girava proprio la squadra ad inizio gara? «Anche sabato in rifinitura abbiamo provato un centrocampo a due, immaginavo che l’Arzignano avrebbe potuto avere più difficoltà sulle corsie esterne che non a difendersi sulle percussioni centrali. Avendo visto che per un quarto d’ora centralmente non riuscivamo ad entrare, ho spostato Ilari e Mazzocco sulla linea di Cunico e, manco a farlo apposta, con un paio di sovrapposizioni siamo arrivati al gol». Nella ripresa, invece, troppo Arzignano o troppo poco Padova? «Dovevamo continuare a premere, invece ci siamo preoccupati maggiormente di contenere. Nella ripresa ci siamo abbassati un po’ troppo, abbiamo lasciato a loro il pallino del gioco e in alcune situazioni potevamo fare meglio, ma soprattutto non siamo riusciti a far salire la squadra, che era ciò che chiedevo maggiormente».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) È sempre più il Padova dei “giovanotti”. Parlato dà fiducia ai suoi ragazzi, chiude anche ad Arzignano con 5 under in campo, e loro lo ripagano con una prova di spessore, condita dall’ennesimo gol di Mazzocco. E, giusto per restare in tema, l’uomo del match di giornata, 19 anni, ha una dedica speciale, per un suo coetaneo: «Questo gol è per il mio compagno Luca Formigoni», svela Mazzocco. «Non è stato convocato, mi dispiace, ma anche se ci siamo conosciuti solo quest’anno, siamo già grandi amici». Il vero uomo in più dell’ultimo Padova è proprio Mazzocco, e non solo per i gol, ma anche per l’ottima qualità che riesce a dare al centrocampo, in più posizioni diverse. «Sono contento del periodo che sto attraversando, voglio continuare così, ascoltando sempre il mister e i compagni più vecchi. Da ala avevo giocato molto poco, anche se Parlato mi ha provato ripetutamente in questa posizione nelle ultime settimane. Contro l’Arzignano mi sono trovato bene, per dare il meglio ho bisogno di avere un po’ di spazio davanti, avendo le leve lunghe». Tre gol in campionato arrivati tutti in trasferta, manca solo la ciliegina all’Euganeo. «Non vedo l’ora, per avere l’emozione di andare ad esultare sotto la “Fattori”». A fare i complimenti a Mazzocco e a tutti i giovani ci ha pensato anche un veterano come Matteo Nichele: «Devo congratularmi con i più giovani perché ci stanno dando una grossa mano. Si applicano con dedizione e in una piazza come quella padovana, tra la stampa e i tifosi, è un attimo perdere la concentrazione. Devono solo capire che ancora non hanno fatto niente, bisogna continuare e sfruttare ogni occasione perché questo per i giovani è un grande trampolino di lancio». Nichele, però, non ha solo parole al miele. «In questa sfida abbiamo sofferto troppo. Bisogna cercare di chiudere prima le partite perché qui ci ha salvato Petkovic, ma non può essere sempre così. Davanti avevamo una squadra scorbutica, che ci ha fatto giocare male, anche se l’importante era vincere. Ora la Triestina».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) L’ultima volta che aveva visto i biancoscudati era stato a Modena, dove si era trasferito come giocatore. Adesso che Andrea Rabito ha intrapreso la strada dell’allenatore, seguendo i bimbi di Dueville e rientrando nel Vicentino, “Roger” ha potuto tornare allo stadio: «Vedere il Padova è sempre emozionante, incrociare i tifosi che ti ricordano fa sempre piacere. Fa un certo effetto vederli qui, il Padova dovrebbe giocare al “Menti” più che ad Arzignano», le sue parole. «Speriamo che cavalchi l’onda e riesca presto a cancellare le due categorie di differenza che lo separano dal Vicenza». Chiusura sulla morte dell’Acp 1910: «Ci sono rimasto malissimo, conoscendo Cestaro mai mi sarei aspettato che finisse così, di punto in bianco».

Ore 08.50 – Disponibile a questo link l’articolo con le dichiarazioni di Paolo Beggio, allenatore dell’ArziChiampo.

Ore 08.40 – Disponibile a questo link l’articolo con le dichiarazioni di Rino Dalle Rive, presidente dell’AltoVicentino.

Ore 08.38 – Serie D girone C, il prossimo turno (domenica 2 novembre, ore 14.30): AltoVicentino-Mori Santo Stefano, Clodiense-Giorgione, Dro-Belluno, Kras Repen-Fontanafredda, Legnago-ArziChiampo, Montebelluna-Union Pro, Padova-Triestina, Sacilese-Mezzocorona, Union Ripa La Fenadora-Tamai

Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 24, Alto Vicentino 22, Belluno 19, Sacilese 15, Tamai 14, Clodiense 13, Union Ripa La Fenadora 12, Montebelluna, Fontanafredda, Giorgion 10, ArziChiampo 9, Union Pro e Legnago 8, Kras Repen 7, Dro 6, Mori Santo Stefano 3, Triestina 2, Mezzocorona 0.

Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati dell’ottava giornata: ArzignanoChiampo-Padova 0-1Belluno-Giorgione 0-0, Fontanafredda-Dro 3-1, Mezzocorona-Clodiense 1-2, Montebelluna-AltoVicentino 2-4, Mori Santo Stefano-Legnago 0-1, Tamai-Sacilese 2-1, Triestina-Union Ripa La Fenadora 0-1, Union Pro-Kras Repen 0-1

Ore 08.32 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.30 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Macron Store, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Zero Emissioni, Ecosystem, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 26 ottobre: ottava vittoria in altrettante partite per i Biancoscudati, che espugnano Arzignano grazie ad un gol di Mazzocco.




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