AltoVicentino-Padova, De Poli: “I petardi? Devono smetterla”. Parlato: “Sbagliato giudicare l’intera tifoseria per i ‘mal di pancia’ di pochi…”

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Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe/Gazzettino, Andrea Miola

Il giorno della sentenza è arrivato. Nel primo pomeriggio di oggi la Biancoscudati Padova conoscerà il verdetto del giudice sportivo dopo quanto successo a Valdagno, con i tre petardi esplosi sugli spalti (a ridosso della panchina dell’Altovicentino), uno dei quali ha anche indotto l’arbitro a sospendere il gioco per una ventina di secondi. La società di viale Rocco era già stata punita per le intemperanze dei tifosi in occasione delle trasferte di Monrupino, Montebelluna e Fontanafredda e proprio dopo quest’ultima era arrivata la sanzione (sospesa) di chiusura dei settori locali dello stadio Euganeo per qualche “buu” razzista. Oggi il giudice sarà chiamato a decidere di nuovo: una pesante multa, la chiusura dello stadio per una o più gare o la decisione di giocare in campo neutro la prossima (o le prossime) partita casalinga. «Non so proprio cosa aspettarmi», sospira il presidente Giuseppe Bergamin. «Di certo sarà dura scamparla. Siamo dispiaciuti, non abbiamo ancora parlato con i tifosi, ma qualcosa dovremo fare per far cessare questi episodi». In panchina a Valdagno c’era anche il direttore sportivo Fabrizio De Poli, molto amareggiato. «Devono smetterla», il suo commento.

«Una società non può pagare di tasca propria per qualcosa che non ha a che fare minimamente con il pallone. Questo è un anno di ripartenza per il calcio a Padova e vogliamo impostare un percorso che ci possa far stare in armonia con il nostro pubblico. Finora è sempre stato così, ma è ora di finirla con questi gesti. Che gusto c’è a tirare un petardo? Io da tifoso sarei veramente arrabbiato con chi si comporta in questa maniera, si rischia di arrecare un danno ai tifosi stessi». Il tecnico Carmine Parlato condanna gli episodi, ma fa un distinguo: «Non credo sia giusto giudicare l’intera tifoseria del Padova per i “mal di pancia” di pochi. Abbiamo un pubblico meraviglioso e mi sento di condividere le parole della dirigenza, che ha elogiato la massa di tifosi accorsi a Valdagno, condannando i pochi che si sono resi protagonisti dei misfatti. Non so se si possa controllare o meno quanto succede, per prevenire altri episodi del genere in futuro. Ma è evidente che chi ha fatto esplodere quei petardi può creare un danno a noi e alla società. E allora mi chiedo: a che scopo?». Ha commentato quanto successo anche Marco Cunico. «La cosa che mi preoccupa di più è il rischio di giocare senza il nostro pubblico. Finora è come se fossimo sempre stati in casa e i tifosi ci hanno trascinato. Sarebbe molto strano scendere in campo in un Euganeo vuoto. Per il resto, mi allineo al parere della società. Noi in campo siamo concentrati sul gioco, abbiamo sentito le esplosioni, anche se per me la panchina dell’Altovicentino ha un po’ esagerato».

«Questa volta dubito che ce la perdoneranno». Oggi è il giorno del verdetto del giudice sportivo sui tre petardi lanciati domenica in campo dai tifosi del Padova durante il match con l’Altovicentino, episodio per il quale il presidente Giuseppe Bergamin non si aspetta sconti. «Non voglio pensare a quanto succederà – aggiunge – e la decisione, multa a parte, rimane imprevedibile perché non so se ci sarà la squalifica del campo o l’obbligo di giocare a porte chiuse». La prima ipotesi potrebbe scattare se il giudice applicasse la recidiva per gli episodi di Valdagno, con riferimento alla diffida scattata dopo la gara a Montebelluna a causa dell’esplosione di petardi e fumogeni. Se invece punterà l’attenzione su quanto avvenuto a Fontanafredda (un fumogeno e cori di discriminazione razziale) per almeno due partite il Padova sarebbe costretto a giocare all’Euganeo senza tifosi, dopo la sospensione del precedente dispositivo. Al di là di quanto verrà deciso, l’episodio non dovrà più verificarsi.

«Non ho parlato personalmente con gli ultras – conclude Bergamin – ma qualcosa bisogna fare attivandosi in qualche modo. Non capisco come non possa essere visto che chi fa queste cose». Insieme al presidente, accompagnato all’Appiani per il primo allenamento settimanale dalla moglie Giovanna, l’amministratore delegato Roberto Bonetto, anche lui amareggiato e preoccupato per avere ricevuto più di qualche messaggio da parte di tifosi che hanno dichiarato di non volere più seguire la squadra in trasferta per non mettere a rischio l’incolumità propria e della propria famiglia. Sull’argomento è intervenuto pure il direttore Fabrizio De Poli: «Mi chiedo cosa c’entrino queste cose con il calcio. Se mi trovassi nei panni del tifoso sarei molto arrabbiato, dato che si rischia di ricevere un grave danno per colpa di pochi. È già brutto il fatto di avere subìto sanzioni per cose del genere, i soldi vanno spesi solo per il calcio». «Concordo con quanto dichiarato dalla società – gli fa eco capitan Cunico – ma la cosa che mi preoccupa di più sarebbe non potere contare sulla spinta dei tifosi».




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