Padova, le reazioni alla squalifica. Bergamin: “Temevo una punizione maggiore”. Bonetto: “Mettere alla gogna i mascalzoni”. De Poli: “Col Montebelluna sarà una giornata senza spettacolo”

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Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello/Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia/Gazzettino, Pierpaolo Spettoli

Biancoscudati-Montebelluna domenica 18 gennaio allo stadio «Euganeo» verrà disputata a porte chiuse. Attesa, la mannaia del giudice sportivo si è abbattuta sulla società di viale Nereo Rocco, punita perché già in diffida «per avere propri sostenitori in campo avverso, introdotto nel settore loro riservato e fatto esplodere nel corso della gara tre bombe-carta sul campo per destinazione e 2 fumogeni all’interno del proprio settore. Sanzione così determinata in considerazione della oggettiva idoneità del materiale pirotecnico utilizzato a cagionare danni all’integrità fisica dei presenti». Una punizione – in aggiunta a 2.000 euro di multa – che al quartier generale biancoscudato temevano sarebbe stata anche più pesante, con la squalifica dell’«Euganeo» e l’obbligo di giocare la prossima partita casalinga in campo neutro. Così il Padova non presenterà ricorso. «Ci aspettavamo purtroppo questa sentenza – conferma il presidente Giuseppe Bergamin – e siamo molto amareggiati perché per il comportamento sconsiderato di 3-4 persone ci va di mezzo un’intera tifoseria. Non presenteremo ricorso, non riteniamo ci siano le condizioni per farlo. Accettiamo questo provvedimento e, se devo dire la verità, temevo che la punizione potesse essere più pesante, visto che eravamo già in diffida e che quello che è successo a Valdagno purtroppo lo abbiamo visto tutti».

Bergamin usa toni pacati, ma la sua presa di posizione è ferma e decisa. E c’è la voglia di chiedere un incontro alla tifoseria per cercare di trovare una soluzione a quello che sta diventando un problema in una stagione in cui tutto pareva filare per il verso giusto. «Come me, credo sia amareggiata la quasi totalità della tifoseria – sottolinea Bergamin – e leggendo i commenti in giro vedo tanta rabbia e indignazione che capisco benissimo. È un peccato che una trasferta storica con 3.000 nostri sostenitori a Valdagno sia stata rovinata da un gesto come quello a cui abbiamo assistito e che per fortuna non ha provocato conseguenza. Ci siamo già mossi per chiedere un incontro a tutte le varie componenti della tifoseria, vogliamo cercare di risolvere in qualche modo questa questione». Aggiunge il presidente: «Cercate di capire il mio stato d’animo, sono deluso e amareggiato per quello che è accaduto. Abbiamo fatto tanti sforzi per ripartire e per costruire quella che al momento è la prima in classifica, ma non abbiamo disponibilità illimitate, per cui anche multe come quelle che stanno arrivando sono mazzate. Vorremo che chi tira i petardi lo capisse, visto che sono certo che la tifoseria organizzata lo ha già compreso». Duro il sindaco Massimo Bitonci. «Chi ha tirato i petardi – tuona il primo cittadino – mette a repentaglio la passione di una città e lo sforzo di una società sana che cerca di riportare il calcio padovano ai livelli che si merita».

Alla fine, a ben guardare, la giustizia sportiva è stata persino clemente. Il rischio, serio, era che arrivasse una doppia giornata a porte chiuse o la squalifica del campo. Un sospetto più che legittimo, visto che quanto avvenuto a Valdagno non è stato una novità: lo scorso 15 ottobre, infatti, il giudice aveva già inflitto la chiusura dei settori locali al Padova dopo i fumogeni e i petardi esplosi a Fontanafredda, sospendendo però la pena e dando l’ok alla disputa di Padova-Belluno davanti a seimila spettatori. Qualcuno, evidentemente, non aveva capito l’antifona: sia l’arbitro, nel suo referto, che il commissario di campo della Lega Dilettanti hanno annotato quanto piovuto dalla tribuna biancoscudata domenica scorsa, e il giudice stavolta non si è limitato ad una pacca sulla spalla. Il 18 gennaio l’Euganeo sarà blindato: gli unici autorizzati ad accedervi saranno gli addetti ai lavori e i tifosi del Montebelluna.

Immediati i commenti furiosi, sul web, dei tifosi biancoscudati, costretti per colpa di qualche esagitato ad abbandonare le tribune. ««C’è molta amarezza, anche se ce l’aspettavamo», ammette l’a.d. biancoscudato Roberto Bonetto, «Ma forse siamo stati anche fortunati, vista la gravità della situazione. Non siamo stati in grado di isolare questo virus, ma ho già chiesto che sia fatta al più presto una riunione con i rappresentanti dei vari gruppi del tifo organizzato, ultras e non, per mettere alla gogna certi mascalzoni». I precedenti. Ed è una decisione, per così dire, storica: mai, nel corso della sua storia, il Padova ( persino il Calcio Padova 1910) era stato costretto a disputare una partita ufficiale a porte chiuse. Solo due volte, negli anni Novanta, l’Appiani venne squalificato: prima a seguito dei gravi incidenti avvenuti nel derby col Vicenza, quindi la stagione successiva, quando si giocò sul neutro di Bologna la prima partita di serie A con la Sampdoria.

«Purtroppo dobbiamo prenderne atto – esordisce il presidente Giuseppe Bergamin – Non ci sono scusanti o reclami da fare. Ce l’aspettavamo un po’ tutti, eravamo anche più pessimisti dato che ci si poteva aspettare di peggio, è una penalizzazione anche abbastanza sopportabile. Adesso la nostra posizione è quella di riunire tutti i rappresentanti dei tifosi e fare un corpo unico per trovare una soluzione e dare un segnale di dissociazione da questi fatti, sperando che possa avere effetto. Mi auguro che già questa settimana ci si possa incontrare per trovare una soluzione che chiuda un capitolo che è la cosa più negativa dell’attuale stagione». Alle parole del presidente, fanno eco quelle dell’amministratore delegato Roberto Bonetto: «Ero insieme a Bergamin e a De Poli quando abbiamo appreso la notizia. Cercheremo di organizzare a breve un incontro con tutta la tifoseria organizzata per fare in modo che questi maleducati o imbecilli, chiamiamoli così, vengano isolati. Ci vuole una posizione ferma da parte di tutti i tifosi: queste tre, quattro, cinque persone devono sentirsi messe alla gogna. Poi vediamo di fare anche una conferenza stampa per lanciare questo messaggio forte che deve venire da tutti».

A questo punto Bonetto si sofferma su un altro concetto. «Purtroppo sono cose che succedono anche perché giochiamo in campi non adeguati a ospitare migliaia di tifosi. Se andiamo a vedere le multe prese, sono state su campetti piccoli, dove il controllo è molto limitato ed è facile portare determinati oggetti, e quando i tifosi sono a contatto con il campo può succedere di tutto». Arrabbiato e deluso? «C’è amarezza, ma non delusione: lo sarei se fossero state 500 persone a comportarsi male, ma qui stiamo parlando di tre mascalzoni in mezzo a duemila tifosi. Sono contento della nostra tifoseria, ma dobbiamo lavorare con il massimo impegno perché questi tre, quattro si sentano alla gogna. Hanno creato un problema non da poco». Come vi comporterete con i 3.500 abbonati che non potranno andare allo stadio con il Montebelluna? «Vedremo di fare qualcosa in un secondo momento. Ora c’è da pensare alla chiusura dello stadio e a trovare la soluzione per isolare i mascalzoni». Così il diesse De Poli: «Dispiace, so cosa si prova a giocare davanti ai tifosi e a porte chiuse, è una giornata senza spettacolo. Girano le scatole, ma il giudice ha fatto la cosa giusta».




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