Padova, Parlato: “Voglio continuare ad allenare questa squadra, ma è giusto sedersi ad un tavolino con la società per…”

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Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli

Sono giorni decisivi per definire le conferme di Parlato e De Poli in vista del prossimo campionato di Lega Pro. Nel tardo pomeriggio di ieri si è tenuto un primo faccia a faccia nel quale la società ha ribadito la volontà di procedere al rinnovo del rapporto con tecnico e diesse, e allo stesso tempo cercando di capire le loro richieste. Le parti si sono prese qualche giorno di riflessione, dopodiché il tutto sarà definito tra questo fine settimana o l’inizio della prossima. «Siamo sulla strada giusta, c’è buona predisposizione da parte di tutti» afferma l’amministratore delegato Roberto Bonetto. In attesa di comunicazioni ufficiali, Parlato si è meritato la conferma sul campo. Vede il suo futuro nel Padova? «Me lo auguro, c’è la volontà da parte mia come da parte della società. Non lo dico per presunzione, ma è giusto sedersi a un tavolino per capire, non l’aspetto economico, ma il futuro del Padova. Io quello che dovevo fare l’ho fatto portando la squadra e i tifosi, che erano amareggiati per l’esperienza precedente, in una categoria che sta ancora stretta. Una volta che avrò fatto una chiacchierata con la società, mi renderò conto se posso allenare o meno il Padova per quello che sarà l’obiettivo. Anche se naturalmente da parte mia la volontà è quella di continuare».

Discorsi sul futuro, però, che non devono turbare la festa in casa biancoscudata e le parole del tecnico sono eloquenti. «È giusto che questo gruppo fino all’ultimo giorno della stagione possa godersi la festa per tutti i sacrifici che ha fatto. Tenuto conto, poi, che vogliamo onorare al meglio l’impegno delle ultime tre partite di campionato e ciò che verrà dopo», vale a dire la poule scudetto. Ma cosa servirebbe al Padova per disputare una buona Lega Pro? «La fame e le motivazioni che abbiamo avuto quest’anno. Questo è un gruppo di ragazzi straordinari che ha capacità tecniche, tattiche e fisiche. Poi è chiaro che bisogna sedersi a un tavolino, ma va fatto un passo alla volta». Tornando al capolavoro sul campo, Parlato si gode giustamente il momento di gloria: «È stato un risveglio dolce questa mattina (ieri, ndr), forse ancora non mi rendo conto che abbiamo raggiunto l’obiettivo». Parla ancora di obiettivo, come ha fatto per tutta la stagione, senza pronunciare la parolina magica: glielo facciamo notare e corregge subito il tiro. «Lo dichiaro ufficialmente, abbiamo centrato la Lega Pro. Se mi soffermo sui numeri, mi vengono i brividi, è difficilissimo quello che abbiamo fatto. Può sembrare un sogno, ma è la realtà: devono darmi qualche schiaffo per dirmi “svegliati, che sei arrivato”».

«È un premio per tutti, nel nostro motore ci sono molte componenti. E rivolgo un grazie di cuore a tutti, tifosi e media, per esserci stati vicini dandoci fiducia e aiutandoci a sorvolare su qualche negatività che si poteva creare». Dopo i festeggiamenti bis in piazza delle Erbe e la cena, anche Parlato è andato in discoteca con la squadra. «Quando ero più giovane ero uno che ballavo, l’altra sera sono stato invece in disparte e ho bevuto qualcosina godendomi la festa dei ragazzi. All’una e mezza ero comunque a casa, loro si sono fermati più a lungo». E quando è andato a letto si è addormentato subito o ha ripercorso la giornata? «Ero talmente pieno di informazioni, che appena ho appoggiata la testa sul cuscino mi sono addormentato. Anche se poi mi sono svegliato prima del solito. È stato, ripeto, un risveglio bello e appagante dato che sento di avere fatto il mio dovere e di avere dato una gioia a tutti». Tra la miriade di complimenti che ha ricevuto, ce ne è uno in particolare che ha apprezzato? «Quello di Carolina Morace, quando allenava a Viterbo ero il suo capitano. Ora è in Canada e ogni tanto ci sentiamo, mi ha mandato un messaggio facendomi i complimenti e mi ha fatto molto piacere». Senza comunque togliere nulla agli altri attestati. «Mi hanno fatto piacere anche quelli ricevuti dalla maggior parte dei miei ex compagni di squadra ai tempi del Padova. E poi naturalmente quelli della mia famiglia, che è la cosa più importante».




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