Padova, l’ex Zaccagno vince lo scudetto Primavera col Torino: “Sono un grande tifoso biancoscudato, è la mia prima fede! E devo molto a Zancopé perché…”

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Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia/Gazzettino, Pierpaolo Spettoli

Se l’immagine che ti era rimasta in testa è quella del ragazzino timido che ogni giorno si allenava a Bresseo insieme ai compagni più vecchi, basta perderlo di vista un attimo e… zac! Ecco che te lo ritrovi campione d’Italia. Di strada ne ha fatta: Andrea Zaccagno, diciottenne da un mese, dopo quasi dieci anni nel vivaio del Padova, due sere fa ha coronato uno dei primi sogni di una vita. “Zac”, questo il suo soprannome da sempre, con il Torino ha conquistato la scudetto Primavera, da protagonista, respingendo il rigore decisivo con la Lazio in finale. E alle radici di Andrea, nella piccola Casalserugo che gli ha dato i natali e l’ha lanciato, ieri sera tutti l’hanno voluto stringere in un grande abbraccio. È arrivato col treno da Torino alle 18.10, papà Moreno è andato a prenderlo in stazione a Padova. Davanti al municipio erano tutti ad aspettarlo, dietro il grande striscione “Casalserugo saluta il suo campione”. Mamma Ilenia, col fratellino Mattia, in prima fila con la sua maglia del Padova. Abbracci, cori da stadio, il saluto ai nonni con gli occhi lucidi, poi i complimenti dell’amministrazione, col sindaco Elisa Venturini a fare gli onori in una sala consiliare gremita. E l’abbraccio di Adriano Zancopè, colui che l’ha “cresciuto”. «Senza dubbio la gioia più grande della mia carriera», confida “Zac”.

Quando il Padova è scomparso dal professionismo, su di lui si sono gettate tutte le società più importanti d’Italia. Ha scelto il Torino, ma il cuore l’ha lasciato a casa: «È stato doloroso lasciare Padova dopo così tanti anni, emozioni, ricordi. Ma era un passo che andava fatto, perché la situazione ormai era irrecuperabile. Nella vita ci sono addii e arrivederci: il mio spero che sia stato solo un arrivederci». Il primo a notare le sue qualità fu il responsabile societario di allora, Ivo Segafredo: «Giocava nei Pulcini», ricorda, «Chiamai Vittorio Scantamburlo e gli dissi che avevo un ragazzino che poteva fare al caso suo. La prima cosa che mi chiese fu la statura dei genitori». Che sono sotto la media dei portieri, così come Andrea. Che però aveva qualcosa in più: «Scantamburlo decise di prenderlo. Ma Andrea era titubante: non voleva lasciare gli amici del paese, il papà non sapeva cosa fare. Lo convinsi che Padova sarebbe stata un’esperienza stupenda». Da lì, la grande crescita. Al fianco di Zancopè, Zaccagno ha macinato partite e parate, giocando spesso con i più grandi. Quindi la chiamata delle prime nazionali giovanili, e infine l’approdo al Torino quando del Padova non era rimasto nulla. «Ci sono tanti ragazzi che possono diventare grandi giocatori», ammonisce Zancopè, «Se riuscirà a mantenere l’umiltà, ha le potenzialità per farcela».

Nel Torino fresco vincitore dello scudetto Primavera c’è un eroe granata padovano doc. È il portiere Andrea Zaccagno, classe 1997, che nella finale per il tricolore con la Lazio dell’altra sera a Chiavari è stato il protagonista indiscusso parando anche il rigore che è valsa la vittoria del Toro ai penalty (8-7). Non l’unica prodezza di una partita memorabile per il numero uno originario di Casalserugo, dove ha fatto rientro ieri sera: ad aspettarlo papà Moreno, mamma Ilenia e il fratellino Mattia (11 anni). «Quando ho sentito i miei genitori al telefono dopo la partita si sono messi quasi a piangere dalla felicità – racconta Zaccagno – e con loro anche i miei zii. È stata un’emozione unica vincere lo scudetto. All’inizio delle Final Eight non ce l’aspettavamo, ma abbiamo iniziato a crederci vedendo i risultati. Sono anche riuscito a parare il rigore nella finale, sono davvero contento, ma il merito è di tutta la squadra». Il fratellino minore Mattia gioca nel Maserà e vorrebbe seguire le orme di Andrea. «Vuole fare il portiere, mentre noi vorremmo indirizzarlo verso un altro ruolo dato che c’è già un portiere in famiglia». Zaccagno è uno dei tanti ragazzi cresciuti nel settore giovanile del Padova, che con la scomparsa del vecchio club nell’estate scorsa sono stati ingaggiati al volo da club professionistici di alto livello. Andrea appunto è stato preso dal Torino, dopo una trafila nel settore giovanile biancoscudato iniziata a nove anni (prima giocava con il Casalserugo) dove ha avuto come maestro l’attuale preparatore dei portieri della prima squadra Adriano Zancopè. «L’ho sentito dopo la vittoria dello scudetto, io gli ho fatto i complimenti per la promozione del Padova in Lega Pro. Zancopè ha fatto tanto per me, mi ha cresciuto come uomo e come calciatore, gli devo molto».

Anche se il presente si chiama Torino, il Padova resta nel suo cuore. «L’ho seguito tutto l’anno, speravo che tornasse nei professionisti perché il Padova ha una storia enorme. Già era stretta la serie B, adesso auguro ai biancoscudati di ritornare nelle categorie più importanti in cui è stato un tempo e di rimanerci. Sono un grande tifoso del Padova, è la mia prima fede e non potrebbe essere diversamente da padovano. Naturalmente mi sto affezionando al Toro, ma il biancoscudo è sempre nel mio cuore». Le piacerebbe tornare un giorno? «In futuro si vedrà, ma sarebbe senz’altro una grande cosa. È il sogno di ciascun calciatore giocare nella squadra del cuore, e qui ho la mia famiglia e anche i miei amici». Tra la valanga di messaggi di congratulazioni che ha ricevuto, anche quello via twitter del collega maggiore granata Padelli. «L’ho ringraziato moltissimo, non me l’aspettavo. Nell’ultimo periodo ci siamo allenati insieme, ho fatto due panchine con la prima squadra: a San Siro con il Milan e in casa all’Olimpico con il Cesena. Lui mi ha fatto sentire subito parte integrante del gruppo e siamo diventati amici». Il punto di riferimento tra i pali resta però Hart del Manchester City. «Mi piace il suo stile inglese». I complimenti a Zaccagno arrivano anche dal responsabile del settore giovanile biancoscudato Giorgio Molon: «Quando è andato al Torino non era uno sconosciuto, aveva alle spalle già tre anni nella nazionale di categoria ed era stimatissimo da molti grandi club. È un ragazzo che ha qualità e personalità importanti, sono felice per lui ed è indirettamente motivo d’orgoglio anche per noi che abbiamo aiutato nella crescita molti ragazzi come Zaccagno, dei quali sentiremo parlare anche nei prossimi anni».




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