Venezia, Zamparini: “Il mio Palermo in amichevole al Penzo? Se mi invitano… E Perinetti è unico”

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Fonte: La Nuova Venezia

Quattordici anni al timone del Venezia non si dimenticano e Maurizio Zamparini lo sa bene. Sfide esaltanti in serie A, con due promozioni e altrettante retrocessioni poi in B. Grandi campioni in maglia arancioneroverde, da Maniero a Recoba a Taibi, il Penzo pieno e la città protagonista nel calcio che conta. L’addio, quel trasferimento a Palermo con armi e bagagli ormai ha fatto storia. Dopo l’ultimo campionato il Venezia ha ammainato la bandiera per la terza volta in dieci anni e l’ex presidente rimarca un concetto: «È quasi normale. A Venezia è difficile fare calcio e l’ho pagato sulla mia pelle. Nelle serie inferiori, poi, non si hanno grandi rientri economici per i diritti televisivi. Abbiamo visto che il problema è anche di altre piazze, si pensi a Varese. Ma la Lega Pro deve darsi una sistemata perché di gente con i soldi ne è rimasta poca nel calcio». Perché a Venezia è più difficile fare calcio? «Perché non c’è un bacino di utenza adeguato e manca uno stadio da riempire di conseguenza. Ci ho provato a suo tempo e mi è andata malissimo. A Palermo invece il calcio si può fare e a grande livello. In laguna non c’è appeal». Lo stadio “mancato” a Tessera resta la spina nel fianco? «Lo volevo fare ma evidentemente ho sbagliato ad avere quella idea, e con ogni probabilità sto poco simpatico ai politici. Ma è normale: sono pulito e non do un ritorno economico…». Ha seguito le vicende del presidente Korablin? «Korablin l’ho conosciuto di persona a Mosca. Mi è sembrata una brava persona, si aspettava altre coperture economiche per il suo progetto, e che alla fine queste gli siano venute a mancare in Russia. Forse si è trovato senza i mezzi per sostenere l’operazione». Dai rubli il Venezia ora conterà sui dollari statunitensi. «Se si sono mossi gli americani significa che forse la cosa è seria e che il fascino di Venezia ha colpito ancora una volta. Guardi, le dico solo una cosa: quando stavo per prendere il Venezia mi trovavo a Istanbul in Turchia. Si parlava del Venezia e la gente credeva che fosse in serie A, ma in realtà era in C. Venezia è un nome nel mondo, che conoscono e amano tutti». Però ha salutato per trasferirsi a Palermo… «Volevo cedere tutto e l’ho fatto, portandomi dietro giocatori per un valore di 21 milioni, denaro che è arrivato poi al Venezia e che ho lasciato ripianando ogni debito e cedendolo a Dal Cin per zero euro. Ma è finita male». Ora nel Venezia Football Club c’è Giorgio Perinetti. «Se c’è lui significa prima di tutto che il progetto è serio, altrimenti non si sarebbe mai messo in questa avventura. Evidentemente sa che si può lavorare per dare un futuro concreto alla squadra. La sua esperienza nel mondo del calcio può essere già una garanzia per i tifosi veneziani». Una parola su Perinetti dopo averlo avuto a Palermo? «Semplicemente unico». Venezia ha un nuovo sindaco, il presidente della Reyer. «Allora dico questo: i politici e la politica sono il vero cancro dell’Italia. Vorrei che tutti questi personaggi venissero estromessi e che al loro posto ci fossero professionisti veri e imprenditori che hanno fatto qualcosa per il nostro Paese. Uno di questi è Brugnaro. Servono persone concrete, non quelle che fanno promesse che poi non mantengono. Per Venezia di sicuro è stato un bel passo avanti, e ce ne sarebbe bisogno in tutta Italia». Quindi Venezia potrebbe ambire ad avere uno stadio? «Non lo so, bisogna che qualcuno riprovi a farlo». Le capita mai di ripensare al “suo “Venezia? «È inevitabile. Il momento più esaltante per me rimane la prima promozione in serie A. Giornata indimenticabile, il coronamento di un sogno inseguito per anni. Poi ci sono tanti giocatori che vedi e incontri ancora con piacere. Basta pensare a chi ho messo in panchina a Palermo come allenatore (Beppe Iachini, ndr)». Che ricordo ha di Venezia e del Venezia? «Un bel ricordo e mi auguro che gli altri lo abbiano di me». Recenti blitz in laguna? «Abitando in Friuli, certamente. L’ultima è stata con la mia famiglia lo scorso anno per un pranzo. È sempre piacevole, i vecchi gondolieri e i vecchi tifosi si ricordano ancora di me quando mi incontrano, i giovani meno, ma è normale». Quando vedremo una sfida Venezia-Palermo? «Sono sincero: entro uno, massimo due anni, dirò addio al mondo del calcio. Ormai ho una certa età, e sto già cercando chi mi sostituisca al Palermo. Poi, se il nuovo Venezia partirà dalla serie D, la vedo dura che ci si possa affrontare entro un paio di anni». Un’amichevole al Penzo? «Se qualcuno mi invita…».




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